Mariarosaria Taddeo: una filosofa commenta l’Intelligenza Artificiale
Se ne parla e se ne continua a parlare. Ma cos’è l’Intelligenza Artificiale? Tra le tante definizioni ne abbiamo colto una: «Lo strumento che ci permette di leggere la realtà e capirne le dinamiche». Ma per evitare qualsiasi generalizzazione abbiamo chiesto a Mariarosaria Taddeo; nel 2020 Computer Weekly l’ha nominata tra le 100 donne più […]
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Serbia, Vučić: “Tutti vogliono andare in guerra e tutti si preparano per la guerra”
di Marco Siragusa –
Pagine Esteri, 28 febbraio 2023 – “Tutti vogliono andare in guerra e tutti si stanno preparando per la guerra”. Queste le parole pronunciate dal presidente serbo Aleksandar Vučić durante la sua visita ad Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti) per la sedicesima convention sulle armi, l’International Defence Exhibition and Conference (IDEX2023), una delle più importanti al mondo, che si è tenuta dal 20 al 24 febbraio 2023. Le parole di Vučić non erano però dettate dalla preoccupazione di un’escalation militare e il coinvolgimento diretto di altri paesi nel conflitto ucraino o, ancora peggio, per l’apertura di un nuovo fronte di guerra. No, le sue parole nascondevano una certa soddisfazione legata alle possibilità economiche derivanti dal commercio di armi.
La Serbia, infatti, negli ultimi anni ha notevolmente aumentato le spese per l’ammodernamento del proprio esercito. Se nel 2018 la spesa militare aveva pesato per circa 800 milioni di dollari nel bilancio complessivo dello stato, nel 2022 questa cifra era salita a 1,2 miliardi di dollari. Durante la sua visita a IDEX2023, il presidente serbo ha dichiarato esplicitamente di voler continuare a rafforzare l’industria militare investendo ulteriori 750 milioni di dollari nel 2023, che si aggiungono al miliardo e mezzo già stanziato per quest’anno. L’obiettivo dichiarato è di portare la spesa complessiva al 3% del PIL dall’attuale 2%. Un impegno economicamente non indifferente per un paese piccolo come la Serbia.
Tutto questo mentre il paese si appresta a raggiungere un accordo sulla normalizzazione dei rapporti con il Kosovo, dopo le tensioni dei mesi passati nel nord del paese a maggioranza serba.
Dai droni emiratini ai caccia francesi
Il presidente Vučić è ormai ospite gradito negli Emirati. Da anni intrattiene infatti un proficuo e sempre più profondo rapporto con lo sceicco Muhammad bin Zayed al-Nahyan, presidente degli Emirati Arabi Uniti e tra le persone più influenti e potenti al mondo. Dal 2012, anno della prima vittoria elettorale di Vučić, i due si sono incontrati ufficialmente ben 20 volte, cui si aggiungono gli innumerevoli incontri tra diplomatici delle delegazioni dei due paesi.
Gli Emirati sono economicamente presenti in Serbia già da qualche anno. Tra gli investimenti più consistenti, circa 4 miliardi di euro, rientra il famoso Belgrade Waterfront, un quartiere di lusso costruito sulle rive del fiume Sava nella capitale serba dalla società emiratina Eagle Hills. Recentemente, alla fine del 2022, i due paesi hanno sottoscritto ben dieci accordi nei settori della giustizia, della cultura, della sicurezza informatica, della lotta alla tratta di esseri umani e della cooperazione diplomatica. L’accordo più importante riguardava però il sostegno finanziario degli Emirati sottoforma di un prestito di 1 miliardo di euro a un tasso di interesse favorevole del tre percento. Con l’ultima visita del presidente serbo ad Abu Dhabi, la cooperazione tra i due paesi si è allargata anche al settore militare. Vučić ha infatti annunciato l’acquisto di munizioni e droni kamikaze prodotti nel paese arabo.
Questo non sarà però l’unico investimento serbo per l’ammodernamento delle proprie forze armate. Negli scorsi mesi il presidente ha avviato una trattativa con la Francia per l’acquisto di 12 caccia Rafale per un valore complessivo di circa 3 miliardi di euro. Il doppio del budget previsto per tutto il 2023. A differenza della Croazia, che modernizzerà la sua aeronautica con caccia francesi di seconda mano, i Rafale acquistati dalla Serbia dovrebbero essere completamente nuovi. Uno scarto qualitativo che, stando alle parole di Vučić, serve solo come forma di deterrenza verso possibili attacchi esterni. Serbia e Francia avevano recentemente concluso un accordo per l’acquisto da parte delle Serbia dei missili Mistral, un sistema di difesa aerea portatile a infrarossi.
