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Digitalizziamo l’Italia – Primo appuntamento organizzato dal nuovo Osservatorio Digitale della Fondazione


Martedì 16 Maggio alle ore 10:30 in via della Conciliazione 10, la Fondazione Luigi Einaudi e Oliver Wyman si è svolto il primo di una serie di appuntamenti organizzati dal nuovo Osservatorio Digitale della Fondazione, con l’obiettivo di lavorare insieme

Martedì 16 Maggio alle ore 10:30 in via della Conciliazione 10, la Fondazione Luigi Einaudi e Oliver Wyman si è svolto il primo di una serie di appuntamenti organizzati dal nuovo Osservatorio Digitale della Fondazione, con l’obiettivo di lavorare insieme e fare sistema al fine di sostenere la digitalizzazione delle medie imprese e sfruttare le potenzialità dei distretti italiani del Big Data e dell’intelligenza artificiale.

Saluti istituzionali
Giuseppe Benedetto, Presidente della Fondazione Luigi Einaudi

Interverranno
Valentino Valentini, Viceministro, Ministero delle Imprese e del Made in Italy
Andrea Cangini, Segretario Generale della Fondazione Luigi Einaudi
Fabio Tomassini, Consigliere di amministrazione, Fondazione Luigi Einaudi
Gianluca Sgueo, Coordinatore Dipartimento Digitale, Fondazione Luigi Einaudi
Marco Grieco, Partner, Oliver Wyman
Roberto Scaramella, Partner, Oliver Wyman

Rassegna stampa


youtube.com/embed/3K66LFBiMOM

Videomessaggio del Viceministro Ministero delle Imprese e del Made in Italy, Valentino Valentini


youtube.com/embed/Sk5E4yhAYz0

L'articolo Digitalizziamo l’Italia – Primo appuntamento organizzato dal nuovo Osservatorio Digitale della Fondazione proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



French data protection authority lays out action plan on AI, ChatGPT


The French data protection watchdog, the National Commission on Informatics and Liberty (CNIL), published an action plan on Tuesday (16 May) addressing privacy concerns related to Artificial Intelligence, particularly generative applications like ChatGPT. ChatGPT, the world’s most famous chatbot, expanded...


euractiv.com/section/artificia…



L'app di controllo parentale Kids Place con 5 milioni di download è vulnerabile agli attacchi
@Etica Digitale (Feddit)
L'app Kiddowares "Parental Control - Kids Place" per Android è interessata da molteplici vulnerabilità che potrebbero consentire agli aggressori di caricare file arbitrari su dispositivi protetti, rubare le credenziali degli utenti e consentire ai bambini di aggirare le restrizioni senza che i genitori se ne accorgano.

Il post completo su Bleeping Computer

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Friendica and Bluesky's AT protocol

@Fediverse

Friendica has always stood out for being able to manage multiple communication protocols, surpassed in this only by Hubzilla (a software that I have never been able to appreciate, however).
It would be nice if Frindica could integrate Bluesky's AT protocol as well. Do you know if there is any feasibility study on this new frontier?

@Fediverse News @Hypolite Petovan @Michael Vogel @Tobias

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friendica - Collegamento all'originale
Hypolite Petovan
@Sarah Brown The next stable release is planned for early September (hopefully).

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friendica - Collegamento all'originale
Hypolite Petovan
@Sarah Brown Thank you, and it's okay, please take care of yourself!

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Piano Nazionale Scuola Digitale, al via la consultazione pubblica lanciata dalla Direzione generale per i fondi strutturali per l’istruzione, l’edilizia scolastica e la scuola digitale DGEFID, con l’obiettivo di raccogliere pareri e contributi sui do…


La banca centrale turca ha presentato le sue prime misure dopo le elezioni presidenziali di domenica, aggiungendosi a un groviglio di regole utilizzate per gestire il sistema finanziario.

@Politica interna, europea e internazionale

L'obiettivo delle nuove normative, entrate in vigore martedì, è quello di ridurre la domanda di oro tra le famiglie e dissuaderle dal prelevare contanti utilizzando le carte di credito, un'opzione sempre più favorita dalle persone come alternativa più economica ai prestiti.

Il post completo su Bloomberg



FORUM PA – “Digitalmente inclusivi, combattere le disuguaglianze attraverso l’alfabetizzazione digitale”


📌 Cosedagarante| Domani 17 maggio a partire dalle 12.00 parteciperò al Convegno organizzato dal MIUR a FORUM PA intitolato “Digitalmente inclusivi; combattere le disuguaglianze attraverso l’alfabetizzazione digitale” qui tutte informazioni lnkd.in/dc6WFN4R


guidoscorza.it/forum-pa-digita…



Influencer usa l’IA per conversare, 1 dollaro al minuto. Negli Stati Uniti, almeno 1.000 le persone iscritte al servizio


guidoscorza.it/influencer-usa-…



Riconoscimento facciale: come funziona e perché i piani del governo per introdurlo sono problematici

@Etica Digitale

Ciclicamente ritorna a essere evocata come la tecnologia migliore per garantire la sicurezza nelle città. Ultimo in ordine di tempo, a seguito di alcuni episodi criminosi avvenuti nelle stazioni ferroviarie di Milano e Roma, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ha ventilato l’ipotesi di equipaggiare le videocamere di sorveglianza con sistemi di riconoscimento facciale. Il piano sulla sicurezza del ministro ha mosso i primi passi a gennaio scorso, quando sono state eseguite operazioni interforze “ad alto impatto” nelle stazioni di Roma, Milano e Napoli ma anche in luoghi delle città interessati dal fenomeno della “malamovida” e dallo spaccio di stupefacenti.

L'articolo di Laura Carrer è su Valigia Blu

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friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
The Privacy Post
@Generale Specifico mamma mia! ancora le boiate della tecnologia predittiva... e questi buffoni continuano a spendere i seodi dei cittadini!...


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Un canale di informazioni, aggiornamenti, notizie dal Ministero dell'Istruzione e del Merito. Ci trovate anche su Twitter, Instagram, Facebook.




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In Cina e Asia – Cina, arriva il progetto pilota per le "famiglie nella nuova Era”


In Cina e Asia – Cina, arriva il progetto pilota per le famiglia
I titoli di oggi:

Cina, arriva il progetto pilota per le "famiglie nella nuova Era"
Israele-Palestina, un sondaggio promuove la Cina tra i potenziali mediatori
Ucraina, Von der Leyen sottolinea l'importanza della Cina nel processo di pace
Scontro Cina-Usa al largo di Hong Kong prima dell'assalto al Campidoglio
Africa, Xi incontra il presidente eritreo Afwerki
Cambogia, la commissione elettorale boccia l'unico partito di opposizione
Ciclone Mocha, Myanmar e Bangladesh contano i danni

L'articolo In Cina e Asia – Cina, arriva il progetto pilota per le “famiglie nella nuova Era” proviene da China Files.



SUDAN. Centinaia di morti nel Darfur all’ombra della guerra tra Al Burhan e Dagalo


Almeno 280 persone sono state uccise venerdì e sabato nella città di Geneina. 180 i feriti. I combattimenti sono avvenuti tra i miliziani delle Rsf di Dagalo e gruppi armati di cittadini. L'articolo SUDAN. Centinaia di morti nel Darfur all’ombra della gu

della redazione

(la foto è di Albert Gonzalez Farran/ONU)

Pagine Esteri, 16 maggio 2023 – Si aggrava la violenza nel Darfur occidentale, con centinaia di morti e un ulteriore peggioramento della crisi umanitaria mentre nella capitale Khartoum e nel resto del Sudan non ottengono risultati gli sforzi per raggiungere, dopo un mese di combattimenti, un cessate il fuoco tra l’esercito agli ordini del generale Abdel Fattah Al Burhan e i miliziani delle Forze di supporto rapido (Rsf) guidati dal generale Mohammad Hamdan Dagalo, più noto come Hemedti.

Il sindacato dei medici sudanesi riferisce che almeno 280 persone sono state uccise venerdì e sabato nella città di Geneina, nel Darfur occidentale. 180 i feriti. I combattimenti sono avvenuti tra le Rsf e gruppi armati di cittadini. “Piangiamo le perdite di vite umane derivanti dal conflitto in tutto il Sudan”, afferma il sindacato in un post su Facebook.

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I combattimenti a Geneina sono tra le tribù arabe e i Masalit. Si tratta di un conflitto che ha più di 20 anni per questioni legate al controllo della terra e delle sue risorse e che riesplose in base agli sviluppi politici. Già lo scorso 21 aprile si erano verificati combattimenti tra nomadi arabi e agricoltori Masalit. Le Rsf sono schierate con i gruppi armati arabi mentre l’esercito sostiene i Masalit. Venerdì le forze armate sudanesi hanno accusato i miliziani di Dagalo di aver bombardato civili. Le Rsf hanno replicato denunciando l’esercito che avrebbe colpito i quartieri residenziali della città.

Gran parte della copertura mediatica internazionale del conflitto in Sudan si è concentrata nell’ultimo mese sulla violenza nella capitale, Khartoum. Ma Geneina è stata teatro di alcuni dei peggiori combattimenti nel paese con centinaia di vittime. Geneina, peraltro, da anni ospita circa 100.000 sfollati. Gli operatori umanitari riferiscono che i civili sono in balia della violenza, intrappolati in casa per giorni a causa di bombardamenti incessanti, impossibilitati a scappare e tagliati fuori dall’assistenza sanitaria e dai beni di prima necessità. A Geneina sono in corso saccheggi e violenze.

La regione del Darfur nel suo insieme ha vissuto una guerra devastante dal 2003 al 2020. Vari gruppi hanno partecipato al conflitto ma è stato in gran parte combattuto dall’esercito sudanese e dalla milizia Janjaweed contro i gruppi ribelli sotto la bandiera del Fronte Rivoluzionario Sudanese. La guerra ha avuto una chiara dimensione etnica, poiché i militari e i Janjaweed sono in gran parte sudanesi arabizzati mentre i ribelli sono principalmente non arabi, come i Masalit. Le Rsf sono nate proprio dalla milizia Janjaweed.

Il Sudan vive una forte instabilità politica dalla rimozione nel 2019, dopo trent’anni al potere, del dittatore Omar al Bashir. Successivamente si è formato un governo di transizione, ma Al Burhan, con l’aiuto di Dagalo, ha preso il potere con un colpo di stato del 2021 e fermato i passi in avanti verso un sistema democratico. Quindi lo scorso 15 aprile sono iniziati i combattimenti tra le Rsf e le forze armate regolari in seguito alle forti tensioni tra Dagalo e Al Burhan. Pagine Esteri

L'articolo SUDAN. Centinaia di morti nel Darfur all’ombra della guerra tra Al Burhan e Dagalo proviene da Pagine Esteri.



