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Eleggere un’Assemblea costituente per una riforma istituzionale organica


Esattamente quarant’anni fa si insediava la commissione bicamerale presieduta dal liberale Aldo Bozzi che avrebbe dovuto metter mano a quella grande riforma delle Istituzioni di cui si parlava già da tempo. Fallì. Così come in seguito fallirono la bicamer

Esattamente quarant’anni fa si insediava la commissione bicamerale presieduta dal liberale Aldo Bozzi che avrebbe dovuto metter mano a quella grande riforma delle Istituzioni di cui si parlava già da tempo. Fallì. Così come in seguito fallirono la bicamerale guidata da Ciriaco De Mita e poi da Nilde Iotti, la bicamerale presieduta da Massimo D’Alema e i tentativi di Roberto Calderoli, di Luciano Violante, del gruppo di lavoro costituito dal presidente Napolitano, della coppia Renzi-Boschi.

Quarant’anni di speranze, quarant’anni di fallimenti. Fino all’occasione persa nella scorsa legislatura. Il sistema era ufficialmente in crisi, i partiti radicalmente delegittimati. Quale occasione migliore per riaccreditarsi mettendo finalmente mano alle storture del sistema pubblico? Nel maggio nel 2018 proposi di eleggere un’Assemblea costituente contestualmente alle Europee dell’anno successivo. Non se ne fece niente. Riprovai nel settembre 2020, ovviamente invano. E quando, nel 2021, la Fondazione Luigi Einaudi presentò un disegno di legge costituzionale per l’elezione con metodo proporzionale di un’“Assemblea per la riforma della Costituzione in deroga all’articolo 138” mi schierai senza indugi al loro fianco. Molti apprezzamenti singoli, nessun atto conseguente. Il cupio dissolvi avvolgeva un sistema politico animato da leader fragili, troppo assorbiti dall’istinto di sopravvivenza quotidiana per preoccuparsi di come tenere ragionevolmente in vita il sistema che li aveva generati e di cui facevano ancora parte.

Si torna, oggi, a parlare di riforme e si torna a parlare di un commissione bicamerale. Ma piccola, una “bicameralina”, a quel che si capisce finalizzata a metter mano alla sola forma di governo. I precedenti inducono al pessimismo. La contiguità della “bicameralina” con aule parlamentari ormai ridotte ad arene gladiatorie non fa ben sperare. La ritrosia ad ipotizzare una riforma organica di sistema lascia perplessi. Oltre alla forma di governo, infatti, sul tavolo dei buoni ed improcrastinabili propositi giacciono la riforma della Giustizia, il rapporto Stato-regioni, la cosiddetta autonomia differenziata, l’attuazione dell’articolo 49 della Costituzione sui partiti politici, la revisione del bicameralismo paritario, l’aggiustamento degli equilibri provocati dal dissennato taglio della rappresentanza parlamentare…

Si possono ipotizzare interventi patchwork nell’illusione di ottenere, casualmente, un disegno uniforme. Si può continuare a parlarne per altri quarant’anni. Si può, come ha proposto la Fondazione Luigi Einaudi, prendere atto della debolezza del Parlamento, chiamare in causa gli elettori, eleggere con criterio proporzionale alcune decine di esperti delegati dai partiti e affidargli la responsabilità di trovare la mediazione necessaria a rendere più efficace, più efficiente, più democratico e più equilibrato il nostro sistema istituzionale. Un referendum popolare, come propone il costituzionalista Michele Ainis, potrebbe infine legittimare la riforma e solennizzare un nuovo inizio. I partiti troverebbero un senso; lo Stato troverebbe, nell’equilibrio, la giusta forza.

Huffington Post

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“Domino: quale nuovo ordine mondiale?'” – Lectio magistralis di Dario Fabbri per la Scuola di liberalismo Abruzzo


Giovedì 12 gennaio, alle ore 17.00, presso la Sala polifunzionale della Provincia di Teramo, in occasione della presentazione della Scuola di liberalismo Abruzzo, il noto analista geopolitico Dario Fabbri avvierà la scuola di Liberalismo Abruzzo con una

Giovedì 12 gennaio, alle ore 17.00, presso la Sala polifunzionale della Provincia di Teramo, in occasione della presentazione della Scuola di liberalismo Abruzzo, il noto analista geopolitico Dario Fabbri avvierà la scuola di Liberalismo Abruzzo con una imperdibile lectio magistralis dal titolo “Domino: quale nuovo ordine mondiale?'”. Forte di una tradizione che si rinnova da oltre 30 anni nelle città di Roma e Messina, da questo anno anche l’Abruzzo ospiterà la celebre Scuola di Liberalismo che è fiore all’occhiello dell’attività culturale e di ricerca svolta dalla Fondazione Luigi Einaudi ETS.
L’evento, con il patrocinio della Provincia di Teramo, sarà introdotto dal responsabile della sede Abruzzo della Fondazione Einaudi, Alfredo Grotta.

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Papa Benedetto XVI, tra fede-verità e ragione-libero pensiero


Non crediamo mai abbastanza a ciò in cui non crediamo (M. Conte S. 2004) Muore a fine anno il primo ‘secondo’ Papa della storia e come chiamarlo è già un problema. Ex Papa, in pensione, doppio, doppione, emerito ecclesiastico di chi sveste ruolo e carica con onore come fece ‘dimettendosi’, mentre l’emerito accademico riceve con procedura laica […]

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MEZZO MILIONE DI CHIAMATE PER TELEMARKETING ILLECITO IN UK: L’ICO (il Garante inglese) INTERVIENE E SANZIONA CINQUE SOCIETÀ Nel Regno Unito, cinque società sono state condannate al pagamento di sanzioni del valore complessivo di 435.000 sterline dall’Autorità garante per la privacy (Information Commissioner’s Office, ICO) per aver effettuato quasi mezzo milione di chiamate a persone...


L’Arabia Saudita sfrutta Ronaldo, per quello che vale


L’Arabia Saudita non sta perdendo tempo a sfruttare per quello che vale il trasferimento della superstar del calcio Cristiano Ronaldo nel regno. Né altri nel Golfo sono desiderosi di unirsi al carrozzone. Giocando per il nove volte campione del campionato saudita Al Nassr FC per 211 milioni di dollari in 2,5 anni, il signor Ronaldo […]

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L’ultimo scacco delle frange più estreme del bolsonarismo è arrivato al cuore dei palazzi del potere a Brasilia, un oltraggio che è anche un monito gravissimo per il governo del neo-presidente Lula da Silva.



