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Missione Gcap. Tutti gli incontri della delegazione britannica in Italia


Dopo la nascita a dicembre della nuova organizzazione governativa, Italia, Regno Unito e Giappone continuano a lavorare per il Global Combat Air Programme, su cui l’Italia ha impegnato 8,5 miliardi di euro fino al 2037. Il programma per lo sviluppo congiu

Dopo la nascita a dicembre della nuova organizzazione governativa, Italia, Regno Unito e Giappone continuano a lavorare per il Global Combat Air Programme, su cui l’Italia ha impegnato 8,5 miliardi di euro fino al 2037. Il programma per lo sviluppo congiunto di un aereo stealth di sesta generazione è stato al centro dei colloqui di Giorgia Meloni, presidente del Consiglio, con Rishi Sunak, primo ministro britannico, sentito telefonicamente la scorsa settimana, e con Fumio Kishida, primo ministro giapponese, incontrato a Tokyo lunedì. L’obiettivo è definire il Joint Venture Agreement nei prossimi mesi e l’incorporazione della joint venture industriale entro la fine dell’anno.

Inoltre, questi giorni una delegazione della commissione Difesa della Camera dei Comuni, composta da otto parlamentari guidati dal tory Jeremy Quin, è stata a Roma prima e sarà a Napoli poi per continuare a rafforzare i legami con l’Italia nel settore difesa. Nella capitale i deputati provenienti da Londra hanno incontrato Guido Crosetto, ministro della Difesa, Luca Goretti, capo di Stato maggiore dell’Aeronautica, gli omologhi delle commissioni di Camera e Senato (presiedute rispettivamente da Nino Minardo e Stefania Craxi) e i vertici di Leonardo. Nel capoluogo campano, invece, visiteranno domani l’Allied Joint Force Command, comando militare Nato. Prossimamente la delegazione britannica, da cui emerge un convinto sostegno transpartitico all’iniziativa, potrebbe fare tappa a Tokyo per chiudere il triangolo del Global Combat Air Programme.

Colloqui di questo tipo, “nel contesto di una partnership strategica di questa portata, sono fisiologici e opportuni” in quanto “permettono ai decisori politici di approfondire la conoscenza dei partner politici, militari e industriali con cui ci si impegna per tre decenni”, spiega Alessandro Marrone, responsabile del programma Difesa dell’Istituto Affari Internazionali, a Formiche.net. “Parallelamente ai negoziati portati avanti dai ministeri e delle industria, è importante, infatti, capire sul piano politico il livello di impegno reciproco e le capacità degli interlocutori, anche alla luce del fatto che il Global Combat Air Programme è una sorta di scommessa per tre Paesi, comparabili ma diversi e lontani, che si assumono la co-leadership di un’iniziativa simile per la prima volta”, aggiunge l’esperto che ha incontrato la delegazione assieme ad altri ricercatori dello stesso centro di ricerca.

A quanto appreso da Formiche.net, gli incontri si sono svolti in un clima molto positivo e hanno permesso di ribadire la fiducia reciproca sia nel partenariato strategico ribadito dal memorandum d’intesa firmato a Londra ad aprile, sia nello specifico del Global Combat Air Programme.

Uno dei punti sull’agenda dei parlamentari britannici in visita in Italia riguarda il sostegno all’Ucraina, in particolare nel caso in cui Donald Trump dovesse vincere le elezioni presidenziali americane di novembre e insediarsi a gennaio alla Casa Bianca. Per il Regno Unito “la priorità più urgente in materia di sicurezza nazionale e politica estera nel breve-medio termine è affrontare la minaccia posta dalla Russia alla sicurezza europea”, come si legge nella Integrated Review Refresh 2023 pubblicata meno di un anno fa. E gli alleati Nato e i partner dell’Unione europea sono pronti a sostenere Kyiv anche davanti a un diverso approccio americano? Questo l’interrogativo, legato anche all’autonomia strategica europea, al quale a Londra si cercano risposte.


formiche.net/2024/02/gcap-dele…



Scuola, i bimbi scrivono male in corsivo per l’abuso di smartphone, tablet e social


Indagine negli istituti napoletani (ma il fenomeno si presenta in tutta Italia): l’utilizzo eccessivo di strumenti elettronici spinge i più piccoli a privilegiare lo stampatello. I docenti: “Crescono i disturbi dell’attenzione” Per alcuni è una battaglia

Indagine negli istituti napoletani (ma il fenomeno si presenta in tutta Italia): l’utilizzo eccessivo di strumenti elettronici spinge i più piccoli a privilegiare lo stampatello. I docenti: “Crescono i disturbi dell’attenzione”

Per alcuni è una battaglia di retroguardia. Per altri l’indispensabile argine ad una deriva che compromette le capacità cognitive e lo sviluppo del pensiero nei bambini. È l’uso del corsivo nella scrittura.

Corsivo cui i piccoli preferiscono, con sempre maggiore frequenza, i caratteri in stampatello. Complici l’uso dei computer e degli smartphone. Tastiera contro mano libera. Semplicità del gesto contro un’abilità motoria da imparare anche a fatica. «Nella seconda elementare in cui insegno – racconta Monica Scarpa, maestra alla Virgilio di Secondigliano – i bambini quasi esprimono un disagio di fronte al corsivo. La fatica delle forme tondeggianti, della precisione, della grafia comprensibile, li porta a rifiutare il corsivo. “In stampato scrivo meglio” mi dicono».

E quella degli attuali alunni di scuole elementari non è la prima coorte in difficoltà con la scrittura. Il fenomeno dura da anni, i primi maniaci dello stampatello sono già alle superiori: «Ma io non accetto compiti in classe che non siano scritti in corsivo – afferma Veronica Grotta, docente in un liceo del Vomero – e più di una volta sono stata contestata dai ragazzi con l’accusa di “non lasciarli liberi di esprimersi”, fraintendendo, in tutta evidenza, sia il concetto di libertà che di espressione».

Da un po’ il dibattito sulla scrittura e sull’ortografia ha preso piede tra i docenti ed i pedagogisti. La questione è diventata oggetto di ricerche scientifiche. Come quella che nel 2023 è stata pubblicata dai ricercatori dell’università La Sapienza e del Policlinico Umberto I: secondo l’indagine un bambino su cinque nelle scuole elementari ha difficoltà ad usare il corsivo. E nel 21,6 per cento dei casi c’è il rischio concreto di sviluppare un problema di scrittura difficilmente, in seguito, recuperabile.

«Un problema che può trasformarsi in disturbo, come la disgrafia» aggiunge Serena Speranza, insegnante alla Doria di Fuorigrotta. «Se per i piccoli che soffrono di disturbi legati alla coordinazione motoria o alla dislessia l’uso dello stampato al posto del corsivo è una soluzione, per gli altri può addirittura essere il canale attraverso il quale si amplifica un disturbo della scrittura».

«O dell’attenzione – aggiunge Paola Damiano, docente di scuola primaria alla Oberdan del centro di Napoli – I nativi digitali sono abituati alla tastiera. I bambini delle mie classi, ormai da qualche anno, non hanno più la stessa mobilità del polso di un po’ di tempo fa. Per scrivere in corsivo serve muovere mano e polso in un certo modo, reggere la penna correttamente. Spesso non sanno proprio farlo perché, ad esempio, le loro manine non hanno mai “impastato” qualcosa, piuttosto hanno sfogliato pagine digitali su tablet e telefonini. I loro giochi sono, sempre più spesso, dinanzi ad uno schermo, con una tastiera e un joystick». Anche a causa del Covid, aggiunge, «non hanno sviluppato i prerequisiti, come tagliare e incollare, colorare e sviluppare manualità. E si rifugiano nello stampato, più facile, con le sue semplici linee».

La competenza di scrittura, nel senso di impugnatura e movimento della penna, si allontana sempre più ed i piccoli manifestano difficoltà anche nel colorare. Susanna Iannaccone, anche lei docente con master in pedagogia, aggiunge: «La scrittura in corsivo si è dimostrata indispensabile per attivare tutte le zone cerebrali. Come una ginnastica per la mente. Il corsivo sviluppa la cosiddetta motricità fine, l’attenzione, il rispetto dello spazio nel foglio. Favorisce l’orientamento spaziale, nonché l’ordine mentale. Per non parlare di quanto sia importante per una espressione grafica del sé».

«Un sé che invece adesso – afferma Marina Guida, scuola media Foscolo – è affidato quasi esclusivamente alle immagini: su TikTok o Instagram non serve saper scrivere ma saper apparire come i social richiedono. Così anche in terza media si fa fatica ad ottenere una scrittura fluida. Il mio alunno M.M., di 12 anni, quando scrive in corsivo non riesce a tenere il ritmo, né a rispettare gli spazi del foglio. La sua coordinazione oculo-manuale è minima. E non è il solo». Il problema è trasversale alle fasce sociali, si propone nelle scuole di periferia come in quelle del centro. «Secondo la mia esperienza a Poggioreale – afferma Irene Iacobelli, docente della Mastriani – oltre la metà dei bambini e dei ragazzi preferisce lo stampatello. Se usano il corsivo è perché li costringiamo. Le neuroscienze sono state chiare, in proposito: dal non uso del corsivo derivano limitate capacità di pensiero, di ragionamento e di apprendimento».

