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La Germania vuole promuovere lo sviluppo dell’intelligenza artificiale a livello nazionale ed europeo, secondo un nuovo piano d’azione sull’intelligenza artificiale presentato martedì (7 novembre) dal ministero federale dell’Istruzione e della Ricerca, che mira a spingere l’Unione europea a eguagliare gli...


“Le preoccupazione degli ambientalisti di Trino in merito alla proposta di Westinghouse di utilizzo dell’area della centrale “Fermi” per un deposito tem

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Tra budget e produzione. Le sfide dell’industria della Difesa europea


Il ritorno della guerra in Europa ha messo in evidenza come l’industria della difesa non abbia attualmente la capacità di produrre le risorse necessarie per sostenere un conflitto militare prolungato e ad alta intensità. La guerra non ha solo imposto un a

Il ritorno della guerra in Europa ha messo in evidenza come l’industria della difesa non abbia attualmente la capacità di produrre le risorse necessarie per sostenere un conflitto militare prolungato e ad alta intensità. La guerra non ha solo imposto un aumento della spesa militare, ma ha anche reso necessaria all’industria europea una rapida transizione da una produzione di materiale bellico orientato a operazioni a bassa intensità verso la produzione di materiale progettato per la condotta di conflitti convenzionali contro avversari di pari livello. Questa transizione, tuttavia, non è affatto facile: molte linee di produzione in settori chiave (come le munizioni) erano infatti state chiuse per mancanza di ordini, visto che i paesi europei tendevano a importarle da produttori extraeuropei. L’industria della difesa europea ha quindi chiesto ai governi piani di lungo periodo per garantire ordini sufficienti a riaprire le linee di produzione.

Il problema è che concentrarsi sul colmare i gap militari nel breve periodo potrebbe portare a sottovalutare i necessari investimenti nel lungo periodo: nel 2021, i governi Europei hanno speso un totale di 52 miliardi di euro per gli investimenti nel settore della difesa, di cui soltanto nove miliardi di euro è stato speso per ricerca e lo sviluppo. Questo potrebbe mettere l’Europa in una posizione di svantaggio rispetto a Usa e Cina, che si stanno concentrando su investimenti in tecnologie come l’intelligenza artificiale, soprattutto attraverso una crescente sinergia tra l’industria militare e commerciale. È invece essenziale che i decisori europei mantengano un equilibrio virtuoso tra investimenti nel breve e lungo periodo, ad esempio aumentando il budget del Fondo Europeo per la Difesa e i suoi investimenti nelle tecnologie emergenti e dirompenti.

Per produrre le risorse necessarie per ottenere un’autonomia strategica, poi, l’Unione europea deve essere in grado di procedere con una maggiore integrazione del mercato della difesa. Ad oggi, infatti, i paesi europei continuano ad acquistare più da fornitori extra-Ue che da fornitori Ue. Gli acquisti da paesi terzi rappresentano il 70% del totale nel periodo 2022-2023, di cui il 63% da un unico fornitore, gli Usa. Procedere con una maggiore integrazione del mercato richiede il superamento di due principali sfide. La prima consiste nel forte divario tra grandi e piccoli paesi all’interno dell’Ue. A causa della complessità tecnologica e dei grandi investimenti necessari per essere competenti in questo campo, l’industria della difesa è concentrata attorno a pochi e grandi gruppi industriali. Quando si parla di integrazione del mercato della difesa Europea o di autonomia strategica nel campo della difesa, ci si riferisce in realtà a un’industria fortemente concentrata in pochi grandi paesi (Francia, Germania e Italia). I paesi medi e piccoli europei, che non possiedono una significativa industria della difesa sono quindi incentivati a diversificare le fonti di approvvigionamento, acquistando a volte da industrie europee e a volte da produttori extraeuropei. Tali paesi non hanno incentivi strutturali per sostenere l’integrazione del mercato, che potrebbero portarli a diminuire le loro possibilità di scelta. Questi (dis)incentivi strutturali rendono difficile l’integrazione del mercato della difesa.

La seconda sfida riguarda il rapporto con gli alleati chiave. L’industria della difesa europea deve tenere in considerazione che il perimetro dell’Ue non coincide con quello della sicurezza europea. Ciò è particolarmente evidente nel ruolo del Regno Unito e della sua industria della difesa dopo Brexit. Il Regno Unito e la Francia avevano iniziato a lavorare insieme su un progetto per un caccia di sesta generazione, ma, dopo la Brexit, i due paesi hanno deciso di dividere le loro strade. La Francia si è unita a Germania e Spagna per sviluppare il Future combat air system (Facs). La Gran Bretagna si è unita a Italia e Giappone per sviluppare il Global combat air programme (Gcap). Questa biforcazione nella scelta del caccia di sesta generazione ha infatti portato l’Italia a fare una scelta difficile tra la fedeltà al blocco dell’Ue e i suoi legami industriali e strategico-operativi con la Gran Bretagna. I costi e la complessità tecnologica rendono difficile la sostenibilità di entrambi i progetti e allontanano i prospetti per una consolidata industria della difesa Europea. L’autonomia strategica in ambito di difesa deve avere un carattere flessibile, che consenta l’integrazione e l’interazione con alleati chiave come il Regno Unito e gli Usa

L’articolo è un estratto dell’approfondimento curato dal Centro studi Geopolitica.info per l’Osservatorio di politica internazionale del Parlamento sul tema dell’autonomia strategica europea (disponibile qui in versione integrale), le cui conclusioni sono state firmate dal direttore di Formiche e Airpress, Flavia Giacobbe.


formiche.net/2023/11/budget-pr…



AL SHIFA. Il principale ospedale di Gaza è un campo per sfollati


L'ospedale principale di Gaza City si è trasformato in un rifugio per migliaia di persone le cui case sono state bombardate, o che temono che lo saranno. Israele lo considera la copertura di una base di Hamas. La direzione e i medici lo negano con forza.

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Reportage dell’agenzia Reuters

(foto dell’agenzia Wafa, traduzione dall’inglese a cura della redazione)

Stipati sotto ripari di tela improvvisati nel parcheggio, dormendo nei corridoi o sui pianerottoli, trascorrendo le ore del giorno nelle scale, stendendo la biancheria sul tetto – migliaia di sfollati di Gaza riempiono ogni spazio dell’Ospedale Al Shifa.

L’ospedale principale di Gaza City si è trasformato in un gigantesco rifugio per le persone le cui case sono state bombardate, o che temono che lo saranno, durante l’assalto militare israeliano alla Striscia di Gaza entrato nel suo secondo mese. “Siamo scappati di casa a causa dei forti attacchi aerei”, ha detto Um Haitham Hejela, una donna rifugiata con i bambini piccoli in una tenda improvvisata realizzata con tessuto, spago e stuoie. “La situazione peggiora giorno dopo giorno”, ha detto. “Non c’è né cibo né acqua. Quando mio figlio va a prendere l’acqua fa la fila per tre o quattro ore. Hanno colpito i panifici, non abbiamo il pane”.

I giornalisti Reuters in visita all’ospedale martedì (ieri) hanno visto persone distese su entrambi i lati dei corridoi, che lasciavano solo uno spazio ristretto per consentire a chiunque di camminare, effetti personali immagazzinati nelle scale e sui davanzali delle finestre e pile di sacchi della spazzatura. L’impressione forte era quella di un affollamento estremo. Questa situazione non riguarda solo lo Shifa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 122.000 sfollati di Gaza abbiano trovato rifugio negli ospedali, nelle chiese e in altri edifici pubblici in tutta la Striscia, con altri 827.000 nelle scuole.

La guerra è stata innescata da un attacco del 7 ottobre contro Israele da parte dei combattenti di Hamas che hanno ucciso 1.400 persone e preso in ostaggio altre 240. In risposta, Israele ha lanciato un attacco aereo, marittimo e terrestre contro Hamas che, secondo i funzionari di Gaza, ha ucciso più di 10.000 persone nella fascia costiera densamente popolata.

