Le università digitali come fattore di riduzione delle diseguaglianze: presentato in Senato il paper della Fle
Da un lato i costi elevati per l’affitto di una stanza o di una casa, che hanno portato gli studenti in questi mesi a protestare nelle principali città italiane, dall’altro la difficoltà di conciliare lo studio con il lavoro. Senza contare le difficoltà negli spostamenti interni nelle grandi città. Oggi in Italia esiste una “barriera naturale” che ostacola l’accesso all’istruzione universitaria, fattore questo che crea un divario sociale significativo con impatti diretti sulle future opportunità professionali dei giovani. Per far fronte a tali criticità molti si rivolgono alle università digitali che, negli anni, aumentando la qualità del livello di insegnamento, hanno aumentato in modo esponenziale il numero dei loro iscritti e laureati. È quanto emerge dal rapporto “Le università digitali come fattore di riduzione delle disuguaglianze” elaborato dalla Fondazione Luigi Einaudi e presentato questa mattina nella Sala Nassiriya del Senato.
“Il mondo cambia, importanti università pubbliche e private si attrezzano per raggiungere i propri studenti a distanza. Nell’era dello smart working, la domanda crescente sta affinando e qualificando l’offerta delle università digitali, oggi più che mai intese come fattore di riduzione delle diseguaglianze territoriali e sociali”, ha detto Andrea Cangini, segretario generale della Fondazione Luigi Einaudi.
Il paper, facendo un’analisi dettagliata delle statistiche riguardanti il numero di iscritti e laureati in Italia, con particolare attenzione alle relative percentuali di genere, età e provenienze geografiche e sociali, approfondisce le opportunità offerte dalla didattica digitale e ne evidenzia i punti di forza sotto il profilo dell’organizzazione degli studi, della sostenibilità economica e della digitalizzazione, in un contesto nel quale la percentuale di laureati in Italia rispetto alla popolazione ci vede in coda alla media europea, sorpassati in negativo dalla sola Romania.
A testimoniare la crescita degli atenei digitali, si legge nel paper, è “il numero di studenti iscritti nelle undici università digitali riconosciute, che è passato – dati Ustat (Ufficio Statistica del MUR) – da poco più di 40mila nel 2012 agli oltre 160mila nel 2021, un numero quindi più che quadruplicato”.
Nel corso dell’incontro Alessandra Ghisleri ha illustrato i risultati di un’indagine sul tema elaborata da Euromedia Research, che sottolinea come “il 27,5% dei giovani intervistati, fascia di età 17-24 anni, ritiene che le università digitali rappresentino il simbolo del cambiamento radicale che ha investito la nostra società in modo particolare dopo il Covid e che ‘il ‘remoto’ diventerà la normalità”.
Alberto Balboni, presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato, durante il suo intervento ha detto: “L’insegnamento a distanza è una grande occasione che si offre ai nostri giovani e a tutti coloro che vogliono migliorare la loro conoscenza e acquisire un titolo di studio. Abbiamo già visto nel recente passato, durante il Covid, quanto siano importanti gli strumenti digitali”. Il senatore Roberto Marti ha messo a disposizione la commissione Cultura del Senato, che presiede, per “approfondire il tema della crescita delle università digitali in Italia come strumento di riduzione delle disuguaglianze”. “Appuntamenti come questo, e ricerche come quella elaborata dalla Fondazione Einaudi, sono convito servano a costruire sempre di più l’idea che in una società aperta, che vuole crescere e dare opportunità ai cittadini, le università digitali costituiscano una novità importante che va coltivata e sostenuta”, ha detto invece il presidente della Commissione Affari Costituzionali della Camera, Nazario Pagano.
Hanno partecipato all’incontro, in veste di relatori, il senatore Giulio Terzi di San’Agata, presidente della Commissione Politiche dell’Unione europea, che in apertura di convegno ha ringraziato la Fondazione Einaudi “da sempre promotrice dei valori liberali”, Paolo Miccoli, presidente di United, l’associazione delle università telematiche e digitali, e Gian Marco Bovenzi, ricercatore della Fondazione Luigi Einaudi.
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La Polonia ammoderna le sue difese aeree. Un’opportunità anche per l’Italia
La Polonia rinnoverà i propri sistemi di difesa aerea affidandosi a Mbda, in un accordo da oltre quattro miliardi di sterline. La società ha infatti finalizzato un accordo con Polska grupa zbrojna (Pgz) per supportarla nella realizzazione del programma di difesa aerea per le Forze armate polacche chiamato Narew. “La dimensione e l’ambizione del progetto sono davvero imponenti: costruire uno scudo di difesa aerea polacco utilizzando i missili della famiglia Camm che proteggeranno i cieli della Polonia”, ha commentato Eric Béranger, ceo di Mbda. Anche il nostro Paese, partner del consorzio europeo di Mbda, sarà protagonista dell’iniziatica, che si baserà sul Camm-Er, realizzato in cooperazione tra Italia e Regno Unito. Come spiegato da Giovanni Soccodato, executive group sales & business development director di Mbda e managing director di Mbda Italia “la componente industriale italiana sarà coinvolta nella produzione per le fasi iniziali del programma”. Per l’intera filiera italiana, che va oltre la sola Mbda Italia, questo significa che il valore complessivo della partecipazione al programma sarà di circa un quarto dell’intero ammontare.
Nelle intenzioni di Varsavia, infatti, il programma dovrà garantire al Paese un sistema di difesa aerea mobile altamente avanzato, in grado di affrontare le minacce moderne e future fino a distanze superiori ai quaranta chilometri utilizzando il Camm-Er. Lo scorso settembre l’agenzia di procurement polacca aveva affidato i contratti esecutivi al consorzio Narew-Pgz. Oggi, l’accordo tra Mbda e Pgz porta avanti il percorso di cooperazione strategica avviato nel 2017 tra le due società, e prevedrà il trasferimento di tecnologia e la crescita associata nelle industrie polacche, aprendo la strada a profondi legami tra i Paesi coinvolti nel campo dei sistemi d’arma complessi. L’accordo permetterà al consorzio Pgz-Narew di realizzare più di mille missili Camm-Er per la difesa aerea e oltre cento lanciatori. “Il trasferimento di tecnologia –ha continuato Béranger – trasformerà le capacità sovrane polacche nei sistemi d’arma complessi, e siamo profondamente orgogliosi della fiducia accordataci dalla Polonia ed entusiasti per il futuro della nostra partnership”.
“Questo accordo conferma la validità del Camm-Er come sistema evoluto a maggiore range, sviluppato con il contributo di MBDA Italia ed adottato anche dalle nostre Forze Armate”, ha commentato ancora Giovanni Soccodato, aggiungendo come “Ci sarà un parziale transfer of technology, con un progressivo trasferimento in Polonia di alcune attività dedicate esclusivamente ai sistemi polacchi, analogamente a quanto avviene in Uk”. Come spiegato dal manager italiano, queste attività si aggiungeranno a quanto previsto per la fornitura dei sistemi al cliente nazionale. “Anche per questo e per aumentare la capacità complessiva di realizzare questi sistemi, sono previsti investimenti nei nostri stabilimenti, in particolare presso il sito del Fusaro a Napoli, e la realizzazione di una linea di integrazione pirica del missile, presso lo stabilimento Aid di Noceto” ha concluso Soccodato.
