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Impegno globale e coordinato per combattere i crimini ambientali


Combattere i crimini ambientali richiede impegno globale e coordinato di tutte le autorità nella catena della giustizia penale.
Solo così possiamo rispondere con forza ed efficacia ai reati che colpiscono le specie selvatiche protette.

Immagine/foto


#endENVcrime
Il Team Ambiente dell'ONU/UNODC, fornisce supporto agli Stati membri tramite il Programma Globale. Un'iniziativa che mira a coordinare gli sforzi di cooperazione e dialogo regionale e internazionale.

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noblogo.org/cooperazione-inter…



Israele in trattative con Paesi africani per il “reinsediamento volontario” dei palestinesi all’estero


Secondo The Times of Israel la Rdc, in cui il 52,5% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, si sarebbe già detta disposta a far entrare nei propri confini un numero significativo di abitanti di Gaza. L'articolo Israele in trattative con Paesi

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AGGIORNAMENTO

Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha affermato che Israele sta prendendo in considerazione uno “scenario di resa e deportazione” dei residenti di Gaza, secondo quanto riferisce la tv israeliana Canale 12. Nelle registrazioni dell’incontro di martedì tra Netanyahu e le famiglie degli ostaggi israeliani a Gaza, si è sentito il primo ministro dire: “non rifiutiamo questa possibilità. Ci sono affermazioni da fare a favore e contro”.

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della redazione

(foto Wafa)

Pagine Esteri, 3 gennaio 2024. Il Times of Israel ha pubblicato oggi la notizia, confermata da un alto funzionario israeliano, che Tel Aviv sta trattando con alcuni Paesi, tra i quali il Ruanda e la Repubblica democratica del Congo, un accordo che gli permetterebbe di mandare all’estero migliaia di famiglie palestinesi di Gaza.

La Rdc, in cui il 52,5% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, si sarebbe già detta disposta a far entrare nei propri confini un numero significativo di gazawi. La fonte non ha rivelato al Times of Israel i termini dell’accordo e, dunque, quale sia la ricompensa che Israele ha promesso a Kinshasa.

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Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu

Ma ha specificato ai giornalisti israeliani che il governo Netanyahu sta conducendo trattative segrete anche con altri Stati: non è un mistero, ad esempio, che alcuni ministri provino a spingere gli sfollati palestinesi a lasciare la Striscia di Gaza per cercare lavoro in Arabia Saudita.

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Sfollati palestinesi che si spostano dal noir al sud della Striscia di Gaza

Quello che Israele chiama “reinsediamento volontario” è un progetto che favorisce e incoraggia la popolazione palestinese di Gaza a lasciare le proprie case, ciò che ne resta dopo quasi 3 mesi di bombardamenti, abbandonare l’idea della ricostruzione della Striscia e spostarsi all’interno dei confini di uno Stato estero, senza avere la certezza, in futuro, di poter tornare nel proprio Paese. Pagine Esteri

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Soldi e sanità


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Signor Presidente, noi sottoscritti cittadini e cittadine Suoi connazionali, lavoratori della città e della campagna, studenti e persone impegnate nel mondo d

Marino Bruschini reshared this.



di Lelio La Porta, 05.01.2024 - SCAFFALE «Ontologia della menzogna. Informazione e guerra», di Raul Mordenti. Per Asterios un saggio che si interroga su al


Il Partito della Rifondazione Comunista - Sinistra Europea esprime solidarietà al dr. Marcello Degni in ordine alla campagna mediatica orchestrata dalla destra


Inutile disperarsi, per l’intelligenza artificiale servono investimenti


A leggere i giornali, pare che quasi nessuno l’abbia notato. Eppure, delle tante, tantissime cose dette ieri in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni c’è n’è una che di sicuro le stava a cuore più delle altre. È il tema dell’intell

A leggere i giornali, pare che quasi nessuno l’abbia notato. Eppure, delle tante, tantissime cose dette ieri in conferenza stampa dal presidente del Consiglio Giorgia Meloni c’è n’è una che di sicuro le stava a cuore più delle altre. È il tema dell’intelligenza artificiale. Lo si è capito, per chi voleva capirlo, subito.
Avendo rinviato già due volte, causa malattia, il tradizionale incontro di fine anno con i giornalisti, ed essendo stata accusata da più d’un media di aver paura di rispondere a domande dirette, Giorgia Meloni ha voluto dimostrare l’infondatezza delle critiche subite. Perciò, anziché dir la sua sui temi di più stretta attualità, per poi lasciar spazio alle domande, si è limitata ad una brevissima prolusione e nelle tre ore successive si è adattata a rispondere alle più disparate sollecitazioni dei giornalisti. Logica vuole che quel poco che abbia detto prima della prima domanda fosse quel più le interessava dire e che meno riteneva sarebbe stato oggetto delle curiosità dei cronisti presenti.
Un unico tema la presidente del Consiglio ha, in effetti, affrontato: quello dell’intelligenza artificiale.

Giorgia Meloni ha annunciato che sarà questo l’argomento che l’Italia, in quanto presidente di turno, porrà come centrale al G7 di giugno. Ed ha illustrato, con pathos evidente, non le opportunità, ma i rischi che l’evoluzione della tecnologia digitale pone al mondo reale. “L’intelligenza artificiale – ha detto – avrà un impatto devastante sul mercato del lavoro”. Assisteremo, dunque, ad una sistematica “sostituzione” dell’uomo con la macchina non solo per le attività basiche manuali, ma anche per le attività intellettuali. “L’intelletto rischia di essere sostituito”, è stato il grido d’allarme. Nessun giornale, a parte il Foglio, e nessun sito di informazione, a parte l’Huffington, ha ritenuto di dar conto delle parole di Giorgia Meloni, e tantomeno di approfondirne il senso.
Il motivo è semplice: in materia di trasformazione digitale e di intelligenza artificiale, l’arretratezza culturale e la capacità d’analisi dei media non sono da meno di quelle del governo in carica.

Un po’ alla volta, il decisore politico sta mettendo a fuoco i rischi, soprattutto per i più giovani, di un abuso di tecnologia digitale. È questo è un bene. Ne discendono le nuove norme ispirate dall’Autorità garante delle comunicazioni volte a limitare l’accesso a siti per così dire inappropriati da parte dei minori e ad assicurare un minimo di controllo da parte dei genitori. Ne discende anche il monito lanciato dal ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, concludendo il convegno organizzato lo scorso luglio dalla Fondazione Luigi Einaudi sull’imprescindibilità della scrittura a mano e della lettura su carta nel sistema scolastico. “Il digitale è utile, ma carta e penna non sono sostituibili”, ha detto il ministro. E non si tratta di un preconcetto: è quel che sostengono le principali ricerche scientifiche pubblicate a livello internazionale.

Ma l’intelligenza artificiale è cosa ancor più complessa. Va regolamentata, certo, ma non si può pensare di farne a meno. Metterne in evidenza i soli rischi, come ha fatto ieri Giorgia Meloni, serve senz’altro a sintonizzarsi sugli umori popolari del momento, ma significherebbe condannare il Paese (dalle imprese private alla Pubblica amministrazione) all’arretratezza e al sottosviluppo. Non basta, dunque, come è stato fatto, dare pieni poteri al sottosegretario Alessio Butti, Capo del Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio. Non basta, come è stato fatto, nominare una commissione di esperti che affianchi e indirizzi il lavoro “politico” a riguardo. Non basta, come è stato fatto, far confluire le risorse del Pnrr nel fondo per l’innovazione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy. Non basta, come è stato fatto, nominare un pool di esperti che aiuti il dipartimento Editoria di palazzo Chigi a tutelare il copyright. Occorrono investimento pubblici colossali.

Al netto di una retorica apparentemente antimoderna, il governo Meloni si è posto il problema. È stato così costituito un fondo di venture capital partecipato dal Dipartimento per la trasformazione digitale, da Cassa depositi e prestiti e dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. Obiettivo: sostenere la nascita e la crescita di start up che implementino i servizi al pubblico erogati attraverso l’intelligenza artificiale. Il fondo, però, non risponde di miliardi, ma di milioni: 800 in tutto. Troppo pochi.

HuffingtonPost

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Google ha scritto una "Costituzione robotica" per assicurarsi che i suoi nuovi droidi IA non ci uccidano

Il sistema di raccolta dati AutoRT applica barriere di sicurezza ispirate alle Tre Leggi della Robotica di Isaac Asimov.

Il team di robotica di DeepMind ha rivelato tre nuovi progressi che, a suo avviso, aiuteranno i robot a prendere decisioni più rapide, migliori e più sicure in natura. Uno include un sistema per la raccolta di dati di addestramento con una “Costituzione robotica” per garantire che il tuo assistente robot d’ufficio possa procurarti più carta per stampante, ma senza falciare un collega umano che si trova sulla strada.

