FPF Submits Comments with the National Telecommunications and Information Administration (NTIA) on Kids Online Health and Safety
On November 15, the Future of Privacy Forum filed comments with the National Telecommunications and Information Administration (NTIA) in response to their request for comment on Kids Online Health and Safety as part of the Biden-Harris Administration’s interagency Task Force on Kids Online Health & Safety.
Young people increasingly engage with their peers online and lawmakers continue to introduce legislation to expand protections for the privacy and safety of minors beyond the existing COPPA framework. However, adopting a one-size-fits-all approach to developing policies for minors online presents challenges, as protections that are appropriate for very young children may not be suitable for older teenagers with greater agency and autonomy. While addressing online experiences for minors is a multi-faceted issue, as evidenced by the interagency task force, FPF has identified four of the most impactful areas for privacy that the Task Force should consider as they develop voluntary guidance, policy recommendations, and a toolkit on safety-, health-, and privacy-by-design for industry to apply in developing digital goods and services.
1. Children and teens have varying privacy needs across developmental stages, and overgeneralized restrictions may exacerbate health risks and undermine the developmental benefits of social online experiences. In particular, limitations on access to content and connecting with peers may have negative consequences on the ability of adolescents to explore and develop independence and identity.
2. While many stakeholders agree on high-level policy goals, such as extending heightened protections to both children and teens or minimizing unnecessary data collection, there is little consensus on how best to implement broadly agreed-upon policy goals. In some areas, such as age assurance, there is significant disagreement on how best to grapple with conflicting equities on privacy and safety.
3. Companies building new features to protect the privacy and safety of minors online currently take into account the varying developmental stages of minors and the interaction between minors’ autonomy and parental involvement. These two considerations inform how companies balance privacy and safety before introducing new features and reviewing existing tools as research and societal norms evolve.
4. FPF recommends additional research investigating minors using online services for educational purposes versus recreation, shifts in privacy risks at different ages and stages of development, and the relationship between privacy and safety in applying heightened protections to teens. This research is necessary to identify appropriate safeguards for minors online in both policy and practice.
Noyb presenta una denuncia contro la Commissione Europea per annunci mirati di chatcontrol
Oggi, @noyb.eu ha presentato una denuncia contro la direzione generale per la migrazione e gli affari interni della Commissione europea. Nel settembre 2023, la Commissione ha utilizzato il micro-targeting illegale su Twitter (X) per promuovere la sua regolamentazione su #chatcontrol, fortemente criticata. Sembra che la Commissione fosse alla disperata ricerca del sostegno pubblico, che potesse essere utilizzato per fare pressione sui governi nazionali affinché accettassero la controversa proposta legislativa. Questa mossa ha minato le procedure democratiche stabilite tra le istituzioni dell’UE e ha violato il GDPR dell’UE.
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Un consorzio per il Tempest. A dicembre il trilaterale di Tokyo con Crosetto e Shapps
Italia, Regno Unito e Giappone si preparano a incontrarsi a Tokyo nella seconda metà di dicembre, con l’obiettivo di strutturare i propri programmi per lo sviluppo del caccia di sesta generazione, nell’ambito del Global combat air programme. La conferma sul periodo sembra arrivare direttamente dal Paese del Sol Levante, ma l’impegno a incontrarsi nella capitale giapponese per la definizione del trattato per avviare l’iter parlamentare era già stato anticipato nel corso dell’ultimo vertice trilaterale tenutosi a Roma tra Guido Crosetto, ministro della Difesa italiano, al termine dell’incontro con Grant Shapps, segretario alla Difesa britannico, e Yoshiaki Wada, consigliere speciale del ministro della Difesa giapponese. Nell’incontro di dicembre, invece, ad accogliere Crosetto e Shapps dovrebbe essere direttamente il ministro della Difesa, Minoru Kihara.
Un consorzio per il Gcap
Insieme i tre dovranno coordinare la nascita dell’entità, con ogni probabilità basato nel Regno Unito, che dovrà occuparsi dello sviluppo vero e proprio del caccia e che dovrà guidare e mantenere in linea i progressi verso l’obiettivo di mettere in volo un sistema nel 2035. L’idea di questa nuova struttura arriva direttamente da quanto stabilito da Regno Unito, Italia, Germania e Spagna per lo sviluppo coordinato dell’Eurofighter, un programma il cui successo vuole essere adesso replicato anche per il Gcap. Sotto la supervisione di questo nuovo ente, le aziende leader del progetto (l’italiana Leonardo, la giapponese Mitsubishi Heavy Industries e la britannica BAE Systems) dovranno procedere allo sviluppo del primo design entro il 2027.
Le manovre di Tokyo
Nel frattempo, il governo giapponese sta chiedendo alla Dieta, il Parlamento nipponico, l’approvazione per la nascita e la gestione di questo nuovo ente per il Gcap nel corso del prossimo anno. L’obiettivo è assicurare i quattro miliardi di yen (circa 26 milioni di euro) parte della quota che il Giappone dovrà versare per garantire il funzionamento del nuovo organismo. Inoltre, l’esecutivo di Fumio Kishida è impegnato nelle negoziazioni con i legislatori relativamente alle rigide regole del Paese per quanto riguarda le leggi che regolano le esportazioni e i trasferimenti di materiali di Difesa, basate sulla Costituzione rigidamente pacifista dello Stato giapponese. Un prerequisito alla successiva possibilità di commercializzazione sul mercato del Gcap stesso.
Il Gcap
Il progetto del Global combat air programme è destinato a sostituire i circa novanta caccia F-2 giapponesi e gli oltre duecento Eurofighter britannici e italiani, e prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado, cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al jet di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.
Il programma congiunto
L’avvio del programma risale a dicembre dell’anno scorso, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico.
In Cina e in Asia: Xi a Biden: "Il mondo è abbastanza grande per il successo di Cina e Usa”
I titoli di oggi: Xi a Biden: “Il mondo è abbastanza grande per il successo di Cina e Usa” Cina e Usa lanciano un gruppo di lavoro sulla cooperazione climatica Gli Stati Uniti ribadiscono il sostegno alle Filippine nel vertice sulla Difesa dell’ASEAN Tre “pilastri” dei colloqui dell’IPEF sono stati completati Xiaomi mostra il suo primo veicolo elettrico Apre il ...
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Oggi alle 10.30 torna L'Ora di Costituzione! Il tema della sesta lezione è su “La formazione delle Leggi”.
Seguite qui la diretta streaming ▶️ youtube.com/playlist?list=PLN2…
Ministero dell'Istruzione
Oggi alle 10.30 torna L'Ora di Costituzione! Il tema della sesta lezione è su “La formazione delle Leggi”. Seguite qui la diretta streaming ▶️ https://www.youtube.com/playlist?list=PLN2gnr6NfC7p46Fp8rgOjI-ycQCCMyxx6Telegram
Dialoghi – Finché pietà filiale non ci separi: chi si prende cura degli anziani in Cina?
Mentre si alza l'età media dei cinesi, sono ancora tante le sfide da affrontare nell’assistenza agli anziani, in un panorama fatto di incentivi ma anche di pressioni per le famiglie della “Nuova era”.
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Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Giancristiano Desiderio sul tema “La mia filosofia”
Sesto appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.
La sesta lezione si svolgerà giovedì 16 novembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, in diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.
La lezione sarà tenuta da Giancristiano Desiderio (giornalista, scrittore, saggista e docente di Filosofia e Storia, nonché membro del Comitato Scientifico della Fondazione Luigi Einaudi), che relazionerà sull’opera “La mia filosofia” di Benedetto Croce.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.
Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.
Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM
Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina
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Marwan Barghouti, un potenziale leader del dopoguerra per la Palestina?
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Di Noura Doukhi – L’Orient Today
(foto da commons.wikimedia di Ben Siesta)
(traduzione a cura della redazione)
Il nome di Marwan Barghouti è riemerso frequentemente negli ultimi giorni mentre gli osservatori contemplano i potenziali scenari del dopoguerra a Gaza. Molti cittadini palestinesi e operatori umanitari hanno chiesto ancora una volta a Israele di rilasciarlo. Una delle possibili opzioni in discussione per il futuro dell’enclave palestinese assediata riguarda Barghouti, detenuto da Israele dal 2002. Alcuni lo ritengono capace di ristabilire la legittimità dell’Autorità nazionale palestinese (Anp) e di assumere la guida di un potenziale governo che gestirebbe la situazione in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.
Una settimana fa, il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha affermato che qualsiasi piano per il futuro governo nella Striscia di Gaza “deve includere un governo guidato dai palestinesi e Gaza unificata con la Cisgiordania sotto l’Autorità Palestinese, per raggiungere infine un Stato”. Barghouti è un candidato popolare per i palestinesi, ma probabilmente incontrerebbe una forte resistenza da parte di Israele e dell’Anp a Ramallah.
Dal punto di vista israeliano, Barghouti è una figura del terrorismo palestinese. E’ stato in prigione per più di 20 anni per il suo presunto ruolo nell’organizzazione di attacchi suicidi mortali durante la Seconda Intifada (2000-2005). Barghouti, all’epoca segretario generale di Fatah in Cisgiordania, è stato condannato nel 2004 a cinque ergastoli. Da allora ha continuato a sostenere la sua innocenza e a considerare illegittimo il tribunale che lo ha processato. “Marwan è accusato di aver fondato le Brigate dei Martiri di al-Aqsa [una milizia di Fatah particolarmente attiva durante la Seconda Intifada] e alcuni dei suoi sostenitori provengono da questo stesso gruppo”, ha spiegato Tahani Moustafa, analista palestinese dell’International Crisis Group.
Trentaquattro per cento dei voti
Israele è diffidente nei confronti di Barghouti anche a causa della sua capacità di galvanizzare un movimento nazionale palestinese diviso da tempo. A differenza di altre figure dell’Anp, Barghouti non è stato accusato di collaborare con le autorità israeliane. Essendo stato una figura di spicco nella Prima e nella Seconda Intifada, Barghouti condanna lo stretto coordinamento tra le autorità della Cisgiordania e di Israele sulle questioni di sicurezza. “Mai prima nella storia è stato chiesto a una popolazione sotto occupazione di fornire servizi all’occupante”, ha affermato in un’intervista a Le Monde nel 2016. “Abu Mazen [Mahmoud Abbas, attuale presidente dell’Autorità Palestinese] ha offerto a Israele undici anni di sicurezza senza precedenti. Ma Israele ne ha approfittato per espandere gli insediamenti, confiscare le terre, ebraicizzare Gerusalemme e continuare l’assedio di Gaza, dove la disoccupazione e la povertà sono ai massimi livelli”, ha continuato.
Nel corso degli anni la posizione di Barghouti ha contribuito ad aumentare la sua popolarità tra la popolazione palestinese. “La sua prigionia è infatti uno dei motivi per cui Marwan è così popolare”, ha osservato Hamada Jaber, consulente del Centro palestinese per la politica e la ricerca sui sondaggi (PCPSR). “Continua a seguire ciò che accade in Palestina ed è ancora presente nella comunità”, ha aggiunto Jaber.
Nel 2006, il leader di Fatah è stato il primo candidato a candidarsi al parlamento da una prigione israeliana e ha rinnovato il suo seggio nel Consiglio legislativo palestinese. Barghouti rappresenta una minaccia per l’Autorità Palestinese, che è stata afflitta per anni da corruzione, autoritarismo e inerzia ed è improbabile che spinga per il rilascio di Barghouti. Venerdì scorso, Mahmoud Abbas ha dichiarato che l’Autorità Palestinese sarebbe pronta a riprendere il controllo di Gaza “nel quadro di una soluzione politica globale” che comporti la formazione di uno Stato palestinese indipendente, che includa Gaza, Cisgiordania e Gerusalemme Est. Anche se questo scenario ha poche possibilità di successo, Jaber ha detto che una cosa è certa: “I maggiori perdenti dal possibile rilascio di Marwan Barghouti sarebbero gli attuali leader di Fatah”.
Dalla sua cella, Barghouti ha appoggiato la lista Fateh per le elezioni legislative del 2021, guidate dalla moglie Fadwa e da Nasser al-Qidwa, in cambio del sostegno di quest’ultimo alla sua candidatura presidenziale. Le elezioni, inizialmente promesse da Mahmoud Abbas, avrebbero dovuto essere le prime dal 2005-2006. Tuttavia, Abbas le ha rinviate a tempo indeterminato, temendo che le liste dei dissidenti potessero autorizzare Hamas a prendere il controllo in Cisgiordania, come hanno notato diversi osservatori.
Moustafa suggerisce: “La popolarità di Marwan può essere in gran parte spiegata dal fatto che rappresenta un voto di protesta contro Mahmoud Abbas…Ma ancora una volta, questo non significa molto, date le limitate opzioni disponibili all’interno di Fatah”.
Secondo un sondaggio pubblicato lo scorso settembre da PCPSR e condotte tra i palestinesi della Cisgiordania e di Gaza, se oggi si tenessero nuove elezioni presidenziali, Barghouti sarebbe il candidato preferito, Abbas riceverebbe il 34% dei voti, seguito da Ismail Haniyeh (capo dell’ufficio politico di Hamas). Gli eventi del 7 ottobre hanno offuscato ulteriormente l’immagine delle autorità di Ramallah, poiché Hamas si è rafforzato e si è presentato ancora una volta come il difensore della causa palestinese su scala nazionale.
Nel panorama attuale, Barghouti ha il vantaggio di rappresentare una terza opzione tra l’attuale leadership di Fatah e Hamas. Pertanto, potrebbe attirare in qualche modo anche il sostegno della fazione islamica. Presentato come mediatore, nel 2006 insieme ad altri prigionieri ha firmato la “Lettera dei prigionieri”, in cui chiedeva l’integrazione del movimento islamico nell’OLP.
Negli ultimi anni, Hamas ha fatto sapere in diverse occasioni che Barghouti costituisce una priorità in qualsiasi accordo di scambio di prigionieri con Israele. Il 28 ottobre, l’ala militare del movimento islamico ha dichiarato di essere pronta a rilasciare i quasi 240 ostaggi israeliani catturati il 7 ottobre in cambio del rilascio di tutti i prigionieri palestinesi incarcerati in Israele. Tuttavia, la vicinanza tra Barghouti e Hamas sembra complicare ulteriormente il suo rilascio. “È difficile immaginare come (Barghouti) possa contribuire a raggiungere gli obiettivi che Israele e la comunità internazionale si sono prefissati a Gaza”, ha continuato Moustafa. Questi obiettivi includono “limitare la resistenza e creare un’entità in grado di mantenere la pace a Gaza nel nello stesso modo in cui si aspettano che l’Anp faccia in Cisgiordania – cosa che ha dimostrato di non poter più fare”.