PANAMA. Proteste e scioperi contro una miniera, finora quattro morti
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di Redazione
Pagine Esteri, 8 novembre 2023 – Due persone che partecipavano a una protesta antigovernativa a Panama sono state uccise ieri aggravando una tensione sociale già elevatissima. Il 20 ottobre scorso la rabbia per un lucroso contratto minerario ha scatenato infatti massicce manifestazioni popolari nel paese separato nel 1903 dalla Colombia dagli Stati Uniti affinché Washington potesse agevolmente controllare il Canale realizzato per unire gli oceani Atlantico e Pacifico.
Le vittime sarebbero due insegnanti che stavano presidiando alcune barricate piazzate sull’Autostrada Panamericana all’altezza di Chame, 80 km a sud-ovest della capitale. Secondo i testimoni un uomo si sarebbe fermato davanti alla barricata, sarebbe sceso dalla sua auto e avrebbe sparato ai due manifestanti con una pistola. Nei giorni scorsi erano già morti altri due manifestanti, investiti da alcuni autoveicoli durante i blocchi stradali. Numerosi sono anche i feriti causati dalla repressione delle proteste da parte delle forze dell’ordine, che hanno spesso fatto uso di manganelli, cannoni ad acqua e gas lacrimogeni.
Le autorità del paese hanno informato dell’arresto di un uomo accusato del duplice omicidio senza però fornire alcun elemento sulla sua identità. In un comunicato pubblicato sui social l’Associazione degli insegnanti di Panama (ASOPROF) ha dichiarato che l’autore della sparatoria sarebbe un cittadino con doppia nazionalità, statunitense e panamense.
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Nel mirino una concessione mineraria ad una multinazionale canadese
Nelle ultime due settimane decine di migliaia di persone hanno partecipato alle manifestazioni indette contro l’aggiudicazione di una concessione ad una filiale locale della multinazionale canadese First Quantum Minerals per lo sfruttamento della più grande miniera di rame di tutta l’America Centrale, in un clima di forte malcontento nei confronti del governo.
Lo scorso anno era stato l’aumento del prezzo del cibo, delle medicine e del carburante deciso dal governo di Laurentino Cortizo a scatenare la rabbia della popolazione, ed ora le proteste sono esplose di nuovo. Era dal 1987, quando migliaia di panamensi scesero in strada contro la dittatura del generale Manuel Noriega, che non si registravano proteste così partecipate e radicali.
Secondo l’associazione panamense dei dirigenti aziendali, i blocchi stradali istituiti dai manifestanti hanno causato alle imprese perdite giornaliere fino a 80 milioni di dollari, mentre lo sciopero degli insegnanti ha obbligato il governo a chiudere le scuole per una settimana in tutto il paese.
I funzionari governativi hanno esortato la popolazione a porre fine alle proteste, ma i sindacati dei lavoratori edili e degli insegnanti, insieme alle comunità indigene, hanno promesso di continuare a scendere in piazza fino all’annullamento del contratto First Quantum.
Il nuovo contratto, concordato lo scorso 20 ottobre e sostenuto da una legge varata dal governo di Panama, garantisce all’impresa canadese una concessione mineraria di 20 anni con un’opzione di estensione per altri 20, in cambio del versamento annuale di 375 milioni di dollari nelle casse del paese.
La compagnia mineraria assicura che contribuisce per il 5% del PIL all’economia del paese e che dal 2019 produce circa 300.000 tonnellate di concentrato di rame all’anno, pari al 75% delle esportazioni totali del minerale.
La miniera a cielo aperto di Cobre Panama
Le preoccupazioni per l’ambiente e per il benessere delle comunità indigene
La miniera di “Cobre Panama” ha iniziato a funzionare nel 2019 e si trova nel distretto costiero di Donoso, nella provincia di Colon, sulla costa caraibica all’interno di un parco teoricamente protetto.
I manifestanti denunciano che la miniera danneggerà ulteriormente l’ambiente naturale, inquinerà l’acqua e l’aria e distruggerà la biodiversità, e temono che il contratto avvantaggi le imprese straniere e non le comunità locali e indigene. Infine le associazioni degli agricoltori denunciano che il massiccio consumo di acqua da parte dell’attività mineraria minaccia la produzione di riso e l’allevamento del bestiame, industrie essenziali che già soffrono a causa della crescente siccità.
Le realtà sociali e sindacali che hanno scatenato le proteste denunciano il trattamento di favore garantito alla First Quantum e l’esiguità della contropartita richiesta all’impresa in cambio della lucrosa concessione. Inoltre il movimento di protesta chiede una moratoria generale alla attribuzione di nuove concessioni minerarie per garantire la salvaguardia dell’ambiente.
Il presidente Cortizo, sperando di placare i manifestanti, la scorsa settimana ha firmato una moratoria sulle nuove concessioni minerarie per l’estrazione di metalli che si applica a 13 nuove richieste pendenti, ma non a quella della First Quantum.
Nel 2021 la Corte Suprema del paese centramericano aveva dichiarato incostituzionale il precedente contratto stipulato con la multinazionale, che poi è stato rinegoziato e approvato durante l’estate dal locale parlamento. Il nuovo contratto è però ora all’esame della Corte Suprema, che potrebbe pronunciarsi sulla sua costituzionalità già il mese prossimo. Nei giorni scorsi, però, il presidente Laurentino Cortizo ha annunciato l’intenzione di indire un referendum nazionale domenica 17 dicembre «affinché i panamensi decidano… se la legge 406 sull’attività mineraria deve essere annullato o meno». Pagine Esteri
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Aiuti umanitari a Gaza. L’Italia invia la nave-ospedale Vulcano
Dopo le parole di vicinanza al popolo palestinese, e di netta distanza da Hamas, arriva l’impegno umanitario italiano. Partirà, infatti, da Civitavecchia nave Vulcano, della Marina militare, unita che vede a bordo un intero ospedale, con tanto di sale operatorie. A darne l’annuncio, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso di una conferenza stampa a Roma. “Mandiamo nave Vulcano il più vicino possibile alle zone interessate dal conflitto, un atto concreto dopo le parole e un segnale evidente di cosa l’Italia pensa” sul versante dell’aiuto umanitario da inviare ai civili. Una iniziativa italiana che è stata subito condivisa con gli altri Paesi, europei, Nato e arabi. “Le porte sono aperte al contributo di tutti – ha detto il ministro – il nostro vuole essere il primo passo, ma non vogliamo essere gli unici, semmai i primi”. Anzi, ha aggiunto il ministro che “non saremmo assolutamente disturbati qualora qualcuno ci superasse in aiuti umanitari”. Per l’Italia, ha aggiunto Crosetto, si tratta di “partire per dare un segnale concreto”.
