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CONTRAFFAZIONE E CRIMINALITÀ ORGANIZZATA. LA RISPOSTA DELL’UNIONE EUROPEA E DI EUROPOL
[sequestro di merce contraffatta] ☝️
#EUROPOL richiama l’attenzione (europol.europa.eu/crime-areas/…) sul commercio di merci contraffatte, che rappresenta una “sfida importante in un'economia globale basata sull'innovazione”. Ciò perché i gruppi della criminalità organizzata svolgono un ruolo sempre più importante in queste attività e traggono notevoli vantaggi dalla contraffazione e dalla pirateria.
Europol a tale proposito sostiene o organizza apposite operazioni per contrastare tale commercio, delle quali abbiano parlato nel nostro blog: vi ricordiamo in particolare: - Pangea, un'operazione annuale internazionale condotta dall' #Interpol contro la vendita online illecita di medicinali e dispositivi medici, che da ultimo ha coinvolto circa 193 autorità di polizia, doganali e di regolamentazione sanitaria di 103 paesi (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter…); - l 'operazione OPSON (leggi qui =>noblogo.org/cooperazione-inter…), che ha riunito una serie di agenzie del settore pubblico e privato per affrontare la minaccia della contraffazione e delle frodi di alimenti e bevande. L'operazione dello scorso anno, guidata da Europol e Interpol, ha avuto una serie di successi, tra cui il sequestro di oltre 10 000 tonnellate e un milione di litri di alimenti e bevande contraffatti pericolosi in operazioni che hanno interessato 57 paesi.
[sequestro di merce contraffatta] 👇
Il commercio di prodotti contraffatti è in piena espansione e sta colpendo le vendite e i profitti delle aziende interessate. Ha un impatto sui governi, sulle imprese in generale e sui consumatori. Taglia le entrate e riduce il benessere economico, la salute, la sicurezza.
L'obiettivo è quindi quello di smantellare i gruppi criminali organizzati coinvolti nella produzione e distribuzione di merci contraffatte e scadenti. Si tratta di un illecito che rappresenta il 2, 5 % del commercio mondiale, pari a 461 miliardi di dollari. Così, i detentori dei diritti, i governi e l'economia formale nel suo complesso subiscono enormi perdite ogni anno, mentre le reti criminali che sono dietro il commercio traggono enormi profitti.
[sequestro di merce contraffatta] 👇
I prodotti contraffatti spaziano dai beni di consumo di lusso di fascia alta come orologi, profumi o pelletteria, ai prodotti business-to-business come macchinari, prodotti chimici o pezzi di ricambio, fino ai prodotti di consumo comuni come giocattoli, prodotti farmaceutici, cosmetici e alimentari. Infatti, qualsiasi prodotto protetto da IP può essere contraffatto.
Alcuni prodotti contraffatti, come i prodotti farmaceutici, i pezzi di ricambio e i giocattoli, sono di bassa qualità e creano quindi notevoli minacce per la salute e la sicurezza.
Logo EUIPO ☝️
Attiva in ambito Unione Europea #UE anche l’ #EUIPO (euipo.europa.eu/en)( Ufficio dell'Unione europea per la proprietà intellettuale) che segnala nel suo ultimo studio come le merci contraffatte continuano a costare all'industria dell'abbigliamento, dei cosmetici e dei giocattoli (per quest’ultimo aspetto leggi qui =>noblogo.org/cooperazione-inter…) la cifra di 16 miliardi di euro di vendite e quasi 200 000 posti di lavoro ogni anno. A sopportare il peso maggiore di questa attività illegale l'industria dell'abbigliamento (5,2 % del fatturato complessivo del settore). Anche l'industria cosmetica e quella dei giocattoli sono gravemente colpite, con perdite rispettivamente pari al 4,8 % delle vendite e 8,7 % delle vendite.
Lo studio, periodo 2018-2021, ha rilevato che le merci contraffatte non solo influiscono sulle vendite, ma portano anche a significative perdite di posti di lavoro. In questi settori, Germania, Francia, Italia, Spagna e Austria hanno subito le perdite maggiori, con quasi 8 miliardi di euro di riduzione delle vendite di beni originali.
La relazione rileva che la contraffazione alimenta la criminalità organizzata, mina la fiducia nello Stato di diritto e incide negativamente sull'ambiente. Inoltre, la contraffazione nei settori dei cosmetici e dei giocattoli comporta notevoli rischi per la salute e la sicurezza dei consumatori. Questi prodotti nocivi rappresentano il 15 % degli articoli contraffatti sequestrati alle frontiere dell'UE.
EUIPO collabora nella lotta alla contraffazione con Europol, con l'Ufficio europeo per la lotta antifrode (#OLAF – leggi qui nel nostro blog =>noblogo.org/cooperazione-inter…) e la #Commissioneeuropea.
Jobs Act. Se la soppressione dei diritti diventa norma legittima l L'Antidiplomatico
"La norma del Governo Renzi non è mai stata messa in discussione dai governi successivi e men che mai da quello del centro destra.
Il jobs act mirava non solo a disincentivare le cause del lavoro ma a favorire i licenziamenti collettivi e oggi la Corte Costituzionale ne conferma l'impianto asserendone la legittimità anche rispetto ai principi della Costituzione. L'indennizzo economico come misura compensativa esclude pertanto ogni possibilità di reintegro al posto del quale arriveranno pochi spiccioli specie per quanti hanno minori anni contributivi."
Explaining the Crosswalk Between Singapore’s AI Verify Testing Framework and The U.S. NIST AI Risk Management Framework
On October 13, 2023, Singapore’s Infocomm Media Development Authority (IMDA) and the U.S.’s National Institute of Standards and Technology (NIST) published a “Crosswalk” of IMDA’s AI Verifyfile.go.gov.sg/aiverify.pdftesting framework and NIST’s AI Risk Management Framework (AI RMF). Developed under the aegis of the Singapore–U.S. Partnership for Growth and Innovation, the Crosswalk is a mapping document that guides users on how adopting one framework can be used to meet the criteria of the other. Similar to other crosswalk initiatives that NIST has done with other leading AI frameworks (such as with the ISO/IEC FDIS 23894 and the proposed EU AI Act, OECD Recommendation on AI, Executive Order 13960 and the Blueprint for an AI Bill of Rights), this Crosswalk aims to harmonize “international AI governance frameworks to reduce industry’s cost to meet multiple requirements.”
The aim of this blog post is to provide further clarity on the Crosswalk and what it means for organizations developing and deploying AI systems. The blog post is structured into four parts.
- First, the blog post will briefly summarize AI Verify (a fuller summary on which can be found in FPF’s blog post here).
- Second, the blog post will summarize the NIST AI RMF, what it aims to achieve, and how it works.
- Third, the blog post will explain the “Crosswalk”, and how users can expect to use the document.
- Fourth, the blog post will conclude with observations on what the Crosswalk means for international cooperation in the area of AI governance.
AI Verify – Singapore’s AI governance testing framework and toolkit
AI Verify is an AI governance testing framework and toolkit launched by the IMDA and the Personal Data Protection Commission of Singapore (PDPC). First announced in May 2022, AI Verify enables organizations to conduct a voluntary self-assessment of their AI systems through a combination of technical tests and process-based checks. In turn, this allows companies who use AI Verify to objectively and verifiably demonstrate to stakeholders their responsible and trustworthy deployment of AI systems.
At the outset, there are several key characteristics of AI Verify that users should be mindful of.
- First, while AI Verify is presently in a “Minimum Viable Product” phase, it is designed to provide one-stop AI testing and will therefore evolve going forward.
- Second, rather than attempting to define ethical or governance standards or thresholds (and providing AI systems with a “pass” or “fail” mark), AI Verify merely provides an objective measure to verify the performance of an AI system. By open-sourcing AI Verify, the IMDA and the PDPC hope that the global AI testing community can gravitate towards workable standards in various industries and use cases.
- Third, to promote user trust, AI Verify permits organizations to conduct self-testing on premises, and also allows for third-party testing. The AI Verify Foundation, which oversees the development and adoption of AI Verify, also welcomes users to contribute codes and plug-ins to enhance the toolkit.
- Fourth, and crucially, AI Verify has presently been developed to support supervised learning AI models (e.g. binary classification, multiclass classification, regression models). It has not been designed for generative AI systems, though this is something that the AI Verify Foundation is working on separately through initiatives such as its Generative AI Evaluation Sandbox and the LLM Evaluation Catalogue.
AI Verify comprises two parts: (1) a Testing Framework, which references 11 internationally-accepted AI ethics and governance principles grouped into 5 pillars; and (2) a Toolkit that organizations can use to execute technical tests and to record process checks from the Testing Framework. The 5 pillars and 11 principles under the Testing Framework are:
- Transparency on the use of AI and AI systems
- Principle 1 – Transparency: Providing appropriate information to individuals impacted by AI systems
- Understanding how an AI model reaches a decision
- Principle 2 – Explainability: Understanding and interpreting the decisions and output of an AI system
- Principle 3 – Repeatability/reproducibility: Ensuring consistency in AI output by being able to replicate an AI system, either internally or through a third party
- Ensuring safety and resilience of the AI system
- Principle 4 – Safety: Ensuring safety by conducting impact/risk assessments, and ensuring that known risks have been identified / mitigated
- Principle 5 – Security: Ensuring the cyber-security of AI systems
- Principle 6 – Robustness: Ensuring that the AI system can still function despite unexpected input
- Ensuring Fairness
- Principle 7 – Fairness: Avoiding unintended bias, ensuring that the AI system makes the same decision even if a certain attribute is changed, and ensuring that the data used to train the model is representative
- Principle 8 – Data governance: Ensuring the source and quality of data by adopting good data governance practices when training AI models
- Ensuring proper (human) management and oversight of the AI system
- Principle 9 – Accountability: Ensuring proper management oversight during AI system development
- Principle 10 – Human agency and oversight: Ensuring that the AI system is designed in a way that will not diminish the ability of humans to make decisions
- Principle 11 – Inclusive growth, societal and environmental well-being: Ensuring beneficial outcomes for people and the planet.
As mentioned earlier, FPF’s previous blog post on AI Verify provides more detail on the objectives and mechanics of AI Verify’s Testing Framework and Toolkit. This summary merely sets the context for readers to better appreciate how the Crosswalk document should be understood.
AI Risk Management Framework – U.S. NIST’s industry-agnostic voluntary guidance on managing AI risks
The AI RMF was issued by NIST in January 2023. Currently in its first version, the goal of the AI RMF is “to offer a resource to organizations designing, developing, deploying or using AI systems to help manage the many risks of AI and promote trustworthy and responsible development and use of AI systems.”
The AI RMF underscores the perspective that responsible AI risk management tools can assist organizations in cultivating public trust in AI technologies. Intended to be sector-agnostic, the AI RMF is voluntary, flexible, structured (in that it provides taxonomies of risks), measurable and “rights-focused”. The AI RMF outlines mechanisms and processes for measuring and managing AI systems and provides guidance on measuring accuracy.
The AI RMF itself is broken into two parts. The first part outlines various risks presented by AI. The second part provides a framework for considering and managing those risks, with a particular focus on stakeholders involved in the testing, evaluation, verification and validation processes throughout the lifecycle of an AI system.
The AI RMF outlines several AI-related risks
The AI RMF outlines the following risks presented by AI: (1) Harm to people – e.g. harm to an individual’s civil liberties, rights, physical or psychological safety or economic opportunity; (2) Harm to organizations – e.g. harm to an organization’s reputation and business operations; and (3) Harm to an ecosystem – e.g. harm to the global financial system or supply chain. It also notes that AI risk management presents unique challenges for organizations, including system transparency, lack of uniform methods or benchmarks, varying levels of risk tolerance and prioritization, and integration of risk management into organizational policies and procedures.
The AI RMF also provides a framework for considering and managing AI-related risks
The “core” of the AI RMF contains a framework for considering and managing these risks. It comprises four functions: “Govern”, “Map”, “Measure”, and “Manage.” These provide organizations and individuals with specific recommended actions and outcomes to manage AI risks.