L’ultima risorsa di Barghouti potrebbe essere quella di fare pressione su stati arabi come la Giordania e l’Egitto affinché spingano per il suo rilascio. Gli hanno mostrato sostegno in passato e potrebbero essere motivati dal desiderio di mantenere la propria stabilità. “Se la comunità internazionale e i paesi arabi fossero disposti a gestire il conflitto, Barghouti potrebbe essere l’unico leader in grado di isolare Israele e la comunità internazionale per circa un decennio”, ha affermato Jaber.
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denuncia della noyb contro la Commissione UE per gli annunci mirati di controllo della chat La Commissione europea ha utilizzato il micro-targeting per promuovere la sua legislazione sugli abusi sessuali sui minori. Ciò ha violato la legge europea sulla privacy
Londra: no della Corte Suprema alla deportazione dei migranti in Ruanda
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di Redazione
Pagine Esteri, 15 novembre 2023 – I giudici della Corte suprema del Regno Unito hanno giudicato illegale, all’unanimità, il piano del governo che prevede la deportazione dei migranti senza permesso in Ruanda. Secondo la proposta di Westminster, presentata nell’aprile del 2022, coloro che arrivano illegalmente nel Regno Unito dovrebbero essere trasferiti in Ruanda ed è dal Paese africano che potrebbero poi fare richiesta d’asilo. Tuttavia, la Corte suprema ha confermato la precedente sentenza della Corte d’appello secondo cui tale piano è illegale a causa del rischio che i richiedenti asilo inviati in Ruanda possano essere rimpatriati nel loro Paese e possano subire violazioni dei loro diritti umani.
La sentenza della Corte Suprema è un ostacolo significativo per il governo conservatore del primo ministro Rishi Sunak. Il tema del contrasto dell’immigrazione clandestina e della riduzione del numero delle richieste di asilo è centrale nella sua proposta politica per le prossime elezioni parlamentari. Ridurre l’immigrazione clandestina è infatti uno dei cinque impegni principali di Sunak, sui quali ha chiesto agli elettori di giudicarlo in vista delle prossime elezioni. I sondaggi danno il Partito Conservatore in netto svantaggio rispetto al Partito Laburista.
«Prendiamo atto del giudizio di oggi e ora considereremo i prossimi passi. Questo non era il risultato che volevamo, ma abbiamo passato gli ultimi mesi a pianificare ogni eventualità e rimaniamo completamente impegnati a fermare l’immigrazione illegale», ha detto il premier. «La nostra partnership con il Ruanda, per quanto coraggiosa e ambiziosa, è solo una parte di una serie di misure per fermare i barconi e contrastare l’immigrazione clandestina» ha dichiarato invece il ministro dell’Interno James Cleverly
«Esamineremo attentamente la sentenza odierna per comprendere le implicazioni e i prossimi passi. E continueremo a cercare ogni strada possibile per interrompere il vile modello di business delle bande criminali che mettono a rischio vite innocenti per il proprio guadagno finanziario», ha detto il ministro utilizzando una fraseologia tipica del discorso della destra radicale.
Durante il suo intervento alla Camera dei Comuni, il primo ministro ha proclamato l’intenzione di finalizzare un nuovo trattato con il Ruanda alla luce della sentenza della Corte Suprema. Sunak ha dichiarato che i nuovi piani verranno presentati “nei prossimi giorni”, e che il nuovo testo fornirebbe le necessarie “rassicurazioni” per non incontrare più obiezioni giuridiche. «Il governo sta già lavorando a un nuovo trattato con il Ruanda e lo finalizzeremo alla luce della sentenza odierna», ha dichiarato il premier, aggiungendo di essere “pronto a rivedere la nostra cornice giuridica nazionale» se necessario.
Il governo del Regno Unito sostiene che, sebbene il Ruanda sia stato teatro di un genocidio che ha ucciso più di 800.000 persone nel 1994, da allora il paese si è costruito una reputazione di stabilità e progresso economico. Una stabilità costruita però sulla repressione politica. La sentenza della Corte Suprema ha rilevato sistematiche violazioni dei diritti umani, inclusi omicidi politici, che hanno portato la polizia britannica “ad avvertire i cittadini ruandesi che vivono in Gran Bretagna dei piani credibili di ucciderli da parte di quello Stato”. Secondo gli stessi dati ufficiali forniti dal governo del Runda, il paese gode di un record di rigetto del 100% delle richieste di asilo dei richiedenti provenienti da paesi dilaniati dalla guerra come Siria, Yemen e Afghanistan.
Politici dell’opposizione, gruppi di rifugiati e organizzazioni per i diritti umani affermano che il piano del governo non è etico né praticabile. Amnesty International, in particolare, ha affermato che Sunak dovrebbe “tracciare una linea su un capitolo vergognoso della storia politica del Regno Unito”. Pagine Esteri
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Sciopera(n)ti
La disfida dello sciopero è una sfida al buon senso e uno scioperare della ragionevolezza. Il diritto di sciopero è garantito dalla Costituzione, nessuno lo mette in discussione ma – come capita all’articolo 1, anzi come capita a tutta la Costituzione – anche l’articolo 40 andrebbe letto tutto: «Il diritto di sciopero si esercita nell’ambito delle leggi che lo regolano». Di quello si discute, sebbene con toni da ripicche infantili. Lo sciopero si farà, ma non risolverà nessuno dei problemi di cui ci si rifiuta di parlare. Ne vedo almeno tre.
1. Chi governa dovrebbe cercare di costruire il consenso attorno alle politiche che intende praticare; chi sciopera dovrebbe provare a correggere quelle politiche a favore degli interessi che rappresenta. Salvini non lavora per la prima cosa e Landini non lavora per la seconda. Si soddisfano della contrapposizione, avendo ciascuno da gestire la concorrenza nel proprio campo. Salvini approva una legge di bilancio che, in materia di pensioni, va in direzione opposta a quella che promise. Landini chiede un taglio del cuneo fiscale che sarà impossibile rendere significativo e permanente se non si ferma il crescere della spesa pensionistica, che si guarda bene dal proporre. La contrapposizione diventa la loro identità, il che li lega a sorte comune.
2. Quando la Costituzione fu scritta – prevedendo anche le mai giunte «norme di legge» sui sindacati, articolo 39 – sia i partiti politici che i sindacati erano organizzazioni di massa. Oggi gli iscritti sono una frazione di quel che erano allora. Al sindacato sono iscritti più i pensionati che non i lavoratori e i partiti (mentre diminuiscono i votanti) hanno preso il nome del capo di turno. Peccato che la democrazia funzioni male senza partiti e il mercato funzioni male senza sindacati. Intendendosi per tali, nell’uno e nell’altro caso, non dei comitati autolegittimati ma delle comunità vaste e popolate, capaci di vivace discussione interna.
3. Sono cambiati il mondo e il modo in cui viviamo. Nel 1948 nel dire “lavoratori” si indicavano non soltanto i titolari di un contratto da lavoro dipendente, ma una condizione sociale ed esistenziale. Scioperare significava porre il datore di lavoro davanti al pericolo di perdere capacità produttiva, quindi ricchezza. Valeva nelle società agricole e di prima industrializzazione. Oggi siamo una società di servizi e “lavoratori” potrebbe identificarsi con “contribuenti” – i cui antagonisti sono in gran parte i mantenuti e gli evasori – tanto che lo sciopero non lo convochi avverso il ‘padrone’ (evolutosi in imprenditore), ma contro il governo. Nella surreale condizione in cui l’impresa non avrebbe nulla in contrario a che il governo finanziasse altra spesa per ingraziarsi il sindacato, tanto più che questo aiuterebbe a tenere i salari bassi, mentre al governo c’è chi promette ai pensionandi ben più di quello che il sindacato osa chiedere (e chi ha qualche anno si ricorda di Carlo Donat Cattin, democristiano, che faceva la concorrenza alla triplice). Così procedendo non soltanto si è creato il più grande debito pubblico europeo, ma a pagare lo sciopero sono i lavoratori che lo fanno e quelli che lo subiscono. Tenuto presente che i trasporti non sono più da decenni uno sfizio per giramondo, ma l’esigenza dei pendolari e il sistema circolatorio delle aree metropolitane.
