Videosorveglianza nei negozi, il Garante privacy richiama Confcommercio: cosa impariamo
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Troppi i negozi che usano telecamere invasive e senza garanzie: per questo, il Garante privacy ha richiamato Confcommercio sollecitando interventi concreti per prevenirne gli abusi e tutelare la privacy. Ma attenzione anche ai nuovi
Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole: con #AgendaSud nuove attività didattiche nelle scuole anche a giugno e luglio. Il video racconto questa settimana è dedicato all’ICS Michelangelo Buonarroti di Palermo che ha attivato un laboratorio di scrittura creativa, per conse…Telegram
The Scourge of Fake Retro Unijunction Transistors
We all know that it’s easy to get caught out by fake electronic components these days, with everything from microcontrollers to specialized ASICs being fair game. More recently, retro components that were considered obsolete decades ago are now becoming increasingly popular, with the unijunction transistor (UJT) a surprising example of this. The [En Clave de Retro] YouTube channel released a video (Spanish, with English dub) documenting fake UJTs bought off AliExpress.
These AliExpress UJTs were discovered after comments to an earlier video on real UJTs said that these obsolete transistors are still being manufactured and can be bought everywhere, meaning mostly on AliExpress and Amazon. Of course, this had to be investigated, as why would anyone still manufacture UJTs today, and did some Chinese semiconductor factory really spin up a new production line for them?
Perhaps unsurprisingly, some tests later and after a quick decapping of the metal can, the inside revealed a bipolar transistor (BJT) die (see top image on the left). Specifically, a PNP BJT transistor die, packaged up inside a vintage-style metal can with fake markings claiming it is a 2N2646 UJT.
The video suggests that scams like these might be because people want to get vintage parts for cheap, and that’s created a new market for people who would rather get scammed than deal with the sticker shock of paying for genuine new-old-stock or salvaged components. For example, while programmable unijunction transistors (PUTs) like the 2N6028 are still being manufactured, they cost a few dollars a pop in low quantities. UJTs used to be common in timer circuits, but now we have the 555.
youtube.com/embed/dCmtb6t6lqU?…
Le Aziende Falliscono per il ransomware! Einhaus Group chiude, ed è un monito per tutti
Ne avevamo parlato con un articolo sul tema diverso tempo fa redatto da Massimiliano Brolli. Oggi la sicurezza informatica non è più un’opzione né un valore accessorio: è un vero e proprio fattore abilitante del business. Viviamo in un contesto in cui un attacco ransomware può paralizzare completamente un’azienda, comprometterne la reputazione e, nei casi più gravi, portarla al fallimento. Oggi parleremo di un’altra storia, un’altra azienda che non ce l’ha fatta e che è fallita dopo aver combattuto fino all’ultimo contro un attacco informatico devastante.
La grande azienda tedesca Einhaus Group, specializzata in servizi assicurativi e di telefonia mobile, ha annunciato l’avvio di una procedura fallimentare.
La causa del crollo è stato un attacco informatico avvenuto nel marzo 2023, dalle cui conseguenze l’azienda non è mai riuscita a riprendersi.
Una mattina di metà marzo dell’anno scorso, il fondatore dell’azienda, Wilhelm Einhaus, si recò in ufficio e trovò una foto terribile. Su ogni stampante c’era un foglio di carta con un messaggio: “Vi abbiamo hackerato. Cercate ulteriori informazioni sul darknet“. Come si scoprì in seguito, l’attacco era stato effettuato dal gruppo di criminali informatici Royal. Gli aggressori avevano crittografato tutti i sistemi informatici dell’azienda, senza i quali era impossibile lavorare.
Gli hacker hanno chiesto un riscatto di circa 230.000 dollari in bitcoin per ripristinare l’accesso ai dati. La dirigenza di Einhaus Group si è trovata di fronte a una scelta difficile. Da un lato, gli esperti di sicurezza informatica sconsigliano vivamente di pagare gli estorsori, poiché ciò non farebbe altro che incoraggiare le loro attività. Dall’altro, senza computer funzionanti, l’azienda subiva ingenti perdite quotidiane.
Alla fine, l’azienda ha deciso di pagare il riscatto perché i danni causati dal downtime superavano la cifra richiesta. Secondo le stime di Einhaus, il danno totale causato dall’attacco si aggirava sulle sette cifre, ovvero diversi milioni di euro.
Il Gruppo Einhaus era tutt’altro che una piccola azienda. Aveva partnership con grandi aziende come Cyberport, 1&1 e Deutsche Telekom. Prima dell’attacco, impiegava 170 dipendenti. Tuttavia, riprendersi dal cyberattacco si è rivelato incredibilmente difficile.
L’azienda ha dovuto adottare drastiche misure di riduzione dei costi. Il personale è stato ridotto da oltre cento dipendenti a soli otto. Allo stesso tempo, i lavoratori rimasti hanno dovuto elaborare le domande e gestire la documentazione quasi manualmente: è difficile immaginare come ci siano riusciti.
A metà del 2024, l’azienda ha venduto la sua sede centrale e liquidato diversi investimenti nel tentativo di rimanere a galla. Sembrava esserci un barlume di speranza quando le forze dell’ordine tedesche hanno arrestato tre presunti hacker e confiscato criptovalute per un valore di ben sei cifre in euro.
Tuttavia, questa notizia non ha portato sollievo all’azienda interessata. La procura si è rifiutata di restituire i fondi confiscati fino al completamento delle indagini, nonostante i disperati tentativi del Gruppo Einhaus di riavere indietro i propri soldi tramite vie legali. Inoltre, questa azienda non è l’unica ad attendere la restituzione dei fondi: ci sono altre vittime dello stesso gruppo di hacker che si trovano in una situazione simile.
Di conseguenza, tre società collegate al Gruppo Einhaus hanno formalmente presentato istanza di fallimento. La liquidazione è solitamente il passo successivo, sebbene non sia sempre inevitabile. Wilhelm Einhaus, 72 anni, ha dichiarato di non avere intenzione di andare in pensione, anche se dovesse accadere il peggio. È pronto a “ricominciare tutto da capo”, ha detto.
