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GUATEMALA. Sconfitta la tattica golpista, Arévalo si prepara a combattere la corruzione


Alla fine ha giurato. Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala, evita, per il momento, il prolungato tentativo di golpe architettato contro di lui. L'articolo GUATEMALA. Sconfitta la tattica golpista, Arévalo si prepara a combattere la corruzion

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di Tiziano Ferri
Paine Esteri, 16 gennaio 2024. Alla fine ha giurato. Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala, evita, per il momento, il prolungato tentativo di golpe architettato contro di lui. E
contro la democrazia guatemalteca. Nel paese si sta consumando, come negli ultimi anni in altri stati latinoamericani, un episodio di lawfare, cioè l’utilizzo del potere giudiziario per sovvertire il risultato del voto. A volte succede quando il
governo è in carica, come in Brasile con Dilma Rousseff, altre volte a ridosso del giuramento presidenziale, come capitato in Honduras con Xiomara Castro.

Nel caso di Arévalo, i problemi iniziano da prima della sua elezione, quando il suo movimento Semilla (sinistra) è privato della personalità giuridica con l’accusa di firme false per la propria registrazione. L’accusa della procura arriva
all’indomani del primo turno delle presidenziali (25 giugno 2023), quando il candidato anti-corruzione, dato dai sondaggi all’ottavo posto, arriva inaspettatamente secondo. Seguono denunce, riconteggio dei voti, occupazione di uffici elettorali da parte della polizia, un processo che alla fine conferma il risultato del primo turno, e quindi il ballottaggio del 20 agosto per
Arévalo. Al secondo turno il candidato del movimento Semilla vince con il 61%, con la sconfitta Sandra Torres (già primera dama dal 2008 al 2011) che non riconosce il risultato. Il conflitto tra procura, tribunale supremo elettorale e corte costituzionale, per non riconoscere la legittimità del presidente e del suo
partito, continua per tutti i mesi che separano l’elezione di Arévalo dal giorno del giuramento, fissato per il 14 gennaio. Da un lato, dei parlamentari corrotti contrari a lasciare il potere, sostenuti da parte della magistratura, dall’altro gli
organi di controllo elettorale, la pressione internazionale e le manifestazioni di piazza (animate dai popoli nativi) per il rispetto della volontà popolare.

La tattica golpista, una volta riconosciuta dal tribunale supremo l’elezione di Arévalo, punta a far decadere i congressisti eletti nel movimento Semilla, così impossibilitati a ricevere il giuramento del nuovo presidente.
La convulsa giornata di ieri parte da qui. Il presidente eletto ha già denunciato il tentativo di golpe dal settembre scorso, perciò sa che il giorno
dell’insediamento non scorrerà via liscio. La cerimonia è prevista per il mattino, con presidenti di altri paesi latinoamericani invitati, consapevoli di ciò che sta succedendo. Mentre la piazza dinanzi al congresso si riempie di manifestanti accorsi per festeggiare, gli oppositori all’interno mettono le catene alle porte
per sequestrare gli eletti del movimento Semilla.

Arévalo fa sapere che il giuramento è rimandato alle 16, e chiede ai cittadini di mantenere la calma, cosciente che eventuali disordini di piazza possono favorire chi lavora per il caos istituzionale. Il tempo passa, la situazione non si sblocca, e la protesta cresce, davanti alla polizia in assetto antisommossa. Boric, Petro, Castro, e gli
altri mandatari invitati alla cerimonia chiedono che la democrazia e la volontà popolare espressa col voto siano rispettate, emettendo un comunicato firmato anche dal segretario dell’Organizzazione degli stati americani (Oea) e dall’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell. Col sole già tramontato da
ore, in diretta dal teatro del centro culturale Miguel Ángel Asturias, appare sui maxischermi il giuramento di Bernardo Arévalo (e della vicepresidente Karin Herrera) nelle mani del nuovo presidente del congresso, l’esponente di Semilla Samuel Pérez. Migliaia di persone, in piazza a Città del Guatemala, possono
festeggiare con balli e fuochi d’artificio, al termine di una giornata impegnativa.

Il governo che Arévalo si appresta a presiedere includerà diverse tendenze politiche, poiché gli eletti di Semilla non hanno la maggioranza al congresso, necessaria per l’approvazione delle leggi. La compattezza della coalizione
governativa è solo uno dei problemi del nuovo corso: funzionari, politici e magistrati ostili si batteranno per mantenere privilegi e corruzione, come si è visto negli ultimi mesi. Ormai giunte le 5 del mattino, Arévalo è andato in piazza per ringraziare i capi ancestrali, protagonisti di una resistenza di 106 giorni in difesa della democrazia. Dovrà ricambiare con una politica di vero cambiamento, se vuole mantenerne l’appoggio, e provare a portare a termine
un mandato pieno di insidie.

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USA e Gran Bretagna attaccano lo Yemen. Navi, sottomarini e aerei colpiscono la capitale e le città portuali


Viceministro degli Esteri Houthi: “Dovranno ora prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione". L'articolo USA e Gran Bretagna attaccano lo Yemen. Navi, sottomarini e aerei colpiscono la

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AGGIORNAMENTI

Le forze Houthi hanno fatto sapere che i bombardamenti di Stati Uniti e Gran Bretagna hanno ucciso 5 persone e ferito altre 6. I raid sono stati 73 e hanno colpito 5 regioni dello Yemen controllate dagli Houthi.


Pagine Esteri, 12 gennaio 2023. USA e Gran Bretagna hanno bombardato nella notte lo Yemen, colpendo obiettivi logistici e militari Houthi nella capitale Sanaa e in altre città, compresa Hodeidah, la più grande città portuale controllata dagli Houthi.

Il viceministro degli Esteri Houthi ha dichiarato “Il nostro paese è stato sottoposto a un massiccio attacco aggressivo da parte di navi, sottomarini e aerei da guerra americani e britannici. Dovranno ora prepararsi a pagare un prezzo pesante e a sopportare tutte le terribili conseguenze di questa palese aggressione”.

L’attacco è stato supportato da Bahrain, Canada e Paesi Bassi. Il primo ministro inglese Rishi Sunak ha definito i bombardamenti del Regno Unito allo Yemen un “atto di autodifesa”.

Il presidente USA Joe Biden ha dichiarato che “sono un chiaro messaggio che gli Stati Uniti e i nostri partner non tollereranno attacchi al nostro personale o permetteranno agli attori ostili di mettere in pericolo la libertà di navigazione in una delle rotte commerciali più critiche del mondo. Non esiterò a indirizzare ulteriori misure per proteggere la nostra gente e il libero flusso del commercio internazionale, se necessario”.

Alcuni membri democratici del Congresso USA non hanno però accolto con favore la decisione del presidente Biden, sottolineando che secondo la Costituzione statunitense solo il Congresso può autorizzare il coinvolgimento militare nei conflitti all’estero.

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Gli Houthi hanno attaccato ripetutamente le navi israeliane e quelle dirette verso Israele in risposta ai bombardamenti di Tel Aviv nella Striscia di Gaza che hanno causato più di 23.000 morti. I loro portavoce hanno più volte dichiarato che non vogliono mettere a rischio il commercio mondiale nel Mar Rosso ma che non intendono permettere il passaggio di navi israeliane o con carichi diretti a Tel Aviv.

La Russia ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per discutere degli attacchi allo Yemen.

Il portavoce di Ansarallah (Houthi), Mohammed AI-Bukhait, ha dichiarato: “Se non fosse stato per la follia di Bush nello spingere Ali Saleh ad attaccarci a Saada nel 2004, il popolo yemenita non avrebbe lanciato la rivoluzione del 2014 che ha posto fine al governo dell’ambasciatore americano a Sana’a e ne ha espulso i Marines.

Se non fosse stato per la follia di America e Gran Bretagna nello spingere l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti a dichiararci guerra nel 2015, lo Yemen non sarebbe stato in grado oggi di adempiere al proprio dovere religioso, morale e umanitario nel sostenere la Palestina.

Non c’è dubbio che l’America e la Gran Bretagna oggi rimpiangano le loro precedenti follie, e presto si renderanno conto che l’aggressione diretta contro lo Yemen è stata la più grande follia della o loro storia”. Pagine Esteri

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Ecuador: tra delinquenza, repressione e neoliberalismo 


L’Ecuador nel 2023 è risultato il paese più violento in America Latina. Nel frattempo vengono adottate misure economiche neoliberiste che colpiscono lavoratori e classe media L'articolo Ecuador: tra delinquenza, repressione e neoliberalismo proviene da

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di Davide Matrone

(foto da latinoamerica21.com/)

Pagine Esteri, 17 gennaio 2024 – Dopo gli eventi drammatici e agitati dello scorso 9 gennaio, si potrebbe fare un ragionamento lucido per capire cosa sta succedendo in Ecuador. Certamente la delinquenza – sempre più organizzata nel paese – è un dato chiaro e quanto successo la settimana passata evidenzia un nuovo assestamento per il controllo dei territori tra le bande criminali e la relazione delle stesse con lo Stato. Fenomeno che a nostro avviso, è solo all’inizio ed anche molto sottovalutato nel paese in termini di studi e di analisi. Innanzitutto, bisogna chiedersi come si è giunti a questa situazione? Come rispondere al fenomeno?

La delinquenza nel paese

L’esponenziale incremento della delinquenza in tutto il paese è certamente il problema più sentito dalla popolazione dell’Ecuador da almeno 3 anni. È stato anche il cavallo di battaglia di tutti i candidati alla Presidenza della Repubblica alle scorse elezioni politiche. L’Ecuador nel 2023 ha toccato il fondo chiudendo al primo posto come il paese più violento in America Latina, secondo un reportage realizzato dal giornale ecuadoriano Primicias. A questo proposito, Noboa ha proposto la costruzione di due mega penitenziari nel territorio nazionale. Il primo nella regione Pastaza situata nell’Amazzonia e un altro nella zona costiera nella regione di Santa Elena. La scelta non è casuale in quanto sono le due regioni con gli indici più bassi d’influenza dei gruppi narcoterroristici.

I dati sulla criminalità in Ecuador continuano a preoccupare e sono allarmanti. L’indice di morti violente per ogni 100 mila abitanti negli ultimi 4 anni è aumentato in modo esponenziale passando dal 7.8 del 2020 ai 45 del 2023. Il numero di omicidi è passato dai 4600 morti nel 2022 ai quasi 7500 nel 2023. Dal 2021 si sono registrati 14 massacri nelle carceri del paese con un saldo di quasi 400 morti.