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Medics transport an injured Palestinian child into Al-Shifa hospital in Gaza City following an Israeli airstrike on October 11, 2023, as raging battles between Israel and the Hamas movement continued for the fifth consecutive day. Medical supplies, including oxygen, were running low at Gaza’s overwhelmed Al-Shifa hospital as the death toll from five days of ferocious fighting between Hamas and Israel rose sharply on October 11 with Israel keeping up its bombardment of Gaza after recovering the dead from the last communities near the border where Palestinian militants had been holed up. Photo by Atia Darwish apaimages

DALLA PAURA ALLA PAURA

Per gli ospedali, la crisi degli sfollati sta aggravando una situazione già catastrofica, con carenza di forniture mediche ed elettricità a causa dell’arrivo quotidiano di un numero enorme di pazienti gravemente feriti. Il personale sta ricorrendo a misure disperate, come eseguire interventi chirurgici senza anestesia.

Ad Al Shifa, gli sfollati affermano di essere venuti in cerca di sicurezza, ma di non sentirsi al sicuro a causa degli attacchi aerei nelle vicinanze e dell’avvicinarsi dell’esercito israeliano.

Israele sostiene di aver circondato Gaza City con le sue forze armate. L’ esercito israeliano accusa il movimento islamico Hamas di nascondere gli ingressi di tunnel e i suoi centri operativi all’interno di Al Shifa, cosa che Hamas ha negato.

“Siamo passati di paura in paura”, ha detto Um Lama, una madre in lutto rifugiata in un corridoio con diversi bambini e parenti più anziani. Sua figlia Lama è stata tra le vittime dell’attacco aereo di venerdì ad una un’ambulanza appena fuori dal cancello dell’ospedale. Il direttore dello Shifa ha detto che 15 persone sono state uccise e 60 ferite. Israele invece afferma di aver preso di mira un’ambulanza che trasportava combattenti di Hamas. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha detto che l’ambulanza faceva parte di un convoglio che tentava di evacuare persone gravemente ferite.

“Guardate la nostra situazione. È questa la vita che stiamo vivendo? Non abbiamo cibo, né elettricità né acqua. Dormiamo nei corridoi”, ha detto Um Lama. Israele ha intimato agli abitanti di Gaza che vivono ancora nel nord della Striscia di spostarsi nel sud, anch’esso bombardato anche se meno intensamente. Martedì, durante una conferenza stampa, a un portavoce militare israeliano ono state fatte domande sulle notizie di bombe esplose sullo Shifa durante la notte.

“Sono consapevole che è successo. Probabilmente c’era qualche esigenza operativa”, ha detto. “Stiamo cercando di convincere le persone ad andarsene, questo è tutto quello che posso dire al riguardo. Questo è il tipo di messaggio con cui le persone cercano di uscire da lì”.

Tuttavia le donne rifugiate in ospedale affermano che, nonostante le terribili condizioni di vita e la paura, non hanno intenzione di andarsene perché non hanno nessun posto dove andare e nessun posto è sicuro.

“Siamo forti. Qualunque cosa facciano con noi, non lasceremo Al Shifa. Hanno tagliato l’acqua, l’elettricità, niente cibo, ma noi siamo forti. Possiamo mangiare solo biscotti e noci. Possiamo mangiare qualsiasi cosa”, ha detto Hejela.

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Tenacemente Tuvalu


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L'arcipelago polinesiano, che sta finendo sott'acqua, ha cambiato la costituzione per continuare a esistere anche senza una terra. Una sfida diretta a tutti i concetti di nazione

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In Cina e Asia – Ministeriale G7 a Tokyo, Blinken chiede unità su Ucraina e Gaza


In Cina e Asia – Ministeriale G7 a Tokyo, Blinken chiede unità su Ucraina e Gaza blinken
I titoli di oggi: Ministeriale G7 a Tokyo, Blinken chiede unità su Ucraina e Gaza Belt and Road, la Cina rivaluta il debito La portaerei Shandong passa dal Giappone e raggiunge il mar Cinese meridionale Giappone, la Chiesa dell’Unificazione propone una compensazione da 67 milioni di dollari Cina, il bilancio di Fmi: economia in calo e rischi su debito locale ...

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VERSIONE ITALIANA SCOZIA, LA POLIZIA INCREMENTA UTILIZZO DEL RICONOSCIMENTO FACCIALE Secondo i dati ottenuti dalle organizzazioni di giornalismo investigativo britanniche Liberty Investigates e The Ferret la polizia scozzese ha triplicato l’uso del riconoscimento facciale retrospettivo negli ultimi cinque anni, passando da poco meno di 1.300 ricerche nel 2018 a quasi 4.000 nel 2022. Questa tecnologia …


Il futuro dei social è decentralizzare. L'articolo di Chiara Crescenzi su GuerrediRete

Mastodon, Bluesky, Threads, Discord, Hive, Reddit, Tumblr. In questi mesi il panorama dei competitor di X – ex-Twitter – è cresciuto a dismisura, grazie soprattutto alle scelte compiute da Elon Musk dopo la sua acquisizione.

...Ma questa situazione rappresenta soltanto una minima parte di quello che accade davvero sulle piattaforme decentralizzate, che contrastano la diffusione di contenuti tossici opponendogli l’empowerment di comunità forti e coese. È abbastanza evidente, quindi, che decentralizzare sia oramai un imperativo per le piattaforme di social media, ammesso che queste ci tengano ad avere con sé i propri utenti. “Lo paragono alla crescita del cibo biologico e coltivato in modo sostenibile – ha dichiarato Bill Ottman, fondatore e amministratore delegato di Minds, piattaforma di social media parzialmente decentralizzata, commentando la diffusione di app federate -. Trent’anni fa, la gente diceva: ‘Non so di cosa stai parlando e non so perché dovrebbe preoccuparmi’. E ora, alla gente importa”.

@Che succede nel Fediverso?



La falsa promessa di ChatGPT, di Noam Chomsky, Ian Roberts e Jeffrey Watumull

Una volta, Jorge Luis Borges scrisse che vivere in un epoca di grandi pericoli e promesse è sperimentare insieme la tragedia e la commedia, con “l’imminenza di una rivelazione” nella comprensione di noi stessi e del mondo. In effetti, i nostri odierni presunti progressi rivoluzionari nell’intelligenza artificiale, provocano sia preoccupazione che ottimismo. Ottimismo, perché l’intelligenza è lo strumento per effetto del quale risolviamo i problemi. Preoccupazione, perché abbiamo paura che la più popolare ed alla moda specie di IA – l’apprendimento automatico – umilierà la nostra scienza e degraderà la nostra morale incorporando nella nostra tecnologia una concezione fondamentalmente guasta del linguaggio e della conoscenza.

In breve, ChatGPT ed i suoi compagni sono costituzionalmente incapaci di bilanciare creatività e limiti. Essi o generano in eccesso (producendo sia verità che falsità, sostenendo assieme decisioni etiche o non etiche), oppure generano per difetto (esibendo disimpegno per ogni decisione e indifferenza per le conseguenze). Considerata l’amoralità, la finta scienza e l’incompetenza linguistica di questi sistemi, non si sa se ridere o piangere della loro popolarità.