Ricostruire l’Ucraina nel modo giusto


Non è troppo presto per iniziare a discutere della ricostruzione dell’Ucraina. In effetti, attualmente circolano varie proposte, comprese le stime relative all’entità del progetto complessivo di ricostruzione. Inoltre, è già chiaro che portare a termine questo processo si rivelerà fondamentale per il futuro della sicurezza sia ucraina che europea. Oltre a finanziare la ricostruzione, la […]

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Ucraina: i progressi nella costruzione della nazione sono la rovina di Putin


Perché Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina? La maggior parte dei commentatori internazionali insiste ancora nel vedere la guerra attraverso i prismi paralleli del risorgente imperialismo russo e dell’espansione della NATO dopo la Guerra Fredda. Tuttavia, nessuno di questi fattori arriva al vero cuore dell’argomento. In realtà, la devastante invasione lanciata il 24 febbraio 2022 è […]

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Come le due Coree usano la guerra in Ucraina l’una contro l’altra


Dalla Guerra Fredda, la Corea del Nord e la Corea del Sud si sono spesso schierate su fronti opposti nei conflitti geostrategici. Le forze di terra sudcoreane e i pilotinordcoreani impegnati in missioni di combattimento nella guerra del Vietnam. La Corea del Sud ha contribuito alle forze della coalizione guidata dagli Stati Uniti in Afghanistan […]

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Governare


Il 55% del gas utilizzato in Germania era di provenienza russa. Ne importavano 50 miliardi di metri cubi. Il 17 dicembre la nave rigassificatrice “Höegh Esperanza” ha ormeggiato nel porto di Wilhelmshaven, il 21 dicembre c’è stata la cerimonia d’inauguraz

Il 55% del gas utilizzato in Germania era di provenienza russa. Ne importavano 50 miliardi di metri cubi. Il 17 dicembre la nave rigassificatrice “Höegh Esperanza” ha ormeggiato nel porto di Wilhelmshaven, il 21 dicembre c’è stata la cerimonia d’inaugurazione, dal 15 gennaio lavorerà a pieno regime. In tutto i terminali di rigassificazione, operativi o in corso di realizzazione, sono 11. Una volta completato il gas che i tedeschi potranno acquistare anche liquido ammonterà a 73 miliardi di metri cubi, quasi il 50% in più di quello che prendevano dalla Russia, che potrà comodamente inalarlo. Il governo tedesco si regge con l’appoggio dei Verdi, quindi non è stato facile prendere queste decisioni, che comprendono anche l’uso emergenziale del carbone e il prolungamento della vita delle centrali nucleari. Ma era necessario e si affannano a confermare il programma di decarbonizzazione, salvo il fatto che per perseguirlo occorre essere industrialmente in vita e quelle misure servono per sopravvivere nel periodo di passaggio.

Da noi si sente dire che il nucleare è escluso perché ci vuole troppo tempo, come se governare consistesse nel provvedere solo per i bisogni della serata. Per un rigassificatore che dovrà essere operativo a Piombino è stato chiamato in causa il Tribunale amministrativo regionale, che non ha fermato l’opera, bocciando le pretese del Comune, ma potrà essere nuovamente adito per ogni provvedimento amministrativo. Mentre 532 richieste di mettere in funzione impianti solari attendono ancora l’autorizzazione, essendocene ferme 215 alla verifica amministrativa; 263 all’istruttoria tecnica; 2 presso l’ufficio di gabinetto; 26 sperano che il ministero dei beni artistici e culturali accenda la luce verde; 14 stanno scalando gli uffici della presidenza del Consiglio; 12 sono fermi per altri motivi e, udite udite, ben 10 sono stati autorizzati. 10 su 542, un successone. Particolare significativo: il numero delle pratiche in attesa cresce anziché diminuire.

E con questo torniamo alle discussioni sul “sistema del bottino”, ove non si voglia utilizzare la più elegante espressione inglese: spoils system. Gli odierni governanti reclamano il diritto di scegliersi i burocrati, laddove gli ultimi a potere obiettare sono quella della sinistra, che redassero e approvarono, con le solite inutili fanfare, la legge che consente di scegliersi i burocrati. Una animata discussione sul niente, come al solito fatta senza tenere conto dei risultati concreti. Gli unici che contano. Chi è al governo deve potere governare e l’ingranaggio è di sua pertinenza. Ma ad ogni potere corrisponde una responsabilità e la verdeggiante giungla burocratica non è cresciuta perché i cattivi burocrati nascondevano le carte, ma perché i cattivi politici evitano la responsabilità, nascondendosi dietro le carte. Ciò porta alla prima conseguenza:
senza una giustizia funzionante (che non abbiamo) scordiamoci un’amministrazione efficiente, perché il disonesto eviterà d’essere il solo responsabile e l’onesto sarà processato per quindici anni, magari facendo nel frattempo scattare la trappola della Severino, che fa a pugni con la Costituzione.

Per far funzionare l’amministrazione ci sono due schemi:
a. quello dello “Stato apparato”, più francese o dell’Italia pre Bassanini, per cui il ministro è depositario dell’indirizzo politico, nomina un capo di gabinetto che è responsabile della macchina burocratica e da lì in giù chi non funziona o fa quello che gli pare dovrebbe saltare;
b. quello più all’anglosassone, per cui il ministro sceglie i burocrati e risponde politicamente del risultato. Noi siamo nella zona né carne né pesce. Per rompere il nesso fra potere & responsabilità abbiamo adottato lo schema: lottizzazione & mai rendicontazione. Ergo: chi governa è responsabile dei risultati, chi si oppone non ha senso chieda siano salvati i propri famigli, mentre né gli uni né gli altri possono continuare ad
ammorbarci chiedendo quello che essi stessi devono darsi.