Nave Vulcano
A bordo del Vulcano ci saranno 170 militari, con trenta membri del personale sanitario della Marina. A questi si aggiungerà una ulteriore trentina tra medici e infermieri delle altre Forze armate, che raggiungeranno il Vulcano una volta a destinazione. La nave, infatti, è attrezzata per svolgere ogni tipo di attività medica, dalle operazioni alla diagnostica. A bordo, inoltre, saranno trasportati medicinai e aiuti destinati alla popolazione civile. “Ma non finisce qua” ha sottolineato il ministro. L’intenzione, infatti, è quella di far seguire alla nave anche un ospedale da campo a terra. “Lo Stato maggiore della Difesa sto attrezzando e coordinando l’invio di una struttura ospedaliera a terra, in accordo con i palestinesi, da impiantare sul terreno di Gaza, vicino a dove c’è la necessità” ha spiegato Crosetto. Il Vulcano, infatti, raggiungerà in un primo momento Cipro, per poi avvicinarsi “il più possibile” alla costa palestinese, da dove potrà imbarcare, curare e ritrasferire a terra coloro che ne avranno bisogno, di concerto con le autorità locali e la Croce e Mezzaluna rosse.
Il sostegno italiano
Del resto, ha ricordato Crosetto, l’Italia ha chiesto anche nei consessi internazionali di aprire il valico di Rafah: “La Presidenza del consiglio, il ministero degli Esteri, e in generale il governo italiano sono stati tra i primi a chiedere l’apertura del valico, e i primi a offrire aiuti umanitari” tramite l’invio di due C-130 dell’Aeronautica militare. Per Crosetto, sono attività che il governo del Paese sta portando avanti “per cercare di buttare acqua sul fuoco”, un approccio che segue quello tenuto dalla comunità internazionale. Come sottolineato il ministro, infatti “tutti stanno chiedendo di distinguere tra la popolazione e Hamas”, aggiungendo come “uno stato di diritto si muova secondo le regole, una ulteriore cosa che lo differenza dai terroristi”, pur comprendendo le difficoltà che incontra Israele nel muoversi a Gaza “dove i cunicoli nascondono i centri di controllo di Hamas sotto siti civili od ospedali”.
Coordinamento internazionale
L’obiettivo, allora, è muoversi in uniformità con tutti gli altri Paesi, occidentali e arabi, per frenare l’escalation andare ad aiutare “chi con tutto questo non c’entra nulla”. Una risposta dai Paesi coinvolti si è già avuta, ha riportato il ministro, con due Paesi che invieranno navi militari e del personale sanitario a sostegno delle attività del Vulcano. Apprezzamenti e aperture si sono avute anche relativamente all’ospedale da campo. “Il desiderio è che scoppi una gara di solidarietà tra i Paesi occidentali e arabi, senza divisioni, per aiutare la popolazione civile di Gaza che sta subendo questo conflitto senza colpa”. L’arrivo di una nave-ospedale, tra l’altro, “non può che essere accettata di buon grado sia dai palestinesi che da Israele” ha detto il ministro.
Albagia
L’idea è buona, ma si rischia di sprecarla. Appostare centri di raccolta in Albania, per gli immigrati ancora da identificare e classificare, non ha nulla a che vedere con la smargiassata fallimentare del Ruanda fatta dagli inglesi (per la cronaca: non ce li trasferirono, in compenso si sono buttati soldi del contribuente). Quella parte della sinistra che ha tirato in ballo Guantanamo ha tutta l’aria di sapere poco sia di Guantanamo che degli eventuali centri albanesi. Affrontare il tema dell’immigrazione a botte di propaganda non è soltanto inutile ma anche autodistruttivo, come dimostra il fatto che non si riesce a fare nulla che anche lontanamente somigli alle suggestioni che si alimentarono.
Veniamo all’Albania e ai problemi che pone, cercando di mettere a fuoco l’opportunità che offre. Il meccanismo resta quello di sempre: quanti si trovano in mare e in pericolo vengono salvati – dalle imbarcazioni della Marina militare, della Guardia costiera o da altre che si trovano a incrociarli, Ong comprese – per essere quindi condotti in un punto di raccolta che li metta in sicurezza e dove procedere all’identificazione. Tutto come prima. Gestione e costi dei centri in Albania saranno italiani e su questo si tratta di capire, perché attualmente, per i centri in Italia e per il trasferimento degli sbarcati, disponiamo di contributi europei.
Da anni sostengo che sarebbe saggio creare zone extraterritoriali, meglio ancora se a gestione e giurisdizione europee, proprio per non far sbarcare le persone nella giurisdizione italiana, il che comporta vincoli che scattano immediatamente. Ad esempio: il provvedimento d’espulsione e l’ordine di rimpatrio sono provvedimenti amministrativi, in quanto tali ricorribili al Tribunale amministrativo e tanti saluti all’efficacia. Sostenendolo da tempo non ho nulla da obiettare all’Albania, ma se poi si aggiunge che la giurisdizione sarà italiana si sarà fatta un’operazione costosa e inutile. Non cambia niente.
L’Albania, del resto, è oggi fuori dall’Unione europea, sicché una persona che uscisse da quei centri non sarebbe, come capita in Italia, sul territorio europeo, così innescando tutte le problematiche dei movimenti secondari (da un Paese Ue all’altro, senza permessi in quello di primo arrivo). Ma l’Albania è prossima all’ingresso, sicché questo ‘vantaggio’ sarebbe temporaneo. La cosa ha un senso se la si pensa, fin da subito, come permanente, dato che permanente è e sarà l’immigrazione.
Illustrando l’iniziativa, la presidente del Consiglio ha sottolineato non soltanto la sua coerenza con le norme e la solidarietà interna all’Ue, ma anche la sua esemplarità nella collaborazione fra Paesi Ue ed extra Ue. Il cambio di linguaggio, rispetto ad appena ieri, merita il plauso. Ma il punto delicato dell’intera faccenda è stabilire chi decide chi fare entrare e chi ha la forza di respingere gli altri. Su questo il protocollo fra Albania e Italia non ci alleggerisce minimamente. Allora lo si usi come innesco di una decisione europea, creando una giurisdizione specifica per gli ingressi in massa dentro i confini comuni, velocizzando l’accoglienza per i profughi e per quanti abbiamo bisogno e convenienza di accogliere, rendendo realistica la prospettiva di respingimento per gli altri. Non potranno essere contrari gli europei che cercano lavoratori e che credono nell’umanità del diritto. Non potranno essere contrari gli europei che reclamano chiusure, senza avere la forza di praticarle.
Se non così concepito l’accordo sarà un boomerang: 39mila persone sono una frazione degli sbarcati; mantenerli e gestirli in Albania costerà più che farlo in Italia; l’indotto economico sarà degli albanesi; i centri, una volta riempiti, diventeranno piaghe.
Non si deve avere l’alterigia, la boria, l’albagia di far credere di avere la soluzione immediata per tutto. Serve l’affidabilità delle cose che si fanno per limitare i danni e coprire i bisogni nazionali. Che sono crescenti. Il resto è propaganda, che diventerà delusione.