@Intelligenza Artificiale



Non c’è via d’uscita per i dittatori. Il post di Branko Milanovic

In un interessante articolo che ha twittato ieri, Kaushik Basu discute, usando un modello matematico, un vecchio problema: come i governanti una volta che sono al potere non possono lasciarlo anche se lo vogliono, perché la loro strada, e la loro permanenza al potere, è cosparsa di cadaveri che chiederanno tutti vendetta (metaforicamente) se il governante dovesse dimettersi. Inoltre, dato che il numero delle malefatte e degli immaginari o reali nemici si moltiplica per ogni periodo aggiuntivo al potere, essi hanno bisogno di ricorrere ad una sempre maggiore repressione per restare al potere.

non c’è niente che si possa offrire ai dittatori per farli recedere. Essi devono continuare a governare finché o muoiono in pace nei loro letti – e dopo la morte vengono o vilipesi o celebrati (alcune volte, entrambe le cose) – o finché non vengono rovesciati, o si imbattono nel proiettile di un assassino. Una volta che si è sulla vetta, non c’è via d’uscita. Essi sono divenuti prigionieri, come i molti altri che hanno gettato in carcere

@Politica interna, europea e internazionale

L'articolo completo è su substack di Branko Milanovic



Cari giovani, il benessere dell’Occidente non è una “colpa”


Continuano in tutto l’Occidente i cortei pro-Palestina dove si sostiene Hamas e se ne legittima la violenza. Tra i giovani il movimento non si placa. Le denunce contro l’antisemitismo cadono nel vuoto. Anche per ignoranza. Un docente americano, di fronte

Continuano in tutto l’Occidente i cortei pro-Palestina dove si sostiene Hamas e se ne legittima la violenza. Tra i giovani il movimento non si placa. Le denunce contro l’antisemitismo cadono nel vuoto. Anche per ignoranza. Un docente americano, di fronte a studenti che giustificano la mattanza di civili israeliani del 7 ottobre, ha evocato i «pogrom». Si è sentito chiedere: «Cosa sono?». Un pezzo di America progressista vive una crisi di coscienza, non sa come parlare alla propria gioventù, radicalizzata al punto da esaltare i terroristi.

L’antisemitismo è solo una parte della spiegazione di quanto succede nelle scuole, nelle università e nelle piazze, sui social. Colpisce il dialogo tra una mamma di Atlanta e una insegnante, tutt’e due elettrici democratiche, riportato sul New York Times. La mamma è sgomenta nello scoprire che la scuola indottrina a senso unico, con docenti che demonizzano Israele e legittimano le stragi di Hamas. L’insegnante le risponde così: «Starò sempre dalla parte di chi ha meno potere, meno ricchezza. Questo vale a prescindere dagli atti estremi commessi da alcuni militanti, esasperati a furia di vedere il proprio popolo morire».

Il dialogo tra la madre e la professoressa americane fornisce una spiegazione della straripante solidarietà per i palestinesi, che non esita a perdonare le stragi di innocenti israeliani. «Stare sempre dalla parte dei deboli» è un principio che va ben oltre i confini della sinistra, abbraccia valori di altri mondi come quello cristiano. È fondamentale per capire le giovani generazioni, e avviare un dialogo sul grande abbaglio di cui sono prigioniere.

Il principio per cui i più poveri hanno sempre ragione non viene applicato solo a favore dei palestinesi e contro Israele. Ha generato conseguenze in molti altri campi: dall’immigrazione clandestina alle politiche verso la criminalità, fino all’atteggiamento verso i Paesi ex coloniali che sembrano aver diritto a risarcimenti perpetui (a prescindere dall’uso dissennato che le loro classi dirigenti fanno di quei risarcimenti).

La ricchezza dell’Occidente, o quella di Israele, è diventata la prova schiacciante di una colpa; si accompagna alla certezza che questo benessere è il frutto di crimini contro l’umanità. Applicando questo dogma a tutto l’Occidente, la storia degli ultimi secoli dalla Rivoluzione industriale in poi è un vasto romanzo criminale, degno di Émile Zola: un paesaggio infernale di sfruttamento abietto, sofferenze, guerre coloniali, saccheggio delle risorse naturali. Nulla di buono ha fatto l’Occidente visto che la sua opulenza è legata alla miseria degli altri e al riscaldamento climatico. Tra le conseguenze di questa narrazione abbiamo l’illegittimità etica delle frontiere nazionali (come possiamo negare l’ingresso ai poveri della terra, se la loro sofferenza l’abbiamo creata noi?) e l’urgenza di bloccare lo sviluppo economico foriero di un’Apocalisse ambientale. Queste convinzioni animano tanti giovani.

Il confronto con queste generazioni — e con i loro insegnanti — deve abbracciare la storia dell’Occidente, del perché siamo quello che siamo. Senza la nostra Rivoluzione industriale, quella cosa orribile che ha insozzato il pianeta, oggi non sarebbero vivi tre miliardi di cinesi e indiani, o un miliardo e mezzo di africani: è la nostra agricoltura moderna a base di fertilizzanti e macchinari a consentire la loro alimentazione; è la nostra medicina ad avere ridotto la mortalità e allungato la longevità. I miracoli economici asiatici che hanno sollevato dalla miseria metà del pianeta sono accaduti copiando il modello scientifico e imprenditoriale dell’Occidente. Senza la nostra economia di mercato, che usa innovazioni per creare ricchezza , non esisterebbero le tecnologie verdi che consentono un futuro con meno emissioni carboniche. Schiavismo e colonialismo, praticati da tutte le civiltà umane (tra cui arabi, turchi, cinesi e russi) sono stati denunciati e superati in Occidente da forme più avanzate di capitalismo: il Nord anti-schiavista negli Usa aveva un’economia superiore al Sud delle piantagioni; l’America del 1956 impedì l’aggressione di Inghilterra-Francia-Israele contro l’Egitto di Nasser perché il modello Usa si fondava sul superamento dei vecchi imperi coloniali. Delle ex colonie capaci di spettacolare progresso economico, culturale, civile, in Asia, sono diventate in certi casi perfino più ricche di noi: non hanno praticato la cultura del vittimismo.

«I deboli hanno sempre ragione» si applica in modo perverso al confronto tra Israele e i suoi vicini. L’odierna ricchezza israeliana è recente. Nella prima fase della sua storia il Paese era socialista e povero. Il boom israeliano dagli anni Ottanta in poi è fatto di innovazione e imprenditorialità. La condizione dei palestinesi, la loro mancanza di diritti, è ingiusta e inaccettabile ma non spiega la prosperità d’Israele. I Paesi arabi suoi vicini hanno spesso aizzato l’antisemitismo per invidia e per dirottare l’attenzione dall’inettitudine delle proprie classi dirigenti. Da anni era iniziata una revisione, alcune classi dirigenti arabe avevano cominciato a considerare Israele come un modello da imitare anziché un nemico da distruggere. Purtroppo non hanno fatto in tempo a rieducare le loro masse e oggi la piazza araba è un ostacolo sulla strada di un ritorno alla pace.

In Occidente urge un dialogo con i nostri giovani: su cosa siamo noi, perché siamo arrivati fin qui. Una parte dei genitori americani stanno dedicando un’attenzione nuova ai programmi d’insegnamento. Proprio mentre Cina, Russia e Turchia riscrivono i propri manuali scolastici per renderli ancora più impregnati d’orgoglio nazionale e di autostima, è giusto che da noi s’insegni a odiare la civiltà occidentale? Per conquistare consenso nel Grande Sud globale che ci volta le spalle, dovremo cominciare a ricostruirlo tra i nostri ragazzi e sui banchi di scuola.

Corriere della Sera

L'articolo Cari giovani, il benessere dell’Occidente non è una “colpa” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Epilogo


L’agonia è stata lunga e dolorosa, ora siamo all’epilogo. Ci saranno sussulti giudiziari, ma più indirizzati a salvare i propri soldi che non a salvare un’azienda oramai depredata e spezzata. Sebbene in negativo, questa è una storia istruttiva, perché un

L’agonia è stata lunga e dolorosa, ora siamo all’epilogo. Ci saranno sussulti giudiziari, ma più indirizzati a salvare i propri soldi che non a salvare un’azienda oramai depredata e spezzata. Sebbene in negativo, questa è una storia istruttiva, perché un grande patrimonio italiano è stato distrutto a cura degli italiani. Quanti temono l’assalto dei “capitali stranieri” possono qui osservare gli effetti nefandi degli assalti italiani senza capitali.