La storia di Einhaus Group non è un caso isolato. La scorsa settimana è emerso il fallimento dell’azienda di trasporti britannica Knights of Old, attiva da 158 anni, che non è riuscita a sopravvivere a un attacco ransomware. A causa di un attacco informatico del gruppo Akira, l’azienda ha cessato l’attività e 700 persone hanno perso il lavoro.
Questi casi dimostrano chiaramente quanto i moderni attacchi informatici possano essere distruttivi per le aziende. Anche se un’azienda accetta le richieste degli hacker e paga il riscatto, ciò non garantisce il ripristino della normale operatività e può portare alla rovina finanziaria.
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NIS 2 e multicompliance: strategie integrate per la cyber security aziendale
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
La gestione della complessità sistemica emerge dall'interazione tra normative progettate con finalità e logiche diverse e con tempi di adeguamento differenziati. Ecco cosa comporta il panorama regolamentare europeo in materia di cyber security, a partire
Analisi tecnica del DLS del gruppo ransomware Lynx: API, Axios e un nuovo dominio scoperto
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Durante un’analisi condotta sul Data Leak Site (DLS) del gruppo ransomware Lynx, ho potuto approfondire il funzionamento del backend, identificare una serie di endpoint API utilizzati dal sito, e scoprire un nuovo dominio riconducibile
“Sappiamo Dove Vivono i Tuoi Figli!”. L’Incubo Ransomware si Aggrava
Un esperto di ransomware ha rivelato che gli hacker criminali minacciano sempre più spesso di ricorrere alla violenza fisica contro i dipendenti delle aziende prese di mira e le loro famiglie, per costringere le organizzazioni vittime a pagare i riscatti.
Secondo un sondaggio condotto da Censuswide per conto di Semperis su 1.500 professionisti della sicurezza informatica e dell’IT, i metodi più comuni per esercitare pressione da parte degli aggressori sono ancora quelli tradizionali, tra cui il blocco dei sistemi (52%) e la distruzione dei dati (63%). Quasi la metà dei professionisti intervistati (47%) provenienti da diversi Paesi ha riferito che gli aggressori hanno anche minacciato di presentare un reclamo contro di loro alle autorità di regolamentazione e di informarli che l’azienda stava cercando di nascondere loro informazioni su una grave violazione dei dati.
Ma la conclusione più allarmante a cui sono giunti i ricercatori sulla base del sondaggio è stata che il 40% degli intervistati aveva ricevuto minacce di violenza fisica da parte degli aggressori. “Le minacce di violenza fisica sono davvero spaventose”, ha dichiarato al Register Jeff Wichman, direttore della risposta agli incidenti presso Semperis . “Sono terrorizzato da quello che succederà dopo”.
Prima di guidare il team di risposta di Semperis, Wichman era un negoziatore professionista nel campo dei ransomware. Afferma che non è raro che gli aggressori contattino i dirigenti delle aziende prese di mira per minacciarle. “Minacciavano le loro famiglie: sapevano quali siti web visitavano, cosa facevano a casa”, spiega Wichman. “Gli aggressori sapevano dove vivevano i dirigenti, dove si trovavano le loro famiglie, quale scuola frequentavano i loro figli”.
Secondo l’esperto, le minacce di violenza fisica sono solitamente di natura generica, volte ad aumentare la tensione. “Se ti dico ‘Attaccherò i tuoi figli a scuola’, aumenterai la sicurezza a scuola. E se dico semplicemente ‘Prenderò la tua famiglia’, avrai paura di andare al supermercato, al cinema, ovunque”, spiega Wichman. Quel che è peggio è che l’esperto ritiene che in futuro tali minacce diventeranno più frequenti e ancora più gravi.
Nel complesso, il rapporto annuale di Semperis dipinge un quadro piuttosto cupo. La maggior parte degli intervistati (78%) ha subito attacchi ransomware nell’ultimo anno. Questa percentuale è leggermente inferiore rispetto al 2024 (83%). Tuttavia, nonostante il calo del numero complessivo di attacchi, le aziende impiegano più tempo per riprendersi dagli incidenti. Solo il 23% degli intervistati ha dichiarato di essersi ripreso entro un giorno (rispetto al 39% dell’anno scorso), mentre il 18% ha impiegato da una settimana a un mese. “Questo perché gli aggressori cercano di danneggiare l’infrastruttura il più possibile e le organizzazioni sono costrette a ripristinarla dai backup o addirittura da zero”, afferma Wichman.
Il rapporto rileva inoltre che, in media, il 15% delle organizzazioni che hanno pagato il riscatto non ha mai ricevuto chiavi funzionanti per decrittare i dati e che il 3% delle aziende colpite ha visto le proprie informazioni “trapelate” anche dopo il pagamento del riscatto. “Non credo che un’organizzazione possa pagare il riscatto e pensare di essere al sicuro”, afferma Wichman. “Ho visto molti casi in cui gli aggressori hanno promesso di cancellare i dati rubati, ma in realtà non l’hanno fatto. Si tratta di informazioni preziose che possono essere rivendute. Perché non ricavarci qualche soldo extra?”
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freezonemagazine.com/articoli/…
E’ un dato di fatto ormai assodato. L’Inghilterra continua a proporre gruppi che hanno lo sguardo volto oltre oceano con sonorità che hanno radici ben piantate in quel gigantesco macrocosmo musicale che tanto ci piace. Quando poi ci si trova davanti ad un disco con un titolo che non può ingannare, va da sè, che […]
L'articolo The
" In verità, essendo gli LLM solo solo in grado di fornire una prosecuzione credibile di una sequenza di parole, operazione effettuata su basi sostanzialmente statistiche, a ben vedere non possiamo nemmeno categorizzare le loro risposte come esatte o errate, essendo queste due categorie proprie di logica, informazione, pensiero, che negli LLM sono completamente assenti.