La Ragione
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Tra budget e produzione. Le sfide dell’industria della Difesa europea
Il ritorno della guerra in Europa ha messo in evidenza come l’industria della difesa non abbia attualmente la capacità di produrre le risorse necessarie per sostenere un conflitto militare prolungato e ad alta intensità. La guerra non ha solo imposto un aumento della spesa militare, ma ha anche reso necessaria all’industria europea una rapida transizione da una produzione di materiale bellico orientato a operazioni a bassa intensità verso la produzione di materiale progettato per la condotta di conflitti convenzionali contro avversari di pari livello. Questa transizione, tuttavia, non è affatto facile: molte linee di produzione in settori chiave (come le munizioni) erano infatti state chiuse per mancanza di ordini, visto che i paesi europei tendevano a importarle da produttori extraeuropei. L’industria della difesa europea ha quindi chiesto ai governi piani di lungo periodo per garantire ordini sufficienti a riaprire le linee di produzione.
Il problema è che concentrarsi sul colmare i gap militari nel breve periodo potrebbe portare a sottovalutare i necessari investimenti nel lungo periodo: nel 2021, i governi Europei hanno speso un totale di 52 miliardi di euro per gli investimenti nel settore della difesa, di cui soltanto nove miliardi di euro è stato speso per ricerca e lo sviluppo. Questo potrebbe mettere l’Europa in una posizione di svantaggio rispetto a Usa e Cina, che si stanno concentrando su investimenti in tecnologie come l’intelligenza artificiale, soprattutto attraverso una crescente sinergia tra l’industria militare e commerciale. È invece essenziale che i decisori europei mantengano un equilibrio virtuoso tra investimenti nel breve e lungo periodo, ad esempio aumentando il budget del Fondo Europeo per la Difesa e i suoi investimenti nelle tecnologie emergenti e dirompenti.
Per produrre le risorse necessarie per ottenere un’autonomia strategica, poi, l’Unione europea deve essere in grado di procedere con una maggiore integrazione del mercato della difesa. Ad oggi, infatti, i paesi europei continuano ad acquistare più da fornitori extra-Ue che da fornitori Ue. Gli acquisti da paesi terzi rappresentano il 70% del totale nel periodo 2022-2023, di cui il 63% da un unico fornitore, gli Usa. Procedere con una maggiore integrazione del mercato richiede il superamento di due principali sfide. La prima consiste nel forte divario tra grandi e piccoli paesi all’interno dell’Ue. A causa della complessità tecnologica e dei grandi investimenti necessari per essere competenti in questo campo, l’industria della difesa è concentrata attorno a pochi e grandi gruppi industriali. Quando si parla di integrazione del mercato della difesa Europea o di autonomia strategica nel campo della difesa, ci si riferisce in realtà a un’industria fortemente concentrata in pochi grandi paesi (Francia, Germania e Italia). I paesi medi e piccoli europei, che non possiedono una significativa industria della difesa sono quindi incentivati a diversificare le fonti di approvvigionamento, acquistando a volte da industrie europee e a volte da produttori extraeuropei. Tali paesi non hanno incentivi strutturali per sostenere l’integrazione del mercato, che potrebbero portarli a diminuire le loro possibilità di scelta. Questi (dis)incentivi strutturali rendono difficile l’integrazione del mercato della difesa.
La seconda sfida riguarda il rapporto con gli alleati chiave. L’industria della difesa europea deve tenere in considerazione che il perimetro dell’Ue non coincide con quello della sicurezza europea. Ciò è particolarmente evidente nel ruolo del Regno Unito e della sua industria della difesa dopo Brexit. Il Regno Unito e la Francia avevano iniziato a lavorare insieme su un progetto per un caccia di sesta generazione, ma, dopo la Brexit, i due paesi hanno deciso di dividere le loro strade. La Francia si è unita a Germania e Spagna per sviluppare il Future combat air system (Facs). La Gran Bretagna si è unita a Italia e Giappone per sviluppare il Global combat air programme (Gcap). Questa biforcazione nella scelta del caccia di sesta generazione ha infatti portato l’Italia a fare una scelta difficile tra la fedeltà al blocco dell’Ue e i suoi legami industriali e strategico-operativi con la Gran Bretagna. I costi e la complessità tecnologica rendono difficile la sostenibilità di entrambi i progetti e allontanano i prospetti per una consolidata industria della difesa Europea. L’autonomia strategica in ambito di difesa deve avere un carattere flessibile, che consenta l’integrazione e l’interazione con alleati chiave come il Regno Unito e gli Usa
L’articolo è un estratto dell’approfondimento curato dal Centro studi Geopolitica.info per l’Osservatorio di politica internazionale del Parlamento sul tema dell’autonomia strategica europea (disponibile qui in versione integrale), le cui conclusioni sono state firmate dal direttore di Formiche e Airpress, Flavia Giacobbe.
AL SHIFA. Il principale ospedale di Gaza è un campo per sfollati
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Reportage dell’agenzia Reuters
(foto dell’agenzia Wafa, traduzione dall’inglese a cura della redazione)
Stipati sotto ripari di tela improvvisati nel parcheggio, dormendo nei corridoi o sui pianerottoli, trascorrendo le ore del giorno nelle scale, stendendo la biancheria sul tetto – migliaia di sfollati di Gaza riempiono ogni spazio dell’Ospedale Al Shifa.
L’ospedale principale di Gaza City si è trasformato in un gigantesco rifugio per le persone le cui case sono state bombardate, o che temono che lo saranno, durante l’assalto militare israeliano alla Striscia di Gaza entrato nel suo secondo mese. “Siamo scappati di casa a causa dei forti attacchi aerei”, ha detto Um Haitham Hejela, una donna rifugiata con i bambini piccoli in una tenda improvvisata realizzata con tessuto, spago e stuoie. “La situazione peggiora giorno dopo giorno”, ha detto. “Non c’è né cibo né acqua. Quando mio figlio va a prendere l’acqua fa la fila per tre o quattro ore. Hanno colpito i panifici, non abbiamo il pane”.
I giornalisti Reuters in visita all’ospedale martedì (ieri) hanno visto persone distese su entrambi i lati dei corridoi, che lasciavano solo uno spazio ristretto per consentire a chiunque di camminare, effetti personali immagazzinati nelle scale e sui davanzali delle finestre e pile di sacchi della spazzatura. L’impressione forte era quella di un affollamento estremo. Questa situazione non riguarda solo lo Shifa. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che 122.000 sfollati di Gaza abbiano trovato rifugio negli ospedali, nelle chiese e in altri edifici pubblici in tutta la Striscia, con altri 827.000 nelle scuole.
La guerra è stata innescata da un attacco del 7 ottobre contro Israele da parte dei combattenti di Hamas che hanno ucciso 1.400 persone e preso in ostaggio altre 240. In risposta, Israele ha lanciato un attacco aereo, marittimo e terrestre contro Hamas che, secondo i funzionari di Gaza, ha ucciso più di 10.000 persone nella fascia costiera densamente popolata.