Nel 1999 Telecom Italia era il sesto operatore globale delle telecomunicazioni, fatturava 27 miliardi all’anno e aveva un debito di 8 miliardi, basso. Era stata costruita grazie all’intervento pubblico (Iri-Stet) – quindi con i soldi dei contribuenti – e si manteneva grazie ai soldi dei clienti. Ergo sempre dei cittadini italiani, cui si aggiunsero i cittadini di quei Paesi in cui la fiorente multinazionale di allora era entrata. Eravamo noi i “capitali stranieri” capaci di fare conquiste. Ora fattura 15 miliardi l’anno e se ne porta sul groppone 21 di debiti. Un’enormità accumulata non facendo investimenti, ma caricando sulla società scalata i debiti contratti dagli scalatori del 1999. Quelli che l’allora presidente del Consiglio, Massimo D’Alema, chiamò «capitani coraggiosi» e che erano corsari con un’idea creativa delle regole del mercato, compreso il fatto che furono trovati a vendere (per farne scendere il prezzo) le azioni che affermavano di volere comprare.

Al momento della cessione al mercato delle azioni pubbliche si era stabilito che nessuno potesse avere più dell’1% delle azioni, ma al momento della scalata totalitaria si fece finta di non averlo mai detto. Questo è il bello di certe culture illiberali e nemiche del mercato: sono talmente convinte che il mercato sia predazione e sopraffazione che quando assistono ad azioni di quel tipo le pensano di mercato. Nella stagione in cui le regole europee aprivano, finalmente, alla concorrenza – quella in cui le tariffe sono scese moltissimo – anziché alla competizione ci si dedicò alla spoliazione.

Ora il Consiglio d’amministrazione ha deciso di vendere la rete – realizzata con i soldi degli italiani – in modo da diminuire l’indebitamento di 14 miliardi. Il socio di maggioranza relativa (i francesi di Vivendi, con il 23,7% delle azioni) si oppone e chiede l’intervento giudiziario. Ma lo sguardo di quel socio è rivolto ai soldi persi nell’investimento, non al futuro della rinominata Tim. E del resto, che passi l’idea di vendere la rete e tenere i servizi, piuttosto che quella di vendere i servizi per tenere la rete (ipotesi avanzata dal fondo Merlyn), comunque è un epilogo. Quel che allora ci capitò di denunciare e prevedere diventa purtroppo realtà.

Almeno si evitino ulteriori errori. Lo è il fatto che i soldi dei contribuenti continuino a essere usati per diventare soci dell’acquirente americano, Kkr. Lo Stato non deve puntare a fare il socio di minoranza, con il 20%, ma a esercitare controlli, a verificare che la rete sia sviluppata e non risistemata e rivenduta. Non ha senso volere essere soci quando i consiglieri d’amministrazione della Cassa depositi e prestiti neanche prendono parte alla decisione di vendere. Non lo ha essere nell’azionariato di una società e della sua concorrente, come capita partecipando a Open Fiber, improvvidamente voluta dal governo Renzi, frutto di soldi Enel (ricordate le reti che dovevano passare dal contatore elettrico?) e poi sbolognata alla Cdp. E nemmeno stabilire che Kkr pagherà 2,5 miliardi in più se sarà fatta la fusione con Open Fiber, ovvero con i soci dei propri soci, subordinando il tutto al parere dell’Antitrust. Se si fosse ascoltato chi evidenziava il conflitto d’interessi non ci si troverebbe in queste condizioni.

L’interesse pubblico è portare i servizi della pubblica amministrazione in digitale e in Rete, nonché garantire portata e accesso a innovatori italiani che lavorano nei servizi. E per farlo non si deve essere soci, ma si deve essere lo Stato che non si è stati capaci di essere.

La Ragione

L'articolo Epilogo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Spese per la Difesa. Se non cambia il trend, il 2% rischia di slittare. L’allarme di Crosetto


Le Forze armate italiane devono tornare a essere uno strumento militare, il principale baluardo per la difesa e la deterrenza in termini di sicurezza nazionale. Ad affermarlo è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in audizione davan

Le Forze armate italiane devono tornare a essere uno strumento militare, il principale baluardo per la difesa e la deterrenza in termini di sicurezza nazionale. Ad affermarlo è stato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenuto in audizione davanti alle commissioni Difesa della Camera e Affari Esteri e Difesa del Senato. Nell’ottica del ministro, dunque, è necessario per il Paese un profondo processo di rinnovamento e trasformazione: “Pensavamo di aver superato la fase in cui le Forze armate dovevano assolvere la funzione di difesa del Paese, prendendo la direzione di una Protezione civile 4.0, ma ci siamo accorti che così non è”. Un cambio di paradigma reso necessario dal contesto internazionale più fragile. Probabilmente, ha annotato Crosetto, “se non fosse accaduto nulla in Ucraina non ci saremmo posti il problema di riequilibrare l’assetto delle Forze armate con la stessa urgenza”, ma sta di fatto che il momento attuale lo impone.

L’obiettivo del 2%

È partendo da questo presupposto che il ministro ha voluto lanciare l’allarme sul requisito del 2% del Pil da destinare alla Difesa, un impegno preso con la Nato nel 2014 e da allora costantemente reiterato, e che con gli attuali trend di spesa rischia di allontanarsi sempre più. “Il 2 % è centrale, ma siamo molto lontani: l’obiettivo sarà “impossibile nel 2024 e difficile anche per il 2028”, data, quest’ultima, individuata dal precedente governo come momento in cui l’Italia si è impegnata ad adeguarsi alla previsione Nato. Il processo di rinnovamento della Difesa deve avere un sostegno finanziario adeguato, ha affermato il ministro, cha ha poi registrato come la Difesa italiana dedichi alla ricerca “un ventesimo di quello che dedica la Francia, e lascio perdere i paragoni con gli Stati Uniti”. Una limitatezza di risorse che costringe persino a “cannibalizzare il parco mezzi per la ricerca di ricambi”. È in questo quadro che si inseriscono i venticinque miliardi di euro richiesti dal dicastero attraverso il Documento programmatico pluriennale per la Difesa.

Oltre la polemica

Di fronte a questo scenario, il ministro Crosetto ha ribadito la sua posizione di svincolare le spese per la Difesa da patto di stabilità. “Sono stato il più sincero tra i ministri della Difesa a dire ‘forse non ce la facciamo’, a fronte della situazione di bilancio”, ha evidenziato Crosetto. “Il ragionamento che l’Italia può fare in Europa è sottolineare come l’aumento degli stanziamenti per la Difesa sia un obiettivo di investimento imposto dall’esterno che non può essere in contrasto con le necessità di spesa in altri settori”. Un tema che, secondo Crosetto, andrebbe discusso anche a livello nazionale. “Le spese per la Difesa non possono diventare argomento di discussione politica, dobbiamo superare la stucchevole polemica ideologica che associa alle spese per la difesa solo un concetto di costo”. Per il ministro, infatti, questi investimenti sono “un valore strategico per il Sistema Paese, con un impatto positivo anche sullo sviluppo economico.

Il ruolo dell’industria

Tra l’altro, ha sottolineato ancora Corsetto, “l’industria della difesa rappresenta un asset per il Paese nell’attuale contesto geopolitico” grazie soprattutto al suo impegno nella ricerca per programmi di sviluppo tecnologico. In particolare, la Difesa dovrà “continuare lo sviluppo di capacità strategiche, evolvendosi soprattutto verso la frontiera dei nuovi domini, come quello cibernetico, subacqueo e dell’intelligenza artificiale”. Per questo, ha detto Crosetto, “il ministero della Difesa e quello per le Imprese e il Made in Italy dovranno migliorare la cooperazione in termini di industria militare”.

Nuovo approccio al reclutamento

A fronte del mutato contesto internazionale, tra l’altro, nel prossimo futuro potrebbe essere addirittura necessario aumentare il numero del personale delle Forze armate. Una necessità che chiama in causa anche le condizioni contrattuali del comparto Difesa. “Non è possibile affrontare gli attuali problemi con le regole del pubblico impiego” ha detto Crosetto, evidenziando le difficoltà che riscontrano le Forze armate nell’attirare nuovi talenti. “Occorre pensare che non si può affrontare il mondo che si ha davanti con gli stessi strumenti che valgono per altri comparti”. La soluzione, per Crosetto, è strutturare concorsi “in cui le persone sappiano fin dall’inizio di avere una prospettiva di impiego da soldati, con alcuni tipi di arruolamento fatti in modo diverso”, facendo riferimento ai corpi speciali, il cui lavoro non “può essere paragonato al pubblico impiego”.