- Governing – This relates to how AI is managed in an organization, such as creating a culture of risk management, outlining processes, documents and organizational schemes that anticipate, identify and manage AI risks, and providing a structure to align with overall organizational principles, policies and strategic priorities. Categories within the “Govern” prong include:
- Creating and effectively implementing transparent policies, processes and practices across the organization related to the mapping, measuring and managing of AI risks;
- Maintaining policies and procedures to address AI risks and benefits arising from using third-party software and data; and
- Mapping – This establishes the context in which an organization can identify and frame the risks of an AI system (such as who the users will be and what their expectations are). Once mapped, organizations should have sufficient contextual knowledge on the impact of the AI system to decide whether to design, develop or deploy that system. Outcomes from this function should form the basis for the measuring and managing functions. Specific categories within this function include:
- Assessing AI capabilities, targeted usage, goals and expected benefits and costs;
- Mapping risks and benefits for all components of the AI system, including third-party software and data; and
- Determining the impact of the system on individuals, groups, communities, organizations and society.
- Measuring – This function is about using information gathered from the mapping process as well as other tools and techniques to analyze and monitor AI risks. This function may be addressed by implementing software testing and performance assessment methodologies. The “Measure” prong also includes tracking metrics for trustworthy characteristics and impacts of the AI system. It should provide an organization’s management with a basis for making decisions when trade-offs arise. Specific categories include:
- Identifying and applying appropriate methodologies and metrics;
- Evaluating AI systems for trustworthiness;
- Maintaining mechanisms for tracking AI risks; and
- Gathering feedback about the efficacy of measurements being used.
- Managing – This function involves allocating resources to address risks identified through the functions above, and on a regular basis. Organizations should use information generated from the Governing and Mapping functions to manage and decrease the risk of AI system failures by identifying and controlling for risks early. Organizations can implement this function by regularly monitoring and prioritizing AI risks based on assessments from the Mapping and Measuring functions. Specific categories within this function include:
- Planning, preparing, implementing and documenting strategies to maximize AI benefits and minimize negative impacts, including input from relevant AI actors in the design of these strategies; and
- Ensuring that risks that arise are documented and monitored regularly.
The AI RMF also comes with an accompanying “playbook” that provides additional recommendations and actionable steps for organizations. Notably, NIST has already produced “crosswalks” to ISO/IEC standards, the proposed EU AI Act, and the US Executive Order on Trustworthy AI.
The Crosswalk is a mapping document that guides users on how adopting one framework can be used to meet the criteria of the other
To observers familiar with AI governance documentation, it should be apparent that there is complementarity between both frameworks. For instance, the AI Verify framework contains processes that would overlap with the RMF framework for managing AI risks. Both frameworks also adopt risk-based approaches and aim to strike a pragmatic balance between promoting innovation and managing risks.
Similar to other crosswalk initiatives that NIST has already done with other frameworks, this Crosswalk is aimed at harmonizing international AI governance frameworks to reduce fragmentation, facilitate ease of adoption, and reduce industry costs in meeting multiple requirements. Insiders have noted that at the time when the AI Verify framework was released in 2022, NIST was in the midst of organizing public workgroups for the development of the RMF. From there, the IMDA and NIST began to work together, with a common goal of jointly developing the Crosswalk to meet different industry requirements.
Understanding the methodology of the Crosswalk
Under the Crosswalk, AI Verify’s testable criteria and processes are mapped to the AI RMF’s categories within the Govern, Map, Measure and Manage functions. Specifically, the Crosswalk first lists the individual categories and subcategories under the aforementioned four functions. As these 4 core functions address individual governance/trustworthiness characteristics (such as safety, accountability and transparency, explainability and fairness) collectively, the second column of the Crosswalk – which denotes the AI Verify Testing Framework – sets out the individual principle, testable criteria, and process and/or technical test that correlates to the relevant core function under the AI RMF.
A point worth noting is that the mapping is not “one-to-one”; each NIST AI RMF category may have multiple equivalents. Thus, for instance, AI Verify’s Process 9.1.1 for Accountability (indicated in the Crosswalk as “Accountability 9.1.1”) appears for both “Govern 4” and “Govern 5” under the AI RMF. This is to reflect the differences in nature of both documents – while the AI RMF is a risk management framework for the development and use of AI, AI Verify is a testing framework to assess the performance of an AI system and the practices associated with the development and use of this system. To achieve this mapping, the IMDA and NIST have had to compare both frameworks at a granular level – down to individual elements within the AI Verify Testing Framework – to achieve alignment. This can be seen from the Annex below, which sets out for comparison the “crosswalked” elements, as well as identifies the individual testable criteria and processes in the AI Verify Testing Framework.
Other aspects of understanding the Crosswalk document are set out below (in a Q&A format):
Does the Crosswalk only cover process-based checks or are technical tests within AI Verify (e.g. on fairness and robustness) also covered?
No. These have technically not been mapped. Technical tests on areas like explainability and robustness are performed by the testing algorithm within the AI Verify Testing Toolkit. Given that the AI RMF does not have a technical testing toolkit, there is technically no equivalent in the AI RMF to map to.
However, technical tests provided by AI Verify may still be used to help organizations meet outcomes under the AI RMF. For instance, under AI RMF Measure 2.9, a suggested action is to “Explain systems using a variety of methods, e.g. visualizations, model extraction, feature importance, and others.” In this regard, explainability testing under AI Verify provides information on feature performance.
To use another example, under AI RMF Measure 2.11, one of the suggested actions is to “Use context-specific fairness metrics to examine how system performance varies across groups, within groups, and/or for intersecting groups. Metrics may include statistical parity, error-rate equality, statistical parity difference, equal opportunity difference, average absolute odds difference, standardized mean difference, percentage point differences.” Accordingly, AI Verify’s fairness testing allows system deployers to test the fairness of their models according to these fairness metrics.
Across the Crosswalk, references are made to criteria under AI Verify (e.g. 1.1, 8.3, etc.), while in others, references are made to specific processes (e.g. 3.2.1, 4.3.1, etc.). What is the difference?
Certain testable criteria under AI Verify only contain one testing process, whereas, in others, testable criteria contain multiple testing processes. In the latter case, where only one of these processes has been mapped to the AI RMF, the Crosswalk indicates and maps only that specific testing process.
Where the Crosswalk refers to entire sections of testable criteria (e.g. “7.1 – 7.4”), are organizations expected to adopt all processes under the criteria?
No. Where the Crosswalk refers to entire sections of AI Verify’s Testing Framework, this indicates that all corresponding testing processes in those sections are relevant to achieving the relevant outcome under the AI RMF.
The category of “organizational considerations” (Criteria 12) currently cannot be found in the AI Verify. What does this mean?
This is currently being incorporated into the latest version of the AI Verify testing tool.
The Crosswalk shows that practical international cooperation in AI governance and regulation is possible
The global picture on AI regulation and governance is shifting rapidly. Since the burst of activity around the development of AI ethical principles and frameworks in the late 2010s, the landscape is becoming increasingly complex.
It is now defined within the broad strokes of the development of AI-specific regulation (in the form of legislation, such as the proposed EU AI Act, Canada’s AI and Data Act or Brazil’s AI Bill), the negotiation of an international Treaty on AI under the aegis of the Council of Europe, executive action putting the onus on government bodies when contracting AI systems (with President’s Biden Executive Order as chief example), the provision of AI-specific governance frameworks as self-regulation, and guidance by regulators (such as Data Protection Authorities issuing guidance on how providers and deployers of AI systems can rely on personal data respecting data protection laws). This varied landscape leaves little room for a coherent global approach to govern a quintessentially borderless technology.
In this context, the Crosswalk as a government-to-government effort shows that it is possible to find a common language between prima facie different self-regulatory AI governance frameworks, paving the way to interoperability or a cross-border interchangeable use of frameworks. Its practical relevance for organizations active both in the US and Singapore cannot be overstated.
The Crosswalk also provides a model for future crosswalks or similar mapping initiatives that will support a more coherent approach to AI governance across borders, potentially opening the path for more instances of meaningful and practical international cooperation in this space.
@Friendica Admins These are the data of the accounts present in my poliverso.org instance.
I don't understand what is meant by blog account. Even if there isn't even one, it's not clear to me what a blog account is and how you can create one.
Can anyone help me understand?
Friendica Admins reshared this.
Ah, ok... Thank you for the clarification! 😅
(too bad! I had high expectations for this mysterious blog account...😁)
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PODCAST. GAZA. Onu: “I pazienti scappano dagli ospedali bombardati con ferite ancora infette”
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Pagine Esteri, 23 gennaio 2024. Andrea De Domenico, capo dell’Ufficio di Coordinamento degli affari umanitari dell’ONU (OCHA) nei Territori palestinesi Occupati, ci ha descritto da Gaza la situazione disperata in cui vive la popolazione: gli ospedali sono colpiti e bombardati, i pazienti fuggono senza saper dove altro andare. Le donne chiedono disperate dove poter partorire.
I bombardamenti proseguono incessanti, soprattutto a Khan Younis. Colpite anche le strutture delle ONG. I convogli con gli aiuti non riescono ad attraversare le strade distrutte dall’esercito e anche gli operatori umanitari non ricevano garanzie di sicurezza da parte delle autorità israeliane.
Sono 25.490 i palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza dall’inizio dei bombardamenti. 195 nelle ultime 24 ore. Il portavoce della Mezzaluna Rossa palestinese a Gaza ha dichiarato che l’esercito israeliano sta sparando sulle ambulanze che provano a raggiungere i feriti palestinesi della zona di Khan Younis, assediata dall’esercito. Secondo i media israeliani Israele ha offerto ad Hamas una tregua di due mesi in cambio di un rilascio dei prigionieri di Gaza.
Tel Aviv ha comunicato che 21 soldati sono stati uccisi ieri nella Striscia di Gaza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “questo è uno dei giorni più difficili dallo scoppio della guerra”, aggiungendo però che i combattimenti continueranno fino alla “vittoria assoluta”. Un carro armato è stato colpito da un missile anticarro nei pressi di due edifici nei quali le truppe israeliane stavano piazzando delle mine, con l’obiettivo di distruggere le strutture palestinesi. Lo scoppio ha causato il crollo degli edifici. Uno dei giorni più difficili anche per Netanyahu: i parenti degli ostaggi rapiti e trattenuti da Hamas a Gaza hanno fatto ieri irruzione durante la riunione di una commissione parlamentare a Gerusalemme, accusando il governo di non fare abbastanza per liberare i propri cari. Delle 253 persone sequestrate da Hamas il 7 ottobre, 130 sono rimaste a Gaza, dopo l’accordo di scambio prigionieri con Tel Aviv, 27 delle quali, secondo Israele, sono rimaste uccisi.
Nella tarda serata di ieri Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno nuovamente colpito lo Yemen, bombardando anche la capitale Sanaa. Le forze armate statunitensi hanno dichiarato di aver colpito strutture utilizzate dagli Houthi per attaccare le navi USA che attraversano il Mar Rosso. Ansar Allah (Houthi) ha dichiarato che gli attacchi renderanno più forti.
widget.spreaker.com/player?epi…
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L'articolo PODCAST. GAZA. Onu: “I pazienti scappano dagli ospedali bombardati con ferite ancora infette” proviene da Pagine Esteri.
Se ti piace seguire qualcuno da mastodon ma pubblica troppi post, puoi disattivare solo i suoi post senza nascondere i suoi post ordinari:
1. Accedi a Mastodon
2. Vai al profilo della persona di cui vuoi nascondere i boost
3. Clicca su ︙o ⋯ in alto e seleziona "Nascondi boost da..." (o "Nascondi reblog" su alcune app)
Se cambi idea, torna al suo profilo e seleziona "Mostra boost da..." (o "Mostra reblog").
Ci sono molte più informazioni sulla disattivazione e sul blocco su Mastodon su fedi.tips/blocking-and-muting-…
Il post di @Fedi.Tips
⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️
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Fieg aderisce all’Osservatorio “Carta, Penna & Digitale”
“Nella Giornata internazionale della scrittura a mano, che ricorre oggi, annunciamo con piacere l’adesione della Federazione italiana editori giornali (Fieg) all’Osservatorio ‘Carta, Penna & Digitale’ della Fondazione Luigi Einaudi”, è quanto afferma il Segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini.