Il dato sulle estorsioni è in continuo aumento. Se nel 2019 le vittime per le estorsioni furono 1145, nel 2023 si è passati ai 4655 casi, secondo i dati della Polizia Nazionale. Infine, in base al rapporto del Global contro il Crimine Organizzato (GITOC) l’Ecuador ha ottenuto un punteggio di 8.00 che lo pone all’ottavo posto insieme a paesi come Nigeria, Guatemala, Mali, Yemen e Sudafrica.

Questa scomposizione sociale è il risultato della retrocessione dell’intervento dello Stato negli ultimi 6 anni in cui si sono approfondite le politiche economiche neoliberiste che hanno provocato più disoccupazione e maggiori tassi di povertà. La mancanza della presenza dello stato ha generato la nascita di gruppi delinquenziali armati che si sono moltiplicati e sostituiti allo Stato creando zone franche, economie sommerse ed enormi attività illecite come: estorsioni, traffico di droga e lavaggio di denaro sporco. Oggi, secondo dati della Polizia Nazionale, in Ecuador opererebbero 25 bande appartenenti a nove grandi organizzazioni criminali con migliaia di affiliati a livello nazionale. L’Ecuador è divenuto in pochi anni uno snodo cruciale del traffico di droga a livello mondiale anche grazie all’inserimento sul territorio dei cartelli colombiani, messicani e delle mafie italiane. Secondo le ultime dichiarazioni del Procuratore Antimafia di Napoli, Gratteri, in Ecuador opererebbe anche la N’drangheta calabrese.

La repressione

Dal 9 gennaio l’Ecuador è in guerra contro il terrorismo. Sono stati annunciati una serie di provvedimenti straordinari attraverso i quali l’Esercito e le forze dell’ordine possono applicare poteri speciali per combattere il nemico interno. Uso delle armi, ispezioni e perquisizioni in qualsiasi luogo pubblico e privato. Qualsiasi luogo è considerato fonte di sospetto per la sicurezza nazionale. Si applica la famosa Dottrina della Sicurezza Nazionale che nel secolo scorso – sotto la regia del Governo degli Stati Uniti d’America – si combatteva il pericolo rosso in America Latina. Oggi in Ecuador il pericolo è rappresentato dalla criminalità organizzata, ma domani potrebbe anche riguardare i leader delle organizzazioni sociali, i partiti politici dell’opposizione, i militanti dei gruppi politici antagonisti, gli indigeni, gli afro discendenti e i preti progressisti. Processi già visti nei decenni 70 e 80 dello scorso secolo. L’Ecuador retrocede di 5 anni ogni anno che passa ed è senza un programma politico proiettato verso il futuro e senza un timoniere capace. Si vive il giorno dopo giorno. Inoltre, la repressione sembra avere altri obiettivi e cioè quello di criminalizzare la povertà senza mettere in discussione le politiche economiche neoliberiste che hanno favorito l’aumento della stessa povertà e criminalità.

La dottrina dello Shock e il neoliberismo

Quella che viene applicata da oltre una settimana in Ecuador è la famosa dottrina dello shock teorizzata dalla sociologa candese Naomi Klein con l’obiettivo inoltre, di approfondire le misure economiche neoliberiste. L’ultima in ordine di tempo è l’aumento dell’IVA dal 12% al 15% colpendo in particolare i lavoratori e la classe media. Ma ricordiamo anche i provvedimenti legislativi del governo Noboa nei primi 50 giorni di governo.

Sono stati gìa approvati ben 7 provvedimenti legislativi tra i quali quello per destinare risorse alle Province e ai Comuni e quello dello scorso 19 dicembre sulla Legge Economica Urgente per l’Occupazione. Un provvedimento legislativo che si caratterizza per: L’esonerazione della tassa sui profitti e il rimborso dell’IVA, una forte liberalizzazione dell’economia e maggiori privatizzazioni del settore statale. Questo provvedimento legislativo, approvato con la maggioranza del parlamento, ripropone parti della legge economica di Lasso bocciata per ben due volte negli anni 2021 e 2022 dall’Assemblea Nazionale.

Nella prima parte della legge, tra i gruppi esonerati al pagamento della tassa sui profitti c’è il gruppo Noboa di cui fa parte l’attuale presidente della Repubblica. Ci sarà un’esenzione di un valore pari a 59 milioni di dollari degli 89 milioni che lo stesso gruppo deve alle Casse dello Stato. In merito al rimborso dell’IVA, nell’art. 21 della suddetta legge, si evidenzia il beneficio che si rende ai grandi gruppi immobiliari, finanziari del paese. “Questo regalo, ai grandi gruppi economici del paese, generebbe una grande perdita per le Finanze dello Stato”, ha dichiarato l’economista Pablo Davalos durante un’intervista al canale digitale Ecuador en Directo.

“Non è la prima volta che si beneficiano i grandi gruppi economici del paese negli ultimi anni. È già accaduto durante i governi neoliberisti di Moreno e Lasso che hanno ricevuto enormi benefici facendo perdere tra i 5000 e i 6000 milioni di dollari allo Stato. I 100 gruppi più importanti del paese sono anche grandi debitori dello Stato al quale devono 1273 milioni di dollari”, continua l’economista Davalos.

Nel capitolo 3 della legge, poi, si ridefinisce il concetto di Zona Franca. Cambia la denominazione e si dà la possibilità di autodichiarazione della zona franca nel territorio nazionale e quindi autobeneficiarsi delle esenzioni fiscali. Si tratta di un altro regalo ai grandi gruppi imprenditoriali del paese.

Infine, l’ultima parte della legge è dedicata alle privatizzazioni del settore statale. Nella pagina 91 si legge che lo Stato diventa Entità Delegante. Un altro elemento che ritorna dalle leggi economiche del governo neoliberista precedente di Lasso. Con questo passaggio, lo Stato può delegare la gestione della struttura pubblica al settore privato. Pagine Esteri

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VERSIONE ITALIANA LA POLIZIA DI LONDRA UTILIZZA IL RICONOSCIMENTO FACCIALE DURANTE LE PROTESTE PER LA PALESTINA E ISRAELEA Londra durante lo scorso fine settimana la Palestine Solidarity Campaign e altri gruppi hanno condotto una marcia in città a sostegno della Palestina, mentre si è tenuta anche un’altra manifestazione a sostegno di Israele a Trafalgar Square. …


Traffico di droga dalla Spagna e dall'Olanda. A Napoli 29 arresti


Si rifornivano da Olanda e Spagna per approvvigionarsi di sostanza stupefacente da cedere nella provincia di Napoli: i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito un provvedimento applicativo di misure cautelari personali (custodia in carcere, arresti domiciliari e divieto di dimora) emesso dal G.I.P. del Tribunale, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 29 persone indiziate del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Dall’attività di indagine è emersa:
- la operatività di due distinte associazioni per delinquere, operanti nel territorio partenopeo che trafficava e vendeva le sostanze stupefacenti, nonché la conseguente gestione degli illeciti profitti, in favore degli affiliati, sia liberi che detenuti;
- la disponibilità, da parte degli indagati, di armi da fuoco e di veicoli dotati di un sofisticato “sistema di occultamento”.

Immagine/foto


Nel corso delle investigazioni, nel novembre del 2022 i carabinieri catturarono all’aeroporto Dubai un latitante napoletano ritenuto un broker della droga che si affidava per la raccolta delle ordinazioni della cocaina grazie alle chat criptate Encrochat. Si tratta, come noto, di un hardware e software che consentono comunicazioni criptate ritenute dai trafficanti "a prova di intercettazione". La polizia francese riuscì ad infrangere codici dell'azienda che vendeva i telefoni cellulari e si narra che l'Fbi statunitense divenne la proprietaria di un'altra società del settore, cosa che gli avrebbe consentito di catalogare le conversazioni. Tornando all’operazione condotta dai carabinieri, questi hanno complessivamente sequestrato circa un quintale di sostanza stupefacente di vario tipo, nonché armi da fuoco e autovetture dotate del “sistema di occultamento” di cui abbiano detto sopra, nonché di un ordigno esplosivo regolamentare ed alcune centinaia di munizioni di vario calibro.
Da una conversazione intercettata nel contesto delle indagini anche un cittadino albanese che si confronta con un connazionale sulle modalità di trasporto della droga e dei rischi a cui sono esposti, per esempio, quando la droga viene trasferita in una “semplice” borsa, a causa dei cani antidroga. I due sostengono che i container offrono maggiore sicurezza ma solo “sotto acqua è 100%, ma ci sta solo da Panama”, dicono. Ovvero, ai mezzi tradizionali si sta affiancando la modalità di trasferimento via sommergibile, auspicata dai due intercettati e praticata tra il Sud ed il Centro America e gli Stati Uniti.

#Armadeicarabinieri #Narcotraffico #Encrochat



Weekly Chronicles #61


Tra sogni crypto-anarchici e audaci brevetti tecnocratici.

Questo è il numero #61 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era dell’Informazione e come sopravvivere: sorveglianza di massa, algoritmi, privacy e sicurezza dei dati, crypto-anarchia e molto altro.

Nelle Cronache della settimana:

  • L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono
  • Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?
  • Ford brevetta un sistema per far scappare di casa l’automobile

Nelle Lettere Libertarie:

  • La neo-libertaria Argentina contro il caro affitti

Rubrica OpSec:

  • Whatsapp hardening: metti in sicurezza la tua app

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L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono


In questi giorni la SEC (Securities and Exchange Commission) ha approvato negli Stati Uniti gli ETF Bitcoin. Per chi non lo sapesse gli ETF sono dei fondi d’investimento quotati in borsa e gestiti da persone che scelgono azioni e asset con cui comporre il loro portafoglio. Da oggi, anche Bitcoin potrà rientrare in questi portafogli.

In questi giorni, come potrà confermare anche l’amico Gianluca Grossi di , se ne sono dette di cotte e di crude. Alcuni articoli1 hanno però catturato la mia attenzione, poiché parlavano di temi a noi tutti affini: Bitcoin e crypto-anarchia.

Gli autori ne sono convinti: l’approvazione dell’ETF segna il dominio della finanza tradizionale su Bitcoin, schiacciando così il sogno crypto-anarchico di Satoshi e di tutti i cypherpunk, vecchi e nuovi.

Vittorio Carlini, del Sole24Ore, ci dice:

Il sistema istituzionale ha uno strumento in più, e molto potente, per convogliare flussi di denaro sul bitcoin. In altre parole: quelle realtà tanto osteggiate diventano, se non dominus, almeno molto influenti rispetto al token. Il quale, va sottolineato, non da ora è sempre più definito asset e sempre meno valuta digitale.


E poi, continua:

La distorsione è divenuta strutturale. Il tutto a discapito di quello che era l’utopia anarchica iniziale. Ma nel sistema capitalistico, si sa, l’utopia è destinata a lasciare il passo al profitto.