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invece di impiegare computer e algoritmi energeticamente efficienti che forniscono sempre risposte esatte, utilizziamo generatori di stronzate credibili, affamati di energia come mostri; poi cerchiamo con vari mezzi di depurare i loro output di tutte le affermazioni sbagliate. Che cosa mai potrebbe andare storto?
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dopo queste 2 lunghe citazioni dico la mia. avete presente quel modo di ragionare secondo cui se io spargo una fake new ma è "credibile" allora non ho colpa e non è davvero una fake news? ecco... quel pensiero (aberrante) è appena diventato universalmente riconosciuto. ma non finirà bene.
Gli LLM e la Legge Zero dell'Informatica
Pillole di false IA/ L’ondata di software che usa gli LLM sta violando la Legge Zero dell’Informatica, che funzionava dai tempi di Ada Lovelace. Che cosa mai potrebbe andare storto? (ZEUS News)ZEUS News
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Dentro il Dark Web. Threat Intelligencer At work
Il mondo digitale non ha confini visibili. Per ogni sito che consultiamo, per ogni applicazione che usiamo ogni giorno, esistono intere porzioni di rete nascoste, invisibili ai motori di ricerca e protette da alti livelli di anonimato e di cifratura. Tra queste, quella che affascina di più il pubblico dei non addetti ai lavori è quella che chiamiamo Dark Web. Un universo parallelo fatto di forum chiusi, marketplace sotterranei e archivi di dati rubati. Un luogo dove si muovono figure con nomi in codice, dove l’economia si regge sulle criptovalute e sulla fiducia fra criminali, e dove il Threat Intelligencer trova uno dei suoi campi di azione fra i più delicati.
Contrariamente all’immaginario collettivo, il Dark Web non è un unico “posto”. È composto da una moltitudine di servizi, spesso ospitati sulla rete Tor, che operano al di fuori del web tradizionale. Ci sono forum come Exploit, Breached (nella sua forma originale e nelle sue reincarnazioni) o XSS, che funzionano come hub di discussione tra cybercriminali, scambiando consigli su exploit, malware e tecniche di evasione. Ci sono marketplace come Genesis Market (oggi smantellato dall’FBI ma rinato sotto altre forme), specializzati nella vendita di “identità digitali” complete, raccolte tramite infostealer come RedLine o Raccoon.
A rendere questi ambienti particolarmente difficili da investigare è la combinazione di tre elementi: l’anonimato garantito dai network onion, l’uso estensivo di criptovalute, e le barriere d’ingresso sociali. Non basta conoscere l’indirizzo di un sito onion: in molti casi, l’accesso è vincolato a inviti, referenze, una prova delle proprie competenze tecniche (come il coding di un malware funzionante) o un pagamento di “entry fee” non rimborsabili. Alcuni forum prevedono un meccanismo di reputation scoring interno, che impedisce a chiunque di partecipare a discussioni avanzate senza aver prima dimostrato affidabilità criminale.
In queste community, la figura del mediatore (escrow) è cruciale. Agisce come una sorta di notaio informale, garantendo che il venditore non sparisca con il pagamento prima della consegna. L’uso dell’escrow è comune anche per servizi illeciti: campagne Phishing-as-a-Service, accessi a reti RDP compromesse, botnet noleggiate per attacchi DDoS, e perfino custom builds di ransomware pronti per essere usati da operatori affiliati.
Uno degli strumenti più evidenti del crimine informatico moderno è il leak site, ovvero un sito pubblico (ma comunque ospitato nel Dark Web) dove gruppi ransomware pubblicano i dati sottratti alle vittime che si rifiutano di pagare un riscatto. L’elenco è lungo e in continua espansione: LockBit, ALPHV/BlackCat, Cl0p, RansomedVC, per citare i più attivi del 2024.
Ogni leak site è strutturato in modo simile: una homepage che elenca le vittime recenti con countdown alla pubblicazione completa, una sezione “sample” dove vengono mostrati i primi file come prova dell’avvenuta compromissione, e in alcuni casi un motore di ricerca interno per accedere ai dati già pubblicati. Questi contenuti, oltre a violare la privacy delle vittime e danneggiare la reputazione delle aziende, forniscono anche materia prima per ulteriori campagne criminali: spear phishing, furti d’identità, truffe a catena.
1 esempio di leak site
Monitorare questi ambienti è uno degli aspetti centrali della Threat Intelligence (TI) moderna. Le aziende che investono in un programma TI maturo sanno che un’attività reattiva – basata su antivirus e firewall – non è più sufficiente. Occorre essere proattivi: sapere chi sono gli attori ostili, come operano, quali strumenti stanno usando e quali obiettivi stanno prendendo di mira.
2 esempio di data leak di una banca. Notare la coppia di chiavi RSA
Un team di Threat Intelligencers non si limita a leggere quello che accade: colleziona, analizza e correla informazioni ottenute da fonti OSINT (open source), da feed commerciali, ma soprattutto da fonti chiuse del Dark Web. Questo lavoro è svolto con l’ausilio di strumenti specializzati ed utilizzando anche personas digitali: identità fittizie costruite per infiltrarsi nei forum senza destare sospetti.
Gli analisti cercano segnali deboli: una discussione che suggerisce l’interesse verso un certo settore industriale, un account che vende accessi VPN con il nome della propria azienda tra le vittime, un malware che sembra progettato per bypassare le protezioni di un sistema specifico. In questi casi, il tempo è essenziale. La possibilità di reagire prima della fase di attacco, la cosiddetta left of boom, può significare evitare un disastro.
Nel 2024, una multinazionale del settore sanitario ha rilevato l’offerta di accessi privilegiati alla propria rete interna su un forum underground. Grazie al monitoraggio attivo, il team TI ha scoperto che si trattava di credenziali compromesse di un fornitore terzo. In 36 ore sono riusciti a revocare gli accessi, notificare il fornitore e rafforzare le difese. Quell’accesso era destinato a un attacco ransomware. È stato disinnescato prima ancora che il gruppo criminale potesse agire.