“La Fieg si aggiunge ad altre importanti realtà che sono già entrate a far parte del nostro Osservatorio, quali Associazione italiana editori (Aie), Comieco, Federazione Carta e Grafica e Moleskine. E molte altre aderiranno nelle prossime settimane”.
La Fondazione Luigi Einaudi è da tempo in prima linea per promuovere il valore della scrittura a mano, fondamentale per lo sviluppo delle attività cognitive dell’individuo. Scrivere serve a organizzare il pensiero e farlo in corsivo obbliga ad un gesto grafico più raffinato che richiama funzioni neurologiche più complesse. L’Osservatorio, nato di recente, ha l’obiettivo di coinvolgere i maggiori esperti e stakeholder del settore al fine di studiare il giusto equilibrio tra tecnologia digitale e “strumenti tradizionali” e di sensibilizzare le famiglie, il mondo della scuola e il decisore politico sull’importanza proprio della scrittura a mano e della lettura su carta.
L'articolo Fieg aderisce all’Osservatorio “Carta, Penna & Digitale” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
ANTOLOGIA DI SPOON RIVER DI EDGAR LEE MASTERS
Antologia di Spoon River: “Era superproibito quel libro in Italia. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare”. @L’angolo del lettore iyezine.com/antologia-di-spoon…
L’angolo del lettore reshared this.
RECENSIONE : MARIE QUEENIE LYONS – SOUL FEVER
Marie Queenie Lyons: quello che rimane è questo tesoro soul funky che si può riscoprire in vinile e digitale, e che farà la gioia di molti. iyezine.com/marie-queenie-lyon… @Musica Agorà
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Prova di tabella
@Test: palestra e allenamenti :-)
Header 1 | Header 2 | Header 2 |
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Cell 1 | Cell 2 | Cell 3 |
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Test: palestra e allenamenti :-) reshared this.
Fieg aderisce all’Osservatorio “Carta, Penna & Digitale” della Fondazione Einaudi
“Nella Giornata internazionale della scrittura a mano, che ricorre oggi, annunciamo con piacere l’adesione della Federazione italiana editori giornali (Fieg) all’Osservatorio ‘Carta, Penna & Digitale’ della Fondazione Luigi Einaudi”, è quanto afferma il Segretario generale della Fondazione Einaudi, Andrea Cangini. “La Fieg si aggiunge ad altre importanti realtà che sono già entrate a far parte del nostro Osservatorio, quali Associazione italiana editori (Aie), Comieco, Federazione Carta e Grafica e Moleskine. E molte altre aderiranno nelle prossime settimane”.
La Fondazione Luigi Einaudi è da tempo in prima linea per promuovere il valore della scrittura a mano, fondamentale per lo sviluppo delle attività cognitive dell’individuo. Scrivere serve a organizzare il pensiero e farlo in corsivo obbliga ad un gesto grafico più raffinato che richiama funzioni neurologiche più complesse. L’Osservatorio, nato di recente, ha l’obiettivo di coinvolgere i maggiori esperti e stakeholder del settore al fine di studiare il giusto equilibrio tra tecnologia digitale e “strumenti tradizionali” e di sensibilizzare le famiglie, il mondo della scuola e il decisore politico sull’importanza proprio della scrittura a mano e della lettura su carta.
“Cuore del pensiero einaudiano è la centralità della persona: la politica deve limitarsi a creare le condizioni affinché ciascun cittadino possa sviluppare al massimo le proprie potenzialità”, sottolinea Cangini “Far sparire carta e penna dall’orizzonte umano, e soprattutto dal perimetro dell’Istruzione, significherebbe comprimere le potenzialità dell’individuo. Carta e penna – aggiunge – stimolano il cervello e mettono in moto meccanismi neurologici che gli strumenti digitali non sollecitano: farne a meno significherebbe arrecare un danno irreparabile a ciascun individuo, e dunque alla società nel suo complesso”.
Lo scorso luglio la Fondazione Luigi Einaudi ha presentato in Senato uno studio, consultabile sul sito fondazioneluigieinaudi.it, che raccoglie le principali ricerche scientifiche internazionali sull’argomento. All’incontro prese parte anche il ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, che spiegò: “La Rete non può né deve spazzare via la carta e la penna perché lettura su carta e scrittura a mano sono insostituibili. Il digitale non è rinunciabile, ma va governato, alla logica dell’aut-aut preferisco la logica dell’et-et: valorizzare al massimo entrambe le opportunità”.
L'articolo Fieg aderisce all’Osservatorio “Carta, Penna & Digitale” della Fondazione Einaudi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Repubblica di missili. La strategia di Pechino per i long-strike systems
Circa vent’anni fa l’analista statunitense Andrew Krepinevich coniava il termine “Anti-Access/Area Denial” per descrivere le capacità cinesi di integrare sistemi missilistici e di Intelligence, Surveillance and Recognition (Isr) così da costituire un (almeno teoricamente) impenetrabile sistema di difesa delle acque antistati la Repubblica Popolare contro la penetrazione di una qualsivoglia flotta nemica (anche se già allora negli ambienti strategici di Pechino si identificava nella Us Navy il nemico per eccellenza).
Oggi, l’arsenale missilistico cinese sembra essere più forte che mai. La People Liberation’s Army Rocket Force (Plarf) è stata la protagonista di un vero e proprio rinascimento, la cui data di origine ideale può essere individuata nel dicembre del 2012, quando l’allora neo-eletto leader Xi Jinping definì le Plarf “la forza centrale della deterrenza strategica della Cina, il sostegno strategico allo status di grande potenza del paese e un’importante pietra angolare per la salvaguardia della sicurezza nazionale”. Sette anni dopo, nel White Paper cinese sulla Difesa si legge che “la Plarf svolge un ruolo cruciale nel mantenimento della sovranità e della sicurezza nazionale della Cina” e che “sta potenziando le sue capacità credibili e affidabili di deterrenza e contrattacco nucleare, rafforzando le forze di attacco intermedio e di precisione a lungo raggio”. E nel 2022, a dieci anni di distanza dal suo intervento, Xi ha dichiarato l’obiettivo di costruire “un forte sistema di deterrenza strategica” basato proprio sulle sue capacità missilistiche.
Durante tale decade, la Cina ha deciso di puntare a sviluppare il proprio arsenale di missili balistici e da crociera anche in funzione dei propri “vantaggi relativi”. Come ad esempio il fatto che Pechino, al contrario di Mosca e di Washington, non fosse vincolata all’Intermediate-Range Nuclear Forces Treaty (generalmente noto come Inf): tale documento, stipulato nel mezzo della Guerra Fredda, prevedeva che le parti contraenti non schierassero piattaforme di lancio terrestri per missili balistici e da crociera con gittate comprese tra 500 e 5.500 chilometri, limitando quindi lo sviluppo e la produzione di tali sistemi. Senza vincoli di sorta, la Repubblica Popolare ha potuto liberamente concentrare i suoi sforzi nella creazione del più grande e capace arsenale di missili balistici e da crociera con gittata di teatro nella regione indo-pacifica.
Lo sviluppo di questo arsenale è oggetto di studio da parte dell’International Institute for Strategic Studies, che nel suo ultimo report sulle capacità missilistiche nel teatro asiatico ha dedicato un intero capitolo alla Pla. Utilizzando come lente le tensioni in corso su Taiwan, il think tank britannico spiega che grazie al recente sviluppo delle proprie capacità, le forze armate di Pechino sarebbero infatti in grado di colpire bersagli statunitensi e/o alleati in caso si verificasse un’escalation militare per il controllo dell’isola, con un raggio d’azione che si estenderebbe fino alla cosiddetta Second Islands Chain. Ossia parecchio maggiore di quello preso in considerazione da Krepinevich nel 2003.
Non si tratta di uno sviluppo solo numerico, ma anche qualitativo. La Repubblica Popolare sta infatti creando dei sistemi ipersonici molto più difficili da intercettare rispetto a quelli attualmente a disposizione della Pla, e quindi destinati a colpire bersagli particolarmente sensibili (come le difese anti-missile, i sistemi radar o i centri di Command and Control). Ma oltre a nuovi missili, anche nuove piattaforme stanno venendo sviluppate, dalla versione migliorata sottomarino d’attacco a propulsione nucleare Type 093B (Shang III) al nuovo bombardiere strategico H-20, destinato a entrare in servizio nei prossimi dieci anni per rimpiazzare gli obsolescenti H-6 attualmente in forza all’aviazione della Pla.
Pechino si è dunque dotata di una muraglia impenetrabile? Assolutamente no. Le capacità missilistiche cinesi soffrono di numerosi punti di debolezza che ne inficiano le capacità pratiche.
Dalla difficoltà di ingaggiare bersagli in movimento (il che fa si che i bersagli ideali siano le unità stanziate nelle rispettive basi, con tutte le implicazioni strategiche del caso), alla scarsa over-the horizon tactical awareness, arrivando alla rigidità della catena di comando della Pla. La serie di problemi per Pechino è lunga, tra questi non ultima la corruzione, che annacqua quella catena di comando e approvvigionamento. Ma questo non vuol dire che la minaccia missilistica di Pechino vada sottovalutata in alcun modo. Anzi.
L'Europa s'aggrega alla guerra contro gli Houthi l Contropiano
"L’Unione Europa ha ovvio interesse economico a mantenere aperti i corridoi commerciali, dovunque essi passano. Ma è anche inchiodata alle scelte di Stati Uniti ed Israele, ovvero ai dinamitardi principali nel Medio Oriente.
Il che significa, molto semplicemente, subire le conseguenze delle follie altrui senza dire o fare nulla, salvo accodarsi quando le situazioni inevitabilmente esplodono."
PIRATES call for an end to voluntary chat control 1.0 by big tech companies
Now that the EU plans for mandatory screening of private communications and undermining secure encryption (chat control 2.0) have been put on ice for the time being due to a lack of majority in the EU Council, last week the European Parliaments‘s socialist chief negotiator Birgit Sippel proposed to agree to extending the existing voluntary chat control regime with the exception of grooming detection algorithms. Pirate Party Member of the European Parliament and most prominent opponent of chat control Patrick Breyer, who is also his group’s lead negotiator, submitted amendments last night on behalf of his group. According to these amendments, voluntary chat controls should expire as they violate fundamental rights. This is confirmed by several legal opinions, including the alternative impact assessment of the EPRS, the Council Legal Service and a study by former ECJ judge Ninon Colneric.
So far, legislation to authorise the indiscriminate searching of private messages sent via Instagram Messenger, Facebook Messenger, GMail and XBox for suspected content, as practised by US companies such as Meta, Google and Microsoft, is limited until 3 August 2024. Breyer comments:
“Instead of taking up the EU Parliament’s new approach for more effective and court-proof child protection without chat control mass surveillance, EU Commissioner ‘Big Sister’ Johansson is incorrigibly insisting in the destruction of digital privacy of correspondence, playing for time and hoping to manipulate critical EU states into agreeing by running infamous campaigns and spreading misinformation. This approach has gotten us into deadlock politically, failing children and abuse victims alike. We should clearly reject this strategy and insist on finding better solutions than mass surveillance, as proposed by the European Parliament last year.”
Breyer strongly criticises the instrument of voluntary chat control: “The voluntary mass surveillance of our private communication by US services such as Meta, Google or Microsoft does not make any significant contribution to saving abused children or convicting abusers, but conversely criminalises thousands of minors, overburdens law enforcement officers and opens the door to arbitrary private justice by internet companies. If, according to Johansson’s own statements, only one in four flagged conversations are relevant to the police at all, this means 75,000 leaked intimate beach photos and nude pictures for Germany every year, which are not safe with unknown moderators abroad and do not belong in their hands.”
