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Ma la giustizia


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Enzo #Tortora 18 maggio 1988 – 17 giugno 2023


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Tra gli alleati dei maturandi per il ripasso in vista della #Maturità2023 c’è “Maturadio” 🎧 il podcast didattico con 250 lezioni divise per discipline, creato in collaborazione con Treccani e Rai Radio3.

Lo trovate qui ▶️ open.spotify.



Sostegno a Kiev e revisione dei piani regionali. La Nato ha gli occhi puntati su Vilnius


Maggior impegno per gli investimenti in Difesa e la preparazione del prossimo vertice di Vilnius in programma a luglio. Così si è conclusa la seconda giornata del Consiglio del nord atlantico, a livello di ministri della Difesa, che si tiene questi giorni

Maggior impegno per gli investimenti in Difesa e la preparazione del prossimo vertice di Vilnius in programma a luglio. Così si è conclusa la seconda giornata del Consiglio del nord atlantico, a livello di ministri della Difesa, che si tiene questi giorni al quartier generale della Nato a Bruxelles, presieduta dal segretario generale uscente, Jens Stoltenberg. Uno dei punti fondamentali ruota intorno all’appello del numero uno dell’Alleanza atlantica sul fatto che gli alleati dovrebbero prendere impegni più ambizioni per le spese in Difesa: “Il 2% del Pil deve essere una base di partenza, non il tetto degli investimenti”. Tra i ministri della Difesa presenti, vi era anche l’italiano Guido Crosetto, che a margine della riunione ha incontrato l’omologo britannico Ben Wallace, l’omologa canadese Anita Anand, e i ministri Martin Sklenar e Todor Tagarev rispettivamente in rappresentanza di Slovacchia e Bulgaria.

I bilaterali di Crosetto al Summit

Nel corso del lungo incontro con il ministro inglese, al centro vi era la volontà di rafforzare la cooperazione industriale bilaterale nell’ambito della Difesa. Come scritto su Twitter da Crosetto tale intesa “è destinata a rafforzarsi ulteriormente sulla scorta del partenariato strategico che lega i nostri Paesi in particolare col progetto Global combat air programme (Gcap)”. Anche durante il meeting con la ministra Anand si è posta l’attenzione sulla “comune volontà di instaurare una più stretta collaborazione nel settore della Difesa”, oltre a esprimere reciproco apprezzamento per l’impegno profuso in impegni multinazionali. Mentre, dopo aver ribadito ancora la volontà di cementare l’intesa a tema difesa, da Sklenar è “giunto apprezzamento per il sistema di difesa aerea italiano Samp-T rischierato in Slovacchia”, ha raccontato ancora il ministro Crosetto. Infine, con Tagarev si è affrontato il tema della “cooperazione tra le nostre Forze armate, in particolare nel Multinational battlegroup Bulgaria a guida italiana per la sicurezza del fianco Est dell’Alleanza”, ha concluso Crosetto.

Misure per l’Ucraina

La situazione sul campo in Ucraina continua a vedere scontri giornalieri tra Mosca e Kiev. Come ha raccontato Stoltenberg “le forze ucraine hanno intensificato le operazioni lungo la linea del fronte e stanno facendo progressi”, ma in ogni caso “devono affrontare un terreno difficile, con truppe russe trincerate e combattimenti feroci”. Ed è evidente come in un tale contesto di tensioni, un maggiore sostegno all’Ucraina si dimostra ancora una priorità per gli alleati. Ed è in questo quadro che si inseriscono le iniziative di Olanda e Danimarca di addestrare a partire da questa estate i piloti ucraini all’uso dei velivoli F-16; così come l’iniziatva inglese, che mira invece a fornire missili di difesa aerea a corto e medio raggio alle forze ucraine. Inoltre, la Nato è al lavoro anche per l’istituzione di un nuovo consiglio Nato-Ucraina. Tuttavia, al summit in Lituania “non si parlerà di un invito all’Ucraina di adesione alla Nato”, ha anticipato Stoltenberg, ma si cercheranno piuttosto “soluzioni per portare più vicino l’Ucraina alla Nato”.