E persino difficoltà di concentrazione o difficoltà nella sfera degli affetti e delle emozioni. Così in Usa la California e il Michigan hanno reintrodotto per legge, nelle scuole, l’uso del corsivo, dopo averlo considerato per anni “una inutile fatica”.

di Bianca de Fazio, repubblica.it

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INDIA. Il progetto di convertire l’isola di Gran Nicobar in una grande città sterminerà la popolazione locale


Trentanove studiosi internazionali di genocidio hanno scritto al governo indiano per denunciare che il progetto di convertire l’isola di un popolo incontattato in un mega-porto e in una città sterminerà la tribù. L'articolo INDIA. Il progetto di converti

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di Survival International


Pagine Esteri, 7 febbraio 2024. Trentanove studiosi internazionali di genocidio hanno scritto al governo indiano per denunciare che il progetto di convertire l’isola di un popolo incontattato in un mega-porto e in una città sterminerà la tribù.

L’isola di Gran Nicobar, nell’Oceano Indiano, è la casa di circa 300 cacciatori raccoglitori Shompen, di cui due terzi sono incontattati. È una delle tribù più isolate della Terra e vive nelle dense foreste pluviali che occupano l’interno dell’isola.

Il progetto da 9 miliardi di dollari che il governo indiano ha varato per l’isola comprende un porto gigantesco, una nuova città, un aeroporto internazionale, una centrale elettrica, una base di difesa, una zona industriale e l’arrivo di 650.000 coloni – con un aumento della popolazione di circa l’8000%.

“Se il progetto andasse avanti, anche in forma più ridotta, crediamo sarebbe una condanna a morte per gli Shompen, equivalente al crimine internazionale di genocidio” hanno affermato gli esperti, provenienti da istituzioni accademiche di tredici paesi. Tra loro storici, sociologi e l’ex Presidente dell’International Association of Genocide Scholars.

Secondo gli esperti, “il semplice contatto tra gli Shompen – che hanno poche, o nessuna, difese immunitarie verso le malattie infettive importate – e coloro che provengono dall’esterno porterà con certezza a un forte crollo della popolazione. Ne seguirà la morte di massa dell’interno popolo degli Shompen. Il solo modo per evitare la distruzione degli Shompen è abbandonare il progetto.”

Survival International chiede che il progetto sia abbandonato e che i diritti di proprietà territoriale degli Shompen sulle loro terre ancestrali siano riconosciuti. Oltre 7.000 persone hanno scritto al governo indiano per sostenere questo appello.

“Questo è un chiaro avvertimento a cui il governo indiano deve prestare ascolto: procedere con il progetto per Gran Nicobar distruggerà l’isola in cui vivono gli Shompen, causandone il genocidio” ha dichiarato oggi la Direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce.

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La prof.ssa Liora Lazarus e la solita falsa dicotomia tra diritto alla privacy e protezione dei minori


Ah, che pazienza! Con la triste fine di Ashton Kutcher, tocca alla professoressa Liora Lazarus prendersi la briga di sponsorizzare chatcontrol...

Su Euractiv abbiamo letto l’ennesimo attacco contro la privacy dei cittadini europei: Questo articolo sarà pubblicato anche sulla comunità @Privacy Pride A prestare voce ai nemici giurati della riservatezza della corrispondenza, è oggi Liora Lazarus, accademica Sudafricana che insegna stabilmente nel Regno Unito, un dettaglio che rende ancora più interessante la vicenda…

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Ah, che pazienza! Con la triste fine di Ashton Kutcher, tocca alla professoressa Liora Lazarus prendersi la briga di sponsorizzare chatcontrol…

informapirata.it/2024/02/07/la…


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Pirates vote against #ChatControl 1.0 extension


Today, the European Parliament supported a one-year extension of the temporary derogation from the ePrivacy Directive, also known as Chat Control 1.0. The regulation allows for untargeted, general and indiscriminate … http://press.european-pirateparty.eu

Today, the European Parliament supported a one-year extension of the temporary derogation from the ePrivacy Directive, also known as Chat Control 1.0. The regulation allows for untargeted, general and indiscriminate searches of private messages by US big tech companies, aiming to detect suspicious content. Pirate Party Members of the European Parliament have long advocated and campaigned against this error-prone and arbitrary technology, which represents the end of the privacy of digital correspondence and fails to provide effective solutions against grooming.

Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the German Pirate Party, comments:

“After Pirates have successfully defused the #ChatControl 2.0 mass surveillance fantasies of Commissioner Ylva Johansson, this extension of untargeted, general and indiscriminate chat control is the admission of failure to protect children better and in line with our fundamental rights. Instead of taking up the EU Parliament’s new approach for more effective and court-proof child protection without mass surveillance, Johansson is incorrigibly insisting in the destruction of digital privacy of correspondence, playing for time and hoping to manipulate critical EU states into agreeing by running infamous campaigns and spreading misinformation. The extension of indiscriminate and general #ChatControl 1.0, no matter by how long, will only be the first precedent and indiscriminate searches in our personal messages and photos by US Big Tech will de facto become the permanent solution.”

Marcel Kolaja, Member and Quaestor of the European Parliament for the Czech Pirate Party, comments:

“Most of us are probably no longer under any illusions about how tech giants approach user privacy. That’s why I find it completely irresponsible that they have a tool in their hands that allows them to look into everyone’s private messages. We have laws that guarantee privacy for a reason. And to exempt those who have historically been the least responsible with our personal data is ridiculous. Of course, we need to protect children, who are being targeted by predators on the Internet. However, in all the time that some Internet services have been snooping in people’s private communication, we have seen no convincing evidence that it has actually helped to successfully protect children. Instead, this dogged effort at blanket snooping is blocking steps that could actually help. That is why we should unequivocally reject chat control, both now as a voluntary tool and later as a compulsory one, and finally take real action to help children.”

Today’s plenary vote had been requested by the Pirate’s group Greens/EFA. Negotiations on the extension are to be concluded next week in a fast-track procedure. Breyer is suing Meta in court to stop the scanning.

In the meantime, the Belgian Council Presidency intends to pursue the proposal to make chat control scanning mandatory for all providers, even services that are so far securely end-to-end encrypted (Chat Control 2.0). EU interior ministers are to discuss the Council’s position on 5 March.


patrick-breyer.de/en/pirates-v…



New EU plans against child abuse inadequate


The EU Commission yesterday presented a proposal to update criminal law provisions on the sexual abuse and sexual exploitation of children. Pirate Party Member of the European Parliament Patrick Breyer … https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail

The EU Commission yesterday presented a proposal to update criminal law provisions on the sexual abuse and sexual exploitation of children. Pirate Party Member of the European Parliament Patrick Breyer comments:

“The proposals fall far short of truly protecting children better. Apart from sensible proposals, the Commission is riding on a wave of criminalisation and tougher penalties, without any proof of effectiveness. Following controversial German legislation, encrypted messenger services, anonymous forums or encrypted file hosting services are being exposed to the risk of criminalisation and closure for ‘facilitating or promoting criminal offences’ (Article 8).

A dangerous gap in the proposal is the often amateurish and under-equipped prosecution of child sexual abuse. We need EU-wide standards and guidelines for criminal investigations into child abuse offences, including the identification of victims and the necessary technical means. We need to collect statistics on how long investigations take and how successful they are in order to improve. Law enforcement should be obliged to report criminal material for removal instead of – as in the Boystown case – simply watching it spread.

The proposal also contains far too little to better prevention of child sexual abuse. We need a systematic scientific evaluation and implementation of multidisciplinary prevention programmes. The EU needs to play a key role in facilitating exchange between researchers and practitioners, in the evaluation, implementation and assessment of the best prevention approaches. It is ridiculous that the draft proposes a mere database for this purpose.”


patrick-breyer.de/en/new-eu-pl…



La prof.ssa Liora Lazarus e la solita falsa dicotomia tra diritto alla privacy e protezione dei minori

Su Euractiv abbiamo letto l'ennesimo attacco contro la privacy dei cittadini europei:

euractiv.com/section/law-enfor…

A prestare voce ai nemici giurati della riservatezza della corrispondenza, è oggi Liora Lazarus, accademica Sudafricana che insegna stabilmente nel Regno Unito, un dettaglio che rende ancora più interessante la vicenda, perché non è affatto insolito che a battersi contro la crittografia e a favore della sorveglianza siano sempre i soliti paesi extra europei.

In ogni caso, secondo la giurista, l'impegno dell'UE per il diritto alla privacy "minaccia un altro diritto fondamentale: quello dei bambini ad essere protetti dagli abusi sessuali online". Sostiene Lazarus che

"Sfortunatamente, il dibattito europeo è stato dominato da una visione monoscopica del diritto alla privacy e alla protezione dei dati che non è riuscita a confrontarsi adeguatamente con i doveri compensativi che gli Stati hanno nei confronti dei bambini."

Parole che sembrano riecheggiare quelle pronunciate spesso dal Garante italiano per l'Infanzia, Carla Garlatti, la quale tuttavia a dire il vero è molto più chiara:

Giornalista: quando cominciamo a sentire Matthew Green, docente di crittografia alla John Hopkins che parla della più sofisticata macchina da sorveglianza mai impiegata al di fuori della Cina e dell'Unione Sovietica, Lei comunque dice "è prioritaria la situazione sicurezza dei minori"
Carla Garlatti: glu... sicuramenteee...