PRIVACYDAILY


N. 117/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: La riservatezza delle cartelle cliniche del Servizio sanitario nazionale britannico è stata messa in dubbio dopo che un medico ospedaliero “stalker” ha avuto accesso e condiviso informazioni altamente sensibili su una donna che aveva iniziato a frequentare il suo ex fidanzato, pur non essendo coinvolto nelle sue cure.... Continue reading →




L'Esercito italiano fa propaganda bellicista in un centro commerciale di Catania | L'Indipendente

«In particolare, Cobas e Osservatorio si scagliano contro la “campagna acquisti sempre più invasiva che invita i giovani ad intraprendere un percorso di futuro garantito in un territorio, la Sicilia, dove il tasso di abbandono scolastico si è attestato al 21,2% e la disoccupazione giovanile al 22%”, ricordando come le normative scolastiche impongano che “ogni attività didattica esterna sia coerente con il lavoro curricolare e la programmazione”.»

lindipendente.online/2023/05/1…

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Gli USA accusano il Sudafrica di armare la Russia


L’ambasciatore degli Stati Uniti in Sudafrica, Reuben Brigety, ha accusato le autorità di Pretoria di aver fornito armi alla Russia violando le sanzioni imposte a Mosca L'articolo Gli USA accusano il Sudafrica di armare la Russia proviene da Pagine Ester

di Redazione

Pagine Esteri, 12 maggio 2023 – L’ambasciatore degli Stati Uniti in Sudafrica, Reuben Brigety, ha accusato le autorità di Pretoria di aver fornito armi alla Russia utilizzando una nave cargo “segretamente attraccata” per tre giorni presso una base navale nei pressi di Città del Capo, lo scorso dicembre.

In una dichiarazione rilasciata all’emittente locale “News24”, Brigety ha affermato che gli Stati Uniti sono “sicuri” che le armi siano state caricate sulla nave Lady R – soggetta a sanzioni da parte degli Usa – mentre si trovava presso la base navale di Simon’s Town, e trasportate in Russia. L’ambasciatore ha aggiunto che una fornitura di armi a Mosca da parte del Sudafrica, durante la guerra in Ucraina, rappresenta una questione “estremamente seria” perché mette in dubbio la posizione neutrale adottate da Pretoria relativamente al conflitto tra Kiev e Mosca.

«La nave è rimasta attraccata presso la base navale di Simon’s Town dal 6 all’8 dicembre del 2022, ed è stata utilizzata per trasportare armi alla Russia», ha detto Brigety durante una conferenza stampa a Pretoria. Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, invece, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato che il governo del Sudafrica sta indagando sulla vicenda. «Siamo tutti a conoscenza delle notizie circolate e l’intera questione è in fase di esame. Lasciamo che l’indagine porti i suoi risultati. La questione è in fase di esame e col tempo saremo in grado di parlarne» ha affermato il capo dello Stato della Repubblica Sudafricana.

Secondo quanto riferito da fonti citate dal “Financial Times”, la nave – di proprietà di Transmorflot, una società che dallo scorso anno è sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti – la Lady R avrebbe spento il suo transponder mentre faceva scalo a Città del Capo dopo un viaggio lungo la costa occidentale dell’Africa. Dopo che la nave ha lasciato il porto, il ministero della Difesa sudafricano non ha fornito dettagli su ciò che la nave trasportasse.

Nel gennaio scorso il governo di Pretoria ha ufficialmente negato di aver approvato qualsiasi vendita di armi alla Russia da quando Mosca ha iniziato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio del 2022. Il Sudafrica ha dichiarato ufficialmente di essere neutrale nel conflitto in Ucraina, tuttavia ha subito numerose critiche per le sue consistenti relazioni con Mosca, in particolare per le esercitazioni navali congiunte con Russia e Cina condotte a febbraio al largo delle proprie coste.

Ramaphosa, inoltre, ha anche esteso l’invito al presidente russo Vladimir Putin a partecipare al prossimo vertice dei leader dei Brics in programma a Johannesburg ad agosto, una mossa che ha generato un acceso dibattito.
Il Sudafrica, che membro della Corte Penale Internazionale, sarebbe infatti legalmente obbligato ad arrestare Putin se si recasse nel Paese, dopo che il leader della Federazione Russa è stato condannato per la deportazione di un certo numero di bambini ucraini. Tuttavia di recente il Congresso nazionale africano (Anc) – movimento al governo in Sudafrica – ha stabilito che il governo debba ritirarsi dall’organismo.

La maggior parte dei paesi africani non ha esplicitamente condannato l’invasione russa dell’Ucraina, o comunque non ha aderito alle sanzioni comminate contro Mosca dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Da parte sua la Federazione Russa sta aumentando gli investimenti in alcuni paesi africani mentre la compagnia militare privata Wagner è ormai presente in numerosi territori del continente, affiancando le forze regolari di vari governi contro l’insorgenza jihadista o sostenendo i ribelli in armi contro governi invisi.

Negli ultimi mesi Washington ha lanciato una grande offensiva diplomatica e commerciale nel continente africano tentando così di recuperare un ruolo centrale e di rintuzzare la crescente egemonia cinese e russa. – Pagine Esteri

L'articolo Gli USA accusano il Sudafrica di armare la Russia proviene da Pagine Esteri.



TURCHIA. Erdogan vince ma è costretto al ballottaggio


Nonostante il sostegno di tutte le opposizioni Kemal Kılıçdaroğlu non è riuscito a battere Erdogan che però sarà costretto al ballottaggio L'articolo TURCHIA. Erdogan vince ma è costretto al ballottaggio proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.i

di Marco Santopadre

Pagine Esteri, 15 maggio 2023 – Ha vinto a Istanbul, Ankara e Izmir, è stato il più votato in tutte le regioni della Tracia, dell’Egeo e del Mediterraneo e in quelle curde, ma alla fine Kemal Kılıçdaroğlu non ce l’ha fatta a battere il “sultano” Erdogan.
Nonostante i sondaggi favorevoli della vigilia e un’alleanza composta da praticamente tutte le opposizioni – dal centrodestra nazionalista del Buon Partito passando per il suo Partito Repubblicano Popolare (Chp) di centrosinistra fino al Partito della Sinistra Verde (ombrello elettorale dei curdi dell’Hdp, partito che rischia la messa fuori legge), senza dimenticare alcune formazioni guidate da ex stretti collaboratori dell’attuale presidente – Kılıçdaroğlu si è piazzato in seconda posizione con il 44,9% dei voti.

Neanche il ritiro, pochi giorni prima delle elezioni, del candidato indipendente di centrosinistra Muharrem Ince, ex leader del Chp e poi fondatore del Partito della Patria, è riuscito a dare a Kılıçdaroğlu la spinta necessaria a superare il padre-padrone della politica turca. E questo nonostante la lunghissima crisi economica che ha impoverito milioni di persone, l’inflazione galoppante, e la tragedia del terremoto che lo scorso 6 febbraio ha devastato 11 province turche, uccidendo più di 50 mila persone e creando milioni di sfollati (molti dei quali non hanno potuto votare ieri), le cui conseguenze sono state amplificate dalla speculazione edilizia e dal mancato rispetto, da parte delle autorità, delle misure di prevenzione.

Erdogan ha vinto, anche nettamente, in molte delle zone terremotate, ed anche tra gli emigrati in Germania, in Austria, in Francia, in Belgio e in Olanda.

Comunque per la prima volta dopo più di venti anni di potere, Recep Tayyip Erdogan sarà costretto ad andare al ballottaggio con il rappresentante delle opposizioni, il 28 maggio.
La già lunga e aspra campagna elettorale avrà quindi una coda di altre due settimane, che si preannuncia tesissima. Già ieri, durante il lungo e travagliato spoglio delle schede elettorali, i due schieramenti si sono scambiati pesanti accuse di brogli e manipolazioni. Nelle prime ore sembrava che il leader del Partito Giustizia e Sviluppo dovesse prevalere con quasi il 20% di distacco sul principale sfidante, ma poi il conteggio dei voti provenienti da Istanbul e Ankara ha accorciato sempre più il suo vantaggio. Poi, in serata, la quota di consensi incassata dall’attuale presidente è scesa sotto il 50%, fino a fissarsi al 49,5% che lo obbliga al secondo turno.
Uno smacco per il “sultano”, che però tra due settimane partirà da 2,5 milioni di voti di vantaggio sullo sfidante, e potrà probabilmente attingere almeno a parte di quel 5,2% raggranellato da Sinan Oğan, leader di uno schieramento nazionalista di estrema destra indipendente.
Alle precedenti elezioni presidenziali del 2018, Erdogan era passato al primo turno con il 52,6%, mentre Muharren Ince – che all’epoca guidava i socialdemocratici kemalisti del Partito Repubblicano Popolare – si era fermato al 30,6%. In terza posizione era arrivato – nonostante fosse in carcere per motivi politici – il curdo Selahattin Demirtaş per il Partito Democratico dei Popoli con l’8,4%. Meral Akşener, ex ministra dell’Interno che nel 2017 aveva abbandonato il braccio politico dei Lupi grigi (Mhp) per fondare il Buon Partito insieme ad alcuni transfughi di destra del Partito Repubblicano, si era piazzata al quarto posto con il 7,3%,

I quasi 56 milioni di elettori che si sono recati alle urne – ieri il tasso di affluenza è stato quasi dell’87%, superiore di mezzo punto rispetto al 2018 – hanno espresso la propria preferenza anche per la composizione della Grande Assemblea Nazionale Turca, composta da 600 deputati.

Anche in questo caso lo schieramento di Erdogan – l’Alleanza della Repubblica – si è imposto sfiorando la maggioranza assoluta dei voti, ma fermandosi al 49,4% e ottenendo 322 deputati; nel 2018 aveva preso invece il 53,6% e 344 rappresentanti. L’AKP ha guadagnato il 35,6% e 267 rappresentanti (alla tornata precedente il 42,56 e 295 deputati) mentre il Partito del Movimento Nazionalista (Mhp), formazione nazionalista di estrema destra legata ai Lupi Grigi, si è attestata al 10,1 con 50 eletti (nel 2018 aveva preso l’11,1 e 49 deputati). Erdogan potrà così controllare il parlamento abbastanza agevolmente anche se non potrà intervenire con riforme della Costituzione che richiedono una maggioranza più ampia.

L’Alleanza della Nazione rappresentata invece dal 74enne economista Kılıçdaroğlu ha incassato invece il 35% e 213 deputati. Al suo interno, il Chp ha totalizzato il 25,3 e 169 eletti (contro il 22,6 e 146 deputati del 2018) e il Buon Partito ha ottenuto il 9,7% e 44 rappresentanti (contro il 10 e 43 eletti del 2018). Le altre 4 formazioni incluse nella coalizione non hanno ottenuto invece rappresentanza parlamentare.

L’Alleanza del Lavoro e della Libertà ha invece ottenuto il 10,54% e 65 rappresentanti divisi tra il Partito della Sinistra Verde che ha preso l’8,8% e 61 eletti e il Partito dei Lavoratori che è riuscito a entrare in parlamento con 4 eletti nonostante l’1,73% conquistato. Alle scorse parlamentari il Partito Democratico dei Popoli aveva ottenuto l’11,7% e 67 deputati.
Nessun eletto ha conquistato la coalizione di Sinan Oğan, che nel voto per le legislative si è fermata al 2,4% e neanche per la coalizione dell’estrema sinistra – che includeva il Partito Comunista Turco – che ha raggiunto appena lo 0,3% dei consensi.