Il sistema di raccolta dati di Google, AutoRT, può utilizzare un modello di linguaggio visivo (VLM) e un modello di linguaggio di grandi dimensioni (LLM) che lavorano mano nella mano per comprendere l'ambiente, adattarsi a impostazioni non familiari e decidere attività appropriate. La Costituzione del robot, ispirata alle "Tre leggi della robotica" di Isaac Asimov, è descritta come una serie di "suggerimenti incentrati sulla sicurezza" che istruiscono l'LLM a evitare di scegliere compiti che coinvolgono esseri umani, animali, oggetti appuntiti e persino apparecchi elettrici.

Qui l'articolo completo: theverge.com/2024/1/4/24025535…

@Intelligenza Artificiale

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in reply to Franc Mac

ora si che mi sento più tranquillo.

Franc Mac reshared this.

in reply to Franc Mac

Ho capito. Quasi un anno fa, Google ha licenziato l'intero dipartimento di etica all'interno della sua organizzazione IA, ma ora abbiamo una 'Costituzione'. Bravo.

@masayume@livellosegreto.it @macfranc@poliversity.it



Presentazione del libro “Il Ducetto” di Alessandro De Nicola a Napoli


12 Gennaio 2024, ore 17:30 – Fondazione San Giuseppe dei Nudi, Via San Giuseppe dei Nudi, 72 – Napoli OLTRE ALL’AUTORE INTERVERRANNO GIUSEPPE BENEDETTO, Presidente Fondazione Luigi Einaudi GUIDO D’AGOSTINO, Presidente Istituto Campano per la Storia della

12 Gennaio 2024, ore 17:30 – Fondazione San Giuseppe dei Nudi, Via San Giuseppe dei Nudi, 72 – Napoli

OLTRE ALL’AUTORE INTERVERRANNO

GIUSEPPE BENEDETTO, Presidente Fondazione Luigi Einaudi
GUIDO D’AGOSTINO, Presidente Istituto Campano per la Storia della Resistenza
UGO DE FLAVIS, Presidente Fondazione San Giuseppe dei Nudi

MODERA
MASSIMO CALENDA, Giornalista

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Germania. L’ex capo dei servizi segreti fonda un partito di destra radicale


L'ex capo dei servizi segreti della Germania vuole trasformare l'associazione "Unione dei Valori" in un partito di destra radicale L'articolo Germania. L’ex capo dei servizi segreti fonda un partito di destra radicale proviene da Pagine Esteri. https://

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di Redazione

Pagine Esteri, 5 gennaio 2024 – L’ex direttore dell’Ufficio federale per la protezione della Costituzione (Bfv, l’agenzia di intelligence interna tedesca), Hans-Georg Maassen, non esclude una collaborazione tra il partito che intende fondare e Alternativa per la Germania (Afd), una formazione nazionalconservatrice di estrema destra.
Nel corso di un’intervista al quotidiano “Die Welt”, l’ex capo dei servizi segreti tedeschi ha affermato di voler dialogare anche con Sahra Wagenknecht, ex leader della “Die Linke” che recentemente ha rotto con il partito di sinistra per formare un suo movimento politico.

Maassen ha elogiato sia Alternativa per la Germania sia il movimento BSW di Wagenknecht per aver «semplicemente espresso in maniera aperta e libera i problemi che abbiamo in Germania». L’ex direttore del Bfv si è detto «davvero molto vicino ad alcuni» esponenti di Afd e del Bsw, pur affermando di essere contrario a parole d’ordine radicali come “Fuori gli stranieri” e di volere «soprattutto molto, molto, molto meno Stato, niente più paternalismo», mentre l’Afd punta su «molto Stato, ma soltanto per i tedeschi».
Maassen ha quindi spiegato che vuole fondare un suo partito «in tempi relativamente brevi» aggiungendo che, se il progetto dovesse fallire, lascerà comunque l’Unione cristiano-democratrica (Cdu) da cui già rischia l’espulsione.

Maassen vuole trasformare in partito l’Unione dei valori, associazione ultraconservatrice di cui è presidente, modificandone gli statuti ma mantenendone il nome. Secondo l’ex funzionario, questo dovrebbe essere «il primo passo verso la separazione» dell’Unione dei valori da Cdu e Unione cristiano-sociale (Csu), i due partiti storici di centro-destra.
L’Unione dei valori è storicamente vicina alle due formazioni, ma da anni Cdu e Csu sono in rotta con l’associazione di Maassen per la sua virata a destra e il suo avvicinamento ai nazionalconservatori.
I popolari considerano l’ex direttore del Bfv troppo vicino all’estrema destra, un sostenitore delle teorie del complotto e un propagatore di notizie false. A sua volta, Maassen accusa la Cdu di continuità con il centrismo dell’ex cancelliera Angela Merkel, presidente del partito dal 2000 a 2018. Secondo Maassen questa linea tradisce l’appoggio dato dall’Unione dei valori a Friedrich Merz, segretario della Cdu dal 2021, affinché attuasse una svolta conservatrice nei popolari.

Nei piani di Maassen, l’Unione dei valori dovrebbe presentarsi alle elezioni in programma nel 2024 in Brandeburgo, Sassonia e Turingia e collaborare con “tutte” le forze «pronte per una svolta politica in Germania».
Al vertice del Bfv dal 2011, Maassen venne collocato a riposo nel 2018 per aver sminuito la gravità dei pogrom razzisti contro i migranti avvenuti a Chemnitz tra l’agosto e il settembre di quell’anno. Alla destituzione del funzionario contribuirono anche i suoi stretti contatti con Alternativa per la Germania (Afd). – Pagine Esteri

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Il piano per la futura Gaza: amministrata dalle famiglie scelte da Israele, controllata da USA e Tel Aviv


Israele non vuole a Gaza l'ANP. Nei piani un governo civile formato dai palestinesi non ostili a Tel Aviv. Per controllare gli aiuti, una forza internazionale guidata da USA, Paesi dell'Europa occidentale e Stati arabi considerati "moderati" L'articolo I

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Pagine Esteri, 5 gennaio 2023. “Non ci sarà una presenza israeliana civile a Gaza”. È stato chiaro il ministro della Difesa Yoav Gallant, parlando ieri sera con i giornalisti, poco prima che il Gabinetto di guerra israeliano si riunisse per discutere del destino della Striscia e dei suoi abitanti.

Le pressioni per la creazione di insediamenti israeliani sono, tuttavia, ancora molto forti, soprattutto da parte dei membri del partito di estrema destra Otzma Yehudit che fa capo al ministro della sicurezza nazionale, il suprematista Itamar Ben-Gvir. Ma sono anche altri i membri di spicco del governo Netanyahu, come il ministro del Patrimonio Amichai Eliyahue (il quale propose di lanciare una bomba atomica su Gaza), a ritenere che sostituire la popolazione palestinese con quella israeliana sia l’unica logica conclusione della guerra in corso.

Gallant ha definito il “day after” della Striscia come un piano in 4 semplici punti.

Il primo.

Una sorta di governo clanico-tribale nominato più o meno direttamente da Tel Aviv. Hamas non controllerà in alcun modo la Striscia. Ma non lo farà neanche l’ANP di Abu Mazen. L’amministrazione civile sarà affidata ai palestinesi. Non a tutti, però, né a persone a caso: solo alcune potenti famiglie locali favorevoli a Tel Aviv potranno esser nominate, da Israele stesso, a governare Gaza. Il potere civile sarebbe affidato, dunque, a comitati locali a condizione che non operino contro Israele né si dichiarino ostili ad esso. Le famiglie più importanti della Striscia hanno immediatamente fatto sapere che non saranno mai disponibili per un progetto del genere.

Il secondo.

Una forza internazionale a guida USA per la ricostruzione. Alla task force potranno partecipare i Paesi dell’Europa occidentale e quelli arabi giudicati moderati. Saranno loro a controllare l’operato delle organizzazioni internazionali che porteranno soccorso alla popolazione di Gaza. Tutto ciò che riterranno necessario far entrare nella Striscia dovrà essere controllato, supervisionato e approvato da Israele. È da verificare la reale disponibilità degli Stati arabi, molti dei quali, già alcune settimane fa, si sono detti non disposti a dispiegare le proprie truppe su Gaza. Ma una forza internazionale composta da soli Paesi occidentali non sarebbe facilmente presentabile né digeribile.

Il terzo.

L’Egitto. Gallant ha dichiarato che sono già in corso colloqui trilaterali tra Stati Uniti, Israele e l’Egitto per garantire la sicurezza del valico di Rafah e del confine con Gaza, che dovrà essere isolato e fortemente controllato dai tre Paesi.

Il quarto.