La questione svedese

Mentre l’entrata della Finlandia nella Nato è ormai realtà, lo stesso non si può dire per la Svezia. Proprio pochi giorni fa ad Ankara vi è stato, come ha spiegato Stoltenberg, un incontro nella cornice del “meccanismo creato lo scorso anno che riunisce Svezia, Finlandia, Turchia e Nato” che “non ha naturalmente risolto tutte le principali questioni, ma si è tenuto in un atmosfera costruttiva e abbiamo visto alcuni progressi” sul processo di adesione della Svezia all’Alleanza. Tale meccanismo è avvenuto a un paio di settimane dall’incontro fra il segretario generale della Nato e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, in cui i due avevano “concordato di convocare il meccanismo per verificare i progressi del percorso di adesione della Svezia”. “La Svezia è pronta” a entrare nell’Alleanza, ha ribadito Stoltenberg, rimarcando che la Nato continuerà ad adoperarsi affinché ciò avvenga “il prima possibile”.

Revisione dei piani regionali

Secondo quanto anticipato a Bruxelles, a Vilnius verranno presi anche provvedimenti per rafforzare la deterrenza e la Difesa dell’Alleanza, grazie a nuovi piani regionali. “Per la prima volta dai tempi della Guerra fredda, stiamo collegando completamente la pianificazione della nostra Difesa collettiva con la pianificazione delle nostre forze, capacità, comando e controllo”, ha infatti anticipato Stoltenberg, aggiungendo anche che vi sarà anche un programma di esercitazioni potenziato per le truppe alleate. Così la Nato si appresta ad avere “più di 300mila soldati in alta prontezza, con il supporto di notevoli capacità aeree e marittime, per difendere ogni centimetro del territorio alleato da qualsiasi minaccia”, ha concluso il numero uno della Nato.

Un punto sul nucleare

La recente dichiarazione di Mosca in merito all’intenzione di voler schierare armi nucleari in Bielorussia è stata presa molto sul serio dagli alleati ed è stata argomento di discussione nel corso della riunione del Nuclear planning group della Nato. “Abbiamo visto alcuni preparativi in corso, seguiremo da vicino ciò che stanno facendo e resteremo vigili”, ha dichiarato infatti Stoltenberg, sottolineando però che “a ora non c’è stato alcun cambiamento nella postura nucleare russa che richieda un cambiamento nella nostra postura, ma valuteremo costantemente cosa fare”. Mantenendosi nel frattempo preparati a rispondere a ogni potenziale minaccia.


formiche.net/2023/06/vertice-m…



In Iran nel mese di maggio sono stati condannati a morte 146 detenuti


Il mese di maggio ha visto le esecuzioni per impiccagione di almeno 146 detenuti in Iran, quasi tutti prigionieri politici, tra cui tre donne. Una delle tre donne giustiziate era Madineh Sabzevan di 39 anni, mamma di cinque figli. È stata impiccata perché