Come detto, la campagna elettorale è stata molto tesa e le opposizioni l’hanno dovuta condurre in una condizione di fortissimo svantaggio. Le tv pubbliche hanno concesso a Erdogan dieci volte il tempo accordato al leader delle opposizioni, e vari candidati dissidenti hanno dovuto subire aggressioni da parte di estremisti nazionalisti e fanatici religiosi riconducibili allo schieramento governativo. Sia Kilicdaroglu che il sindaco di Istanbul e possibile vicepresidente, Ekrem Imamoglu, sono stati aggrediti pubblicamente a pochi giorni dal voto.

Erdogan ha lanciato pesanti accuse contro l’opposizione, contribuendo a esacerbare gli animi, accusando Kılıçdaroğlu di essere sostenuto dai “terroristi” del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) e di voler mettere quindi a rischio l’integrità territoriale della Turchia. Nei suoi interventi elettorali il “sultano” ha tentato di galvanizzare e fomentare i settori tradizionalisti e religiosi della società turca, additando le opposizioni come un pericolo per i valori conservatori.
Inoltre Erdogan si è proposto come mediatore nella guerra civile in atto in Sudan ed ha annuciato la scoperta di “ingenti riserve di petrolio” nel sudest del paese. All’inizio della scorsa settimana, poi, ha annunciato l’aumento dei salari del 45% per circa 700 mila impiegati nel settore pubblico.

Come se non bastasse, alcune settimane fa polizia e magistratura hanno inferto un altro duro colpo alle organizzazioni della sinistra curda. Una maxi retata ha infatti condotto a 126 arresti nelle regioni del sud e dell’est del paese; in manette sono finiti non solo giornalisti e militanti politici, ma anche 25 avvocati e una decina di artisti. L’accusa è sempre la stessa: collaborazione con il Partito dei Lavoratori del Kurdistan.

In soccorso di Erdogan, poi, sono andate negli ultimi mesi le petromonarchie del Golfo. Mentre a marzo l’Arabia Saudita ha iniettato liquidità nella Banca centrale turca per 5 miliardi di dollari, gli Emirati Arabi Uniti hanno firmato un accordo con la Turchia per aumentare il volume degli scambi commerciali tra i due Paesi portandolo a 40 miliardi di dollari entro il 2028.

Dopo la diffusione di un video con contenuti sessuali che comprometteva il candidato Muharrem Ince costringendolo al ritiro (risultato poi falso) il candidato kemalista Kılıçdaroğlu (che comunque afferma di voler preservare le buone relazioni con Mosca e con Pechino, riportando però la Turchia nell’alveo della Nato) ha esplicitamente accusato la Russia di ingerenze nella campagna elettorale allo scopo di favorire Erdogan. – Pagine Esteri

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INTERVISTA. La Nakba e le donne. Un trauma che si consuma ancora


Un filo doloroso unisce la confisca delle case palestinesi di oggi e la "catastrofe" del 1948. In questa video-intervista Ruba Saleh racconta le ferite aperte nei corpi che ne parlano, per una storia che non ha ancora trovato giustizia. L'articolo INTERV

Pagine Esteri, 15 maggio 2023. In occasione del 75° anniversario della Nakba, Pagine Esteri ripropone l’intervista alla prof.ssa Ruba Saleh, esperta di studi di genere nella storia delle migrazioni, della diaspora e della società palestinese.


Ruba Saleh, palestinese, insegna al dipartimento di Antropologia e Sociologia della SOAS, Università di Londra, autrice di molti studi di genere nella storia delle migrazioni, della diaspora e della società palestinese. Intervistata da Pagine Esteri in occasione dell’anniversario della Nakba, la “catastrofe”, ci racconta quello che è stato il 1948 per le donne palestinesi, perché rappresenti ancora un trauma mai superato, che continua anzi a ripetersi negli anni e nelle epoche, giungendo fino ad oggi.

player.vimeo.com/video/5494705…

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Propaganda politica, opinioni sbagliate, fake news e intolleranza. La posizione di Poliverso

@Politica interna, europea e internazionale

Poliverso.org è ormai diventata un'istanza generalista, ma è nata per creare uno spazio di dibattito politico aperto, laico e libero.

Abbiamo ricevuto diversi messaggi che ci rimproveravano di avere dato spazio a voci contrarie all'Ucraina e ostili verso la strenua difesa del popolo ucraino. A volte siamo stati addirittura accusati di diffondere fake news.

Ricordiamo a tutti che le opinioni non sono fatti e che un'opinione non è una fake news, anche se dovesse essere un'opinione sbagliata.

Polemizzare, anche utilizzando toni molto accesi, non può essere derubricato a comportamento tossico solo perché non esprime l'opinione desiderata.

In questa istanza pertanto verrà sempre consentita la libera espressione del proprio pensiero.

Tuttavia ricordiamo anche che la nostra tolleranza verso gli account di propaganda militarista, filo-occidentale o filo-russa che siano, è limitata!

Poliverso è un servizio gratuito (se volete contribuire potete farlo qui) e proprio per questo non è uno spazio che verrà concesso ad account che praticano 24×7 l'attacco sistematico verso profili che non la pensano come loro.

Poliverso.org è una piattaforma di discussione. Se volete fare marketing diretto per le vostre idee politiche o, peggio ancora, molestie mirate, verrete spazzati via!

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

credo che il bello sia proprio questo. Chi sceglie questa istanza sa a cosa va incontro. Come si dice in questi casi, patti chiari amicizia lunga


Thailandia, le opposizioni vincono le elezioni alla Camera


I partiti di opposizione in Thailandia hanno vinto le elezioni per il rinnovo della Camera, segnando la possibile fine del governo imposto dall'esercito dopo il colpo di stato L'articolo Thailandia, le opposizioni vincono le elezioni alla Camera proviene

di Redazione

Pagine Esteri, 15 maggio 2023 – I partiti di opposizione in Thailandia hanno vinto le elezioni per il rinnovo della Camera, segnando la possibile fine del governo del primo ministro Prayuth Chan-ocha, ex generale ed ex capo dell’Esercito al potere da quasi nove anni, dopo il golpe militare che nel 2014 pose bruscamente fine al governo della premier Yingluck Shinawatra.
Con l’84,5% delle schede scrutinate, il movimento di opposizione antimonarchico Move Forward – guidato dal 43enne imprenditore Pita Limjaroenrat – ha ottenuto 151 seggi, divenendo il primo partito dell’assemblea. Altri 141 seggi vanno al Pheu Thai, la forza politica guidata dalla 36enne Paetongtarn Shinawatra, nipote di Yingluck e figlia maggiore dell’ex primo ministro Thaksin Shinawatra, deposto a sua volta da un colpo di Stato militare nel 2006, e in esilio autoimposto dal 2008. Il Palang Pracharat del primo ministro uscente Prayuth si è piazzato solo quarto, con 42 seggi. I due partiti vincitori, che si ritiene possano trovare un’intesa di governo, totalizzerebbero quasi 300 deputati, su un totale di 500. Una posizione di controllo che potrebbe uscire ulteriormente rafforzata nel caso in cui alla coalizione aderisse anche il partito Bhumjaithai, arrivato terzo con 68 seggi.

Il voto serviva a d eleggere i membri della camera bassa dell’Assemblea nazionale, da cui dipenderanno la nomina del prossimo capo di governo e l’indirizzo politico ed economico del Paese per i prossimi quattro anni. Molti thailandesi ritengono le votazioni una scelta di campo tra il pieno ripristino delle istituzioni democratiche e il mantenimento del governo delle forze armate. Queste ultime esercitano tuttora una fortissima influenza sulla politica thailandese, grazie alla vicinanza alla monarchia e alle disposizioni della Costituzione scritta e approvata dalla giunta militare nel 2017, prima di un ritorno alle urne che consentì a Prayuth di restare al potere dismettendo la divisa militare e indossando i panni del leader politico.

L’elezione dei 500 deputati della camera bassa avviene sulla base di un sistema elettorale misto: 350 deputati vengono eletti in altrettanti collegi uninominali, mentre i rimanenti 150 seggi vengono assegnati secondo criteri di rappresentanza proporzionale. Il voto per l’elezione del prossimo capo del governo si terrà probabilmente in agosto, e il premier sarà eletto dalle due camere in seduta congiunta: la Costituzione del 2017 non prevede però alcuna elezione per i 250 membri del Senato, che sono stati nominati dal Consiglio nazionale per la pace e l’ordine, la giunta che ha governato la Thailandia tra il 2014 e il 2019. – Pagine Esteri

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Ilan Pappè: verità sulla Nakba


Studi accademici dimostrano l'incontestabilità di quanto avvenuto nel 1948: l'espulsione forzata di centinaia di migliaia di palestinesi, spiega lo storico Ilan Pappè. Israele ha un'altra narrazione L'articolo Ilan Pappè: verità sulla Nakba proviene da P

di Michele Giorgio

Questa intervista è stata pubblicata il 14 maggio 2023 dal quotidiano Il Manifesto

ilmanifesto.it/la-verita-sulla…

Pagine Esteri, 15 maggio 2023 – Nei giorni in cui Israele celebra la sua fondazione 75 anni fa, i palestinesi sono impegnati con raduni, sit in, conferenze, dibattiti a tenere viva la memoria della Nakba, la loro «catastrofe nazionale» parallela alla nascita dello Stato ebraico nel 1948. Una memoria fatta di esilio per centinaia di migliaia di uomini, donne e bambini diventati profughi in campi allestiti nei paesi arabi vicini, di case e terre perdute e poi confiscate, di famiglie divise per sempre. Eppure, per quanto sia sempre viva e duratura tra i palestinesi, più parti, non solo Israele, spingono per spegnerla, per impedire che sia riconosciuta e prenda il posto che merita nella storia. Ne abbiamo parlato con lo storico Ilan Pappè, docente all’Università di Exeter, autore di saggi sulla storia di Israele e della Palestina tradotti in molte lingue.

Professor Pappè perché la Nakba viene oscurata, perché è sempre più difficile parlarne in pubblico?

Prima di spiegarne le ragioni chiariamo che le ricerche storiche fatte con professionalità a partire dagli anni ’80 da alcuni storici israeliani e stranieri e quelle realizzate prima di allora dagli storici palestinesi, hanno ottenuto risultati incontestabili sulla Nakba e le sue conseguenze. Studi e ricerche hanno documentato anche la pulizia etnica fatta da Israele nel 1948 (a danno dei palestinesi, ndr). Questi risultati, e rispondo alla domanda, contraddicono completamente la narrazione ufficiale israeliana ad uso interno ed internazionale. Mi riferisco alla versione che vuole l’esercito «più morale al mondo» impegnato nel 1948 a difendere Israele contro l’intero mondo arabo, alla tesi secondo cui gli arabi avrebbero chiesto ai palestinesi di abbandonare la loro terra mentre gli israeliani avevano chiesto loro di rimanere. E all’idea che Israele non ha avuto alcuna responsabilità nelle vicende del 1948 di cui sono stati vittime i palestinesi. In sostanza per questa narrazione, non c’è stata la Nakba. Le ricerche storiche ci hanno detto che tutto ciò è una pura fabbricazione. E che l’espulsione dei palestinesi, allora come oggi, è un crimine contro l’umanità. La preoccupazione delle autorità israeliane è che diffondendo, discutendo e analizzando gli esiti degli studi fatti dagli storici si ponga una questione morale sulla fondazione dello Stato di Israele. Se si comincia con questi interrogativi si arriva a sollevare una questione morale sull’intera impresa sionista (in Palestina, ndr) e a chiedersi perché il mondo ha permesso l’espulsione dei palestinesi.