Un altro caso significativo riguarda l’uso di doxing: la pratica di pubblicare informazioni sensibili su dipendenti di alto livello per esercitare pressione. In un attacco del gruppo RansomedVC a una banca europea, sono state rese pubbliche le email interne tra il CEO e il consiglio d’amministrazione, nel tentativo di spingerli a pagare in fretta. Il team TI, monitorando i leak site e i canali Telegram affiliati al gruppo, ha potuto anticipare la pubblicazione completa e preparare una strategia di comunicazione e risposta.
Il Dark Web non è solo un mondo oscuro da cui difendersi, ma una finestra sulla minaccia futura. Un osservatorio privilegiato che permette di capire in anticipo cosa bolle in pentola. Nuove vulnerabilità (come la CVE-2024-21413, sfruttata appena pubblicata per compromettere Microsoft Outlook), tool automatizzati per attacchi massivi, servizi di phishing con modelli generati dall’AI in tempo reale. Tutto questo nasce e si evolve in quei forum. Ignorarli significa lasciare che l’avversario giochi sempre in anticipo.
Per questo sempre più aziende italiane stanno integrando la Threat Intelligence nei propri processi di sicurezza, trasformandola da attività specialistica a componente strategica della gestione del rischio. Non si tratta solo di danni tecnici: un attacco informatico può compromettere il brand, la fiducia dei clienti e la continuità operativa, rendendo essenziale includere queste attività nel Business as Usual. Il lato oscuro della rete è reale, affollato e in continua evoluzione. Con gli strumenti giusti, le competenze adeguate e un approccio metodico, il lavoro quotidiano e silente del Threat Intelligencer vi mette in grado non solo di difendervi, ma anche di guardare il nemico negli occhi prima che sia lui a bussare alla vostra porta.
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Spionaggio digitale made in China: APT41 sfrutta SharePoint per infiltrarsi nei governi africani
Il gruppo informatico APT41, collegato alla Cina, ha lanciato una nuova operazione di spionaggio contro i servizi IT governativi in Africa, una svolta inaspettata per una regione precedentemente considerata un obiettivo improbabile. Gli specialisti di Kaspersky Lab hanno identificato l’attacco dopo aver rilevato attività sospette sulle workstation di un’organizzazione non identificata. Gli aggressori hanno utilizzato strumenti di amministrazione remota ed eseguito comandi per garantire la disponibilità dei loro server di controllo all’interno della rete compromessa.
Successivamente è stato rivelato che il punto di ingresso era un host non rintracciabile, dove il framework Impacket, inclusi i moduli Atexec e WmiExec, veniva avviato nel contesto di un account di servizio. Dopo l’esecuzione, gli aggressori hanno temporaneamente interrotto le loro attività. Tuttavia, hanno presto iniziato a utilizzare credenziali ad alto privilegio rubate per aumentare i diritti e spostarsi lateralmente sulla rete, anche utilizzando lo strumento Cobalt Strike, implementato tramite la tecnica DLL Sideloading
La particolarità delle librerie dannose è che controllano le impostazioni della lingua di sistema e interrompono l’esecuzione se vengono rilevati pacchetti di lingua cinese (sia semplificato che tradizionale), giapponese o coreano. Questa misura è chiaramente mirata a evitare l’infezione dei computer nei paesi in cui hanno sede gli sviluppatori.
Gli aggressori hanno anche utilizzato SharePoint Server come centro di controllo nell’infrastruttura della vittima, camuffando l’attività dannosa come normale attività aziendale. È stato utilizzato per trasmettere comandi eseguiti da un trojan scritto in C#, che ha ottenuto l’accesso al sistema tramite i file “agents.exe” e “agentx.exe” trasmessi tramite il protocollo SMB. Questi file eseguibili interagivano con la web shell CommandHandler.aspx installata su SharePoint, eseguendo i comandi degli aggressori.
L’attacco combina comuni tecniche di penetrazione con tattiche ” Living off the Land “, che utilizzano servizi aziendali legittimi come strumenti di controllo. Queste tecniche sono coerenti con gli standard MITRE ATT&CK T1071.001 e T1047, il che le rende particolarmente difficili da rilevare con i mezzi tradizionali.
Dopo la ricognizione iniziale, gli aggressori si sono concentrati sulle macchine di interesse. Da lì, hanno avviato script tramite “cmd.exe” che scaricavano file HTA dannosi da una fonte esterna, il cui dominio era camuffato da una risorsa ufficiale di GitHub. Sebbene l’esatta funzionalità del contenuto scaricato sia ancora sconosciuta, è noto che uno degli script utilizzati in precedenza avviava una reverse shell, fornendo il pieno controllo remoto del sistema.
Per raccogliere informazioni è stata utilizzata un’ampia gamma di strumenti. Una versione modificata dello strumento Pillager ha consentito il furto di credenziali di accesso da browser e terminali, file, corrispondenza, e-mail, screenshot e altre informazioni sensibili. Lo strumento Checkout ha raccolto informazioni sui file scaricati e sui dati di pagamento, inclusi dati provenienti da browser come Chrome, Opera, Brave e altri. L’utility RawCopy è stata utilizzata per estrarre i file di registro non elaborati, mentre Mimikatz è stato utilizzato per scaricare le credenziali utente.
APT41 ha dimostrato un elevato livello di adattabilità, adattando i suoi moduli malware alle specifiche dell’infrastruttura della vittima. Inoltre, gli aggressori hanno utilizzato attivamente una combinazione di strumenti legittimi e proprietari, inclusi strumenti di penetration testing, per camuffare l’attacco come azioni di dipendenti interni.
Questa operazione in Africa segna un cambiamento nell’attenzione geografica di APT41 e mette in luce la crescente attenzione delle unità informatiche cinesi verso regioni precedentemente inesplorate dai loro obiettivi. Secondo Trend Micro, i primi segnali di attività in questa direzione sono stati osservati già alla fine del 2022. L’utilizzo di servizi aziendali interni come canali di controllo e raccolta dati conferma un’evoluzione negli approcci in cui il confine tra pentest e attacchi reali è praticamente annullato.