Sicché, da tempo, la principale efficacia dello sciopero consiste nell’annunciarlo. In qualche caso non aderisce quasi nessuno, divenendo strumento ricattatorio – anche verso i sindacati confederali – di sigle corsare. E lo si colloca a ridosso di feste e fine settimana, in un impeto di clemenza per sé e per gli altri.
Si potrebbe discutere di organizzazione produttiva e normativa sindacale, si potrebbe parlarsi anziché parlare alle telecamere, cercare il concerto anziché produrre lo sconcerto, ragionare di futuro anziché echeggiare il passato, ma volete mettere il bello di una sceneggiata la cui trama sarà dimenticata già il mattino appresso.
Davide Giacalone
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Nasce l’Ossevatorio carta, penna & digitale della Fle
Negli ultimi 10 anni i disturbi dell’apprendimento degli studenti italiani sono aumentati del 357%, i casi di disgrafia del 163%. Le recenti prove Invalsi hanno certificato che la metà dei ragazzi al termine delle scuole secondarie fatica a comprendere ciò che legge, mentre un’indagine conoscitiva della commissione Istruzione del Senato ha messo in relazione l’uso degli smartphone col progressivo deterioramento delle facoltà mentali dei più giovani.
Luigi Einaudi riteneva che una società è sana quando ciascuna persona è messa nelle condizioni di realizzare al massimo le proprie potenzialità. Sta accadendo esattamente il contrario. Tutti gli indicatori ci dicono che il quoziente di intelligenza, la soglia di attenzione, lo spirito critico e le conoscenze dei più giovani sono in drastico e costante calo. Tutti gli studi attribuiscono all’abuso di digitale – social, videogiochi, conoscenza – la principale tra le cause di questo allarmante e generalizzato decadimento delle capacità cognitive delle nuove generazioni. I nostri figli, i nostri nipoti.
Il digitale offre straordinarie opportunità, ma espone anche a rischi consistenti. È un’impetuosa rivoluzione che sta rapidamente cambiando ogni ambito della vita privata e pubblica, sovvertendo antiche consuetudini, vecchi codici morali e recenti assetti del potere. Il digitale va studiato senza pregiudizi, va governato e in alcuni casi va anche limitato.
Per fissare un principio e indicare un limite concreto che a nostro giudizio andrebbe posto all’entusiastica pervasività della tecnologia digitale, lo scorso 18 luglio la Fondazione Luigi Einaudi ha presentato in Senato uno studio che, compendiando le principali ricerche scientifiche internazionali, ha dimostrato il valore imprescindibile della scrittura a mano e della lettura su carta, soprattutto nel mondo dell’Istruzione: perdere queste consuetudini significherebbe compromettere il pensiero logico-lineare, impoverire il linguaggio, limitare la conoscenza, fiaccare la memoria. Un danno alla persona, un danno alla società. A conclusioni analoghe sono recentemente giunti sia il governo svedese sia l’Economist britannico.
Concludendo i nostri lavori, il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara ha detto che, “nel sistema scolastico, il digitale va accettato e sfruttato, ma la lettura su carta e la scrittura a mano sono insostituibili”. Affermazione necessaria, ma non sufficiente.
La Fondazione Luigi Einaudi ha perciò deciso di costituire un “Osservatorio permanente Carta, Penna & Digitale” aperto al contributo di esperti, associazioni e operatori del settore che, attraverso un Comitato scientifico designato ad hoc, sviluppi una costante attività di analisi, ricerca e sensibilizzazione sulle implicazioni delle nuove tecnologie e sull’importanza della lettura su carta e della scrittura a mano in quanto pratiche imprescindibili per la crescita della persona, la diffusione della cultura e lo sviluppo della società.
Lo dobbiamo ai fasti passati della nostra civiltà; lo dobbiamo al futuro dei nostri figli e, di conseguenza, della nostra Italia.
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Difesa e aerospazio, a Dubai riparte la collaborazione tra Italia ed Emirati
Dopo lo stop degli ultimi anni, riparte la relazione tra l’Italia e gli Emirati Arabi Uniti. Un successo e un ottimo passo in avanti. Questo è il bilancio tracciato dal segretario generale dell’Aiad, l’associazione che riunisce le aziende del settore aerospaziale e di difesa, Carlo Festucci, riguardo alla partecipazione italiana al Dubai Airshow, uno dei più importanti forum internazionali al mondo per il settore dell’aviazione, dell’esplorazione spaziale e della difesa, come sottolineato anche dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha inaugurato il padiglione ufficiale italiano alla fiera, realizzato da Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese, in collaborazione con i ministeri degli Esteri e della Difesa e di Aiad, che ha riunito nella capitale emiratina più di venti eccellenze italiane nel settore dell’AS&D.
Ripresa delle relazioni
Un mercato che riparte, dunque, e come ha sottolineato Festucci, “siamo contenti che ci sia stata una riapertura dopo lo scontro, industriale e politico”. Il segretario generale ha infatti sottolineato come in passato ci siano stati dei problemi, “il clima era cambiato”. Con la partecipazione al salone, invece, “oggi siamo riusciti a recuperare questo gap, con gli Emirati si è riaperto un dialogo molto forte, ed è molto impostante: è un Paese che consente uno scambio tecnologico significativo legato a delle commesse” ha detto ancora Festucci, sottolineando come le realtà italiane abbiano avuto l’occasione di mostrare le loro capacità a esponenti del Governo emiratino.
Verso un sistema Paese
Come spiegato dal ministro Crosetto, infatti, al padiglione italiano è esposta “una vasta gamma di prodotti dell’industria aeronautica” come “i sistemi elettronici per l’aviazione e la difesa, sistemi di alimentazione, attrezzature di supporto a terra, componentistica, software e sistemi di analisi, pianificazione e simulazione”. Al forum, infatti, sono presenti non solo le grandi realtà, da Leonardo a Elt Group e Mbda, ma anche il sistema delle piccole e medie imprese nazionali. Per Festucci, allora, è ripartito un modello di promozione del sistema-Paese in un settore strategico. “Stiamo trasformando queste parole, ‘sistema Paese’ in un fatto concreto; prima di ora è stato uno slogan che tutti hanno in qualche modo esercitato senza poi farlo diventare un fatto concreto”, riferendosi alla sinergia realizzata con i vari ministeri, Esteri e Difesa in primis, e i vari servizi di supporto. “E’ un segnale molto importante”, ha continuato Festucci, che ha anche sottolineato come, se non sostenute, le aziende italiane rischiano di essere acquisite da realtà straniere. Invece, supportarle è anche importante per l’export “perché solo attraverso le esportazioni riusciremo in qualche a consolidarci a livello internazionale”.