Come spiega l’atteggiamento di varie istituzioni internazionali nonché di governi e partiti politici occidentali, di ferma opposizione, oggi più che in passato, al riconoscimento della Nakba?

Credo che tutte queste parti internazionali, occidentali, non intendano entrare in conflitto con Israele ed esporsi al rischio di accuse di antisemitismo che sempre più spesso sono rivolte a chi critica e solleva dubbi. Vanno considerati inoltre i rapporti economici, le vendite di armi, le relazioni di sicurezza con Israele. Quindi è molto più semplice ignorare la Nakba, zittire i palestinesi e negare la loro narrazione oltre che le loro aspirazioni. Allo stesso tempo la società civile occidentale è sempre più consapevole della Nakba e di quanto accade oggi nei Territori palestinesi occupati e si aspetta che i governi adottino delle politiche concrete contro la negazione dei diritti e di condanna di abusi e violazioni.

A livello accademico qual è oggi la consapevolezza della Nakba.

In termini generali si osserva da tempo un progresso un po’ ovunque. Tante università importanti, negli Usa e in Gb, nell’ambito di corsi di studi e seminari su Israele e palestinesi, hanno svolto ricerche sulla Nakba in modo corretto e professionale. Questo vale anche per l’Italia, la Spagna e la Scandinavia. All’Istituto Orientale di Napoli, ad esempio, ho apprezzato l’accuratezza del programma di studi su questi temi. Non mancano però all’interno delle università le attività di docenti che cercano boicottare questi lavori e di imporre la versione tradizionale degli avvenimenti del 1948 pur sapendo che contraddice la storia accertata in modo professionale dai loro colleghi. Da questo punto di vista penso che Francia e Germania siano i paesi più problematici.

Come giudica la linea fortemente pro-Israele dei partiti di destra che oggi governano in diversi paesi europei.

Per questi partiti accettare la narrazione ufficiale del 1948 e la versione di Israele di quanto accade oggi, vuol dire lavare e rendere bianco il proprio passato nero. Impressiona come alcuni di questi partiti che erano antisemiti e hanno sostenuto, persino partecipato, al genocidio degli ebrei, siano oggi i più accaniti sostenitori di Israele. Più hanno collaborato con il Nazismo e più appoggiano le politiche di Israele nei confronti dei palestinesi. Questi partiti, peraltro, sono islamofobici e per Israele è facile convincerli che non sta impedendo a un popolo di liberarsi dall’occupazione militare e che invece sta combattendo contro organizzazioni islamiche fanatiche.

Israele ha festeggiato qualche settimana fa, sulla base del calendario ebraico, il suo 75esimo compleanno mentre è nel pieno di una frattura interna alla sua maggioranza ebraica a causa della riforma giudiziaria avviata dal governo Netanyahu. Come legge le manifestazioni di massa a difesa della separazione dei poteri e della Corte suprema che vanno avanti da mesi.

È in atto uno scontro tra due modelli di nazionalismo. Le differenza è questa. Il primo, quello che porta avanti le proteste contro la riforma giudiziaria, vuole conservare il modello sostanzialmente laico, fondato su ciò che definisce una democrazia ebraica, precedente alla nascita, avvenuta alla fine dello scorso anno, del governo di destra estrema ora in carica. I suoi sostenitori accettano solo la bandiera israeliana alle manifestazioni, per affermare il carattere nazionalista della protesta contro il governo. Il secondo modello non punta alla difesa dei principi democratici, piuttosto vuole ridefinire l’Ebraismo nel 2023 e ritiene centrale dare un fondamento più religioso alla società israeliana. Entrambi però non mettono in discussione in alcun modo l’apartheid che viene praticato contro i palestinesi sotto occupazione militare e quelli con cittadinanza israeliana. Seguendo come i media hanno riferito sino ad oggi della spaccatura in atto in Israele, sono sorpreso che tanti giornalisti stranieri, anche quelli più esperti, non abbiano colto questi elementi politici ed ideologici tanto evidenti.

Questo è il presente, cosa vede in futuro?

Nel futuro immediato vedremo più repressione e più discriminazione nei confronti dei palestinesi e persino contro la minoranza di ebrei che si batte per la giustizia e i diritti. Si creeranno però più fratture e contraddizioni nel sistema con sviluppi significativi nella società civile locale e internazionale per la lotta all’apartheid. Ci vorrà del tempo ma non si potranno impedire i cambiamenti che da sempre attendono i palestinesi. Pagine Esteri

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Gli USA accusano il Sudafrica di armare la Russia


L’ambasciatore degli Stati Uniti in Sudafrica, Reuben Brigety, ha accusato le autorità di Pretoria di aver fornito armi alla Russia violando le sanzioni imposte a Mosca L'articolo Gli USA accusano il Sudafrica di armare la Russia proviene da Pagine Ester

di Redazione

Pagine Esteri, 12 maggio 2023 – L’ambasciatore degli Stati Uniti in Sudafrica, Reuben Brigety, ha accusato le autorità di Pretoria di aver fornito armi alla Russia utilizzando una nave cargo “segretamente attraccata” per tre giorni presso una base navale nei pressi di Città del Capo, lo scorso dicembre.

In una dichiarazione rilasciata all’emittente locale “News24”, Brigety ha affermato che gli Stati Uniti sono “sicuri” che le armi siano state caricate sulla nave Lady R – soggetta a sanzioni da parte degli Usa – mentre si trovava presso la base navale di Simon’s Town, e trasportate in Russia. L’ambasciatore ha aggiunto che una fornitura di armi a Mosca da parte del Sudafrica, durante la guerra in Ucraina, rappresenta una questione “estremamente seria” perché mette in dubbio la posizione neutrale adottate da Pretoria relativamente al conflitto tra Kiev e Mosca.

«La nave è rimasta attraccata presso la base navale di Simon’s Town dal 6 all’8 dicembre del 2022, ed è stata utilizzata per trasportare armi alla Russia», ha detto Brigety durante una conferenza stampa a Pretoria. Rispondendo ad un’interrogazione parlamentare, invece, il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa ha dichiarato che il governo del Sudafrica sta indagando sulla vicenda. «Siamo tutti a conoscenza delle notizie circolate e l’intera questione è in fase di esame. Lasciamo che l’indagine porti i suoi risultati. La questione è in fase di esame e col tempo saremo in grado di parlarne» ha affermato il capo dello Stato della Repubblica Sudafricana.

Secondo quanto riferito da fonti citate dal “Financial Times”, la nave – di proprietà di Transmorflot, una società che dallo scorso anno è sottoposta a sanzioni da parte degli Stati Uniti – la Lady R avrebbe spento il suo transponder mentre faceva scalo a Città del Capo dopo un viaggio lungo la costa occidentale dell’Africa. Dopo che la nave ha lasciato il porto, il ministero della Difesa sudafricano non ha fornito dettagli su ciò che la nave trasportasse.

Nel gennaio scorso il governo di Pretoria ha ufficialmente negato di aver approvato qualsiasi vendita di armi alla Russia da quando Mosca ha iniziato la sua invasione su vasta scala dell’Ucraina nel febbraio del 2022. Il Sudafrica ha dichiarato ufficialmente di essere neutrale nel conflitto in Ucraina, tuttavia ha subito numerose critiche per le sue consistenti relazioni con Mosca, in particolare per le esercitazioni navali congiunte con Russia e Cina condotte a febbraio al largo delle proprie coste.

Ramaphosa, inoltre, ha anche esteso l’invito al presidente russo Vladimir Putin a partecipare al prossimo vertice dei leader dei Brics in programma a Johannesburg ad agosto, una mossa che ha generato un acceso dibattito.
Il Sudafrica, che membro della Corte Penale Internazionale, sarebbe infatti legalmente obbligato ad arrestare Putin se si recasse nel Paese, dopo che il leader della Federazione Russa è stato condannato per la deportazione di un certo numero di bambini ucraini. Tuttavia di recente il Congresso nazionale africano (Anc) – movimento al governo in Sudafrica – ha stabilito che il governo debba ritirarsi dall’organismo.

La maggior parte dei paesi africani non ha esplicitamente condannato l’invasione russa dell’Ucraina, o comunque non ha aderito alle sanzioni comminate contro Mosca dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea. Da parte sua la Federazione Russa sta aumentando gli investimenti in alcuni paesi africani mentre la compagnia militare privata Wagner è ormai presente in numerosi territori del continente, affiancando le forze regolari di vari governi contro l’insorgenza jihadista o sostenendo i ribelli in armi contro governi invisi.

Negli ultimi mesi Washington ha lanciato una grande offensiva diplomatica e commerciale nel continente africano tentando così di recuperare un ruolo centrale e di rintuzzare la crescente egemonia cinese e russa. – Pagine Esteri

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Stefania Brai* C’è stato un tempo in cui gli autori denunciavano e lottavano contro ogni forma di censura: quella cinematografica, quella della Rai,

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La Difesa è il pilastro della pace. Cosa si è detto al think tank di Crosetto


Il lavoro delle Forze armate è il presupposto della sicurezza e il pilastro su cui poggiano democrazia e pace e per questo, però, è necessario comunicarlo e far conoscere alla società civile il lavoro della Difesa. Questo il cuore del discorso del ministr

Il lavoro delle Forze armate è il presupposto della sicurezza e il pilastro su cui poggiano democrazia e pace e per questo, però, è necessario comunicarlo e far conoscere alla società civile il lavoro della Difesa. Questo il cuore del discorso del ministro della Difesa, Guido Crosetto, che ha da poco presieduto la riunione di insediamento del Comitato per lo sviluppo e la valorizzazione della cultura della Difesa a Palazzo Esercito, insieme al capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, il Segretario generale della Difesa, generale Luciano Portolano, e i vertici di tutte le articolazioni delle Forze armate, Esercito, Marina, Aeronautica, Carabinieri. In risposta ai repentini cambiamenti imposti dall’attuale quadro geostrategico sempre più complesso, l’obiettivo del Comitato è promuovere la cultura della Difesa attraverso un approccio nuovo e comunicare quello che rappresenta il sistema-Difesa a servizio del Paese.

Per una cultura della Difesa

Il comitato riunisce esponenti non solo del mondo militare, anzi, è pensato esattamente per aprire il più possibile il dibattito sulla cultura della Difesa all’interno della società italiana. Rappresentanti delle università, centri di ricerca, accademia, mondo della cultura e dell’informazione, dell’industria e dell’economia, costruiranno un dialogo serrato per consentire alla Difesa di “essere sempre un passo in avanti” nel discorso pubblico nazionale. “Oggi inizia un percorso di contaminazione biunivoca e virtuosa” ha detto il ministro, “questo deve essere un luogo di ascolto e un tavolo di dialogo per promuovere le Forze Armate e i loro valori”. Non solo missioni operative ma anche tecnologia, cultura e formazione, rispetto dei diritti e tutela dell’ambiente e del nostro patrimonio culturale, capacità empatica e generosità dei nostri uomini e donne in divisa che offrono il loro servizio nelle missioni all’estero e nella difesa del Paese.