“The regulation on voluntary chat control is both unnecessary and contrary to fundamental rights: social networks as hosting services do not need a regulation to check public posts. The same applies to suspicious activity reports by users. And the error-prone automated reports from the screening of private communications by Zuckerberg’s Meta Group, which account for 80% of chat messages, will be eliminated anyway by the announced introduction of end-to-end encryption. The legal opinion of a former ECJ judge proves that voluntary chat monitoring as a suspicionless and comprehensive surveillance measure is contrary to fundamental rights. A victim of abuse and I are taking legal action against this and the Ministry of Digital Affairs has confirmed that the exemption regulation does not allow for voluntary chat monitoring in Germany at all.”
The Committee on Home Affairs (LIBE) is expected to approve the extension of voluntary chat controls on 29 January. The Parliament wants to reach an agreement with the Council in the second week of February, and the extension should be approved shortly afterwards.
Meanwhile, the EU interior ministers are to vote again in March on the introduction of mandatory chat control 2.0 for all providers, according to the Belgian Presidency‘s planning.
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Davide Paolini – Confesso che ho mangiato
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Connesso e digitale. Ecco come sarà il carro armato Uk del futuro
Completamente digitale, connesso alle reti multidominio e aggiornato con le più moderne soluzioni per la propulsione e la protezione. È quanto promette di essere il carro armato da battaglia britannico del futuro. Chiamato Challenger 3 main battle tank (Mbt), le cui immagini del prototipo del nuovo carro è stato presentato dalla società che si occupa del progetto, Rheinmetall BAE Systems Land (Rbsl), joint venture anglo-tedesca, nel corso della conferenza a Londra Iqpc International armoured vehicles. Il mezzo vero e proprio si trova invece negli stabilimenti di Telford, in Inghilterra, e nei prossimi diciotto mesi verrà sottoposto a una serie di test e di prove senza equipaggio da svolgersi in Gran Bretagna e in Germania. L’obiettivo è preparare il carro alla revisione dei sistemi per la qualificazione prevista per il 2025, passaggio fondamentale per confermare la sicurezza del mezzo per l’equipaggio, prima dei test operativi con i militari a bordo. In totale, è prevista la produzione di otto prototipi. La capacità operativa iniziale del Challenger 3 è prevista per il 2027.
Il Challenger 3
Come dichiarato da direttore Strategy and future business di Rbsl, Rory Breen, “programma Challenger 3 fornirà il miglior carro armato della Nato, un carro digitale abilitato alla rete, fornendo al soldato una capacità che cambia le carte in tavola, assicurando una deterrenza del XXI secolo”. Sono state attuate diverse soluzioni per aggiornare il prototipo da un veicolo Challenger 2, il carro armato in servizio con l’esercito britannico, al nuovo standard Challenger 3. I nuovi elementi integrati nel prototipo e destinati a essere integrati sui 148 carri armati previsti dal ministero della Difesa Uk, come parte del più ampio programma Challenger 3 da ottocento milioni di sterline (circa un miliardo di euro), includono il cannone a canna liscia da 120 millimetri di Rheinmetall, una torretta digitalizzata, mirini per il puntamento diurno e notturno, il sistema di protezione attiva Trophy di Rafael e un sistema di corazzatura modulare. I miglioramenti alla mobilità includono anche l’introduzione di un sistema di sospensioni idro-gas di terza generazione e un motore più potente.
I dubbi sui tank britannici
L’idoneità e la prontezza operativa della flotta di Challenger 2 dell’Esercito britannico è stato di recente al centro del dibattito politico in Regno Unito, sulla scia dell’impegno britannico nel 2023 a fornire i propri carri armati all’Ucraina. Il generale Robert McGowan, capo di Stato maggiore della Difesa per le capacità finanziarie e militari, ha dichiarato al parlamento britannico che la decisione di Downing Street di donare quattordici dei veicoli più vecchi a Kiev non ha ridotto le risorse operative di carri armati dell’Esercito britannico. Nonostante le preoccupazioni per i carri armati Challenger 2, una serie di successi suggeriscono che lo sviluppo del Challenger 3 sta procedendo invece positivamente. Il progetto definitivo del veicolo è stato approvato al termine della fase di Critical design review (Cdr) nel febbraio 2023, e la Cdr delle nuove munizioni anticarro e i test e le verifiche del sistema di protezione attiva Trophy sono stati portati avanti con successo.
E in Italia?
Quello del carro armato da battaglia è un tema centrale nel dibattito attuale sugli armamenti terrestri. La guerra in Ucraina ha dimostrato la centralità della dimensione terrestre del conflitto, e la necessità per i Paesi occidentali di avere un adeguato livello di dissuasione e deterrenza nel settore dei veicoli pesanti da combattimento per le forze di terra. L’Italia, che l’anno scorso ha stabilito oltre alla modernizzazione dei carri Ariete in versione C2 anche l’acquisto dei carri armati Leopard 2A8 dalla Germania, è pienamente coinvolta in questa riflessione. A fine 2023, Leonardo e Knds (il gruppo franco-tedesco che realizza, tra gli altri, gli obici semoventi d’artiglieria PzH 2000 in uso presso il nostro Esercito nonché i Leopard) hanno firmato un’intesa per lo sviluppo di una collaborazione industriale anche sui programmi di sviluppo per i mezzi corazzati del futuro. Intervenendo riguardo alla scelta del Leopard, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, aveva auspicato la “potenziale creazione di un polo terrestre” europeo. Chissà che le convergenze tra Germania, Regno Unito e Italia non possano in un futuro portare a forme di cooperazione a livello continentale.
Foto: Rbsl
Liceo #MadeinItaly, 92 gli indirizzi approvati sul territorio nazionale.
📌 Nello specifico, 17 saranno attivati in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e…
Ministero dell'Istruzione
Liceo #MadeinItaly, 92 gli indirizzi approvati sul territorio nazionale. 📌 Nello specifico, 17 saranno attivati in Sicilia, 12 in Lombardia e nel Lazio, 9 in Puglia, 8 nelle Marche e in Calabria, 6 in Abruzzo, 5 in Toscana, 3 in Liguria, Piemonte e…Telegram
Presentazione del libro “Il Ducetto” di Alessandro De Nicola
Saluti introduttivi
GIUSEPPE BENEDETTO, Presidente Fondazione Luigi Einaudi
Interverranno
ALESSANDRO DE NICOLA, Autore de “‘Il Ducetto”
PIERLUIGI BATTISTA, Giornalista
GIANCRISTIANO DESIDERIO, Giornalista e scrittore
MARCO GERVASONI, Storico
Modera
ANDREA CANGINI, Segretario General Fondazione Luigi Einaudi
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PODCAST. Onu: “I pazienti scappano dagli ospedali bombardati con ferite ancora infette”
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Pagine Esteri, 23 gennaio 2024. Andrea De Domenico, capo dell’Ufficio di Coordinamento degli affari umanitari dell’ONU (OCHA) nei Territori palestinesi Occupati, ci ha descritto da Gaza la situazione disperata in cui vive la popolazione: gli ospedali sono colpiti e bombardati, i pazienti fuggono senza saper dove altro andare. Le donne chiedono disperate dove poter partorire.
I bombardamenti proseguono incessanti, soprattutto a Khan Younis. Colpite anche le strutture delle ONG. I convogli con gli aiuti non riescono ad attraversare le strade distrutte dall’esercito e anche gli operatori umanitari non ricevano garanzie di sicurezza da parte delle autorità israeliane.
Sono 25.490 i palestinesi uccisi nella Striscia di Gaza dall’inizio dei bombardamenti. 195 nelle ultime 24 ore. Secondo i media israeliani Israele ha offerto ad Hamas una tregua di due mesi in cambio di un rilascio dei prigionieri di Gaza.
Tel Aviv ha comunicato che 24 soldati sono stati uccisi ieri nella Striscia di Gaza. Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “questo è uno dei giorni più difficili dallo scoppio della guerra”, aggiungendo però che i combattimenti continueranno fino alla “vittoria assoluta”. Un carro armato è stato colpito da un missile anticarro nei pressi di due edifici nei quali le truppe israeliane stavano piazzando delle mine, con l’obiettivo di distruggere le strutture palestinesi. Lo scoppio ha causato il crollo degli edifici.
Nella tarda serata di ieri Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno nuovamente colpito lo Yemen, bombardando anche la capitale Sanaa. Le forze armate statunitensi hanno dichiarato di aver colpito strutture utilizzate dagli Houthi per attaccare le navi USA che attraversano il Mar Rosso. Ansar Allah (Houthi) ha dichiarato che gli attacchi renderanno più forti.
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La storia delle prime fotografie di Plutone, 94 anni fa l AstroSpace
"Il 23 gennaio 1930, 94 anni fa, il giovane 23enne Clyde Tombaugh scattava per la prima volta una lastra fotografica contenente un oggetto ancora sconosciuto del Sistema Solare. Si trattava di un piccolo corpo in movimento, che Tombaugh scoprì solo il 18 febbraio confrontando quella lastra con una del 29 gennaio. Ulteriori osservazioni confermarono che quell’oggetto era un corpo planetario, notizia che fu telegrafata il 13 marzo 1930."
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In Cina e Asia – Diritti umani, lobbying di Pechino prima di incontro all’Onu
Diritti umani, lobbying di Pechino prima di incontro dell'Onu
Ambasciatore cinese all'Onu: "Fermare la crisi in Ucraina"
Terre rare, con un fumetto Pechino mette in guardia dalle minacce "d’oltremare"
Rissa nel barbecue: 12 anni di carcere al capo della polizia locale
Myanmar, il generale golpista Min Aung Hlaing perde consenso
India, Modi inaugura controverso tempio hindu
Coppa d’Asia. Cina eliminata al primo turno contro il Qatar
Primo viaggio in Cina in quattro anni del CEO di Nvidia
RFA: il Pcc rafforza il controllo nelle università cinesi
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Vietare gli smartphone ai bambini? Parliamone
Sean Parker, cofondatore e primo presidente di Facebook: “Solo Dio sa i danni che i social network hanno arrecato alla mente dei nostri figli”. Tim Kendall, ex direttore della monetizzazione di Facebook: “I nostri servizi stanno uccidendo le persone e le stanno spingendo a suicidarsi”. Tristan Harris, ex dirigente di Goggle: “Abbiamo creato un Frankestein digitale incontrollabile che sta erodendo la mente dei più giovani”. La lista dei “pentiti del Web” è lunga, l’assunto comune: l’uso, che il più delle volte si trasforma in abuso, di social e videogiochi sta minando le capacità mentali dei più giovani e, come ha sostenuto il rapporto World Happines presentato nel 2019 alle Nazioni Unite, li sta privando del diritto alla spensieratezza. Uno degli estensori del rapporto, l’economista della Columbia University Jeffrey Sachs, l’ha messa così: “Dall’introduzione del primo iPhone in poi, abbiamo avuto un deterioramento misurabile nella felicità, soprattutto tra i giovani. Crescono le manifestazioni di ansia, stress, perdita di sonno, depressione. Peggiorano le interazioni sociali. Non è solo un problema giovanile, ma per quelle generazioni il tempo passato sugli schermi degli smartphone sta sostituendo il tempo di vita. Si può essere dipendenti da sostanze, ma c’è anche una dipendenza comportamentale le cui conseguenze sono altrettanto distruttive”. I dati sul malessere giovanile e quelli sulla sistematica perdita di facoltà mentali degli adolescenti confermano tali opinioni.
Alle stesse evidenze giunse l’indagine conoscitiva che promossi in commissione Istruzione del Senato nel 2019, i cui atti ho poi raccolto nel volume “CocaWeb, una generazione da salvare”. Il lavoro parlamentare si concluse con una relazione molto dura che, cosa piuttosto rara, fu approvata all’unanimità. Fu il segno di un’evidenza che non si prestava ad interpretazioni né a distinguo politici. In effetti, i neurologi, gli psicologi, i pedagogisti, i grafologi, i linguisti, gli insegnanti e gli addetti delle forze dell’ordine che ascoltammo tracciarono, ciascuno dal proprio punto di vista professionale e sulla base di dati oggettivi, un quadro agghiacciante. Quasi tutti gli esperti auditi si dichiararono favorevoli all’introduzione un divieto di utilizzo degli smartphone per i minori di 13, 14 anni. Presentai, allora, un disegno di legge in tal senso che naturalmente rimase lettera morta.