La Ragione

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Chi ben comincia… lascia l’Italia a terra


Abbiamo più volte ripetuto che il mondo sta vivendo un risveglio delle attività spaziali dopo un letargo forzato, prima colpevole la politica dal ‘braccino corto’ di quell’Europa che si autoproclama ‘frugal’, per dirla con il Finalcial Times, assecondata dall’insipienza dei Paesi del continente considerati evidentemente sciuponi. Poi le restrizioni causate dall’epidemia del secondo decennio del secolo […]

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Ucraina: è arrivato un bastimento carico di… o forse no?


Cosa accade quando il piano fallisce, quando le prospettive e le ipotesi della vigilia vengono sbriciolate dall’impatto con la realtà? Il dilemma in fondo è semplice: o si abbandona l’impresa o si va avanti. Entrambe le scelte aprono a orizzonti inesplorati e a conseguenze imprevedibili. Eravamo alla fine di febbraio dell’anno scorso quando Putin aveva […]

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BRASILE. Centinaia di arresti. Lula convoca riunione di emergenza


Sospeso il governatore di Brasilia, ci si interroga sul ruolo delle forze di sicurezza e dei servizi segreti. Bolsonaro difende la manifestazione ma condanna i saccheggi e le devastazioni L'articolo BRASILE. Centinaia di arresti. Lula convoca riunione di

della redazione –

AGGIORNAMENTO 9 Gennaio

Il presidente brasiliano Inácio Lula da Silva ha convocato questa mattina una riunione di emergenza con i ministri e i governatori del Paese. Proprio il governatore di Brasilia, ministro del governo Bolsonaro, Distretto capitale Brasilia Ibaneis Rocha, è stato rimosso dal suo incarico. Il giudice della Corte suprema che ne ha decretato la sospensione ha lanciato gravi accuse: il governatore non avrebbe ascoltato gli appelli delle autorità per rafforzare la sicurezza e avrebbe anzi aiutato l’attuazione del piano dei manifestanti. I giornalisti brasiliani si chiedono come sia possibile che i servizi segreti fossero all’oscuro di tutto e il Presidente Lula ha dichiarato che i manifestanti bolsonaristi hanno ricevuto coperture e finanziamenti in patri e dall’estero.

L’ex presidente Bolsonaro, dalla Florida, ha difeso la manifestazione ma condannato i saccheggi e le distruzioni.

Sono state arrestate, per il momento, più di 400 persone. Durante l’assalto sono state vandalizzate, distrutte e trafugate opere di importanza storica e culturale.

Durante l’assalto sono rimaste ferite più di 40 persone, almeno 6 riversano in gravi condizioni.

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Pagine Esteri, 8 gennaio 2023 – Migliaia di bolsonaristi, fanatici sostenitori dell’ex presidente di destra Jair Bolsonaro che continuano a rifiutare la vittoria del neo presidente Inacio Lula da Silva, si sono lanciati all’assalto dei palazzi delle massime istituzioni brasiliane imitando ciò che fecero due anni fa i trumpisti mandati dallo sconfitto presidente Donald Trump al Capitol Hill di Washington. Il presidente Lula non si trova a Brasilia ma è nello stato di San Paolo in visita ad alcune aree alluvionate. Bolsonaro, di estrema destra, non ha mai riconosciuto la sconfitta e ha lasciato il Brasile il 30 dicembre, due giorni prima della fine del suo mandato, ed è andato in Florida. A questo punto si sospetta che l’ex presidente fosse al corrente delle intenzioni dei suoi sostenitori, forse le ha addirittura pianificate, e che per questo abbia scelto di lasciare il paese per evitare l’accusa di sovversione.

I bolsonaristi vestiti di giallo e verde, dopo una manifestazione a Brasilia a sostegno del loro leader, hanno raggiunto il Congresso sfondando la debole opposizione della polizia. In molti sono riusciti a salire sulla rampa dell’edificio per occuparne il tetto e da lì si sono introdotti nel palazzo. Poi hanno occupato l’edificio del Planalto, sede del governo, e le sedi del Tribunale supremo e della Corte suprema. Quindi si sono abbandonati ad atti di vandalismo e a saccheggi, proprio come i trumpisti due anni fa.

Le forze di polizia, in assetto antisommossa, stanno cercando di riprendere il controllo della situazione mentre funzionari del governo attendono di essere evacuati con gli elicotteri.

“Questo assurdo tentativo di imporre la volontà con la forza non prevarrà. Il governo del distretto federale afferma che ci saranno rinforzi. E le forze a nostra disposizione sono al lavoro. Io sono nella sede del ministero della Giustizia” ha scritto su Twitter il ministro della giustizia Flavio Dino. Ma la situazione resta fluida e gli sviluppi imprevedibili.

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Misura ad interim?Lunedì 19 dicembre il Ghana ha sospeso i pagamenti degli interessi sulla maggior parte del suo debito estero.


#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Il comunicato del Garante Video figlia Eva Kaili: Garante privacy, grave lesione della riservatezza del minore Gira sul web il video della figlia di Eva Kaili, la ex vicepresidente dell’Europarlamento, che ritrae la bambina che arriva al carcere di Haren, in Belgio, in visita alla madre. Il video – privo di un qualsiasi interesse pubblico...

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La risposta della società civile russa all’invasione dell’Ucraina rappresenta il punto di arrivo di una parabola iniziata nei primi anni Duemila.


GAZA. L’Odissea metafora del diritto al ritorno


della redazione – Pagine Esteri, 9 gennaio 2022 – 10 giovani attori e attrici italiani e palestinesi hanno lavorato a distanza sul testo dell’Odissea rivisitandolo e scrivendo i personaggi che hanno portato in scena per parlare del Diritto al Ritorno. Un

della redazione –

Pagine Esteri, 9 gennaio 2022 – 10 giovani attori e attrici italiani e palestinesi hanno lavorato a distanza sul testo dell’Odissea rivisitandolo e scrivendo i personaggi che hanno portato in scena per parlare del Diritto al Ritorno. Una performance congiunta frutto anche di una ricerca e di interviste alla nuova generazione del campo profughi di Jabalia.

youtube.com/embed/fPntgyPz4sY

ITALIA – GAZA – Programma di “Scambio e Formazione”
السبت 7 يناير 2023 الساعة 5 مساءً في أيام المسرح – شارع جلال – مدينة
غزة – عرض مسرحي لطلاب إيطاليين وطلاب غزة حول – “حق العودة” – للفلسطينيين
SATURDAY 7 January 2023 at 5pm at Yam al Masra – Jalaa Street – GAZA City – theatrical performance created by Italian students and students of Gaza on the – “Right of Return” – for Palestinians
SABATO 7 gennaio 2023 ore 5pm presso Yam al Masra – Jalaa Street – GAZA City – performance teatrale realizzata da studenti italiani e studenti di Gaza sul – “Diritto al Ritorno” – per i palestinesi

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“Otto cose che le donne dovrebbero sapere sulla privacy e la protezione dei dati nel mondo online”, è il titolo dell’articolo di Forbes.com a firma di Chaitra Vedullapalli, Cofondatore di Women in Cloud. La privacy dei dati è un problema serio che, se non controllato, può portare alla perdita di informazioni finanziarie, alla discriminazione e ad...

