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A Sneaky New Threat: Microsoft Teams Calls and QuickAssist Lead to Stealthy Malware Attacks
#CyberSecurity
securebulletin.com/a-sneaky-ne…

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VSCode: A New Wave of Malware Exploits the Heart of Creative Workflows
#CyberSecurity
securebulletin.com/vscode-a-ne…


Social-Media-Bann in Australien startet: Ein dunkler Tag für den Jugendschutz im Netz


netzpolitik.org/2025/social-me…


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🇩🇪Kein Chat mehr mit den eigenen Eltern? 📵 Klingt absurd, droht aber unter 17 Realität zu werden. Heute starten die finalen Verhandlungen zur #Chatkontrolle. Wir brauchen keine Nanny aus Brüssel! 🚫🇪🇺
Mein Essay dazu, was auf dem Spiel steht: patrick-breyer.de/der-digitale…
in reply to Patrick Breyer

Och, da gibt es doch etwas zur Abhilfe : Freedombox oder Yunohost, z.B. auf Raspberry Pi Computer, zu Hause hosten. Da gibt es Chatprogramme drin, e2e verschlüsselt, und mehr. Und ohne staatliche Einmischung.
Questa voce è stata modificata (5 giorni fa)
in reply to Patrick Breyer

Ein Mindestalter für die Nutzung von ASozialen Medien und Produkten von Zuckerberg, Musk & Co. ist sehr vernünftig!

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Ritrattato lo studio non disinteressato per il quale il #glifosato non era nocivo.

I tempi lunghi di ritrattazione sono dovuti all'interesse delle riviste commerciali ai punteggi citazionali. Senza #bibliometria, peraltro, gli autori sarebbero i primi a voler ritirare testi che fanno fare loro brutta figura.




Press Release: EU stands up to Big Tech with €120 million fine to X


The European Commission took aim at X for breaking the DSA, proof that Europe’s landmark law can bite. Despite political pressure and corporate pushback, the EU is showing that online platforms can and will be held accountable for practices that mislead users, cause harm, or undermine democracy.

The post Press Release: EU stands up to Big Tech with €120 million fine to X appeared first on European Digital Rights (EDRi).


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#Avanguardisti del XXI secolo? Il Garante per l'infanzia pensa che la #guerra sia una soft skill e la indaga come tale: @RossellaLatempa@mastodon.uno qui. Test a risposta multipla per preparare i giovani a massacrare o farsi massacrare.
Sembra uno scherzo, ma non lo è.
Questa voce è stata modificata (6 giorni fa)

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The Kitten Project: A New Era of Coordinated Hacktivism
#CyberSecurity
securebulletin.com/the-kitten-…

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On Friday, the @EUCommission hit X with a €120M fine for deceptive practices for violating the #DSA.

Even if the fine comes late, Musk's reaction on social media and the US government's irresponsible threats against the EU show that we're on the right path. X's decision to terminate the EU Commission's account on the platform also highlights how critics are processed by the platform & how risky our dependency on Big Tech has become.

Our press reaction ➡️ edri.org/our-work/eu-stands-up…

in reply to EDRi

what about other big tech?!

like, alphabet inc's android, apple devices and microsoft windows. what these underlying operating systems are doing on our back.

we need actually open systems, preferably made in europe.



Richiesta articoli per Rizomatica #8 – 2026


Chiediamo un articolo inedito. Il tema sarà: Le guerre attuali e le loro molteplici forme, potendo declinarsi in differenti punti di vista e discipline. Continua a leggere→

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#Peace An idea that also researchers could help to promote: Raymond R.M. Tai's proposal of a World Peace Foundation.
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📅 Gli eventi della settimana

🍹 Log Out @ Roma

🕒 18 dicembre, 18:30 - 18 dicembre, 21:30
📍 Sweet Bunch, Roma, Lazio
🔗 mobilizon.it/events/a42968e7-0…


🍹 Log Out @ Roma


Giovedì 18 dicembre torniamo con il Logout di TWC Roma, il ritrovo per tech workers che vogliono incontrarsi dopo lavoro: un'occasione per socializzare, conoscersi, parlare del nostro lavoro e come organizzarci nei prossimi mesi!

Ci vediamo giovedì 18 dicembre, alle 18.30, da Sweet Bunch al Pigneto!

Unisciti al Gruppo telegram!


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Il mercato dello spyware: come Intellexa sopravvive alle sanzioni e continua a colpire
#CyberSecurity
insicurezzadigitale.com/il-mer…

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A Sophisticated New Threat: FvncBot Strikes Again
#CyberSecurity
securebulletin.com/a-sophistic…

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Live du 03/12 - Impossible neutralité de la tech : la fascisation est-elle inscrite dans le code ?

Cette semaine nous avons reçu @mathildesaliou, journaliste et auteure de L'envers de la tech et @p4bl0, maître de conférences en informatique. Pour voir la rediffusion du live en entier, rendez vous sur notre chaîne Peertube et Youtube ! video.lqdn.fr/w/f9PFNJMtPXQCtJ…

Pour soutenir nos actions à venir, vous pouvez nous faire un don sur laquadrature.net/donner/ !

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in reply to La Quadrature du Net

Je n'ai pas vu la vidéo originale et le contexte associé avec ces propos.

Mais je ne suis pas tout à fait d'accord que le mouvement du logiciel libre est essentiellement centré sur la liberté individuelle; Richard Stallman lui-même le disait: Selon lui, la liberté n°1 est la liberté de donner des copies du logiciel à ses ami·es et la liberté n°3 est celle d'améliorer les logiciels pour aider sa communauté.

(1/2)

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La forza prevale sulla forma


Articolo pubblicato in origine il 19/11/2025 su Transform Italia. di M. Minetti Questa è la traduzione dall’inglese “force over form” (Nunes 2025 p. 100) che costituisce un capitolo nodale del libro di Rodrigo Nunes Né verticale né orizzontale, recentemente tradotto … Continua a leggere→


La forza prevale sulla forma


Articolo pubblicato in origine il 19/11/2025 su Transform Italia.

di M. Minetti

Questa è la traduzione dall’inglese “force over form” (Nunes 2025 p. 100) che costituisce un capitolo nodale del libro di Rodrigo Nunes Né verticale né orizzontale, recentemente tradotto dalla casa editrice Alegre. Piuttosto che pensare esista una forma di organizzazione migliore delle altre per sintetizzare i conflitti interni alle società, l’autore propone una visione ecologica per cui, a prescindere dal tipo di struttura, sia socialista o liberaldemocratica, sia assembleare piuttosto che aziendale, l’effetto dei cambiamenti prodotti sull’ambiente circostante è dato dai rapporti di forza interni a quelle stesse strutture organizzative, viste tutte come continuum dinamici che oscillano fra i loro estremi. Non si valuta quindi la forza più giusta, più etica, più elegante o alla moda, ma quella più intensa che spinge il risultato dalla sua parte, verso la soddisfazione dei bisogni sottesi.