Relazioni istituzionali
L’occasione dell’Airshow ha anche permesso al ministro Crosetto di incontrare il suo omologo emiratino, Mohammed bin Ahmed al Bowardi, con il quale sono stati discussi temi relativi alla sicurezza globale e al ruolo strategico degli Emirati per la stabilità regionale. Inoltre, è stato manifestato da entrambi il comune interesse per lo sviluppo di ulteriori opportunità di collaborazione nell’ambito dell’industria della Difesa.
CISGIORDANIA. La guerra non dichiarata di esercito e coloni israeliani
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 15 novembre 2023. Poco lontani dalle bombe e dai combattimenti di Gaza, i 2,8 milioni di palestinesi che vivono nella Cisgiordania occupata non sono immuni dalle conseguenze della guerra cominciata il 7 ottobre con l’attacco di Hamas che ha causato circa 1.400 morti israeliani.
Nonostante la popolazione palestinese vivesse già prima sotto il rigido israeliano, negli ultimi 40 giorni le Nazioni Unite così come le principali associazioni per i diritti umani e ONG che operano nei Territori, hanno registrato un rapido e allarmante peggioramento delle condizioni di vita. Una tendenza, peraltro, già documentata negli ultimi 10 mesi, da quando è stato formato il governo di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu, ma precipitata nelle ultime settimane, tra uccisioni, arresti, raid, distruzioni, espulsioni.
La Cisgiordania, chiamata anche West Bank, è territorio palestinese occupato da Israele dal 1967. È governato dall’Autorità Nazionale Palestinese (ANP) di Mahmoud Abbas (Abu Mazen), la cui leadership, al momento, è aspramente criticata da molti palestinesi. In realtà l’ANP controlla solo in parte e solo alcuni degli aspetti della vita quotidiana dei cittadini, tutti, invece, inderogabilmente influenzati dall’occupazione israeliana.
Il territorio, ampio meno di 6.000 chilometri quadrati, è diviso in 3 diverse zone: A, B e C. Nella zona A, circa il 18% della Cisgiordania, l’Autorità nazionale palestinese ha il controllo civile e della sicurezza, nell’area B, che rappresenta il 22% circa del territorio, l’ANP gestisce solo l’amministrazione civile mentre Israele controlla la sicurezza, quella C, il 60% della terra, è interamente amministrata e controllata da Israele.
In realtà, anche nelle aree in cui è previsto il controllo palestinese, la politica, l’esercito e la presenza israeliana regolano la quotidianità dei cittadini, dagli spostamenti all’utilizzo delle risorse, alla sicurezza, gestita a volte in maniera congiunta con l’ANP, secondo i molto criticati accordi di collaborazione.
Israele negli anni ha costruito in Cisgiordania un numero sempre crescente di colonie, trasferendo all’interno del territorio palestinese circa 500.000 israeliani. La politica di ampliamento delle colonie è uno dei capisaldi di tutte le amministrazioni israeliane, le quali hanno da sempre ignorato gli appelli, seppure provenienti da governi amici come quello degli Stati Uniti di America, a fermarne la costruzione e l’espansione. Gli insediamenti, la maggior parte dei quali presenti nella zona C, sono illegali per il diritto internazionale, le Nazioni Unite e i governi stranieri, compresi quelli occidentali, che non li riconoscono.
Colonia israeliana. Foto di Eliana Riva
Sono state inoltre fabbricate infrastrutture e strade di collegamento che scorrono sempre all’interno del territorio palestinese ma che sono, molte di esse, accessibili solo agli israeliani. Queste infrastrutture, insieme alle colonie e al muro di separazione, spezzettano la Cisgiordania, chiusa in una rete di “divieti di accesso” per i palestinesi i quali sono spesso costretti, per aggirare le zone proibite, a percorrere chilometri raggiungendo luoghi vicini solo pochi metri.
Il muro che Israele ha costruito nel territorio palestinese, a vederlo dall’alto pare un lungo serpente impazzito, che gira su se stesso, torna dietro, si attorciglia non per dividere la Palestina da Israele ma per separare la Palestina dalla Palestina e i palestinesi dai palestinesi.
E poi ci sono i checkpoint. Centinaia. E per passare c’è bisogno dei permessi, il cui rilascio è stabilito insindacabilmente da Israele, che quindi regola e decide i movimenti delle persone e dei beni in territorio palestinese.
Con la formazione dell’ultimo governo Netanyahu, il IV, dopo le elezioni del 22 dicembre 2022, il movimento dei coloni, molto forte in Israele, in grado di esercitare una pressione politica impossibile da ignorare, ha trovato una propria diretta rappresentanza tra i membri del parlamento e alcuni ministri, come il suprematista ebraico Ben Gvir. Già prima del 7 ottobre si moltiplicavano gli attacchi dei coloni ai villaggi palestinesi, come quello estremamente violento del 27 febbraio a Huwara, dove, in una rappresaglia di massa, è stato ucciso un palestinese e sono stati date alle fiamme decine di automobili e di abitazioni. L’esercito israeliano, solitamente, non interviene per fermare i coloni, che godono di una speciale autonomia e dispensa legale consuetudinaria. Neanche quando attaccano i coltivatori palestinesi, estirpando e bruciando gli olivi. Provocazioni e attacchi di questo tipo sono andati avanti per mesi, impossibili da frenare, se non mettendo in serio pericolo la tenuta del governo.
Eppure, dal 7 ottobre, gli attacchi dei coloni sono raddoppiati. Appena pochi giorni dopo il sanguinoso attacco di Hamas, quando i bombardamenti su Gaza erano solo all’inizio, Ben Gvir distribuiva pistole e fucili ai coloni, invitandoli ad utilizzarli contro i palestinesi. Cosa che hanno fatto, uccidendo fino ad ora almeno 8 persone sulle quasi 200 ammazzate in Cisgiordania in questi 40 giorni, il bilancio peggiore degli ultimi venti anni. I coloni spesso indossano divise militari, costruiscono barriere per impedire ai contadini di raggiungere le terre che coltivano, irrompono nei villaggi palestinesi picchiando e minacciando i residenti, intimandogli di ad andar via se vogliono salva la vita. Secondo le Nazioni Unite la violenza ha raggiunto livelli senza precedenti, con attacchi mai visti negli ultimi 15 anni. L’Unrwa, l’agenzia ONU che si occupa dei profughi palestinesi, ha fatto sapere che i raid dei coloni e le restrizioni di movimento hanno causato l’espulsione di più di 800 palestinesi dall’inizio della guerra. L’obiettivo dichiarato del movimento dei coloni è quello di occupare tutta la terra della Palestina storica (qualcuno vorrebbe allargarsi poi verso il Libano e la Siria), eliminando la presenza palestinese.
Dal 7 ottobre si sono moltiplicati in Cisgiordania anche i raid dell’esercito israeliano. In media circa 40 al giorno. Soprattutto a Jenin, storica roccaforte della resistenza palestinese. Anche se all’inizio di luglio Israele aveva già lanciato, nel campo profughi, una enorme operazione militare, la più grande degli ultimi 20 anni, con l’utilizzo di droni e tecnologie avanzate, lasciando 12 palestinesi uccisi e il campo profughi devastato.
Le devastazioni provocata dalle incursioni, in effetti, sono sensibilmente aumentate. Anche a Tulkarem, sempre nella Cisgiordania occupata, dove proprio ieri l’esercito è entrato, uccidendo 7 palestinesi. Sono stati utilizzati mezzi pesanti per distruggere le strade, creando solchi profondi nell’asfalto, danneggiando la rete idrica e quella elettrica. I bulldozer hanno persino abbattuto un monumento a Yasser Arafat, lo storico leader palestinese con il quale il premier israeliano Yitzhak Rabin firmò gli Accordi di Oslo nel 1993. Paradossalmente, la configurazione della Cisgiordania di oggi è figlia proprio di quegli accordi, così come la collaborazione tra l’ANP e Israele sulla sicurezza.