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📌 Da oggi sono aperte le #IscrizioniOnline!

💻 La domanda potrà essere inoltrata fino alle ore 20 del 30 gennaio 2023 dal portale ▶️ www.istruzione.it/iscrizionionline/

Si potrà accedere al sistema utilizzando le credenziali SPID, CIE o eIDAS.



#uncaffèconLuigiEinaudi☕ – I partiti non sono un fine, un ideale…


I partiti non sono un fine, un ideale: sono un semplice mezzo con il quale si cerca di rendere più agevole ai cittadini di formarsi una opinione e di rendere efficace ed attiva l’opinione medesima da I limiti ai partiti, «L’Italia e il secondo Risorgiment
I partiti non sono un fine, un ideale: sono un semplice mezzo con il quale si cerca di rendere più agevole ai cittadini di formarsi una opinione e di rendere efficace ed attiva l’opinione medesima


da I limiti ai partiti, «L’Italia e il secondo Risorgimento», 20 maggio 1944

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fondazioneluigieinaudi.it/unca…



Post-Benedetto XVI: vita più complicata per Francesco


Beninteso, non sono né un ‘vaticanista’, né un super-giornalista, super-informato di tutto a cominciare dalla ‘secrete cose’ e naturalmente conoscitore approfondito della filosofia del cristianesimo, di quella di Papa Ratzinger, delle ingenuità di Papa Francesco, eccetera. Da persona, quindi, comune e con tutto il rispetto per il morto e per il vivo, mi limiterò a […]

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Elezioni regionali in Lazio e Lombardia: un test per Meloni non solo


Cinque settimane ancora e si voterà in due regioni chiave: Lazio e Lombardia. Facile profezia pronosticare un alto tasso di astensionismo, in linea con le passate consultazioni elettorali. Ormai è più di uno zoccolo duro quello di un elettorato deluso e frustrato che ritiene inutile ‘scomodarsi’ per mettere una croce su un simbolo nella scheda. […]

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VIDEO. BRASILE. Bolsonaro come Trump, lancia i suoi all’assalto del Congresso


Migliaia di bolsonaristi hanno raggiunto il parlamento sfondando la debole opposizione della polizia. In molti si sono introdotti nel palazzo. Poi hanno occupato l'edificio del Planalto, sede del governo, il Tribunale supremo e la Corte suprema. L'artico

della redazione

Pagine Esteri, 8 gennaio 2023 – Migliaia di bolsonaristi, fanatici sostenitori dell’ex presidente di destra Jair Bolsonaro che continuano a rifiutare la vittoria del neo presidente Inacio Lula da Silva, si sono lanciati all’assalto dei palazzi delle massime istituzioni brasiliane imitando ciò che fecero due anni fa i trumpisti mandati dallo sconfitto presidente Donald Trump al Capitol Hill di Washington. Il presidente Lula non si trova a Brasilia ma è nello stato di San Paolo in visita ad alcune aree alluvionate. Bolsonaro, di estrema destra, non ha mai riconosciuto la sconfitta e ha lasciato il Brasile il 30 dicembre, due giorni prima della fine del suo mandato, ed è andato in Florida. A questo punto si sospetta che l’ex presidente fosse al corrente delle intenzioni dei suoi sostenitori, forse le ha addirittura pianificate, e che per questo abbia scelto di lasciare il paese per evitare l’accusa di sovversione.

I bolsonaristi vestiti di giallo e verde, dopo una manifestazione a Brasilia a sostegno del loro leader, hanno raggiunto il Congresso sfondando la debole opposizione della polizia. In molti sono riusciti a salire sulla rampa dell’edificio per occuparne il tetto e da lì si sono introdotti nel palazzo. Poi hanno occupato l’edificio del Planalto, sede del governo, e le sedi del Tribunale supremo e della Corte suprema. Quindi si sono abbandonati ad atti di vandalismo e a saccheggi, proprio come i trumpisti due anni fa.

Le forze di polizia, in assetto antisommossa, stanno cercando di riprendere il controllo della situazione mentre funzionari del governo attendono di essere evacuati con gli elicotteri.

“Questo assurdo tentativo di imporre la volontà con la forza non prevarrà. Il governo del distretto federale afferma che ci saranno rinforzi. E le forze a nostra disposizione sono al lavoro. Io sono nella sede del ministero della Giustizia” ha scritto su Twitter il ministro della giustizia Flavio Dino. Ma la situazione resta fluida e gli sviluppi imprevedibili.

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VIDEO. Scarcerato dopo 40 anni Karim Younis. Ministro chiede revoca cittadinanza israeliana


Era il detenuto palestinese da più tempo in prigione. Aveva ucciso nel 1980 un soldato. Il ministro dell'interno Arie Deri vuole revocargli la cittadinanza, provvedimento che potrebbe poi portare all'espulsione. Intanto ieri a Balata ucciso un altro adole

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 5 gennaio 2022 – Accolto da decine di parenti e conoscenti, Karim Younis questa mattina poco dopo le 5 è stato scarcerato e, dopo 40 anni, è tornato a casa ad Arara in Galilea e si è poi recato a far visita alla tomba della madre scomparsa nei mesi passati.