Questo principio materialistico è spiegabile con la frase: “il Re è nudo!”; nel senso che il potere, fino a quel momento accettato dai cortigiani e dai sudditi per convenienza e conformismo, si svela essere arbitrario, ovvero basato soltanto sulla forza. La critica dei valori tradizionali e religiosi delle monarchie, portata dall’illuminismo, è stata l’inizio della fine per i sovrani assoluti e le loro aristocrazie ereditarie. Le recenti manifestazioni “No Kings” negli Stati Uniti vorrebbero proprio ricordare le rivoluzioni che hanno portato alla modernità del liberalismo, al dominio della borghesia sui nobili e i sovrani. Peccato che la modernità sia irrimediabilmente tramontata assieme alla borghesia e al capitalismo industriale, con tutti i suoi orpelli ideologici legati ai diritti universali e quindi umani, con la supposta eguaglianza formale dei cittadini di fronte alla legge. Le manifestazioni “No Kings” invece che abbattere la recente monarchia e aristocrazia tecnocratica statunitense, prendono tardivamente atto della loro esistenza. Ci dicono sì che il Re è nudo ma da tempo essere nudi non è più un problema, basta avere i soldi e il potere militare per difenderli. Anche Bibi Nethanyau è nudo, quasi metà dei cittadini del suo paese democratico hanno manifestato il 18 agosto 2025 contro la sua politica di guerra ma questo non ha impedito all’esercito di invadere militarmente Gaza e la Cisgiordania, bombardare il Libano, la Siria e l’Iran provocando la debole reazione della comunità internazionale, che perseguita chi accusa lo Stato di Israele di genocidio.

Grazie alla manipolazione algoritmica dell’opinione pubblica, operata dalle agenzie di informazione legate al potere, l’agenda dell’opposizione nelle democrazie liberali è controllata dagli stessi soggetti privati su cui si appoggia il governo. L’azione politica non ha più origine dalle scelte ideologiche e dalle identificazioni valoriali (es. liberalismo vs autoritarismo, religione vs laicismo, socialismo vs libero mercato, ecologismo vs consumismo…) casomai quelle sono conseguenze della narrazione egemonica in un certo momento storico. Il potere, come aveva rilevato Machiavelli già nel XVI sec. viene considerato da tutti ormai questione di forza, non di etica. Questo a mio parere è il significato odierno del dire che il Re è nudo, ovvero che la forza prevale sulla forma.

Dopo decenni di pace sociale, conquistata grazie a politiche consociative di partecipazione delle opposizioni ai governi locali o nazionali, senza disturbare l’accumulazione di profitti privati a discapito dei servizi erogati alla cittadinanza, ci troviamo oggi a vedere quelle opposizioni espulse dalla partecipazione democratica ai benefici del governo e costrette a riempire le piazze per rivendicare un ruolo di primo piano. Se non altro il vantaggio di questa situazione drammatica è di aver ridato un senso all’esistenza delle opposizioni, costringendole ad abbandonare il vessillo del capitalismo etico e sostenibile per rendersi conto che l’aristocrazia dei miliardari che possiedono più della metà della ricchezza globale non può essere nè eticamente virtuosa come ci vogliono far credere, nè sostenibile per i cittadini e per l’ambiente naturale come ci hanno raccontato finora.

Finita l’illusione del mercato come “migliore dei modi possibili” per allocare le risorse, il mondo libero, come amava definirsi durante la Guerra Fredda, si scopre pieno di poveri, che non riescono a far fronte ai propri bisogni primari e a cui vengono tagliate prestazioni sociali, e nemmeno così libero come si pensava. Anche nelle nostre democrazie oggi l’informazione è censurata, il controllo di massa viene attuato attraverso il monitoraggio automatico degli strumenti di comunicazione, il riconoscimento facciale autorizzato nei luoghi pubblici, i movimenti dei cittadini/utenti tracciati mediante dispositivi GPS, lettura automatica delle targhe automobilistiche e sistemi di pagamento digitali.

Milioni di cittadini si scoprono complici di un genocidio, quello del popolo palestinese, che è in atto da ben prima del 7 ottobre 2023 e beneficiari della distruzione di interi ambienti naturali per fornire cibo e minerali a basso costo, necessari a mantenere stili di consumo insostenibili nelle città più ricche del pianeta. Ancora, milioni di cittadini percepiscono che nella democrazia in cui continuano formalmente ad avere un ruolo, con tutte le forme diffuse di rappresentanza della società civile, non hanno un peso reale sulle scelte strategiche del loro paese, che è saldamente nelle mani di una aristocrazia tecnofeudale dedita alla propria riproduzione. Di fronte alla dissonanza cognitiva provocata dalla contraddizione di scoprirsi né buoni, né forti e tantomeno liberi, come la narrativa del potere ci voleva far credere, molti si innamorano del proprio carnefice, ammirandone i capricci e le crudeltà. Altri, quelli in cui riponiamo le nostre speranze, sentono il bisogno di capire meglio cosa accade nel mondo e prendono posizione con l’intenzione di cambiarlo.

Già rendersi conto delle contraddizioni della narrativa propagandistica, vedendo crollare quella illusione liberale che per tanto tempo ha schermato gli interessi dei ricchi, è una conquista non da poco, mentre su internet si diffondono viralmente interpretazioni, sicuramente semplificate, ma fortemente antisistemiche e critiche verso i potenti. “L’arme della critica non può certamente sostituire la critica delle armi, la forza materiale dev’essere abbattuta dalla forza materiale, ma anche la teoria diviene una forza materiale non appena si impadronisce delle masse” scriveva Karl Marx nel 1844 nel suo Per la critica della filosofia del diritto di Hegel e ancora oggi non possiamo che ribadirlo. Il nostro scopo potrebbe essere proprio la costruzione di quella forza materiale in tutte le forme che abbiamo a disposizione, abbandonando la sterile presunzione di essere gli unici portatori della forma adatta a raggiungere l’obiettivo. Se la forma organizzativa raggiungerà il cambiamento atteso, che non è neppure poi così chiaro quale sia, si vedrà solo in futuro, quando una sufficiente forza gli avrà permesso di mettersi alla prova.