Meno Russia, più Cina
Che la politica estera di Vučić, al comando della Serbia ininterrottamente dal 2012 prima come premier e poi come presidente della Repubblica, si basi sul concetto di multilateralismo non è certo una novità. La prospettiva europea, costantemente ribadita in questi anni nonostante lo stallo del processo di adesione all’Unione, viene accompagnata da relazioni sempre più strette con i competitor europei come Russia, Cina e Turchia.
Per decenni la Serbia ha potuto contare su un canale privilegiato con la Russia, anche in campo militare. Gran parte dell’esercito serbo è composto da mezzi di origine sovietica e russa. Tra i mezzi a disposizione, può contare infatti su diversi caccia ed elicotteri russi. La guerra in Ucraina ha provocato una netta chiusura verso la Russia da parte dell’Unione Europea. Tra i requisiti per l’adesione, l’UE chiede ai paesi candidati di adeguarsi alla politica estera comunitaria e applicare le sanzioni al governo di Mosca. Belgrado però, è uno dei pochi paesi europei a non aver ancora adottato misure restrittive nei confronti della Russia, anche se, circa un mese fa, il ministro degli Esteri Ivica Dačić ha sorprendentemente comunicato che il suo paese è pronto ad applicare le sanzioni contro Mosca. Un cambio di strategia non indifferente che si lega a doppio filo con gli investimenti in campo militare degli ultimi dodici mesi. La decisione di acquistare i caccia francesi è dovuta soprattutto alla difficoltà di acquistare, a causa delle sanzioni, i materiali necessari all’ammodernamento e al mantenimento dei caccia russi acquistati in passato.
Non è un caso quindi che, anche in campo militare, Vučić stia cercando di “fare affari con tutti”. Oltre a Francia ed Emirati, l’attenzione si è recentemente spostata anche verso la Cina con cui il paese intrattiene già fortissimi legami economici. Nell’aprile 2022, Belgrado ha ricevuto da Pechino un sistema missilistico terra-aria di difesa aerea FK-3. La consegna seguiva quella di due anni prima dei droni CH-92. L’importanza di questi scambi non riguarda solo il piano militare, con il trasferimento di tecnologie e know-how, ma anche quello geopolitico. Con la consegna dei droni infatti, la Serbia è stato il primo e unico paese europeo a utilizzare tecnologie militari cinesi.
Come se non bastasse, nel settembre 2022, Vučić ha annunciato che la Serbia diventerà presto un cliente turco per l’acquisto dei famigerati droni Bayraktar, diventati famosi per il loro utilizzo nel conflitto in Ucraina. Il presidente serbo, in occasione dell’incontro con il turco Erdogan, si era detto pronto a stanziare “diverse centinaia di milioni di euro” per acquistare i droni.
E la NATO?
Che Serbia e NATO non abbiano avuto in passato rapporti pacifici è dimostrato dai bombardamenti dell’Alleanza Euro-Atlantica contra la Serbia di Milošević nel 1999. Una missione considerata da più parti illegittima, sia da un punto di vista politico che di diritto internazionale. Dal 2007 Belgrado persegue la neutralità militare, cosa che gli ha permesso nell’ultimo anno di condannare l’invasione russa alle Nazioni Unite senza applicare le sanzioni europee contro Mosca. Eppure, tra NATO e Serbia si è andata strutturando negli ultimi anni una costante collaborazione. Il primo importante passo si è avuto già nel 2006, quando il paese ha aderito al Partenariato per la pace e al Consiglio di partenariato euro-atlantico (EAPC). Una cooperazione che si è ulteriormente approfondita a partire dal 2015, quando la Serbia ha concordato il suo primo piano d’azione di partenariato individuale biennale.
I dati sulle esercitazioni militari compiute da Belgrado contribuiscono a una parziale decostruzione dell’idea di una Serbia inequivocabilmente filo-russa. Nel 2021, infatti, il paese ha partecipato a quattro esercitazioni congiunte con la Russia e a ben quattordici esercitazioni con membri della NATO. Tra questi, ben otto esercitazioni hanno coinvolto anche gli Stati Uniti. La situazione non cambia di molto se si considerano le donazioni di natura militare fate da paesi terzi. Anche in questo caso, nel biennio 2019-2020, al primo posto si trovano gli Stati Uniti con 13 milioni di euro stanziati, seguiti dalla Cina con 755 mila euro e dalla Corea del Sud (167 mila euro).