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TURCHIA. Il processo all’oppositrice politica che rischia due ergastoli per aver denunciato la tortura di Stato


Questa mattina la nuova udienza per Ayten Öztürk, accusata di "propaganda illegale" per la pubblicazione del libro in cui denuncia le torture subite in un centro segreto ad Ankara L'articolo TURCHIA. Il processo all’oppositrice politica che rischia due e

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di Eliana Riva –

Pagine Esteri, 7 novembre 2023. Si è svolta alle 9.30 di questa mattina, le 11.30 in Turchia, l’udienza al tribunale di Istanbul per Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato di essere stata rapita e torturata dalla polizia.

È stata assolta dall’accusa di “propaganda per un’organizzazione terroristica”, formulata in seguito alla pubblicazione di un libro in cui denuncia gli abusi subiti. Resta in attesa della pronuncia della Corte sull’altro processo in cui è imputata e per il quale rischia due ergastoli aggravati.

L’interesse pubblico e internazionale che negli ultimi mesi è cresciuto intorno al suo caso, ha inciso, secondo gli avvocati di Ayten, sulla decisione presa dal giudice. Decine di persone hanno assistito all’udienza, mentre la maggior parte dei sostenitori dell’imputata, ai quali non è stato permesso entrare, hanno atteso la sentenza fuori dall’aula.

Giornalisti, rappresentanti politici turchi e osservatori internazionali hanno ascoltato con attenzione le arringhe degli avvocati di Ayten Öztürk e le sue dichiarazioni finali, nelle quali ha domandato ai giudici perché fosse lei l’imputata e non i boia che l’hanno torturata. Solo pochi giorni fa i suoi avvocati sono riusciti a individuare ad Ankara il centro segreto di detenzione nel quale è stata trattenuta e abusata per sei mesi.

Da quando ha cominciato a denunciare di aver subito torture, Ayten è stata vittima di un forte accanimento giudiziario: attualmente è agli arresti domiciliari da più di due anni e rischia due ergastoli con accuse pretestuose.

“Grazie al sostegno internazionale oggi abbiamo ottenuto questo successo – ha dichiarato l’avvocata Seda Saraldi – e se il sostegno aumenterà, potremo vincere anche il processo più importante”.

“Continueremo insieme, internazionalmente, la lotta per scovare e chiudere i centri segreti di tortura – ci ha detto Ayten -, e insieme vinceremo”.

player.vimeo.com/video/8821229…

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L'articolo TURCHIA. Il processo all’oppositrice politica che rischia due ergastoli per aver denunciato la tortura di Stato proviene da Pagine Esteri.



Poggipolini sbarca negli Usa con Houston Precision Fasteners


Poggipolini S.p.A. ha comunicato oggi di aver firmato l’accordo per l’acquisizione della statunitense Houston Precision Fasteners, azienda leader nella produzione di fissaggi critici e speciali, stampati a caldo, e in componenti meccanici di precisione. P

Poggipolini S.p.A. ha comunicato oggi di aver firmato l’accordo per l’acquisizione della statunitense Houston Precision Fasteners, azienda leader nella produzione di fissaggi critici e speciali, stampati a caldo, e in componenti meccanici di precisione. Per la chiusura dell’operazione si attende il vaglio del Comitato sugli investimenti esteri negli Stati Uniti (Cfius), chiamato a verificare le implicazioni per la sicurezza nazionale degli investimenti esteri.

Si tratta, come sottolinea l’azienda in una nota, di un’operazione unica per una pmi italiana, che permetterà al gruppo bolognese, specializzato in fissaggi critici e componenti innovativi e che già vanta clienti come Leonardo, Boeing, Safran e Ferrari, di perseguire un posizionamento d’eccellenza in mercati internazionali, innovativi e strategici come quelli dell’aerospazio e della difesa. Negli anni, infatti, Houston Precision Fasteners si è imposta come supplier di riferimento per player principali nel mercato statunitense dell’aerospazio e della difesa, come SpaceX, Blue Origin, Boeing, Lockheed Martin, Bombardier Aerospace, Axiom, Northrop Grumman, Bell e da distributori leader della supply chain.

La visione di Poggipolini Spa di accelerare la propria crescita e di potenziare una proposta di valore innovativa nell’intera catena del valore del mercato aerospaziale è marcatamente espressa in questa acquisizione strategica, specialmente nei settori dello Spazio e della Difesa, spiega la nota. Houston Precision Fasteners, con la sua presenza consolidata in Houston, porterà preziosa conoscenza del mercato, una clientela in rapida espansione e un team di esperti professionisti. La crescita per linee esterne iniziata nel 2022 con l’acquisizione di Aviomec (Mornago, Varese) e oggi con Houston Precision Fasteners porta il gruppo Poggipolini ad avere un 75% di fatturato estero e un 25% di fatturato in Italia. Aerospace e Difesa rappresentano i mercati core, un una quota del 75% di fatturato. Seguono Automotive 15% e Motorsport con il 5%.

“Raggiungere un posizionamento transatlantico è fondamentale per continuare a crescere in un mercato così strategico e che oggi rappresenta il nostro core business”, ha dichiarato Michele Poggipolini, amministratore delegato di Poggipolini S.p.A. “Integrando l’esperienza e le soluzioni all’avanguardia di Houston Precision Fasteners siamo pronti a stabilire nuovi standard di settore”, ha aggiunto. “L’obiettivo è scalare il mercato potenziando al massimo le nostre tecnologie. Il mercato statunitense è fondamentale per la nostra crescita strategica a lungo termine e collaborare con HPF è molto stimolante: entrambe le società concordano su valori e aspirazioni. Si tratta di un passo importante per una pmi italiana. Siamo pronti a cambiare gli scenari”, ha concluso.


formiche.net/2023/11/poggipoli…



Perché Israele ha dormito: dal The Venetian a Washington, l'intelligence si è occupata più della character assassination dei propri critici che della difesa dai propri nemici armati

Su The Nation l'articolo di James Bamford, giornalista e produttore di documentari americano noto per i suoi scritti sulle agenzie di intelligence degli Stati Uniti, in particolare la National Security Agency

@Politica interna, europea e internazionale

Un futuro film sul massiccio fallimento dell’intelligence israeliana del 7 ottobre potrebbe intitolarsi Tutto tranquillo sul fronte di Gaza . Per mesi, se non anni, i membri di Hamas avevano segretamente pianificato la loro fuga da Gaza, a lungo definita la prigione israeliana a cielo aperto per i palestinesi. Ma, mentre nel corso degli anni l’intelligence israeliana intensificava la sua guerra segreta contro americani innocenti, allo stesso modo prestava sempre meno attenzione ad Hamas. Relativamente tranquilli dietro le alte mura e il filo spinato di Gaza, presumevano che i suoi membri fossero diventati docili e sottomessi. Un'epidemia minore, e loro avrebbero semplicemente inviato armi e veicoli corazzati e avrebbero "falciato l'erba".



#53


Signal e Whatsapp in fuga, cybersicurezza FIAT in UE, nuovi strumenti di (auto)sorveglianza.

businessinsider.com/insurance-…

pirati.io/2023/10/accordo-stor…

freenet.org/blog/882/zero-know…

Nelle Cronache della settimana:

  • In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
  • Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT”
  • In Canada la polizia potrà accedere alle telecamere private

Nelle Lettere Libertarie: La posizione libertaria sul confitto Hamas-Israele

Scenario OpSec della settimana: Luca desidera proteggere le sue parole chiave (seed words) di Bitcoin da hacker, ladri, agenti di polizia e disastri naturali. Vuole anche assicurarsi che, nel caso in cui lui muoia, le parole chiave siano conservate in sicurezza e sua moglie possa recuperarle anche senza di lui.