Medics transport an injured Palestinian child into Al-Shifa hospital in Gaza City following an Israeli airstrike on October 11, 2023, as raging battles between Israel and the Hamas movement continued for the fifth consecutive day. Medical supplies, including oxygen, were running low at Gaza’s overwhelmed Al-Shifa hospital as the death toll from five days of ferocious fighting between Hamas and Israel rose sharply on October 11 with Israel keeping up its bombardment of Gaza after recovering the dead from the last communities near the border where Palestinian militants had been holed up. Photo by Atia Darwish apaimages
DALLA PAURA ALLA PAURA
Per gli ospedali, la crisi degli sfollati sta aggravando una situazione già catastrofica, con carenza di forniture mediche ed elettricità a causa dell’arrivo quotidiano di un numero enorme di pazienti gravemente feriti. Il personale sta ricorrendo a misure disperate, come eseguire interventi chirurgici senza anestesia.
Ad Al Shifa, gli sfollati affermano di essere venuti in cerca di sicurezza, ma di non sentirsi al sicuro a causa degli attacchi aerei nelle vicinanze e dell’avvicinarsi dell’esercito israeliano.
Israele sostiene di aver circondato Gaza City con le sue forze armate. L’ esercito israeliano accusa il movimento islamico Hamas di nascondere gli ingressi di tunnel e i suoi centri operativi all’interno di Al Shifa, cosa che Hamas ha negato.
“Siamo passati di paura in paura”, ha detto Um Lama, una madre in lutto rifugiata in un corridoio con diversi bambini e parenti più anziani. Sua figlia Lama è stata tra le vittime dell’attacco aereo di venerdì ad una un’ambulanza appena fuori dal cancello dell’ospedale. Il direttore dello Shifa ha detto che 15 persone sono state uccise e 60 ferite. Israele invece afferma di aver preso di mira un’ambulanza che trasportava combattenti di Hamas. La Mezzaluna Rossa Palestinese ha detto che l’ambulanza faceva parte di un convoglio che tentava di evacuare persone gravemente ferite.
“Guardate la nostra situazione. È questa la vita che stiamo vivendo? Non abbiamo cibo, né elettricità né acqua. Dormiamo nei corridoi”, ha detto Um Lama. Israele ha intimato agli abitanti di Gaza che vivono ancora nel nord della Striscia di spostarsi nel sud, anch’esso bombardato anche se meno intensamente. Martedì, durante una conferenza stampa, a un portavoce militare israeliano ono state fatte domande sulle notizie di bombe esplose sullo Shifa durante la notte.
“Sono consapevole che è successo. Probabilmente c’era qualche esigenza operativa”, ha detto. “Stiamo cercando di convincere le persone ad andarsene, questo è tutto quello che posso dire al riguardo. Questo è il tipo di messaggio con cui le persone cercano di uscire da lì”.
Tuttavia le donne rifugiate in ospedale affermano che, nonostante le terribili condizioni di vita e la paura, non hanno intenzione di andarsene perché non hanno nessun posto dove andare e nessun posto è sicuro.
“Siamo forti. Qualunque cosa facciano con noi, non lasceremo Al Shifa. Hanno tagliato l’acqua, l’elettricità, niente cibo, ma noi siamo forti. Possiamo mangiare solo biscotti e noci. Possiamo mangiare qualsiasi cosa”, ha detto Hejela.
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Tenacemente Tuvalu
L'arcipelago polinesiano, che sta finendo sott'acqua, ha cambiato la costituzione per continuare a esistere anche senza una terra. Una sfida diretta a tutti i concetti di nazione
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In Cina e Asia – Ministeriale G7 a Tokyo, Blinken chiede unità su Ucraina e Gaza
I titoli di oggi: Ministeriale G7 a Tokyo, Blinken chiede unità su Ucraina e Gaza Belt and Road, la Cina rivaluta il debito La portaerei Shandong passa dal Giappone e raggiunge il mar Cinese meridionale Giappone, la Chiesa dell’Unificazione propone una compensazione da 67 milioni di dollari Cina, il bilancio di Fmi: economia in calo e rischi su debito locale ...
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Il futuro dei social è decentralizzare. L'articolo di Chiara Crescenzi su GuerrediRete
...Ma questa situazione rappresenta soltanto una minima parte di quello che accade davvero sulle piattaforme decentralizzate, che contrastano la diffusione di contenuti tossici opponendogli l’empowerment di comunità forti e coese. È abbastanza evidente, quindi, che decentralizzare sia oramai un imperativo per le piattaforme di social media, ammesso che queste ci tengano ad avere con sé i propri utenti. “Lo paragono alla crescita del cibo biologico e coltivato in modo sostenibile – ha dichiarato Bill Ottman, fondatore e amministratore delegato di Minds, piattaforma di social media parzialmente decentralizzata, commentando la diffusione di app federate -. Trent’anni fa, la gente diceva: ‘Non so di cosa stai parlando e non so perché dovrebbe preoccuparmi’. E ora, alla gente importa”.
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La falsa promessa di ChatGPT, di Noam Chomsky, Ian Roberts e Jeffrey Watumull
In breve, ChatGPT ed i suoi compagni sono costituzionalmente incapaci di bilanciare creatività e limiti. Essi o generano in eccesso (producendo sia verità che falsità, sostenendo assieme decisioni etiche o non etiche), oppure generano per difetto (esibendo disimpegno per ogni decisione e indifferenza per le conseguenze). Considerata l’amoralità, la finta scienza e l’incompetenza linguistica di questi sistemi, non si sa se ridere o piangere della loro popolarità.
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Non c’è via d’uscita per i dittatori. Il post di Branko Milanovic
In un interessante articolo che ha twittato ieri, Kaushik Basu discute, usando un modello matematico, un vecchio problema: come i governanti una volta che sono al potere non possono lasciarlo anche se lo vogliono, perché la loro strada, e la loro permanenza al potere, è cosparsa di cadaveri che chiederanno tutti vendetta (metaforicamente) se il governante dovesse dimettersi. Inoltre, dato che il numero delle malefatte e degli immaginari o reali nemici si moltiplica per ogni periodo aggiuntivo al potere, essi hanno bisogno di ricorrere ad una sempre maggiore repressione per restare al potere.
non c’è niente che si possa offrire ai dittatori per farli recedere. Essi devono continuare a governare finché o muoiono in pace nei loro letti – e dopo la morte vengono o vilipesi o celebrati (alcune volte, entrambe le cose) – o finché non vengono rovesciati, o si imbattono nel proiettile di un assassino. Una volta che si è sulla vetta, non c’è via d’uscita. Essi sono divenuti prigionieri, come i molti altri che hanno gettato in carcere
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TURCHIA. Il processo all’oppositrice politica che rischia due ergastoli per aver denunciato la tortura di Stato
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 7 novembre 2023. Si è svolta alle 9.30 di questa mattina, le 11.30 in Turchia, l’udienza al tribunale di Istanbul per Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato di essere stata rapita e torturata dalla polizia.