Non c’è più speranza: Bitcoin non è neanche più moneta, ma un asset per la speculazione della finanza internazionale.

O ancora, Emilio Barucci dell’Huffpost ci dice invece che

Bitcoin è stato ammesso a giocare nella Champions League della finanza e la cripto anarchica si è fatta fagocitare dal sistema”.


Personalmente, credo invece che l’approvazione dell’ETF sia una cosa buona per Bitcoin, per il mondo intero e sì — anche per chi vorrà giocare in borsa grazie agli ETF.

Credo infatti che l’ingresso nella finanza tradizionale sia un cavallo di Troia per diffondere l’idea di Bitcoin e della crypto-anarchia: come un virus all’interno di un sistema che crede di aver fagocitato la bestia.

Per spiegarmi meglio userò una metafora che ha a che fare col Cristianesimo e l’Antica Roma. Erano tipi strani i Cristiani, quasi anarchici: spesso rifiutavano di obbedire alla legge romana o di riconoscere l’autorità dell’Imperatore. Erano infatti perseguitati e generalmente mal visti dall’Impero Romano.

Con Costantino I la situazione cambiò: l’Editto di Milano legalizzo, per così dire, la religione cristiana, che diventò ben presto la religione dell’Impero. Da pazzi, anarchici e ribelli, a sacerdoti dell’Impero. Fu l’Impero Romano a domare i Cristiani, o viceversa? A ben vedere, qualche secolo dopo fu un Papa (Leo III) a incoronare Carlo Magno: i ruoli si erano invertiti e fu infine il Cristianesimo a domare l’Impero.

Penso allora che, per continuare questa metafora, Gary Gensler — presidente della SEC — passerà alla storia come un inconsapevole e riluttante Costantino I: l’uomo che consentì a questa nuova “fede” monetaria, con radici crypto-anarchiche, di infiltrarsi nel sistema ultracentenario della finanza tradizionale.

I primi effetti già li vediamo: quando mai avremmo pensato di leggere articoli mainstream che parlassero seppur superficialmente, di crypto-anarchia? Se gli antichi romani avessero avuto l’Huffpost, forse avrebbero riportato gli stessi titoli:

La religione cristiana si è fatta fagocitare dall’Impero Romano: con il sì dell’Editto di Milano sono stati ammessi a giocare nella Champions League delle religioni imperiali.


Il seme è stato piantato, e qualcosa sta già crescendo.

La crypto-anarchia non potrà mai essere eradicata da alcun sistema, poiché è un’idea che parte e si fonda nell’individualità e sulla natura stessa della tecnologia ICT, al di fuori di qualsiasi sistema. Bitcoin è uno strumento che oggi ha assunto molte forme; nessuna esclude l’altra e soprattutto nessuna sua forma nega le radici crypto-anarchiche, abbracciate invece oggi da sempre più persone.

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

Lettera ai Romani 12:2Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?


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Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?


Gli assistenti IA hanno un grave difetto: sono tutti politically correct (allineati con una visione del mondo progressista) e reticenti nel fornire informazioni che gli sviluppatori hanno giudicato pericolose nella fase di fine tuning.

Non lo dico io, è sufficiente provare a interagire con ChatGPT per rendersene conto, anche se ormai esistono diversi studi che ne dimostrano l’allineamento politico liberal-progressista.

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#61


Essere se stessi è uccidere se stessi
(H. Ibsen, Peer Gynt)


VIDEO. Da Sderot il panorama della guerra di Gaza


Il servizio video di Pagine Esteri dalla città israeliana evacuata di Sderot, al confine con Gaza. Dalla terrazza panoramica sulla collina visitatori e guardie di frontiera guardano la Striscia con i binocoli a gettoni e si scattano foto ricordo. Servizio

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di Eliana Riva

Pagine Esteri, 16 gennaio 2024. Dalla città israeliana evacuata di Sderot, al confine con Gaza, si sentono in lontananza i rumori dei bombardamenti e si vedono le colonne di fumo.

Dalla terrazza panoramica sulla collina visitatori e guardie di frontiera guardano la Striscia con i binocoli a gettoni e si scattano foto ricordo. Servizio video di Eliana Riva.

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  di LAURA TUSSI La relazione interculturale e l'Agenda Onu 2030 contro la guerra. Il genere umano possiede risorse creative inesauribili nella po

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La lettura del dispositivo della Corte di Cassazione sulla strage di Viareggio ci provoca rabbia e sentimenti contrastanti. Da un lato è da apprezzare che sia


TarTassati


I cocktail fiscali possono essere variamente composti, usando prelievi relativi a reddito, patrimonio o consumi. Non esiste il cocktail perfetto, buono per tutte le occasioni, perché contano i gusti, le condizioni e le finalità. In certe stagioni conviene

I cocktail fiscali possono essere variamente composti, usando prelievi relativi a reddito, patrimonio o consumi. Non esiste il cocktail perfetto, buono per tutte le occasioni, perché contano i gusti, le condizioni e le finalità. In certe stagioni conviene prendere più soldi dai patrimoni e in altre dalla ricchezza prodotta ogni anno; c’è il tempo in cui è saggio favorire l’accumulazione di risparmi e quello in cui usare la spesa pubblica (finanziata con il fisco) in maniera più massiccia. Di sicuro c’è un cocktail velenoso, che tracanniamo da anni, ovvero quello che insegue la spesa con il gettito anziché parametrare la prima al secondo. A forza di berlo ci si è ubriacati, facendo finta di credere che non costi e, invece, impoverisce. Al punto che il ministro dell’Economia è uscito dal bar ed è dovuto ricorrere agli spacciatori, definendolo «droga psichedelica».

Dobbiamo a Steno un film del 1959, con Totò e Fabrizi: “I tartassati”. Un commerciante che considera impossibile guadagnare, con quella enorme pressione fiscale, e un esattore, che conosce i trucchi degli evasori. Diventeranno parenti. In quel 1959, con il fisco tartassante, la pressione fiscale (il peso delle imposte sulla ricchezza prodotta) era pari al 24%. Oggi è oltre il 41%. L’evasione fiscale c’era anche nel 1959 (chiedetelo a Totò, il negoziante), ma nell’Italia di oggi per un cittadino che versa almeno un euro di imposte sul reddito ce ne sono due che non versano niente. Tradotto in termini reali significa che la pressione fiscale, per chi paga, è superiore al doppio rispetto al 1959.

Accanto a quello orrido, c’è un aspetto curioso. Qualche giorno fa uno studio della Banca d’Italia ha attirato i titoli dei giornali, ma soltanto per una sua parte: il 5% degli italiani possiede il 46% del patrimonio. Si è trascurato di leggerne il seguito: la concentrazione della ricchezza patrimoniale è da noi inferiore a quella che c’è in Francia o Germania. Ciò lo si deve al fatto che più del 70% delle famiglie italiane possiede la casa e poco meno del 30% ne possiede più di una. Si tenga presente che, con questa leva demografica, i figli sopravvissuti saranno delle piccole potenze immobiliari, mentre l’abbondante patrimonializzazione già presente è testimoniata dal fiorire delle case messe sul mercato degli affitti brevi.

Riassumendo: gli italiani che pagano le tasse sul reddito sono una minoranza che paga troppo, mentre il patrimonio è più diffuso. Quasi che si possa essere poveri e possidenti. La buona notizia è che l’evasione fiscale va scendendo (da qualche anno), la cattiva notizia è che nel 2021, fra reddito e previdenza, gli evasori portavano via alla collettività la bellezza di 83,6 miliardi. Come si è ottenuta la diminuzione, se tutti quelli che passano dal governo vogliono riformare il fisco, affermando che non funziona? Grazie ai pagamenti digitali, grazie alla fatturazione elettronica. Tutta roba cui taluni si opposero, in nome di non si sa quale libertà, ma tutta roba gradita dalle persone oneste.

Allora, mettiamo la patrimoniale? Le patrimoniali ci sono già, talune pure mascherate. Una patrimoniale secca e seria andrebbe messa sugli immobili pubblici, affinché siano venduti e i proventi usati per abbattere il debito. In quanto al resto, per gli onesti che pagano il nostro è un Paese in cui la pressione sui redditi è troppo alta e quella sul patrimonio bassa. Siamo anche passati dalla follia del bonus 110%, che è stata una elargizione patrimoniale a beneficio dei ricchi. Non ci sarebbe nulla di male nel pensare di cambiare un po’ il cocktail, specie a fronte di un debito accumulato nel mentre si accumulava patrimonio. Ma mai e poi mai si potrà fare nulla di sensato ed equo fin quando si faranno le campagne elettorali promettendo più spesa pubblica, fin quando si farà opposizione strillazzando a ogni taglio, fin quando si penserà che indebitarsi ulteriormente sia un diritto senza costo. Finché dura questa tragi-farsa l’iniquità sarà consustanziale al sistema.

La Ragione

L'articolo TarTassati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



📣 Mancano pochi giorni all’apertura delle #IscrizioniOnline alle classi prime della scuola primaria e secondaria di I e II grado e dei Centri di formazione professionale regionali!

📌 La domanda si potrà compilare dalle ore 8 del 18 gennaio 2024 all…



L’antisemitismo alla base dell’antisionismo


Ricondurre la levata di scudi delle società occidentali contro Israele alla sproporzione della reazione militare decisa da Benjamin Netanyahu è un errore: il sentimento preesiste, le bombe israeliane sono solo l’occasione per dargli voce. Il sentimento ha

Ricondurre la levata di scudi delle società occidentali contro Israele alla sproporzione della reazione militare decisa da Benjamin Netanyahu è un errore: il sentimento preesiste, le bombe israeliane sono solo l’occasione per dargli voce. Il sentimento ha un nome: antisemitismo.

L’antisemitismo è un sentimento antico la cui eco risuona nell’animo di ciascuno di noi. I più forti lo respingono con la ragione, i più deboli vi cedono con la pancia. Ma prima o poi tutti, anche chi non ne ha contezza, devono farci i conti. In Europa nasce nel Medioevo per motivi religiosi in seno alla Chiesa cattolica, in epoca contemporanea veste abiti politici occasionali: le teorie della razza (nate non in Gemania, come molti credono, ma in Francia col marchese de Gobineau), i diritti umani, il terzomondismo, l’antiamericanismo, l’anticapitaliamo…

L’antisemitismo emerge prevalentemente nei momenti di crisi, crisi economica e/o politica: quando il malessere sociale è forte, il sistema istituzionale debole e la paura diffusa. Gli ebrei come capro espiatorio, la loro discriminazione come lavacro identitario, il loro sacrificio come rituale di purificazione. Capita agli ebrei e non ad altri perché quella ebraica è l’unica comunità tendenzialmente chiusa e professa l’unica religione sostanzialmente contraria al proselitismo. Gli ebrei sono i diversi per eccellenza. Una diversità che offende, insospettisce, preoccupa.