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Scarafaggi Cyborg: a Singapore la prima produzione in serie di scarafaggi cyborg al mondo
Scienziati della Nanyang Technological University, insieme a colleghi giapponesi, hanno creato la prima linea robotica al mondo per la produzione in serie di scarafaggi cyborg. Ciò ha permesso di abbandonare la complessa produzione manuale di organismi cibernetici in miniatura e di passare a prodotti standardizzati con caratteristiche più stabili. Tali vantaggi avvicinano l’impiego di sciami di insetti cyborg a fini di ispezione, ricognizione e soccorso in caso di calamità.
Uno dei principali fattori di interesse per gli insetti cyborg è la loro elevata autonomia: le batterie moderne non offrono ancora una capacità sufficiente in dimensioni compatte. Uno scarafaggio ben nutrito può percorrere distanze maggiori e più a lungo di un robot in miniatura con una batteria completamente carica, anche se la batteria è molto avanzata.
Gli scarafaggi cyborg possono penetrare strutture e meccanismi complessi senza doverli smontare o distruggere. Muovendosi in sciame, sono in grado di esplorare rapidamente vasti territori difficilmente accessibili a persone e attrezzature. Non è un caso che una parte significativa del nuovo bilancio della Bundeswehr della Germania sarà destinata allo sviluppo di intelligenza artificiale e insetti biomeccanici: anche questo è un settore di importanza strategica per l’esercito.
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Per un utilizzo su larga scala dei cyberinsetti, è importante avviare una produzione industriale. Per sviluppare il processo, gli scienziati hanno scelto uno degli scarafaggi più grandi del mondo: la blatta sibilante del Madagascar, che può raggiungere i 7 cm di lunghezza. I componenti elettronici moderni sono ancora troppo pesanti per la maggior parte degli insetti, e in questo caso le dimensioni contano.
L’elemento chiave della catena di montaggio era il manipolatore industriale Universal Robot UR3e con pinza, nonché un sistema di visione artificiale basato sulla telecamera di profondità Intel RealSense. L’anidride carbonica veniva utilizzata come anestetico per gli insetti.
L’elettronica era posizionata su una piccola piattaforma, che, come uno zaino, era fissata al dorso dello scarafaggio. Per stimolare il sistema nervoso, venivano utilizzati due elettrodi bipolari con aghi e uncini alle estremità, inseriti e fissati nel corpo dell’insetto nella zona delle zampe anteriori.
L’assemblaggio di un cyborg ha richiesto 68 secondi.
I test hanno dimostrato che gli insetti assemblati manualmente e su una linea robotica venivano controllati con la stessa efficienza. La rotazione veniva effettuata stimolando una delle zampe anteriori, l’arresto stimolandole entrambe.
Un esperimento sul controllo degli sciami ha dimostrato che quattro scarafaggi cyborg hanno esaminato quasi l’intero territorio specificato in un tempo inaccessibile a un singolo insetto. Questa tecnologia ha buone prospettive: come minimo, l’automazione dell’assemblaggio accelererà ulteriori ricerche in questa direzione.
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Reverse-Engineering the TDA7000 FM Radio Receiver IC
A wristwatch featuring the TDA7000 FM radio receiver IC. (Credit: Philips Technical Review)
During the 1980s a lot of consumer devices suddenly got a lot smaller as large-scale integration using semiconductor technology took off. This included radios, with Philips’ TDA7000 FM radio receiver IC being the first to cram most of what you’d need for an FM radio receiver into a single chip. Recently, [Ken Shirriff] had a poke at analyzing a die shot of the TDA7000, reverse-engineering its functional blocks. How did the Philips engineers manage to miniaturize an FM radio? [Ken] will show you.
The IC was designed in 1977 by two engineers and released in 1983 after some Japanese companies showed strong interest in the IC. While 100 transistors would hardly be LSI today, it was enough to provide a lot of advanced functionality, ranging from differential amplifiers and current mirrors to Gilbert cell mixers. Since it’s an analog chip, it features capacitors in its design in the form of junction capacitors.
In [Ken]’s article, he delves into the process of how the FM signal is processed, amplified, and ultimately turned into a signal that can be sent to an output like headphones or speakers. Although LSI and transistorization are often associated with digitalization and computer technology, analog circuitry like this benefited from it just as much, finally granting humankind the ability to put an entire radio in a single SOIC-packaged chip.
A watch not your thing? How about a credit card? These days a one-chip radio is probably an SDR.
Luigi Rosa reshared this.
Raccontate questa storia a Giorgia Meloni e anche a Ursula Von der Leyen. E anche a chi ancora crede a questa gente.
La Casa Bianca con arroganza minaccia l'India, dicendo che deve smettere di comprare petrolio russo altrimenti impone dazi mai visti.
L'India manda gli Usa a quel paese e dichiara non solo che continuerà a comprare petrolio Russo e che nessuno può dirgli cosa fare nelle relazioni con altri Paesi, ma sospende anche l'acquisto di armi (nello specifico gli F-35) dagli Usa.
L'Unione Europea appena Trump ha alzato la voce si è subito mossa per andargli a leccare il deretano. Giorgia Meloni ha fatto le capriole per giustificare i dazi e l'accordo da cappio al collo accettato da Ursula von der Leyen.
Ecco, questa la differenza tra servi e Paesi sovrani.
GiuseppeSalamone
IO E CHATGPT E10: Il miglioramento della scrittura creativa
In questo episodio ci occupiamo dell'applicazione degli strumenti di intelligenza artificiale generativa per migliorare la scrittura creativa.
zerodays.podbean.com/e/io-e-ch…
Decine di migliaia di manifestanti pro-Palestina, tra cui il fondatore di WikiLeaks Julian Assange,...