Il mese di maggio ha visto le esecuzioni per impiccagione di almeno 146 detenuti in Iran, quasi tutti prigionieri politici, tra cui tre donne.
Una delle tre donne giustiziate era Madineh Sabzevan di 39 anni, mamma di cinque figli. È stata impiccata perché accusata di essere implicata in un traffico di droga nonostante che il 13 agosto 2017 il parlamento dei mullah, l’Assemblea consultiva islamica (Majles), avesse approvato un disegno di legge per limitare la pena di morte ai signori della droga e alle loro organizzazioni criminali e punire solo con il carcere i piccoli spacciatori.
Ma questa legge è tuttora applicata in maniera molto estensiva ed è spesso utilizzata per condannare a morte gli oppositori politici che vengono accusati di “muovere guerra contro Dio (moharebeh)”, di “terrorismo” e di “spaccio di stupefacenti” che implica la colpa di “diffondere la corruzione sulla terra (Mofsed-e-filarz)” e di essere “trasgressori dell’ordine morale”.
Dunque, anche se la maggior parte degli spacciatori di droga non sono veri contrabbandieri o capibanda, ma sono consumatori costretti al crimini per la loro dipendenza o a causa della povertà, della disoccupazione e della disperazione, spesso vengono condannati comunque a morte perché la loro vera colpa è di aver espresso pubblicamente contrarietà e opposizione al regime in loro discorsi o nei loro scritti o per aver partecipato a manifestazioni di protesta.
Tutti i giorni si assiste a sit-in di madri con i loro bambini anche molto piccoli davanti ai palazzi dei tribunali rivoluzionari degli ayatollah o davanti alle prigioni di varie città del paese.
A Tehran, come a Isfahan, a Karaj, a Sanadaj, nel Kurdistan iraniano, a Bandar Abbas e fino a Zahedan, nella regione del Belucistan, le mamme manifestano davanti ai palazzi di giustizia e alle carceri esortando le autorità a non giustiziare i loro cari.
Protestano con veemenza per il crescente numero di esecuzioni e hanno chiesto l’immediata sospensione degli ingiusti ordini di impiccagione decisi per i loro congiunti. Sfidano i colpi dei fucili dei paramilitari delle forze volontarie basij dei pasdaran; sfidano i proiettili a pallini dei fucili da caccia; sfidano i gas lacrimogeni di nuova generazione, altamente irritanti.
Il 19 maggio, a Isfahan, durante le proteste notturne contro l’esecuzione di tre prigionieri politici, circa 100 persone, tra cui 40 mamme, sono state arrestate a Tehran e trasferite nelle carceri di Evin, di Qarchak e Greater solo per aver chiesto clemenza per i loro figli.
L’esecuzione di così tante persone in un solo mese ha portato tremende sofferenze alle loro madri, alle mogli e in particolare alle famiglie dei manifestanti arrestati durante le rivolte per Mahsa Amini del 2022-2023.
Le famiglie dei manifestanti giustiziati,come quelle di Saleh Mir-Hashemi, di Majid Kazemi e di Saeed Yaghoubi, hanno sofferto molto perché i i pasdaran non hanno permesso di seppellire i loro figli. Le forze di sicurezza hanno seppellito i tre manifestanti in tre luoghi distanti e non hanno permesso alle loro famiglie di tenere alcuna cerimonia funebre.
Le autorità dell’intelligence iraniana hanno chiamato il fratello di Majid Kazemi e gli hanno detto di unirsi a loro senza dirlo a nessuno. Poi hanno portato il corpo di Majid in un luogo remoto e lo hanno seppellito in un fosso molto piccolo per lui. Hanno detto al fratello del defunto di chiamare a casa e di far sapere ai genitori dove era stato seppellito il loro figlio.
Nonostante ciò, le autorità hanno arrestato e detenuto arbitrariamente la sorella e due fratelli del manifestante giustiziato, come avvertimento mafioso mirante a costringere la famiglia al silenzio.
Per quanto riguarda il giovane campione di karate, Saleh Mir-Hashemi, le autorità carcerarie avevano assicurato a sua madre che non lo avrebbero giustiziato, ma invece lo hanno fatto. La povera mamma di Saleh ha denunciato il fatto che avevano ammanettato suo marito per impedirgli di andare al funerale e che li avevano di fatto tenuti sotto sequestrato per alcuni giorni impedendo loro di tenere la cerimonia funebre. “Hanno ammanettato suo padre, ci hanno impedito di uscire di casa, hanno portato il corpo di Saleh in un villaggio remoto e l’hanno seppellito lì. Non ci hanno permesso di tenere alcuna cerimonia”, ha denunciato la mamma di Saleh.