Spiegone degli spiegoni: Nunes ci ribadisce che è poco importante la perfetta aderenza ai principi ideali di una piccola organizzazione ininfluente dedita al purismo, ovvero a espellere qualsiasi contraddizione interna, mentre è necessario cooperare in un vasto panorama di forze concorrenti e molteplici, costruendo organizzazioni di massa, scalabili fino alla dimensione statale o sovranazionale, in grado di competere anche sul piano economico e militare con le multinazionali del capitalismo estrattivo.

Bibliografia


K. Marx e F. Engels, La sacra famiglia [1845], Editori riuniti, 1967.
K. Marx, Critica della filosofia hegeliana del diritto pubblico [1844], Editori riuniti 2021.
R. Nunes, Né verticale né orizzontale. Una teoria dell’organizzazione politica, Alegre, 2025.
Y. Varoufakis, Tecnofeudalesimo. Cosa ha ucciso il capitalismo, La nave di Teseo, 2023.

#aristocrazia #ecologia #ecosistema #fronte #liberalismo #marx #mercato #nunes #organizzazione #orizzontale #politica #socialismo #verticale



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Democrazia in tempo di guerra?
Ecco la notizia come data da "La Repubblica".

Ed ecco Kant sui discorsi degli studiosi sulle condizioni della pubblica pace.

Kant, certamente, si riferiva a poteri statali e non privati. Però in un'epoca in cui gli spazi di comunicazione collettiva sono per lo più in mano a potenti privati, la questione della libertà dell'uso pubblico della ragione merita di essere riarticolata.

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#privacy by design!

Jolla è in preordine.

Lo smartphone #Linux completamente de-googlizzato, nessun tracciamento nascosto, nessuna connessione se non quelle autorizzate dall’utente.

Il pezzo più curioso è sicuramente il tasto fisico per “azionare” la privacy, con on/off su ciò che preferisce l’utente (microfono compreso).

Si torna ad avere il controllo completo sul dispositivo, su ogni sua caratteristica hardware o software, con possibilità appunto, di “spegnere” anche un insieme di app (se configurato).

Se il progetto prende piede, si può creare un ecosistema veramente alternativo e con logiche veramente incentrate sulla privacy.
ziobudda.org/comments/?id=700

in reply to N_{Dario Fadda}

@informapirata Come faccio? Ditemi come faccio! Il prodotto è allettante ma l'accessibilità? Privacy by design, e accessibility by design? Voglio poterglielo dire (magari non in questo modo) che se questi non stanno pensando all'accessibilità dal design, il telefono linux-based è l'ennesimo accrocchio elettronico da buttare in discarica perché io non lo potrei usare e non posso tirarlo al cane al posto della palla perché per lui sarebbe un pericolo...

informapirata ⁂ reshared this.

in reply to Elena Brescacin

@elettrona sarebbe importante capire come è stata gestita l'accessibilità su questi dispositivi privacy oriented.

@nuke


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Live du 03/12 - Impossible neutralité de la tech : la fascisation est-elle inscrite dans le code ?

Cette semaine nous avons reçu @mathildesaliou, journaliste et auteure de L'envers de la tech et @p4bl0, maître de conférences en informatique. Pour voir la rediffusion du live en entier, rendez vous sur notre chaîne Peertube et Youtube ! video.lqdn.fr/w/f9PFNJMtPXQCtJ…

Pour soutenir nos actions à venir, vous pouvez nous faire un don sur laquadrature.net/donner/ !

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#Cacciari Perché in Italia l'autonomia dell' #università è per lo più retorica: xcancel.com/RoyDeVita/status/1…
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#antisemitismo definito politicamente: disegni di legge che non sorprendono, una volta che si sia accettato il principio del controllo politico su opinioni che dovrebbero essere lasciate alla libera discussione.

Anni fa Barbara Spinelli sollevò il dubbio che si fosse commesso un errore nell’avere monumentalizzato il ricordo della Shoah – detta anche il «male assoluto» – esponendone cosí i simboli agli insulti e ai vandalismi. Ed è pur vero che quel sollevare la Shoah al di sopra della storia umana era un modo per evitare di guardarla in faccia. Quell’intervento della Spinelli ebbe luogo nel contesto di una accesa discussione intorno alla proposta di fare del negazionismo un reato previsto e punito dal codice penale. La proposta suscitò la reazione negativa degli storici italiani che si appellarono alla Costituzione per difendere il diritto alla libertà d’opinione. Anche perché era prevedibile che i negazionisti si sarebbero presentati come le uniche vittime della limitazione di un diritto fondamentale. Gli studiosi richiamarono invece l’attenzione sul dovere di sottrarre la Shoah al pericolo della monumentalizzazione e di lasciare la materia aperta alla ricerca storica. (Adriano Prosperi, Un tempo senza storia, 2021, I.)


PPI board meeting on 09.12.2025, 20:00 UTC


Ahoy Pirates,

Our next PPI board meeting will take place on 09.12.2025, 20:00 UTC.

All official PPI proceedings, Board meetings included, are open to the public. Feel free to stop by. We’ll be happy to have you.

Where:jitsi.pirati.cz/PPI-Board

Agenda: Pad: https://etherpad.pp-international.net/p/ppi-board-meeting-2025-08-05-vnly0cj

All of our meetings are posted to our calendar: pp-international.net/calendar/

We look forward to seeing visitors.

Thank you for your support,

The Board of PPI


pp-international.net/2025/12/p…




Caving is out, suing is in


Dear Friend of Press Freedom,

Rümeysa Öztürk has been facing deportation for 255 days for co-writing an op-ed the government didn’t like, and journalist Ya’akub Vijandre remains locked up by Immigration and Customs Enforcement over social media posts about issues he reported on. Read on for more ongoing battles against government suppression of the free press.

And join us today at 2 p.m. EST for a conversation with leading immigration journalists about reporting truth and protecting communities. Register here.

New York Times fights back against Pentagon prior restraint


The newspaper President Donald Trump likes to call “the failing New York Times” somehow managed to scrounge up enough pocket change to take his administration to court. The Times and its Pentagon reporter, Julian Barnes, are suing the Pentagon over its censorial policy restricting journalists from publishing unauthorized information.

As Freedom of the Press Foundation (FPF) Executive Director Trevor Timm said, “The Pentagon’s absurd access pledge has been an affront to the First Amendment since the first day they proposed it. And we look forward to a federal judge throwing it out with the trash, where it belongs.”