Decine di migliaia di manifestanti pro-Palestina, tra cui il fondatore di WikiLeaks Julian Assange, hanno marciato oggi sull'iconico Sydney Harbour Bridge, nonostante una pioggia battente, chiedendo pace e aiuti umanitari nella Striscia di Gaza
🗞️ @…
FREE ASSANGE Italia
Decine di migliaia di manifestanti pro-Palestina, tra cui il fondatore di WikiLeaks Julian Assange, hanno marciato oggi sull'iconico Sydney Harbour Bridge, nonostante una pioggia battente, chiedendo pace e aiuti umanitari nella Striscia di Gaza 🗞️ @…Telegram
facebook.com/events/s/presidio…
Buongiorno a tutti,...
facebook.com/events/s/presidio…
Buongiorno a tutti, se qualcuno dovesse passare da Bari siete tutti invitati ❤️ oppure potete fare girare l'iniziativa
FREE ASSANGE Italia
https://facebook.com/events/s/presidio-cittadino-di-accoglie/775191968413040/ Buongiorno a tutti, se qualcuno dovesse passare da Bari siete tutti invitati ❤️ oppure potete fare girare l'iniziativaTelegram
Open-Source, Flexible E-Reader
Although the most popular e-reader by far is the Kindle, some argue that its primary use isn’t even as an e-reader at all but rather as a storefront for one of the world’s richest companies. For those who want user-focused consumer electronics instead, we’ll often reach for something more untethered, like an off-brand ebook that’s nothing more than an Android tablet with an e-paper display or even a jailbroken Kindle freed from the chains of Amazon. But as our 555 enthusiast community continually points out, even these are overkill for reading books. Enter the ZEReader.
The ZEReader started out as a bachelor’s engineering thesis project by [Anna-Lena Marx], whose goal was an open-source, microcontroller-based e-reader instead of the Linux or Android ones most commonly available. She’s based the firmware around the Zephyr Real-Time Operating System, which is an RTOS geared towards embedded devices. With this as a backbone, it’s trivially easy to implement the e-reader on different microcontrollers as well as use a wide variety of screens. Although the firmware is a work-in-progress, it’s already mature enough to support all of the basics of an e-reader, such as reading .epub files, navigating through the book, and saving progress. It even includes basic HTML parsing.
As for the rest of the hardware, there are considerations made for a charging circuit for a lithium battery, a booster circuit for the display, a microSD card slot, and four control buttons. Some planned future improvements include solar charging capability, more advanced power management, and the potential of additional PSRAM. With the core in place and its open-source nature, though, it could be the basis of many e-paper projects as well. If you’re having a hard time deciding on an e-paper display for your e-book, though, you can always make your own from scratch. We’ve seen an Arduino solar book reader before, by the way.
Hackaday Links: August 3, 2025
When all else fails, there’s amateur radio — and handwritten notes. Both ham radio and clear thinking helped rescue a mother and her son from a recent California camping trip gone wrong. While driving to the campsite in the Stanislaus National forest, the 49-year-old mother had the not-uncommon experience of GPS leading her and her 9-year-old son on a merry chase, sending her down a series of forest roads. Eventually the foliage got too dense for the GPS signals to penetrate, leaving the pair stranded in the forest with no guidance on how to get out.
Luckily, our heroes followed the first rule of being lost: don’t panic. Knowing that a search would likely be a needle-in-a-haystack affair thanks to the terrain and heavy cover, they wisely increased their footprint by venturing out a mile or so in different directions to post handwritten notes along the trail. They also used their car’s hazard lights at night and periodic triple blasts on a whistle to signal rescuers, who eventually found them thanks to the notes and a tip from someone who remembered seeing the car. As for the ham radio, that came into play when rescuers in the field were unable to get through to their command post on the regular radios thanks to the dense vegetation. A ham operator in the group was able to punch through and reach a ham at his home, who closed the loop by calling into the sheriff’s office, who were then able to contact the command post.
If like us you’ve always resented having to prove your humanity by clicking on a checkbox, you’re really going to hate OpenAI’s new ChatGPT Agent, which rubs the whole CAPTCHA thing right in your face. OpenAI fans on Reddit discovered that the Agent, which is able to conduct a series of tasks, effortlessly clicked on one of those “I’m not a robot” checkboxes to advance to the next step in a video conversion process. What’s worse, Agent gave a play-by-play narration of the process, noting that it would have to “click the ‘Verify I’m human’ checkbox … to prove I’m not a bot.” We’ve always felt — perhaps optimistically — that these checkbox CAPTCHAs would be easily defeated even with one of those screen recorder macros from the Windows 3.0 days. Thanks to OpenAI, it appears that there’s absolutely no justification for them at all, and yet we’re sure we’ll keep seeing them for many years to come. At least the simple checkbox ones — let’s see a bot try to solve one of those traffic light puzzles!
Back in May, we covered a fantastic video captured during an earthquake in Myanmar in March. While most earthquake videos capture the destruction by showing goods flying off store shelves, water sloshing out of swimming pools, or ceiling tiles collapsing into office spaces, this video was far more subtle, and yet far more terrifying. The video showed a massive slab of earth suddenly shift three meters in a few seconds. That footage has now been analyzed by geologists in Japan, who have concluded that this was the first direct observation of a curved fault slip, a type of quake that had only been theorized before. It appears that the curving and sinking seen in the video, which we noted in our original article, were the key to identifying this unusual type of earthquake. Maybe we should have gone with geology instead of biology all those years ago.
And finally, we’ve all heard tales of ecological control gone wrong, the classic example of which is the introduction of cane toads into Australian sugar cane plantations. The toads were supposed to eat cane beetles, which were devastating the sugar cane crop, only to find that the toads couldn’t reach the beetles and instead preyed on their natural predators, multiplying fruitfully in the process and becoming an invasive pest species in the process. So it’s with some trepidation that we read about robotic bunnies being used to control invasive Burmese pythons. The plan is being tested in Florida, because of course it’s Florida, but also because there are a lot of pythons in the Everglades thanks to the exotic pet trade. The idea is to take the guts out of 40 stuffed bunny toys, add motors to provide motion and heaters to simulate a warm bunny snack, and place them around the marshes. The goal right now is to just lure the snakes out of hiding to study their habits, in the hopes of finding a way to control their population. One could think of a few ways this could be accomplished more directly with a few additions to the robobunny payloads, but we imagine that wouldn’t go over too well with the snake lovers out there.