Israele. Il ministro ha spiegato che non vi saranno limiti temporali né spaziali alle operazioni militari che Israele potrà compiere nella Striscia di Gaza. Tel Aviv manterrà il diritto a operare in totale libertà, controllerà tutto ciò che entra e che accade a Gaza e potrà intervenire militarmente ogni volta che lo riterrà opportuno.

Non è ancora chiaro quali siano gli obiettivi che Israele dovrà raggiungere per considerare “finita” la guerra e dare il via a questa fase progettuale che al momento non sembra basarsi su riscontri e disponibilità reali quanto sui desideri e le aspirazioni israeliane. Sempre secondo Gallant le operazioni militari continueranno nel nord della Striscia, anche se con forme diverse: i raid aerei saranno frequenti e anticiperanno operazioni speciali di terra. Il numero dei soldati israeliani uccisi dentro Gaza (170 fino ad oggi) comincia a diventare importante e il governo ha la necessità di limitare i danni.

Nel sud della Striscia al momento la strategia non cambierà. E alla popolazione, composta quasi totalmente da rifugiati, non verrà permesso di ritornare al nord nelle proprie case o in ciò che ne rimane. Lo spostamento è ciò con cui Israele intende trattare la liberazione degli ostaggi ancora nelle mani di Hamas. Il numero delle vittime civili continua a crescere a dismisura, così come le denunce di attacchi alle strutture che ospitano centinaia di profughi, alle scuole-rifugio, alle strutture sanitarie. Secondo il Ministero della Sanità, 162 persone sono state uccise nelle ultime 24 ore, portando il bilancio dei morti a 22.600, l’1% dell’intera popolazione della Striscia di Gaza.

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Così i mini-satelliti rafforzano la Difesa. Il punto del gen. Bianchi


Nel 2012, il Centro studi militari aeronautici “Giulio Douhet” (Cesma), in collaborazione con un ampio numero di aziende spaziali e con l’Agenzia spaziale italiana e europea, produsse uno studio sulla tecnologie dei piccoli satelliti duali e tra le consid

Nel 2012, il Centro studi militari aeronautici “Giulio Douhet” (Cesma), in collaborazione con un ampio numero di aziende spaziali e con l’Agenzia spaziale italiana e europea, produsse uno studio sulla tecnologie dei piccoli satelliti duali e tra le considerazioni che emersero, una vede riconosciuta, negli ultimi tempi, la sua piena valenza: nello studio si rilevava che, non avendo logica militare e dottrinale concentrare in una unica infrastruttura spaziale tutte le capacità della difesa nazionale per specifica applicazione, i piccoli satelliti potevano offrire una via di uscita a questo approccio acquisitivo rischioso.

La soluzione offerta dai piccoli satelliti può risponde anche ad un’altra esigenza; il segretario della Us Air force Frank Kendall, nel settembre 2022 sostenne infatti che, “a fronte della crescente frequenza di incidenti intenzionali e non intenzionali nello spazio la più efficace risposta non può che essere quella di adottare una strategia di resilienza, finanziariamente sostenibile, che utilizzi la ridondanza degli assetti come fulcro essenziale ma anche come elemento di deterrenza, perché in grado di rendere poco costo/efficace un attacco”.

Sia la Russia che la Cina hanno costruito sistemi spaziali per supportare le loro Forze armate, a livello operativo e per ragioni strategiche ma, entrambe, hanno anche lavorato sulla capacità offensiva per contrastare i sistemi spaziali occidentali. Pur desiderando che lo spazio sia un dominio pacifico per attività scientifiche e commerciali Kendall aggiungeva che “prevenire un conflitto sulle risorse spaziali diventerà sempre più difficile a causa del valore strategico dei satelliti e della proliferazione di tecnologie che possono essere utilizzate per distruggere gli assetti spaziali”.

Esperienze che abbiamo vissuto anche in Italia visto che anche i nostri assetti spaziali negli anni hanno potuto osservare eventi non intenzionali (la temporanea inutilizzabilità del Sicral a causa di fenomeni di Space weather) o intenzionali (avvicinamenti sospetti da parte del satellite russo Luch ad Athena Fidus) che ne hanno limitato le operazioni e che quindi sollecitano una risposta strategica.

Trascurando l’aspetto safety, ovvero non intenzionale, proteggere e mantenere le capacità spaziali in questo ambiente minaccioso è comunque di fondamentale importanza in quanto sia il mondo militare che quello civile ora dipendono da capacità come Galileo e il Gps, dai sistemi di comunicazioni e altri sistemi di osservazione della terra. Per tutte queste ragioni ora le nazioni Nato trattano lo spazio come un’“area di responsabilità”, un dominio alla pari di altri domini da mantenere e difendere.
In questo ambiente di minacce in rapida evoluzione e cambiamento, più opzioni si hanno a disposizione, meglio si può rispondere a nuove sfide e oltre alla ridondanza, sono necessarie molte altre strategie per sostenere anche la resilienza ovvero la capacità di assorbire le perdite e continuare la missione, anche se in forma depotenziata.

Il cosiddetto counter-space difensivo sarà fondamentale per negare gli attacchi adottando soluzioni di sopravvivenza e self-defense, di rafforzamento anti-cyber e capacità di manovrare per muoversi al di fuori dal percorso degli attacchi. Merita forse notare, in merito al rafforzamento anti-cyber e per inquadrare correttamente uno dei problemi chiave per la sicurezza spaziale, che lo sviluppo del software di alcuni satelliti commerciali oggi in orbita (quindi sviluppati dai cinque ai dieci anni precedenti), da un punto di vista tecnico, non implementa quasi nessun moderno concetto di sicurezza. Ricercatori dell’università di Bochum non sono stati capaci di trovare, in tre satelliti commerciali presi a campione attualmente in orbita, i meccanismi di sicurezza che, ad esempio, sono standard nei moderni telefoni cellulari e laptop. Un problema quindi da non sottovalutare perché apre a scenari di grande preoccupazione. Ci si può infatti aspettare un futuro dell’hacking satellitare “pragmatico” inteso cioè ad ottenere benefici eventualmente economici, dalla minaccia, ad esempio, di innescare una catena di collisioni spaziali noto come evento Kessler (in grado di rendere inutilizzabili orbite specifiche), dopo aver preso il controllo di uno qualunque dei satelliti vulnerabili.

Il rafforzamento cyber è certamente un elemento sostanziale ma sarà necessario approfondire anche altre possibili soluzioni strategiche di carattere difensivo come la disaggregazione della missione, la capacità cioè di portare a termine le missioni su più piattaforme oppure come perseguire una diversità orbitale adottando una varietà di opzioni orbitali (sia in regimi di altitudine che in inclinazioni orbitali) con i vantaggi (e gli svantaggi) che ciascuna opzione offre.

La rapida evoluzione della capacità di lanciare piccoli satelliti su singolo o più piccoli lanciatori sarà utile ad aumentare le opportunità di avere sistemi altamente ridondati e orbitalmente diversi, ognuno dei quali relativamente poco costosi; condizione fondamentale sarà quella però di affrontare le sfide “comunicative” poste da queste soluzioni integrando collegamenti ottici inter-satellitari (Oisl) evolutivi ed efficaci, che colleghino satellite a satellite, nonché downlink ad alta velocità, a configurazione flessibile, in grado di aumentare esponenzialmente l’utilità di queste costellazioni.

Ridondanza intesa anche come capacità di manutenzione in orbita, possibilità di riparazione e di rifornimento, disponibilità di pezzi di ricambio o di altri satelliti gemelli (in più del necessario) già in orbita e/o capacità di essere pronti al lancio in maniera “responsive”. Tra il ventaglio di soluzioni sarà sicuramente presa in considerazione anche l’agilità, ovvero la capacità di riprogrammare l’hardware, già in orbita, come soluzione di gran lunga preferibile alla costruzione e al lancio di nuovo hardware. Tutti i nuovi sistemi dovranno avere la capacità di essere riprogrammabili nella massima misura possibile (esiste già ma è minima) per resistere a minacce nuove e mutevoli.

Con lo spazio essenziale per la società e le operazioni militari, la strada fondamentale da percorrere rimane comunque quella che, già da alcuni anni, l’Italia sta percorrendo in maniera fruttuosa con iniziative sia in ambito militare che civile (che si spera confluiscano secondo modalità da stabilire, al più presto), tesa cioè ad ottenere una migliore comprensione di quali oggetti siano in orbita e di quali minacce possono questi rappresentare. La consapevolezza dei sistemi spaziali, attraverso la Space situation awareness (Ssa) e la consapevolezza del dominio spaziale, Space domain awareness (Sda) presuppone di essere in grado di rilevare tracciare e monitorare le minacce provocate dall’uomo (intenzionali) e quelle naturali (non intenzionali). Significa anche determinare le capacità degli oggetti in orbita, l’intento dietro il loro lancio e le loro operazioni, e ovviamente conoscere la vulnerabilità delle risorse disponibili sia nazionali che alleate a potenziali attacchi. Richiede inoltre la capacità di prevedere e valutare i rischi coinvolti, di mantenere il controllo e monitoraggio delle potenziali minacce e di implementare adeguate misure di mitigazione al fine di proteggere le risorse spaziali e terrestri.