FPF demands court lift secrecy in Catherine Herridge’s privilege case


A federal appellate court got it wrong by requiring journalist Catherine Herridge to disclose the sources for her reporting on scientist Yangping Chen’s alleged ties to the Chinese military while an online college Chen founded received federal funds. She’s rightly seeking a rehearing.

Worse yet, the misguided ruling was informed by documents about the FBI’s investigation of Chen that were improperly filed under seal, and which the appellate court considered in a closed hearing. FPF, represented by Schaerr | Jaffe LLP, filed a motion to intervene and unseal the documents and hearing transcript.


Reckless federal agents are the threat, not cameras


The right to record law enforcement operations is well established. But immigration officers have repeatedly chased, assaulted, and even arrested people for recording them. This isn’t just unconstitutional. It’s dangerous.

FPF Senior Adviser Caitlin Vogus wrote for NC Newsline that “Federal agents don’t want cameras pointed at them because it can force accountability. When they lash out at people who record them, it’s not just those targeted who are in danger; everyone around them is at risk too.”


U.S. journalists abducted by Israel describe abuse and U.S. indifference


FPF Deputy Director of Audience Ahmed Zidan wrote for Jacobin about the online event we hosted with Defending Rights & Dissent last month featuring three U.S. journalists who were nabbed by Israel in international waters while on aid flotillas headed to Gaza.

It should’ve been an international scandal, but the administration hardly lifted a finger. As Jewish Currents reporter Emily Wilder said, “The abuses against us demonstrate how far [the Israeli] regime will go, how emboldened it’s been, and the absolute impunity they have to act this way.”


White House media bias tracker: Another tired gimmick


The White House launched a media bias tracker to catalog instances of supposedly distorted coverage. Predictably, the site is long on hyperbole and short on substance.

FPF Advocacy Director Seth Stern said, “If Trump thinks the media is getting stories wrong or being unfair to him, he should release the public records, correspondence, and legal memoranda that prove it, instead of wasting time and taxpayer money on silly websites. … The gimmick is wearing thin.” Media columnist Margaret Sullivan agrees.


Sen. Kelly: Read the boat strike memo into the Congressional Record


Sen. Mark Kelly told CNN that he has read the Justice Department’s classified legal rationale for destroying alleged drug boats and that it should be released.

Not only is the senator right, he has the power to make the document public himself, and he should do so without delay. FPF’s Daniel Ellsberg Chair on Government Secrecy, Lauren Harper, has more.


Censorship by invoice


Michigan’s Grand Blanc Township thinks it has discovered a trick to weasel out of accountability: charging a reporter more for records about a tragic church shooting than most people earn in two years.

FPF’s Stern wrote about why these tactics can’t be allowed to continue and why, rather than being deterred, reporters should take governmental evasiveness as a sign that they’re onto something.


What We're Reading


Photojournalist arrested at Miami immigration protest, gear seized

U.S. Press Freedom Tracker
Freelance photojournalist Dave Decker was unlawfully arrested by Miami-Dade Sheriff’s deputies while documenting anti-deportation protests. Read the objection letter we joined with Florida’s First Amendment Foundation and the National Press Photographers Association.


In ‘Cover-Up,’ Laura Poitras investigates Seymour Hersh

Columbia Journalism Review
The filmmaker and FPF’s founding board member discussed her 20-year project, the “crisis” in investigative journalism, and how truth-telling can still change the world.


How the feds used propaganda to frame their ‘war’ on Chicago: ‘They’re lying constantly’

Block Club Chicago
As Stern explained, propaganda doesn’t work when there’s a strong local media. “People know their local reporters. They see them on the street. They rely on them. That makes it harder for the administration to control the narrative.”


The SLAPP problem is worse than we thought

Columbia Journalism Review
CJR features our friends at First Amendment Watch’s new “SLAPP Back Initiative” to track strategic lawsuits against public participation.



This year, we’ve trained over 3,000 journalists in essential digital security skills, documented 240 press freedom violations, and filed over 250 Freedom of Information Act requests and 6 FOIA lawsuits. We can’t keep this up without your help. Donate online, via DAFpay, or our other ways to give. All donations are matched, up to $75,000.

RSVP: freedom.press/silenced-sources

freedom.press/silenced-sources


freedom.press/issues/caving-is…

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Live du 03/12 - Impossible neutralité de la tech : la fascisation est-elle inscrite dans le code ?

Cette semaine nous avons reçu @mathildesaliou, journaliste et auteure de L'envers de la tech et @p4bl0, maître de conférences en informatique pour questionner l'apparente « neutralité des technologies ». Pour voir la rediffusion du live, rendez vous sur notre chaîne Peertube et Youtube ! video.lqdn.fr/w/f9PFNJMtPXQCtJ…

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L’ultraportatile che (forse) non ti aspetti: Acer TravelMate P6 14 AI, il chilo di potenza
#tech
spcnet.it/lultraportatile-che-…
@informatica
in reply to N_{Dario Fadda}

@nuke@poliversity.itLa presenza di "AI" nel nome non mi attira, ma tant'è.
Ho letto la recensione per vedere se fosse comunque una macchina interessante e... non ho trovato la risposta all'unica domanda che subito mi faccio quando mi viene proposto uno strumento tecnologico: è compatibile col software libero? Domanda che per un portatile diventa: ci si installa senza difficoltà Linux e tutto funziona?
O è uno di quei tipici mattoni che luccicano, ma che ti imprigionano?

Non ho trovato la risposta, quindi giudico la recensione una banale pubblicità per un prodotto. Prezzolata? Forse.

Ah, ma da quando in qua pure le ciliegine son diventate maschili? O c'è qualcuno mette sulle torte dei piccoli alberi da frutto? Mah...
@informatica@feddit.it

in reply to Cinciallegra

No @Cincia, il ciliegino è il pomodorino. Quello rosso come una ciliegina, ma che messo sulla torta forma un pessimo accostamento.

Quindi quando il recensore dice di alcune cose che "sono il ciliegino sulla torta" intende dire che sono una fregatura: cose che sembrano allettanti, ma quando le provi ti rendi conto che sono inaspettatamente sgradevoli.