Su un piano prettamente militare, l’invasione russa dell’Ucraina ha avuto come conseguenza quella di un allentamento della cooperazione militare tra Serbia e Russia in favore di nuovi accordi con altri partner strategici. Il fatto che questi partner facciano parte del blocco Occidentale (Francia e Stati Uniti), del mondo arabo (Emirati) o siano grandi potenze globali (Turchia e Cina) dimostra la capacità del presidente serbo di differenziare le relazioni e di mantenere buoni rapporti con tutti gli attori dello scacchiere internazionale. Una strategia che potrebbe però subire modifiche consistenti qualora la Serbia dovesse aderire pienamente alla politica estera europea. Cosa che provocherebbe probabilmente una riduzione della cooperazione con la Cina e altri “rivali” europei.
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John Preston – La nave sepolta
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CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - INVERNO MMXXIII
Scrivere di musica. Una passione che rischia di diventare un’ossessione. Questo l’incipit che crediamo possa meglio di tanti giri di parole introdurre quello che sarà l’argomento di questa nostra “confessione”.
iyezine.com/confessioni-di-una…
CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - INVERNO MMXXIII
In altre parole: si può ancora parlare male di un disco oppure dobbiamo dire che escono solo dischi belli prima che qualcuno si incazzi?Marco Valenti (In Your Eyes ezine)
Data brokers: Identification possible to sell ads, not to exercise fundamental rights
Broker di dati: Identificazione possibile per vendere annunci, non per esercitare i diritti fondamentali noyb ha presentato una serie di reclami contro siti web e broker di dati che non hanno gestito correttamente le richieste di accesso utilizzando i cookie come fattore di autenticazione.
In Cina e Asia – Cina: cala l’occupazione urbana per la prima volta in 60 anni
I titoli di oggi:
Ucraina, la risposta russa al position paper della Cina
Cina, Bao Fang "sta collaborando con la giustizia"
Pcc, il Comitato centrale invita al rafforzamento dell'"educazione giuridica nella Nuova era"
Covid, i governi locali iniziano a svendere l'esclusiva su funzioni funebri e patrimonio culturale
Cina, migliorano i diritti delle donne nelle campagne
Cina, boom di progetti energetici a carbone
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Che significa "usare" bitcoin?
Un mio post su twitter ha scatenato reazioni opposte e anche abbastanza infiammate. Il post era:
“Spendete 'sti cazzo di bitcoin. Il risparmio del 100% è da degenerati mentali.”
Cioè che intendevo è: risparmiare in bitcoin è fantastico, ma risparmiare al 100% — cioè non spendere mai bitcoin — non aiuta te stesso e non aiuta neanche la causa politica di bitcoin. Perchè dico questo? Per almeno 4 motivi:
- Una questione di privacy: tutti i pagamenti elettronici e bancari sono tracciati, analizzati, censurati. Se esiste un’alternativa concreta per proteggere privacy e autodeterminazione, perché non usarla?
- Una questione politica: il successo di bitcoin non è scontato. È il nemico pubblico nr.1 e non è custodendolo in cold storage fino alla morte facendo meme su twitter che si porterà avanti la sua causa. Le persone normali hanno bisogno di toccare con mano e capire che può essere usato come moneta.
- Una questione filosofica: come suggeriva Ayn Rand: il pensiero senza azione è una frode. Molti libertari criticano il sistema FIAT e al tempo stesso lo usano anche quando l’alternativa sarebbe facilmente disponibile. Questa per me è una contraddizione, oltre che una frode verso se stessi.
- Una questione di responsabilità: aspettare che “altri” scelgano di iniziare a usare bitcoin come moneta e poi tirar fuori il gruzzoletto dal cold storage in un famigerato momento di hyperbitcoinization lo trovo assurdo. Perché pretendere che altri facciano ciò che noi non vogliamo fare? Chi sceglie di non usare bitcoin sta delegando il suo futuro a gente nei paesi del terzo mondo che NON può fare a meno di usare bitcoin.
Sono curioso di sapere cosa ne pensano i lettori e anche
A proposito di usare Bitcoin…se vuoi donare qualche sats, scansiona il QR CODE col tuo wallet LN oppure clicca qui!
[share author='Informa Pirata #WeAreAllAssange #PiratesForAssange' profile='https://twitter.com/informapirata' avatar='https://pbs.twimg.com/profile_images/1362822279810449412/luhv2IGn_400x400.jpg' link='https://twitter.com/informapirata/status/1630119805347930115' posted='2023-02-27 08:17:02']Purtroppo @sbonaccini ha perso! La sua elezione avrebbe accelerato l'inarrestabile autodistruzione del PD.
Ma almeno la vittoria di @ellyesse contribuirà a distruggere i "cespugli" di "sinistra" come @PossibileIt, il piccolo horcrux personale che tiene ancora in vita @civati
Africa Rossa – Cina, Russia e Sudafrica sempre più vicine
Crollano del 54% gli investimenti cinesi nelle infrastrutture africane
Ombre cinesi sulle elezioni in Nigeria
Dal "modello Angola" al "modello Lekki"
Una Bretton Woods “con caratteristiche cinesi”
I torbidi retroscena della ferrovia Mombasa-Nairobi
L’Uganda comincerà a esportare petrolio
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Forum o Social Network? Questo è il dilemma. Eppure una soluzione c'è già! Il post di @Informa Pirata
@Che succede nel Fediverso?