Il Cesma da sempre interessato ad approfondire queste problematiche e a offrire occasioni di dibattito, ha in corso l’organizzazione di una conferenza, pianificata per maggio 2024, nella quale saranno invitati i maggiori rappresentanti dello spazio nazionale, per avere un loro punto di vista e la loro visione sugli scenari di sicurezza degli assetti spaziali.


formiche.net/2024/01/mini-sate…



Il Decreto Crescita e il calcio ordoliberale l Infoaut

"Senza gli aiuti dello Stato i soldi che i club prima risparmiavano in tasse sugli stipendi dei calciatori stranieri (nell’ordine di decine di milioni l’anno) tornano ad essere versati all’erario e quindi possibilmente destinati a scuole, case, ospedali e via dicendo. Perché quello che ci racconta questa storia, al di là della solita ipocrisia del mondo del pallone, è che il sistema calcio in tutta Europa rispecchia alla perfezione i dettami della scuola ordoliberale."

infoaut.org/culture/il-decreto…



Chat control: EU Ombudsman launches investigation into Europol


Following a complaint by Patrick Breyer, Pirate Party MEP, the EU Ombudsman Emily O’Reilly has announced that she has opened an investigation into the transfer of two former Europol … https://nextcloud.pp-eu.eu/index.php/s/sRiy45KrJ6p2ftX https://www.pat

Following a complaint by Patrick Breyer, Pirate Party MEP, the EU Ombudsman Emily O’Reilly has announced that she has opened an investigation into the transfer of two former Europol officials to the chat control surveillance tech provider Thorn. Despite the obvious conflict of interest, the transfer of the officials, who had already been involved in child sexual abuse at Europol, was authorised by the authority. One of the officials was involved in a pilot project at Europol for the AI-based analysis of abuse reports, is now registered with the Bundestag as a lobbyist for Thorn and travelled to a Europol meeting with his former colleagues in his new role. O’Reilly is asking Europol to provide access to all documents relating to the transfer and its approval by 15 January.

Breyer welcomes the move: “Since the revelation of Chatcontrol Gate, we know that the CSAR proposal is ultimately a product of the lobby of an international surveillance-government-industrial complex. We will hold EU Commissioner for Home Affairs Johansson and Europol accountable for this betrayal of our digital civil liberties to ensure it will never happen again.”

Background: The EU Commission proposes to oblige providers to search all private chats, messages, and emails automatically for suspicious content – generally and indiscriminately. The stated aim of this chat control: To prosecute child sexual exploitation material (CSEM). The result: Mass surveillance by means of fully automated real-time surveillance of messaging and chats and the end of privacy of digital correspondence.


patrick-breyer.de/en/chat-cont…



Latitante arrestato in una zona residenziale di lusso di Alicante (Spagna), anche grazie all'attività dell'Ufficiale di collegamento italiano con la polizia locale.


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Scopriamo di più su questa funzione, svolta d'intesa tra Interno ed Esteri

Il primo latitante italiano catturato nel 2024 all'estero è Nicola Rullo , indicato come membro di spicco della camorra italiana, ricercato a livello internazionale dall'Italia per la sua appartenenza all'Alleanza di Secondigliano e direttamente responsabile degli scontri avvenuti contro il clan Mazzarella per il controllo di Napoli.

E' stato catturato dalla Polizia Nazionale (policia.es/_es/index.php) iberica in una lussuosa zona residenziale di Alicante.
La costa di Alicante e, soprattutto, le urbanizzazioni e le zone abitate da una notevole popolazione straniera, sono diventate negli ultimi anni il nascondiglio di numerosi fuggitivi.

Spesso la Polizia Nazionale e la Guardia Civil (guardiacivil.es/es/index.html) individuano questi criminali ricercati in altri paesi, scoprendo che vivono da anni una vita discreta in queste zone composte di case unifamiliari, dove molti vicini non si conoscono tra loro.

L'arresto è avvenuto presso l'"El Plantío Golf Resort" di Alicante, ed è stato possibile grazie allo scambio diretto di informazioni e al coordinamento delle indagini tramite l'ufficiale di collegamento italiano in Spagna.

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Quale il ruolo dell'Ufficiale di collegamento?

Questa ultima è una figura di interesse, auspicata sin dalla Convenzione di Palermo delle Nazioni Unite contro la criminalità organizzata transnazionale del 2000 , che prevedeva il distacco di ufficiali di collegamento come misura finalizzata al contrasto alla criminalità transnazionale e ad una più efficace azione di coordinamento tra le Autorità degli Stati firmatari.

Anche all’interno dell’Unione Europea maturò un indirizzo simile, che fu recepito nella Decisione Criminalità organizzata: quadro di orientamento comune per gli ufficiali di collegamento (eur-lex.europa.eu/legal-conten…) e DECISIONE 2003/170/GAI DEL CONSIGLIO del 27 febbraio 2003 relativa all'utilizzo comune degli ufficiali di collegamento distaccati all'estero dalle autorità degli Stati membri incaricate dell'applicazione della legge(eur-lex.europa.eu/legal-conten…).

Con riguardo alla normativa nazionale, inizialmente erano previste figure differenziate, a seconda che il funzionario/ufficiale di collegamento fosse dislocato all’estero sulla scorta di accordi bilaterali, ovvero per esigenze di contrasto al traffico di sostanze stupefacenti (attività in capo alla Direzione Centrale per i Servizi Antidroga, di cui si parlerà a breve), o anche quale esperto per le strategie di prevenzione e contrasto dei fenomeni di immigrazione clandestina ed infine appartenenti alla Direzione Centrale Anticrimine o a quella di Polizia di Prevenzione del Dipartimento di P.S., inviati all’estero per specifiche esigenze.

Un passaggio fondamentale nella razionalizzazione della presenza degli ufficiali/funzionari di collegamento è venuta: prima (luglio 2010) da un Protocollo di Intesa tra il Ministero degli Affari Esteri ed il Ministero dell’Interno, quindi (dicembre 2010 ) dalla creazione del Comitato per la Programmazione Strategica per la Cooperazione Internazionale di Polizia (Co.P.S.C.I.P.) e dalla coeva L. 10/2011, di conversione del D.L. 225/2010, che ha formalizzato la figura dell’Esperto, i cui confini funzionali, logistico–amministrativi, organizzativi sono stati oggetto di ulteriori interventi nel 2015 (Protocollo di Intesa tra il Capo della Polizia–Capo del Dipartimento della P.S. ed il Segretario Generale del MAECI) e nel 2016 (Regolamento Interministeriale n. 104 del 30 marzo).

È di interesse rilevare come siano stati individuate dal citato Co.P.S.C.I.P. delle aree di principale valenza strategico–operativa per la nostra Nazione, ove gli Esperti preposti assumono l’incombenza di responsabili degli “Uffici Regionali”, gravando su di loro l’uniformità di indirizzo strategico e la razionalizzazione delle singole iniziative dei colleghi presenti nell’Area.

Immagine/foto

Il ruolo dello SCIP

Il compito - tra i numerosi altri - di curare la gestione tecnico–operativa della rete degli Esperti per la Sicurezza ricade sul [Servizio di Cooperazione Internazionale di Polizia](poliziadistato.it/articolo/146…) del Dipartimento della Pubblica Sicurezza del Ministero dell'Interno (in sigla SCIP) che sovrintende ai funzionari ed ufficiali delle tre Forze di polizia a competenza generale (Arma dei carabinieri, Polizia di Stato, Gurdia di Finanza), nel numero massimo di cinquanta unità allocate presso le rappresentanze diplomatiche e negli uffici consolari.


#Armadeicarabinieri #PoliziadiStato #GuardiadiFinanza #PolicíaNacional #Guardiacivil #SCIP #Ufficialedicollegamento #ConvenzionediPalermodelleNazioniUnitecontrolacriminalitàorganizzatatransnazionale
#ConvenzionediPalermo



Hubble per la prima volta ha osservato i cambiamenti nell’atmosfera di un esopianeta l AstroSpace

"A partire dalle osservazioni Hubble raccolte nel 2016, 2018 e 2019, un team di scienziati ha potuto non solo analizzare l’atmosfera del pianeta, ma anche confrontare lo stato di questa atmosfera nel corso dei diversi anni, trovando prove evidenti della sua variazione."

astrospace.it/2024/01/05/hubbl…



Depositare


Deporre le armi e depositare le sentenze. Togliere le prime dalle mani e dalle bocche di chi straparla, senza avere idea alcuna del diritto e dei diritti. Puntare alle seconde, per ragionare su come rimediare alla malagiustizia. Quel che produce più guast

Deporre le armi e depositare le sentenze. Togliere le prime dalle mani e dalle bocche di chi straparla, senza avere idea alcuna del diritto e dei diritti. Puntare alle seconde, per ragionare su come rimediare alla malagiustizia.