La Difesa è uno strumento per perseguire la pace

“Quasi tutti pensiamo che la Difesa sia fatto importante, ma difficilmente si riesce a spiegare i motivi per i quali uno Stato moderno debba promuovere e garantire un proprio sistema di difesa efficiente, quali sono le ricadute industriali e tecnologiche, occupazionali o di ricerca scientifica ad esempio”. A dirlo in esclusiva ad Airpress è il segretario generale del Comitato Filippo Maria Grasso, direttore Relazioni istituzionali di Leonardo. “È la prima volta che il ministero della Difesa decide di avvalersi di un Comitato per trovare un momento di riflessione su come sono considerate e proposte le molte sfaccettature che questo mondo offre al servizio del Paese – ha continuato Grasso – Ragionare della Difesa non è un mezzo per promuovere l’intervento militarista. Non premia vocazioni bellicistiche. Tutt’altro. In Italia la difesa, senza se e senza ma, è uno strumento per perseguire la pace, lo sviluppo e la promozione delle nostre dimensioni di comunità. Questo è lo spirito con cui credo si sia voluto istituire questo Comitato, per trovare uno spazio nel quale fermarsi a riflettere su un aspetto così centrale eppure poco valorizzato del nostro Paese”.

I membri del Comitato

A formare il Comitato, presieduto dal ministro stesso, sono il presidente dell’Ansa Giulio Anselmi; l’economista Geminello Alvi; lo scrittore Pietrangelo Buttafuoco; la storica dell’arte Anna Coliva; il consigliere del ministro Pier Domenico Garrone; il professore di scienze e tecnologie aerospaziali del Politecnico di Milano Michèle Roberta Lavagna; il presidente dell’Associazione Produttori Audiovisivi Giancarlo Leone; l’editorialista Angelo Panebianco; il direttore dell’Alta scuola di Economia e relazioni internazionali dell’Università cattolica del Sacro Cuore professor Vittorio Emanuele Parsi; il segretario generale dell’Aspen Institute Angelo Maria Petroni; l’editorialista Gianni Riotta; il direttore de Il Sole 24 ore Fabio Tamburini; il presidente dell’associazione Big Data professore Antonio Zoccoli e il direttore Relazioni istituzionali di Leonardo Filippo Maria Grasso.


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Agenda della settimana


Quali sono i principali appuntamenti della settimana che sta per iniziare? Cosa farò? Quali saranno le sfide principali all’orizzonte… Mercoledì 17 maggio dalle 12.00 alle 12.45, nell’ambito delle iniziative organizzate per Forum PA 2023, parteciperò al panel “Digitalmente inclusivi: combattere le disuguaglianze attraverso l’alfabetizzazione digitale”, organizzato dal Miur. Per info qui. Giovedì 18 maggio... Continue reading →


Mini-naja? Meglio un servizio civile con regole militari. Parla il gen. Arpino


Ripristinare la leva militare? Un tema che spesso riaffiora e che sembra piacere all’attuale esecutivo. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante la 94esima adunata nazionale degli alpini a Udine, ha precisato che quello della leva “è un tema ch

Ripristinare la leva militare? Un tema che spesso riaffiora e che sembra piacere all’attuale esecutivo. Il presidente del Consiglio Giorgia Meloni, durante la 94esima adunata nazionale degli alpini a Udine, ha precisato che quello della leva “è un tema che si può affrontare come ipotesi volontaria al servizio civile”. L’idea trova pieno appoggio nelle parole del presidente del Senato, Ignazio La Russa che vorrebbe una “mini naja” di 40 giorni. Ma siamo sicuri che sarebbe una strada percorribile? “Sarebbe meglio istituire un servizio civile, con regole militari che introduca tra i giovani valori, rigore e spirito di sacrificio, magari che includa attività organizzate da ex militari. Ma serve più tempo, non bastano 40 giorni”. La pensa così il generale Mario Arpino, già capo di Stato maggiore della Difesa e dell’Aeronautica.

Generale Arpino, immaginare una “mini naja” su base volontaria non sarebbe una strada percorribile?

La reintroduzione di questa mini-leva non servirebbe alle forze armate. Peraltro attualmente non ci sarebbero neanche più le strutture per organizzare un percorso di questo genere. Anche se, da parte del governo, penso che il problema si sia posto più sul versante educativo per i giovani.

Cosa intende dire?

Di fronte al precipizio culturale, è legittimo ed è apprezzabile l’intendimento dell’esecutivo. Anche se le forze armate non potrebbero svolgere un’azione sostitutiva delle agenzie educative, visto e considerato che i militari sono molto impegnati in altro. Servirebbe invece un servizio civile, magari con attività svolte e organizzate da ex militare, per instradare i giovani sulla via dei valori, del rigore e della disciplina. Ma non basterebbero certo 40 giorni.

Secondo lei di quanto tempo necessiterebbe questo percorso?

Ci vorrebbero dai tre ai sei mesi per incidere profondamente nelle coscienze. In questo modo si potrebbero educare i ragazzi allo spirito di sacrificio. Riconosco, insomma, l’esigenza di fare qualcosa per le nuove generazioni.

In che modo li impiegherebbe?

Ad esempio sarebbe interessante che i ragazzi prestassero servizio negli hub per l’accoglienza dei migranti. Un servizio dei giovani italiani in favore dei profughi. Sarebbe un grande insegnamento: servire gli altri e non se stessi.

Secondo lei una leva volontaria come immaginata dal governo non garantirebbe un ringiovanimento delle forze armate?

Il turnover è garantito e mi pare che le regole attuali abbiano dimostrato la loro efficacia. Non c’è nulla da toccare in questo senso. Più che altro i militari andrebbero impiegati per i compiti operativi anziché adoperati in maniera impropria.

A cosa si riferisce in particolare?

Quando i militari vengono impiegati per fare i piantoni davanti agli uffici, direi che il compito è improprio rispetto alla loro formazione e vocazione.


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La Difesa Ue scalda i motori, letteralmente. Il punto dell’ing. Scarpa (AvioAero)


Di fronte alle sfide e alle necessità del futuro, è indispensabile che i programmi per la Difesa, in particolare quelli internazionali, adottino una visione di lungo periodo, che identifichi i requisiti necessari alle piattaforme del domani per poter proc

Di fronte alle sfide e alle necessità del futuro, è indispensabile che i programmi per la Difesa, in particolare quelli internazionali, adottino una visione di lungo periodo, che identifichi i requisiti necessari alle piattaforme del domani per poter procedere allo sviluppo delle soluzioni tecnologiche adeguate. Nel campo aeronautico, le attività sempre più complesse che i mezzi saranno chiamati a svolgere richiederanno strumenti all’avanguardia per la gestione dell’energia, dalla propulsione al funzionamento di tutti i sistemi di bordo. L’Unione europea, attraverso il Fondo europeo della Difesa, sta procedendo in questo settore con diverse iniziative, da quello per l’elicottero di nuova generazione, l’Eu Next Generation Rotorcraft Technologies Project (Engrt), al progetto Novel energy and propulsion systems for air dominance (Neumann). Airpress ha parlato di queste iniziative con Pierfederico Scarpa, vice presidente Strategy, marketing e sales di Avio Aero, azienda che parteciperà alla definizione del sistema propulsivo dell’Engrt e che coordina il progetto Neumann. Stiamo assistendo ai festeggiamenti per il centenario dell’Aeronautica militare, dove si è vista la Forza aerea fortemente proiettata al futuro.

L’importanza del dominio aereo è riconosciuta anche a livello europeo. Tra i progetti finanziati dall’Ue tramite il Fondo europeo della Difesa, spicca quello per l’elicottero di nuova generazione, l’Eu Next Generation Rotorcraft Technologies Project. Di cosa si tratta?

Bisogna innanzitutto dire che questo programma non è ancora di produzione, e nemmeno di sviluppo. È un programma prodromico a queste fasi. Spesso ci si dimentica che certi ragionamenti hanno bisogno di tempi e di fasi iniziali indispensabili alla buona riuscita, poi, del progetto concreto. In questo caso, dunque, bisogna dare adito alla visione lungimirante della Commissione europea, e di quanto c’è dietro al Fondo europeo per la Difesa. Stiamo parlando, dunque, di definire i requisiti, operativi prima e tecnologici poi, che a loro volta influenzeranno lo sviluppo del progetto. L’obiettivo è andare ad analizzare quali sono i gap capacitivi rispetto ai futuri profili di missione, e da lì si comincia a impostare il lavoro affinché si arrivi poi alla definizione delle soluzioni necessarie per colmare questi “vuoti”.

Che ruolo giocherà Avio Aero nel progetto?

Com’è giusto che sia, capofila del progetto saranno gli airframer, coloro che definiranno e integreranno il sistema velivolo, Leonardo e Airbus Helicopters. Avio Aero, dunque, parteciperà alla definizione del sistema propulsivo, insieme agli altri motoristi europei come ITP, MTU Aero, Safran Helicopter Engines e Rolls-Royce Deutschland, tutte aziende con le quali già collaboriamo in altri programmi. In questa fase, dunque, ci supporteremo a vicenda per tradurre i requisiti operativi in tecnologie e caratteristiche di prodotto, cioè il motore, in linea con quanto emerso. Per noi è sicuramente una partecipazione importante e per nulla scontata. È indicativa di un percorso di crescita che ha fatto l’azienda e che ci consente oggi di poter dire la nostra in modo qualificato, grazie alle nostre competenze ingegneristiche e tecnologiche.

Tra l’altro l’azienda è presente anche in altri programmi all’avanguardia…

A livello europeo la versione militare del nostro motore turboelica Catalyst è stata selezionata nel marzo 2022 da Airbus Defense & Space per la motorizzazione dell’EuroDrone. Inoltre, siamo il partner europeo di riferimento per lo sviluppo del sistema propulsivo del caccia di sesta generazione che sarà realizzato all’interno del Global combat air programme (Gcap), dove siamo impegnati con Rolls-Royce e IHI Corporation. Una presenza frutto di una trasformazione che negli ultimi anni ci ha portato a diventare una delle principali aziende della propulsione europee. Sono tutti progetti all’avanguardia e sulla frontiera dell’evoluzione tecnologica nel campo della propulsione del futuro.

Per sviluppare sistemi aerei sempre più all’avanguardia, uno degli aspetti principali è rappresentato dalla propulsione. Come dovranno essere i motori del futuro?

Bisogna partire dalla premessa che l’obiettivo è quello di cercare di capire dove la tecnologia sarà tra qualche anno. Se vogliamo essere leader, e non follower, dovremo infatti contribuire a spostare la frontiera dell’innovazione, che abbiamo menzionato poco fa, sempre un po’ più in là. Si parla ormai di power and propulsion systems, concetto che prevede un maggior accoppiamento tra il motore aeronautico e la produzione di energia elettrica. Le varie piattaforme necessitano infatti di energia dal momento che i motori, oltre ad assolvere al compito di fornire la spinta necessaria al volo, dovranno sempre più produrre energia per i diversi sistemi installati sul velivolo. L’effetto collaterale è una maggiore produzione di calore, che dovrà essere smaltito attraverso dei sistemi di gestione termica (power and thermal management system), che sono in continuo sviluppo e miglioramento.

Sul tema della propulsione, Avio Aero coordina il progetto europeo Neumann. Come si articoleranno le fasi dell’iniziativa e quali sono gli obiettivi della società?