Repairing An Obscure Apple II Clone
The Apple II was made in great numbers, as was the Commodore 64. But the Mimic Spartan? It was a weird Apple II clone that you needed a Commodore 64 to use. [ARC Javmaster] has found one of these obscure machines and has set about bringing it back to life. Check out the video below.
The story of the machine has been told online by one of the developers on the project, one [Brent Marykuca]. Basically, the Mimic Spartan was an Apple II clone that was intended to take advantage of a C64 as a host machine. It came in a beige box with a bunch of edge connectors and cables sticking out, and you were intended to nest it on the back of your C64 so it could hook up to all the ports. Then, you could use your machine as a C64 or an Apple II, or sort of… both… and even exchange data between both machines in some limited ways. There are also a few details of this obscure machine that have been collated by [Mike Naberezny], who is seeking the original disk that shipped with the machine when new.
It’s early days yet for [ARC Javmaster]’s efforts to restore the Mimic Spartan. Thus far, it’s had a clean and basic test. It was able to display a short line of text on a display before ceasing activity. A full boot hasn’t been achieved just yet, but we can’t wait to see where the resurrection efforts go next.
Back in the day, there were all kinds of Frankenstein computer cards that effectively put one kind of computer inside another. These days, you can condense an entire retro machine down to run on a single microcontroller.
youtube.com/embed/iIOWeAflOUw?…
[Thanks to Stephen Walters for the tip!]
Addio Adriana Asti: un talento messo a nudo
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/08/addio-a…
Per il felliniani come me lei è stata la voce della Gradisca, la protagonista di Amarcord desiderata da tutti i maschi del Borgo, anche grazie alla sua loquela romagnola, incantatrice, che conquistò milioni di spettatori. Credo che Magalì Noël,
De Simone, Una tranquilla vita da vulcano, Solferino. Un’ardente Emily Dickinson
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/08/de-simo…
Con “Una tranquilla vita da vulcano” Sara De Simone ci regala una preziosa, intensa e arricchente biografia di Emily Dickinson,
GERUSALEMME. Itamar Ben Gvir guida l’assalto della Spianata delle moschee
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il ministro e leader dell'ultradestra e migliaia di coloni e militanti di organizzazioni messianiche ebraiche, hanno anche pregato nel sito islamico in violazione dello status quo
L'articolo GERUSALEMME. Itamar Ben Gvir guida l’assalto della Spianata delle
imolaoggi.it/2025/08/01/linuti…
Member Meeting Tonight, 8pm
Our next member meeting is today, 8/3 at 8pm. The agenda page is up.
Contact us if you want to add anything or bring it up at the meeting.
It will be a video meeting at our community bridge page.
Previous meeting:
- agenda: masspirates.org/wiki/July_13th…
- recording: youtu.be/r-TOtiFxrBo
Why Cheap Digital Microscopes are Pretty Terrible
The depth of field you get with a cheap Tomlov DM9 digital microscope. Pictured is the tip of a ballpoint. (Credit: Outdoors55, YouTube)
We have all seen those cheap digital microscopes, whether in USB format or with its own screen, all of them promising super-clear images of everything from butterfly wings to electronics at amazing magnification levels. In response to this, we have to paraphrase The Simpsons: in this Universe, we obey the laws of physics. This applies doubly so for image sensors and optics, which is where fundamental physics can only be dodged so far by heavy post-processing. In a recent video, the [Outdoors55] YouTube channel goes over these exact details, comparing a Tomlov DM9 digital microscope from Amazon to a quality macro lens on an APS-C format Sony Alpha a6400.
First of all, the magnification levels listed are effectively meaningless, as you are comparing a very tiny image sensor to something like an APS-C sensor, which itself is smaller than a full-frame sensor (i.e., 35 mm). As demonstrated in the video, the much larger sensor already gives you the ability to see many more details even before cranking the optical zoom levels up to something like 5 times, never mind the 1,500x claimed for the DM9.
On the optics side, the lack of significant depth of field is problematic. Although the workarounds suggested in the video work, such as focus stacking and diffusing the light projected onto the subject, it is essential to be aware of the limitations of these microscopes. That said, since we’re comparing a $150 digital microscope with a $1,500 Sony digital camera with macro lens, there’s some leeway here to say that the former will be ‘good enough’ for many tasks, but so might a simple jeweler’s loupe for even less.
There are some reasonable hobby-grade USB microscopes. There are also some hard-to-use toys.
youtube.com/embed/_K8CtSgXREk?…
L’IA ha fame di Energia! Al via HyperGrid, il più grande complesso nucleare privato
Fermi America ha firmato un memorandum d’intesa con Hyundai Engineering & Construction (Hyundai E&C) per progettare e costruire la parte nucleare di un progetto infrastrutturale energetico privato su larga scala, volto ad alimentare l’intelligenza artificiale di prossima generazione in Texas. L’impianto, denominato HyperGrid, sorgerà nei pressi di Amarillo e sarà sviluppato in collaborazione con il sistema della Texas Tech University.
Secondo il progetto, HyperGrid sarà il primo campus privato negli Stati Uniti a combinare diverse fonti energetiche contemporaneamente: il più grande complesso nucleare privato del Paese, la più potente centrale a ciclo combinato con turbina a gas, oltre a pannelli solari, batterie e una rete elettrica esterna. Quasi tutta l’elettricità prodotta, circa 1 GW, sarà consumata direttamente sul territorio dei data center , senza essere immessa nella rete elettrica generale.
La componente chiave del progetto sono quattro reattori ad acqua pressurizzata Westinghouse AP1000. Il 17 giugno, la Commissione per la regolamentazione nucleare degli Stati Uniti ha approvato una licenza combinata di costruzione e gestione, che Fermi America ha definito una decisione da record. L’inizio della costruzione dell'”isola” nucleare è previsto per il prossimo anno, con il primo reattore che dovrebbe essere operativo nel 2032.