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In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate


Nel Regno Unito è da poco legge l’Online Safety Bill, uno strano mix tra il Digital Services Act e il Chatcontrol di matrice europea. Come da sempre accade, l’Online Safety Bill propone di contrastare la pedofilia online e i contenuti terroristici a fronte di una pervasiva sorveglianza e ingerenza nella vita delle persone.

Proprio come potrebbe accadere per il Chatcontrol, la legge inglese rischia di mettere in serio pericolo la diffusione di servizi di chat e comunicazioni cifrate come Signal e Whatsapp. La sezione 1211 della legge obbliga infatti i fornitori di questi servizi a usare tecnologie per identificare contenuti terroristici e pedopornografici sulle loro piattaforme e nelle comunicazioni degli utenti.

Subscribe now

Per servizi come Signal e Whatsapp significa in pratica costruire una backdoor nei loro stessi sistemi di crittografia end-to-end per poter sorvegliare e analizzare le comunicazioni degli utenti.

Meredith Whittaker, presidente di Signal Foundation, commenta così la nuova legge:

“We’re really worried about people in the U.K. who would live under a surveillance regime like the one that seems to be teased by the Home Office and others in the U.K.”


Purtroppo, il rischio è che i prossimi saremo noi.

Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT” di stampo europeo


Il testo del Regolamento eIDAS europeo, che tratta di temi legati all’identità digitale, è da poco stato approvato a porte chiuse durante i triloghi tra le istituzioni europee e potrebbe diventare presto legge.

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la_r_go* reshared this.

in reply to The Privacy Post

Un bordello lisergico di links che sembra fatto apposta per scoraggiare la lettura - e che invece merita un trattamento di tutto riguardo, cazzo.

poliverso.org/display/0477a01e…

@la_r_go


#53

https://www.businessinsider.com/insurance-companies-get-you-to-pay-more-deny-claims-2023-10?r=US&IR=T

https://pirati.io/2023/10/accordo-storico-su-chatcontrol-il-parlamento-europeo-vuole-salvaguardare-la-crittografia-sicura/

https://freenet.org/blog/882/zero-knowledge-proofs-and-anonymous-reputation-in-freenet.html

Nelle Cronache della settimana:

  • In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
  • Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT”
  • In Canada la polizia potrà accedere alle telecamere private

Nelle Lettere Libertarie: La posizione libertaria sul confitto Hamas-Israele

Scenario OpSec della settimana: Luca desidera proteggere le sue parole chiave (seed words) di Bitcoin da hacker, ladri, agenti di polizia e disastri naturali. Vuole anche assicurarsi che, nel caso in cui lui muoia, le parole chiave siano conservate in sicurezza e sua moglie possa recuperarle anche senza di lui.


In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate


Nel Regno Unito è da poco legge l’Online Safety Bill, uno strano mix tra il Digital Services Act e il Chatcontrol di matrice europea. Come da sempre accade, l’Online Safety Bill propone di contrastare la pedofilia online e i contenuti terroristici a fronte di una pervasiva sorveglianza e ingerenza nella vita delle persone.

Proprio come potrebbe accadere per il Chatcontrol, la legge inglese rischia di mettere in serio pericolo la diffusione di servizi di chat e comunicazioni cifrate come Signal e Whatsapp. La sezione 1211 della legge obbliga infatti i fornitori di questi servizi a usare tecnologie per identificare contenuti terroristici e pedopornografici sulle loro piattaforme e nelle comunicazioni degli utenti.

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Per servizi come Signal e Whatsapp significa in pratica costruire una backdoor nei loro stessi sistemi di crittografia end-to-end per poter sorvegliare e analizzare le comunicazioni degli utenti.

Meredith Whittaker, presidente di Signal Foundation, commenta così la nuova legge:

“We’re really worried about people in the U.K. who would live under a surveillance regime like the one that seems to be teased by the Home Office and others in the U.K.”


Purtroppo, il rischio è che i prossimi saremo noi.

Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT” di stampo europeo


Il testo del Regolamento eIDAS europeo, che tratta di temi legati all’identità digitale, è da poco stato approvato a porte chiuse durante i triloghi tra le istituzioni europee e potrebbe diventare presto legge.

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Il James Webb e Chandra hanno trovato il buco nero più distante mai rilevato nei raggi X | AstroSpace

«La notevole massa del giovane buco nero in UHZ1, insieme alla quantità di raggi X prodotta e alla luminosità rilevata da Webb, confermano le previsioni teoriche fatte nel 2017 riguardo a un “buco nero fuori misura” che si è formato direttamente dal collasso di una massiccia nube di gas. Ulteriori studi sono in corso per analizzare questo particolare oggetto cosmico. E per sfruttare questi risultati (insieme ad altri) per una comprensione sempre maggiore del nostro Universo ai suoi primordi.»

astrospace.it/2023/11/07/il-ja…



È disponibile da oggi lo Sportello di edilizia scolastica #PNRR, strumento a supporto degli enti...

È disponibile da oggi lo Sportello di edilizia scolastica #PNRR, strumento a supporto degli enti locali che consentirà a comuni, province e città metropolitane di prenotare un incontro online con l'Unita di missione per chiedere informazioni, evidenz…

#pnrr



Il governo Meloni ha deciso di cedere la rete Tim direttamente alla CIA. Non chiamateli più sovranisti. Il governo ha scelto di andare verso la separazione tra

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



L'ultima settimana nel Fediverso – ep 42: nuovi sviluppi per Mastodon, Pebble muore e rinasce con Mastodon, Mozillaverso, Mbin vs Kbin

Qui la newsletter di @Laurens Hof

@Che succede nel Fediverso?

- Pebble spegne e avvia un server Mastodon
- Mastodon prevede l'aggiornamento 4.3
- Registri di sviluppo Kbin e Mbin
- riflessioni sul primo anniversario dall'inizio della migrazione di Twitter
- il prossimo server fediverso di Mozilla
- Pixelfed ha semplificato la registrazione per i nuovi utenti
- Pleroma ha rilasciato un aggiornamento significativo e recentemente ha ottenuto anche un finanziamento NLnet


It’s been exactly one year since I joined to the Fediverse. Let me tell you my Fediverse story. It does not fit in 500 characters, but glad I have 10000 here.

It first started with Musk tweeting about the sink. I had already given up on Twitter couple of years prior this, but that was the final straw. I saw people talking about Mastodon and I was skeptical. First I looked at mastodon.social, but quickly noticed the username rolle is taken. "That’s it, then", I angrily tweeted that I do not want to join with another nickname, I’m rolle eveywhere AND THE NICK IS TAKEN. Someone immediately pointed out that I should join another instance. An instance, what's that, huh? I then joined to a Finnish instance mastodontti.fi and quickly learned no English is allowed. A moderator pointed out that I should remove my post. Again, I angrily tweeted THAT'S IT THEN, MASTODON SUCKS, STUPID RULES. Another user politely explained that each instance has their own rules, why don't you create another account. An instance, huh?

I quickly learned about the nature of the service. I vaguely remember favoriting tootsuite/mastodon back in 2017 and thought it was just a forum-kinda software back then, for one small community. I consider myself quite witty but I didn't realize Mastodon servers are interconnected. So I joined mstdn.social. And how fun was that! I was elated! My head exploded when I realized how active it was and how amazing the community is.

But then the sudden influx of users made mstdn.social slow and unresponsive. I was thinking about building my own instance, after all I'm a server guy. During 5th of November, 2022, I got my instance up and running, #MementoMoriSocial was born: mementomori.social/@rolle/1092…

I wanted my instance to be well federated and active from the start. I followed everyone, I still do. I use a dozen active relays. I managed to finance the instance through my company and get a bit more powerful hardware than necessary. I was alone on my instance first, then invited my wife, colleague and my company.

What I liked in the Fediverse is that I can build my own tools, I own my data and I can help making things better. I have contributed to things via form of:

- #MastodonBirdUI
- #MastoAdmin
- #FediOnFire
- an idea about #Mastopoet
- #TheMastodonList
- #MastodonLista
- and some other things that have been affecting in the general development of Mastodon.