Cittadino israeliano, Younis assieme a due parenti – Maher e Sami Younis – nel 1980 uccise un soldato israeliano, Avraham Bromberg. Condannato a morte, pena poi commutata in 40 anni di carcere, Karim Younis è stato spesso negli elenchi di detenuti politici palestinesi da liberare sulla base di accordi con Israele per lo scambio di prigionieri. Le autorità israeliane hanno sempre respinto la possibilità di una sua scarcerazione anticipata. Considerato un simbolo da tanti palestinesi per la sua lunga prigionia, Younis potrebbe vedersi revocata la sua cittadinanza israeliana se sarà accolta dai giudici la richiesta in quella direzione formulata dal neo-ministro dell’interno Arie Deri.

Intanto la scorsa notte è salito a quattro il bilancio dall’inizio dell’anno di palestinesi uccisi durante incursioni dell’esercito israeliano nei centri abitati cisgiordani. Nel campo profughi di Balata (Nablus) un ragazzo di 16 anni, Amer Abu Zaitun, è stato colpito alla testa da un proiettile sparato, denunciano i palestinesi, da soldati israeliani. Secondo la versione dell’esercito invece l’adolescente sarebbe stato ucciso da un colpo vagante nel fuoco incrociato tra forze israeliane e combattenti palestinesi “durante l’arresto di un ricercato”.

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AFGHANISTAN. Ora i Talebani vietano alle donne anche di lavorare nelle ONG


Il divieto arriva pochi giorni dopo il bando delle studentesse dalle università. Le conseguenze umanitarie saranno drammatiche. Già quattro ONG, tra le quali Save The Children, costrette ad abbandonare il Paese. L'articolo AFGHANISTAN. Ora i Talebani vie

di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 26 dicembre 2022 – Erano già state escluse dalle scuole e dalle università. Con un nuovo decreto i talebani hanno vietato adesso alle donne afghane anche di lavorare nelle Organizzazioni Non Governative (ONG). In una lettera diramata il 24 dicembre scorso il Ministero dell’Economia ha, infatti, disposto il bando delle donne locali dal lavoro nelle ONG, sia nazionali che internazionali. La minaccia alle organizzazioni umanitarie che dovessero trasgredire è la perdita della licenza per continuare a lavorare nel Paese.

Secondo il governo talebano, negli ospedali e nelle altre strutture dove si svolge il lavoro delle organizzazioni umanitarie le lavoratrici afghane non avrebbero indossato adeguatamente l’hijab. Poiché con il loro abbigliamento e il loro comportamento non rispettavano la Sharia, dovranno pertanto abbandonare i loro posti di lavoro.

Una perdita immane, una ferita drammatica non solo per le centinaia di donne finora impegnate nelle ONG operanti in Afghanistan e per le loro famiglie, ma per tutto il Paese. L’ennesimo atto dei talebani per silenziare e annientare metà della popolazione afghana, che potrebbe essere quello definitivo, quello decisivo a far calare il buio sull’Afghanistan.

Quasi la totalità della popolazione afghana dipende oggi dall’aiuto delle organizzazioni umanitarie. Dopo vent’anni di occupazione occidentale e poi l’ascesa del regime talebano, le sanzioni internazionali e il congelamento dei fondi del Paese, per milioni di afghani l’unica possibilità di accesso a beni di primaria sopravvivenza nel dilagare della malnutrizione e di ricevere cure mediche deriva proprio dal lavoro delle ONG. Il nuovo decreto del governo de facto potrebbe renderlo adesso impossibile.

1/4 Our teams started working in #Afghanistan more than forty years ago and have provided medical assistance to millions of people since then. Women are the ones who’ve made it possible. Without them, there can be no healthcare. pic.twitter.com/ykdCX25VUv

— MSF Afghanistan (@MSF_Afghanistan) December 25, 2022

L’ONG premio Nobel per la Pace Medici Senza Frontiere, impegnata da oltre quarant’anni nel Paese, è stata tra le prime a commentare la decisione. “In un Paese che dipende largamente dal supporto umanitario e che si confronta con una povertà dilagante alimentata dalla disoccupazione alle stelle, le donne giocano un ruolo fondamentale nel fornire aiuto medico e nessuna organizzazione potrà assistere la comunità locale senza di loro”, scrive l’ONG su Twitter. E ancora sottolinea “Senza di loro, non ci può essere assistenza medica. Escludere le donne dalla vita pubblica, mette a rischio tutti”.

Il lavoro delle donne afghane nelle ONG è stato, infatti, fondamentale in questi anni, soprattutto nell’assistenza a donne e bambini nei reparti ospedalieri a loro dedicati, in un Paese in cui le pazienti possono essere assistite solo da personale femminile e in cui oltre la metà della popolazione è costituita da minori. Escludere le donne dal lavoro umanitario avrà l’effetto di escludere le organizzazioni umanitarie dall’Afghanistan.

Una conseguenza che inizia già a verificarsi. Con un comunicato congiunto, Save the Children, il Norvegian Refugee Council e CARE hanno annunciato la sospensione delle loro attività in Afghanistan. “ Non possiamo raggiungere efficacemente bambini, donne e uomini in situazioni di disperato bisogno in Afghanistan senza il nostro staff femminile. Mentre cerchiamo di ottenere chiarezza su questo annuncio, sospenderemo i nostri programmi, pretendendo che uomini e donne possano ugualmente continuare a lavorare per la nostra assistenza salvavita in Afghanistan”.

“Devastated that the authorities in #Afghanistan have decided to suspend women’s right to work in NGOs. I have seen firsthand how essential our female staff are to our humanitarian response.” Inger Ashing @SaveCEO_Intl @save_children @Save_globalnews t.co/O44eDXEUzN

— Save the Children Global Media (@Save_GlobalNews) December 24, 2022

Con un altro comunicato, anche l’International Rescue Committee (IRC) ha dichiarato sospese le sue attività nel Paese, sottolineando come oltre 3.000 dei suoi 8.000 impiegati in Afghanistan siano donne.