È di ieri la notizia che la Repubblica di San Marino ha disposto il divieto di vendita e utilizzo degli smartphone per i minori di 11 anni. Dalla Francia al Regno Unito molti parlamenti si stanno ponendo il problema e stanno dibattendo su norme del genere.
I divieti non sono mai una bella cosa, e questo sarebbe pure di difficile applicazione, Ma quando si tratta di minori i divieti sono spesso giustificati. L’educazione è fondamentale, certo, ma con bambini e adolescenti non sempre la riteniamo sufficiente. Nessun genitore si stupisce del fatto che la legge vieti ai minori di una certa età di bere alcolici, di fumare sigarette, di guidare la macchina, di viaggiare da soli; non tutti i genitori hanno capito che il danno subito dai propri figli a causa dell’esposizione esorbitante a social e videogiochi è di gran lunga superiore al rischio a cui li esporrebbero le pratiche suddette. Nessun genitore lascerebbe il proprio figlio di 10-12 anni girare da solo per strada la notte; quasi tutti i genitori lasciano che di notte i propri figli percorrano da soli le vie virtuali, non meno insidiose di quelle reali, del Web.
I divieti non sono mai una bella cosa, ma, come ha dimostrato un’inchiesta pubblicata nel 2011 dal New York Times, divieti assoluti di utilizzo di smartphone e videogiochi vengono imposti dalla maggior parte dei top manager dei Giganti del Web ai propri figli in famiglia. Chiediamoci perché, e cominciamo quantomeno a ragionare sul tema senza preconcetti né conformismi.
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Bavaglio? La vita non è un reality show
ROMA – «Delle 100 mila persone ingiustamente arrestate dal 1992 e soggette a gogna mediatica ne sono state risarcite dallo Stato 30 mila. Dove sta il diritto?». Lo haricordato in audizione, davanti alla Commissione Politiche dell’Unione Europea del Senato, il presidente della Fondazione Luigi Einaudi di Roma, Giuseppe Benedetto, noto avvocato penalista patrocinante in Cassazione e giornalista.
È intervenuto nell’ambito dell’esame del disegno di legge di delega al Governo per l’integrazione delle norme nazionali di recepimento della Direttiva Europea 2016/343 sul rafforzamento di alcuni aspetti della presunzione di innocenza e del diritto di presenziare al processo nei procedimenti penali.
Nodo centrale dell’audizione di Benedetto è stato il tanto discusso art. 4 del provvedimento già approvato a larga maggioranza dalla Camera, il 19 dicembre scorso, su iniziativa del deputato dell’opposizione Enrico Costa (“Azione”) ed incentrato sul divieto di pubblicazione integrale o per estratto del testo dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari, ovvero fino al termine dell’udienza preliminare.
L’intervento di Giuseppe Benedetto è stato nei fatti una vera e propria “lectio magistralis” sui temi centrali del diritto moderno. Senza perifrasi, senza nessun tono retorico, con la serenità che contraddistingue da sempre la sua storia e il suo ruolo di uomo liberale il presidente della Fondazione Luigi Einaudi ha picchiato duro su talune distorsioni della pratica giudiziaria di questi anni.
«Non mi soffermerò – ha esordito – sull’aspetto relativo al diritto di presenziare al processo, in quanto mi pare uno degli aspetti più condivisi del provvedimento. Anche se a fatica e con una giurisprudenza altalenante in ltalia, il diritto appare garantito e in linea con quanto prevede la direttiva europea. Per quanto riguarda, invece, il primo e più corposo aspetto della presunzione d’innocenza, che tante polemiche ha suscitato in ltalia, cioé la cosiddetta “Legge Bavaglio” – ma a me non piace chiamarla così – voglio dire che l’impostazione data da chi si oppone al provvedimento già votato dalla Camera e oggi alla vostra attenzione – e ciò mi ha stupito – è esattamente in senso contrario alle indicazioni della Commissione Europea».
L’uomo va giù duro, diretto come sempre, consapevole del ruolo che riveste e per il quale è stato invitato in Commissione.
«Intanto devo dire sinceramente che nella patria di Cesare Beccaria e di Franco Cordero – e questo lo dovremmo sottolineare anche alla Commissione Europea – ci si dimentica spesso di ricordare che la presunzione d’innocenza è scritta nella Costituzione. Su questo, almeno dal punto di vista costituzionale, l’Italia non è indietro rispetto ad altri Paesi. Ed allora, si permetta la provocazione, la Costituzione si difende sempre, non a giorni alterni».
Chi lo conosce bene sa che lo studioso non concede attenuanti neanche a sé stesso, e che il suo rigore morale va al sopra di ogni cosa: «Chi dice “ce lo chiede l’Europa” e, nel contempo si oppone ai provvedimenti a tutela della presunzione d’innocenza, ci dovrebbe dire cosa chiede l’Europa, con quale atto ce lo chiede e perché la legislazione italiana non si sarebbe ancora adeguata. Perché di per sé dire “ce lo chiede l’Europa” vuol dire molto poco o nulla».
«La delega al Governo – ha ricordato Benedetto – introdotta dall’altro ramo del Parlamento e qui in discussione tende, invece, a tutelare in concreto proprio la presunzione di innocenza. In particolare, lì dove prevede il divieto di pubblicazione integrale o per estratto dell’ordinanza di custodia cautelare finché non siano concluse le indagini preliminari, e cioè fino a quando il cittadino indagato non sa ancora di esserlo. Altrimenti chi è del tutto ignaro e a non conoscenza di nulla dovrebbe apprenderlo, come negli ultimi 30 anni, dai giornali.
Se, invece, venisse approvato il provvedimento anticipato dal ministro della Giustizia Nordio all’esame del Parlamento che si propone di introdurre il cosiddetto interrogatorio di garanzia prima dell’ordinanza di custodia cautelare, il cittadino indagato, potendo essere interrogato prima dell’emissione dell’ordinanza di custodia cautelare, ne verrebbe a conoscenza e potrebbe comunque dire da subito la sua. E quindi la prospettiva della presunzione d’innocenza della pubblicazione sui giornali sarebbe modificata».
Giuseppe Benedetto legge i suoi appunti – ma in realtà va a braccio – e al termine dell’audizione consegna alla Commissione una dettagliata nota scritta a nome della prestigiosa Fondazione Einaudi. Sono temi che come uomo di legge conosce meglio di chiunque altro, e sono principi – lui li chiama così – su cui nessuno di noi dovrebbe mai fare marcia indietro.
«Vi è subito da chiarire – sottolinea Benedetto – che tale pubblicazione integrale dell’ordinanza di custodia cautelare oggi è consentita solo grazie ad una modifica dell’art. 114 c.p.p. intervenuta nel 2017. Prima di quella modifica non era consentita. Cercherò di chiarire perché è opportuno che da ora in avanti non sia più consentita la pubblicazione integrale o per estratto.
Intanto, un’osservazione di ordine generale. Mi sono chiesto: per quale motivo alcuni magistrati, quasi esclusivamente pubblici ministeri, si sono scatenati contro questa norma approvata dalla Camera? Ciò non si comprende perché io posso anche capire – ma non le condivido – le prese di posizione da parte della Fnsi – Federazione Nazionale della Stampa Italiana. Questo lo capisco bene perché è una materia su cui i giornalisti si confrontano ogni giorno. Ma non capisco, invece, quale sia l’interesse del pubblico ministero».
A costo di risultare impopolare il presidente della Fondazione Einaudi è più determinato che mai. Dice testualmente: «Ricordo il tempo in cui proprio i magistrati dell’accusa, giustamente, erano concentrati a tenere segreti gli atti istruttori. Qui, invece, stanno facendo delle battaglie e degli appelli pubblici perché questa norma gravemente lesiva – non ho capito di che cosa – non sia approvata. Quale è il motivo per cui i magistrati si stanno opponendo a questa norma? Io non ne trovo nessuno di logico. Dovrebbe, infatti, essere interesse di chi conduce le indagini non diffondere le notizie almeno nelle fasi iniziali più delicate».
Per il presidente Benedetto «in realtà oggi queste polemiche nascono da un’altra novità legislativa, il decreto legislativo Cartabia n. 188 del 2021 che non consente più ai Pm, se non in casi eccezionali, le tanto amate conferenze stampa degli stessi pm che sono oggi sostituite dalle più sobrie comunicazioni del Procuratore Capo».
E qui la nota dolens della giornata e della sua audizione in Commissione: «La paradossale conseguenza di questa limitazione – precisa il presidente della Fondazione Einaudi – è stata che il Pm scarica in centinaia di pagine di ordinanza custodiale tutta una serie di elementi ad colorandum (ad esempio, “il noto criminale”, ecc.) relativi alla presunta colpevolezza dell’indagato. Ricordiamo che l’indagato ancora per lunghi anni resta un innocente per la Costituzione italiana (fino a sentenza passata in giudicato). E, dunque, si comincia a comprendere quale è questa necessità che alcuni Pm di bloccare questa legge».
Il tempo a sua disposizione sta per scadere, ma il presidente della Fondazione Einaudi sembra non preoccuparsene più di tanto: «Non sto qui a parlare del Gip, figura sempre più evanescente, che quasi sempre riporta pedissequamente quanto proposto dal Pm. Il tema del rafforzamento di questo filtro che c’é tra il momento delle indagini e il momento del dibattimento sarebbe un tema da porre. Appare superfluo aggiungere che, sino alla fase delle indagini, in campo c’è sostanzialmente una sola parte: l’accusa. Invero, occorre ricordare che l’ordinanza applicativa di una misura cautelare è un atto “anomalo”, che si distingue da tutti gli altri: è emesso “inaudita altera parte”. In altri termini, viene disposta la restrizione della libertà personale di un individuo, che in nessun modo può partecipare alla decisione. E dunque, la voce della difesa più che flebile è inesistente. Tuttavia, ad avviso di qualcuno l’ordinanza dovrebbe essere pubblicata sui giornali. Insomma, il difensore non ha ancora letto i motivi d’accusa, l’indagato nemmeno è stato sentito dal magistrato nell’interrogatorio di garanzia (diritto fondamentale garantito dalla Cedu), ma il pubblico tutto deve sapere, nemmeno si trattasse di un reality show».
Sembrava dover essere la sua una audizione tranquilla, priva di polemiche, ma in realtà il giurista siciliano mette alle corde il sistema giustizia-Paese come forse nessun altro prima di lui aveva saputo fare: «Allora mi chiedo: tale norma è a tutela o no delle oltre 100 mila persone ingiustamente arrestate dal 1992 ad oggi e tutte sottoposte alla gogna mediatica che ben conosciamo, delle quali 30 mila hanno poi ottenuto un risarcimento dallo Stato, mentre i restanti 70 mila non hanno ottenuto l’indennizzo solo per non aver fatto domanda? E questa norma come lederebbe il diritto all’informazione? Insomma, chi esce dal processo innocente ha diritto o no ad avere la sua reputazione integra? E lo Stato deve tutelare questo diritto?».
Domande sacrosante, a cui il sistema giudiziario italiano non ha mai dato una risposta serena ed esauriente.
«Ricordo peraltro en passant – osserva ancora Benedetto – che non c’è un divieto assoluto di pubblicazione, ma il giornalista può ben trarne un sunto per darne comunicazione e doverosamente informare su fatti di pubblico interesse. In conclusione, la norma in discussione in questa Commissione è un altro tassello della civiltà giuridica che consente di evitare quanto è successo troppe volte in questi anni. Cioè, che il processo penale duri un’ora – è una battuta che ho fatto durante la presentazione del mio ultimo libro alla presenza del ministro della Giustizia Nordio – cioè l’ora che trascorre da quando inizia a quando finisce la conferenza stampa del Pubblico Ministero. Lì tutti i giornalisti stanno con i microfoni in mano a inseguire il Pm che annuncia di aver fatto arrestare dei cittadini che, magari, nel giro di pochi giorni vengono scarcerati. E poi quale giornalista segue puntualmente quel processo se non per casi eclatanti? Praticamente nessuno: questo è il meccanismo che va superato».
Come si fa a non dargli ragione?