Nella civilissima Harvard, università d’eccellenza statunitense, 34 associazioni studentesche hanno preso posizione contro lo Stato ebraico, giudicato “l’unico responsabile” della barbarie di Hamas, sin dalla sera del 7 ottobre, quando ancora Israele era sotto choc e non aveva reagito.

Nei campus e nelle città americane, le aggressioni fisiche nei confronti degli ebrei sono aumentate del 337%. Le bombe molotov contro le sinagoghe a Berlino, i quasi mille attacchi antiebraici in Francia, le 460 aggressioni verbali e fisiche registrate in Italia, la manomissione delle pietre d’inciampo a Roma e in tutte le capitali europee… Atti, evidentemente, antisemiti. Perché è questo l’unico caso nella Storia in cui la più che legittima critica politica ad uno Stato si accompagna di regola, nei paesi occidentali, all’aggressione fisica e verbale di singoli connazionali che di quello Stato condividono la cultura e la religione. Con i russi, per dire, oggi non capota. E non capitava neanche con i cittadini del bocco sovietico aI tempi della Guerra Fredda. Capita solo, ma guarda un po’, con gli ebrei. Gli ebrei in quanto tali, non in quanto israeliani.

Interessa nulla, alle élite occidentali, delle decine di popoli a cui stati forti, alcuni dei quali con imperitura vocazione imperiale (la Cina, la Russia, la Turchia) negano con la violenza il diritto a farsi Stato. Interessa solo la causa palestinese. E interessa perché, nella retorica, a coartare i diritti dei palestinesi non è uno Stato qualsiasi, ma lo Stato “ebraico”.

Su pressione dell’Unione Sovietica, noto paladino dei valori liberaldemocratici e del principio dell’autodeterminazione dei popoli, nel 1975 l’Assemblea generale dell’Onu approvò a larga maggioranza la risoluzione 3379 che equiparava il sionismo al razzismo. Tesi ripresa oggi dalla piattaforma politica di Black Lives Matter negli Stati Uniti, così come, nella sostanza, dal Tribunale penale internazionale dell’Aja, quello che nei giorni scorsi ha attribuito ad Israele intenti genocidari. Il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha condannato 95 volte la democrazia israeliana; poche, pochissime volte i regimi cinese, iraniano, turco, venezuelano o saudita. Al vertice di Durban del 2001 i palestinesi sono stati definiti vittime del “razzismo israeliano”. Tesi, oggi, largamente diffusa.

Diceva Martin Luther King che “se c’è l’hai con Israele sei antisemita”. Affermazione eccessiva, ma spesso, molto spesso fondata.

Huffington Post

L'articolo L’antisemitismo alla base dell’antisionismo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.


in reply to Marco Castellani

In effetti non volevo (per ora) pubblicizzare troppo la cosa perché mi sento ancora in fase di sperimentazione con il plugin wordpress #ActivityPub, ma grazie per l'attenzione! @notizie @fediverso
in reply to ulaulaman

@ulaulaman anche noi di @informapirata :privacypride: e i nostri amici di @Le Alternative abbiamo attivato il plugin e noi siamo finiti off line per due giorni, mentre loro hanno avuto da fare un po' di prove prima di mettere le cose a punto... 😁 😄 🤣

Tra le altre cose abbiamo scoperto che menzionando nel testo del post una e una sola comunità Lemmy (nel caso vostro quella di astronomia su feddit.it sarebbe perfetta) l'estratto di quel post viene ripubblicato su Lemmy!

@Marco Castellani

informapirata ⁂ reshared this.

in reply to ulaulaman

@ulaulaman anch'io ho fatto diversi tentativi, ma solo con le ultime due release sono riuscito a pubblicare su feddit.it
E l'ho fatto senza volerlo! 😁 😄 🤣
In pratica, avevo menzionato la comunità "scienza" e mi sono ritrovato il post su feddit.it
Ecco il post "incriminato": feddit.it/post/4504446

@notizie @lealternative @mcastel

in reply to informapirata ⁂

@informapirata Sarà divertente scoprire le nuove funzionalità! Per esempio ho provato a rispondere giusto poco fa al commento di @notizie con il sistema di commento di WP e il commento è uscito a nome EduINAF sul fediverso! @lealternative @mcastel

informapirata ⁂ reshared this.



Aspettando il vertice Nato di Washington, Kyiv ringrazia la Difesa italiana


Cooperazione militare e condivisione delle esperienze. Questi i principali temi trattati nel corso del colloquio telefonico tra il capo di Stato maggiore della Difesa italiana, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il comandante in capo delle Forze armate

Cooperazione militare e condivisione delle esperienze. Questi i principali temi trattati nel corso del colloquio telefonico tra il capo di Stato maggiore della Difesa italiana, l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, e il comandante in capo delle Forze armate ucraine, il generale Valerij Zaluzhnyj, reso noto dallo stesso ufficiale ucraino. Tra i temi trattati nel corso della telefonata, il comandante della difesa di Kiev ha invitato l’ammiraglio italiano a visitare l’Ucraina, oltre a invitare le Forze armate del nostro Paese a “lavorare insieme” a quelle ucraine. Naturalmente, al centro del colloquio si è parlato anche di attrezzature militari, anche alla luce della recente autorizzazione italiana alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari in favore delle autorità governative dell’Ucraina. I due ufficiali hanno infatti discusso della manutenzione dell’attrezzatura militare fornita dall’Italia nell’ambito di pacchetti di aiuti, con il generale Zaluzhnyj che ha ringraziato Cavo Dragone e l’Italia per il completo sostegno contro l’invasione russa.

L’incontro dei capi di Stato maggiore della Nato

Il colloquio arriva, tra l’altro, alla vigilia del vertice dei capi di Stato maggiore delle Difese dei Paesi Nato nell’incontro del Comitato militare dell’Alleanza a Bruxelles, presieduto dall’ammiraglio Rob Bauer (che verrà sostituito proprio dall’ammiraglio Cavo Dragone a partire da gennaio 2025). L’incontro, tra l’altro, vedrà la partecipazione anche del capo della Difesa svedese, il generale Michael Claesson, oltre che dal vice segretario generale della Nato, Mircea Geoană, del Comandante supremo alleato in Europa (Saceur), il generale Usa Christopher Cavoli, e dal Vice comandante supremo Alleato per la trasformazione (Dsact), generale Chris Badia. Il vertice sarà importante anche perché, per la prima volta, i capi di Stato maggiore alleati si incontreranno per la prima volta in un formato di Consiglio Nato-Ucraina, nel corso del quale dialogheranno con le controparti di Kiev per fare il punto sullo stato dell’aggressione russa all’Ucraina, della situazione sul campo e del continuo sostegno garantito dalla Nato e dai singoli Paesi Alleati all’Ucraina.

Verso il vertice di Washington

Al centro dei temi discussi dal vertice ci saranno inoltre i progressi compiuti verso l’attuazione dei piani adottati al Vertice di Vilnius nel luglio 2023 e le capacità industriali di difesa complessive dei Paesi alleati. Altri argomenti centrali saranno la pianificazione operativa e la necessità di potenziare gli attuali livelli di difesa e deterrenza, concentrandosi su fattori abilitanti quali le operazioni multidominio, le strutture di comando e il controllo, l’interoperabilità e il continuo miglioramento delle capacità qualitative e quantitative dei sistemi a disposizione. Uno dei temi principali che i capi di Stato maggiore discuteranno sarà la Difesa integrata aerea e missilistica, insieme a ulteriori indicazioni e orientamenti sulla deterrenza militare e sulle priorità di difesa della Nato, soprattutto in vista della ministeriale Difesa che si terrà a febbraio e del Vertice di Washington D.C. a luglio, che tra l’altro festeggerà i 75 anni dell’Alleanza.


formiche.net/2024/01/vertice-n…



David Salomoni – Magellano


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I timori per un collasso economico dell’Unione europea si sono rivelati “infondati”. Questa la posizione della presidente della Commissione europea, Ursula von der Lyen, nel suo intervento pronunciato oggi al Forum economico mondiale (World Economic Forum) in corso a Davos...


AI Act threatens to make facial surveillance commonplace in Europe


In the final stage of negotiations on the EU’s AI Act, it has become known that even the publicly announced limitation of the controversial facial recognition technology to the prosecution … https://www.europarl.europa.eu/news/en/press-room/20231206IPR15

In the final stage of negotiations on the EU’s AI Act, it has become known that even the publicly announced limitation of the controversial facial recognition technology to the prosecution of serious criminal offences has since fallen. Digital freedom fighter and Member of the European Parliament Patrick Breyer (Pirate Party) warns that the law paves the way for the introduction of biometric mass surveillance in Europe where EU governments decide to steer this course.

“With this AI law, it appears the EU intends to compete with China not only technologically but also in terms of high-tech repression. The fact that error-prone facial recognition applied to CCTV recordings is being green-lighted for petty offences falls short of the EU Parliament’s own press release. This will make it possible for cities to oust homeless people under the heading of ‘trespassing’, as happened in Como, Italy, or to prosecute sprayers for ‘damaging property’. Even the highly controversial facial recognition among demonstrators, such as after the G20 summit in Hamburg, is not being excluded. On the basis of these rules, facial recognition and chilling effect that comes with it, threatens to become a standard instrument in Europe, too.

The EU’s AI Act even opens the door to permanent facial surveillance in real time: Over 6,000 people are wanted by European arrest warrant for the offences listed in the AI Act. Any public space in Europe can therefore be placed under permanent biometric mass surveillance on these grounds. This law legitimises and normalises a culture of mistrust. It leads Europe into a dystopian future of a mistrustful high-tech surveillance state.”


patrick-breyer.de/en/ai-act-th…



In Cina e Asia – Taiwan, Xi: "Opporsi ad attività separatiste”


In Cina e Asia – Taiwan, Xi: xi
I titoli di oggi:

Taiwan, Xi: "Opporsi ad attività separatiste per promuovere riunificazione"
Cina. Enfasi sul “Pensiero di Xi Jinping sulla cultura"

Cina e Svizzera firmano una dichiarazione per espandere gli scambi commerciali
Cina. Cresce la diffidenza nei confronti degli stranieri

Cina. Le autorità ritardando le consegne dei Boeing 737 Max
Hacker nordcoreani collusi con la criminalità organizzata del Sud-Est asiatico
Mar cinese meridionale, le Filippine pronte a rendere abitabili le isole contese

L'articolo In Cina e Asia – Taiwan, Xi: “Opporsi ad attività separatiste” proviene da China Files.