Quel che produce più guasti è l’irresponsabilità. Vale in qualsiasi attività e settore, perché chi non è responsabile di quel che fa e di come lo fa è anche portato alla sciatteria. Ma vale in modo particolare quando l’irresponsabile è chi è chiamato a valutare e giudicare le responsabilità altrui. Due casi, in queste ore, sono fatti apposta per rinfocolare le polemiche.

La Corte costituzionale stabilisce che una intercettazione (relativa al Presidente della Repubblica, all’epoca dei fatti Giorgio Napolitano) non si sarebbe dovuta fare e dispone la distruzione del materiale raccolto. Ora Antonio Ingroia, ovvero l’autore di quel che è stato bocciato, se ne esce rilasciando dichiarazioni in cui richiama quel che in quelle intercettazioni sarebbe stato ascoltato, senza che sia possibile controllare la veridicità delle sue parole. Non è accettabile.

Che la Corte dei Conti abbia una sua utilità è da dimostrarsi, ma che un suo consigliere possa esprimersi sui conti pubblici e sulla legge di bilancio, usando un linguaggio da bettola, non è accettabile. Dice lui, Marcello Degni: non è messa in dubbio la mia imparzialità. Lo è eccome. E chiede: un magistrato non può forse esprimere le proprie opinioni? No. Non su quel che è di competenza della giustizia, per la stessa ragione per cui un arbitro non può mescolarsi alla tifoseria, anche se arbitra un’altra partita.

Se queste cose succedono non è solo perché dilaga l’irresponsabilità, ma anche perché scema la cultura. Il non ponderare, il non comprendere l’enormità di tali condotte, è un derivato di formazioni culturali senza spirito critico, senza riflessione, senza sofferenza interiore. Che vive nell’assuefazione e nel diffondersi dell’ignoranza. Prendiamo un singolo aspetto del tema giustizia. Sarà utile a capire.

Pochi giorni fa s’è diffusa la notizia di un processo penale conclusosi dopo 20 anni, di cui 3 necessari per il deposito delle motivazioni della sentenza, in un grado di giudizio. Non ha destato scalpore, non è una così clamorosa eccezione, ce ne siamo già dimenticati. Eppure è abominevole.

La nostra Costituzione – articolo 111 – stabilisce che <<Tutti i provvedimenti giurisdizionali devono essere motivati>>. Non in tutti i sistemi è così, ma da noi si chiede la modifica o cancellazione di una sentenza dopo averne letto le motivazioni. Il Codice di procedura penale – articolo 544 – prevede che, una volta stabilito il dispositivo (ovvero la parte della sentenza che si legge in Aula, colpevole o innocente): <<subito dopo è redatta una concisa esposizione dei motivi di fatto e diritto su cui la sentenza è fondata>>. Il che è anche logico, visto che per arrivare al dispositivo il giudice o il collegio giudicante hanno prima stabilito perché e in base a quali norme. Ma, avverte il secondo comma: <<Qualora non sia possibile procedere alla redazione immediata dei motivi (…) vi si provvede non oltre il quindicesimo giorno da quello della pronuncia>>. Che sarebbe già un’eccezione. Il terzo comma la amplia e, per pochi casi particolarmente complessi, stabilisce che le motivazioni arrivino entro 90 giorni. È stato aggiunto un bis: se le motivazioni sono più di una si depositano prima quelle dei detenuti e, per gli altri, il termine massimo è 180 giorni. Dove sono i 3 anni?

La realtà è che quasi mai questi termini sono rispettati, ma nessuno mai ne risponde. Ovvero: la legge vale zero. Più o meno quel che pensano i delinquenti. Un condannato in primo grado resta in quella condizione per anni, anche se la sentenza sarà cancellata in quelli a venire. Roba incivile.

Possiamo anche passare i prossimi lustri a occuparci di chi straparla, ma se di una tale enormità neanche si parla il problema non è delle toghe, ma di una collettività che affonda. Inutilmente vociante.

La Ragione

L'articolo Depositare proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Gas: gli USA sono i principali esportatori nel 2023 (anche grazie alle sanzioni alla Russia) l L'Indipendente

"La guerra dell’energia tra USA e Russia ha dunque avvantaggiato la potenza a stelle e strisce a danno dei Paesi europei: mentre, infatti, il Prodotto Interno Lordo degli Stati Uniti ha registrato un aumento del 4,9% nel terzo trimestre 2023, rispetto al 2,1% del trimestre precedente, l’eurozona è entrata in recessione tecnica, trainata dalla Germania, la nazione europea che più ha risentito dall’interruzione dei rapporti commerciali ed energetici con la Russia."

lindipendente.online/2024/01/0…



E’ venuto a mancare alla soglia del compimento dei 99 anni il compagno Gastone Cottino. Novantanove anni di resistenza e di impegno politico. Partigiano comba


Da più di due mesi, continuano senza sosta i bombardamenti israeliani su Gaza, causando più di 20,000 martiri di cui il 60% sono bambini e donne. E ancora non


. TONY DELLA PIA* RAFFAELE TECCE** Ieri mattina la tristissima notizia della morte del compagno Tonino Di Ninno, operaio specializzato Enel e storico dir


L'associazione dei creditori guadagna milioni con diritti GDPR (di fatto) gratuiti KSV1870 utilizza un sito web ingannevole per invitare le persone ad acquistare un costoso "InfoPass" invece di ottenere una copia gratuita dei propri dati KSV1870_Complaint_and_Report


noyb.eu/it/creditors-associati…



Il James Webb ha stabilito un nuovo record, distinguendo giovani stelle nella galassia del Triangolo l AstroSpace

"La nostra Via Lattea è ricca di gigantesche nubi molecolari, all’interno delle quali il processo del collasso gravitazionale permette la nascita di nuovi astri. Sulla base di ciò che possono studiare osservando queste stelle neonate, gli scienziati ipotizzano che il processo di formazione stellare avvenga in maniera simile anche nelle altre galassie."

astrospace.it/2024/01/04/il-ja…



Il MIM celebra la Giornata mondiale del Braille con un'esposizione, ormai permanente, presso la Biblioteca “Luigi De Gregori”.


BRICS: cosa cambia ora l L'Antidiplomatico

"L'allargamento del BRICS rappresenta una svolta significativa nella geopolitica mondiale che potrebbe contribuire a un mondo multipolare più equilibrato, mentre l'Occidente, in particolare gli Stati Uniti, affronta un periodo di declino sempre più evidente e conclamato. La sfida ora sarà per il BRICS+ gestire le diversità interne e cooperare per affrontare le sfide globali, stabilendo un nuovo ordine mondiale basato sulla parità e sulla cooperazione."

lantidiplomatico.it/dettnews-b…



I reati contro la fauna selvatica attività criminale “trasversale”, da affrontare con le armi dell’intelligence e delle indagini finanziarie.


Viene denominato “wildlife trafficking”: il traffico illegale di specie selvatiche è tra i cinque traffici illegali più redditizi a livello globale, per un valore stimato di 23 miliardi di dollari all'anno. Si tratta di una minaccia globale multiforme che erode la biodiversità, gli ecosistemi e crea insicurezza che alimenta conflitti e corruzione.
Nel nostro blog ne abbiamo già parlato (vedi la nota a fine pagina).

La Wildlife Justice Commission (Commissione per la giustizia della fauna selvatica) ha pubblicato un nuovo rapporto sulla convergenza dei reati contro la fauna selvatica con altre forme di criminalità organizzata: una revisione del 2023 di precedenti lavori, che riesamina la questione basandosi sul precedente lavoro, presentando ulteriori analisi e approfondimenti tratti da tre studi di casi, basato su ricerche open-source e informazioni raccolte durante le indagini della Wildlife Justice Commission. Il rapporto completo – in inglese – è scaricabile qui: wildlifejustice.org/wp-content… .