O magari è solo un sintomo del fatto che quell'articolo pubblicitario è scritto con l'AI che il prodotto porta nel nome.
@informatica @nuke

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The Sophisticated ClickFix Sting: How Calisto Disguises Itself to Steal Credentials
#CyberSecurity
securebulletin.com/the-sophist…


Spunti attuali e inattuali sul ruolo del comportamentismo nell’evoluzione del capitalismo digitale


Articolo pubblicato in origine il 26/11/2025 su Transform Italia. di P. Nicolosi (Rattus) Negli ultimi dieci anni, quell’area di pensiero critico che si occupa, in modo più o meno sistematico, di tecnologie digitali, ha iniziato a prendere sul serio il … Continua a leggere→


Spunti attuali e inattuali sul ruolo del comportamentismo nell’evoluzione del capitalismo digitale



img genrata da IA – dominio pubblico

Articolo pubblicato in origine il 26/11/2025 su Transform Italia.

di P. Nicolosi (Rattus)

Negli ultimi dieci anni, quell’area di pensiero critico che si occupa, in modo più o meno sistematico, di tecnologie digitali, ha iniziato a prendere sul serio il ruolo del comportamentismo nella struttura e nei funzionamenti di quello che spesso viene definito capitalismo cognitivo. I riferimenti polemici al comportamentismo sono partiti in sordina, con una battuta di Eugeny Morozov che, in un suo libro di alcuni anni fa 1, faceva il verso a Richard Barbrook e Andy Cameron: i due massmediologi inglesi, nel celebre articolo intitolato L’ideologia Californiana, avevano definito Marshall McLuhan il “santo protettore” di Internet 2. Morozov, tra il serio e il faceto, replicava che il vero santo protettore della rete non era McLuhan, bensì Burrhus F. Skinner, il celebre teorico del comportamentismo radicale.

Qualche anno dopo, nel 2016, l’Economist pubblicava un lungo articolo inchiesta di Ian Leslie 3. Un titolo che rinvia all’incontro che avvenne a Corinto tra Alessandro il Grande e Diogene di Sinope. Si narra che Diogene fosse disteso davanti alla sua botte a prendere il sole quando il giovane condottiero gli si pose di fronte e gli chiese se poteva fare qualcosa in suo favore. Diogene, senza alterarsi, rispose: “Sì, togliti dalla mia luce” (in inglese appunto “Stand out of my light”). Nella metafora di Williams la “luce” sta a indicare il focus attentivo di ciascuno di noi. L’invito a togliersi dalla luce è, in realtà, un’esortazione rivolta alle grandi piattaforme web quali Google o Facebook, a non disturbare la nostra attenzione. L’analogia tra le grandi piattaforme informatiche e il condottiero greco è stata scelta assai bene: sono due forme di potere diverse, che hanno in comune l’ostentazione della loro potenza e la vastità del territorio sottomesso.

Nella prospettiva di Williams le piattaforme informatiche chiedono a ciascuno di noi “Cosa posso fare per te?”, proprio come Alessandro fece con Diogene. Il problema, secondo Williams, è che si rileva un crescente disallineamento tra i nostri obiettivi e quelli delle piattaforme a cui, ingenuamente, ci affidiamo. Esse non fanno realmente ciò di cui avremmo bisogno. Ammesso che sia vero che l’informatica e il web sono nati come strumenti al nostro servizio, utili per i nostri scopi, oggi non svolgono più questa funzione in modo trasparente. La metafora che Williams fornisce a questo riguardo è quella di un sistema GPS, un navigatore per l’automobile, che inizia a funzionare male. Non ci conduce più nei luoghi in cui vogliamo andare, ma ci porta in posti molto distanti da essi. Cresce così il sospetto di essersi affidati a una tecnologia che prima facie si presentava come uno strumento al nostro servizio ma che in realtà stava lavorando per scopi profondamente diversi dai nostri. Vale citare a riguardo un passo tratto dal testo di James Williams:

«Cominciai presto a capire che la causa per la quale ero stato arruolato non era affatto l’organizzazione dell’informazione, ma dell’attenzione. Il settore tecnologico non stava progettando prodotti; stava progettando utenti. Questi sistemi magici e generali non erano “strumenti” neutrali; erano sistemi di navigazione guidati da scopi che orientavano la vita di esseri umani in carne e ossa».


Collega di Williams presso Google, Tristan Harris, viene spesso definito dai giornali come l’ex responsabile di “ethic design” presso gli uffici di Google. Harris ha denunciato le strategie di manipolazione dell’attenzione praticate dai giganti di Internet e ha proposto un inventario di idee per una nuova ecologia delle app e dell’interfaccia utente. La sola esistenza, presso Google, di un incarico definito dalla singolare formula design ethicist desta nel lettore una certa curiosità. Se partiamo dal dato che nelle aziende informatiche italiane è raro incontrare un “ergonomo” o un “esperto di interfacce utente”, il fatto che presso Google possa lavorare un esperto di “etica della progettazione delle interfacce” incuriosisce e suscita comprensibili interrogativi. In Italia esistono degli insegnamenti di Computer Ethics (per esempio presso il Politecnico di Torino), ma si tratta di scelte formative di carattere pubblico. Se è comprensibile che gli Stati nazionali possano decidere di tutelare, nell’ambito di corsi di formazione universitaria, interessi di carattere generale – per esempio attraverso la realizzazione di linee guida di carattere etico per le aziende e gli operatori informatici – non è altrettanto facile spiegarsi quale potrebbe essere il ruolo di un esperto di “ethic design” presso un’azienda privata come Google.

In effetti, la carriera di Harris a Mountain View, per quanto breve, si rivela più complicata e interessante di quanto si possa immaginare. Il percorso attraverso cui, presso Google, gli è stato assegnato il roboante titolo di “design ethicist and product philosopher” merita un breve approfondimento.

Nel 2006 Tristan Harris aveva seguito a Stanford dei corsi di design presso il “Persuasive Tech Lab” di B. J. Fogg. Pare che in quell’occasione abbia collaborato con Mike Krueger alla realizzazione di Send the SunShine un’app con ci si proponeva di alleviare i sintomi dei disturbi stagionali dell’umore (SAD). Mike Krueger in seguito diventerà miliardario come cofondatore di Instagram, mentre Harris avrebbe lanciato una start-up che si chiamava Apture e che aveva come principale obiettivo quello di facilitare i processi di apprendimento degli utenti in rete. Fin dai suoi primi passi nel mondo dell’informatica Harris si è quindi presentato come uno studioso di interfacce digitali e di processi di apprendimento. Nel 2011 Apture è stata acquistata da Google con l’intero staff. Tuttavia, quando Harris si è reso conto che presso Google non riusciva a trovare l’afflato etico e la vocazione didattica che lo aveva spinto a realizzare Apture, ha deciso di andarsene, non senza aver inflitto ai suoi colleghi di Google una serie di testi e di slide in cui sosteneva l’importanza di sviluppare un nuovo atteggiamento etico nei confronti dei prodotti informatici che vengono lanciati in rete. Quel testo, oramai celebre, iniziava con queste parole:

«Sono preoccupato del fatto che stiamo creando un mondo sempre più disattento. Il mio obiettivo con questa presentazione è creare un movimento presso la sede di Google che si ponga l’obiettivo di minimizzare la distrazione e, per riuscire in questo, ho bisogno del tuo aiuto».