Da pochi giorni è infatti nato qualcosa che potrebbe creare un punto di contatto rivoluzionario tra questi due strumenti di confronto sociale tra gli utenti del web...
Il (lunghissimo) post di @informapirata :privacypride: cerca di fare il punto sulla situazione.
cc @Le Alternative @eticadigitale@bida.mastodon.im
@Devol :fediverso: @Poliverso Forum di supporto @Scuola - Gruppo Forum
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#uncaffèconLuigiEinaudi ☕ – L’intervento non avrebbe ragione di essere…
L’intervento non avrebbe ragione di essere quando ognuno fosse pagato in ragione dei propri meriti. Quando non ci fossero sacche di extra guadagni, lo stato non avrebbe ragione di intervenire.
da Di alcuni problemi di politica sociale, Lezioni di politica sociale, Torino, 1949
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Ucraina: il piano di pace cinese è affare di Zelensky, non certo di Biden
La situazione di apparente stallo della guerra in Ucraina, quale che sia la reale situazione sul campo, mai come oggi dovrebbe favorire un inizio almeno di dialogo tra le parti. Dico ‘quale che sia’ la areale situazione, perchè ormai abbiamo imparato che questa guerra è caratterizzata da due elementi straordinariamente particolari: la propaganda assordante che […]
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@Pare
ci stiamo lavorando... scusate.
ieri era tardissimo (sono andato a dormire alle 4, sveglia alle 6.30) quindi ho riletto troppo velocemente.
in pausa pranzo sistemo.
se qualcosa non è chiaro, non esitare a chiedere sulla chat Matrix / Telegram del progetto #MonitoraPA.
@L’angolo del lettore
Ecco alcuni libri, siti e film per consentire ai ragazzi di approfondire un tema di stretta attualità nel mondo consigliati da @Focus_it Junior
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Il superbatterio della diarrea antibioticoresistente si diffonde in fretta e gli scienziati... se la fanno addosso
La Shigella è una delle fonti più comuni di diarrea nel mondo, con circa 450.000 infezioni ogni anno negli Stati Uniti. La maggior parte dei casi sono "lievi", ma ti lasciano comunque soffrire di circa una settimana di diarrea, febbre e crampi. A volte, la diarrea diventa sanguinolenta, una condizione nota come dissenteria. Più raramente, l'infezione può causare complicazioni come grave disidratazione, convulsioni, danni ai reni e sepsi (spesso perché i batteri entrano nel flusso sanguigno). La malattia grave è più probabile nei giovanissimi e nelle persone con un sistema immunitario indebolito.
[b][urlhttps://gizmodo.com/cdc-advisory-shigella-drug-resistant-bacteria-1850164899]Il post di Ed Cara è su Gizmodo[/url]
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Le ragioni del finto pacifismo italiano
Sette italiani su dieci cedono sul sostegno all’Ucraina per ragioni storiche, culturali e sondaggistiche. Per ora il governo rimane atlantista ma sarà dura andare avanti a lungo
Difficile pensare si possa andare avanti a lungo nel sostenere un conflitto così poco popolare tra gli eletti e gli elettori italiani. Ovvio notare che la necessaria opera pedagogica sulle ragioni di fondo per cui il conflitto in Ucraina ci riguarda direttamente sia ora in capo a Giorgia Meloni. Ed è su questo, oggi, che si misurerà la sua leadership interna ed internazionale.
Il contesto è scoraggiante, il dissenso colossale. Ma ciascun dissenso, in fondo, ha la sua spiegazione “politica”. I sondaggi per Conte, Berlusconi e Salvini. L’antiamericanismo, cioè il rifiuto del modello capitalista, per una parte del mondo cattolico e per quella destra e quella sinistra estreme ancora radicate la prima nel fascismo e la seconda nel comunismo sovietico. Un idealismo prossimo all’infantilismo per alcuni commentatori e diverse realtà sociali. La paura della guerra e la salvaguardia dell’interesse economico immediato per il 70% dei cittadini.
Ogni dissenso ha la sua ragione “politica”, certo, ma la somma delle singole ragioni politiche fa dell’Italia un unicum in Occidente e rischia di spingerci ancora una volta verso la parte sbagliata della Storia.