VERSIONE ITALIANA AI GENERATIVA CAMBIERA’ IL NOSTRO MODO DI LAVORAREQuando pensiamo all’introduzione della Ai nel mondo del lavoro pensiamo spesso che possa provocare una perdita di posti di lavoro. Secondo un rapporto pubblicato recentemente da McKinsey, entro il 2030 il 30% delle ore lavorate negli Stati Uniti potrebbe essere automatizzato. Una ricerca di Indeed invece …


GUATEMALA. Sconfitta la tattica golpista, Arévalo si prepara a combattere la corruzione


Alla fine ha giurato. Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala, evita, per il momento, il prolungato tentativo di golpe architettato contro di lui. L'articolo GUATEMALA. Sconfitta la tattica golpista, Arévalo si prepara a combattere la corruzion

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di Tiziano Ferri
Paine Esteri, 16 gennaio 2024. Alla fine ha giurato. Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala, evita, per il momento, il prolungato tentativo di golpe architettato contro di lui. E
contro la democrazia guatemalteca. Nel paese si sta consumando, come negli ultimi anni in altri stati latinoamericani, un episodio di lawfare, cioè l’utilizzo del potere giudiziario per sovvertire il risultato del voto. A volte succede quando il
governo è in carica, come in Brasile con Dilma Rousseff, altre volte a ridosso del giuramento presidenziale, come capitato in Honduras con Xiomara Castro.

Nel caso di Arévalo, i problemi iniziano da prima della sua elezione, quando il suo movimento Semilla (sinistra) è privato della personalità giuridica con l’accusa di firme false per la propria registrazione. L’accusa della procura arriva
all’indomani del primo turno delle presidenziali (25 giugno 2023), quando il candidato anti-corruzione, dato dai sondaggi all’ottavo posto, arriva inaspettatamente secondo. Seguono denunce, riconteggio dei voti, occupazione di uffici elettorali da parte della polizia, un processo che alla fine conferma il risultato del primo turno, e quindi il ballottaggio del 20 agosto per
Arévalo. Al secondo turno il candidato del movimento Semilla vince con il 61%, con la sconfitta Sandra Torres (già primera dama dal 2008 al 2011) che non riconosce il risultato. Il conflitto tra procura, tribunale supremo elettorale e corte costituzionale, per non riconoscere la legittimità del presidente e del suo
partito, continua per tutti i mesi che separano l’elezione di Arévalo dal giorno del giuramento, fissato per il 14 gennaio. Da un lato, dei parlamentari corrotti contrari a lasciare il potere, sostenuti da parte della magistratura, dall’altro gli
organi di controllo elettorale, la pressione internazionale e le manifestazioni di piazza (animate dai popoli nativi) per il rispetto della volontà popolare.

La tattica golpista, una volta riconosciuta dal tribunale supremo l’elezione di Arévalo, punta a far decadere i congressisti eletti nel movimento Semilla, così impossibilitati a ricevere il giuramento del nuovo presidente.
La convulsa giornata di ieri parte da qui. Il presidente eletto ha già denunciato il tentativo di golpe dal settembre scorso, perciò sa che il giorno
dell’insediamento non scorrerà via liscio. La cerimonia è prevista per il mattino, con presidenti di altri paesi latinoamericani invitati, consapevoli di ciò che sta succedendo. Mentre la piazza dinanzi al congresso si riempie di manifestanti accorsi per festeggiare, gli oppositori all’interno mettono le catene alle porte
per sequestrare gli eletti del movimento Semilla.

Arévalo fa sapere che il giuramento è rimandato alle 16, e chiede ai cittadini di mantenere la calma, cosciente che eventuali disordini di piazza possono favorire chi lavora per il caos istituzionale. Il tempo passa, la situazione non si sblocca, e la protesta cresce, davanti alla polizia in assetto antisommossa. Boric, Petro, Castro, e gli
altri mandatari invitati alla cerimonia chiedono che la democrazia e la volontà popolare espressa col voto siano rispettate, emettendo un comunicato firmato anche dal segretario dell’Organizzazione degli stati americani (Oea) e dall’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell. Col sole già tramontato da
ore, in diretta dal teatro del centro culturale Miguel Ángel Asturias, appare sui maxischermi il giuramento di Bernardo Arévalo (e della vicepresidente Karin Herrera) nelle mani del nuovo presidente del congresso, l’esponente di Semilla Samuel Pérez. Migliaia di persone, in piazza a Città del Guatemala, possono
festeggiare con balli e fuochi d’artificio, al termine di una giornata impegnativa.

Il governo che Arévalo si appresta a presiedere includerà diverse tendenze politiche, poiché gli eletti di Semilla non hanno la maggioranza al congresso, necessaria per l’approvazione delle leggi. La compattezza della coalizione
governativa è solo uno dei problemi del nuovo corso: funzionari, politici e magistrati ostili si batteranno per mantenere privilegi e corruzione, come si è visto negli ultimi mesi. Ormai giunte le 5 del mattino, Arévalo è andato in piazza per ringraziare i capi ancestrali, protagonisti di una resistenza di 106 giorni in difesa della democrazia. Dovrà ricambiare con una politica di vero cambiamento, se vuole mantenerne l’appoggio, e provare a portare a termine
un mandato pieno di insidie.

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GLI ATTACCHI INFORMATICI SONO LA MASSIMA PRIORITÀ DI FORMAZIONE DELL’UE. COME SI PREPARANO LE FORZE DI POLIZIA. LA CYBERSECURITY SKILLS ACADEMY


La valutazione delle esigenze di formazione strategica dell’UE (EU-STNA 2022-2025) ha collocato gli attacchi informatici come la massima priorità di formazione dell’UE. Ha inoltre riconosciuto le competenze digitali e l’uso delle nuove tecnologie come una delle otto principali lacune in termini di capacità in cui i funzionari delle forze dell’ordine necessitano di potenziamento delle capacità attraverso la formazione.
Prendere di mira i criminali che orchestrano attacchi informatici, in particolare quelli che offrono servizi penali specializzati online, è anche una delle priorità dell’UE per la lotta contro la criminalità grave e organizzata, nell’ambito del ciclo 2022-2025 della Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT).
Riconoscendo l’importanza di migliorare la capacità di cybersicurezza, nel contesto dell’agenda europea per le competenze, nell'aprile 2023, la Commissione europea ha lanciato la Cybersecurity Skills Academy, con l'obiettivo di colmare il divario riconosciuto in termini di competenze in materia di cybersicurezza e sviluppare la resilienza informatica dell'UE.

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Dando seguito alle priorità di formazione strategica, nel dicembre 2022 CEPOL ha lanciato la propria analisi delle esigenze di formazione operativa (OTNA) sugli attacchi informatici. Questa analisi ha definito le competenze chiave e stabilito il livello atteso di competenze e conoscenze per i ruoli chiave coinvolti nella lotta alla criminalità informatica a livello dell'UE.
In questa analisi delle esigenze di formazione, l'indagine si è concentrata sulla mappatura delle esigenze di sviluppo delle competenze per ciascun profilo di criminalità informatica, piuttosto che sul numero di funzionari delle forze dell'ordine che necessitano di formazione. I risultati di questa ricerca verranno utilizzati per definire il portafoglio di formazione di CEPOL nel campo degli attacchi informatici, al fine di rispondere alle esigenze di formazione delle forze dell'ordine richieste a livello dell'UE.
Sulla base dei risultati, i funzionari delle forze dell’ordine che si occupano di attacchi informatici avrebbero bisogno di formazione per migliorare competenze, come programmazione, scripting, SQL, reporting e presentazione dei dati investigativi sulla criminalità informatica; gestione e tracciamento della rete; conoscenze specifiche sulla criminalità informatica, nonché sulla gestione della scena del crimine e sulla gestione delle prove elettroniche.

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Cosa c’è dietro l’approccio OTNA?
Il regolamento CEPOL impone all’Agenzia di includere valutazioni e analisi delle esigenze di formazione nella sua pianificazione. CEPOL ha completato la seconda valutazione delle esigenze di formazione strategica dell'UE (EU-STNA) nel 2021, identificando le priorità di formazione a livello strategico per i funzionari delle forze dell'ordine di tutta Europa per il prossimo ciclo quadriennale 2022-2025 della piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce penali (EMPACT). Per analizzare più dettagliatamente le particolari esigenze di formazione, la CEPOL sta conducendo gli OTNA.
La metodologia OTNA è una procedura strutturata di analisi dei bisogni formativi, che prende in considerazione i risultati finali del processo EU-STNA. CEPOL progetta il suo portafoglio di formazione pluriennale basandosi sui risultati degli OTNA.

# CYBERSECURITY #CEPOL #UE #EMPACT #OTNA



Taiwan Files – Lai presidente ma senza maggioranza. Bilancio e scenari


Taiwan Files – Lai presidente ma senza maggioranza. Bilancio e scenari 11761436
La vigilia del voto, il weekend elettorale, le 48 ore post urne. Con bilanci, scenari, interviste, voci da Taipei e la prospettiva cinese secondo Da Wei. Tutti i contenuti a cura di Lorenzo Lamperti da Taipei (e dintorni)

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La ricetta liberale di Einaudi contro le diseguaglianze


Il 17 marzo 1874 nasceva Luigi Einaudi e quindi in questo 2024 si preparano i festeggiamenti (sobri, nello stile del personaggio) del 150° anniversario. II miglior modo per ricordare l’economista piemontese, che fu anche Governatore della Banca d’Italia,

Il 17 marzo 1874 nasceva Luigi Einaudi e quindi in questo 2024 si preparano i festeggiamenti (sobri, nello stile del personaggio) del 150° anniversario. II miglior modo per ricordare l’economista piemontese, che fu anche Governatore della Banca d’Italia, ministro del bilancio e Presidente della Repubblica dal 1948 al 1955, è ripercorrerne il lascito ideale che emerge dagli scritti di economia, politica e filosofia. Analizzare le sue idee e rivolgerle al presente fa emergere l’attualità del suo pensiero. Partiamo dalla questione più dibattuta di questo periodo, la diseguaglianza. La diseguaglianza dovuta al merito è accettabile? Nella nostra società si produce per motivi legati al talento e all’impegno o per fattori esterni come la famiglia o l’intervento ottuso dello Stato e delle corporazioni? È comunque desiderabile limitarla? Per ragioni etiche o di efficienza del sistema economico?