Con grande sorpresa dello stesso Harris, quei suoi materiali si sono rapidamente diffusi per contagio all’interno dell’azienda. Google, negli ultimi anni, ha dovuto affrontare in diverse occasioni il malumore dei suoi dipendenti. Anche per ragioni storiche legate al suo brand, che ha sempre sostenuto di voler rendere il mondo un posto migliore, la direzione di Mountain View sfoggia un aplomb da corte illuminata e tende a evitare i mormorii che facilmente seguono la diaspora dei propri dipendenti. Così, per dissuadere Harris dall’idea di lasciare Mountain View, è giunto per lui direttamente dai “piani alti” il titolo di design ethicist and product philosopher e il relativo nuovo incarico. Harris inizialmente ha accettato la nuova investitura, ma si è poi convinto che presso Google, in ogni caso, non gli sarebbe stato possibile esprimere in piena libertà i suoi convincimenti. Così, ha deciso di intraprendere una carriera privata da “design ethicist” dando il via a una varietà di iniziative e tenendo un numero sterminato di conferenze. Uno dei temi ricorrenti nei suoi interventi pubblici è la denuncia dell’uso crescente, da parte dei colossi del web, di tecniche di stimolazione orientate alla cattura dell’attenzione degli utenti. La distrazione indotta da questi dispositivi viola le convinzioni etiche più profonde di Harris, che fin dalla fondazione di Apture, come abbiamo visto, si era proposto di contribuire alla realizzazione di una rete a forte vocazione didattica, capace di facilitare l’apprendimento e di stimolare comportamenti intelligenti e virtuosi.

Nella descrizione che ne fornisce Ian Leslie nel suo famoso articolo, Harris si sarebbe progressivamente convinto che: « (…) il potenziale di Internet di informare e illuminare fosse in conflitto con l’imperativo commerciale di catturare e mantenere l’attenzione degli utenti con ogni mezzo possibile.»

Leslie ha quindi deciso di intervistare a Stanford il professor Brian Jeffrey Fogg, che era stato l’insegnante di Harris e il fondatore della captologia, disciplina che si occupa della cattura dell’attenzione. A detta di Leslie, Fogg si è rivelato un personaggio tutt’altro che diabolico, che sembrava sinceramente turbato dall’accusa, mossa contro di lui in quel periodo, di essere uno stratega della manipolazione del comportamento. Altra intervista di notevole interesse, contenuta nel lungo articolo di Leslie, quella a Natasha Dow Schüll, antropologa, che ha realizzato una monumentale ricerca su Las Vegas e le evoluzioni del gioco d’azzardo sotto la crescente pressione delle tecnologie digitali. Un lavoro con molti tratti di esplicita denuncia, che mostra l’impressionante crescita dell’azzardo negli ultimi due decenni.

Va detto, tuttavia, che sebbene il libro di Dow Schüll sul design delle interfacce dei dispositivi dell’azzardo sia senza ombra di dubbio un’opera fondamentale 4 al suo interno i riferimenti al comportamentismo sono sporadici e occasionali o, a dirla tutta, quasi inesistenti. Cosa piuttosto singolare, visto che Skinner ha dedicato molte pagine alle sloth machine e alle loro analogie con i suoi studi sul comportamento animale. In realtà, nessuno dei personaggi intervistati da Leslie ha fatto riferimenti troppo espliciti al comportamentismo né nell’intervista né altrove. A un giudizio di superficie, si può perfino pensare che l’idea di tirare in ballo Skinner in quell’articolo sia da attribuire più a Leslie che ai suoi interlocutori. Fatto salvo il professor Fogg, che è indubitabilmente un neo-comportamentista, gli altri intervistati sembrano avere un’idea piuttosto approssimativa del comportamentismo, della sua vicenda storica e dei suoi principi. Del resto Dow Schüll, Williams e Harris non hanno curricula che prevedano, al loro interno, la presenza di competenze di questo genere. Competenze che anche negli Stati Uniti, vedremo più avanti perché, sono oramai un’ esclusiva degli storici della psicologia e, occasionalmente, di qualche filosofo della mente.

Qualche anno dopo, con la pubblicazione de Il capitalismo della sorveglianza di Shoshana Zuboff 5 si ebbe la reprimenda più diretta ed esplicita sul rapporto tra capitalismo digitale e comportamentismo. L’autrice dedicava ben tre capitoli del suo bestseller a Skinner suscitando una certa sorpresa tanto nel grande pubblico quanto tra gli addetti ai lavori.

Io, che da trent’anni avevo adottato in rete il nickname Rattus Norvegicus proprio per suggerire qualche affinità tra gli utenti delle piattaforme digitali e le cavie da laboratorio preferite dai comportamentisti, mi trovavo per la prima volta a ricevere occasionali riconoscimenti per una serie di intuizioni che, prima del boom del comportamentismo in salsa digitale, erano state velocemente derubricate come mie inguaribili stranezze. Tuttavia, a quanti intendevano tirarmi in ballo ho dovuto chiarire subito che trovo sia le forme che gli argomenti della nuova critica al comportamentismo digitale decisamente insoddisfacenti. La mia gratitudine nei confronti di quanti hanno segnalato il cosiddetto “ritorno” del comportamentismo fa il paio con una forte insofferenza nei confronti dei claim sbrigativi e, non di rado, puramente allarmistici, con cui il problema è stato affrontato dai giornali o nei dibattiti pubblici cui m’è capitato di assistere.