Ci sono, evidentemente, ragioni più profonde per spiegare perché, con un misero 30% di favorevoli, siamo la nazione dell’Alleanza atlantica e della Comunità europea meno propensa a sostenere lo sforzo militare del popolo ucraino. Evidentemente, non consideriamo quella degli ucraini contro l’invasore russo la “nostra” guerra. Mancano, nella percezione dei due terzi degli italiani e di molti dei loro rappresentanti politici, sia il senso di un’identità comune minacciata da Vladimir Putin sia la consapevolezza che in gioco vi siano valori fondanti e in quanto tali irrinunciabili. E manca perciò la disponibilità al sacrificio.
Ci manca, per ragioni storiche (secoli di conflitti interni e di dominazioni straniere), la fiducia nello Stato in quanto tale e nella bontà delle sue scelte. Ci mancano, per ragioni religiose (la mancata Riforma protestante), l’etica del sacrificio e della responsabilità individuale e collettiva. Ci mancano, per ragioni storiche e per ragioni religiose, il senso della tragedia e quello del destino. E ci manca il sentimento di una comune appartenenza all’Europa e all’Occidente. Siamo, notoriamente, un Paese di furbi: entriamo in guerra solo quando riteniamo che altri la vinceranno per noi, usciamo dalla guerra alleati di regola col nemico iniziale e perciò in conflitto con l’alleato degli esordi.
Ma centrale è la nostra, storica, refrattarietà a quei principi liberali e democratici che rappresentano la vera posta in gioco nel conflitto ucraino e il vero obiettivo dell’aggressione putiniana. Ma quei valori e quei principi sono da sempre minoritari nella nostra società. Lo testimonia il fatto che per i primi cinquant’anni di storia repubblicana il sistema politico e la società civile italiane sono stati egemonizzati da un partito marcatamente cattolico legato alla Chiesa e da un partito marcatamente comunista legato all’Unione sovietica. Insieme rappresentavano il 70% dei cittadini italiani, mentre la destra più o meno post fascista ne rappresentava, mediamente, un altro 7%. Liberali ed atlantisti erano formalmente una minoranza allora e lo sono sostanzialmente ancora oggi che la demagogia ha preso il posto dell’ideologia.
Sua Maestà il Caso, per dirla con le parole di Federico II di Prussia, ha voluto che a difendere i principi e i valori liberali e democratici sia oggi Giorgia Meloni. Buona fortuna a lei e di conseguenza a noi.
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Ciao ciao questo è un test per verificare quanto sia leggibile questo post
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Le ragioni del finto pacifismo italiano
Sette italiani su dieci cedono sul sostegno all’Ucraina per ragioni storiche, culturali e sondaggistiche. Per ora il governo rimane atlantista ma sarà dura andare avanti a lungo
Difficile pensare si possa andare avanti a lungo nel sostenere un conflitto così poco popolare tra gli eletti e gli elettori italiani. Ovvio notare che la necessaria opera pedagogica sulle ragioni di fondo per cui il conflitto in Ucraina ci riguarda direttamente sia ora in capo a Giorgia Meloni. Ed è su questo, oggi, che si misurerà la sua leadership interna ed internazionale.
Il contesto è scoraggiante, il dissenso colossale. Ma ciascun dissenso, in fondo, ha la sua spiegazione “politica”. I sondaggi per Conte, Berlusconi e Salvini. L’antiamericanismo, cioè il rifiuto del modello capitalista, per una parte del mondo cattolico e per quella destra e quella sinistra estreme ancora radicate la prima nel fascismo e la seconda nel comunismo sovietico. Un idealismo prossimo all’infantilismo per alcuni commentatori e diverse realtà sociali. La paura della guerra e la salvaguardia dell’interesse economico immediato per il 70% dei cittadini.
Ogni dissenso ha la sua ragione “politica”, certo, ma la somma delle singole ragioni politiche fa dell’Italia un unicum in Occidente e rischia di spingerci ancora una volta verso la parte sbagliata della Storia.
Ci sono, evidentemente, ragioni più profonde per spiegare perché, con un misero 30% di favorevoli, siamo la nazione dell’Alleanza atlantica e della Comunità europea meno propensa a sostenere lo sforzo militare del popolo ucraino. Evidentemente, non consideriamo quella degli ucraini contro l’invasore russo la “nostra” guerra. Mancano, nella percezione dei due terzi degli italiani e di molti dei loro rappresentanti politici, sia il senso di un’identità comune minacciata da Vladimir Putin sia la consapevolezza che in gioco vi siano valori fondanti e in quanto tali irrinunciabili. E manca perciò la disponibilità al sacrificio.