È stata assolta dall’accusa di “propaganda per un’organizzazione terroristica”, formulata in seguito alla pubblicazione di un libro in cui denuncia gli abusi subiti. Resta in attesa della pronuncia della Corte sull’altro processo in cui è imputata e per il quale rischia due ergastoli aggravati.
L’interesse pubblico e internazionale che negli ultimi mesi è cresciuto intorno al suo caso, ha inciso, secondo gli avvocati di Ayten, sulla decisione presa dal giudice. Decine di persone hanno assistito all’udienza, mentre la maggior parte dei sostenitori dell’imputata, ai quali non è stato permesso entrare, hanno atteso la sentenza fuori dall’aula.
Giornalisti, rappresentanti politici turchi e osservatori internazionali hanno ascoltato con attenzione le arringhe degli avvocati di Ayten Öztürk e le sue dichiarazioni finali, nelle quali ha domandato ai giudici perché fosse lei l’imputata e non i boia che l’hanno torturata. Solo pochi giorni fa i suoi avvocati sono riusciti a individuare ad Ankara il centro segreto di detenzione nel quale è stata trattenuta e abusata per sei mesi.
Da quando ha cominciato a denunciare di aver subito torture, Ayten è stata vittima di un forte accanimento giudiziario: attualmente è agli arresti domiciliari da più di due anni e rischia due ergastoli con accuse pretestuose.
“Grazie al sostegno internazionale oggi abbiamo ottenuto questo successo – ha dichiarato l’avvocata Seda Saraldi – e se il sostegno aumenterà, potremo vincere anche il processo più importante”.
“Continueremo insieme, internazionalmente, la lotta per scovare e chiudere i centri segreti di tortura – ci ha detto Ayten -, e insieme vinceremo”.
player.vimeo.com/video/8821229…
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L'articolo TURCHIA. Il processo all’oppositrice politica che rischia due ergastoli per aver denunciato la tortura di Stato proviene da Pagine Esteri.
#53
businessinsider.com/insurance-…
pirati.io/2023/10/accordo-stor…
freenet.org/blog/882/zero-know…
Nelle Cronache della settimana:
- In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
- Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT”
- In Canada la polizia potrà accedere alle telecamere private
Nelle Lettere Libertarie: La posizione libertaria sul confitto Hamas-Israele
Scenario OpSec della settimana: Luca desidera proteggere le sue parole chiave (seed words) di Bitcoin da hacker, ladri, agenti di polizia e disastri naturali. Vuole anche assicurarsi che, nel caso in cui lui muoia, le parole chiave siano conservate in sicurezza e sua moglie possa recuperarle anche senza di lui.
In UK l’Online Safety Bill è legge, guai in arrivo per le comunicazioni cifrate
Nel Regno Unito è da poco legge l’Online Safety Bill, uno strano mix tra il Digital Services Act e il Chatcontrol di matrice europea. Come da sempre accade, l’Online Safety Bill propone di contrastare la pedofilia online e i contenuti terroristici a fronte di una pervasiva sorveglianza e ingerenza nella vita delle persone.
Proprio come potrebbe accadere per il Chatcontrol, la legge inglese rischia di mettere in serio pericolo la diffusione di servizi di chat e comunicazioni cifrate come Signal e Whatsapp. La sezione 1211 della legge obbliga infatti i fornitori di questi servizi a usare tecnologie per identificare contenuti terroristici e pedopornografici sulle loro piattaforme e nelle comunicazioni degli utenti.
Per servizi come Signal e Whatsapp significa in pratica costruire una backdoor nei loro stessi sistemi di crittografia end-to-end per poter sorvegliare e analizzare le comunicazioni degli utenti.
Meredith Whittaker, presidente di Signal Foundation, commenta così la nuova legge:
“We’re really worried about people in the U.K. who would live under a surveillance regime like the one that seems to be teased by the Home Office and others in the U.K.”
Purtroppo, il rischio è che i prossimi saremo noi.
Il Regolamento eIDAS e la cybersicurezza “FIAT” di stampo europeo
Il testo del Regolamento eIDAS europeo, che tratta di temi legati all’identità digitale, è da poco stato approvato a porte chiuse durante i triloghi tra le istituzioni europee e potrebbe diventare presto legge.
la_r_go* reshared this.
Il James Webb e Chandra hanno trovato il buco nero più distante mai rilevato nei raggi X | AstroSpace
«La notevole massa del giovane buco nero in UHZ1, insieme alla quantità di raggi X prodotta e alla luminosità rilevata da Webb, confermano le previsioni teoriche fatte nel 2017 riguardo a un “buco nero fuori misura” che si è formato direttamente dal collasso di una massiccia nube di gas. Ulteriori studi sono in corso per analizzare questo particolare oggetto cosmico. E per sfruttare questi risultati (insieme ad altri) per una comprensione sempre maggiore del nostro Universo ai suoi primordi.»
È disponibile da oggi lo Sportello di edilizia scolastica #PNRR, strumento a supporto degli enti...
È disponibile da oggi lo Sportello di edilizia scolastica #PNRR, strumento a supporto degli enti locali che consentirà a comuni, province e città metropolitane di prenotare un incontro online con l'Unita di missione per chiedere informazioni, evidenz…
Ministero dell'Istruzione
È disponibile da oggi lo Sportello di edilizia scolastica #PNRR, strumento a supporto degli enti locali che consentirà a comuni, province e città metropolitane di prenotare un incontro online con l'Unita di missione per chiedere informazioni, evidenz…Telegram
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
L'ultima settimana nel Fediverso – ep 42: nuovi sviluppi per Mastodon, Pebble muore e rinasce con Mastodon, Mozillaverso, Mbin vs Kbin
Qui la newsletter di @Laurens Hof
- Pebble spegne e avvia un server Mastodon
- Mastodon prevede l'aggiornamento 4.3
- Registri di sviluppo Kbin e Mbin
- riflessioni sul primo anniversario dall'inizio della migrazione di Twitter
- il prossimo server fediverso di Mozilla
- Pixelfed ha semplificato la registrazione per i nuovi utenti
- Pleroma ha rilasciato un aggiornamento significativo e recentemente ha ottenuto anche un finanziamento NLnet
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La stupidità al vertice dell'Europa genera mostri. E farebbe anche ridere, se non fosse drammatica... L'intervista di Andreas Ericson a Ylva Johansson su chatcontrol
[Andreas Ericson] Posso chiederti solo una cosa, Ylva. Se ciò accadesse, ai sensi di questo disegno di legge, tu ed io potremmo avere contatti in futuro, se, ad esempio, ritieni di voler denunciare la Commissione europea e contattare Svenska Dagbladet protetti dalle leggi sulla protezione delle fonti? E con questo disegno di legge potremmo anche avere contatti crittografati che le autorità non sono in grado di leggere?
[Ylva Johansson] Sì, è ovvio.
[Andreas Ericson] Ma se così fosse, i pedofili non utilizzerebbero tutti quanti gli stessi strumenti criptati? E quindi, cosa ci avremmo guadagnato?