La Lazarus prosegue con le solite argomentazioni che abbiamo imparato a conoscere dagli interventi della commissaria Ylva Johansson, già al centro di uno scandalo scaturito da inchieste giornalistiche dalle quali emergono rapporti inopportuni tra le lobby della sorveglianza e il suo ufficio e dei vertici di Europol che, per la stessa ammissione dei suoi funzionari, mira alla sorveglianza di massa ben oltre la questione degli abusi sui minori oltre ad avere intrattenuto con la stessa lobby di Thorn, dei rapporti che ora sono finiti sotto la lente del Mediatore Europeo.

In conclusione Liora Lazarus afferma che:

"Se l’enfasi sul diritto alla privacy alla fine ostacola gli sforzi di uno Stato per prevenire e indagare efficacemente sui crimini, allora l’equilibrio dei diritti deve essere rinegoziato per garantire che siano rispettati i diritti dei bambini alla essere protetti."

Ora non voglio perdere tempo a smontare (c'è già chi l'ha fatto) ognuna delle fallacie sollevate in questo nuovo contributo di cui non si sentiva il bisogno, ma che ha trovato comunque spazio su una delle testate online più importanti d'Europa. Ci auguriamo che le porti la stessa sfortuna che ha toccato Ashton Kutcher che in passato (prima che la sua reputazione venisse polverizzata dalla sua predisposizione a difendere l'indifendibile) si era occupato di perorare su Euractiv la causa di #chatcontrol.

Vorrei solo sottolineare qualche concetto per dare la giusta prospettiva alla vicenda:

- Gli abusi su minore si combattono eliminando le situazioni di degrado sociale ed economico delle famiglie, non intercettando TUTTA la popolazione
- Infatti, l'Unione Europea, ch è uno dei luoghi in cui il degrado è stato combattuto meglio e sconfitto quasi ovunque, è il luogo del mondo in cui si verificano meno abusi su minore
- L'unico modo per monitorare la presenza di contenuti legati ad abusi su minore nella messaggistica on line è utilizzare strumenti di monitoraggio delle conversazioni di tutti i cittadini
- Per quanto temporaneamente limitati nell'impatto, questi strumenti possono facilmente essere usati per individuare altri contenuti (evasione fiscale, contrabbando, ma anche il semplice dissenso)
- Questa situazione di potenziale sorveglianza porta a un clima di sfiducia e diffidenza dei cittadini, il quale costituisce uno dei pericoli più gravi per una società libera e una delle cause che trasforma le società libere in stati di polizia
- Dato che l'impatto del problema (gli abusi su minore) è quantitativamente irrilevante, mentre i rischi di una normativa così indiscriminata e massiva sono altissimi, non può esserci alcuna tolleranza verso i tentativi della Commissione Europea di aprire alla sorveglianza di massa!

Qui l'articolo di Liora Lazarus, pubblicato su Euractiv

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Droni, cyber e capitale umano. Pontecorvo racconta la collaborazione con Riad


Grazie alla strategia Vision 2030, il programma strategico promosso da Riad per ridurre la sua dipendenza dal petrolio e diversificare la propria economia, l’Arabia Saudita sta diventando un attore di primo piano per quanto riguarda le collaborazioni indu

Grazie alla strategia Vision 2030, il programma strategico promosso da Riad per ridurre la sua dipendenza dal petrolio e diversificare la propria economia, l’Arabia Saudita sta diventando un attore di primo piano per quanto riguarda le collaborazioni industriali internazionali. Al recente World Defence Show di Riad, l’Italia ha partecipato con le sue eccellenze industriali dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza tra cui il campione nazionale Leonardo, che ha siglato un memorandum of understanding con ministero degli Investimenti e l’Autorità generale per l’industria militare dell’Arabia Saudita per sviluppare e valutare una serie di investimenti e opportunità di collaborazione nei settori dell’aerospazio e della difesa. Airpress ne ha parlato con il presidente di Leonardo, l’ambasciatore Stefano Pontecorvo, di ritorno dal Paese arabo.

Presidente, qual è il significato strategico dell’accordo siglato da Leonardo con le autorità di Riad, e quali sono le principali aree di cooperazione identificate?

Partiamo da un dato. Leonardo è presente in Arabia Saudita dagli anni Sessanta. E se oggi abbiamo firmato questo memorandum of understandig vuol dire che la nostra tecnologia è apprezzata. Ne consegue che la firma rappresenta non solo un’importante opportunità per consolidare la cooperazione sulla difesa, ma anche una piattaforma per sviluppare congiuntamente nuove tecnologie, attraverso l’esperienza e le capacità delle parti. Noti bene un particolare. Sto parlando di “piattaforma”. Infatti, il Mou è ad ampio spettro. Prevede collaborazioni in settori diversi. Si va – a titolo d’esempio – dallo spazio alla manutenzione/riparazione/revisione per aerostrutture; dalla localizzazione per sistemi di guerra elettronica, radar fino ad arrivare all’assemblaggio di elicotteri.

Come ha ricordato Lorenzo Mariani, l’accordo ci permetterà di fare una valutazione approfondita riguardo nuove opportunità di collaborazione in diversi settori. Lavoreremo insieme per studiare come rafforzare la nostra partnership con soluzioni ad alta tecnologia e capacità localizzate in campo R&D, industriale e dei servizi. Per decenni Leonardo ha fornito al Paese piattaforme, sistemi, tecnologie e servizi, dal trasporto aereo, al supporto all’industria energetica, agli elicotteri, fino a sistemi elettronici e sensori, a cui si aggiungono sistemi per la difesa marittima e cyber, oltre a un contributo chiave nel campo della difesa aerea.

Riad è coinvolta nelle attività basate sulla sua Vision 2030, il programma strategico per diversificare la propria economia che vede tra i suoi pilastri principali l’aumento degni investimenti nel settore dell’aerospazio e della difesa. Quali potrebbero essere le opportunità per il nostro sistema-Paese nel complesso derivanti dalla collaborazione con l’Arabia Saudita?

Credo che il Mou potrà contribuire significativamente alla Vision 2030 dell’Arabia Saudita finalizzata all’implementazione di riforme senza precedenti nel settore pubblico, alla diversificazione dell’economia, per consentire a cittadini e imprese di raggiungere pienamente il loro potenziale e creare opportunità di crescita innovative. In più, credo possa offrire un contributo reale su aree specifiche, sia nel settore del combattimento aereo, che in quello dell’integrazione multi-dominio, campi dove Leonardo sta sviluppando tecnologie di nuova generazione e implementando una serie di progetti dimostrativi abilitanti. Queste potrebbero includere sistemi a pilotaggio remoto, sensori integrati, tecnologie digitali, processi di industrializzazione e sviluppo del capitale umano. Ma c’è di più: nel Mou c’è scritto che le autorità saudite e Leonardo si impegnano ad esplorare opportunità per la supply chain locale in Arabia Saudita e, più in generale, per il ruolo di Leonardo nella regione e nella catena del valore globale.

In che modo questa collaborazione si allinea con la strategia internazionale di Leonardo e quali sono le prospettive di ulteriori collaborazioni simili?

In maniera totale. Vede, aziende come Leonardo immaginano il futuro. Creano, cioè, tecnologie che verranno utilizzate nei prossimi anni. È per queste ragioni che ripeto le parole di Amartya Sen: “La ricchezza di un Paese non si misura soltanto con il Pil”. La conoscenza tecnologica, in un’era informatica come l’attuale, fa la differenza. La conoscenza digitale si misura con la capacità computazionale installata sul territorio. Per l’Italia è 317 petaflop di potenza di calcolo a servizio della ricerca e dell’alta tecnologia. Cosa vuol dire? Che nel nostro Paese è possibile fare 317 milioni di miliardi di operazioni al secondo. Un milione di miliardi è un “uno” seguito da 15 “zero”. Un risultato a cui partecipa Leonardo. Credo che siano stati anche questi indiscutibili successi tecnologici che abbiano spinto l’Arabia Saudita a consolidare la collaborazione con la nostra azienda.

Guardando al prossimo futuro, quali sono i passi che Leonardo intende compiere per consolidare e sviluppare ulteriormente questa partnership con l’Arabia Saudita?

Oltre ai programmi e i progetti che ho già illustrato, le posso anticipare che nella tarda primavera si sta ragionando di organizzare una Giornata della Difesa italo-saudita, proprio per dare seguito a tutte le iniziative in corso fra i due Paesi.


formiche.net/2024/02/leonardo-…



GAZA. Hamas propone una tregua in 3 fasi di 135 giorni. Attesa per la risposta di Israele


Secondo il testo pubblicato dai media locali, la controproposta di Hamas prevede fasi di tregua della durata di 45 giorni ciascuna. Gli ostaggi israeliani saranno scambiati con prigionieri politici palestinesi. Israele, affermano gli analisti, non accette

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della redazione

Pagine Esteri, 7 febbraio 2024 – Hamas ha proposto un piano di cessate il fuoco per far tacere le armi a Gaza per quattro mesi e mezzo, durante i quali tutti gli ostaggi israeliani saranno liberati, Israele ritirerà le sue truppe e sarà raggiunto un accordo sulla fine della guerra.