Questi casi continuano a dimostrare che gruppi criminali nazionali hanno una serie di motivazioni per diversificare le loro attività criminali e formare nuove partnership o alleanze, infiltrarsi in nuovi mercati o sfruttare le vulnerabilità nell’azione di controllo e contrasto degli Stati. Inoltre flussi finanziari illeciti e riciclaggio di denaro sono fattori sottostanti comuni presenti in quasi tutti i reati organizzati contro le specie selvatiche.
La convergenza della criminalità deve essere quindi affrontata dal un punto di vista della criminalità organizzata, per identificare, incriminare e perseguire tutti i reati commessi da una rete. L’attività di intelligence è uno strumento essenziale a questo proposito, per mappare le reti criminali, analizzare modelli e collegamenti tra le attività criminali, comprendere il modus operandi e le motivazioni criminali e valutarne il livello di minaccia rappresentata dalla rete criminale nel suo complesso.

Indagini congiunte e task force multi-agenzia consentono di riunire le risorse e le competenze necessarie A questo punto, l'unica cosa che si può fare è cercare di investigare la convergenza della criminalità. Oltre le classiche indagini della polizia investigativa, dovrebbero parallelamente essere condotte indagini finanziarie per rintracciare dove e come il denaro si muove ed individuare i proventi di reato. I reati contro la fauna selvatica sono un'attività criminale trasversale e non possono essere affrontati separatamente da altri crimini. Affrontando il problema della convergenza ed eliminando i nodi comuni tra reti criminali, le autorità di contrasto possono avere un impatto maggiore per smantellare la criminalità organizzata.

La maggiore attenzione negli ultimi anni al nesso tra la fauna selvatica criminalità organizzata e altre forme di criminalità, ha portato alla luce un numero crescente di prove che contribuiranno a costruire un migliore comprensione di questo complesso crimine. La prevalenza apparentemente crescente della convergenza della criminalità negli ultimi due decenni, come suggerito da alcune ricerche, sembra indicare che il traffico illegale di specie selvatiche diventa più attraente per le reti criminali a causa della redditività di specie e prodotti di alto valore ed il percepito minor rischio di applicazione delle attuali leggi contro questo tipo di reato. Ciò sottolinea le preoccupazioni in merito al ruolo che la convergenza criminale potrebbe avere nel sostenere l'espansione dei reati contro la fauna selvatica.


Nota:
noblogo.org/cooperazione-inter…
noblogo.org/cooperazione-inter…
noblogo.org/cooperazione-inter…



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noyb.eu/it/creditors-protectio…



Il futuro del Sahel in marcia verso la seconda ondata di decolonizzazione l World Politics Blog

"Il 2023 ha segnato un significativo declino dell’influenza francese nel Sahel, con il ritiro delle truppe da Mali, Burkina Faso e Niger, mentre il Ciad resta il principale punto d’appoggio per Parigi nella regione."

giuliochinappi.wordpress.com/2…



Università, entrate nel Fediverso e riappropriatevi della vostra sovranità digitale!

@Che succede nel Fediverso?

Le università possono essere importanti creatori di spazi pubblici digitali e utilizzare, progettare e fornire strutture di rete di interesse pubblico come Fediverse. In linea con la sua tradizione FLOSS, l'Università di Innsbruck si concentra sul Fediverso e ne ha creato un'istanza sui server universitari. Oltre agli approfondimenti sul processo, la motivazione e il networking sono lo scopo di questo Lightning Talk. Università, unitevi al Fediverso!

Il disastro di Twitter ha evidenziato i rischi derivanti dall’affidarsi a piattaforme commerciali per i canali di comunicazione centrali. Questa non è una novità, ma illustra chiaramente i problemi legati a gran parte della struttura dei social media. Le università possono contribuire in modo significativo a rendere Fediverse una rete decentralizzata, non commerciale e attenta alla privacy. Prendendo l'esempio dell'Università di Innsbruck, l'intervento mostrerà come un trio di diversi dipartimenti, comunicazione scientifica, protezione dei dati e informatica, ha creato un'istanza Fediverse per la comunicazione scientifica istituzionale su Mastodon sui server universitari. Questo Lightning Talk mira a informare e mostrare come un'università si è impegnata con successo con il Fediverso, fungendo da invito all'azione per altre università affinché si uniscano nel cogliere l'opportunità di migliorare le strutture di comunicazione online.
Melanie Bartos, Hansjörg Pehofer, Matthias Weiler

media.ccc.de/v/37c3-lightningt…

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SaldaMente


Oggi, a partire dalla Valle d’Aosta, si apre la stagione dei saldi invernali. La previsione – dei commercianti – è che saranno coinvolte quasi 16 milioni di famiglie, per una spesa che potrebbe sfiorare i 5 miliardi. Ben prima dei saldi, nel terzo trimest

Oggi, a partire dalla Valle d’Aosta, si apre la stagione dei saldi invernali. La previsione – dei commercianti – è che saranno coinvolte quasi 16 milioni di famiglie, per una spesa che potrebbe sfiorare i 5 miliardi. Ben prima dei saldi, nel terzo trimestre del 2023 i consumi privati italiani sono cresciuti dello 0,7%. Negli Stati Uniti – dove l’economia tira assai di più – sono cresciuti dello 0,8%; in Francia dello 0,6%; mentre in Germania hanno fatto registrare un -0,3%. Insomma, i nostri consumi reggono e crescono moderatamente ma bene, compensando il calo della domanda dall’estero. Dobbiamo chiederci quanto questo andamento prometta, in termini di saldezza nel nostro sistema produttivo. E quanto influisca sull’umore degli italiani, sulla fiducia nel futuro prossimo.

Per ora i consumatori italiani reggono, spendono e restano anche capaci di risparmiare, ma li si informa costantemente che il 2024 sarà un anno di aumenti, per prezzi e tariffe. Anche questo è un modo asimmetrico d’informare, influendo sulla realtà: non si vedono più titoli relativi ai mutui, dopo mesi passati a indicarne il brusco aumento del costo. Capita perché calano e questa è considerata una non notizia. È anche a causa di questo modo di procedere che poi non si trova la forza per rompere le mura che proteggono le rendite di posizione, aprendo all’aria sana della concorrenza: perché non se ne illustrano i benefici. Non quelli teorici – da libello per libbberali – ma quelli reali, di cui già le tasche hanno beneficiato e beneficiano. Quante volte è stato ricordato agli italiani quanto pagavano per telefonare o per volare e quanto pagano adesso? Pochissime e superficialmente, facendo perdere il nesso fra il calo dei prezzi (con benefici per i consumatori e aumento della spesa complessiva, con beneficio per i produttori) e la maggiore concorrenza.

Il caso più assurdo è quello dei balneari: ogni estate parte la geremiade dei prezzi per un ombrellone e due sdraio, ma poi non ci si interessa al fatto che quelle spiagge siano lasciate quale rendita ereditaria familiare, anziché considerarle un bene comune da cui trarre maggiore gettito fiscale e maggiori servizi a prezzi più bassi. Così una minoranza che si autoprotegge diventa più forte e trova più sponde partitiche della grande maggioranza dei cittadini, che pagano.

Quel che più è previsto aumenti, nel 2024, è legato o a forniture dall’estero (come i prodotti energetici, che però erano calati) o a strozzature di mercato (come per i prodotti alimentari) o alla gestione di imprese a partecipazione pubblica (protette dalla concorrenza). Se fosse più chiaro, forse molti ragionerebbero in modo diverso.

Ma la nota più dolente, in termini di saldezza, trova la sua ennesima conferma negli ultimi dati giunti dall’Istat: la crescita del Prodotto interno lordo, per il 2024, è prevista allo 0,7%. Mentre il governo continua a basare i suoi conti su un roseo +1,2%. Questo trascina con sé un aumento del peso del deficit e l’impossibilità, senza correzioni, che il debito diminuisca il suo. Se questo dovesse capitare sarebbe la smentita della legge di bilancio e delle parole del ministro dell’Economia, che commentavamo ieri. Se malauguratamente e colpevolmente (perché rimediare subito si può) così dovessero andare le cose, ciò poi si riverbererebbe sull’umore collettivo e toglierebbe potenza e carburante al motore dei consumi, che ancora reagisce bene, compensando altri cali.

La cosa che più colpisce è che nessuno ne parli. Sembra quasi che una cosa sia ragionare di politica e un’altra ragionare d’economia e attorno a questi dati. La prima affidata a una stucchevole opera dei pupi, in cui il rumore di latta evidenzia scontri spettacolari e inconcludenti. La seconda – l’economia – lasciata a parte, come fosse affare di pochi fissati e alimentando l’illusione che la spesa pubblica possa compensare ogni cosa. Ovvero la droga psichedelica di cui parla Giorgetti, salvo lasciare l’impressione di farlo da un raduno lisergico.