Di qui l’ esigenza di chiarire almeno alcuni dei punti chiave del problema con cui siamo chiamati a confrontarci. Intendiamoci: per discutere seriamente il comportamentismo (prima come teoria scientifica e poi come peculiarità socioculturale statunitense) non basterebbe un saggio e, probabilmente, neanche un’opera in tre volumi. Sebbene trascurato a lungo nell’Europa continentale, il comportamentismo è stato un programma di ricerca assai robusto che, negli Stati Uniti, s’è snodato lungo un arco temporale di oltre sessant’anni e, in alcune fasi, ha raggiunto un’organizzazione fordista con decine di laboratori distribuiti nelle principali università e nei centri di ricerca. Al suo interno, accanto a B. F. Skinner, ci sono almeno una decina di figure di spicco, di almeno pari rilevanza teorica, che sarebbe indispensabile includere in qualsiasi serio dibattito nel merito. Peraltro, difficilmente si riuscirà a comprendere qualcosa di un siffatto dibattito se non ci si sarà impegnati, preventivamente, nell’inquadrare il comportamentismo all’interno della complessa temperie culturale che, a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, ha visto la psicologia impegnarsi con successo nel tentativo di entrare nel novero delle discipline scientifiche. Quanto al diffuso proclama secondo il quale, a metà degli anni Settanta del Novecento, il comportamentismo avrebbe esaurito la sua “forza propulsiva”e sarebbe stato superato dal cognitivismo c’è, come vedremo, molto da discutere. Sicuramente non si è trattato di quel radicale cambio di paradigma di cui favoleggiano i manuali di storia della psicologia. Cosa che apre una serie di problematiche piuttosto dense riguardo l’ attualità del comportamentismo e i relativi vantaggi che potrebbe aver ricavato dalla singolare posizione di zombie, di morto vivente in cui, piaccia o meno, è stato relegato negli ultimi quarant’anni dalla trionfante retorica cognitivista. Certo è che, sebbene sia stato ripetuto fino alla nausea che il comportamentismo è una corrente della psicologia scientifica oramai del tutto priva di qualsiasi interesse, gli unici psicologi che riescono a vincere dei premi Nobel sono, a tutt’oggi, quelli che si occupano di economia comportamentale, disciplina le cui radici affondano nella storia del comportamentismo e che oggi è situata al centro degli interessi del Gotha della Silicon Valley. Basti ricordare che dal 20 al 22 Luglio del 2007 nella cittadina Rutherford (California) si è tenuto un corso privato dello psicologo premio Nobel per l’economia Daniel Kahneman, cui hanno partecipato Sergey Brin, Elon Musk e altre figure di rilievo.

Questo ci conduce all’argomento attualmente più gettonato, che riguarda il rapporto tra il comportamentismo e l’AI. A tale riguardo è opportuno ricordare subito che la simulazione del comportamento (animale ed umano) attraverso dispositivi artificiali costituisce un metodo di indagine e sperimentazione che il comportamentismo ha iniziato a praticare in modo sistematico (con strumenti meccanici ed elettrici) ben prima dell’avvento dei calcolatori. In questo senso l’AI ha stabilito, fin dalle sue origini, un rapporto strutturale con il comportamentismo, quasi ne fosse una derivazione. Per quante crisi abbia attraversato, questo rapporto non è mai venuto meno, fino a divenire una sorta di seconda natura dei processi di ricerca e sviluppo, particolarmente nell’informatica di consumo. Quanti sostengono che gran parte degli snodi epistemologici sollevati dall’intelligenza artificiale, per un motivo o un altro, hanno già impegnato il comportamentismo, colgono nel segno. Nella filosofia della mente contemporanea i problemi si presentano sempre due volte, prima come scienze del comportamento e poi come intelligenza artificiale. Ciò spiega assai bene perché, nella hall of fame dell’Intelligenza Artificiale, figurano numerosi e autorevoli studiosi apertamente e dichiaratamente comportamentisti.

Mi rendo conto che questa sommaria elencazione di fatti e problemi, piuttosto ruvida ed esplicita, potrebbe essere letta come un tentativo di scoraggiare chi intenda discutere in termini politici il tema dell’influenza del comportamentismo sull’uso delle tecnologie digitali. Persone che vorrebbero risparmiarsi questioni etiche, epistemologiche e di metodo spesso cavillose ed estenuanti. Cercherò, per il possibile, di non deludere queste loro aspettative. Sono sempre più convinto che le responsabilità politiche, particolarmente quelle dell’epoca che stiamo attraversando, siano punteggiate da emergenze che hanno ben poco a che fare con le forme e i toni dei dibattiti accademici e delle sedute delle commissioni parlamentari. Peraltro l’argomento, data la sua importanza, merita senz’altro un pubblico attento ma, si spera, non composto esclusivamente di specialisti. Si tratterà allora di trovare una linea di mediazione tra ciò che è sicuramente necessario e quel che può risultare almeno sufficiente ad un primo inquadramento dei principali aspetti del problema. Altrimenti, tutta la faccenda rischia di restare, come lo è stata finora, sospesa in una caligine di mistero e di irrilevanza, in una zona indefinita tra l’allarmismo dei gazzettieri e l’ineffabile ruminare dei filosofi della mente. Una conclusione che dobbiamo evitare perché nell’attuale configurazione del capitalismo digitale si vanno delineando dinamiche produttive in cui il comportamentismo e la sua eredità teorica e sperimentale giocheranno un ruolo di crescente importanza. Di qui il monito: se non ci impegniamo a sbrogliare pazientemente questo groviglio di storia e teoria della psicologia scientifica, non riusciremo a muovere critiche realmente efficaci all’attuale dominio delle Big Tech e incontreremo serie difficoltà anche nell’indicare strategie adeguate a quanti intendono sottrarsi alle conseguenze più perniciose dell’uso dei loro dispositivi.

Note


  1. Eugeny Morozov, Internet non salverà il mondo, Mondadori, 2014.
  2. Richard Barbrook,Andy Cameron, L’ideologia californiana, Gog, 2023
  3. economist.com/1843/2016/10/20/… un affermato scrittore londinese che, occasionalmente, si occupa anche di marketing. L’articolo mostrava come il ritorno del comportamentismo in ambiente digitale avesse svolto un ruolo chiave nel successo di alcune piattaforme lanciate in quegli anni. Leslie ha svolto un lavoro di indagine abbastanza approfondito, intervistando alcuni dei teorici di quello che definiremo neo-comportamentismo digitale e alcuni dei suoi critici più radicali. I toni erano piuttosto allarmati: il titolo The scientist who make the apps addictive, la cui traduzione in italiano non è immediata, sembrava annunciare il proposito di portare alla sbarra gli scienziati che stavano trasformando le applicazioni web in strumenti capaci di indurre forme di dipendenza tra gli utenti. In realtà, il testo di Leslie è decisamente meno inquisitorio di quanto annunciato nel titolo. È stata la “fuga da Google” di due eminenti whistleblower, James Williams e Tristan Harris, a fornire a Leslie lo spunto per effettuare una serie di approfondimenti sul campo. Prima di discutere in maggior dettaglio l’articolo di Leslie, conviene allora soffermarsi su Williams e Harris che, indipendentemente l’uno dall’altro, sono usciti dalle fila dell’azienda di Page e Brin sbattendo la porta, per dedicarsi interamente al compito di denunciare i nuovi persuasori occulti.Ex-dipendente di Google, James Willliam, nelle pagine di apertura del suo libro sostiene che la liberazione dell’attenzione potrebbe essere “la più importante battaglia politica del nostro tempo”. Su questo tema si snoda l’intera opera, intitolata Stand out of our light
  4. Natasha Dow Schüll, Architetture dell’azzardo, Luca Sossella editore, 2015
  5. Soshana Zuboff, Il capitalismo della sorveglianza, Luiss University Press, 2019