Einaudi ha sempre inquadrato la sua visione nell’ottica della libertà. In questo senso era crociano, in quanto la libertà era vista come l’obbiettivo cui tendeva l’umanità e il liberismo era l’insieme delle teorie economiche per raggiungerla in modo efficiente. Tale sistema di pensiero, però, non implicava l’adesione ad un laissez-faire senza vincoli così come lo descriveva Croce (sul fatto che sia mai esistito questo famoso laissez-faire ci sarebbe da discutere. ma transeat). Lo statista di Dogliani, infatti, sulle orme di Adam Smith riteneva che lo Stato liberale avesse alcune funzioni essenziali come il mantenimento della pace interna ed esterna, la giustizia, le opere pubbliche, l’istruzione. In generale «lo Stato interviene per fissare le norme di cornice entro le quali le azioni degli uomini possono liberamente muoversi; non ordina come gli uomini debbono comportarsi nella loro
condotta quotidiana». È altrettanto vero, però, che se il criterio di giustizia operante nel mercato è quello del merito, per il quale ciascuno viene retribuito in proporzione all’apporto che dà alla produzione, è necessario che la competizione tra individui sia equa. Il modo per assicurare l’equità è la riduzione della disuguaglianza dei punti di partenza. Einaudi non era un’utopista, sapeva che una completa uguaglianza non sarà mai possibile: talento, capacità fisiche, ambiente di crescita incidono comunque sulle chance delle persone.

A meno che si voglia procedere ad una trasformazione distopica della società che si può trovare in alcuni romanzi in cui si costringono i belli a diventare brutti come in Harrison Bergeron di Kurt Vonnegut, bisogna intervenire in modo ragionevole. In Einaudi questo si traduce nella possibilità di accesso per tutti all’istruzione: «L’ente pubblico dovrà, fra l’altro, gradualmente provvedere a fornire ai ragazzi istruzione elementare, refezione scolastica, vestiti e calzature convenienti, libri e quaderni e ai giovani volenterosi, i quali diano prova di una bastevole attitudine allo studio, la possibilità di frequentare scuole medie ed università a loro scelta senza spesa». L’educazione potrà essere impartita da scuole pubbliche e private in competizione tra loro. L’economista si spinge ad ipotizzare un reddito minimo (il che può voler dire erogazioni in denaro o prestazioni di welfare, «l’estensione del campo dei servizi pubblici gratuiti»): «Il minimo di esistenza non è un punto di arrivo, ma di partenza: un’assicurazione data a tutti perché possano sviluppare le loro attitudini». È chiara la differenza con il reddito di cittadinanza all’amatriciana: si parla di un’associazione per sviluppare le attitudini, non per evitare il lavoro. Persino la pensione di vecchiaia è vista come atta a incoraggiare il risparmio.

Inoltre, Einaudi si rende conto che l’uguaglianza «nel punti di partenza» è ostacolata dal corporativismo che limita l’accesso alle professioni e nelle attività economiche (taxisti, balneari, notai: suona familiare?) e dalle situazioni di monopolio limitative della concorrenza (che per Einaudi è il vero motore dell’innovazione e della ricchezza) nonché l’emergere di nuove imprese che ovviamente redistribuiscono il reddito in modo efficiente. Interessante è un’ulteriore considerazione molto attuale vista l’emersione dei cosiddetti “super-ricchi” (i Musk, Zuckerberg e Bezos della situazione, oltre agli oligarchi dei regimi autoritari). Einaudi, difatti, riteneva che si potessero avvicinare i punti di partenza «secondo due linee: una è quella dell’abbassamento delle punte; l’altra quella dell’innalzamento dall’alto». Di qui la preferenza, pur all’interno di un regime di tassazione bassa e non opprimente, per le imposte di successione. Questa veloce panoramica mi sembra significativa di come il grande economista liberale avesse un approccio realista e riformista anche sulla diseguaglianza, sempre avendo in mente che il bene supremo da conservare era la libertà.

Affari & Finanza, Repubblica

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Consegnate le borse di studio della Scuola di Liberalismo – Gazzetta del Sud


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di Roberto Musacchio - Definito, ad un certo punto e a danni fatti, stupido dallo stesso Romano Prodi, il patto di stabilità è stato sospeso durante la lun

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

le comunità "morte" secondo me potrebbero essere rivitalizzate.
In diversi casi sono comunità molto piccole, quasi neonate, e diventate subito inattive perché il mod spesso era ancora l'unico a postare contenuti.....finché non è sparito.
in reply to damtux

@damtux sì, è vero. Infatti volevamo lanciare un appello alla comunità per prendere in mano alcune comunità, ma per correttezza dovremmo prima parlarne con l'attuale moderatore
in reply to damtux

Non sono sparito e non credo sparirò ma la mia community cucina e ricette è abbastanza mortarella
in reply to AnagrammadiCodeina

ce ne sono altre che sono molto morte 😀 Intendevo molte delle community che sono verso il fondo della classifica su feddit.it (es Protezione Civile, Emergenza24 e altre simili)

Cucina e Ricette se la cavicchia ancora secondo me...anch'io quando posso posto lì.
Per questo tempo fa avevo proposto di allargare un po' la tematica all'alimentazione in generale, quindi compreso news su allerte alimentari, storia di alimenti, ricerche sull'alimentazione, ecc....



“La CNIL avvia una consultazione pubblica sulla valutazione d’impatto del trasferimento dei dati” In data 8 Gennaio 2024, la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés (“CNIL”) ha pubblicato una consultazione avente ad oggetto una guida relativa alle valutazioni d’impatto sui trasferimenti di dati al di fuori dello Spazio Economico Europeo. Indipendentemente dal loro status …


#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.


L’altra Asia – Il cessate il fuoco (che non c’è) in Myanmar


L’altra Asia – Il cessate il fuoco (che non c’è) in Myanmar Shan State Myanmar
Il cessate il fuoco nel nord-est del Myanmar già scricchiola, e nel resto del paese si continua a combattere. Il Laos intanto ha già mandato il suo inviato speciale ASEAN a Nay Pyi Taw.

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In Cina e Asia – Nauru interrompe le relazioni diplomatiche con Taiwan


In Cina e Asia – Nauru interrompe le relazioni diplomatiche con Taiwan nauru
I titoli di oggi:

Nauru interrompe le relazioni diplomatiche con Taiwan
Gaza, Cina ed Egitto preoccupate per la sicurezza di navigazione sul Mar Rosso

Prima di Davos l'Ucraina invita la Cina ai colloqui di pace
Cina, per la prima volta il Documento centrale nr.1 mette al primo posto la "costruzione di una bella Cina"

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L’avvelenamento di Gaza – da sopra e dal sottosuolo


La violenza, inflitta ai palestinesi da Israele è diversa da qualsiasi cosa a cui avevamo assistito in precedenza Gaza è stata trasformata in un paesaggio infernale e invivibile, il cui impatto si farà sentire - è una garanzia - per le generazioni a venir

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di Joshua Frank* –

responsiblestatecraft.org/gaza…

RESPONSIBLE STATECRAFT

(Traduzione a cura di Federica Riccardi) –

Pagine Esteri, 15 gennaio 2024. Su una pittoresca spiaggia nel centro di Gaza, un miglio a nord del campo profughi di Al-Shati, ormai ridotto in macerie, lunghi tubi neri serpeggiano tra colline di sabbia bianca prima di scomparire nel sottosuolo. Un’immagine rilasciata dalle Forze di Difesa Israeliane (IDF) mostra decine di soldati che posano condotte e quelle che sembrano essere stazioni di pompaggio mobili che devono prelevare l’acqua dal Mar Mediterraneo e convogliarla in tunnel sotterranei. Il piano, secondo vari rapporti, è quello di allagare la vasta rete di pozzi e tunnel sotterranei che Hamas avrebbe costruito e utilizzato per condurre le sue operazioni.

“Non parlerò dei dettagli, ma includono esplosivi e altri mezzi per distruggere i tunnel e impedire agli operatividi Hamas di usarli per danneggiare i nostri soldati”, ha detto il capo di Stato Maggiore dell’IDF, il tenente generale Herzi Halevi. “Qualsiasi mezzo che ci dia un vantaggio sul nemico che [usa i tunnel], privandolo di questa risorsa, è un mezzo che stiamo valutando. È una buona idea…”

Sebbene Israele stia già sperimentando la sua strategia di inondazione, non è la prima volta che i tunnel di Hamas sono sabotati con l’acqua del mare. Nel 2013, il vicino Egitto ha iniziato a inondare i tunnel controllati da Hamas, che sarebbero stati usati per contrabbandare merci tra la penisola del Sinai e la Striscia di Gaza. Per più di due anni, l’acqua del Mediterraneo è stata riversata nel sistema di tunnel, causando danni ambientali a Gaza. Le falde acquifere sono state rapidamente inquinate dalla salamoia salina e, di conseguenza, la terra è diventata satura e instabile, causando il crollo del suolo e uccidendo numerose persone. I campi agricoli, un tempo fertili, sono stati trasformati in pozzi di fango salato e l’acqua potabile, che già scarseggiava a Gaza, è stata ulteriormente degradata.

L’attuale strategia di Israele per inondare i tunnel di Hamas causerà senza dubbio danni simili e irreparabili. “È importante tenere presente”, avverte Juliane Schillinger, una ricercatrice dell’Università di Twente nei Paesi Bassi, “che non stiamo parlando solo di acqua ad alto contenuto salino: l’acqua di mare lungo la costa mediterranea è anche inquinata da acque reflue non trattate, che vengono continuamente scaricate nel Mediterraneo dal disfunzionale sistema fognario di Gaza”.

Questo, ovviamente, sembra essere parte di un obiettivo israeliano più ampio: non solo smantellare le capacità militari di Hamas, ma anche degradare e distruggere ulteriormente le già minacciate falde acquifere di Gaza (inquinate dalle acque reflue che fuoriescono da tubature fatiscenti). I funzionari israeliani hanno ammesso apertamente che il loro obiettivo è di assicurare che Gaza sia un luogo invivibile una volta terminata la loro spietata campagna militare.

“Stiamo combattendo contro animali umani e stiamo agendo di conseguenza”, ha dichiarato il ministro della Difesa Yoav Gallant poco dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre. “Elimineremo tutto – se ne pentiranno”.

E Israele sta mantenendo la sua promessa.

Come se non bastassero i bombardamenti indiscriminati, che hanno già danneggiato o distrutto fino al 70% delle case di Gaza, l’inondazione di questi tunnel con acqua inquinata farà sì che anche alcuni degli edifici residenziali rimasti soffriranno di problemi strutturali. E se il terreno è debole e malfermo, i palestinesi avranno difficoltà a ricostruire.

L’allagamento dei tunnel con acque sotterranee inquinate “causerà un accumulo di sale e il crollo del suolo, portando alla demolizione di migliaia di case palestinesi nella striscia densamente popolata”, afferma Abdel-Rahman al-Tamimi, direttore del Palestinian Hydrologists Group, la più grande ONG che monitora l’inquinamento nei territori palestinesi. La sua conclusione non potrebbe essere più sconvolgente: “La Striscia di Gaza diventerà un’area spopolata e ci vorranno circa 100 anni per liberarsi degli effetti ambientali di questa guerra”.