I'm very pleased I can have fun and make my own things while other people like it as well. I first thought all this would be a huge cause of mental stress but it's been on the contrary.

After a couple of months of successful running I opened my instance to the world. Now there's about 150 active users from companies to regular folk and everything has been running smoothly. I have been able to moderate because I require a reason for joining to my instance, so I really do know who the people are. I also welcome each user personally. I know my shit thoroughly and completely. This is why it has been easy to moderate. I've been able to be mostly absent during regular week days from 8am to 6pm, but still be aware of what's happening via effective monitoring, good apps and infrastructure.

For me the key thing is to optimize everything to the tooth. I also regulate my own social media usage, because I get too easily hooked. Mastodon and all its tools have taken an enormous amount of time, but it's been really fun, didn't even notice a full year has passed.

As for the Finnish community, there were thousands of active users, I kept a list. However, for some reason lately the narrative everywhere about Mastodon is that it is difficult and it has no future and people have mostly left to Bluesky. I kinda get that, because even for me starting last year was messy. But things get better, I wish more people would see that.

Mastodon is special. The Fediverse is special. Here's to another year! 🎉 :neon_skull:

#Mastodon #Fediverse #MementoMoriSocial #MastoAdmin


in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

This article gives the light in which we can observe the reality. This is very nice one and gives indepth information. Thanks for this nice article
online casino games


Mastodon shares some plans for future updates, social network Pebble shuts down and starts a Mastodon experiment, and more information about Mozilla's fediverse project.


La stupidità al vertice dell'Europa genera mostri. E farebbe anche ridere, se non fosse drammatica... L'intervista di Andreas Ericson a Ylva Johansson su chatcontrol

[Andreas Ericson] Posso chiederti solo una cosa, Ylva. Se ciò accadesse, ai sensi di questo disegno di legge, tu ed io potremmo avere contatti in futuro, se, ad esempio, ritieni di voler denunciare la Commissione europea e contattare Svenska Dagbladet protetti dalle leggi sulla protezione delle fonti? E con questo disegno di legge potremmo anche avere contatti crittografati che le autorità non sono in grado di leggere?

[Ylva Johansson] Sì, è ovvio.

[Andreas Ericson] Ma se così fosse, i pedofili non utilizzerebbero tutti quanti gli stessi strumenti criptati? E quindi, cosa ci avremmo guadagnato?

[Ylva Johansson] No, ma il fatto è che... (pausa) l'unica cosa è che... (pausa) l'abuso sessuale sui bambini, le immagini del genere, sono sempre criminali

#chatcontrol #stopchatcontrol

@Privacy Pride

L'intervista è visibile su Twitter

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Preghiamo


Preghiamo
youtu.be/ScN41l-zOGE

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

@FronteAmpio Natale Salvo ha saputo cogliere l'essenziale di Mastodon e le radicali differenze con altri social. È molto importante realizzare qualcosa di diverso da quello che non ci piace e questo è un ottimo esempio


Ho firmato e invito a firmare l'appello on line lanciato da Amnesty International Italia che certo non può essere accusata di essere organizzazione filo-Hamas.


#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Giacomo Matteotti” di Castelnuovo di Porto (RM) che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.



I Comuni e le Province impegnati nella costruzione di nuove scuole #PNRR, affinché sia garantita la continuità didattica nella fase dei lavori, potranno beneficiare di contributi per l’affitto di immobili o il noleggio di strutture provvisorie.
#pnrr


Dichiarazione della FPF sugli arresti ingiustificabili dei giornalisti dell'Alabama

Un editore e giornalista di un quotidiano dell'Alabama sono stati arrestati la scorsa settimana e accusati, ai sensi dello statuto di segretezza del Gran Giurì, del "crimine" di aver riferito su un mandato di comparizione del Gran Giurì fornito da una fonte.

E oggi, l'editore, Sherry Digmon, è stato arrestato di nuovo, questa volta per aver sollecitato annunci pubblicitari dal distretto scolastico locale mentre prestava servizio nel Board of Education.

"Arrestare giornalisti che riportano notizie è palesemente incostituzionale", ha affermato Seth Stern, direttore dell'advocacy della Freedom of the Press Foundation (FPF) . “Le regole di segretezza del Gran Giurì vincolano i gran giurati e i testimoni, non i giornalisti. Il procuratore distrettuale dovrebbe incolpare se stesso per non aver mantenuto la segretezza dei procedimenti del gran giurì, non i giornalisti carcerari per aver fatto il loro lavoro”.

"Il Primo Emendamento protegge i giornalisti che pubblicano informazioni ottenute legalmente da fonti", ha affermato Caitlin Vogus, vicedirettore dell'Advocacy della FPF . “In questo Paese non arrestiamo i giornalisti per aver riportato notizie che le autorità preferirebbero mantenere segrete”.

@Giornalismo e disordine informativo


Il giornalista di Atmore News Don Fletcher e l'editore Sherry Digmon sono stati arrestati dopo aver riferito di un'indagine sulla gestione dei fondi COVID da parte di un consiglio scolastico. Ufficio dello sceriffo della contea di Escambia

Qui il post completo



L'Indipendente | La controrivoluzione delle élite di cui non ci siamo accorti: intervista a Marco D'Eramo

"Il mito originario (e mai confessato) del neoliberismo non è il baratto ma lo schiavismo. Il grande successo che hanno avuto i neoliberisti è di farci interiorizzare quest’immagine di noi stessi. È una rivoluzione culturale che ha conquistato anche il modo dei servizi pubblici. Per esempio le unità sanitarie locali sono diventate le aziende sanitarie locali. Nelle scuole e nelle università il successo e l’insuccesso si misurano in crediti ottenuti o mancanti, come fossero istituti bancari. E per andarci, all’università, è sempre più diffusa la necessità di chiedere prestiti alle banche. Poi, una volta che hai preso il prestito, dovrai comportarti come un’impresa che ha investito, che deve ammortizzare l’investimento e avere profitti tali da non diventare insolvente."

lindipendente.online/2023/11/0…



Weekly Chronicles #52


Doxxing, poliziotti alla ricerca di seed words e distopie pop artificiali.

Questo è il numero #52 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di globalismo, sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati. Questa settimana parliamo di:

  • Una guida anti-doxxing
  • Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
  • I poliziotti inglesi potranno confiscare le seed words

E poi,

Lettere Libertarie: Le radici della guerra

Scenario OpSec della settimana: Marco usa Bitcoin per acquistare prodotti online che sono considerati socialmente tabù. Se gli acquisti fossero resi noti, potrebbe avere conseguenze reputazionali e problemi con la famiglia o col lavoro. Pertanto, non vuole che le sue transazioni o le spedizioni siano associate a lui.

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Una guida anti-doxxing


Il doxxing è l’attività di ricerca, documentazione e poi diffusione di dati personali riferibili a una specifica persona con lo scopo di molestarla o intimidirla.

È un fenomeno piuttosto diffuso nel campo del giornalismo e dell’attivismo, ma come ci insegna X in questi giorni con l’hashtag #SiamoTuttiGiardinieri, potrebbe riguardare chiunque abbia un’identità pseudoanonima online.

Equality Lab, un’organizzazione della società civile (noprofit) ha da poco rilasciato una guida anti-doxxing molto estensiva e dettagliata sul tema.

La guida ha l’obiettivo di aiutare attivisti particolarmente esposti politicamente a mitigare i rischi di doxxing, ma è applicabile a chiunque abbia voglia di limitare il rischio di esposizione della sua identità fisica online.

Si parte dalla definizione di doxxing per poi delineare i principi di threat modeling che dovrebbero guidare qualsiasi valutazione in materia di sicurezza personale, fino ad arrivare a numerosissimi consigli su come proteggere dati e identità personale.

Insomma, un piccolo manuale che fornisce numerosi spunti interessanti, soprattutto per chi ancora non ha molta dimestichezza con la privacy online.