«Lì – conclude il presidente della Fondazione Einaudi – viene distrutta una reputazione e il danno mai più sarà riparato. Se per molti magistrati gli indagati sono solo numeri, se per alcuni giornalisti sono solo notizie, per un liberale sono persone in carne e ossa, innocenti o meno. Il marketing giudiziario è ignobile. Per questo credo sia estremamente opportuno il recepimento di questa Direttiva Ue».
Il presidente Benedetto ha, poi, puntualizzato di nutrire dei seri dubbi che questa norma possa concretamente funzionare: «C’è il limite della sanzione perché non possiamo credere che una sanzione di 100 euro possa essere dissuasiva rispetto alla violazione di questa norma qualora sarà approvata. Credo che su questo bisognerà riflettere perché non vi è norma di questa natura senza sanzione».
Rispondendo alle domande che gli vengono dall’on. Debora Serracchiani (Pd) e Alessandro Colucci (Noi con l’Italia) il presidente della Einaudi cita il suo libro “Non diamoci del tu” – la prefazione è del ministro Carlo Nordio – per spiegare meglio le sue tesi e per rispondere indirettamente alle critiche che in questi giorni gli sono venute dal giudice Edmondo Bruti Liberati.
«Che il giudice e l’accusatore – ripete il giurista – siano colleghi è una singolarità tutta italiana. Un’anomalia politica e sociale che si perpetua da decenni. Questo libro evidenzia tale stortura e auspica un cambiamento radicale del sistema giustizia, illustrando l’urgente necessità della separazione delle carriere affinché si possa raggiungere realmente l’autonomia della giurisdizione. Un rigoroso lavoro di approfondimento scientifico, una minuziosa cura della ricostruzione storica, uno scrigno di passione civile che emerge da ogni pagina, questo e tanto altro è “Non diamoci del tu”».
Per arrivare poi al nodo conclusivo della giornata, l’etica pubblica: «Volete sapere perché il magistrato non può occuparsi di etica pubblica? Perché l’etica pubblica è demandata ad altro e ad altri. Il magistrato – ricorda con rigore Giuseppe Benedetto – non deve occuparsi di qualsivoglia principio etico. Deve solo amministrare bene possibilmente e auspicabilmente la giustizia. Quello per cui è pagato con le tasse degli italiani, che pagano il suo stupendio. Per quanto riguarda noi avvocati, noi rispondiamo al nostro cliente, voi parlamentari rispondete ai vostri elettori, e i magistrati hanno il compito di amministrare la giustizia e non altro».
In sala c’è il silenzio più assoluto. «Fuggiamo via – tuona il presidente Benedetto – dai magistrati che ritengono di essere interpreti autentici e sacerdoti dell’etica pubblica».
Se fossimo stati in teatro – osservano molti dei senatori presenti – avremmo per forza di cose assistito ad una standing ovation a favore del presidente Giuseppe Benedetto, ma in Senato il rigore e lo stile parlamentare non lo consentono. Ma mai come in questo caso le parole sono pietre. Mai così pesanti contro una giustizia che spesso fa acqua da tutte le parti.
Chiosa finale. Il Presidente della Fondazione Luigi Einaudi, Giuseppe Benedetto, nella sua nota scritta ha voluto aggiungere una sua risposta per fare chiarezza e sgombrare il campo da un’obiezione circolata di recente da parte di chi si oppone all’approvazione dell’art. 4, secondo cui «il provvedimento deve essere pubblico quale garanzia per l’indagato, cosicché tutti i cittadini possano controllare l’operato della magistratura».
Questa, però, è stata la sua replica secca e puntuale: «Il principio di pubblicità degli atti in materia penale nasce molti secoli fa nel Regno Unito. Tuttavia, esso fu sancito in ordine alle udienze del dibattimento, dove, non a caso, vigeva e vige tutt’ora il principio del contraddittorio. Se le parti in posizione di parità partecipano all’attività processuale è doveroso che il pubblico sappia. Però, come già ricordato, il provvedimento applicativo di una misura cautelare è disposto quando l’indagato nemmeno sa di essere tale. Ed allora, quale sarebbe la garanzia, quella di essere dipinto come colpevole dal Pubblico Ministero “urbi et orbi”?».
L'articolo Bavaglio? La vita non è un reality show proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Regu(AI)ting Health: Lessons for Navigating the Complex Code of AI and Healthcare Regulations
Authors: Stephanie Wong, Amber Ezzell, & Felicity Slater
As an increasing number of organizations utilize artificial intelligence (“AI”) in their patient-facing services, health organizations are seizing the opportunity to take advantage of the new wave of AI-powered tools. Policymakers, from United States (“U.S.”) government agencies to the White House, have taken heed of this trend, leading to a flurry of agency actions impacting the intersection of health and AI, from enforcement actions and binding rules to advisory options and other, less formal guidance. The result has been a rapidly changing regulatory environment for health organizations deploying artificial intelligence. Below are five key lessons from these actions for organizations, advocates, and other stakeholders seeking to ensure that AI-driven health services are developed and deployed in a lawful and trustworthy manner.
Lesson 1: AI potential in healthcare has evolved exponentially
While AI has been a part of healthcare conversations for decades, recent technological developments have seen exponential growth in potential applications across healthcare professionals and specialties requiring response and regulation of use and application of AI in healthcare.
The Department of Health and Human Services (“HHS”) is the central authority for health sector regulations in the United States. HHS’ Office for Civil Rights (“OCR”) is responsible for enforcement of the preeminent federal health privacy regulatory framework, the Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA) Privacy, Security, and Breach Notification Rules (“Privacy Rule”). A major goal of the Privacy Rule is to properly protect individuals’ personal health information while allowing for the flow of health data that is necessary to provide quality health care.
In 2023, OCR stated that HIPAA-regulated entities should analyze AI tools as they do other novel technologies; organizations should “determine the potential risks and vulnerabilities to electronic protected health information before adding any new technology into their organization.” While not a broad endorsement of health AI, OCR’s statement suggests that AI has a place in the regulated healthcare sector.
The Food and Drug Administration (“FDA”) has taken an even more optimistic approach toward the use of AI. Also an agency within HHS, the FDA is responsible for ensuring the safety, efficacy, and quality of various pharmacological and medical products used in clinical health treatments and monitoring. In 2023, the FDA published a discussion paper intended to facilitate discussion with stakeholders on the use of AI in drug development. Drug discovery is the complex process of identifying and developing new medications or drugs to treat medical conditions and diseases. Before drugs can be marketed to the public for patient use, they must go through multiple stages of research, testing, and development. This entire process can take around 10 to 15 years, or sometimes longer. According to the discussion paper, the FDA strives to “facilitate innovation while safeguarding public health” and plans to develop a “flexible risk-based regulatory framework that promotes innovation and protects patient safety.”
Lesson 2: Different uses of data may implicate different regulatory structures
While there can be uncertainty regarding whether particular data, such IP address data collected by a consumer-facing website, is covered by HIPAA, HHS and the Federal Trade Commission (“FTC”) have made clear that they are working together to ensure organizations protect sensitive health information. In particular, failure to establish proper agreements or safeguards between covered entities and AI vendors can constitute a violation of the HIPAA Privacy Rule when patient health information is shared without patient consent for purposes other than treatment, payment, and healthcare operations.
However, some data collected by HIPAA-covered entities may not be classified as protected health information (“PHI”) and could be permissibly shared outside HIPAA’s regulatory scope. Examples include data collected by healthcare scheduling apps, wearables devices, and health IoT devices. In these circumstances, the FTC could exercise oversight. The FTC is increasingly focused on enforcement actions involving health privacy and potential bias and has historically enforced laws prohibiting bias and discrimination, including the Fair Credit Reporting Act (“FCRA”) and the Equal Credit Opportunity Act (“ECOA”). In 2021, the FTC underscored the importance of ensuring that AI tools avoid discrimination and called for AI to be used “truthfully, fairly, and equitably,” recommending that AI should do “more good than harm” to avoid violating the FTC’s “unfairness” prong of Section 5 of the FTC Act.
Lesson 3: What’s (guidance in the) past is prologue (to enforcement)
While guidance may not always be a precursor to enforcement, it is a good indicator of an agency’s priorities. For instance, in late 2021, the FTC issued a statement on the Health Breach Notification Rule, followed by two posts in January 2022 (1, 2). The FTC then applied the Health Breach Notification Rule (HBNR) for the first and second time in 2023 enforcement actions.
The FTC has recently honed in on both the health industry and AI. Agency officials published ten blog posts covering AI topics in 2023 alone, including an article instructing businesses to ensure the accuracy and verifiability of advertising around AI in products. In April 2023, the FTC issued a joint statement with the Department of Justice (DOJ), the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), and the Equal Employment Opportunity Commission (EEOC) expressing its intent to prioritize enforcement against discrimination and bias in automated decision-making systems.
The agency has separately been working on enforcement in the health sector, applying the unfairness prong of its authority to cases where the Commission has found that a company’s privacy practices substantially injured consumers in a manner that did not outweigh the countervailing benefits. This focus resulted in major settlements against health companies, including GoodRx and BetterHelp, where the combined total fine neared $10 million. In July, the FTC published a blog post summarizing lessons from its recent enforcement actions in the health sector, underscoring that “health privacy is a top priority” for the agency.
Lesson 4: Responsibility is the name of the game
Responsible use has been the key concept for policymakers looking to be proactive in establishing positive norms for the use of AI in the healthcare arena. In 2022, the White House Office of Science and Technology Policy (OSTP) published the Blueprint for an AI Bill of Rights (“Blueprint”) to support the development of policies and practices that protect and promote civil rights in the development, deployment, and governance of automated systems. In highlighting AI in the health sector, the Blueprint hopes to set up federal agencies and offices to serve as responsible stewards of AI use for the nation. In 2023, the OSTP also updated the National AI Research and Development (R&D) Plan to advance the deployment of responsible AI, which is likely to influence health research. The Plan is intended to facilitate the study and development of AI while also maintaining privacy and security and preventing inequity.
Expanding on the Blueprint, on October 30, 2023, the Biden Administration released its Executive Order on Safe, Secure, and Trustworthy Artificial Intelligence (“EO”). The EO aims to establish new standards for the responsible use, development, and procurement of AI systems across the federal government. Among other directives, the EO directs the Secretary of HHS to establish an “HHS AI Taskforce” in order to create a strategic plan for the responsible use and deployment of AI in the healthcare context. The EO specifies that this strategic plan must establish principles to guide the use of AI as part of the delivery of healthcare, assess the safety and performance of AI systems in the healthcare context, and integrate equity principles and privacy, security and safety standards into the development of healthcare AI systems.
The EO also directs the HHS Secretary to create an AI Safety program to centrally track, catalog, and analyze clinical errors produced by the use of AI in healthcare environments; create and circulate informal guidance to advise on how to avoid these harms from recurring; and develop a strategy for regulating the use of AI and AI-tools for drug-development. The Fact Sheet circulated prior to the release of the EO emphasizes that, “irresponsible uses of AI can lead to and deepen discrimination, bias, and other abuses in justice, healthcare, and housing” and discusses expanded grants for AI research in “vital areas,” including healthcare.
On November 1, 2023, the Office of Management and Budget (“OBM”) released for public comment a draft policy on “Advancing Governance, Innovation, and Risk Management for Agency Use of Artificial Intelligence,” intended to help implement the AI EO. The OMB guidance, which would govern federal agencies as well as their contractors, would create special requirements for what it deems “rights-impacting” AI, a designation that would encompass AI that “control[s] or meaningfully influence[s]” the outcomes of health and health insurance-related decision-making. These include the requirements for AI impact assessments, testing against real-world conditions, independent evaluation, ongoing monitoring, human training “human in the loop” decision-making, and notice and documentation.
Finally, the National Institute of Standards and Technology (“NIST”) also focused on responsible AI in 2023 with the release of the Artificial Intelligence Risk Management Framework (“AI RMF”). The AI RMF is meant to serve as a “resource to the organizations designing, developing, deploying, or using AI systems to help manage the many risks of AI and promote trustworthy and responsible development and use of AI systems.” The AI RMF provides concrete examples on how to frame risks in various contexts, such as potential harm to people, organizations, or an ecosystem. In addition, prior NIST risk management frameworks have provided the basis for legislative and regulatory models, meaning it may have increased importance for regulated entities in the future.