Sono ore tragiche e delicate. Decine di ONG e i rappresentanti delle Nazioni Unite, riuniti nell’Humanitarian Country Team, si sono incontrati a Kabul per decidere se sospendere immediatamente tutti i progetti delle ONG attualmente attivi in Afghanistan. Come un taglio alla corrente, un black out istantaneo su tutto il Paese. Ospedali chiusi, missioni sospese, operatori umanitari e aiuti internazionali rispediti indietro da dov’erano venuti, per lasciare la popolazione afghana abbandonata a se stessa: lo scenario peggiore per un Paese sprofondato nel fondo della sua catastrofe, ma per il quale al momento non sembrerebbero esserci alternative.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto profondamente turbato dalla notizia. “Le Nazioni Unite e i loro partner, che includono ONG nazionali e internazionali, aiutano oltre 28 milioni di afghani che dipendono dall’aiuto umanitario per sopravvivere”, si legge in un comunicato del 24 dicembre. “Il divieto alle donne di lavorare con la comunità internazionale per salvare vite e fornire mezzi di sussistenza in Afghanistan causerà ulteriori indicibili difficoltà al popolo afghano”.

Preoccupazione per il bando è stata espressa anche dalla Farnesina, che sottolinea il ruolo fondamentale delle donne nei lavori di assistenza.

Forte preoccupazione dell’Italia per la decisione delle Autorità di fatto di impedire alle donne operatrici umanitarie di lavorare in Afghanistan. Decisione inaccettabile e contraria a principi diritto umanitario. Il ruolo delle donne nelle attività di assistenza è insostituibile pic.twitter.com/wgmyIIPX0Q

— Farnesina 🇮🇹 (@ItalyMFA) December 25, 2022

Non è certo per la presunta vocazione delle donne per i lavori di cura e assistenza, retaggio di altri maschilismi nostrani, che l’attuale norma potrebbe rappresentare la catastrofe definitiva per l’Afghanistan. Colpendo di nuovo le donne, questa volta sembra che i talebani stiano riuscendo a liberarsi definitivamente anche degli occhi e delle ingerenze occidentali rappresentate dalle ONG nel territorio. Un proverbio afghano recita “Chi ti nutre, ti comanda”, ed è inevitabile immaginare chi fossero i primi destinatari di questo divieto. Con il bando delle donne, i talebani potrebbero apporre i sigilli definitivi al Paese. Le donne rinchiuse nelle case e le ONG fuori dai confini dell’Afghanistan. Il buio totale, il silenzio assoluto per i diritti umani.

Il Presidente della Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, Ramiz Alakbarov, intanto, ha incontrato nella mattinata di oggi 26 dicembre il Ministro dell’Economia del governo talebano Mohammad Hanif, per chiedere la revoca del divieto. E’ questa adesso la speranza, le ONG aspettano con il fiato sospeso.

Acting UNAMA head @RamizAlakbarov met Taliban Economy Minister Mohammad Hanif today in Kabul, calling for reversal of decision to ban women from NGO & INGO humanitarian work. Millions of Afghans need humanitarian assistance and removing barriers is vital.

— UNAMA News (@UNAMAnews) December 26, 2022

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PODCAST. Netanyahu ha il suo governo. Domina la destra estrema, pugno di ferro con i palestinesi


Il premier israeliano è sotto processo per corruzione e dipende dall’appoggio dei leader di Otzmah Yehudit e Sionismo religioso, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, che hanno preteso e ottenuto ministeri importanti e poteri straordinari. L'articolo PODCA

di Eliana Riva

(Benyamin Netanyahu in una foto di Hudson Institute)

Pagine Esteri, 23 dicembre 2022 – Benyamin Netanyahu sebbene sia alla testa di un’alleanza che ha conquistato 64 dei 120 seggi della Knesset è stato in grado di sciogliere la riserva solo pochi minuti prima della scadenza dell’incarico ricevuto dal capo dello stato Herzog. Peraltro non ha ancora comunicato la lista dei ministri. Un segno evidente di debolezza politica per un personaggio descritto in passato come il “re” della politica. Il premier infatti è sotto processo per corruzione e dipende dall’appoggio dei leader di Otzmah Yehudit e Sionismo religioso, Itamar Ben Gvir e Bezalel Smotrich, che al voto del primo novembre hanno ottenuto un successo senza precedenti e per questo hanno preteso e ottenuto ministeri importanti e poteri straordinari. La nuova maggioranza sarà composta dal Likud di Netanyahu, il partito Sionismo religioso (destra estrema), la formazione Otzmah Yehudit (erede del movimento razzista Kach), i due partiti ultraortodossi Shas e Ebraismo unito nella Torah e il piccolo ma agguerrito partito omofobo Noam. Gli analisti prevedono che farà uso del pugno di ferro con i palestinesi. Abbiamo intervistato a Gerusalemme Michele Giorgio, corrispondente del quotidiano Il Manifesto e direttore di Pagine Esteri.
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Autoped: il Precursore del Monopattino


L’Autoped era un dispositivo di trasporto personale prodotto dalla Autoped Company di Long Island City, New York, all’inizio del XX secolo. Si trattava di un veicolo piccolo, leggero e portatile, progettato per essere utilizzato comeContinue reading

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L’Esercito Eritreo ha lasciato le città del Tigray?


Sono passati due mesi da quando è stato firmato un accordo di cessate il fuoco permanente tra le forze del Tigray e il governo federale…

Sono passati due mesi da quando è stato firmato un accordo di cessate il fuoco permanente tra le forze del Tigray e il governo federale per portare la pace.

In seguito, i servizi sociali come telefono, internet, trasporto aereo e banche sono stati ripristinati in alcune aree a causa della guerra di due anni e dell’embargo del governo centrale sul Tigray.

Le persone, che sono state private della loro regolare vita sociale, nutrono grandi speranze di mantenere la soglia della pace e di guadagnarsi da vivere.

“La gente, quando è arrivata la pace, l’ha accettata completamente dentro. Ora, non vuole sentire altro che pace. Non conosco altro che la pace”, ha detto un residente alla BBC.

La guerra di due anni nel Tigray, che si dice abbia provocato milioni di sfollati e ucciso centinaia di migliaia, si è interrotta dopo che a novembre è stato raggiunto un accordo di pace a Pretoria

L’accordo prevede, tra l’altro, che le forze non difensive degli Stati vicini e le forze straniere debbano ritirarsi dalla regione. L’esercito eritreo ha combattuto a fianco delle forze di difesa federali contro le forze del Tigray dall’inizio della guerra.

Sebbene il governo eritreo non abbia annunciato ufficialmente il ritiro, alcuni residenti hanno affermato che alla fine di dicembre (30 dicembre 2022) le truppe eritree si sono ritirate dalle città di Shire Endaslas e Aksum.