[Ylva Johansson] No, ma il fatto è che... (pausa) l'unica cosa è che... (pausa) l'abuso sessuale sui bambini, le immagini del genere, sono sempre criminali
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Kenobit e il Livello Segreto: Mastodon vs Facebook. L'articolo di Natale Salvo su Pressenza
Fabio Bortolotti, in arte @Kenobit oltre che un musicista molto particolare suonando come strumento il … “Game Boy”, è editore di un vero e proprio Social Network che prende un nome che non appare strano se si sa che il nostro è anche un incallito gamer: “Livello Segreto”.
«I social network hanno assunto un’importanza cruciale nelle nostre vite, pervadendone quasi ogni aspetto. Li usiamo per comunicare, informarci, svagarci e spesso anche per lavorare o promuovere le nostre attività»
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#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Giacomo Matteotti” di Castelnuovo di Porto (RM) che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Giacomo Matteotti” di Castelnuovo di Porto (RM) che sarà una delle 212 nuove scuole costruite grazie al PNRR. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Ministero dell'Istruzione
I Comuni e le Province impegnati nella costruzione di nuove scuole #PNRR, affinché sia garantita la continuità didattica nella fase dei lavori, potranno beneficiare di contributi per l’affitto di immobili o il noleggio di strutture provvisorie.Telegram
Dichiarazione della FPF sugli arresti ingiustificabili dei giornalisti dell'Alabama
E oggi, l'editore, Sherry Digmon, è stato arrestato di nuovo, questa volta per aver sollecitato annunci pubblicitari dal distretto scolastico locale mentre prestava servizio nel Board of Education.
"Arrestare giornalisti che riportano notizie è palesemente incostituzionale", ha affermato Seth Stern, direttore dell'advocacy della Freedom of the Press Foundation (FPF) . “Le regole di segretezza del Gran Giurì vincolano i gran giurati e i testimoni, non i giornalisti. Il procuratore distrettuale dovrebbe incolpare se stesso per non aver mantenuto la segretezza dei procedimenti del gran giurì, non i giornalisti carcerari per aver fatto il loro lavoro”."Il Primo Emendamento protegge i giornalisti che pubblicano informazioni ottenute legalmente da fonti", ha affermato Caitlin Vogus, vicedirettore dell'Advocacy della FPF . “In questo Paese non arrestiamo i giornalisti per aver riportato notizie che le autorità preferirebbero mantenere segrete”.
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L'Indipendente | La controrivoluzione delle élite di cui non ci siamo accorti: intervista a Marco D'Eramo
"Il mito originario (e mai confessato) del neoliberismo non è il baratto ma lo schiavismo. Il grande successo che hanno avuto i neoliberisti è di farci interiorizzare quest’immagine di noi stessi. È una rivoluzione culturale che ha conquistato anche il modo dei servizi pubblici. Per esempio le unità sanitarie locali sono diventate le aziende sanitarie locali. Nelle scuole e nelle università il successo e l’insuccesso si misurano in crediti ottenuti o mancanti, come fossero istituti bancari. E per andarci, all’università, è sempre più diffusa la necessità di chiedere prestiti alle banche. Poi, una volta che hai preso il prestito, dovrai comportarti come un’impresa che ha investito, che deve ammortizzare l’investimento e avere profitti tali da non diventare insolvente."
Weekly Chronicles #52
Questo è il numero #52 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di globalismo, sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati. Questa settimana parliamo di:
- Una guida anti-doxxing
- Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
- I poliziotti inglesi potranno confiscare le seed words
E poi,
Lettere Libertarie: Le radici della guerra
Scenario OpSec della settimana: Marco usa Bitcoin per acquistare prodotti online che sono considerati socialmente tabù. Se gli acquisti fossero resi noti, potrebbe avere conseguenze reputazionali e problemi con la famiglia o col lavoro. Pertanto, non vuole che le sue transazioni o le spedizioni siano associate a lui.
Una guida anti-doxxing
Il doxxing è l’attività di ricerca, documentazione e poi diffusione di dati personali riferibili a una specifica persona con lo scopo di molestarla o intimidirla.
È un fenomeno piuttosto diffuso nel campo del giornalismo e dell’attivismo, ma come ci insegna X in questi giorni con l’hashtag #SiamoTuttiGiardinieri, potrebbe riguardare chiunque abbia un’identità pseudoanonima online.
Equality Lab, un’organizzazione della società civile (noprofit) ha da poco rilasciato una guida anti-doxxing molto estensiva e dettagliata sul tema.
La guida ha l’obiettivo di aiutare attivisti particolarmente esposti politicamente a mitigare i rischi di doxxing, ma è applicabile a chiunque abbia voglia di limitare il rischio di esposizione della sua identità fisica online.
Si parte dalla definizione di doxxing per poi delineare i principi di threat modeling che dovrebbero guidare qualsiasi valutazione in materia di sicurezza personale, fino ad arrivare a numerosissimi consigli su come proteggere dati e identità personale.
Insomma, un piccolo manuale che fornisce numerosi spunti interessanti, soprattutto per chi ancora non ha molta dimestichezza con la privacy online.
Le celebrità diventano una IA, e vogliono i tuoi dati
EU Commission’s “multi-cloud strategy” raises consistency questions
US cloud service Oracle advertised that the European Commission decided to include Oracle Cloud Infrastructure services into its offerings, raising consistency questions with its proposed cloud security schemes.
Update October 2023
Fediparty update, October 2023
Hi, fedizens! Long time no see.
@lostinlight here 👋, with a small announcement and a big question for everyone who’s still reading this blog or RSS feed (is anyone out there? 😀
Once upon a time Fediverse.Party tried to keep up with everything going on in Fedi. We posted about latest software releases and developments on the Chronicles page, via RSS and Friendica account. But no new posts have appeared for a long time.
It’s because there’re three great sources of Fediverse news now: fediversereport.com, wedistribute.org, and @weekinfediverse. They cover all the stories happening in our federated universe. Following them is the best way to stay well-informed!
What shall happen to Chronicles page of this website then? Removing it would not be right; yearly Fediverse recaps and Birthday posts should remain at least for the sake of history. Now that we have a Boosty page, I think it’ll be useful to post about website updates on a somewhat regular basis. Like release notes, but for a website. I hope it’ll help readers find out about new ActivityPub tools and Fediverse-related projects (even though some of the projects added to Software and Developer tools pages are not new, it just took a long time to find them).
So, here goes the summary of October site updates.
Projects added to Software:
- Mbin – a fork of kbin, community-focused;
- Messy – single user ActivityPub instance intended to add Fediverse compatibility to existing Django-based sites;
- SofaPub – a minimally functional ActivityPub implementation in Rust;
- Vidzy – federated alternative to TikTok;
- LibRate – libre media rating website for the Fediverse.