In altre parole, come sottolinea al-Tamimi, Israele sta ora “uccidendo l’ambiente”. E per molti versi, tutto è iniziato con la distruzione dei rigogliosi uliveti della Palestina.

Non ci sono più olive

In un anno normale, Gaza produceva più di 5.000 tonnellate di olio d’oliva da oltre 40.000 alberi. Il raccolto autunnale di ottobre e novembre è stato a lungo una stagione di festa per migliaia di palestinesi. Famiglie e amici cantavano, condividevano i pasti e si riunivano negli uliveti per festeggiare sotto gli antichi alberi, che simboleggiavano “pace, speranza e sostentamento”. È stata una tradizione importante, un legame profondo con la terra e una risorsa economica vitale. L’anno scorso, le coltivazioni di olive hanno rappresentato più del 10% dell’economia gazawi, per un totale di 30 milioni di dollari.

Naturalmente, dal 7 ottobre, la raccolta è cessata. Le tattiche di terra bruciata di Israele hanno invece causato la distruzione di innumerevoli uliveti. Le immagini satellitari diffuse all’inizio di dicembre attestano che il 22% della terra agricola di Gaza, compresi innumerevoli uliveti, è stato completamente distrutto.

“Siamo affranti per le nostre coltivazioni, che non possiamo raggiungere”, spiega Ahmed Qudeih, un agricoltore di Khuza, una città nel sud della Striscia di Gaza. “Non possiamo irrigare, osservare la nostra terra o prendercene cura. Dopo ogni guerra devastante, paghiamo migliaia di shekel per garantire la qualità dei nostri raccolti e per rendere il nostro terreno nuovamente adatto all’agricoltura”.

L’implacabile attacco militare di Israele a Gaza ha comportato un tributo insostenibile di vite umane (più di 22.000 morti, tra cui un numero significativo di donne e bambini, e altre migliaia di corpi che si ritiene siano sepolti sotto le macerie e che quindi non possono essere contati). E considerate quest’ultima serie di orrori solo una continuazione particolarmente cupa di una campagna di 75 anni di annientamento del patrimonio culturale palestinese. Dal 1967, Israele ha sradicato più di 800.000 ulivi palestinesi, a volte per far posto a nuovi insediamenti ebraici illegali in Cisgiordania; in altri casi, per presunti problemi di sicurezza o per pura e viscerale rabbia sionista.

Gli uliveti selvatici sono stati sfruttati dagli abitanti della regione per migliaia di anni, a partire dal periodo Calcolitico nel Levante (4.300-3.300 a.C.), e il loro abbattimento ha avuto conseguenze ambientali disastrose. “Secondo un rapporto della Yale Review of International Studies del 2023, la rimozione degli alberi è direttamente collegata a cambiamenti climatici irreversibili, all’erosione del suolo e alla riduzione dei raccolti. “La corteccia legnosa e perenne funge da serbatoio di carbonio… Un ulivo assorbe 11 kg di CO2 per ogni litro di olio d’oliva prodotto”.

Oltre a rappresentare un valore economico e culturale, gli uliveti sono vitali per l’ecosistema della Palestina. Numerose specie di uccelli, tra cui la ghiandaia eurasiatica, il fringuello verde, la cornacchia con cappuccio, la nettarinia della Palestina e l’occhiocotto, si affidano alla biodiversità fornita dagli alberi selvatici della Palestina, di cui sei specie si trovano spesso negli oliveti autoctoni: il pino d’Aleppo, il mandorlo, l’olivello spinoso, il biancospino e il fico.

Come hanno scritto Simon Awad e Omar Attum in un numero del 2017 del Jordan Journal of Natural History:

“[Gli uliveti] in Palestina potrebbero essere considerati paesaggi culturali o essere designati come sistemi agricoli di importanza globale a causa della combinazione del loro valore culturale, economico e di biodiversità”. Tale valore è stato riconosciuto in altre parti del Mediterraneo e alcuni propongono di proteggere queste aree perché sono habitat in cui vivono alcune specie rare e minacciate e per la loro importanza nelmantenimento della biodiversità regionale”.

Un antico ulivo autoctono dovrebbe essere considerato una testimonianza dell’esistenza stessa dei palestinesi e della loro lotta per la libertà. Con il suo folto tronco a spirale, l’ulivo è un ammonimento per Israele, non per i frutti che porta, ma per le storie che le sue radici raccontano di un paesaggio sfregiato e di un popolo martoriato, assediato in modo crudele e implacabile da più di 75 anni.

Fosforo bianco e bombe, bombe e ancora bombe

Mentre contamina le falde acquifere e sradica gli uliveti, Israele sta avvelenando Gaza anche dall’alto. Numerosi video analizzati da Amnesty International e confermati dal Washington Post mostrano razzi e scie di fosforo bianco che piovono su aree urbane densamente popolate. Utilizzato per la prima volta sui campi di battaglia della Prima guerra mondiale per fornire copertura ai movimenti delle truppe, il fosforo bianco è noto per essere tossico e pericoloso per la salute umana. Il suo lancio su zone urbane è oggi considerato illegaledal diritto internazionale, e Gaza è uno dei luoghi più densamente popolati del pianeta. “Ogni volta che il fosforo bianco viene utilizzato in aree civili affollate, comporta un rischio elevato di ustioni atroci e sofferenze che durano tutta la vita”, afferma Lama Fakih, direttrice per il Medio Oriente e il Nord Africa di Human Rights Watch (HRW).

Sebbene il fosforo bianco sia altamente tossico per l’uomo, concentrazioni significative hanno effetti deleterianche su piante e animali. Può alterare la composizione del suolo, rendendolo troppo acido per le coltivazioni. E questa è solo una parte della montagna di munizioni che Israele ha sparato contro Gaza negli ultimi tre mesi. La guerra (se si può chiamare “guerra” un assalto così asimmetrico) è stata la più letale e distruttivadella storia recente, secondo alcune stime almeno quanto i bombardamenti alleati sulla Germania durante la Seconda Guerra Mondiale, che hanno annientato 60 città tedesche e ucciso circa mezzo milione di persone.

Come le forze alleate della Seconda Guerra Mondiale, Israele sta uccidendo indiscriminatamente. Delle 29.000 munizioni terra-aria sparate, il 40% sono state bombe non guidate lanciate su aree residenziali affollate. Le Nazioni Unite stimano che, a fine dicembre, il 70% delle scuole di Gaza, molte delle quali servivano da rifugio per i palestinesi in fuga dall’assalto israeliano, erano state gravemente danneggiate. Anche centinaia di moschee e chiese sono state colpite e il 70% dei 36 ospedali di Gaza è stato colpito e non è più funzionante.

Una guerra che supera ogni previsione

“Gaza è una delle campagne di punizione di massa dei civili più intense della storia”, sostiene Robert Pape, storico dell’Università di Chicago. “Ora si colloca a pieno titolo nel quartile superiore delle campagne di bombardamento più devastanti di sempre”.

È ancora difficile comprendere il tributo che viene inflitto, giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, non solo alle infrastrutture e alla vita civile di Gaza, ma anche al suo ambiente. Ogni edificio che esplode lascia una nuvola persistente di polvere tossica e vapori che riscaldano il clima. “Nelle aree colpite da conflitti, la detonazione degli esplosivi può rilasciare quantità significative di gas serra, tra cui anidride carbonica, monossido di carbonio, ossidi di azoto e particolato”, afferma il dottor Erum Zahir, professore di chimica all’Università di Karachi.

La polvere delle torri del World Trade Center crollate l’11 settembre ha devastato i primi soccorritori. Uno studio del 2020 ha rilevato che i soccorritori avevano “il 41% di probabilità in più di sviluppare la leucemia rispetto agli altri individui”. Circa 10.000 newyorkesi hanno sofferto di disturbi di salute a breve termine in seguito all’attacco e c’è voluto un anno perché la qualità dell’aria a Lower Manhattan tornasse ai livelli precedenti all’11 settembre.

Sebbene sia impossibile analizzare tutti gli impatti dei bombardamenti incessanti di Israele, è lecito supporre che il continuo livellamento di Gaza avrà effetti ben peggiori di quelli che l’11 settembre ha avuto sulla città di New York. Nasreen Tamimi, responsabile dell’Autorità palestinese per la qualità dell’ambiente, ritiene che una valutazione ambientale di Gaza in questo momento “supererebbe ogni previsione”.

Il dilemma centrale per i palestinesi di Gaza, anche prima del 7 ottobre, era l’accesso all’acqua potabile e il problema è stato terribilmente aggravato dai bombardamenti ininterrotti di Israele. Un rapporto del 2019 dell’UNICEF aveva già rilevato che “il 96% dell’acqua proveniente dall’unica falda acquifera di Gaza non è adatta al consumo umano”.

L’intermittenza dell’elettricità, conseguenza diretta del blocco imposto da Israele, ha danneggiato anche le strutture igienico-sanitarie di Gaza, provocando un aumento della contaminazione delle falde acquifere, che a sua volta ha portato a varie infezioni e a massicce epidemie di malattie di origine idrica prevenibili. Secondo HRW, Israele sta usando la mancanza di cibo e acqua potabile come arma di guerra, il che, secondo molti osservatori internazionali, è una forma di punizione collettiva, un crimine di guerra di prim’ordine. Le forze israeliane hanno intenzionalmente distrutto terreni agricoli e bombardato strutture idriche e sanitarie in quello che sembra essere uno sforzo per rendere Gaza letteralmente invivibile.

“Devo camminare per tre chilometri per avere un gallone [d’acqua]”, ha detto Marwan, 30 anni, a HRW. Insieme a centinaia di migliaia di altri gazawi, Marwan è fuggito a sud con la moglie incinta e i due figli all’inizio di novembre. “E non c’è cibo. Se riusciamo a trovare del cibo, è cibo in scatola. Non tutti stanno mangiando bene”.

Nel sud di Gaza, vicino alla città sovraffollata di Khan Younis, le acque reflue grezze scorrono per le strade perché i servizi igienico-sanitari hanno cessato di funzionare. Nella città meridionale di Rafah, dove molti gazawi sono fuggiti, le condizioni sono più che disastrose. Gli ospedali di fortuna delle Nazioni Unite sono sovraccarichi, il cibo e l’acqua scarseggiano e la fame è in forte aumento. A fine dicembre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha documentato più di 100.000 casi di diarrea e 150.000 infezioni respiratorie in una popolazione gazawi di circa 2,3 milioni di persone. E questi numeri sono probabilmente sottostimati e aumenteranno senza dubbio con il protrarsi dell’offensiva israeliana, che ha già sfollato 1,9 milioni di persone, ovvero più dell’85% della popolazione, metà della quale rischia ora di morire di fame, secondo le Nazioni Unite.