Leggi la guida (inglese) qui.

Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati


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EU Commission’s “multi-cloud strategy” raises consistency questions


US cloud service Oracle advertised that the European Commission decided to include Oracle Cloud Infrastructure services into its offerings, raising consistency questions with its proposed cloud security schemes.


euractiv.com/section/data-priv…



Update October 2023


*Fediparty update, October 2023* Hi, fedizens! Long time no see. @lostinlight h https://mastodon.xyz/users/lightone

Fediparty update, October 2023


Hi, fedizens! Long time no see.

@lostinlight here 👋, with a small announcement and a big question for everyone who’s still reading this blog or RSS feed (is anyone out there? 😀

Once upon a time Fediverse.Party tried to keep up with everything going on in Fedi. We posted about latest software releases and developments on the Chronicles page, via RSS and Friendica account. But no new posts have appeared for a long time.

It’s because there’re three great sources of Fediverse news now: fediversereport.com, wedistribute.org, and @weekinfediverse. They cover all the stories happening in our federated universe. Following them is the best way to stay well-informed!

What shall happen to Chronicles page of this website then? Removing it would not be right; yearly Fediverse recaps and Birthday posts should remain at least for the sake of history. Now that we have a Boosty page, I think it’ll be useful to post about website updates on a somewhat regular basis. Like release notes, but for a website. I hope it’ll help readers find out about new ActivityPub tools and Fediverse-related projects (even though some of the projects added to Software and Developer tools pages are not new, it just took a long time to find them).

So, here goes the summary of October site updates.

Projects added to Software:


  • Mbin – a fork of kbin, community-focused;
  • Messy – single user ActivityPub instance intended to add Fediverse compatibility to existing Django-based sites;
  • SofaPub – a minimally functional ActivityPub implementation in Rust;
  • Vidzy – federated alternative to TikTok;
  • LibRate – libre media rating website for the Fediverse.

Projects added to Developer tools:


  • GhostCMS ActivityPub – an ExpressJS server that integrates with GhostCMS webhooks to publish ActivityPub content on the Fediverse;
  • Mobilizon Crossposter – a modular crossposter to bridge events from external sources to Mobilizon;
  • M-OAuth – access token generator for Akkoma, Pleroma, Mastodon APIs;
  • idkfa – proxy designed to consolidate multiple AP actors; it presents a single unified activity interface to the outside world, while communicating with a cornucopia of internal servers;
  • Hatsu – self-hosted and fully automated ActivityPub bridge for static sites;
  • Fedipage – Hugo based static page generator and blog with ActivityPub support;
  • ActivityPub Test Suite – server-independent, full-automated test suite primary focused on ActivityPub server compliance testing;
  • Lemmy Automoderator – automated removal of Lemmy posts, comments based on title, content or link; user whitelisting and exceptions for moderators;
  • Lemmy Migrate – migrate your subscribed Lemmy communites to a new account;
  • Lemmy Schedule – app for scheduling posts, pins/unpins and notifications about new content in Lemmy;
  • Fedi safety – script that goes through Lemmy images in storage and tries to prevent illegal or unethical content;
  • FediFetcher – tool for Mastodon that automatically fetches missing replies and posts from other Fediverse instances and adds them to your own Mastodon instance;
  • GetMoarFediverse – import content into your instance that’s tagged with hashtags you’re interested in;
  • FakeRelay – an API to index statuses on Mastodon acting as a relay;
  • masto-backfill – fetches old posts on your Mastodon, Pleroma or compatible instance(s);
  • Analytodon – monitor follower growth, identify popular posts, track boosts, favorites, and much more; can be self-hosted;
  • LASIM – move your Lemmy settings from one account to another;
  • Pythörhead – Python library for interacting with Lemmy;
  • Granary – social web translator; it fetches and converts data between social networks, HTML and JSON, ActivityStreams/ActivityPub, and more;
  • Combine.social – combine remote and local timelines; pre-fetch all missing replies in your home timeline;
  • ActivityColander – Fediverse spam gateway, designed to keep unwanted messages from either reaching your ActivityPub server, or tagging them for handling later.

Other improvements


There’s a new filter by license on Software page. And Lemmy was added to the frontpage.

UX research


Now comes the big question for all the readers of this blog and users of Fediparty website. We’ve been with you for more than 5 years, but never asked you how you’re using this site. What are the pages you visit most often? What pages or features you find most useful? Which ones you find poorly designed?

Any ideas, suggestions, complaints, feedback you have, please, share with us! Here’s a special Codeberg issue for it. Or you can write your suggestions as an answer to this Mastodon post.

Thanks in advance! 💜


Quick #UXresearch

If you're visiting fediverse.party from time to time, how are you using it?

What are the pages you visit most often? What pages or features you find most useful? Which ones you find poorly designed?




FPF Statement on Biden-Harris AI Executive Order


The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profou

The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profound due to the extensive requirements for government vendors, worker surveillance, education and housing priorities, the development of standards to conduct risk assessments and mitigate bias, the investments in privacy enhancing technologies, and more. Also important is the call for bipartisan privacy legislation, the most important precursor for protections for AI that impact vulnerable populations.

Read FPF’s AI Resources for more information.


fpf.org/blog/fpf-statement-on-…



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.




X è il social con più disinformazione


Ed è una buona notizia.

X è la piattaforma con più disinformazione tra tutti i social. Secondo il commissario europeo Vera Jourova è un problema. Secondo me è una buona notizia, che dimostra il valore di X in quanto arena epistemologica.

Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell'Unione Europea, ha affermato in una conferenza stampa che X è il social con il rapporto più alto tra post e contenuti di disinformazione. Il social di Musk è recentemente anche uscito dall’Anti-disinformation Code promosso dall’Unione Europea — a cui invece partecipano altri social come Facebook, Google, YouTube, TikTok or LinkedIn.

Perché all’Unione Europea interessa così tanto “combattere la disinformazione”?

È presto detto e non ne fanno mistero: “the upcoming EU elections next year, are particularly relevant, because the risk of disinformation is particulary serious”. Arrivano le elezioni, e tutti sono preoccupati di fare bella figura; che in altre parole significa controllare l’informazione pubblica per evitare fastidiosi colpi di scena.

Il Digital Services Act1 è l’arma prescelta dal legislatore europeo per assicurarsi che le elezioni del prossimo anno filino via lisce come l’olio e che le più grandi piattaforme social non ospitino pericolose opinioni in grado di “indebolire la nostra democrazia”.

Non ci stupisce allora che i vari commissari europei, tra cui anche Thierry Breton2, il papà del Digital Services Act, se la prendano con X — la pecora nera dei social network.

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X è un’arena epistemologica


Forse è vero che il rapporto tra disinformazione3 e post è su X più alto rispetto alle altre piattaforme. È anche vero che non esiste un altro social network come X, che è a tutti gli effetti un’arena epistemologica.

Mi spiego. L’epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa della conoscenza. Studia cioè la natura, l’origine e i limiti della conoscenza. In sostanza, lo studio epistemologico si occupa di capire in che modo le persone acquisiscono conoscenza o e giustificano le proprie convinzioni.

X fornisce informazioni, opinioni e narrative in tempo reale su centinaia di migliaia, forse milioni, di eventi e fatti che accadono in giro per il mondo. Attraverso l’osservazione di X, possiamo quindi assistere e cercare di comprendere l’evoluzione stessa della conoscenza umana.

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ChatControl: la pedopornografia non si batte con la sorveglianza di massa

La proposta di legge Ue Child Sexual Abuse Regulation nota come ChatControl ha il nobile intento di lottare contro la pedopornografia, ma lo fa esaminando i contenuti di tutti i messaggi e le foto private scambiate tra utenti sulle piattaforme di messaggistica. Una misura sproporzionata, oltre che potenzialmente inefficace

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L'articolo di @Vittorio Bertola Patrizia #Felettig @quinta :ubuntu: e @Valentino Spataro è stato pubblicato qui su Agenda Digitale

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