La proposta del movimento islamico – in risposta a un’offerta inviata la settimana scorsa dai mediatori del Qatar e dell’Egitto – rappresenta la più grande spinta diplomatica mai vista finora per una lunga sospensione dei combattimenti, ed è stata accolta con speranza nella Striscia di Gaza. Tuttavia Israele anche nei giorni scorsi ha affermato che non ritirerà le sue truppe da Gaza finché Hamas non sarà spazzato via. Un funzionario governativo intervistato dalla tv Canale 13 ha descritto alcuni dei punti della risposta del movimento islamico come “totalmente inaccettabili”.

Secondo il testo della proposta pubblicato dai media locali, la controproposta di Hamas prevede tre fasi di tregua, della durata di 45 giorni ciascuna. Gli ostaggi israeliani catturati il ​​7 ottobre saranno scambiati con prigionieri palestinesi. Hamas chiede l’inizio della ricostruzione di Gaza e il ritiro completo delle forze israeliane. Hamas ha ammorbidito alcune delle sue richieste iniziali. La controproposta infatti non richiede più la garanzia di un cessate il fuoco permanente sin all’inizio dell’accordo. Stabilisce solo che la fine della guerra dovrà essere concordata durante la tregua e in anticipo sulla liberazione degli ultimi ostaggi.

Secondo il documento, durante la prima fase di 45 giorni, tutte le donne israeliane in ostaggio, i giovani sotto i 19 anni, gli anziani e i malati verrebbero rilasciati, in cambio della scarcerazione delle donne e dei minori palestinesi dalle prigioni israeliane. Durante la prima fase, Israele ritirerà le sue truppe dalle aree popolate di Gaza. L’attuazione della seconda fase non inizierà finché le parti non concluderanno “colloqui indiretti sui requisiti necessari per porre fine alle reciproche operazioni militari e tornare alla completa calma”. Quindi si procederà al rilascio dei rimanenti ostaggi maschi e al ritiro delle forze israeliane fuori dai confini di tutta la Striscia di Gaza”. I corpi degli israeliani morti verrebbero scambiati durante la terza fase. La tregua dovrà portare anche all’aumento del flusso di cibo e altri aiuti ai civili disperati di Gaza, che stanno affrontando la fame e la grave carenza di forniture di base.

A Gaza molti palestinesi guardano con più fiducia alla possibilità che quattro mesi dopo l’attacco di Hamas in Israele (1200 israeliani morti, 250 presi in ostaggio) e la successiva devastante offensiva militare israeliana (circa 27mila uccisi, al 70% donne e bambini, quasi 70mila feriti e migliaia di dispersi), la guerra possa finalmente terminare. Tuttavia pochi credono che le parti siano davvero vicine ad un accordo.

Il segretario di Stato americano Antony Blinken è giunto la scorsa notte in Israele per discutere la controproposta di Hamas con il primo ministro Benyamin Netanyahu. Washington, almeno a parole, vede nell’accordo sugli ostaggi e sulla tregua l’inizio di una più ampia risoluzione del conflitto in Medio Oriente che porterà alla normalizzazione tra Israele e i paesi arabi e alla creazione di uno Stato palestinese. Ma Netanyahu, la destra al potere e la maggioranza della popolazione israeliana rifiutano categoricamente l’indipendenza palestinese. Pagine Esteri

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Oggi #7febbraio è la Giornata contro il #bullismo e il #cyberbullismo, introdotta nel 2017 dal Ministero dell’Istruzione per sensibilizzare su questa piaga sociale e per riflettere sugli strumenti utili a contrastarla in tutte le sue forme.



In Cina e Asia – Cina-Usa, agli economic talks "segnali positivi” per riprendere la cooperazione


In Cina e Asia – Cina-Usa, agli economic talks taiwan usa
Cina-Usa, agli economic talks “segnali positivi” per riprendere la cooperazione
Scambio Cina-Norvegia, al centro la questione palestinese
In Cina crollano i titoli di stato mentre gli investitori stranieri virano in India
I Paesi Bassi accusano pubblicamente la Cina di spionaggio
Chip war, in arrivo microchip a 5nm "made in China"

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Weekly Chronicles #63


Nietzsche, scomuniche libertarie e phishing.

Questo è il numero #63 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era dell’Informazione e come sopravvivere: tecnologia, sorveglianza di massa, privacy, sicurezza dei dati e molto altro.

Nelle Cronache della settimana:

  • VisionPro di Apple è sul mercato: che ne direbbe Nietzsche?
  • Binance: un nuovo data leak

Nelle Lettere Libertarie:

  • Hoppe, Israele e la scomunica di Walter Block

Rubrica OpSec:

  • Come riconoscere un tentativo di phishing
  • Primi passi pratici verso la privacy: la storia di Piersandro e la sua botta in testa profetica

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VisionPro di Apple è sul mercato: che ne direbbe Nietzsche?


Dal 2 febbraio, per soli $3.499 o $294 al mese gli americani potranno finalmente immergersi nella nuova dimensione della realtà aumentata1. Su X già impazzano i video di persone che lo usano in giro per strada, in metro, mentre puliscono casa o perfino mentre guidano.

La realtà aumentata permetterà alle persone di visitare luoghi distanti centinaia di chilometri senza muoversi dal divano, come ad esempio una casa in vendita o la sala riunioni della sede corporate a Hong Kong.

La gamification la farà da padrone, tra deep fake2 e app che rendono anche attività come passare l’aspirapolvere in casa un gioco interattivo. Non saranno solo giochi, divertimento e lavoro. Una tecnologia del genere può avere un impatto importante nel plasmare la nostra società negli anni a venire, come fu già per il computer e per Internet. Le implicazioni non saranno solo materiali, ma anche filosofiche.

Così come oggi è assurdo parlare di “online” e “offline” (nessuno e nulla è davvero più “offline”), domani la realtà fisica si fonderà con quella virtuale, fino a rendere inutile ogni tentativo di separazione netta tra le due, che saranno una cosa sola.


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E così scopriremo cosa intendeva Nietzsche quando scriveva “se scruterai a lungo in un abisso, anche l'abisso scruterà dentro di te". In più di un modo. Il primo, più materiale, è legato al valore economico dei dati legati a questo visore, che ci osserva mentre noi osserviamo la realtà attraverso di lui: un tesoro incredibile che farà gola a chiunque abbia interessa a sapere cosa vedono i nostri occhi, cosa muovono le nostre mani, e in che modo interagiamo contestualmente sia col mondo digitale che fisico. È lo strumento definitivo di estrazione, che proietta finalmente anche Apple nell’Olimpo di cosiddetti Capitalisti della Sorveglianza3.

Il secondo modo in cui lo scopriremo è che le masse, già suscettibili a esperimenti di riprogrammazione e ricostruzione della realtà (propaganda, psy-ops, storiografia…) saranno ancora più manipolabili dai “mostri” che attraverso il Visore potranno osservarli costantemente.

Non dubito che il VisionPro avrà un successo fenomenale: da anni ormai il sistema in cui siamo ingabbiati è impegnato nel creare il consumatore perfetto proprio per questo tipo di tecnologia: centinaia di milioni di uomini bianchi soli, frustrati, lontani dalla famiglia e da ogni concetto di Dio; figli demoralizzati di un collettivismo globalista che gli ha inculcato un senso di colpa atavico verso la loro stessa natura ed ha rimosso ogni senso d’identità e realtà.

Come cantavano i Bad Religion in 21st Century (Digital Boy): I don’t know how to live but I got a lot of toys.

Non tutto è perso, però. La corsa degli Stati per il controllo di questa nuova dimensione virtuale lascerà spazio per nuovi guizzi vitali nella dimensione fisica, specie se lontano dalle grandi metropoli. Ma anche in questo caso, bisognerebbe prima discutere delle necessità filosofiche e morali alla base della riconquista di questi spazi.

Binance: un nuovo data leak


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#63


VERSIONE ITALIANA UE E USA RAFFORZANO LA COOPERAZIONE IN MATERIA DI SICUREZZA INFORMATICA Il Commissario per il Mercato interno, Thierry Breton e il Segretario per la Sicurezza interna degli Stati Uniti, Alejandro N. Mayorkas durante una visita a Washington D.C, hanno sottolineato l’importanza della cooperazione tra l’UE e gli Stati Uniti per affrontare le minacce …


SMANTELLATA DAI CARABINIERI UNA RETE EUROPEA DI PRODUZIONE E SPACCIO DI STUPEFACENTI


Immagine/foto

Risulta in 83 indagati e 5 mln euro sequestrati l’esito di una attività dei #Carabinieri di Firenze, con il supporto di altre forze di polizia europee e di #Interpol. Disarticolata una associazione transnazionale capace di movimentare centinaia di kg di stupefacenti.
Nelle prime ore del 6 febbraio scorso i Carabinieri hanno condotto un'operazione sull'intero territorio nazionale e in altri Paesi europei con il supporto delle forze di polizia di Albania, Spagna, Olanda e Turchia. L'operazione prevedeva un'operazione congiunta di perquisizioni personali e finanziarie, compreso l'arresto di 70 detenuti, di cui 28 stranieri, e il sequestro di 8 detenuti domestici e l'obbligo di presentarli alla stazione di polizia per altri quattro. L'operazione ha comportato anche il sequestro di oltre 5 milioni di euro a causa dell'attività illecita.
L'indagine è stata supportata da #Eurojust, #Europol, #Interpol e dalla Procura Speciale Anticorruzione e Criminalità Organizzata di Tirana (#SPAK). L'operazione è stata coordinata dall'Ufficio Criminalità Organizzata dell'Arma dei Carabinieri e dalla #DirezioneCentraleServiziAntidroga, oltre che dal Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche (#RACIS) e dall'Ufficio dell'Esperto per la Sicurezza dell'Ambasciata in Albania.
Dal 2019 al 2021 l'operazione ha portato alla scoperta di un ingente traffico di sostanze, tra cui cocaina, eroina, MDMA, hashish e marijuana, introdotte in Italia dall'Albania o dai Paesi Bassi. Tra loro collaboravano quattro diverse strutture criminali, composte da cittadini italiani e albanesi, con sede in Olanda, Albania e Toscana.
In totale sono state arrestate 28 persone per traffico di sostanze stupefacenti e 68 per trasporto o vendita delle stesse sostanze.