Projects added to Developer tools:
- GhostCMS ActivityPub – an ExpressJS server that integrates with GhostCMS webhooks to publish ActivityPub content on the Fediverse;
- Mobilizon Crossposter – a modular crossposter to bridge events from external sources to Mobilizon;
- M-OAuth – access token generator for Akkoma, Pleroma, Mastodon APIs;
- idkfa – proxy designed to consolidate multiple AP actors; it presents a single unified activity interface to the outside world, while communicating with a cornucopia of internal servers;
- Hatsu – self-hosted and fully automated ActivityPub bridge for static sites;
- Fedipage – Hugo based static page generator and blog with ActivityPub support;
- ActivityPub Test Suite – server-independent, full-automated test suite primary focused on ActivityPub server compliance testing;
- Lemmy Automoderator – automated removal of Lemmy posts, comments based on title, content or link; user whitelisting and exceptions for moderators;
- Lemmy Migrate – migrate your subscribed Lemmy communites to a new account;
- Lemmy Schedule – app for scheduling posts, pins/unpins and notifications about new content in Lemmy;
- Fedi safety – script that goes through Lemmy images in storage and tries to prevent illegal or unethical content;
- FediFetcher – tool for Mastodon that automatically fetches missing replies and posts from other Fediverse instances and adds them to your own Mastodon instance;
- GetMoarFediverse – import content into your instance that’s tagged with hashtags you’re interested in;
- FakeRelay – an API to index statuses on Mastodon acting as a relay;
- masto-backfill – fetches old posts on your Mastodon, Pleroma or compatible instance(s);
- Analytodon – monitor follower growth, identify popular posts, track boosts, favorites, and much more; can be self-hosted;
- LASIM – move your Lemmy settings from one account to another;
- Pythörhead – Python library for interacting with Lemmy;
- Granary – social web translator; it fetches and converts data between social networks, HTML and JSON, ActivityStreams/ActivityPub, and more;
- Combine.social – combine remote and local timelines; pre-fetch all missing replies in your home timeline;
- ActivityColander – Fediverse spam gateway, designed to keep unwanted messages from either reaching your ActivityPub server, or tagging them for handling later.
Other improvements
There’s a new filter by license on Software page. And Lemmy was added to the frontpage.
UX research
Now comes the big question for all the readers of this blog and users of Fediparty website. We’ve been with you for more than 5 years, but never asked you how you’re using this site. What are the pages you visit most often? What pages or features you find most useful? Which ones you find poorly designed?
Any ideas, suggestions, complaints, feedback you have, please, share with us! Here’s a special Codeberg issue for it. Or you can write your suggestions as an answer to this Mastodon post.
Thanks in advance! 💜
FPF Statement on Biden-Harris AI Executive Order
The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profound due to the extensive requirements for government vendors, worker surveillance, education and housing priorities, the development of standards to conduct risk assessments and mitigate bias, the investments in privacy enhancing technologies, and more. Also important is the call for bipartisan privacy legislation, the most important precursor for protections for AI that impact vulnerable populations.
Read FPF’s AI Resources for more information.
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Ministero dell'Istruzione
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X è il social con più disinformazione
X è la piattaforma con più disinformazione tra tutti i social. Secondo il commissario europeo Vera Jourova è un problema. Secondo me è una buona notizia, che dimostra il valore di X in quanto arena epistemologica.
Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell'Unione Europea, ha affermato in una conferenza stampa che X è il social con il rapporto più alto tra post e contenuti di disinformazione. Il social di Musk è recentemente anche uscito dall’Anti-disinformation Code promosso dall’Unione Europea — a cui invece partecipano altri social come Facebook, Google, YouTube, TikTok or LinkedIn.
Perché all’Unione Europea interessa così tanto “combattere la disinformazione”?
È presto detto e non ne fanno mistero: “the upcoming EU elections next year, are particularly relevant, because the risk of disinformation is particulary serious”. Arrivano le elezioni, e tutti sono preoccupati di fare bella figura; che in altre parole significa controllare l’informazione pubblica per evitare fastidiosi colpi di scena.
Il Digital Services Act1 è l’arma prescelta dal legislatore europeo per assicurarsi che le elezioni del prossimo anno filino via lisce come l’olio e che le più grandi piattaforme social non ospitino pericolose opinioni in grado di “indebolire la nostra democrazia”.
Non ci stupisce allora che i vari commissari europei, tra cui anche Thierry Breton2, il papà del Digital Services Act, se la prendano con X — la pecora nera dei social network.
X è un’arena epistemologica
Forse è vero che il rapporto tra disinformazione3 e post è su X più alto rispetto alle altre piattaforme. È anche vero che non esiste un altro social network come X, che è a tutti gli effetti un’arena epistemologica.
Mi spiego. L’epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa della conoscenza. Studia cioè la natura, l’origine e i limiti della conoscenza. In sostanza, lo studio epistemologico si occupa di capire in che modo le persone acquisiscono conoscenza o e giustificano le proprie convinzioni.
X fornisce informazioni, opinioni e narrative in tempo reale su centinaia di migliaia, forse milioni, di eventi e fatti che accadono in giro per il mondo. Attraverso l’osservazione di X, possiamo quindi assistere e cercare di comprendere l’evoluzione stessa della conoscenza umana.
PD a Governo e ACN: “Perché viene liberalizzato il trasferimento del 95% dei dati PA in cloud di società extra UE”
Interrogazione in Senato del dem Nicola Irto, firmata anche dal senatore PD Antonio Nicita: “L’ACN ha abolito l’obbligo di autorizzazione da parte dell’amministrazione e di comunicazione all’Agenzia per il trasferimento al di fuori dell’Unione europea dei dati conservati in cloud dalle pubbliche amministrazioni qualificati come “ordinari” e “critici”, liberalizzando così de facto la pratica di trasferimento del 95 per cento dei dati che la PA detiene in cloud in tutti i Paesi del mondo…”.
Il testo dell'interrogazione parlamentare è nell'articolo di Luigi #Garofalo su #CybersecurityItalia
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ChatControl: la pedopornografia non si batte con la sorveglianza di massa
La proposta di legge Ue Child Sexual Abuse Regulation nota come ChatControl ha il nobile intento di lottare contro la pedopornografia, ma lo fa esaminando i contenuti di tutti i messaggi e le foto private scambiate tra utenti sulle piattaforme di messaggistica. Una misura sproporzionata, oltre che potenzialmente inefficace
L'articolo di @Vittorio Bertola Patrizia #Felettig @quinta :ubuntu: e @Valentino Spataro è stato pubblicato qui su Agenda Digitale
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grazie a Felettig @quinta @iusondemand e @vbertola per l'articolo chiaro e ricco di elementi
Mechanize likes this.
quinta - Stefano Quintarelli reshared this.
Maronno Winchester
in reply to The Privacy Post • • •Un bordello lisergico di links che sembra fatto apposta per scoraggiare la lettura - e che invece merita un trattamento di tutto riguardo, cazzo.
poliverso.org/display/0477a01e…
@la_r_go
The Privacy Post
2023-11-07 07:08:05
la_r_go*
in reply to Maronno Winchester • • •@pierostrada
vero
ho boostato e salvato il link per 'dopo' ma non se ne esce vivi
@privacypost