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La repressione si manifesta anche con l’aumento esponenziale del numero degli arresti tra i palestinesi della Cisgiordania, 2.650 dal 7 ottobre, compresi leader politici, studenti universitari, attivisti per i diritti umani, attrici. Solo nell’ultima notte sono stati 78 i palestinesi arrestati nella West Bank, incluse 17 studentesse universitarie di Hebron. I fermati provengono spesso da Ramallah, Jenin, Betlemme, Nablus. I palestinesi, trattenuti sempre più di frequente con il metodo della detenzione amministrativa, senza accuse formali, sono spesso vittime di pestaggi, violenze e torture, secondo le organizzazioni che si occupano di diritti umani: subiscono gravi percosse e umiliazioni, costretti a inginocchiarsi, a volte completamente nudi e con la testa bendata, e a cantare canzoni israeliane.
C’è poi la grave situazione dei palestinesi originari di Gaza con permessi di lavoro in Israele, 21.000 prima della guerra. A migliaia sono stati arrestati dopo il 7 ottobre e cacciati da Israele. Sono stati lasciati ai posti di blocco all’ingresso delle principali città della Cisgiordania e vivono ammassati nelle palestre e locali pubblici. Ne sono circa 3.000 e l’esercito israeliano li tiene sotto controllo, lontani da casa, sottoposti a continui rastrellamenti.
Dal 7 ottobre gli spostamenti sono divenuti estremamente più complicati per i palestinesi, le città del nord della Cisgiordania sono tenute completamente separate da quelle del sud.
I negozi chiusi di Shuhada Street, nella zona H2 di Hebron. Foto Eliana Riva
A Hebron la zona H2 è diventata una prigione: le 750 famiglie che ci vivono sono chiuse nelle proprie case, non possono ricevere visite e hanno il permesso di uscire, se ai checkpoint i militari israeliani glielo consentono, tre giorni a settimana, per un’ora al mattino e una alla sera. La guerra non dichiarata ai palestinesi della Cisgiordania, fa parte, con ogni probabilità di quella “risposta israeliana all’attacco di Hamas” che, secondo le promesse di Nethanyahu intende “cambiare il Medio Oriente”.
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L'articolo CISGIORDANIA. La guerra non dichiarata di esercito e coloni israeliani proviene da Pagine Esteri.
Auto elettriche, green economy, diritti umani: ma quale sostenibilità?
Siamo nell’epoca della guerra al cambiamento climnatico e all’inquinamento.
Siamo sulla soglia di non ritorno (chi parla del 2030, ma per altri l’abbiamo già superata) che decreta il futuro del mondo quale lo conosciamo e la nostra stessa esistenza come specie. Risorse, mancano, bisogna trovare fonti alternative, bisogna ottimizzare quelle che abbiamo, bisogna cambiare paradigma: d’altro canto è scritto nei testi di antropologia che solo chi si sa adattare sopravvive.
Fatto questo preambolo ecco uno spunto di riflessione.
Versione semplificata da alcuni esempi e macro evidenze di un contesto più articolato in cui il modello è sempre quello: un mondo di squali e guerra alle risorse (siano esse materie prime, siano vite ed esseri umani).
Poi ognuno può trarre le proprie conclusioni.
Da una parte abbiamo che:
“Le navi da crociera inquinano più delle auto circolanti in Europa. Le 218 navi per il turismo marittimo di lusso hanno emesso nel 2022 4,4 volte più inquinanti di tutte le automobili del continente (253 milioni).”L’Italia è il Paese dove le navi da crociera inquinano di più, al primo posto in Ue.
Dall’altro abbiamo personaggi e realtà come ad esempio Elon Musk e la Tesla che vendono macchine ellettriche per inquinare meno, per rendere più green il pianeta.
Personalmente la prima cosa che mi chiedo è che sostenibilità nel medio lungo periodo avranno le auto elettriche?
Riusciranno a sostenere il mercato ed il confronto con quelle a combustibili fossili?
In fatto di sostenibilità c’è da ricordare anche come vengono realizzate e costruite le machine elettriche, con una batteria: le materie prime sono essenziali e fondamentali. Dove, come e chi le estrae?
Per esempio un componente per le batterie possiamo parlare di cobalto.
Spostiamoci in Africa, in RDC – Repubblica Democratica del Congo e scopriremo gironi dantestchi in cui persone di ogni sesso ed età sono intenti inn attività di estrazione mineraria, scavando, spostando sacchi, nelle peggiori situazioni infanganti i diritti fondamentali di ogni individuo.
Solo a me sembra che ci sia qualcosa che stona in tutto questo contesto?Una visione generale dei minatori che lavorano presso la miniera artigianale di Shabara vicino a Kolwezi il 12 ottobre 2022. Circa 20.000 persone lavorano uno Shabara, a turni di 5.000 alla volta. [Junior Kannah / AFP] RDC Repubblica Democratica del Congo
Il 16 novembre torna l’appuntamento mensile con L'Ora di Costituzione!
L'iniziativa sostenuta dal Senato prosegue con il ciclo di incontri per illustrare i principali articoli della Carta agli studenti.
Weekly Chronicles #54
Questo è il numero #54 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di globalismo, sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Tutanota è un honeypot dell’intelligence?
- In Svezia, i rapinatori cercano Bitcoin nelle case
- Thierry Breton festeggia l’accordo sul Digital ID europeo
Nelle Lettere Libertarie: L’idea del Network State come nuovo paradigma statale
Rubrica OpSec: Padroneggia il potere degli strumenti OSINT per migliorare la consapevolezza del tuo “digital footprint” e aumentare la tua privacy e sicurezza online. Scopri come nell’allegato speciale delle Cronache di questa settimana.
Tutanota è un honeypot dell’intelligence?
Tutanota è in realtà un front per un’operazione di spionaggio. O meglio: questo è ciò che sostiene Cameron Ortis, ex capo dell’unità d’intelligence della polizia federale canadese, attualmente imputato in giudizio per aver venduto segreti di Stato a criminali.
Durante le sue dichiarazioni Ortis avrebbe chiaramente affermato che Tutanota, il servizio di posta elettronica cifrata made in Germania, sia in realtà uno storefront dell’intelligence, pensato appositamente per acquisire dati e spiare potenziali criminali.
Nelle dichiarazioni fatte nel corso del giudizio Ortis sostiene che la RCMP (Royal Canadian Mounted Police) e le agenzie di intelligence dei Five Eyes (Canada, UK, USA, Nuova Zelanda, Australia) sarebbero in grado di raccogliere le informazioni comunicate attraverso i sistemi Tutanota.
Dobbiamo crederci? Secondo i fondatori di Tutanota, no. Sono stati anzi loro stessi a diffondere la notizia per smentirla. Sul sito è disponibile un comunicato stampa in cui spiegano la loro versione.
Che sia un modo per diffamare uno dei pochi servizi consumer di posta elettronica cifrati al mondo? In questi casi è estremamente difficile capire quale sia la verità. Teniamo però in considerazione che è in corso una guerra serrata contro la crittografia delle comunicazioni in tutto il mondo e questo potrebbe essere un attacco politico.