Ci manca, per ragioni storiche (secoli di conflitti interni e di dominazioni straniere), la fiducia nello Stato in quanto tale e nella bontà delle sue scelte. Ci mancano, per ragioni religiose (la mancata Riforma protestante), l’etica del sacrificio e della responsabilità individuale e collettiva. Ci mancano, per ragioni storiche e per ragioni religiose, il senso della tragedia e quello del destino. E ci manca il sentimento di una comune appartenenza all’Europa e all’Occidente. Siamo, notoriamente, un Paese di furbi: entriamo in guerra solo quando riteniamo che altri la vinceranno per noi, usciamo dalla guerra alleati di regola col nemico iniziale e perciò in conflitto con l’alleato degli esordi.
Ma centrale è la nostra, storica, refrattarietà a quei principi liberali e democratici che rappresentano la vera posta in gioco nel conflitto ucraino e il vero obiettivo dell’aggressione putiniana. Ma quei valori e quei principi sono da sempre minoritari nella nostra società. Lo testimonia il fatto che per i primi cinquant’anni di storia repubblicana il sistema politico e la società civile italiane sono stati egemonizzati da un partito marcatamente cattolico legato alla Chiesa e da un partito marcatamente comunista legato all’Unione sovietica. Insieme rappresentavano il 70% dei cittadini italiani, mentre la destra più o meno post fascista ne rappresentava, mediamente, un altro 7%. Liberali ed atlantisti erano formalmente una minoranza allora e lo sono sostanzialmente ancora oggi che la demagogia ha preso il posto dell’ideologia.
Sua Maestà il Caso, per dirla con le parole di Federico II di Prussia, ha voluto che a difendere i principi e i valori liberali e democratici sia oggi Giorgia Meloni. Buona fortuna a lei e di conseguenza a noi.
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Lo sguardo italiano su Kyiv. L’analisi del generale Arpino
Febbraio. Siamo a un anno dall’inizio della “operazione speciale” di Vladimir Putin verso l’Ucraina. Per i russi si tratta di un mese altamente simbolico, all’inizio del quale nel 1943 ottennero la resa dell’armata del generale tedesco Von Paulus, che era stato molto vicino al successo. Rileggendo la storia di quella campagna, è possibile trovare alcune analogie.
L’area dei combattimenti, innanzitutto, altro non è se non parte di quella stessa Ucraina, dove, dal 2014, è ripreso a scorrere il sangue. Sulla nostra stampa, forse perché la toponomastica locale è in parte cambiata, oggi pochi ricordano che negli stessi luoghi contro l’Unione Sovietica (Urss) allora combattevano anche migliaia di soldati italiani. La seconda analogia vede l’esercito sovietico risaltare non tanto per la qualità dei mezzi ma per una preponderanza numerica che, gettata nella mischia a ondate di coscritti poco armati e peggio addestrati, allora finì per prevalere. La terza analogia riguarda, invece, la scarsa fiducia di Stalin nei propri capi militari, il che già allora si era tradotto in un’incredibile girandola di generali. Fino ad arrivare all’individuazione di chi, con spietatezza e perdite enormi, era stato in grado di portare alla vittoria truppe armate di grande coraggio, seppur attraverso un sacrificio estremo. Si potrebbe continuare con le analogie ma è bene fermarsi qui, per evitare premature estrapolazioni sull’esito dell’attuale conflitto.
Inoltre, va tenuto in considerazione il fatto che gli occidentali, italiani compresi, da allora sono cambiati molto più del popolo russo: noi siamo diventati in buona misura globalisti, loro rimangono tuttora patriottici. Questo finalmente ci porta ad alcune “lezioni apprese” di carattere generale, ma valide anche per l’Italia. La prima, a mio avviso, è che bisognerebbe ri-studiare la storia. Per evitare così valutazioni che rispondano soltanto ai criteri logici che oggi ci sembrano validi, e tengano invece in considerazione anche le lezioni del passato. Ciò che appare ovvio a noi, può non apparire tale a chi appartiene a un differente background culturale, professa una diversa religione o vive in altre parti del mondo.
Parlare di territorio ci porta a mettere in campo vecchie teorie geopolitiche, svalutate dopo i disastri del pangermanesimo del tedesco Karl Haushofer, che non si differenzia molto dal panslavismo ancora latente. Se è vero che la cultura dei popoli, e quindi il loro atteggiamento, è diretta funzione della geografia dei territori abitati, allora non limitiamoci a Haushofer, ma ricordiamoci anche del britannico Halford John Mackinder, dell’americano Nicholas John Spykman e dell’ammiraglio statunitense Alfred Thayer Mahan (Indo-Pacifico). È tutto correlato. Ecco, quindi, la seconda lezione appresa: dopo la storia è bene ri-studiare anche la geopolitica che, come strumento di previsione, potrebbe essere utile al nostro Paese.