Immagine/foto

Il Segretario Generale dell’Interpol, Jurgen Stock, ha dichiarato a riguardo: “Un enorme merito va a tutti coloro che sono coinvolti in questa importante operazione volta a sconfiggere la criminalità organizzata in tutta Europa. Siamo orgogliosi del ruolo svolto dall'INTERPOL nell'emettere 50 RedNotices (Ordini di cattura internazionali) a sostegno degli straordinari sforzi dei carabinieri italiani
e delle Forze di Polizia di altri paesi della regione. Sfortunatamente, per quanto ampia possa risultare questa operazione, rimane la punta dell’iceberg, con riguardo alla criminalità organizzata in Europa e nel mondo; mai prima avevamo visto questa vastità, sofisticazione e globalizzazione delle reti di crimine organizzato”.

#Armadeicarabinieri



Von der Leyen, le stratosferiche quantità di denaro gestite in modo oscuro – Fabio Sarzi Amadè – Il vaso di pandora
ivdp.it/14061-2/


Il gelo Non ho mai avuto problemi a rompere il ghiaccio e faccio parte del club di quelli senza vergogna. Posso dirmi decisamente scafato, a...


News da Marte #25 l Coelum Astronomia

"In questa nuova puntata della rubrica ‘News da Marte’ facciamo lo stato con le ultimissime immagini e dichiarazioni da parte dell’agenzia NASA. In chiusura c’è spazio per alcune attività del rover Perseverance, legate anch’esse alla gestione dell’emergenza dell’elicottero."

coelum.com/news/news-da-marte-…

#25


L'annuncio del ritiro del provvedimento sull’uso sostenibile dei pesticidi rappresenta un altro passo indietro della Commissione Europea sul green deal e sull

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Sottoscritto oggi il Protocollo d’intesa tra #MIM e Guardia di Finanza per il contrasto ai “diplomifici”.
#MIM


Lo sgarbo


Al governo serve gente competente. Alla sanità serve che si capisca di faccende sanitarie, non che si sia necessariamente un medico (pur non essendo escluso) ma che si conoscano i problemi e si abbia idea delle soluzioni. Se, però, sei il fondatore di una

Al governo serve gente competente. Alla sanità serve che si capisca di faccende sanitarie, non che si sia necessariamente un medico (pur non essendo escluso) ma che si conoscano i problemi e si abbia idea delle soluzioni. Se, però, sei il fondatore di una catena di cliniche un problema si crea. Si chiama “conflitto d’interessi” e lo si regola – più o meno efficacemente – senza per questo preferire i nullafacenti. Vale anche per la cultura, che non è soltanto arte della parola.

Vittorio Sgarbi – geniale protagonista inseguito da un tenace avversario di nome Sgarbi – è un dirigente del centrodestra fin da prima delle sue origini ed è stato chiamato al governo da chi si suppone lo conosca. Ora afferma che il problema del conflitto d’interessi non è limitato alla sua persona, aggiungendo piacevolezze sul ministro. Non è un qualunquista di passaggio né un oppositore dei governanti. La questione che pone non potrà essere scantonata sperando che taccia. Anche perché sarebbe una vana speranza.

La Ragione

L'articolo Lo sgarbo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



La storia ignorata


sraele uguale nazismo? Cosa succede quando l’uso politico della storia si incontra con l’ignoranza della storia? L’uso politico della storia non è certo una novità. È sempre stato praticato. Si ricorre strumentalmente all’uno o all’altro esempio storico s

sraele uguale nazismo? Cosa succede quando l’uso politico della storia si incontra con l’ignoranza della storia? L’uso politico della storia non è certo una novità. È sempre stato praticato. Si ricorre strumentalmente all’uno o all’altro esempio storico scegliendo l’interpretazione che si ritiene più conveniente al fine di dare sostegno, di fornire legittimità, alla posizione politica che si sta difendendo. A chi ne fa un uso politico, della storia in sé, di che cosa sia realmente accaduto in passato, non importa un bel nulla: si usa la storia come una clava, è solo un mezzo utile per fare propaganda, per conquistare proseliti, per sconfiggere le posizioni avversarie. Ma se la novità non sta certo nell’uso politico della storia, è nuovo il contesto in cui vi si fa ricorso.

La novità consiste nel fatto che oggi una parte ampia dei ceti istruiti (o supposti tali), specie delle generazioni più giovani, è incapace di pensare la storia e, spesso e volentieri, non possiede neppure le semplici nozioni storiche che un tempo fornivano le scuole superiori. È un fenomeno che gli storici di professione da tempo stigmatizzano. Viviamo in società immerse in un eterno presente. Il processo è cominciato nell’era televisiva. La Rete ha esasperato la tendenza.

Le ricerche condotte dagli specialisti della comunicazione danno al riguardo indicazioni chiare: una grande quantità di persone che vive immersa nel presente ha perduto la capacità di capire che il presente è influenzato dal passato. A queste persone sfugge la profondità storica di qualunque evento di cui sia testimone. E poiché il passato non conta nulla, non è considerato un mezzo per comprendere il presente, non ha nemmeno senso dotarsi di un minimo di conoscenze storiche. Un tempo l’uso politico della storia, la storia usata come clava, incontrava un limite, ovvero esistevano degli anticorpi. Una parte almeno dei ceti istruiti era dotata di sufficienti nozioni storiche,e disponeva di sufficiente senso storico, da non farsi imbrogliare. Adesso non è più così, gli anticorpi sono svaniti o si sono assai indeboliti. A qualcuno è stato detto che un tempo (il quando, nonché il contesto, ovviamente, sono irrilevanti) è esistita una cosa denominata nazismo e di cui null’altro importa sapere se non che si trattava del male assoluto. Inoltre, quel qualcuno ha sviluppato nel tempo un odio viscerale nei confronti di Israele, Stato percepito come più potente dei suoi vicini e colpevole di essere appoggiato dall’Occidente. L’accostamento diventa automatico: Israele uguale nazismo. Non c’è alcun bisogno di sapere qualcosa né della storia del nazismo né di quella di Israele per stabilire l’associazione. E poiché ignoranza della storia significa anche ignoranza di cosa sia e di quanto abbia storicamente pesato l’antisemitismo, non sorprende che una quantità così elevata di studenti universitari, da Harvard alle università europee, non abbia problemi a fare un simile accostamento.

Come sempre in questi casi hanno un ruolo sia i cattivi maestri che i processi imitativi. All’inizio ci sono cattivi maestri (genitori o insegnanti) che, per l’appunto, fanno uso politico della storia: essi raccontano a giovani sprovveduti che Israele e il nazismo pari sono, «la vittima trasformatasi in carnefice» eccetera. I suddetti sprovveduti, a loro volta, «fanno tendenza»: ripetono la fanfaluca di fronte a coetanei ignoranti quanto loro. Anche il coetaneo, naturalmente, nulla sa né del nazismo né di Israele ma è ostile a Israele e, soprattutto, non vuole perdere la faccia. Si auto-convince della verità di quanto gli è stato raccontato. Cattivi maestri da un lato, processi imitativi dall’altro. Una ricerca dell’Istituto Cattaneo di Bologna condotta su un campione di studenti di corsi umanistici di tre Università del Nord, intervistati sia prima che dopo il 7 ottobre, offre conferme. La ricerca ricostruisce gli atteggiamenti degli studenti verso gli ebrei. Si trattava essenzialmente di capire se e quanto l’antisemitismo fosse diffuso fra gli universitari distinguendo fra i temi classici dell’antisemitismo e quelli di nuovo conio. Ma il punto che qui ci interessa riguarda Israele: risulta che il 46% degli intervistati condividesse, prima del 7 ottobre, l’equiparazione fra Israele e Germania nazista. Addirittura, questa percentuale cresce subito dopo il 7 ottobre (e dunque prima dell’intervento israeliano a Gaza). Ed è fatta propria dal 50% del campione dopo il 17 ottobre. Sono, plausibilmente, dopo il 17 ottobre, le notizie sulle vittime palestinesi dell’intervento militare ad aumentare (di qualche punto in percentuale) il numero di coloro che considerano valido l’accostamento fra Israele e nazismo ma è un fatto che costoro sono già tantissimi, quasi la metà del campione prima della nuova guerra e, per giunta, risultano in aumento dopo il pogrom del 7 ottobre. Commetterebbe un grosso errore chi volesse consolarsi considerando che metà del campione rifiuta di equiparare Israele al nazismo. Se in un gruppo di dieci persone cinque non credono che i terremoti siano causati dagli incantesimi della strega cattiva ciò non è rilevante. È rilevante che cinque ci credano.