Il memorandum prevede la partecipazione di Hyundai E&C in tutte le fasi del ciclo di vita: dalla progettazione e pianificazione ingegneristica alla stipula del contratto per la fornitura di attrezzature e la costruzione (EPC). Le parti prevedono di completare lo sviluppo di tutti i pacchetti di lavoro e firmare l’accordo EPC entro la fine del 2025. Uno dei co-fondatori di Fermi America, Toby Neugebauer, ha osservato: “L’America non può permettersi di fare pratica: abbiamo bisogno di partner esperti e Hyundai ha già dimostrato di poter costruire centrali nucleari sicure e pulite”.
Per Hyundai E&C, questo progetto rappresenta un ingresso strategico nel mercato energetico statunitense, che sta attualmente vivendo un’impennata di interesse per la generazione nucleare. I rappresentanti dell’azienda hanno sottolineato che la partecipazione a HyperGrid offre loro l’accesso a progetti promettenti in una fase iniziale e crea le condizioni per partecipare alla creazione del più grande complesso integrato di energia e calcolo al mondo che utilizza diverse fonti energetiche.
Guardando al futuro, Hyundai intende utilizzare questa collaborazione come trampolino di lancio per espandere la propria presenza nel segmento delle nuove soluzioni energetiche non solo negli Stati Uniti ma anche in altri Paesi, rafforzando al contempo la propria base tecnologica e competitiva.
L’architettura scelta per il complesso, che combina generazione nucleare di base, turbine a gas flessibili e fonti energetiche rinnovabili intermittenti, sta diventando sempre più rilevante per i clienti industriali con consumi 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Questa soluzione contribuisce a compensare la volatilità dei prezzi del mercato energetico all’ingrosso e riduce la dipendenza dalle restrizioni normative sulle emissioni di carbonio.
L’investimento in HyperGrid riflette una tendenza più ampia: un cambiamento strutturale nei consumi energetici degli Stati Uniti. Per la prima volta in due decenni, l’aumento della produzione industriale, la crescita dei data center e l’elettrificazione delle infrastrutture hanno invertito la tendenza, con una crescita annua della domanda che ora supera il 3% e che dovrebbe continuare fino al 2040, secondo l’Energy Report 2025 di McKinsey.
I consulenti sottolineano che per affrontare questa sfida sarà necessario adottare tecnologie che migliorino l’efficienza della rete, nonché ampliare l’uso dell’energia nucleare commerciale.
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Arrestato un medico torinese per produzione di materiale pedopornografico
La Polizia di Stato, in esecuzione di ordinanza di custodia cautelare emessa dal GIP di Torino, ha proceduto all’arresto di un quarantenne medico torinese indagato per produzione di contenuti multimediali realizzati mediante sfruttamento di minori e detenzione di ingente quantitativo di materiale pedopornografico scaricato in rete.
Le contestazioni dell’Autorità Giudiziaria giungono al termine di una complessa attività di indagine, durata più di 2 anni, curata dal CNCPO del Servizio Polizia Postale e per la Sicurezza Cibernetica, con la collaborazione del Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica di Torino, che ha consentito di accertare le diverse condotte tenute dall’indagato per un arco temporale di ben 12 anni all’interno delle comunità pedofile attive nel Dark Web, ambienti in cui l’arrestato era particolarmente attivo in forza della presunta garanzia di anonimato fornita dal protocollo di navigazione TOR.
Cura del dettaglio, inventiva e cautela nell’organizzazione dei passaggi dell’indagine hanno consentito agli specialisti del CNCPO, impegnati in attività sotto copertura, di sfruttare ogni traccia informatica utile per associare agli pseudonimi utilizzati un’ identità certa, ottenendo in un primo momento dall’A.G. di Roma originariamente titolare dell’attività, un decreto di perquisizione locale, personale e informatica a carico del soggetto.
A seguito del sequestro e dell’analisi dei dispositivi informatici sequestrati nel corso dell’attività di ricerca della prova, è stato possibile circostanziare le singole attività, in particolare la partecipazione alle comunità illecite nel web sommerso e la produzione di materiale in chat con minorenni con i quali intratteneva rapporti ed incontri.
Nel corso delle indagini è emerso che il quarantenne, dedito nel tempo libero ad attività sportive a costante contatto con minori in età adolescenziale, aveva stretto legami con altri soggetti interessati all’incessante scambio di materiale pedopornografico, oltre che nel Darkweb, anche in ambienti di chat peer to peer.
Tra i vari contatti del soggetto vi era anche un sacerdote della provincia di Brescia, arrestato dagli investigatori della Polizia Postale nello scorso mese di maggio, con il quale aveva ideato la creazione di un gruppo a sfondo pedopornografico esclusivamente italiano, aperto al reclutamento di altri soggetti dediti alla produzione di materiale con nuovi contenuti.
Si precisa che l’effettiva responsabilità della persona tratta in arresto e la fondatezza delle ipotesi d’accusa dovranno essere sempre valutate nel corso del successivo processo.
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GiocAosta: MENO 5! Ogni cosa prende forma. Ogni volontario trova il suo posto. Ogni tavolo sa dove andrà.
Fra cinque giorni, Aosta si trasforma ancora una volta. A tesserne il mutamento sono le magliette gialle: più di 400, provenienti da mezza Italia, riunite per un festoso incantesimo che si ripete.
Come diciassette anni fa, giocAosta vive solo grazie alle energie dei suoi volontari. Nessuno riceve compensi, ma questo non ha impedito a questa festa di diventare così grande, plurale, attraente. Anzi: la forza del volontariato si è distillata in una pozione magica che non conosciamo bene, ma che beviamo con una sete gioiosa.
Teniamoci forte, tutti insieme: giocAosta sta tornando.
Estrazione Lottericca
Fiato sospeso per l\'atto finale della grande lotteria di giocAosta!\nGiocAosta
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