All’epoca, Reuters aveva chiesto al ministro dell’Informazione Yemane Gebremeskel informazioni sul ritiro delle truppe eritree, ma si era rifiutato di commentare le attività dell’esercito.

Tuttavia, testimoni oculari e operatori umanitari hanno riferito alla BBC che un gran numero di soldati eritrei si trova ancora nelle regioni nord-occidentali e centrali.

“Li troviamo con le loro uniformi militari e armi”


La città di Shire Endaslasse, capitale della regione del Tigray nordoccidentale, è una delle città del Tigray sotto il controllo delle forze federali.

La città è sotto il posto di comando e nessun movimento è consentito in città dopo le 12:00 ora locale.

Un residente della città, che non vuole essere nominato, ha detto di non essere sicuro che le truppe eritree si stessero ritirando completamente quando le ha viste muoversi la scorsa settimana.

Ha detto: “Li troviamo con le loro uniformi e armature militari. Alcuni stanno trovando le loro famiglie e stanno parlando con loro; Si uniscono anche al residente nel ristorante, mangiano e se ne vanno. “Ancora oggi li ho trovati a comprare mango al mercato; Amano particolarmente i mango. Continuano a comprare coperte e altro”, ha detto.

Attualmente, secondo fonti della zona, vi è personale della polizia federale incaricato di mantenere la situazione di sicurezza in città.


Approfondimento:

L’Esercito Eritreo Se Ne Andrà Mai dal Tigray e dall’Etiopia? Chi può garantire che si sia ritirato?


I rapporti secondo cui “le truppe eritree si stanno ritirando dalle città del Tigray” sono stati diffusi un giorno dopo l’arrivo degli ambasciatori africani ed europei che dovrebbero monitorare l’accordo di cessate il fuoco.

A seguito di questi movimenti speciali, l’esercito è stato visto muoversi verso Adiyabo o ad est di Shire, e alcuni carri armati pesanti sono stati visti attraversare la città, secondo testimoni oculari con cui abbiamo parlato.

Ma ora, membri dell’esercito federale ed eritreo sono ancora nella zona, ha detto alla BBC un residente che lavora per un’agenzia umanitaria.

A Shire “ci sono truppe eritree da Adi Hano fuori città a Sheraro; Li troverai anche per strada; Costruirono tende e baracche; Ci sono polizie federali nelle città e nelle amministrazioni distrettuali della regione. Ma fuori dalle città c’è l’esercito eritreo”, ha detto il commentatore.

“C’è un esercito eritreo che sta tornando a East Shire in modo che tu non concluda che se ne sia andato. Sembra uscire; Ma dove sta andando non si sa. A Shire comprano vari prodotti: aglio bianco, zuppa, succo… Anche il commerciante vende e si diverte perché non ha altra rendita; Quindi quando vengono, parla e fa la spesa. Insomma, le persone… … Ed è quello che stanno incontrando per quello scopo”, descrive i movimenti che ha osservato.
Inoltre, i soldati sono stati visti mangiare, bere tè e divertirsi con i civili in ristoranti, caffè e altri luoghi pubblici.

Un altro residente ha detto: “Penso che stiano cambiando posto, non se ne vadano del tutto; Ad esempio quelli di Adiyabo vanno da Andrea, quelli di Shire da Sheraro… ” dice.

“Come possiamo parlare se non escono”


Un residente di Aksum, che ha scelto di chiamarsi Tessema, ha detto che un gran numero di personale dell’esercito eritreo è stato visto in giro per la città.

Tessema ha detto che avevano lasciato la città prima, ma sono tornati in città nei giorni scorsi.

“Si sono radunati in gran numero nell’area aeroportuale di Aksum (6 chilometri fuori città). Ho sentito dire che ci sono ingressi fino ad Adwa. E in città compreranno cose”, ha detto.

Un individuo che si è recato ad Aksum da Shire due giorni fa per lavoro ha dichiarato di aver notato la presenza dell’esercito eritreo ad Aksum nei giorni scorsi.

“Ci sono forze federali ed eritree sulla strada da Shire ad Aksum. Ma non mi aspettavo alcun movimento ad Aksum; C’è soprattutto esercito eritreo; Ci sono anche molte truppe intorno ad Adwa”, ha detto.

Ad Aksum non è consentito alcun movimento dopo le 12:00 (ora etiope) ed è sorvegliato da personale di sicurezza in uniforme della polizia federale, secondo i residenti.

Ma dicono di non sentirsi completamente al sicuro a causa del gran numero di truppe in vari luoghi.

“Non puoi lavorare come preferisci; Vedi un esercito entro 100 metri. Ma poiché non c’è alternativa, la persona è costretta ad andare in giro in cerca di cibo”, ha detto un commentatore.

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Nell’area di Adwa sarebbero presenti anche membri dell’esercito eritreo. “Sono ancora lì”, ci ha detto per telefono. “Non posso parlare a lungo perché sono ancora lì; Come possiamo parlare se non escono? Ciao”.

Il coinvolgimento delle forze eritree nella guerra del Tigray a sostegno dell’esercito etiope ha suscitato una forte opposizione da parte dei paesi occidentali, in particolare degli Stati Uniti.

Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni all’esercito eritreo e al suo massimo comandante, il generale Philip Woldeyohannes, al suo capo della sicurezza, il generale di brigata Abrha Kassa, e alle imprese del TPLF in relazione alla guerra del Tigray.

L’esercito eritreo, coinvolto nella guerra durata due anni, è accusato di aver commesso gravi violazioni dei diritti umani e di aver distrutto infrastrutture. Il governo eritreo, tuttavia, nega le accuse.

“Sono coinvolti nei servizi di trasporto”


I servizi di trasporto all’interno e all’esterno della regione sono stati sospesi a causa dell’interruzione dei servizi sociali, della carenza di carburante e di problemi di sicurezza.

Ma negli ultimi due mesi dalla fine dei combattimenti, veicoli militari sono stati visti coinvolti nel trasporto di civili, secondo i residenti che hanno parlato con la BBC.

I residenti hanno affermato che i camion e gli autobus dell’esercito etiope e le forze Amhara erano coinvolti nel trasporto di civili da Shire ad Adwa, Aksum e Sheraro.