Per aiutare a comprendere quanto sta accadendo in Medio Oriente occorrerebbe spiegare che si tratta di una vicenda complessa che inizia nel 1948 con la nascita dello Stato di Israele e il conseguente «rifiuto arabo». Nessuna comprensione di quanto è accaduto e accade è possibile se non si parte da lì. Gli stessi errori di Israele (le colonie in Cisgiordania, l’illusione di potere difendere all’infinito lo status quo, ossia i precarissimi rapporti fra due popoli reciprocamente ostili) non si spiegano se non ricostruendo quel quadro generale. Ma, appunto, ciò presuppone che l’interlocutore sia disposto a riconoscere il peso e l’importanza della storia per comprendere il presente. Il che però è impedito o quanto meno reso assai difficoltoso dal clima e dalle tendenze dominanti. La sopra citata ricerca del Cattaneo lascia aperto uno spiraglio. Risulta che gli atteggiamenti negativi verso gli ebrei sono più accentuati fra gli studenti con alle spalle un basso rendimento scolastico. In altri termini, anche nell’epoca dei social, la scuola può fare, almeno in parte, la differenza. Se essa tornasse al rigore di un tempo forse si potrebbero ricostituire gli anticorpi necessari per contenere la diffusione delle credenze più aberranti. L’incontro fra uso politico della storia e ignoranza della storia genera mostri. Ciò, di sicuro, non fa bene alla democrazia.

Corriere della Sera

L'articolo La storia ignorata proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



In Spagna salario minimo aumenta del 5% per far fronte all'inflazione che tra l'altro è stata più bassa perché il governo è intervenuto calmierando prezzi,


Oggi ricorre il centenario della nascita dello scrittore Paolo Volponi e va ricordato un gigante della cultura italiana del Novecento. Noi sentiamo il dovere


A cura di Alba Vastano - Luisa Morgantini, una vita spesa per la pace e contro ogni violenza. Una compagna di cui si va fieri, conoscendo il suo lunghissimo


 OMFG drive.google.com/file/d/1JYKQg… NO COMMENT


Francesco Bonini, Lorenzo Ornaghi, Andrea Spiri – La Seconda Repubblica


L'articolo Francesco Bonini, Lorenzo Ornaghi, Andrea Spiri – La Seconda Repubblica proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/francesco-bonini-lorenzo-ornaghi-andrea-spiri-la-seconda-repubblica/ https://www.fondazioneluig


Il presidente dell’Argentina Milei in Israele: “Trasferiremo l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme”


Il Ministro degli Esteri israeliano ha ringraziato Milei per “aver riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele” L'articolo Il presidente dell’Argentina Milei in Israele: “Trasferiremo l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme” proviene da Pagine Ester

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Pagine Esteri, 6 febbraio 2024. L’ultraliberista Javier Milei, neo-presidente dell’Argentina è in queste ore in visita in Israele.

Accolto dal ministro degli Esteri israeliano, Israel Katz, appena sceso dall’aereo ha dichiarato con fermezza che intende trasferire l’ambasciata Argentina in Israele da Tel Aviv a Gerusalemme occupata.

Tra incontri con rabbini e membri del governo, il leader di estrema destra ha messo da parte la motosega sventolata durante la campagna elettorale per lasciare posto agli abbracci commossi dinanzi al Muro del Pianto.

Il Ministro Katz ha ringraziato Milei per “aver riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele e per aver annunciato adesso il trasferimento dell’ambasciata argentina a Gerusalemme, capitale del popolo ebraico e dello Stato d’Israele’‘.

Milei ha dichiarato che il viaggio di due giorni ha lo scopo di “mostrare il mio sostegno a Israele contro gli attacchi del gruppo terroristico Hamas e ad esprimere il legittimo diritto d’Israele di difendersi”. Secondo fonti giornalistiche argentine, il governo intende inserire Hamas nella l’osta dei gruppi terroristici, come richiesto a gran forza dalla comunità ebraica locale.

È previsto per domani, mercoledì, il suo incontro con il primo ministro Benjamin Netanyahu.
Il presidente argentino Javier Milei a Gerusalemme, al Muro del pianto

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L'articolo Il presidente dell’Argentina Milei in Israele: “Trasferiremo l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme” proviene da Pagine Esteri.



L'Interoperable Europe Act è stato adottato dalla plenaria del Parlamento europeo con 524 voti favorevoli, 18 contrari e 97 astensioni.

«Nonostante le ambiguità nella formulazione e l'esclusione della comunità #FreeSoftware dalla governance del regolamento, i decisori hanno ascoltato le nostre richieste»

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

#InteroperableEuropeAct


The #InteroperableEuropeAct has been adopted in the European Parliament plenary with 524 votes in favour, 18 against and 97 abstentions.

In spite of ambiguities in the wording and the exclusion of the #FreeSoftware Community from the governance of the regulation, decisions makers heard our demands.

1/2 ⬇️

#EU #IEA

fsfe.org/news/2024/news-202402…




THE MIKE BELL CARTEL – AIN’T NO HIGH (THAT’S HIGH ENOUGH) / LIKE NO OTHER 7″


Attraversiamo i giorni della merla ed io odio l’inverno. Non patisco particolarmente il freddo, ma sono solito lamentarmene.

Trovo che sia fastidioso e sgradevole. Poi però penso alla mia fortuna, giacché che vivo a latitudini particolarmente felici in cui le temperature in fondo non scendono mai troppo vertiginosamente. Pensate come ci potremmo sentire se in questo momento fossimo teletrasportati a Helsinki.

@Musica Agorà

iyezine.com/the-mike-bell-cart…

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“L’Olanda multa Uber per violazione delle norme sulla privacy” Il 31 gennaio 2024 l’Autorità Olandese per la Protezione dei Dati (AP) ha annunciato di aver inflitto una multa di 10 milioni di euro a Uber Technologies. Secondo l’Autorità, la società Uber, nel periodo compreso tra il 2018 e il febbraio 2022, non sarebbe stata chiara …


Chat control in the EU Parliament today, in court tomorrow


The EU Committee on Internal Affairs today gave the green light for an extension of the controversial chat control regulation permitting US internet companies to automatically search all private messages for …

The EU Committee on Internal Affairs today gave the green light for an extension of the controversial chat control regulation permitting US internet companies to automatically search all private messages for suspected content. A motion to reject the proposal was only supported by the Pirates, Greens, Left and a part of Renew, but was rejected by a large majority. If the EU Parliament as a whole gives the green light in a plenary vote next week, the Parliament wants to reach an agreement with the Council before the end of February.

Tomorrow, the Kiel Regional Court will hear the case brought by the most prominent critic of chat control, MEP Patrick Breyer from the Pirate Party. Breyer is suing Meta, the parent company of Facebook and Instagram, which is responsible for 80% of the leaked chats and private photos. Meta has promised in court to stop chat control in direct messages on Facebook and Instagram and to introduce secure end-to-end encryption, but this promise has not yet been honoured.

Plaintiff Patrick Breyer comments:

“This regulation allows for untargeted, general and indiscriminate searches of private messages by US big tech companies (e.g. Facebook Messenger, GMail). Former ECJ judge Colneric has confirmed this violates fundamental rights. There are two court challenges against the chat control 1.0 regulation pending in Germany, including by a victim of child sexual abuse. The European Data Protection Supervisor now also warns the “Regulation does not contain effective safeguards against general and indiscriminate monitoring of private communications” and “recommends not to adopt the Proposal until the necessary safeguards are integrated”. The compromises on the table do not achieve this.

Strategically, instead of buying Commission and Council time for building a majority for making indiscriminate chat control scanning mandatory, the European Parliament should refuse to extend the indiscriminate regime and offer Council exclusively the targeted regime that was adopted last autumn nearly unanimously. If we extend indiscriminate and general chat control 1.0 now, no matter by how long, this will only be the first extension and indiscriminate searches in our personal messages and photos by US Big Tech will de facto become the permanent solution.

Instead of taking up the EU Parliament’s new approach for more effective and court-proof child protection without chat control mass surveillance, EU Commissioner Johansson is incorrigibly insisting in the destruction of digital privacy of correspondence, playing for time and hoping to manipulate critical EU states into agreeing by running infamous campaigns and spreading misinformation. This approach has gotten us into deadlock politically, failing children and abuse victims alike. We should clearly reject this strategy and insist on finding better solutions than mass surveillance, as proposed by the European Parliament last year.”

The Kiel Regional Court will hear Breyer’s case tomorrow in a public hearing starting at 09:30 (case no. 13 O 40/23).


patrick-breyer.de/en/chat-cont…



Ma quanto è grande la misericordia di Dio!