Lesson 5: Focus and keep eyes on the road ahead
AI regulation is a moving target with significant developments expected in the coming years. For instance, OSTP’s Blueprint for an AI Bill of Rights has already been used to inform state policymakers, with legislators both highlighting and incorporating its requirements into legislative proposals. The Blueprints’ five outlined principles aim to: (i) ensure safety and effectiveness; (ii) safeguard against discrimination; (iii) uphold data privacy; (iv) provide notice and explanation; and (v) enable human review or control. These principles are likely to continue to appear and to inform future health-related AI legislation.
In 2022, the FDA’s Center for Devices and Radiological Health (CDRH) released “Clinical Decision Support Software Guidance for Industry and Food and Drug Administration Staff,” which recommends that certain AI tools be regulated by the FDA under its authority to oversee clinical decision support software. Elsewhere, the FDA has noted that its traditional pathways for medical device regulations were not designed to be applied to AI and that the agency is looking to update its current processes. In 2021, CDRH issued a draft “Artificial Intelligence/Machine Learning (AI/ML)-Based Software as a Medical Device (SaMD) Action Plan”, which introduces a framework to manage risks to patients in a controlled manner. The Action Plan includes specific instruction on data management, including a commitment to transparency on how AI technologies interact with people, ongoing performance monitoring, and updates to the FDA on any changes made to the software as a medical device. Manufacturers of medical devices can expect the FDA to play a vital role in the regulation of AI in certain medical devices and drug discovery.
Conclusion
The legislative and regulatory environment governing AI in the U.S. is actively evolving, with the regulation of the healthcare industry emerging as a key priority for regulators across the federal government. Although the implementation and development of AI into healthcare activities may provide significant benefits, organizations must recognize and mitigate privacy, discrimination, and other risks associated with its use. AI developers are calling for the regulation of AI to reduce existential risks and prevent significant global harm, which may help create clearer standards and expectations for AI developers and developers navigating the resources coming from federal agencies. By prioritizing the development and deployment of safe and trustworthy AI systems, as well as following federal guidance and standards for privacy and security, the healthcare industry can harness the power of AI to ethically and responsibly improve patient care, outcomes, and overall well-being.
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In Cina e Asia – Quasi ultimato primo porto a gestione cinese del Sud America
Quasi ultimato primo porto a gestione cinese del Sud America
Cina, Russia primo fornitore di petrolio greggio nel 2023
Giamaica, Wang Yi conclude il tour inaugurale
Cina, 13 morti nell'incendio di un istituto privato
Cina, un laboratorio di ricerca simula attacchi contro portaerei americane con l'ausilio di armi spaziali
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GUATEMALA. Sconfitta la tattica golpista, Arévalo si prepara a combattere la corruzione
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di Tiziano Ferri
Paine Esteri, 16 gennaio 2024. Alla fine ha giurato. Bernardo Arévalo, presidente eletto del Guatemala, evita, per il momento, il prolungato tentativo di golpe architettato contro di lui. E
contro la democrazia guatemalteca. Nel paese si sta consumando, come negli ultimi anni in altri stati latinoamericani, un episodio di lawfare, cioè l’utilizzo del potere giudiziario per sovvertire il risultato del voto. A volte succede quando il
governo è in carica, come in Brasile con Dilma Rousseff, altre volte a ridosso del giuramento presidenziale, come capitato in Honduras con Xiomara Castro.
Nel caso di Arévalo, i problemi iniziano da prima della sua elezione, quando il suo movimento Semilla (sinistra) è privato della personalità giuridica con l’accusa di firme false per la propria registrazione. L’accusa della procura arriva
all’indomani del primo turno delle presidenziali (25 giugno 2023), quando il candidato anti-corruzione, dato dai sondaggi all’ottavo posto, arriva inaspettatamente secondo. Seguono denunce, riconteggio dei voti, occupazione di uffici elettorali da parte della polizia, un processo che alla fine conferma il risultato del primo turno, e quindi il ballottaggio del 20 agosto per
Arévalo. Al secondo turno il candidato del movimento Semilla vince con il 61%, con la sconfitta Sandra Torres (già primera dama dal 2008 al 2011) che non riconosce il risultato. Il conflitto tra procura, tribunale supremo elettorale e corte costituzionale, per non riconoscere la legittimità del presidente e del suo
partito, continua per tutti i mesi che separano l’elezione di Arévalo dal giorno del giuramento, fissato per il 14 gennaio. Da un lato, dei parlamentari corrotti contrari a lasciare il potere, sostenuti da parte della magistratura, dall’altro gli
organi di controllo elettorale, la pressione internazionale e le manifestazioni di piazza (animate dai popoli nativi) per il rispetto della volontà popolare.
La tattica golpista, una volta riconosciuta dal tribunale supremo l’elezione di Arévalo, punta a far decadere i congressisti eletti nel movimento Semilla, così impossibilitati a ricevere il giuramento del nuovo presidente.
La convulsa giornata di ieri parte da qui. Il presidente eletto ha già denunciato il tentativo di golpe dal settembre scorso, perciò sa che il giorno
dell’insediamento non scorrerà via liscio. La cerimonia è prevista per il mattino, con presidenti di altri paesi latinoamericani invitati, consapevoli di ciò che sta succedendo. Mentre la piazza dinanzi al congresso si riempie di manifestanti accorsi per festeggiare, gli oppositori all’interno mettono le catene alle porte
per sequestrare gli eletti del movimento Semilla.
Arévalo fa sapere che il giuramento è rimandato alle 16, e chiede ai cittadini di mantenere la calma, cosciente che eventuali disordini di piazza possono favorire chi lavora per il caos istituzionale. Il tempo passa, la situazione non si sblocca, e la protesta cresce, davanti alla polizia in assetto antisommossa. Boric, Petro, Castro, e gli
altri mandatari invitati alla cerimonia chiedono che la democrazia e la volontà popolare espressa col voto siano rispettate, emettendo un comunicato firmato anche dal segretario dell’Organizzazione degli stati americani (Oea) e dall’alto rappresentante dell’Unione europea, Josep Borrell. Col sole già tramontato da
ore, in diretta dal teatro del centro culturale Miguel Ángel Asturias, appare sui maxischermi il giuramento di Bernardo Arévalo (e della vicepresidente Karin Herrera) nelle mani del nuovo presidente del congresso, l’esponente di Semilla Samuel Pérez. Migliaia di persone, in piazza a Città del Guatemala, possono
festeggiare con balli e fuochi d’artificio, al termine di una giornata impegnativa.
Il governo che Arévalo si appresta a presiedere includerà diverse tendenze politiche, poiché gli eletti di Semilla non hanno la maggioranza al congresso, necessaria per l’approvazione delle leggi. La compattezza della coalizione
governativa è solo uno dei problemi del nuovo corso: funzionari, politici e magistrati ostili si batteranno per mantenere privilegi e corruzione, come si è visto negli ultimi mesi. Ormai giunte le 5 del mattino, Arévalo è andato in piazza per ringraziare i capi ancestrali, protagonisti di una resistenza di 106 giorni in difesa della democrazia. Dovrà ricambiare con una politica di vero cambiamento, se vuole mantenerne l’appoggio, e provare a portare a termine
un mandato pieno di insidie.
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STATI UNITI-GAZA-RUSSIA. Seymour Hersh: I costi politici delle guerre di Biden
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di Seymour Hersh*
(traduzione di Federica Riccardi)
(foto di archivio dell’ambasciata Usa a Tel Aviv)
Pagine Esteri, 22 gennaio 2024 – Donald Trump ha vinto alla grande in Iowa questa settimana, come chiunque abbia un briciolo di buon senso sapeva che sarebbe accaduto, nonostante i giorni di disonesti e noiosi “wishful thinking” di CNN e MSNBC, e di alcuni organi di stampa, sulla possibilità di un’impennata di Haley in Iowa che si sarebbe potuta trasferire in New Hampshire. Ma non se ne parla.
Il candidato repubblicano sarà Donald Trump, a meno che non venga fermato dai tribunali, e a questo punto le probabilità sono che egli, se non imbrigliato, si aggiudicherà la vittoria a novembre e potrebbe portare con sé la Camera e il Senato. La risposta dei Democratici, con poche eccezioni, è stata quella di entrare in uno stato di negazione. Nel mio mondo di Washington, il disastro incombente viene messo da parte dai democratici fedeli che insistono sul fatto che Biden ha già battuto Trump una volta e può farlo di nuovo. Chi si lamenta, o nota con dovere, la mancanza di vitalità politica della vicepresidente Kamala Harris si sente dire che è razzista o misogino.
I risultati iniziali di Biden – leggi che hanno migliorato la vita quotidiana di milioni di americani in condizioni di disperato bisogno – sono stati cancellati da una serie di errori di politica estera che derivano dall’ignoranza e dalla viscerale russofobia che ha fatto sì che lui e i suoi assistenti di politica estera si rifiutassero di assicurare al Presidente russo Vladimir Putin, prima che premesse il grilletto, che gli Stati Uniti non avrebbero mai sostenuto l’ingresso dell’Ucraina nella NATO. Questo sarebbe stato sufficiente, con un’elaborazione più completa, per impedire al sovrano russo di lanciare una guerra tutt’altro che necessaria.
Lo scorso novembre, un’analisi condotta da Michael von der Schulenburg, funzionario delle Nazioni Unite in pensione, Hajo Funke, politologo, e dal generale Harald Kujat, il più alto ufficiale tedesco della Bundeswehr e della NATO prima del suo pensionamento, ha concluso che una soluzione della guerra era possibile nel marzo 2022, un mese dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Il documento, i cui risultati sono stati ampiamente riportati in Europa ma non negli Stati Uniti, ha affermato che i colloqui sono stati sabotati dalle obiezioni della NATO, dell’amministrazione Biden e del governo britannico, allora guidato dal primo ministro Boris Johnson.
Ciononostante, sono ancora in corso colloqui di pace segreti tra i principali generali di Russia e Ucraina, con un accordo sullo scambio di prigionieri in procinto di essere raggiunto. Il rilascio di prigionieri di guerra americani da parte del Vietnam del Nord è stato il fattore chiave per la fine della guerra. Non è chiaro quale sia la posizione dell’amministrazione Biden su questo accordo. Non si sa nemmeno se il Presidente ucraino Volodymyr Zelensky sia in qualche modo coinvolto nei colloqui. A questo punto sembra improbabile.
Il sostegno di Biden a Israele e alla sua risposta selvaggiamente sproporzionata – i pesanti bombardamenti che continuano tuttora – agli orrori del raid di Hamas del 7 ottobre è ufficiale: “Vi copriamo le spalle”, ha detto al Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu, riferendosi alle bombe e alle altre armi che continuano ad affluire in Israele, recentemente senza l’approvazione del Congresso, come previsto dalla legge. Il Presidente parla di un cessate il fuoco, ma non ha fatto alcuna richiesta specifica a Tel Aviv. Milioni di persone in tutto il mondo, tra cui migliaia di persone in America, hanno protestato contro il sostegno dell’America alla guerra di Israele, ma il Presidente non si è fermato. La migliore difesa che riesce a trovare è sostenere di aver effettivamente sollevato la questione del cessate il fuoco con gli israeliani.
L’espressione più chiara della visione di Biden sulle responsabilità americane dopo il 7 ottobre si è avuta in un discorso televisivo pronunciato il 19 ottobre, dopo la sua seconda, brevissima visita a Tel Aviv, quando lui e il Segretario di Stato Antony Blinken hanno partecipato a una riunione sulla sicurezza nazionale israeliana. Era un momento in cui la ferocia dei bombardamenti israeliani sulle case e sugli edifici di Gaza City, con le loro migliaia di vittime civili, aveva appena iniziato a sollevare interrogativi. Israele stava chiaramente rispondendo all’attacco di Hamas prendendo di mira tutto ciò che si trovasse a Gaza.