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“Lo Shaabia [esercito eritreo] faceva pagare più di 300 birr per il trasporto da Shire ad Adi Daero, Adi Hagerai, Sheraro e Adi Nebri Id. Questi veicoli, con targa eritrea, si chiamano Betah”, ha detto uno dei commentatori.

Ciò è continuato fino ai giorni scorsi, quando le truppe federali ed eritree sono entrate in Shire il 14 ottobre 2022, ha detto un operatore umanitario che non ha voluto essere nominato.

“All’inizio, innegabilmente, i veicoli dell’esercito federale avevano iniziato a fornire trasporto gratuito agli sfollati che volevano tornare a casa; Gli sfollati venivano restituiti a Sheraro, Adi Hagerai, Adi Nebri Id e Lower Adiyabo. Ma intanto si è trasformato in un business”.

Ci sono anche broker tigrini qui, ha detto, aggiungendo che la comunità è stata costretta a utilizzare questo servizio come alternativa a causa di problemi di trasporto.

“La loro targa è ben visibile; Le loro uniformi sono quelle dell’esercito eritreo. E poiché sono stati con noi [il popolo], è facile distinguerli; Anche l’esercito è di stanza qui in Shire. Di tanto in tanto vedrai il civile unirsi a loro mentre l’esercito viene trasportato dai bajaji [taxi] ; Mescolati insieme; Lo diamo per scontato”, ha detto.

“La persona vuole anche andare in altre zone per vendere e guadagnarsi da vivere. Ed è tutto pagato. Ad esempio, da Shire a Sheraro, costa 400 birr, Adi Hagerai 300, Adi Nebri Id e Adi Daero 100 – 150 birr”, ha detto.

Attualmente ci sono trasporti pubblici da Shire a Sheraro, ha detto un residente di Shire che ha preferito essere chiamato Maasho.

“Prima, il cibo veniva portato da Selekela ad Adi Daero e in altri luoghi su un carro; Il trasporto allo Sheraton è ora iniziato. C’è chi non ha iniziato perché non aveva l’assicurazione. Prima di allora, però, i soldati eritrei caricavano e prendevano persone. Allora, hanno addebitato 500 birr per quello che sarebbe andato a Sheraro per 70 birr “, ha detto.

La BBC ha rifiutato di nominare i residenti su richiesta di anonimato per paura della loro sicurezza.


FONTE: bbc.com/tigrinya/articles/cq52…


tommasin.org/blog/2023-01-08/l…



Ecco quello che mancava: finalmente attivati una decina di gruppi forum per discutere nel fediverso di #filologia #psicologia #scuola #basket #libri #astronomia e #ingegneria

feddit.it/post/107226


Abbiamo lanciato una sperimentazione sui gruppi/forum nel fediverso. Chi vuole provare, ci faccia sapere come si trova


Uno dei problemi più avvertiti tra chi frequenta il #fediverso è quello di non riuscire a trovare facilmente dei #topics: discussioni legate a un tema specifico!

Lemmy è un perfetto strumento per creare discussioni all'interno di comunità tematiche, ma gli utenti Mastodon non possono creare post dotati di un titolo/oggetto e perciò, pur potendo seguire e interagire con Lemmy, non possono creare nuove conversazioni.

#Friendica invece mette a disposizione uno strumento che può essere utilizzato anche dagli utenti #mastodon e che può essere utilizzato come surrogato di un gruppo #Facebook: il forum.

l funzionamento di un #forum di Friendica è un po' diverso da quello di un gruppo Facebook: per partecipare alle discussioni di un forum, bisogna:
- INDIVIDUARLO (si tratta di un normale account del fediverso) e seguire quell'account (questo equivale a iscriversi
- quando si desidera scrivere al forum, si potrà inviare un messaggio menzionando il suo indirizzo (nella forma @ + nomeforum + @ + nomeistanza) e quell'account provvederà a ripubblicarlo per tutti coloro che lo seguono
- e se si seguirà quell'account "forum" selezionando la campanellina delle notifiche, sarà possibile non perdersi alcun messaggio!

Oggi abbiamo due gruppi attivi già da diversi mesi (uno per il supporto a Friendica e uno per la #scuola) ma abbiamo deciso di attivarne altri nove del tutto sperimentali dedicati alla #filologia, ai #libri, al #basket, all #astronomia (forum che rilancerà anche i post dell'omonima comunità Feddit), alle informazioni rapide sui terremoti e all'ingegneria!
Se sei interessato ai nostri gruppi / forum puoi trovarli in questa lista:
1) @forum@poliverso (forum dedicato a chi cerca assistenza su #Friendica)
2) @scuola@poliverso - Gruppo Forum (tutto sulla scuola -e il software libero)
3) @astronomia@poliverso - Gruppo Forum (legato all'omonima comunità feddit è dedicato a chi si interessa di stelle, pianeti, satelliti e viaggi spaziali)
4) @basket@poliverso - Gruppo Forum (dedicato alla pallacanestro italiana e straniera)
5) @filologia@poliverso - Gruppo Forum (dedicato alla regina delle scienze umane)
6) @libri@poliverso.org - Gruppo Forum (dedicato ai libri, per chi da mastodon vuole lanciare un thread non potendolo fare su Lemmy)
7) @psicologia@poliverso.org Gruppo Forum (dedicato alla mente e alle sue meraviglie)
8) @terremoto@poliverso.org Gruppo Forum (per scambiarsi rapidamente informazioni sui terremoti in corso)
9) @ingegneria@poliverso.org Gruppo Forum dedicato a studenti ed ex studenti di ingegneria
10) @eventilinux@poliverso.org (per chi vuole dare notizia di eventi legati al mondo Linux)
11) @motori@poliverso.org (per gli appassionati di auto e moto)
12) @cucina@poliverso.org (dedicato a uno dei più frequenti argomenti di conversazione)

Se l'idea si rivelerà utile, ne attiveremo anche altri su richiesta di tutti gli utenti che ci seguono.

PS: i forum Friendica possono essere seguiti anche da Lemmy! Se siete su feddit potete seguirli facilmente da qui (ma potrete leggere SOLO i post con un oggetto, altrimenti Lemmy non sarà in grado di interpretarli correttamente):