La Ragione

L'articolo SaldaMente proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



985 nel 2023, i complici del massacro l L'Unità dei Lavoratori

"Nel 2023 sono morti 985 lavoratrici e lavoratori per infortunio nei luoghi di lavoro, esclusi i decessi in itinere. Un numero impressionante che supera di 230 unità il già tremendo risultato del 2022. Un incremento di oltre il 30%. E questo senza contare le malattie professionali e gli infortuni gravi e invalidanti che, comunque, rovinano la vita di chi ne è vittima."

lunitadeilavoratorionline.word…



Palestina, la pace attraverso il diritto: la nostra responsabilità storica e politica (6) l Pressenza

"Non si tratta dello scontro tra le armate di due stati nemici, bensì tra una delle armate più potenti al mondo e un popolo occupato. Si tratta fondamentalmente di una guerra asimmetrica, paradigma dello scontro Nord-Sud."

pressenza.com/it/2024/01/pales…



Israele in trattative con il Congo per “reinsediamento volontario” dei palestinesi all’estero


The Times of Israel rivela che il governo Netanyahu sta negoziando in segreto con alcuni Stati per spostare all'estero gli sfollati di Gaza L'articolo Israele in trattative con il Congo per “reinsediamento volontario” dei palestinesi all’estero proviene

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Pagine Esteri, 3 gennaio 2023. Il Times of Israel ha pubblicato oggi la notizia, confermata da un alto funzionario israeliano, che Tel Aviv sta trattando con alcuni Paesi, tra i quali il Congo e l’Arabia Saudita, un accordo che gli permetterebbe di mandare all’estero migliaia di famiglie palestinesi di Gaza.

Il Congo, Paese in cui il 52,5% della popolazione vive sotto la soglia di povertà, si sarebbe già detto disposto a far entrare nei propri confini un numero significativo di gazawi. La fonte non ha rivelato al Times of Israel i termini dell’accordo e, dunque, quale sia la ricompensa che Israele ha promesso a Kinshasa.

Ma ha specificato ai giornalisti israeliani che il governo Netanyahu sta conducendo trattative segrete anche con altri Stati: non è un mistero, ad esempio, che alcuni ministri provino a spingere gli sfollati palestinesi a lasciare la Striscia di Gaza per cercare lavoro in Arabia Saudita.

Quello che Israele chiama “reinsediamento volontario” è un progetto che favorisce e incoraggia la popolazione palestinese di Gaza a lasciare le proprie case, ciò che ne resta dopo quasi 3 mesi di bombardamenti, abbandonare l’idea della ricostruzione della Striscia e spostarsi all’interno dei confini di uno Stato estero, senza avere la certezza, in futuro, di poter tornare nel proprio Paese.

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Il 95% delle Scuole secondarie di secondo grado ha completato le nomine dei docenti tutor e orientatori sulla piattaforma #Unica: risulta incaricato il 98% dei tutor previsti e il 95% di orientatori.


IRAN. Decine di morti e feriti per esplosioni durante commemorazione Qassem Soleimani


L'Iran parla di un "attacco terroristico" nell'anniversario della morte del comandante della Forza Quds. L'articolo IRAN. Decine di morti e feriti per esplosioni durante commemorazione Qassem Soleimani proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/

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della redazione

Pagine Esteri, 3 gennaio 2024 – I media iraniano riferiscono di almeno 20 persone uccise e decine di altre ferite in due esplosioni vicino al cimitero dei martiri di Kerman, durante una cerimonia per commemorare l’assassinio da parte degli Stati Uniti, nel 2020, del comandante della Forza Quds della Guardia Rivoluzionaria, Qassem Soleimani.

Inizialmente l’agenzia semi-ufficiale Nour aveva riferito di “diverse bombole di gas esplose sulla strada che porta al cimitero” ma ora le autorità israeliane parlano di “attentato terroristico”.

Seguiranno aggiornamenti

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AFGHANISTAN. La crisi dei bambini: tra lavoro, violenza e leggi talebane


L’emergenza umanitaria del Paese è destinata a peggiorare. Le vittime principali sono sempre i minori, in condizioni di povertà e spesso costretti a lavorare. Lo denunciano i rapporti delle Nazioni Unite, dell’IRC e dell’UNICEF, che lancia un appello per

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di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 3 gennaio 2023 – I bisogni basilari del 40% dei bambini in Afghanistan non vengono soddisfatti. Un terzo dei bambini nel Paese sarebbe, inoltre, impiegato nel lavoro minorile. È quanto ha rivelato un recente rapporto dell’International Rescue Committee (IRC) a proposito delle condizioni di vita dei bambini afghani.

Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato nel mese di novembre scorso in relazione al periodo compreso tra l’1 gennaio 2021 e il 31 dicembre 2022 rivelava stime di violenza e di maltrattamenti dei bambini in Afghanistan altrettanto allarmanti. Tanto da costringere il governo de facto talebano a intervenire respingendolo e ribadendo il suo impegno nel garantire i diritti dei bambini afghani.

Secondo il rapporto ONU, verificato e ratificato anche da UNAMA, la Missione di Assistenza in Afghanistan delle Nazioni Unite, e dall’UNICEF (United Nations International Children’s Emergency Fund), l’infanzia nel Paese sarebbe stata messa a rischio sia a causa dei conflitti armati che si sono succeduti nel Paese sia a causa di politiche poco attente a proteggerne i diritti. A proposito del governo de facto instauratosi nel settembre 2021, in particolare, la relazione segnala violazioni che comprendono il bando delle ragazze dall’istruzione secondaria emanato il 23 marzo 2022. La stessa definizione di “bambino” codificata da un decreto della autorità talebane sempre nel mese di marzo 2022 rappresenta, secondo il rapporto, un motivo di preoccupazione: essa si basa, infatti, sull’assenza di segni fisici di pubertà piuttosto che sull’età, escludendo di fatto una buona parte dei minori di 18 anni che dovrebbero essere, invece, tutelati dalla Carta dei Diritti dei Bambini.

Nel rapporto si legge che “l’assenza di disposizioni di protezione per i bambini nell’agenda delle autorità de facto, di supporto legale, di responsabilità per le gravi violazioni nei confronti dei bambini e di programmi sistematici di integrazione, così come l’assenza di una regolamentazione e di politiche per la protezione dei bambini, ha reso più difficile per le organizzazioni per i diritti dell’infanzia implementare i programmi necessari per la difesa dei minori”. L’8 ottobre del 2022, per esempio, si legge, le autorità de facto hanno rilasciato un decreto per la rimozione dei bambini mendicanti dalle strade, senza farlo accompagnare da un chiaro programma di supporto per il reintegro sociale e l’assistenza degli stessi.

Non solo direttamente la politica alla base della crisi dell’infanzia, secondo le Nazioni Unite, ma anche l’estrema povertà della popolazione, l’assenza di opportunità, le calamità naturali come i terremoti – l’ultimo che ha colpito in ottobre la provincia di Herat ha provocato oltre 2.000 morti e migliaia di sfollati – e la guerra continuano a mettere in pericolo la vita dei bambini. Si segnala, infatti, un aumento della loro “vulnerabilità all’arruolamento e allo sfruttamento, alla violenza sessuale, al lavoro minorile, alla violenza domestica, ai matrimoni precoci, a pericolose pratiche tradizionali, all’interruzione degli studi e alle migrazioni non sicure”. Più a rischio di tutti sono le bambine, che a causa della sospensione del diritto allo studio sono le più esposte a tentativi di suicidio e di autolesionismo e al deterioramento della salute mentale.

Una crisi gravissima per i diritti dell’infanzia confermata anche dal recente rapporto sulla situazione nel Paese dall’agosto 2021 al marzo 2023 pubblicato dall’UNICEF, l’agenzia delle Nazioni Unite per i bambini, che si sofferma sulle condizioni di estrema povertà nella quale versa la maggioranza dei bambini afghani, con conseguenze tragiche per la loro salute, la loro crescita, la loro educazione.

Per questo motivo, per il 2024, l’UNICEF ha lanciato un appello per 1.4 miliardi di dollari per fornire soccorso umanitario a 19.4 milioni di persone in condizioni di estrema difficoltà in Afghanistan. Secondo il rapporto con il quale l’agenzia delle Nazioni Unite ha invitato all’”Azione umanitaria per i bambini” del Paese, nel prossimo anno 23.3 milioni di persone si troveranno in una situazione di dipendenza da aiuti umanitari: di queste, 12,6 milioni saranno bambini. Soprattutto per le sequele di decenni di conflitto, gli effetti del cambiamento climatico e l’estrema crisi economica che continua a interessare l’Afghanistan. Del fondo di aiuti richiesti dall’Unicef, si legge, almeno il 30% dovrebbero essere destinati a programmi di salute e il 20% a progetti di igiene pubblica, con il resto principalmente indirizzati a servizi di educazione e protezione sociale.