Per noi il progetto Novel energy and propulsion systems for air dominance (Neumann) è una vera punta d’orgoglio: coordiniamo un consorzio formato da 37 partner europei, composto da aziende, Pmi, università e centri di ricerca. Il budget stanziato dall’Unione Europea per il progetto è di circa 56 milioni di euro, che lo rende il più grande consorzio finanziato dal Fondo europeo della Difesa. L’obiettivo è quello di sviluppare tecnologie proprietarie europee per far fronte ai requisiti per i sistemi propulsivi di nuova generazione. Ricordiamoci che in Europa stiamo passando dalla quarta generazione (Eurofighter e Rafale) direttamente alla sesta, dal momento che l’F-35 non è stato sviluppato in Europa. Dai progetti degli anni Ottanta, quindi, il Vecchio continente si trova a fare un salto tecnologico importante. Non è una cosa banale, dato che le nuove piattaforme richiederanno sempre maggiore energia, anche perché si tratterà di “system of systems”. In questo senso, aver coinvolto nel progetto Neumann anche degli airframer ci permetterà di lavorare in maniera integrata, interfacciando i sistemi che dovranno operare insieme ai velivoli.

Sistemi e piattaforme del futuro dovranno tenere in conto sia le difficoltà legate a una supply chain resa più fragile da uno scenario globale più complesso, sia il necessario livello di sostenibilità dei sistemi stessi. Quali potrebbero essere possibili soluzioni?

Il discorso di filiera è sicuramente importante e delicato. Il conflitto in Ucraina è infatti intervenuto su un sistema già fragilizzato dalla pandemia da Covid. Questo, tuttavia, ha contribuito ad accendere i riflettori su due elementi strategici della supply chain: la dipendenza dall’estero e la resilienza della filiera. Il tema della dipendenza, naturalmente, implica che al momento molte delle cose che ci servono dobbiamo comprarle fuori dall’Europa. Quello della resilienza, invece, misura la capacità del sistema di assorbire gli impatti. I fatti hanno purtroppo evidenziato che eventi che si ritenevano impensabili sono invece possibili. Dobbiamo allora considerare che, se la forza di una catena è data dal suo anello più debole, la supply chain della Difesa ha moltissimi anelli, sui quali bisogna agire per renderli sempre più capaci di resistere alle crisi. Le grandi aziende devono assumere un ruolo di guida e fare da catalizzatrici per una maggiore integrazione della filiera, ai fini di potenziarla e renderla resiliente di fronte alle sfide del futuro.


formiche.net/2023/05/difesa-ue…



Si chiama Echo, è israeliano e potrebbe essere l’incubo peggiore per la nostra privacy


L’idea è tanto semplice quanto pericolosa: acquistare e processare i dati personali che ciascuno di noi abbandona online, per poi rivenderli ad agenzie di intelligence e forze di polizia di mezzo mondo Potete leggere l’articolo completo qui huffingtonpost.it/rubriche/gov…


guidoscorza.it/si-chiama-echo-…

in reply to Informa Pirata

@Shamar@qoto.org

😂

Mettiamo un po' d'ordine: le "Licenze Rompi Cazzi" dette anche RCL hanno tre varianti:

RCL.1 — è la meno stringente, chiunque (essere umano o macchina) può leggere e usare il contenuto come gli pare ma se lo deve scordare dopo 2 minuti, una macchina la può solo tenere per il tempo consentito nella memoria RAM; in aggiunta non può essere letto o analizzato due volte di seguito nello stesso giorno. La RCL.1H è una variante specifica che si applica solo agli esseri umani e congiuntamente alla RCL.3.

RCL.2 — è la RompiCazzi per definizione: un AI e qualsiasi altro strumento surrogato, diretto e indiretto, non può usare il tuo contenuto per nessuna ragione, nemmeno se viene autorizzato dallo stesso autore, "ex ante" ed "ex post".

RCL.3: è una estensione della seconda, e oltre ad applicare la RCL 2, vieta a qualunque essere umano e a qualunque macchina di divugarne il contenuto ad un'altra AI e surrogati. Quando lo si divulga ad altro essere umano si può decidere di applicare una RCL.1H.

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)

Maronno Winchester reshared this.

in reply to ❄️ freezr ❄️

@freezr

La #HackingLicense è più subdola: puoi farci quello che vuoi, ma tutto ciò che produci (incluso l'output o un "modello AI") deve essere distribuito sotto la stessa licenza.

monitora-pa.it/LICENSE.txt

@informapirata

Informa Pirata reshared this.



Le iniziative delle altre Autorità


Come collaborano gli altri: la prima istruttoria congiunta dei Garanti australiano e neozelandese Il Garante per la privacy austrialiano (OAIC) e quello neozelandese (OPC) hanno avviato, per la prima volta, un un’istruttoria congiunta. Nel mirino delle due autorità, la gestione di un data breach da parte del gruppo societario Latitude, che si occupa di servizi... Continue reading →


I rifugiati del Tigray affrontano nuovi terrori dopo essere scampati da una guerra genocida in Etiopia


Vivendo nei campi delle Nazioni Unite in un Sudan in rapido collasso, i rifugiati dall’Etiopia vengono rapiti, portati attraverso il Sahara e torturati per ottenere un riscatto, in una brutale industria multimilionaria. L’incubo di Selassie iniziò quando

Vivendo nei campi delle Nazioni Unite in un Sudan in rapido collasso, i rifugiati dall’Etiopia vengono rapiti, portati attraverso il Sahara e torturati per ottenere un riscatto, in una brutale industria multimilionaria.
Rifugiati nell'insediamento di Um Rakuba nel sud-est del Sudan. Fotografia: Ed Ram
Rifugiati nell’insediamento di Um Rakuba nel sud-est del Sudan. Fotografia: Ed Ram
L’incubo di Selassie iniziò quando uomini che si dicevano contadini lo presero, promettendogli lavori agricoli.

Dopo essere riuscito a lasciarsi alle spalle la violenza della guerra civile nella sua regione natale del Tigray , nel nord dell’Etiopia, alla fine del 2020, aveva svolto diversi lavori occasionali, raccogliendo sorgo e scavando canali di irrigazione per gli agricoltori vicino a Tunaydbah, un campo profughi nel sud- Sudan orientale.

Questa volta, dopo che Selassie e altri profughi sono saliti a bordo del camion, sono stati condotti nel profondo del deserto, dove i cosiddetti contadini hanno incontrato complici armati di AK-47. È stato solo allora che “ci siamo resi conto di essere stati rapiti”, dice.

Da lì, i profughi sono stati trafficati a nord, fino al confine libico, e venduti a un’altra banda. Nel corso dell’anno successivo, Selassie è stato trattenuto con altri rifugiati provenienti da Somalia, Eritrea ed Etiopia , torturata quasi quotidianamente e trasferita in una serie di angusti magazzini senz’aria nel deserto.
Il campo di Tunaydbah ospita 23.000 rifugiati del Tigray. Fotografia: Ikram N'gadi/MSF
Il campo di Tunaydbah ospita 23.000 rifugiati del Tigray. Fotografia: Ikram N’gadi/MSF
I trafficanti si sono rifiutati di rilasciarlo fino a quando la sua famiglia non ha pagato un riscatto di $ 6.000 (£ 4.800). Dopo che è stato pagato, invece di rilasciarlo, la banda lo ha semplicemente venduto ad altri, che hanno chiesto altri $ 2.000. Dopo che è stato pagato, è stato nuovamente passato a un altro gruppo di rapitori, che ha chiesto la stessa somma.

“Non pensavo che ne sarei uscito vivo”, dice Selassie.

La sua esperienza non è unica. Attivisti e altri tigrini hanno riferito al Guardian che i trafficanti depredano le persone a Tunaydbah e Um Rakuba, due insediamenti che fanno parte di una serie di campi gestiti dalle Nazioni Unite e dal governo sudanese nel Sudan sud- orientale . Insieme, i campi ospitano 70.000 persone fuggite dal Tigray.

I rifugiati sono le ultime vittime della vasta e brutale industria del traffico di esseri umani del Sahara, che si ritiene valga centinaia di milioni di dollari all’anno, che si estende in tutta l’ Africa e intrappola coloro che fuggono da guerre, persecuzioni politiche e difficoltà economiche. Chi non può pagare i riscatti chiesti dalle bande non ha alcuna prospettiva di liberazione.

Alcuni tigrini sono stati rapiti da trafficanti, come Selassie. Altri venduti dai poliziotti sudanesi, che li avevano sorpresi a uscire dai campi senza permesso.

Selassie era originariamente fuggito dal Tigray dopo essere stato coinvolto nella violenza a Mai Kadra , dove lavorava come autista di trattori, nel novembre 2020. Pugnalato al petto e alla gamba, si è riempito le ferite con foglie e pezzi di vestiti strappati.
Sopravvissuti al massacro di Mai Kadra, nell'ospedale di Gondar, nel nord dell'Etiopia, nel 2020. Foto: Eduardo Soteras/AFP/Getty Images
Sopravvissuti al massacro di Mai Kadra, nell’ospedale di Gondar, nel nord dell’Etiopia, nel 2020. Foto: Eduardo Soteras/AFP/Getty Images
Dopo il suo rapimento da Tunaydbah, la guerra è scoppiata anche in Sudan mentre l’esercito nazionale e il gruppo paramilitare rivale delle Forze di supporto rapido combattono per il controllo. Gli aiuti si sono prosciugati ei rifugiati hanno iniziato a lasciare i campi in cerca di cibo e riparo, esponendosi a ulteriori predazioni mentre il Sudan crolla nell’illegalità.

Un operatore umanitario afferma che il problema della sicurezza dei rifugiati tigrini è stata sollevata con le Nazioni Unite, ma che non sono state prese misure per aiutare. “Non volevano davvero sentirne parlare, ad essere onesti. Sembrava che stessero chiudendo un occhio su alcuni chiari problemi di protezione dei rifugiati”.

I rifugiati tigrini rapiti prima dell’attuale conflitto in Sudan affermano di essere stati portati nei magazzini di Tazirbu, Bani Walid, Kufra e Brak al-Shati, città nel deserto libico, dove sono stati trattenuti insieme a migliaia di altri.

I trafficanti che chiedono il pagamento frustano le loro vittime sui piedi e sulle natiche con cavi e tubi dell’acqua di plastica, affermano diversi rifugiati. Alcuni sono stati bruciati con le sigarette. Selassie dice che i suoi aguzzini lo hanno coperto d’acqua e lo hanno sottoposto a scosse elettriche. Quando gli altri venivano portati fuori, poteva sentire le loro urla.

“Non c’era spazio, eravamo soffocati”, dice. “Le persone si ammalavano, tutti avevano i pidocchi. Le persone erano coperte di croste”.

Mentre si trovava in un magazzino, si è svegliato due volte per scoprire che la persona che dormiva accanto a lui era morta. “Ho visto molti corpi”, dice.

I rifugiati del Tigray in Sudan vengono trafficati a scopo di riscatto


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Due donne e un uomo del Tigray affermano di aver subito abusi sessuali dai loro carcerieri in Sudan e in Libia. Una dice che tutte le donne sono state stuprate nel magazzino dove era tenuta a Kufra da trafficanti libici ed eritrei.