In Svezia, i rapinatori cercano Bitcoin nelle case
Lo scorso lunedì una coppia svedese è stata aggredita in casa da 4 rapinatori. Sono stati legati, picchiati e minacciati con un coltello per tre ore prima che i criminali li lasciassero in pace. Pare che siano stati trasportati in ospedale entrambi, ma in condizioni non gravi.
Proteggiti con l'Open Source Intelligence (OSINT)
Immagina di essere un investigatore privato, ma — invece di cercare scontrini e documenti nel secchio dell’immondizia del condominio — rovistare nel vasto oceano chiamato Internet per scovare indizi preziosi.
Questa è l’essenza di quella pratica chiamata OSINT (Open Source Intelligence): cercare, raccogliere e analizzare informazioni disponibili su fonti pubbliche per ottenere indizi e intelligence su cui agire. Le fonti possono essere le più diverse: siti web, social network, archivi pubblici, documenti, immagini, e così via.
In effetti, è un po’ come ravanare in un enorme secchio dell’immondizia digitale per ricercare e scovare informazioni che abbiano un senso. Interessarsi di OSINT è un modo per essere più consapevoli del proprio impatto digitale, per capire il modo in cui i nostri dati potrebbero essere usati contro di noi e — se possibile — diminuire anche la superficie di esposizione.
Conoscere alcune tecniche di base di OSINT può essere estremamente utile per proteggersi online e distinguere tra il vero e il falso, riducendo così anche il rischio di cascare in fastidiose truffe.
I nostri dati e la nostra vita sono nel grande secchio dell’immondizia chiamato Internet. Scopriamo allora qualche tecnica e strumento utile per iniziare a rovistare in quel bel monnezzaio chiamato Internet.
Google Dorking
Come fare per cercare e trovare le informazioni di cui abbiamo bisogno? Uno strumento estremamente utile è proprio Google, con la tecnica del “Google Dorking”, conosciuta anche come “Google hacking”.
Riprendiamo terreno sulla rete tossica! – Ecco il rapporto 2023 di Framasoft
Un anno fa abbiamo lanciato la nostra tabella di marcia 2022-2025, «Collettivizzare Internet, Convivializzare Internet». L'obiettivo: incoraggiare l'adozione di strumenti web di facile utilizzo da parte di gruppi che condividono i valori della cultura Free/Libre.
Un anno dopo, siamo orgogliosi e felici di presentare questo primo aggiornamento completo sulle nostre attività, finanziate (come sempre) dalle vostre donazioni.
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Historic agreement on child sexual abuse proposal (CSAR): European Parliament wants to remove chat control and safeguard secure encryption
Today the European Parliament’s Committee on Civil Liberties, Justice and Home Affairs (LIBE) in the European Parliament adopted by a large majority (51:2:1) a mandate to negotiate the controversial EU draft law on chat control. The Commission’s bill proposes bulk scanning and reporting of private messages for allegedly suspicious content by using error-prone algorithms, including „artificial intelligence“. But the European Parliament’s position removes indiscriminate chat control and allows only for a targeted surveillance of specific individuals and groups reasonably suspicious of being linked to child sexual abuse material, with a judicial warrant. End-to-end encrypted messengers are exempted. Instead, internet services will have to design their services more securely and thus effectively prevent the sexual exploitation of children.
EU lawmaker Patrick Breyer of the Pirate Party, a long-time opponent of chat control who negotiated the EU Parliament‘s position on behalf of his group, explains:
“Under the impression of massive protests against the looming indiscriminate chat control mass scanning of private messages, we managed to win a broad majority for a different, new approach to protecting young people from abuse and exploitation online. As a pirate and digital freedom fighter, I am proud of this breakthrough. The winners of this mandate are on the one hand our children, who will be protected much more effectively and in a court-proof manner, and on the other hand all citizens, whose digital privacy of correspondence and communication security will be guaranteed.
Even if this compromise, which is supported from the progressive to the conservative camp, is not perfect on all points, it is a historic success that removing chat control and rescuing secure encryption is the common aim of the entire Parliament. We are doing the exact opposite of most EU governments who want to destroy digital privacy of correspondence and secure encryption. Governments must finally accept that this highly dangerous bill can only be fundamentally changed or not be passed at all. The fight against authoritarian chat control must be pursued with all determination!
In detail, our position will protect young people and victims of abuse much more effectively than the EU Commission’s extreme proposal:
- Security by design: In order to protect young people from grooming, internet services and apps shall be secure by design and default. It must be possible to block and report other users. Only at the request of the user should he or she be publicly addressable and see messages or pictures of other users. Users should be asked for confirmation before sending contact details or nude pictures. Potential perpetrators and victims should be warned where appropriate, for example if they try to search for abuse material using certain search words. Public chats at high risk of grooming are to be moderated.
- In order to clean the net of child sexual abuse material, the new EU Child Protection Centre is to proactively search publicly accessible internet content automatically for known CSAM. This crawling can also be used in the darknet and is thus more effective than private surveillance measures by providers.
- Providers who become aware of clearly illegal material will be obliged to remove it – unlike in the EU Commission’s proposal.
- Law enforcement agencies who become aware of illegal material must report it to the provider for removal. This is our reaction to the case of the darknet platform Boystown, where the worst abuse material was further disseminated for months with the knowledge of Europol.
At the same time, we are pulling the following poisonous teeth out of the EU Commission’s extreme bill:
- We safeguard the digital secrecy of correspondence and remove the plans for blanket chat control, which violate fundamental rights and stand no chance in court. The current voluntary chat control of private messages (not social networks) by US internet companies is being phased out. Targeted telecommunication surveillance and searches will only be permitted with a judicial warrant and only limited to persons or groups of persons suspected of being linked to child sexual abuse material.
- We safeguard trust in secure end-to-end encryption. We clearly exclude so-called client-side scanning, i.e. the installation of surveillance functionalities and security vulnerabilities in our smartphones.
- We guarantee the right to anonymous communication and remove mandatory age verification for users of communication services. Whistleblowers can thus continue to leak wrong-doings anonymously without having to show their identity card or face.
- Removing instead of blocking: Internet access blocking will be optional. Under no circumstances must legal content be collaterally blocked.
- We prevent the digital house arrest: We don’t oblige app stores to prevent young people under 16 from installing messenger apps, social networking and gaming apps ‘for their own protection’ as proposed. The General Data Protection Regulation is maintained.“
The mandate is not expected to be voted on in plenary. The Council could make a further attempt to position itself on 4 December, after which the European Parliament’s negotiations with the Council and the European Commission (“trialogue”) can begin. The majority of EU governments have so far stuck to the plan for mass chat control without suspicion and the undermining of secure encryption. Other governments are firmly opposed to this. A legal opinion published yesterday by a former ECJ judge concludes that neither chat control nor an end to secure encryption would stand up in court.
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La sonda Juno ha fornito nuovi importanti indizi sul comportamento dei venti di Giove | AstroSpace
"Queste misurazioni hanno portato a numerose scoperte, tra cui l’esistenza di un nucleo diluito nelle profondità di Giove. Hanno permesso di stimare l’altezza delle zone e delle fasce del pianeta, che si estendono dalla sommità delle nubi fino a circa 3mila chilometri. Di recente, i dati hanno portato a scoprire che i venti atmosferici di Giove penetrano nel pianeta in modo cilindrico, parallelo al suo asse di rotazione."