“So che abbiamo delle divisioni in casa”, ha detto Biden. “Dobbiamo superarle. Non possiamo permettere che unaa politica meschina, partigiana e rabbiosa intralci le nostre responsabilità di grande nazione. Non possiamo e non vogliamo lasciare che terroristi come Hamas e tiranni come Putin vincano. Mi rifiuto di permettere che ciò accada”. Ha chiesto al Congresso uno stanziamento di 100 miliardi di dollari per gli aiuti all’estero, che includa finanziamenti sia per Israele che per l’Ucraina.
Nelle ultime due settimane Biden ha deciso di ordinare alla Marina statunitense di attaccare gli Houthi dello Yemen, che da settimane lanciano missili nel tentativo di costringere alcune delle maggiori compagnie di navigazione del mondo a evitare la scorciatoia di dieci giorni tra l’Occidente e l’Estremo Oriente, non rischiando più di navigare attraverso il Mar Rosso e il Canale di Suez. I missili non si fermeranno, dicono gli Houthi, fino a quando Israele non porrà fine ai suoi bombardamenti e non consentirà il flusso di cibo, acqua, medicinali e altri aiuti salvavita ai terrorizzati civili di Gaza. Al momento in cui scriviamo, ci sono state tre serie di attacchi, via mare e via aria, da parte di navi e aerei americani e britannici. Gli Houthi, sciiti rivoluzionari i cui lanciamissili sono mobili e possono essere facilmente nascosti, sono ancora in azione. Il New York Times ha riferito questa settimana che il proseguimento della campagna degli Houthi “ha reso evidente quanto possa essere difficile eliminare la minaccia per la navigazione nel Mar Rosso e nelle sue vicinanze”.
Gli strateghi del Pentagono avrebbero fatto bene a consultare i sauditi prima di bombardare lo Yemen. Come scrive Bernard Haykel, professore di studi sul Medio Oriente a Princeton, in un saggio del 2021, i sauditi consideravano “un po’ erroneamente” gli Houthi come una pura “proxi force” iraniana, simile a Hezbollah, la milizia sciita che oggi svolge un ruolo politico di primo piano in Libano e che è ancora vista da Israele come una minaccia importante. “Gli Houthi sono effettivamente stretti alleati dell’Iran, ma hanno un’ideologia decisamente più radicale di trasformazione della società. . . . In effetti, il programma rivoluzionario degli Houthi può essere paragonato a quello dei Vietcong”.
I Viet Cong? Haykel invoca i guerriglieri che hanno affrontato con successo gli Stati Uniti, con molti aiuti da parte del Vietnam del Nord, dopo oltre un decennio di brutali combattimenti che sono costati all’America 58.000 caduti e la morte di 1,6 milioni di soldati vietnamiti, 260.000 soldati cambogiani e 2 milioni di civili nella regione.
In una guerra iniziata nel 2015 dall’allora ministro della Difesa Mohammed bin Salman, oggi principe ereditario, e caratterizzata da incessanti bombardamenti sauditi su obiettivi Houthi, i sauditi hanno avuto bisogno di ben sette anni prima di rassegnarsi e cercare un accordo con gli Houthi. L’America è stata un alleato saudita fondamentale in quella guerra, fornendo intelligence, armi e rifornimento aereo per i jet da combattimento sauditi. Un fattore importante per l’accordo è stata la continua capacità degli Houthi, nonostante il costante bombardamento saudita, di lanciare missili che hanno colpito obiettivi chiave, molti dei quali legati alla produzione di petrolio, nell’Arabia Saudita orientale.
Gli strateghi americani di oggi dispongono di molti più strumenti e intelligence di quelli disponibili all’apice della guerra del Vietnam, ma i primi giorni di conflitto nel Mar Rosso hanno replicato l’esperienza dei sauditi. L’America e la Gran Bretagna attaccano gli obiettivi con missili e razzi calibrati con precisione, ma tutto ciò non serve a ridurre la capacità di attacco degli Houthi: il fenomeno Viet Cong.
Due punti sembrano chiari, anche in questa fase iniziale della nuova guerra di Biden: non ci sarà un’invasione di terra americana nello Yemen e nessuno alla Casa Bianca di Biden può essere sicuro di quali risultati otterrà l’attacco agli Houthi. Le principali compagnie di navigazione del mondo potrebbero decidere di evitare il rischio di un colpo diretto fatale, per quanto improbabile, e investire nei dieci giorni e nel carburante extra per evitare la scorciatoia del Mar Rosso. I costi, soprattutto in termini di prezzo a cascata sulla benzina qui in America, sono difficili da prevedere, ma qualsiasi balzo significativo di tale prezzo sarebbe un altro chiodo nella bara politica di Biden.
La settimana scorsa ho sollevato la questione delle possibilità politiche di Biden con un petroliere veterano, un vecchio amico che mi ha detto: “Non bisogna mai sottovalutare gli Houthi. Non temono la mancanza di rispetto”.
Quindi, cosa si può presumere con certezza che il Presidente sapesse della storia degli Houthi, immuni alle minacce e alle bombe, mentre approvava quella che potrebbe essere una guerra difficile e forse intrattabile con una setta religiosa fanatica? La risposta probabile è: non molto.
Il Presidente si rende conto che gli attacchi guidati dagli americani contro gli Houthi, anche se avranno successo, non cancelleranno il danno politico che sta subendo per il suo continuo sostegno a una guerra persa in Ucraina? Anche questo sembra improbabile. E ancora più significativa è la domanda se non si renda conto del costo, soprattutto in termini del voto dei giovani, della sua riluttanza a smettere di fornire armi a Israele e a chiedere un cessate il fuoco a Netanyahu, che ha proclamato che Israele continuerà la guerra finché tutti gli elementi di Hamas non saranno distrutti? Netanyahu è sostenuto in questa sua ostinata posizione dalla maggioranza della popolazione in Israele.
Biden può ritenere che la sua capacità di mantenere la rotta sia essenziale per vincere un secondo mandato, ma ci sono molte persone, molto coinvolte nella raccolta di fondi ad alto livello per i Democratici, che non sono d’accordo. Questi addetti ai lavori sanno che l’ex Presidente Barack Obama, che non ammetterà mai pubblicamente la portata della sua insoddisfazione, teme che le possibilità di vincere la corsa contro Trump stiano diminuendo a meno che non ci sia un cambiamento di strategia, a cominciare dal convincere Biden a rinunciare al controllo delle finanze della campagna. Questo è visto come un primo passo per prenderne il controllo – e forse convincere il presidente in carica a farsi da parte. Pagine Esteri
Link originale:
seymourhersh.substack.com/p/th…
*E’ un famoso giornalista investigativo americano, autore di 11 libri. Ha ottenuto il riconoscimento nel 1969 per aver denunciato il massacro di civili inermi a My Lai e il suo insabbiamento da parte degli Stati uniti durante la guerra del Vietnam. Per quella rivelazione ha ricevuto nel 1970 il Premio Pulitzer. Nel 2004, ha dettagliato torture e abusi compiuti dai militari Usa sui prigionieri ad Abu Ghraib in Iraq. Nel 2013 Hersh rivelò che le forze ribelli siriane, piuttosto che il governo, avevano attaccato i civili con gas sarin a Ghouta. Nel 2015 ha dato un resoconto alternativo del raid statunitense in Pakistan che uccise Osama bin Laden.
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L'Alleanza dei porti europei contro il traffico di cocaina
Di porti italiani e delle infiltrazioni della ciminalità avevamo parlato qui => noblogo.org/cooperazione-inter… .
Evidentemente non si tratta di un allarme solo nazionale, se - come racconta un articolo apparso sul sito Euractiv (in inglese, qui => euractiv.com/section/justice-h…) -, Il ministro dell'Interno belga Annelies Verlinden ha chiesto ai porti marittimi dell'UE di unirsi per combattere le tattiche innovative dei trafficanti di droga.
[Il Quartier generale del Porto di Anversa] 👇
L'Alleanza dei porti europei sarà lanciata il 24 gennaio, con l'inaugurazione che avrà luogo ad Anversa, la porta principale per il traffico di cocaina in Europa. Nonostante l’aumento dei controlli, i sequestri di cocaina ad Anversa ogni anno superano i record e la città è spesso colpita dalla violenza legata alle bande che combattono per il lucroso contrabbando. L’obiettivo dell’alleanza è quello di reprimere sia il contrabbando che l’infiltrazione nei porti da parte di reti criminali. È necessario il consenso del settore privato poiché le misure potrebbero avere un impatto sul commercio legale. La partnership mira ad armonizzare le misure di sicurezza, ridurre la capacità delle bande criminali di cercare porti con controlli più permissivi ed evitare che le società commerciali si trasferiscano verso porti con meno burocrazia e ritardi di sicurezza. L’alleanza mira inoltre a scansionare tutti i container provenienti da paesi a rischio, tra cui l’America Latina e l’Africa occidentale. Anche la comunicazione è fondamentale, poiché il Belgio ha avuto successo violando la rete di comunicazione crittografata Sky ECC nel 2021, conseguendo arresti e un processo per traffico di droga.
[Il ministro dell'interno italiano Piantedosi con l'omologa belga VerLinden]👇
Da rilevare che in Belgio la lotta contro il contrabbando (sopratutto di droga) nei porti, segnatamente quello di Anversa, è iniziata sin dallo scorso anno, quando e stato formato un corpo di sicurezza dedicato per combattere la criminalità organizzata nell'area portuale con 61 agenti di sicurezza.
Il nuovo Corpo di Sicurezza Portuale della Polizia Marittima fu lanciato nel maggio dello scorso anno, con un bando per 70 candidati agenti di sicurezza. Più di 400 candidati si erano candidati per le posizioni. Allo stesso tempo, altri 50 agenti di sicurezza della polizia federale sono stati temporaneamente messi a disposizione nel porto per garantire la presenza della polizia, che lavora a fianco delle unità cinofile della polizia federale. L'escalation di violenza aveva evidenziato l'urgente necessità di rafforzare le forze nel secondo porto più grande d'Europa (il più grande è Rotterdam).
[Immagine di reprtorio di un sequestro record di cocaina nel porto di Gioia Tauro]👇
Oltre alla creazione del Corpo di sicurezza portuale, la polizia marittima di Anversa è stata rafforzata in altri modi per un totale di 312 posizioni rispetto alle 100 che contava in precdenza l'Unità.
Un dipartimento investigativo criminale dedicato si occupa di ulteriori indagini per alleggerire la polizia giudiziaria federale di Anversa, mentre sarà istituita una cellula specializzata per la sicurezza marittima. Anche il numero di personale per le squadre di intervento, che operano sia a terra che in acqua – e per i controlli alle frontiere – è in corso di essere «significativamente aumentato nel tempo".
L’austerità fa un’altra vittima: attacco ai consultori l Coniare Rivolta
"Di fronte ad una macelleria sociale meticolosamente programmata per gli anni avvenire e scolpita nella pietra dal nuovo patto di stabilità europeo, un dettaglio rivela con chiarezza l’ipocrisia del mantra della scarsità delle risorse: le spese militari sono e saranno escluse nei prossimi anni dal computo dei limiti della spesa pubblica. Non la sanità, non l’ambiente, non i diritti delle donne, non l’istruzione, non il lavoro, ma le armi."
Piero Bosio
in reply to Informa Pirata • • •Piero Bosio
in reply to Piero Bosio • • •sposadelvento
in reply to Piero Bosio • •Informa Pirata likes this.
Piero Bosio
in reply to sposadelvento • • •Certo, ma certi comportamenti rispettosi della privacy andrebbero incentivati con premi non solo simbolici, premi concreti, fatti di agevolazioni fiscali. Invece si sanziona sempre chi sgarra e non si premia chi rispetta le norme.
Informa Pirata
in reply to Piero Bosio • •@Piero Bosio la privacy è un diritto umano e il suo mancato rispetto DEVE (DEVE, non PUO') essere sanzionato!
Altrimenti dovremmo premiare anche le aziende che non praticano lo schiavismo, quelle che non consentono ai capi di violentare impunemente le dipendenti e quelle che evitano di far morire i dipendenti sul lavoro.
@sposadelvento
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