“Ci hanno preso ogni volta che volevano”, dice. “Sono stata violentata diverse volte. Minacciavano di metterci incinta se non avessimo pagato”.

Il rifugiato maschio crolla al telefono mentre racconta il suo calvario in un complesso di Omdurman, la città gemella di Khartoum, la capitale del Sudan.

“Un giorno sono andato in bagno. Poi è venuto un ragazzo e mi ha portato in un’altra casa. C’era un altro ragazzo lì dentro. Mi ha tirato dentro e mi ha spinto giù, e io ero sul pavimento. Mi hanno violentato. Sono tornato in bagno e stavo contemplando il suicidio. Ho provato ad allacciarmi la cintura per uccidermi, ma l’uomo è entrato e mi ha fermato. Mi ha rinchiuso dove ero prima con le altre persone.”


All’interno dei magazzini del deserto libico, ai profughi veniva data pasta semplice e acqua salata. Spesso c’era solo cibo sufficiente per un pasto al giorno.

Yohannes, un saldatore di 22 anni di Wukro nel Tigray, parla dall’interno di un magazzino a Brak al-Shati, dove è detenuto con altri 300, per lo più eritrei. È stato malato di malaria e ha sviluppato piaghe su tutto il corpo.
Sulla strada per Tunaydbah nello stato sudanese di Gedaref. Fotografia: Ikram N'gadi/MSF
Sulla strada per Tunaydbah nello stato sudanese di Gedaref. Fotografia: Ikram N’gadi/MSF

“È un posto molto caldo”, dice. “Siamo stipati così fitti che non posso voltarmi. Sul pavimento non c’è spazio per sdraiarsi, possiamo solo dormire su un fianco. Non possiamo uscire perché la porta è chiusa. Non te ne vai se non paghi”.


Intrappolato per quasi due anni, Yohannes dice di non avere questa opzione. Nel tentativo di proteggere la sua famiglia, non ha detto loro dove si trova.

“Non ho i soldi, ecco perché sono qui da così tanto tempo”, dice. “Vengo da una famiglia povera… non ho contattato mia madre. Lei è malata.”

Un blackout delle comunicazioni imposto al Tigray durante la guerra significava che la maggior parte non poteva telefonare alle proprie famiglie per chiedere aiuto.

“Sono stato picchiato quando ho detto loro che non potevo chiamare il Tigray perché la rete è chiusa lì”, dice Keshi, uno studente di 21 anni, rapito dal campo di Tunaydbah nel giugno 2021. “Hanno detto: ‘No, stai mentendo a noi.’ Arrivavano ubriachi e ci picchiavano”.


Keshi è stato tenuto in una stanza senza finestre da qualche parte a Kufra. L’esperienza lo ha lasciato parzialmente cieco. “Per nove mesi non abbiamo visto il sole”, dice.

Un trafficante di esseri umani eritreo, parlando a condizione di anonimato, afferma che c’è stato “un forte aumento” nel numero di tigrini che attraversano il Sahara verso la Libia da quando è scoppiata la guerra civile alla fine del 2020. Si sono uniti a una rotta già ben battuta da rifugiati provenienti da altre parti dell’Africa.

Il contrabbandiere, lui stesso un rifugiato, afferma che i trafficanti “possono guadagnare milioni” tenendo ostaggi. Si rifiuta di fornire dettagli sul suo coinvolgimento nel commercio, dicendo solo che trasportava 150 persone all’anno.

Diversi dei profughi intervistati dal Guardian sono riusciti a fuggire dai magazzini del deserto e ora si trovano a Tripoli, la capitale libica. Includono Selassie, il bracciante agricolo.

Anche lì non è al sicuro, dice Selassie. In mancanza di documenti, i profughi sono vulnerabili alle irruzioni della polizia libica, che li rinchiude e chiede tangenti per il loro rilascio, tattiche simili a quelle dei trafficanti.
Manifestanti durante la visita del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, al centro di detenzione per migranti di Ain Zara a Tripoli, in Libia. Fotografia: Mahmud Turkia/AFP/Getty Images
Manifestanti durante la visita del segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, al centro di detenzione per migranti di Ain Zara a Tripoli, in Libia. Fotografia: Mahmud Turkia/AFP/Getty Images
Quindi vivono sottoterra. Qualche mese fa Selassie ha provato a prendere una barca dalla Libia, attraverso il Mediterraneo, verso l’Italia con decine di altri. Si capovolse a breve distanza al largo, lasciando una manciata di sopravvissuti.

Selassie è stato tirato fuori dall’acqua dalla guardia costiera libica, che ha ricevuto centinaia di milioni di finanziamenti dall’UE per impedire ai richiedenti asilo di intraprendere il pericoloso viaggio verso l’Europa. Dice che lo hanno consegnato alla polizia.

“Sono stato in prigione per tre mesi e ho pagato loro una tangente di $ 1.600 per essere rilasciato”, dice. “Sono stato fortunato a poter pagare. C’erano circa 2.000 persone lì. Alcuni di loro erano stati detenuti per uno o due anni”.


Selassie si nasconde ancora a Tripoli, giocando al gatto col topo con le autorità libiche, cambiando regolarmente casa per evitare i loro raid. Non sa cosa riserva il futuro.

“Non ho abbastanza soldi per sopravvivere”, dice. “Se posso ottenere un’istruzione e un lavoro in Europa, forse ho speranza di cambiare la mia vita.”


Alcuni nomi sono stati cambiati


FONTE: theguardian.com/global-develop…


tommasin.org/blog/2023-05-15/i…



Summary of Statement Public Prosecutor’s Office, Central and Contact Point Cybercrime (ZAC) on the public hearing of the Digital Affairs Committee of the German Bundestag on “Chat Control”


Original Statement here. The assessment is made primarily from the perspective of prosecutorial and general law enforcement practice. The perspectives of prevention, improved compliance and other effects on societal, political … https://www.bundestag.de

Original Statement here.

The assessment is made primarily from the perspective of prosecutorial and general law enforcement practice. The perspectives of prevention, improved compliance and other effects on societal, political as well as technical aspects are only examined in their respective interaction with law enforcement in view of the expertise available here.

The proposal for a regulation also has an impact on the activities of the national law enforcement authorities dealing with the crime of child abuse in the digital space.

Compared to a risk-based general intervention also in end-to-end encrypted communication infrastructures, concrete, effective, but always occasion-related criminal prosecution is likely to be a much milder, but (at least) equally suitable means to improve the fight against net-related child abuse.

Without a human, evaluative and legally and criminally competent review of the cases identified as relevant, a reliable identification of criminally relevant cases on the basis of AI alone is unlikely to be possible.

Scanning activities by major internet corporations (of unencrypted messenger messages and emails, hosted files and posted content) should now be mandatory for service providers (including host providers, interpersonal communication services, app stores, access providers).

Age verification: any anonymous use of communication services would become de facto impossible (as effective exclusion of minors would only be achievable through personal identification, not through mere age confirmation)

Targeted detection obligations on the basis of so-called detection orders


  • Provider decides whether to use own software or that of the EU Centre against Child Abuse.
  • Commitment only possible through fully comprehensive, automated, largely AI-based review of communication content
  • Automated scanning of all content of a service are an encroachment on European (and national) fundamental rights
  • Scanning of end-to end encrypted content would have to take place on users’ devices (client-side scanning), so that encryption is not completely abolished or technologically weakened.
  • Detection orders significantly affect information security (predetermined breaking point for encryption technology with evidenced potential for risk and misuse)
  • Private conversations and private image and video files that can be attributed to the private sphere will also have to be noted and examined by a large number of examiners.
  • Service providers are to report content deemed relevant to a new EU centre to be set up and remove the material.
  • Prior verification by the EU Centre before onward transmission
  • Effective legal remedy for both providers and users: inter alia, legal remedy before the courts of the Member State, the competent judicial authority or the independent administrative authority.
  • Individual remedies are not a sufficiently suitable corrective for any misuse of detection orders. Providers with vested interests cannot adequately fulfil the legal function for users. Urgent introduction of a strong and independent control mechanism is needed.
  • All digital communication services and devices are covered by the regulations, without range or usage thresholds
  • Criminal law is applied proportionality, criminal prosecution at any price is not a viable alternative under German and European constitutional law.


Commission proposal in the sense of the classic proportionality triad must be appropriate, necessary and proportionate in the narrower sense


  • The detection order does not prove to be fully necessary to achieve the goal of an improved and effective fight against network-related child abuse. Furthermore, it encounters – partly far-reaching – concerns with regard to its appropriateness.
  • There are no doubts about the fundamental legitimacy of the purpose
  • Means also likely to be suitable, i.e. at least conducive, in relation to the purpose sought.
  • Despite possible crowding-out effects to other technologies or providers, the proposed measure is not to be qualified as per se unsuitable
  • Significant and, in the end, far-reaching concerns exist with regard to necessity, especially insofar as they are directed against end-to-end encrypted communication
  • The Commission proposal assumes a lack of knowledge and information on the part of the law enforcement authorities
  • End-to-end encryption of perpetrator communications in the field of net-related child abuse is only in a significantly smaller number of cases a significant obstacle to investigation
  • The scope of knowledge arises from a combination of server-side monitoring, the investigation procedures themselves and from third party tips
  • Commission moves significantly away from the reality of law enforcement practice with regard to end-to-end encrypted communications. Rather, there is a structural deficit in action due to insufficient technical and personnel resources of the law enforcement agencies.
  • Improved European cooperation between investigative authorities through an EU centre can be an essential contribution, also for ensuring a unified European intelligence practice
  • Multinational so-called Joint Investigation Teams are to be set up on a permanent basis instead of only on a trial-by-trial basis.
  • The risk of innocent citizens being affected by official investigations is significant.
  • False-positive reports are a misallocation of resources for the investigating authorities
  • Pre-filtering in the EU centre means additional resource requirements


Detection delta


  • Hashes for known and classified abuse material.
  • AI should detect unknown misuse material but is prone to error and requires invasive methods
  • Hashes can significantly minimise the intensity of intervention, which is appropriate in terms of results, and is sufficiently effective
  • Closing the detection delta by upgrading the law enforcement authorities
  • End-to-end encryption is the only effective means of protecting the confidentiality of digital communications. It is the most important digital protection measure for individuals, businesses, public authorities and law enforcement (including specially protected professions such as defence lawyers). Encryption is either effective or compromised from a technical perspective. Encryption that is weakened or structurally undermined by an instrument such as the discovery order is, in effect, no encryption.


Recommendations


  • Empower and strengthen law enforcement agencies.
  • Instead of “data retention” rejected by the European Court of Justice, limited IP allocation
  • Live extraction of current IP data without a retrograde storage (“login trap”), with a very limited storage period for IP assignment data of one week.
  • Improving international cooperation at European level
  • EU Centre as a competence and coordination hub
  • Netblocks are easy to circumvent, better delete material and prosecute people. “Track instead of just block”

patrick-breyer.de/en/summary-o…



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Summary of Statement by the Federal Commissioner for Data Protection and Freedom of Information on the public hearing of the Committee on Digital Affairs of the German Bundestagon the topic of “Chat Control”


Original Statement here. The fight against child sexual abuse is an extremely important social task that must be fulfilled with all suitable and appropriate means at our disposal. The so-called … https://www.bfdi.bund.de/SharedDocs/Downloads/DE/Dokument

Original Statement here.