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Un anno su Mastodon: l'organizzazione giornalistica tedesca Heise Online ha realizzato un rapporto sul primo anno nel Fediverso: traffico in calo ma costi di gestione bassi e alta qualità nei commenti
“Nei dodici mesi il solo Mastodon ha generato circa due terzi delle visite al sito rispetto a X/Twitter nel complesso. Allo stesso tempo, ciò non dovrebbe oscurare il fatto che i numeri assoluti sono relativamente bassi; Twitter non è mai stato realmente rilevante come fonte di traffico per media come Heise Online."
Le loro statistiche mostrano anche che l'attività nel fediverso è notevolmente rallentata: “l'accesso tramite Mastodon ha raggiunto il suo picco intorno alla fine dell'anno. Da allora stanno lentamente diminuendo”. E: “dei 20 post più popolari su Mastodon, la metà provengono dai primi tre mesi [dell'anno]”.
Sull'interazione con la comunità: “Se ci sono domande dirette o altre richieste di esprimersi, nessun altro social network è così impegnato online come Mastodon. Ma anche qui i numeri sono ormai in calo; Apparentemente Mastodon e il Fediverso non sono più stati in grado di trarre beneficio dalle recenti ondate di addii su X/Twitter."
Ma c'è di più in una rete oltre ai numeri di coinvolgimento, poiché Heise Online sottolinea sia l'alta qualità che la quantità di commenti sul fediverso. Indicano anche il basso costo (meno di 100 euro al mese) e lo sforzo di partecipare al fediverso. Poiché altre testate giornalistiche (BBC, la NPO olandese) si stanno unendo al fediverso, possono imparare dall'esperienza che Heise Online ha già avuto qui.
@Che succede nel Fediverso?
Qui il rapporto di Heise Online
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Matt Mullenweg CEO di Automattic illustra il futuro di Tumblr dopo la riorganizzazione
Questa settimana, il proprietario di WordPress.com Matt Mullenweg ha confermato che la sua azienda avrebbe spostato la maggior parte della forza lavoro di Tumblr in altre aree della società madre Automattic alla luce dei continui problemi finanziari del sito di social blogging. Dopo aver riconosciuto e spiegato il significato dietro un promemoria interno trapelato che dettagliava i cambiamenti dello staff, Mullenweg ha poi risposto a una serie di domande sul futuro di Tumblr in una sessione AMA (Ask Me Anything) sul suo blog Tumblr . Qui, il dirigente ha risposto alle domande sui piani di Tumblr per i prodotti esistenti, come Tumblr Live, i suoi sforzi di monetizzazione, le politiche e la sua integrazione pianificata con il protocollo di social networking decentralizzato ActivityPub, che Mullenweg aveva precedentemente detto era in lavorazione
Cosa sta succedendo con l'integrazione di ActivityPub per Tumblr?
Mullenweg ha annunciato un anno fa che Tumblr avrebbe aggiunto il supporto per ActivityPub, il protocollo di social networking decentralizzato che supporta app come il concorrente di Twitter Mastodon e altri. Ma, a quanto pare, quel progetto è stato messo nel dimenticatoio. Un dipendente di Tumblr ha detto che ora è qualcosa nell'elenco "Tumblr Labs" ed è in fase di valutazione.
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Ministero dell'Istruzione
Pubblicato oggi il primo avviso per la presentazione dei progetti, finanziati con risorse #PNRR, da parte delle scuole paritarie del primo e del secondo ciclo di istruzione per potenziare l’insegnamento delle materie #Stem (Scienze, Tecnologia, Ingeg…Telegram
non aspettare...
E così però passano anni della propria vita solo aspettando...
La salvezza vera è invece Gesù Cristo. E non c’è da attendere, Gesù che ci salva ci dice di vivere, di non aspettare per vivere secondo l’evangelo. Di andare nel mondo senza bloccarsi per attendere un qualcosa, ma cercando di essere qualcuno, qualcuno che segue il Signore.
pastore D'Archino - Non aspettare, la salvezza è adesso
Dopo queste cose ci fu una festa dei Giudei, e Gesù salì a Gerusalemme. Or a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, c’è una vasca, chiamata in ebraico Betesda, che ha cinque portici. Sotto ques…pastore D'Archino
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la scuola primaria Luciani, parte dell’Istituto comprensivo De Amicis - Giovanni XXIII di Acquaviva delle Fonti (BA), che sarà una delle 212 scuole ricostruite grazie al PNRR.Telegram
Palestina Papers | L'Indipendente
"La creazione di una nazione ebraica in Palestina venne teorizzata dal pensatore Theodor Herzl e presentata al Congresso sionista mondiale di Basilea nel 1897. Importante annotare che non tutti gli ebrei sono sionisti e alcune correnti ortodosse dell’ebraismo (ad esempio gli askenaziti) si opposero fin dall’inizio all’idea di creare una nazione ebraica in quanto, nella loro visione religiosa, la Terra Promessa sarebbe stata ottenuta dal popolo ebraico solo con il ritorno del messia. Gruppi di ebrei contro il sionismo sono molto attivi ancora oggi, come il Jewis Voice for Peace."
Cosa ci raccontano le prime immagini di Euclid? | AstroSpace
"Con la sua ampia copertura del cielo e i suoi cataloghi di miliardi di stelle e galassie, il valore scientifico dei dati raccolti dalla missione va infatti oltre l’ambito della cosmologia. Il database che Euclid fornirà alla comunità astronomica mondiale permetterà anche di aiutare negli ambiziosi obbiettivi di altre missioni in corso. Come quella del James Webb, e future, come quelle dell’European Extremely Large Telescope, dello Square Kilometre Array, del Vera C. Rubin Observatory e, nello spazio, del telescopio spaziale Nancy Grace Roman."
È stata appena rilasciata la versione 1.1.0 del plugin ActivityPub per WordPress
Tra le modifiche più importanti spicca quella del supporto agli allegati audio 🔈 e video 📼
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Il James Webb e Chandra hanno trovato il buco nero più distante mai rilevato nei raggi X | AstroSpace
«La notevole massa del giovane buco nero in UHZ1, insieme alla quantità di raggi X prodotta e alla luminosità rilevata da Webb, confermano le previsioni teoriche fatte nel 2017 riguardo a un “buco nero fuori misura” che si è formato direttamente dal collasso di una massiccia nube di gas. Ulteriori studi sono in corso per analizzare questo particolare oggetto cosmico. E per sfruttare questi risultati (insieme ad altri) per una comprensione sempre maggiore del nostro Universo ai suoi primordi.»
La stupidità al vertice dell'Europa genera mostri. E farebbe anche ridere, se non fosse drammatica... L'intervista di Andreas Ericson a Ylva Johansson su chatcontrol
[Andreas Ericson] Posso chiederti solo una cosa, Ylva. Se ciò accadesse, ai sensi di questo disegno di legge, tu ed io potremmo avere contatti in futuro, se, ad esempio, ritieni di voler denunciare la Commissione europea e contattare Svenska Dagbladet protetti dalle leggi sulla protezione delle fonti? E con questo disegno di legge potremmo anche avere contatti crittografati che le autorità non sono in grado di leggere?
[Ylva Johansson] Sì, è ovvio.
[Andreas Ericson] Ma se così fosse, i pedofili non utilizzerebbero tutti quanti gli stessi strumenti criptati? E quindi, cosa ci avremmo guadagnato?
[Ylva Johansson] No, ma il fatto è che... (pausa) l'unica cosa è che... (pausa) l'abuso sessuale sui bambini, le immagini del genere, sono sempre criminali
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Salvatore detto Rino
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Informa Pirata
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