Considerato quanto detto in precedenza, si potrebbe concludere che l’Italia abbia appreso almeno quattro lezioni. La prima: finalmente ci rendiamo conto di aver troppo a lungo abboccato all’amo di argomentazioni eco-ideologiche di assertività similtalebana. Ciò ci ha in parte impedito, e ancora ci vorrebbe impedire, di estrarre e utilizzare le nostre risorse energetiche che, sia pure non in abbondanza, esistono e sono ben localizzate. La seconda: solo ora ci accorgiamo di non aver diversificato le fonti di approvvigionamento esterne, ma finalmente stiamo provvedendo. La terza lezione: siamo stati espropriati delle nostre tradizionali relazioni in Nord Africa, grazie a una continua erosione da parte dei cugini d’oltralpe e di un nuovo sultano, da considerarsi alleato ma non amico. Ma, anche qui, il governo si è attivato e stiamo recuperando. La quarta è di carattere industriale e militare: le “scorte intangibili” vanno rinnovate con materiali allo stato dell’arte. Sembra cosa ovvia ma, sinora, solo i ministri Guerini e Crosetto se ne sono davvero occupati.
C’è poi un’ultima convinzione da sfatare: “Putin non userà mai l’atomica perché tutto il mondo è contrario”. Ciò potrebbe essere non del tutto vero. In tal caso verrebbe distrutta (con replica verso la Russia) qualche città occidentale, magari le capitali, in Europa e negli Usa. Ma Africa, Cina, India, Sudamerica, Paesi islamici e numerosi territori dell’Indo-Pacifico resterebbero indenni. Insieme, le popolazioni che vivono in queste aree rappresentano i tre quarti, o più, della popolazione mondiale. Siamo così certi che, pur avendo in buona parte votato contro la “operazione speciale” di Putin all’Assemblea delle Nazioni Unite, tutti questi Paesi guardino verso occidente con stima, affetto e riconoscenza? Su questo, ci sono seri dubbi.
Articolo apparso sul numero 141 della rivista Airpress
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Stain -Kindergarten Part II- ADA Music/Warner Music
🎧 #RECENSIONE:
👉 Stain -Kindergarten Part II- ADA Music/Warner Music iyezine.com/stain-kindergarten…
Le sei canzoni presenti hanno quel senso di nouvelle vague tipico dell’indie americano più di avanguardia degli anni duemila, quell’inadeguatezza tra l’essere giovani o più maturi, quel gioco continuo di rimandi fra memoria e vita presente. iyezine.com/stain-kindergarten…
Stain - Kindergarten Part II - 2023
Le sei canzoni presenti hanno quel senso di nouvelle vague tipico dell’indie americano più di avanguardia degli anni duemila, quell’inadeguatezza tra l’essere giovani o più maturi, quel gioco continuo di rimandi fra memoria e vita presente.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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Storia del pacifismo italiano
Storia del pacifismo italiano
Com’è cambiato il movimento pacifista in questi ultimi decenni, dalla marcia Perugia-Assisi del 1961 alle manifestazioni contro la guerra in Ucraina. LeggiGiuliano Battiston (Internazionale)
VI edizione del MEET Film Festival: fino al 1° marzo sarà possibile per scuole, università e registi indipendenti inviare i propri materiali audiovisivi.
Info ▶️ cinemaperlascuola.istruzione.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola VI edizione del MEET Film Festival: fino al 1° marzo sarà possibile per scuole, università e registi indipendenti inviare i propri materiali audiovisivi. Info ▶️ https://cinemaperlascuola.istruzione.Telegram
Guerra in Ucraina, un anno di disinformazione: le conseguenze della propaganda russa in Italia
@Giornalismo e disordine informativo
Un anno fa, la Russia di Vladimir Putin negava di voler invadere l’Ucraina. Il timore per questa scelta bellicista del Cremlino circolava da quasi un anno, soprattutto negli ultimi mesi con l’invio delle truppe ai confini con l’Ucraina per quelle che si rivelarono delle finte esercitazioni. L’attacco è stato ampiamente preparato anche dal punto di vista mediatico, con false notizie e depistaggi che fungevano a creare disordine e sfiducia nell’Occidente. Un processo di disinformazione che trovava terreno fertile grazie a due anni di pandemia dove terrore e malumore hanno rafforzato un sentimento contro le istituzioni e la scienza. Non è difficile, infatti, riscontrare come gli scontenti, i No vax e i teorici del complotto si siano facilmente identificati nella propaganda russa chiaramente anti occidentale. Oggi, 24 febbraio 2023, possiamo osservare i frutti della propaganda russa, in particolare in Italia.