The fight against child sexual abuse is an extremely important social task that must be fulfilled with all suitable and appropriate means at our disposal. The so-called chat control, however, significantly exceeds the goal of this task. It hardly offers greater protection for children, but instead it would be Europe’s and Germany’s entry into a disproportionate, unconditional and comprehensive surveillance of private communication.

Implications


  • Not compatible with the right to respect for private life under Article 7.
  • Incompatible with the right to protection of personal data under Article 8 of the EU Charter of Fundamental Rights (CFR).
  • From a constitutional point of view, not compatible with the secrecy of telecommunications under Article 10 of the German Basic Law (GG).
  • From a constitutional point of view, not compatible with the right to informational self-determination Article 2(1) in conjunction with Article 1(1) (GG)
  • Mandatory risk assessment lacks clarity in standards and in determining which parameters are used as a basis and to what extent they are weighted.
  • Detection orders require service providers to view private communications and information content (all content of all users of a service and, if necessary, break encrypted communication)
  • Not compatible with the right to respect for private life under Article 7 CFR
  • No exceptions are provided for, not even for professionals with confidentiality requirementssuch as doctors, psychologists, lawyers or state-recognised youth and social workers. Paragraph 1 of the Criminal Code (Strafgesetzbuch, StGB) provides for a penalty of up to one year’s imprisonment for the unauthorised disclosure of information by persons subject to professional secrecy and thus underlines the special worthiness of protection of this communication.
  • Voice messages would also be intercepted despite the special protection afforded to the spoken word by the provision of section 201 of the Criminal Code (Strafgesetzbuch, StGB).
  • Infringement of the principle of transparency under Article 5(1)(a) of the General Data Protection Regulation (GDPR)
  • Undifferentiated search for CSA material contradicts the principle of data minimisation under Article 5(1)(c) GDPR.
  • According to the case law of the European Court of Justice, unprovoked mass surveillance is not compatible with the EU Dharter of Fundamental Rights (GRCh)
  • Lack of data protection supervision (data protection supervisory authorities should only be able to participate with non-binding opinions prior to deployment, Article 7(3) Draft Regulation).
  • Detection order: All services and devices on which digital communication takes place or could take place are covered by the provisions of the draft regulation. It is irrelevant whether the services are actually used to exchange abusive material or whether grooming takes place there; a “significant risk” that they could be used for this purpose is sufficient. This means that hosting services, stores for software applications or internet access services are covered by the scope of application. In addition, personal cloud storage, which serves as a backup of one’s own photos on mobile phones and is not shared, is also covered.
  • Scanning all textual communication for ‘grooming’ affects everyday conversations of participants of all ages and age constellations.
  • False reports and false positives as well as the screening of personal communication will also lead to users only using the respective services to a limited extent or not at all for fear of continuous surveillance (so-called “chilling effects”).
  • There are no known technologies that can reliably distinguish between harmless, sexually or romantically charged communication and grooming.


Sensible measures


  • Strengthening and expanding the resources of law enforcement agencies
  • Prevention of child sexual abuse – also outside the online world
  • Require service providers to set up low-threshold reporting channels for affected persons that are linked to law enforcement agencies or other state counselling centres.
  • Login traps and quick freeze (targeted investigation after initial suspicion and court order)


Critique


  • In my opinion, the draft regulation leads to unjustifiable encroachments on the fundamental rights enshrined in the EU Charter of Fundamental Rights and the Fundamental rights.
  • End of confidential communication, whether by breaking end-to-end encryption or by so-called client-side scanning.
  • Mandatory age controls by app and software stores incl. exclusion of certain age groups from software applications leads to a restriction of communication and endangers the possibility of anonymous/pseudonymous internet use.
  • Lifting anonymity would have serious consequences in many countries, especially for opposition members or whistleblowers, both within and outside the European Union.
  • Technologies for finding CSA material, still have error rates of up to 12% in some cases.
  • Once introduced, there is a threat of an expansion of monitored content in Europe as well.
  • Apart from official identity documents, such as the German electronic identity card, I am not aware of any technologies that enable reliable, anonymous age verification.
  • Alternative technologies, such as AI-based age verification (facial recognition, behavioural analysis) regularly fall short of the necessary level of reliability. They regularly require additional, often sensitive personal data. The collection and recording enables identification, which jeopardises anonymity.
  • The use of third-party providers bears the risk that calls are linked and users are identified.
  • The lifting of anonymity in certain countries (especially for opposition members, whistleblowers) can have dangerous or even life-threatening consequences.
  • As soon as technologies and interfaces are implemented, there is nothing to prevent illegitimate use (by authoritarian states or malicious actors), these would be “surveillance ready” in the future.
  • False-positive reports in connection with possible criminal investigations (e.g. in the case of consensual sexting among young people) threaten unnecessary contact with criminal investigation authorities, which could well have a formative character for these young people.
  • Chilling effect on the exercise of free will undermines the foundation of a free society.
  • The blocking of entire domains regularly leads to excessive blocking (so-called overblocking) and does not meet the requirements of the European Court of Justice for targeting.

patrick-breyer.de/en/summary-o…



“Artificial intelligence, robots and torts: challenges and perspectives” di Pier Giorgio Chiara (Aracne)


Le tecnologie digitali emergenti, come l’intelligenza artificiale, la robotica avanzata e i sistemi autonomi, hanno portato alla creazione di prodotti e servizi innovativi che consentono nuove opportunità per la nostra economia e società, creando sistemi nuovi e ambienti complessi che migliorano significativamente la vita quotidiana delle persone. Il volume “Artificial intelligence, robots and torts: challenges... Continue reading →


Statement by the Child Protection Association (Der Kinderschutzbund Bundesverband e.V.) on the Public Hearing of the Digital Affairs Committee on “Chat Control” 


Summary of statement found here: https://kinderschutzbund.de/wp-content/uploads/2023/02/Statement-for-the-public-hearing-on-chat-control-on-March-1-2023_DKSB.pdf The proposal and its implications The EU initiative sends a clear signal to all EU states t

Summary of statement found here: kinderschutzbund.de/wp-content…

The proposal and its implications


The EU initiative sends a clear signal to all EU states to take stronger action against sexualised violence against children. We strongly welcome this. To implement this important goal, the directive proposes necessary and correct measures, but goes too far at crucial points.

  • Scanning private communications in messenger services or e-mails without any reason is neither proportionate nor effective.
  • An environment in which freedom of expression and confidential communication are taken for granted is an essential pillar of democracy and participation.
  • Scanning without any reason criminalises children and young people even more often.
  • Data protection and child protection should not be played off against each other, children’s rights need both: the right to physical integrity, but also the right to protected communication.
  • Only if they can trust that they will not be constantly monitored can they develop the necessary trust in their guardians, teachers and friends that will help them seek help from trusted people when they need it.
  • Could lead to millions of legal message exchanges being unfairly targeted by authorities.
  • Chat control would create a surveillance structure that could be misused for other purposes.
  • The proposal also threatens, for example, certain professions that are bound to secrecy.
  • Technology that makes it possible to censor certain content even before it is sent or uploaded endangers people living in (partly) authoritarian countries who are politically active, journalists or people in the LGBTIQ+ communities. This affects children just as much, especially the most vulnerable children.
  • It is not justifiable to abolish the confidential private communication guaranteed by the Basic Law by means of algorithms.


Sensible measures for children’s rights online and against cyber grooming:


  • Effective age verification (in conformity with fundamental rights: without compulsory identification, without collecting biometric data, without interfering with encrypted communication), in both directions (hiding content from younger users; preventing older users from accessing content used by children).
  • Security requirements and mandatory risk assessments for providers (hosting and social media platform providers)
  • High-quality, sensitive moderation of chats
  • Pattern analysis to detect groomers in order to block and/or report them
  • Easily accessible reporting procedures for children and young people who need help
  • Server side scanning of public platforms: Mandatory scanning of footage on platforms’ servers and filehosters (searching for known footage with hashes and new data with AI support)
  • Establish a central authority (which, like NCMEC, collects data, develops strategies, supports new technical procedures, monitors companies and assists with risk assessments). This must be independent (especially from Europol) and work closely with child protection organisations.
  • Invest more in research. Facts, data and figures are needed to put the broad discussion on a reliable basis.
  • Strengthen investigative capacities
  • Abuse material offered e.g. in closed groups, also on the darknet, could best be discovered by enabling investigators to “patrol” online more often. The legal possibilities to do so exist (e.g. offering artificially generated material as an “entry ticket”).
  • Adequate funding for institutions that actively work for the protection of children
  • Technical support through Quick-Freeze, governmental reporting centres on the net
  • Hold providers accountable (track down/report/delete material, implement transparent protection concepts)
  • Prevention and education (e.g. promotion of media literacy)
  • Extend the exemption once again so that file hosters can scan their servers and report to the American non-governmental organisation NCMEC (permission is provided by an exception to a data protection regulation, the EU Privacy Directive). In this way, the BKA receives data from the NCMEC (National Center for Missing and Exploited Children) for further investigations.
  • Pattern analysis for communication platforms (e.g. incident-related investigation if an account contacts other accounts that have reported abuse).
  • Make platform operators more accountable. (In the area of monitoring interaction possibilities, in the case of offerings that are heavily frequented by children, behaviour that points to adult users, switching offerings to child-friendly as soon as their own systems assume that they are dealing with a child as a user).
  • Offer an easily accessible explanation in plain language in addition to the imprint/general terms and conditions/privacy policy in order to explain the purpose and background of the website to children and to offer advice and help.
  • In the case of providers of discounted “family accounts“, parents and their children would have to make the age statement (not changeable and possibly readable for apps for age verification)
  • Focus on prevention, see also the EU Commission’s BIK (Better Internet for Kids) initiative.
  • Deletion of illegal material instead of net blocks


Criticism:


  • Rejection of the so-called “detection order” described as “chat control”. (At the end of an official and legal procedure to scan the communication of all customers of a provider for weeks and months).
  • If service providers do not follow the requirements, the right of the customers is restricted (in the case of the Money Laundering Act, this would mean that the accounts of all customers are monitored if banks are negligent).
  • The focus on a technical solution is too one-sided and remains blind to a problem that affects society as a whole.
  • Trusting in technology that has the potential for mass surveillance is naïve and ignores the fundamental rights of all people.
  • Trusting in a high hit rate of automated systems based on the information provided by the manufacturers is a mistake.
  • The regulation focuses exclusively on the dissemination on the internet, but not on the actual production of sexualised violent depictions of children.
  • Measures are inadequate to combat dissemination.
  • The enormous amount of false reports hinders the investigation of the perpetrators.
  • Depictions of sexualised violence by organised groups are hardly disseminated through the channels controlled by this law.
  • Fundamental question of how an AI is supposed to distinguish between innocuous and sexualised communication. (Training with which data sets?)
  • Technology cannot be a substitute but only a support for investigations.

patrick-breyer.de/en/statement…



Oltre i confini del web – le digital skills tra diritti, rischi e opportunità


📌 A partire dalle dalle 15.00 avrò il piacere di partecipare ai lavori del Convegno “Oltre i confini del web – le digital skills tra diritti, rischi e opportunità” organizzato da Unicollege SSML


guidoscorza.it/oltre-i-confini…