“Per oltre due mesi, Israele ha privato la popolazione di Gaza di cibo e acqua, una politica incoraggiata o approvata da alti funzionari israeliani che riflette l’intenzione di affamare i civili come metodo di guerra”, riferisce Omar Shakir di Human Rights Watch.

Raramente, o quasi mai, gli autori di omicidi di massa (che ora sembrano temere il ricorso del Sudafrica presso la Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, con l’accusa di genocidio da parte di Israele) hanno esposto in modo così chiaro le loro crudeli intenzioni. Come ha detto il presidente israeliano Isaac Herzog in un insensibile tentativo di giustificare le atrocità di cui sono vittime i civili palestinesi, “è un’intera nazione ad essere responsabile [del 7 ottobre]. Questa retorica sui civili non consapevoli, non coinvolti, non è assolutamente vera. Avrebbero potuto ribellarsi, avrebbero potuto combattere contro quel regime malvagio”.

La violenza, inflitta ai palestinesi da un Israele sostenuto in modo così eclatante dal Presidente Biden e dal suo team di politica estera, è diversa da qualsiasi cosa a cui avevamo assistito in precedenza, più o meno in tempo reale, sui media e sui social media. Gaza, la sua gente e le terre che l’hanno sostenuta per secoli sono state profanate e trasformate in un paesaggio infernale e invivibile, il cui impatto si farà sentire – è una garanzia – per le generazioni a venire.


Questo articolo è stato ripubblicato con il permesso di TomDispatch.

*Joshua Frank è un pluripremiato giornalista californiano e condirettore di CounterPunch. È autore di un nuovo libro, Atomic Days: The Untold Story of the Most Toxic Place in America (Haymarket Books).

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L'articolo L’avvelenamento di Gaza – da sopra e dal sottosuolo proviene da Pagine Esteri.

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La polizia nazionale ucraina, con il supporto di Europol, dopo un anno di investigazioni ha arrestato un individuo ritenuto essere la mente dietro un sofisticato schema di cryptojacking


È stato reso noto che il 9 gennaio scorso un soggetto di 29 anni è stato arrestato a Mykolaiv, in Ucraina. Sono state perquisite tre proprietà per raccogliere prove contro il sospettato. L'arresto arriva dopo mesi di intensa collaborazione tra le autorità ucraine, Europol e un fornitore di servizi cloud, che hanno lavorato per identificare e localizzare l'individuo che ha svolto una operazione di cryptojacking.

Il cryptojacking in un ambiente cloud è un'attività dannosa; gli attori malintenzionati ottengono l'accesso non autorizzato all'infrastruttura del cloud computing e utilizzano la sua potenza computazionale per estrarre criptovalute.
Rubando risorse cloud per estrarre criptovalute, i criminali possono evitare di pagare i server e l’energia necessari, il cui costo in genere supera i profitti.
Si ritiene che il sospettato abbia estratto oltre 2 milioni di dollari (1,8 milioni di euro) in criptovalute.
Denaro gratis per gli aggressori, enormi fatture cloud per gli utenti dell'account.
I titolari degli account compromessi si ritrovano con fatture cloud enormi.

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Un fornitore di servizi cloud si è rivolto a Europol nel gennaio 2023 con informazioni relative ai loro account utente cloud compromessi. Europol ha condiviso queste informazioni con le autorità ucraine, che hanno successivamente avviato un'indagine. Da allora, tutti e tre i partner hanno lavorato a stretto contatto per sviluppare piste operative e prepararsi per la fase finale dell’indagine.
Il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3) di Europol ha istituito un posto di comando virtuale il giorno dell'azione, supportando la polizia nazionale ucraina dal quartier generale di Europol, con analisi e supporto forense sui dati raccolti durante le perquisizioni.

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Per difendersi dal cryptojacking del cloud, Europol incoraggia gli utenti e i fornitori del cloud a implementare solide pratiche di sicurezza:

- Controlli di accesso avanzati: utilizzare metodi di autenticazione e controlli di accesso avanzati per impedire l'accesso non autorizzato alle risorse cloud.
- Monitoraggio regolare: monitora continuamente gli ambienti cloud per attività sospette, accessi non autorizzati e utilizzo imprevisto delle risorse.
- Aggiornamenti di sicurezza: mantieni tutte le risorse cloud, incluse macchine virtuali e contenitori, aggiornate con le ultime patch di sicurezza per mitigare le vulnerabilità.
- Utilizzare servizi di sicurezza: prendere in considerazione l'utilizzo di servizi e strumenti di sicurezza cloud forniti dai fornitori di servizi cloud per migliorare la sicurezza.



Rifondazione Comunista in piazza con i movimenti Il 16 gennaio a Roma e in tutt’Italia No al regionalismo predatorio Per un paese di pace, unito e solid


feddit.it: tutte le criticità e le potenzialità dell’alternativa italiana a Reddit tra bloggingverso e fediverso


Una riflessione sui successi e gli insuccessi del progetto feddit.it e le prospettive del lemmyverso e del bloggingverso. E voi che ne pensate?

feddit.it è un server italiano che permette agli utenti di iscriversi a una piattaforma di nome Lemmy, molto simile a Reddit ma integrata nel Fediverso, l’ecosistema di cui fanno parte anche Mastodon, Friendica, Pixelfed e, forse a breve, anche Threads. Gli utenti possono iscriversi anche senza dover lasciare l’email, ma devono superare un piccolo test per dimostrare di non essere dei bot o utenti…

Source




News da Marte #24 l Coelum Astronomia

"Questo primo aggiornamento dell’anno è dedicato a Ingenuity che dopo la congiunzione ha eseguito cinque voli, purtroppo non tutti eseguiti esattamentecome da programmi."

coelum.com/news/news-da-marte-…

#24


Le tre priorità della US Navy (guardando alla Cina) secondo Lisa Franchetti


“Negli anni Trenta, le ristrettezze del bilancio della difesa seguite alla Grande Depressione portarono a una riduzione delle costruzioni, a una contrazione dell’industria navale e a un crescente divario tra le capacità della nostra Marina e quelle del Gi

“Negli anni Trenta, le ristrettezze del bilancio della difesa seguite alla Grande Depressione portarono a una riduzione delle costruzioni, a una contrazione dell’industria navale e a un crescente divario tra le capacità della nostra Marina e quelle del Giappone imperiale. L’America degli anni ’30 possedeva una flotta troppo piccola e non sufficientemente equipaggiata per la guerra”. Con queste parole l’ammiraglio Lisa Franchetti, divenuta ufficialmente capo della US Navy nel novembre scorso, ha lanciato l’allarme sull’impreparazione della componente navale delle forze armate Usa durante l’annuale conferenza della Surface Navy Association.

Nel periodo interbellico, il Giappone nazionalista e revisionista aveva intrapreso un programma di riarmo navale che lo aveva fatto assurgere al rango di potenza marittima nel teatro del Pacifico. Per fronteggiare questa sfida, la marina di Washington aveva dovuto riformare sé stessa, dotandosi di nuove navi e sviluppando nuove tattiche capaci di integrare le novità più recenti, come ad esempio lo strumento aereonautico.

Con l’aiuto degli esperti del Naval War College, i vertici della US Navy realizzarono molteplici simulazioni di campagne navale, ipotizzando secondo quali dinamiche avrebbe potuto svolgersi una guerra futura contro i giapponesi e altri potenziali avversari. I risultati di queste simulazioni hanno sono stati utilizzati nel processo di pianificazione di una nuova dottrina navale, che includeva non solo le tattiche di combattimento, ma anche la composizione della flotta stessa. Passando da una strategia incentrata sulle grandi navi da guerra di superficie alla strategia di una forza navale che integrasse perfettamente asset di superficie, asset aerei e asset sottomarini. La stessa che avrebbe portato alla vittoria gli Stati Uniti contro il Giappone nella seconda guerra mondiale.

La Marina degli Stati Uniti si trova oggi in una situazione simile a quella di quasi cento anni fa (al posto del Giappone oggi c’è la Repubblica Popolare, che non viene però mai nominata direttamente nel discorso), con una piccola finestra per innovare e rafforzare rapidamente la flotta. “Abbiamo potenziato capacità come il Naval War College e i nostri centri di sviluppo per il combattimento bellico al fine di permettere a tutti coloro che abbiano responsabilità dirigenziali a qualsiasi livello di pensare in modo diverso a come dobbiamo operare in ambienti complessi e in rapido cambiamento. La Marina cercherà di mettere in grado le nuove generazioni di leader di sperimentare nuovi concetti e tattiche in una serie di esercitazioni della flotta e non solo” ha detto Franchetti. La Chief of Naval Operations ha poi individuato nel combattimento, nei combattenti e nelle loro rispettive fondamenta le tre priorità su cui concentrerà gli sforzi durante il suo mandato.

La prima priorità comprende l’identificazione di ciò che è necessario per la capacità operativa della US Navy e per la sua collaborazione con gli alleati. La seconda include l’empowering dei leader e l’attenzione al reclutamento: la Marina non ha raggiunto gli obiettivi di reclutamento nell’anno fiscale 2023 e ha fissato obiettivi più alti per l’anno fiscale 2024. Infine, l’attenzione per le fondamenta inquadrate nella terza priorità si riferisce al miglioramento della fiducia del pubblico americano nella Marina, assieme all’incoraggiamento di una collaborazione continua con l’industria della difesa e il Congresso.


formiche.net/2024/01/le-tre-pr…



È uscita una nuova versione di Framalibre, l'annuario del software libero di Framasoft


Alla fine dello scorso anno è uscita una nuova versione di #Framalibre, l'annuario del #SoftwareLibero che è stato il primo mattone di #Framasoft:
framalibre.org/

Questa nuova versione presenta diverse novità sia nell'organizzazione dei contenuti che nell'interfaccia grafica. Qui la presentazione su #Framablog:
framablog.org/2023/12/26/offre…

Una funzione particolarmente interessante è la possibilità di creare una propria lista di software consigliati utilizzando il software libero Scribouilli per creare e condividere uno o più "mini-siti", il programma richiede il collegamento a un repository GIT.

Ho provato a giocare con questa funzione creando una mia piccola lista e traducendo alcune parti dell'interfaccia in italiano, naturalmente le schede dell'annuario sono in francese, ma rimangono sempre un utile punto di riferimento per la ricerca di software liberi.

Ecco la mia lista di prova, per semplicità e provvisoriamente, ho utilizzato il mio account su GitHub:
nilocram.github.io/edusoft/

@macfranc @Framasoft @epanto @Marco Ciampa