#capitalismo #digitale #glianza #piattaforme #privacy #psicologia #sorveglianza #tecnologia




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Mardi 9 décembre, nous serons à la cité internationale universitaire de Paris (Maison de l’Île-de-France, 9d bd Jourdain, 14e) pour parler de vidéosurveillance algorithmique.

C'est à partir de 19h30, venez !

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in reply to La Quadrature du Net

: oui ! Merci pour ce que vous faites.

"La VideoSurveillance Algorithmique (VSA) dans ton supermarché, l'eusses-tu cru ?"
17 juillet 2025 - Les CRIs.

les-cris.com/pages-300-article…

"VSA - Illustrations - Vigilance sourire-artificiel !"
18 juillet 2025 - Les-CRIs.

les-cris.com/pages-110-au-fil-…

"Ouvrez les yeux sur la colonisation-2_0... parce qu'elle, en tout cas, elle vous a à l'œil !"
16 juillet 2025 - Les CRIs.

les-cris.com/pages-300-article…

On peut en sourire... aussi...

Dans la société du souriez-vous-êtes-protégé,
les-cris.com/pages-300-article…


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Genau deshalb will das Europäische Parlament statt #Chatkontrolle Strafverfolger wie das BKA künftig zur Löschung von Missbrauchsdarstellungen verpflichten. Werden die EU-Regierungen in den Trilog-Verhandlungen zustimmen?
tagesschau.de/investigativ/ndr…
in reply to Patrick Breyer

this supposed to be on discord too, the CP situation it's outrageous on that app
in reply to Patrick Breyer

was ich nicht verstehe: wenn durch polizeiliche Ermittlungen die URLs von Missbrauchsdarstellungen bekannt geworden sind (weil sie als Links in beschlagnahmten/observierten Foren genannt werden), dann ist die Löschung doch nicht mehr proaktiv? Wie kann sie da noch optional sein?

Das ist etwa wie wenn ein Container mit Koks gefunden wird, und es wird zwar der Container - also das Gefäß - beschlagnahmt, aber das Koks vorher ausgeladen und stehen gelassen! Ein Unding!





From paper to practice: Can the EMFA be the turning point for real protections for journalists?


Before we can take a critical look at the repercussions and possible positive strides forward that the European Media Freedom Act (EMFA) regulation presents, it is important to understand what it means first.

What is the EMFA?

The European Media Freedom Act (EMFA) is an EU regulation designed to protect media freedom, editorial independence and media pluralism across the EU by setting EU-level rules that national laws must respect. With initial proposals for implementing changes starting in 2022, the European Parliament reached an agreement in December 2023. The agreement, however, only entered force in May 2024, with most of the provisions becoming applicable in August 2025.

What are the practical changes?

  • The EMFA accounts for explicit rules preventing public authorities from interfering in editorial decisions to protect the editorial independence. It thus creates safeguards against political interference and for public service media governance.
  • It creates stronger legal protection for sources and rules limiting unjustified access to the communications of journalists. It further constrains the indiscriminate surveillance of journalism and the use of spyware. Meaning it protects journalistic sources and confidentiality.
  • It creates rules to avoid distortive state advertising practices and to ensure that public advertising does not become a tool of influence. Meaning it creates rules pertaining to state advertising and funding transparency.
  • Transparency is further extended to the ownership of media, with tighter rules to monitor concentration and plurality.
  • It also includes requirements for transparency when it comes to the platform’s restrictions on media content, giving media outlets better access to the platform’s audience and data. These obligations ensure that there is media visibility on large online platforms.
  • In order to enforce the measures, the EMFA allocates enforcement responsibilities to national authorities and creates the Media Board so that communication related to coordinating efforts and peer reviewing is possible across member states.

The EMFA as a turning point

The act emerges as a point for various potential benefits for journalism. With stronger legal protections in place for sources and against surveillance, investigative journalists and whistleblowers face reduced risks. This becomes especially the case when considering member states that have weak national safeguards in place. The EMFA represents possibilities for reduced financial leverage used by governments to influence the media. Once limits are imposed on manipulative state advertisement and obligations are created for clearer ownership transparency, the financial power governments can have on media can be lessened. By imposing platform transparency and data access, the act could positively contribute to a media outlet’s ability to reach its audiences and analyse their distribution. This is important for the commercial sustainability of outlets as well as their editorial strategies. If widely and properly implemented, the provisions of the EMFA can have a wide impact on journalistic practices.

Possible practical constraints

Despite its promising impact on journalism, the EMFA could have some risks and face practical constraints. The protections as outlined by the regulation can only be implemented if the Member States enact national law and administrative reform. The possible implementation gap is a current concern of civil society and journalist organisations that have warned that there is a possibility that some countries may be slow or resistant to the changes. Therefore, a focus on enforcement and incentive for political will is crucial for the regulation to have a real impact.


europeanpirates.eu/from-paper-…


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Cloudflare Dashboard Goes Down Again
#CyberSecurity
securebulletin.com/cloudflare-…

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ClayRat: A New Breed of Android Spyware with Unprecedented Control
#CyberSecurity
securebulletin.com/clayrat-a-n…

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Dentro la finta normalità dei developer di Lazarus: un APT che lavora in smart working
#CyberSecurity
insicurezzadigitale.com/dentro…

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🟢 No Impact from Cloudflare Global Outage

We’re aware of the major #Cloudflare #outage recurrently affecting a large portion of the internet. Many services worldwide are experiencing disruptions, but we’re proud to report that Didroom remains fully operational and unaffected.

Thanks to our resilient architecture and routing independence, all Didroom services continue to perform normally. Users can rely on full access without interruption.

uptime.dyne.org/status/didroom

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