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World Drug Report 2023. La cannabis è la sostanza psicoattiva più utilizzata al mondo


La relazione mondiale sulla droga 2023 rilasciata da #UNODC, l’Agenzia delle Nazioni Unite contro la droga ed il crimine con base a Vienna, mira non solo a promuovere una maggiore cooperazione internazionale per contrastare l’impatto del problema mondiale della droga sulla salute, sulla governance e sulla sicurezza, ma anche ad assistere gli Stati membri nell’anticipare e affrontare le minacce poste dai mercati della droga e nell’attenuarne le conseguenze.

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Il World Drug Report 2023 è pubblicato (non è disponibile la lingua italiana) sul sito web dell’UNODC: unodc.org/unodc/en/data-and-an… mentre il “segmento” online è reperibile sul sito web all’indirizzo: www.unodc.org/unodc/en/data-and-analysis/wdr-2023-online-segment.html

LA RISPOSTA AL TRAFFICO DI STUPEFACENTI DELLE FORZE DI POLIZIA A LIVELLO GLOBALE

Le risposte delle forze dell’ordine devono tenere il passo con i modelli di business criminali sorprendentemente agili, nonché con la proliferazione delle droghe sintetiche, che sono economiche e facili da immettere sul mercato. La salute pubblica rimane la priorità nel contesto di una regolamentazione in rapido sviluppo sul controllo delle droghe, in particolare in relazione all’uso medico, e i paesi devono investire di più nella ricerca per monitorare gli effetti delle politiche e informare le risposte.

LA MINACCIA ALLA SALUTE PUBBLICA ED AI DIRITTI UMANI

Secondo il Rapporto, disuguaglianze e disparità sociali ed economiche continuano a guidare ed essere alimentate dal fenomeno della droga, minacciando la salute pubblica e i diritti umani. Le disparità tra il Nord e il Sud del mondo, tra le aree urbane e rurali e tra le sottopopolazioni contribuiscono ai danni causati dalle droghe.

I disturbi da uso di droghe e altre condizioni di salute mentale sono strettamente interconnessi: le condizioni di salute mentale aumentano il rischio di sviluppare disturbi da uso di droghe e le droghe comportano il rischio di esacerbare i problemi di salute mentale se assunte al di fuori del controllo medico. Con una stima di una persona su otto in tutto il mondo che vive con una condizione di salute mentale diagnosticata, la necessità di affrontare i problemi di salute mentale nella prevenzione e nel trattamento dell’uso di droghe è diventata sempre più una priorità.

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Dinamiche regionali dell'uso delle droghe

I GIOVANI E L’USO DELLE DROGHE

I giovani rimangono il gruppo più vulnerabile all’uso di droghe. A livello globale, nel 2021, le persone di età compresa tra i 15 e i 16 anni avevano una prevalenza annuale dell’uso di cannabis del 5,34%, rispetto al 4,3% degli adulti.

In alcune regioni, i giovani sono più gravemente colpiti dal disturbo da uso di sostanze: in Africa, il 70% delle persone che ricevono un trattamento per tossicodipendenti ha meno di 35 anni. Il traffico di droga sta aggravando le minacce criminali che danneggiano le comunità vulnerabili degradando i loro diritti alla sicurezza e ai mezzi di sussistenza, nonché il diritto di vivere in un ambiente pulito, sano e sostenibile.

IL CASO DELL’AMAZZONIA

Nel bacino amazzonico, nella zona dei tre confini tra Brasile, Colombia e Perù, le organizzazioni del traffico di droga violano sempre più i diritti umani, la sicurezza e il benessere delle popolazioni rurali, includendo, in alcune aree, l’occupazione illegale della terra e il pascolo del bestiame, il disboscamento illegale, l’estrazione mineraria illegale, il traffico di fauna selvatica e altri crimini che colpiscono l’ambiente. Le popolazioni indigene e le altre comunità locali sono intrappolate nel nesso criminale nel bacino amazzonico, subendo sfollamento, avvelenamento da mercurio e altri gravi impatti sulla salute, nonché una maggiore esposizione alla violenza.

LA TRASFORMAZIONE DEI MERCATI ILLEGALI

I mercati delle droghe illegali si stanno trasformando rapidamente e, in alcune regioni, radicalmente, con le droghe sintetiche che stanno diventando sempre più dominanti. La produzione di droghe sintetiche è economica, facile e veloce. Il fentanyl, un potente oppioide sintetico, sta trasformando i mercati della droga in Nord America, contribuendo ad alti livelli di overdose tra coloro che fanno uso di droghe. Mentre il traffico e l’uso di cannabis colpiscono tutte le regioni del mondo, altri problemi legati alla droga pongono ulteriori minacce in diverse aree geografiche.

CANNABIS, STUPEFACENTE PIÙ USATO AL MONDO

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Consumo di cannabis nel mondo

La cannabis rimane di gran lunga lo stupefacente più comunemente usato al mondo. Si stima che 219 milioni di persone abbiano fatto uso di #cannabis nel 2021, pari al 4% della popolazione adulta globale. Il numero di persone che fanno uso di cannabis è aumentato del 21% negli ultimi dieci anni. Il consumo di cannabis rimane il più alto in Nord America, dove il 17,4% della popolazione di età compresa tra i 15 e i 64 anni ha utilizzato la droga nel 2021. La percentuale di donne tra coloro che fanno uso di cannabis varia a seconda delle regioni e delle sottoregioni, dal 9% in Asia al 42% in Nord America (2021). Ci sono prove dell’efficacia dei cannabinoidi nel trattamento di alcune condizioni di salute, ma per molte altre condizioni le prove sono limitate. Molti paesi hanno adottato disposizioni per l’uso medico della cannabis, ma gli approcci normativi alla cannabis terapeutica differiscono ampiamente tra questi paesi.

SVILUPPI REGIONE PER REGIONE. L’EUROPA

L’Europa occidentale e centrale rimane il secondo più grande mercato mondiale di cocaina. L’anfetamina è il secondo stimolante più utilizzato nell’Europa occidentale e centrale dopo la cocaina. Le tendenze recenti indicano un aumento del consumo di metanfetamine nella regione. L’Europa rimane un importante mercato di consumo per l’“ecstasy”. Gli oppioidi rimangono il principale tipo di droga per il quale le persone sono in trattamento in Europa, ma la cannabis segue da vicino ed è più comune tra coloro che vengono trattati per la prima volta. L’uso di NPS (new psychoactive substances, quali kratom and khat) che sembra rimanere contenuto nell’Europa occidentale e centrale, sembra essere in aumento nell’Europa orientale, dove è diventato una delle principali preoccupazioni. L’Europa orientale ha la più alta prevalenza di persone che si iniettano droghe (1,3% nel 2021) e di persone che si iniettano droghe che vivono con l’HIV (25,4%) e l’epatite C in tutto il mondo.



Weekly Chronicles #59


Fronti di resistenza, tecnocrazia fiscale ed epigrafi immortali.

Buon 2024 cari lettori. Nel bene e nel male, sarà una grande annata. Questo è il numero #59 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Aggiornamenti dal fronte: la nuova resistenza contro l’anarco-tirannia tecnocratica
  • Tecnocrazia fiscale
  • The Times 03/Jan/2009 Chancellor on brink of second bailout for banks

Nelle Lettere Libertarie: Aggiornamenti dal fronte: la nuova resistenza contro l’anarco-tirannia tecnocratica

Rubrica OpSec: Criptovalute: la sicurezza degli Hardware Wallet più diffusi

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Aggiornamenti dal fronte: la nuova resistenza contro l’anarco-tirannia tecnocratica


La guerra contro l’anarco-tirannia è iniziata, e viene combattuta a colpi di flessibile. Il gruppo anonimo denominato Blade Runners continua nella sua guerriglia urbana contro le telecamere ULEZ (la nostra ZLT) di Londra.

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Le stime più recenti contano più di 3.000 telecamere disabilitate, danneggiate o semplicemente scomparse durante il 2023. Dal fronte arrivano immagini che mostrano pali nuovi di zecca accasciati al suolo, dopo neanche 12 ore dalla loro installazione. Gli esponenti del gruppo dichiarano di voler continuare anche nel 2024 fino a quando non rimarrà più neanche una telecamera.

Anche in Italia arrivano notizie del genere. Non abbiamo gruppi con nomi evocativi come i cugini inglesi ma la lotta, pare, è altrettanto ferrata. Ad esempio, in provincia di Rovigo sono stati distrutti tutti gli autovelox, in media uno al mese. Non è chiara la ragione, ma le autorità di polizia avvertono: “attività pericolosa, si mettono a rischio vite umane”.

Nel dissociarmi da queste attività di danneggiamento di proprietà pubblica, vi dico invero che è questa la resistenza contro l’anarco-tirannia1 di cui siamo vittime più o meno consapevoli.


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#59


  di LAURA TUSSI     Gli operai e i sindacati del porto di Genova si mobilitano in una internazionale pacifista per bloccare le armi ieri com