Quando leggiamo il racconto avvincente di Naaman e di Eliseo (in II Re 5), alla fine esclamiamo: "ma quanto è grande la misericordia di Dio!"
A Naaman, il nemico, il superbo, che solo ora appena ha ammesso ci sia un solo Signore che vuole onorare, quando chiede "tuttavia" di poter violare il II comandamento (quello sull'adorare statue o immagini) per potersi inchinare di fronte all'idolo della sua nazione, Eliso dice: "Va’ in pace"!
Che significa, non ti preoccupare: Dio ti benedirà, e quindi avrai pace.
È una conclusione sorprendente. Dio si preoccupa di persone di popoli diversi e accetta che lo si onori in maniera un po’ diversa. Siamo infatti salvati per grazia, cioè non per nostri meriti e nemmeno per i nostri riti e nemmeno per la nostra teologia, ma siamo salvi per sola grazia di Dio.


Oggi per il #SaferInternetDay 2024 il #MIM aderisce con un evento dalle ore 10 per riflettere sui rischi e le opportunità della Rete con gli stessi protagonisti della comunità scolastica, studenti, docenti, insieme a stakeholder pubblici e privati.


Riad investe nella Difesa. Ecco tutte le opportunità per l’Italia


L’Arabia Saudita è destinata a diventare sempre più un attore di primo piano in generale per quanto riguarda le collaborazioni commerciali e internazionali, e in particolar modo per quello che riguarda il settore della Difesa. Una spinta dettata in partic

L’Arabia Saudita è destinata a diventare sempre più un attore di primo piano in generale per quanto riguarda le collaborazioni commerciali e internazionali, e in particolar modo per quello che riguarda il settore della Difesa. Una spinta dettata in particolare dalla sua Vision 2030, il programma strategico promosso da Riad per ridurre la sua dipendenza dal petrolio e diversificare la propria economia, che vede tra i suoi pilastri principali l’aumento della spesa in ambito militare. Una dimostrazione di questo arriva dal Preview Day del World Defense Show Saudi Arabia, che ha visto partecipare oltre un centinaio di delegazioni da 65 nazioni, e alla quale l’Italia ha partecipato con le sue eccellenze industriali dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza con il sostegno delle istituzioni della Difesa e delle Forze armate.

Parte della delegazione italiana, anche la missione guidata dall’ammiraglio Pier Federico Bisconti, vice segretario generale della Difesa e della Direzione nazionale degli armamenti, che ha incontrato a Riad il suo omologo Ibrahim Al Suwayed, viceministro della difesa e a capo dell’armamento e del procurement. Un incontro inserito nel solco del Joint consultative committee, il meccanismo di dialogo militare tra Arabia Saudita e Italia sui temi della difesa e sicurezza avviato a dicembre del 2023 con la visita nella capitale saudita del segretario generale della Difesa e direttore nazionale degli armamenti, generale Luciano Portolano. Questa serie di consultazioni non solo confermano le buone relazioni tra i due Paesi, ma sottolineano in particolare il forte interesse del Paese arabo ad approfondire i rapporti con il nostro Paese anche mediante la cooperazione nel settore della Difesa.

L’Arabia Saudita è coinvolta in un processo di rafforzamento delle proprie piattaforme militari a tutto spettro, un processo che – secondo i dettami della Visione 2030 – intende perseguire attraverso collaborazioni che vedano il 50% della realizzazione sul territorio saudita, in uno sforzo all’industrializzazione diversificata del Paese. La strategia di Riad è ancora all’inizio, e molte delle necessità del Paese dal punto di vista dei requisiti per le proprie piattaforme non sono ancora stati definiti, tuttavia è un processo che sta iniziando e che vedrà quei Paesi già coinvolti e presenti nel regno avere un notevole vantaggio rispetto a chi dovesse approcciare alla monarchia araba più tardi.

Non è un caso che di recente la Germania abbia rimosso il veto che impediva l’esportazione di Eurofighter all’Arabia Saudita, un dietrofront che ha segnato il cambio di rotta del cancellierato di Olaf Scholz sulle questioni legate alla difesa e alla sicurezza internazionali. Il blocco tedesco risaliva al 2018, quando l’allora cancelliera, Angela Merkel, dispose lo stop alle esportazioni di Typhoon alla monarchia saudita come reazione alla crisi scaturita dall’uccisione in Turchia del giornalista dissidente Jamal Khashoggi.

Il veto tedesco ha avuto l’effetto di paralizzare l’accordo che Riad aveva stretto con il Regno Unito – partner del progetto – per l’acquisto di ulteriori 48 velivoli, dopo i 72. Un accordo dal valore di cinque miliardi di sterline. Già allora non si erano fatte attendere le perplessità da parte delle aziende coinvolte, BAE Systems, Airbus e l’italiana Leonardo, e ancora a settembre 2023 il primo ministro britannico, Rishi Sunak, chiedendo a Berlino di rimuovere il veto all’export dei caccia. Anche l’Italia aveva posto tra il 2019 e il 2020 alcune limitazioni alle esportazioni di materiale militare all’Arabia Saudita, tra cui munizioni per gli Eurofighter, paletti rimossi definitivamente dal Consiglio dei ministri a maggio del 2023. L’importanza della decisione tedesca ha segnato duqnue un importante cambio di passo in generale per il futuro dei progetti congiunti europei, a partire dai caccia Eurofighter, a cui partecipa anche l’industria italiana, che potrebbero vedere allargarsi la lista di ordini, con una nuova spinta sui mercati globali.

Altro segnale positivo che arriva dal World Defence Show è il memorandum of understanding sottoscritto da Leonardo con ministero degli Investimenti e l’Autorità generale per l’industria militare dell’Arabia Saudita per sviluppare e valutare una serie di investimenti e opportunità di collaborazione nei settori dell’aerospazio e della difesa. Molteplici le potenziali aree di cooperazione al centro dell’accordo: spazio, manutenzione/riparazione/revisione per aerostrutture, localizzazione per sistemi di guerra elettronica, radar e per l’assemblaggio di elicotteri. Una firma che per il presidente di Leonardo, Stefano Pontecorvo, rappresenta “una piattaforma per sviluppare congiuntamente nuove tecnologie, attraverso l’esperienza e le capacità delle parti”. Come spiegato dal condirettore generale, Lorenzo Mariani, “l’accordo ci permetterà di fare una valutazione approfondita riguardo nuove opportunità di collaborazione in diversi settori, beneficiando di oltre cinquant’anni di presenza di Leonardo e della stretta cooperazione con l’Arabia Saudita”.

Per decenni Leonardo ha fornito al Paese piattaforme, sistemi, tecnologie e servizi, dal trasporto aereo, al supporto all’industria energetica, agli elicotteri, fino a sistemi elettronici e sensori, a cui si aggiungono sistemi per la difesa marittima e cyber, oltre a un contributo nel campo della difesa aerea. L’accordo rappresenta, dunque, l’ultimo passo nel rafforzare le attività del gruppo di piazza Monte Grappa nel regno per creare nuove opportunità in diversi settori grazie ad una consolidata presenza. collaborando alla Vision 2030 dell’Arabia Saudita.


formiche.net/2024/02/riad-inve…



In Cina e Asia – Cina, anche il programma nucleare nel mirino dell’anti-corruzione


In Cina e Asia – Cina, anche il programma nucleare nel mirino dell’anti-corruzione programma nucleare
Cina, alto funzionario legato al programma nucleare indagato per corruzione
Cina, viaggi per il Capodanno lunare a rischio per il maltempo
Belt and Road: record di finanziamenti dal 2018, nonostante il rallentamento economico
Cina, condannata a oltre tre anni di carcere l’attivista Li Qiaochu
Hong Kong: Lionel Messi in panchina contro la League Xi, spettatori infuriati
Meloni a Tokyo prende il testimone del G7: “Noi sempre più presenti nell’Indo-Pacifico”
Filippine pronte a “usare la forza” contro le minacce di secessione dell’ex presidente Duterte

L'articolo In Cina e Asia – Cina, anche il programma nucleare nel mirino dell’anti-corruzione proviene da China Files.



La Casa Bianca nega ancora che le tensioni in Medio Oriente siano legate a Gaza


Riconoscere il legame renderebbe più difficile giustificare l'appoggio incondizionato alla guerra di Israele, scrive Daniel Larison su Responsible Statecraft L'articolo La Casa Bianca nega ancora che le tensioni in Medio Oriente siano legate a Gaza provi

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di Daniel Larison*Responsible Statecraft 2 Febbraio 2024

(traduzione di Federica Riccardi)

L’amministrazione Biden continua a negare qualsiasi collegamento tra la guerra a Gaza e i conflitti in corso che coinvolgono le forze statunitensi in Iraq, Siria e Yemen. La posizione della Casa Bianca, secondo la quale si tratta di conflitti non collegati tra loro e che sono scoppiati nello stesso momento, non può conciliarsi con le prove che dimostrano come la guerra a Gaza abbia alimentato l’instabilità e la violenza regionale, compreso il recente attacco con un drone da parte di una milizia irachena, che ha ucciso tre membri del contingente americano e ne ha feriti più di 40 in una base in Giordania all’inizio di questa settimana.