L'articolo di @David Puente :mastodon: continua su Open
open.online/2023/02/24/ucraina…
Leland Did It - Hotel Moderno- Dischi Uappissimi 2023
I Leland Did It sono un gruppo che è incapace di fare qualcosa di predeterminato e felicemente ordinato, “Hotel Moderno” è una bellissima testimonianza di caos musicale, di ricerca sonora e di voglia di fare rumore.
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Messaggio di prova da #pixelfed a #lemmy: test di scrittura e di verifica della formattazione nel titolo
Prova di titolo con link
@Test: palestra e allenamenti :-)
Facturusne operae pretium sim si a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt.
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Il sacrificio di Carlo Cammeo, ucciso a scuola dai fascisti.
("Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti")
bibliotecabfs.wordpress.com/20…
Per Carlo Cammeo a 100 anni dalla morte
La registrazione dell’incontro sul canale YouTube della Biblioteca Serantini Il 13 aprile 1921 viene assassinato a Pisa Carlo Cammeo (1897-1921), segretario della federazione di Pisa del…Blog della BFS
Littu - Accolti da antiche radici - Autoprodotto 2023
I Littu raccontano i giganteschi cicli che vivono la Terra e i suoi abitanti, con i riti che servono per compenetrare e farsi partecipi della natura e viceversa. “Accolti da antiche radici” è un titolo molto azzeccato,
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Ha preso il via il progetto "Unreal Engine for School", l'iniziativa finanziata dal Piano Nazionale Cinema e Immagini per la scuola promosso dal MIM e dal Ministero della Cultura.
Info ▶️ https://cinemaperlascuola.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Ha preso il via il progetto "Unreal Engine for School", l'iniziativa finanziata dal Piano Nazionale Cinema e Immagini per la scuola promosso dal MIM e dal Ministero della Cultura. Info ▶️ https://cinemaperlascuola.Telegram
Sonno. - Supervoids
Torniamo con grande gioia a parlare di una delle etichette del sottobosco musicale italiano e più precisamente ligure, ovvero di Musica Orizzontale, una delle parabole più interessanti ed eretiche uscite dall’estremo ponente ligure.
@Musica Agorà #musica #idm #elettronica
Sonno. - Supervoids - 2023
Torniamo con grande gioia a parlare di una delle etichette del sottobosco musicale italiano e più precisamente ligure, ovvero di Musica Orizzontale, una delle parabole più interessanti ed eretiche uscite dall’estremo ponente ligure. Sonno.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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Oggi alle 10.30, nella Sala Koch di Palazzo Madama, prende il via l'iniziativa “L'Ora di Costituzione”.
Tema della lezione, i principi fondamentali della Costituzione italiana (artt. 1 - 12).
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Messina Denaro, borghesia mafiosa e 41 bis | Comune-info
«Un’ampia conversazione con Umberto Santino, fondatore e direttore dello straordinario Centro siciliano di documentazione “Giuseppe Impastato”. Santino – tra i primi, già negli anni Settanta, ad approfondire il concetto di borghesia mafiosa, oggi al centro delle attenzioni con l’arresto di Matteo Messina Denaro – ragiona delle trasformazioni della lotta a Cosa nostra, riprende il significato dell’espressione “mafia finanziaria” e spiega il suo punto di vista sul 41 bis e sul caso di Alfredo Cospito.»
Devol ⁂
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Inoltre manca #Discourse che oltre a rappresentare i forum della nuova generazione ha appena annunciato di aggiungere il supporto ad #activitypub che porterà il primo vero forum nel fediverso
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informapirata ⁂
in reply to Devol ⁂ • • •Sarà sicuramente interessante capire in quale modo implementerà ActivityPub se davvero lo farà, Ma così come per Tumblr ho delle perplessità sulla integrazione reale con il Fediverso da parte di strumenti nati per essere privati e centralizzati
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Devol ⁂
in reply to informapirata ⁂ • • •discord si è evoluto, per mantenere gli appassionati attivi dopo le live ha aggiunto veri e propri forum di discussione con messaggi di testo, media e file in chat private:
knowtechie.com/discord-adds-fo…
New Discord feature is literally just forums
Alex Gatewood (KnowTechie)reshared this
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informapirata ⁂
in reply to Devol ⁂ • • •Ma la direzione è la stessa: sistemi non-web che vengono a prendersi gli spazi del web.
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0ut1°°k
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •post molto bello. Avevo già capito da solo come pubblicare sui subreddit di feddit ma ho comunque trovato tante informazioni utili
Guarda che hai scritto male il nome utente di @eticadigitale
@informapirata@poliverso.org @forum @informapirata@mastodon.uno @lealternative @devol @scuola @fediverso
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Informa Pirata
in reply to 0ut1°°k • •@informapirata :privacypride: @Etica Digitale @Le Alternative @Devol :fediverso: @Poliverso - notizie dal fediverso
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