Per quanto l’amministrazione voglia tenere il conflitto confinato a Gaza, la verità è che si è esteso a diversi altri Paesi. È un disservizio per il popolo americano e per il personale militare americano fingere che il sostegno degli Stati Uniti alla guerra a Gaza non abbia già avuto gravi conseguenze negative per la stabilità regionale e per le forze americane nella regione, quando è evidente che sia così. Quando gli è stato chiesto di questo “stesso, più ampio conflitto” durante una conferenza stampa mercoledì, il portavoce del Consiglio di Sicurezza Nazionale John Kirby ha respinto qualsiasi collegamento tra Gaza e gli attacchi degli Stati Uniti contro obiettivi Houthi o gli scontri tra le milizie locali e le forze statunitensi.

“Non sono assolutamente d’accordo con la vostra descrizione di uno stesso, più ampio conflitto. C’è un conflitto in corso tra Israele e Hamas… e noi ci assicureremo di continuare a fornire a Israele il sostegno di cui ha bisogno per difendersi da questa minaccia ancora attuale”, ha detto Kirby. “Ci sono stati attacchi alle nostre truppe e alle nostre strutture in Iraq e in Siria ben prima del 7 ottobre, certamente anche durante la scorsa amministrazione. Per quanto riguarda gli Houthi, possono sostenere quanto vogliono che questo è legato a Gaza, ma due terzi delle navi che hanno colpito non hanno alcun legame con Israele. Quindi non è vero, è una falsità”.

La risposta di Kirby è fuorviante e falsa. Il gruppo iracheno che ha rivendicato la responsabilità dell’attacco in Giordania, la Resistenza islamica dell’Iraq, ha dichiarato esplicitamente che il suo attacco era collegato alla guerra a Gaza. La leadership degli Houthi ha enfatizzato come i loro attacchi continueranno fino a quando la guerra continuerà. La decisione di altri attori di salire sul carro di una causa può essere cinica o meno, ma non si può negare che siano saliti sul carro.

Rifiutare di affrontare la realtà delle connessioni tra questi conflitti garantisce agli Stati Uniti di perseguire politiche inefficaci e controproducenti, ignorando che la chiave per disinnescare le tensioni regionali è porre fine alla guerra a Gaza il più rapidamente possibile.

Kirby non ha menzionato che gli attacchi dei miliziani contro le forze statunitensi in Iraq e Siria erano cessati per diversi mesi prima del 7 ottobre a seguito dell’intesa che gli Stati Uniti e l’Iran avevano raggiunto in relazione all’accordo sullo scambio di prigionieri. Solo dopo il 7 ottobre gli attacchi sono ripresi e sono aumentati a livelli record. Le milizie locali hanno altre ragioni per prendere di mira le forze statunitensi che sono precedenti alla guerra, ma non c’è modo di capire l’intensità degli attacchi negli ultimi mesi, o la loro cessazione durante la pausa dei combattimenti a Gaza l’anno scorso, senza riconoscere che sono legati alla guerra di Israele.

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Bab El Mandeb

Lo stesso vale per gli attacchi degli Houthi. Gli Houthi non hanno lanciato una campagna contro la navigazione commerciale durante la loro guerra contro la coalizione saudita, quindi non è una cosa che hanno fatto abitualmente da quando hanno preso il potere nel 2014. I primi attacchi degli Houthi dopo il 7 ottobre erano rivolti proprio contro Israele. Gli Houthi hanno cambiato poi tattica prendendo di mira le navi commerciali, ma era chiaro che lo hanno fatto in risposta alla guerra.

Senza dubbio gli Houthi stanno agendo in modo opportunistico e stanno lanciando questi attacchi in parte per rafforzare le proprie sorti politiche in Yemen, ma questo non cambia la realtà che tali attacchi stanno avvenendo ora a causa della guerra a Gaza. Se questo è vero, sembra anche ragionevole concludere che gli assalti contro la navigazione potrebbero terminare con un cessate il fuoco.

L’amministrazione Biden ha forti incentivi politici a negare i legami tra questi diversi conflitti. Se riconosce un legame, diventa più difficile giustificare il suo appoggio incondizionato alla guerra di Israele, a causa dei costi maggiori che comporta. Inoltre, mina la loro argomentazione a favore di un’azione militare in Yemen contro gli Houthi.

La Casa Bianca ha bisogno che gli americani pensino che i costi del continuo sostegno alla guerra israeliana siano più bassi di quanto non siano in realtà, e ha anche bisogno che gli americani credano che gli attacchi allo Yemen non siano legati alla loro ostinata opposizione al cessate il fuoco a Gaza. Ora che ci sono morti americani a causa di un attacco della milizia irachena, l’amministrazione vuole compartimentare ogni conflitto, in modo che il popolo americano non concluda che i soldati statunitensi sono stati uccisi a causa di una guerra esterna che il presidente ha scelto di sostenere senza condizioni.

L’amministrazione insiste nel voler prevenire una guerra regionale, ma non ci riuscirà se non riconoscerà le relazioni tra la campagna di Israele e ciò che sta accadendo altrove in Medio Oriente. Negare il legame con Gaza nello Yemen ha già portato all’abbaglio dell’escalation contro gli Houthi. Questo non ha fatto nulla per rendere più sicure le spedizioni commerciali, ma ha trascinato gli Stati Uniti in un’altra inutile battaglia a tempo indeterminato. Il Presidente sta per commettere un errore simile in risposta all’attacco dei droni in Giordania.

Gli Stati Uniti possono scegliere di impelagarsi sempre di più nei conflitti mediorientali, come stanno facendo ora, oppure possono riconoscere l’inutilità e la follia di percorrere la stessa strada senza uscita come hanno già fatto in passato. Se Washington vuole evitare di essere coinvolta in nuovi conflitti, deve rifiutare la strada dell’escalation e deve smettere di alimentare la guerra a Gaza, che è uno dei principali fattori di instabilità regionale.

A lungo termine, gli Stati Uniti devono ridurre la loro presenza militare nella regione per rendere più difficile per altri attori colpire le forze americane, e devono rivalutare e ridurre significativamente le loro relazioni clientelari.

L’opinione pubblica merita un resoconto onesto di ciò che il nostro governo sta facendo in Medio Oriente e perché, e al momento la Casa Bianca non sta fornendo nulla di simile. Se il Presidente non vuole cambiare rotta, il minimo che possa fare è parlare con il popolo americano di tutti i costi che comporta continuare a percorrere la strada pericolosa che ha scelto.

*E’ editorialista regolare di Responsible Statecraft, collaboratore di Antiwar.com ed ex redattore senior della rivista The American Conservative. Ha conseguito un dottorato di ricerca in Storia presso l’Università di Chicago. Scrive regolarmente per la sua newsletter, Eunomia, su Substack.

Le opinioni espresse dagli autori su Responsible Statecraft non riflettono necessariamente quelle del Quincy Institute o dei suoi associati.

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L'articolo La Casa Bianca nega ancora che le tensioni in Medio Oriente siano legate a Gaza proviene da Pagine Esteri.



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ARRESTATI IN CORSICA E SPAGNA I CAPI DELLA “SOCIETÀ FOGGIANA”, LA QUARTA MAFIA.


Il leader della mafia foggiana, Marco Raduano, fuggito nel febbraio 2023 da una sezione di massima sicurezza del carcere di Nuoro, è stato arrestato giovedì 1 febbraio in Alta Corsica. Raduano, 40 anni, indicato come leader della “Società Foggiana”, è stato arrestato giovedì sera ad Aleria, nella parte orientale dell'isola, mentre cenava in un ristorante con una donna. Individuato dai carabinieri, è stato tratto in arresto dalla Gendarmeria Nazionale francese, in collaborazione con Europol.

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(Marco Raduano a Bastia il 2 febbraio 2024 dopo il suo arresto)

Il suo braccio destro, Gianluigi Troiana, latitante dal 2021, è stato arrestato contemporaneamente a Otura, vicino a Granada, nel sud della Spagna. In questo caso la localizzazioe, sempre merito dei carabinieri, ha avuto il suo apice con la cattura da parte della Guardia Civil spagnola, sempre con il coordinamento internazionale di Europol. "L'arresto all'estero di due pericolosi latitanti, il boss Marco Raduano e il suo braccio destro Gianluigi Troiana (...), rappresenta un nuovo colpo alla criminalità ", ha dichiarato il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi.

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(Il braccio destro di Marco Raduano, Gianluigi Troiana, dopo il suo arresto a Otura in Spagna)

Marco Raduano, alias “ Faccia d'angelo” , era evaso nel febbraio 2023 da una sezione di massima sicurezza del carcere di Nuoro, in Sardegna, utilizzando delle lenzuola annodate tra loro. Poi è sceso lungo il muro della prigione, prima di fuggire. Stava scontando una pena detentiva di ventiquattro anni per appartenenza ad un'organizzazione mafiosa, traffico di droga, possesso illegale di armi e altri crimini. In un altro caso in corso, è accusato di due omicidi commessi nel 2017 e per i quali, è sotto processo anche Gianluigi Troiana, il suo braccio destro, latitante dal 2021, mentre scontava una pena, agli arresti domiciliari, di nove anni e due mesi.
A lungo sottovalutata, la mafia foggiana, detta la "quarta mafia" - per la sua apparizione successiva - è considerata la più violenta della penisola. Il suo sradicamento è diventato “un’emergenza nazionale”, nelle parole dell’ex procuratore nazionale antimafia Francesco De Raho.

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