Sono queste tattiche di un regime mafioso per incutere terrore e impedire che la morte brutale dei manifestanti possa alimentare nuove rivolte e che le cerimonie funebri possano trasformarsi in moti rivoluzionari.
Mamme di curdi e di beluci uccisi dalle forze di sicurezza, sono loro, le donne che stanno pagando il prezzo più elevato.
All’allarmante aumento delle esecuzioni seguono tattiche del regime per prevenire lo scoppio di altre rivolte da parte di una popolazione, in particolare giovanile, insofferente, molto arrabbiata, che non ha nulla da perdere e che quindi desidera il rovesciamento del regime.
Le autorità iraniane usano anche tattiche ingannevoli per placare le rivolte come quella della finta amnistia proclamata nel gennaio 2023, quando avevano annunciato la scarcerazione a 82 mila prigionieri, 22 mila dei quali erano manifestanti. Poco dopo, però, la Magistratura ha cominciato a convocare i manifestanti che aveva precedentemente scarcerato e a rimetterli in carcere con altre accuse.
Un’altra tattica utilizzata è stata quella degli attacchi chimici alle studentesse, che sono continuati per sei mesi, per mettere a tacere le coraggiose donne che mostravano, fiere, le loro ciocche al vento.
La magistratura del regime sta ora convocando anche i giornalisti precedentemente rilasciati a febbraio, affermando falsamente di aver concesso loro l’amnistia. Tuttavia, la giornalista Maryam Vahidian è stata condannata a quattro anni di carcere.
Marzieh Mahmoudi, giornalista e direttrice di Tejaratnews, è stata condannata dal tribunale a pagare una sanzione pecuniaria di 24 milioni di toman per aver pubblicato un singolo tweet, contestando il linguaggio altamente volgare usato dal mullah Hamid Rasaii, un ex deputato, contro la libertà.
Il 20 maggio, Nasim Sultan Beigi, una giornalista ed ex attivista studentesca, è comparsa davanti al quarto ramo dell’ufficio del procuratore di Evin per difendersi dalle accuse di “propaganda contro lo stato”. La signora Sultan Beigi era stata arrestata in un aeroporto l’11 gennaio 2023 e rilasciata su cauzione il 6 febbraio scorso.
Nel frattempo, il 21 maggio, Vida Rabbani, un’altra giornalista, è stata trasferita dalla prigione di Evin all’ospedale Taleghani di Tehran per la somministrazione di cure mediche urgenti. Negli ultimi due mesi era stata alle prese con forti mal di testa, ma le autorità competenti si erano fermamente opposte al trasferimento in una struttura medica esterna.
I processi a porte chiuse a due note giornaliste, recluse dal settembre 2022 nel carcere di Evin per aver riferito della morte e della cerimonia di sepoltura di Mahsa Amini, si sono svolti presso il tribunale rivoluzionario di Tehran il 29 e 30 maggio scorso. Alle due giornaliste, Niloufar Hamedi e a Elaheh Mohammadi, non è stato permesso di incontrare i loro avvocati.
Il processo alla signora Hamedi è durato solo due ore e ai suoi avvocati difensori non è stato concesso il tempo di presentare alcuna difesa. La signora Hamedi ha respinto le accuse contro di lei, tra cui quella di spionaggio per presunta “collaborazione con il governo nemico (USA)” e di “propaganda contro lo stato”.
I manifestanti prigionieri in Iran vengono sistematicamente torturati e tenuti in celle di isolamento al buio, senza cibo e acqua; spesso sia le donne che gli uomini vengono stuprati; non hanno diritto ad un avvocato difensore né a contattare o a ricevere visite di legali o di attivisti per i diritti umani.
Si stima che dall’inizio della rivolta giovanile, dal 16 settembre 2022, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, almeno 130 avvocati di tutte le province del Paese, tra cui dozzine di donne, siano stati convocati o arrestati dalla magistratura. Le accuse vanno dall’abuso dell’esercizio della loro professione alle opinioni espresse sui social media, considerate espressioni di “inimicizia e odio contro Dio”.
Il trend è in aumento. Nel solo maggio 2023 sono stati settanta gli avvocati convocati e arrestati. I procedimenti sono per lo più condotti dal tribunale di sicurezza che ha sede nella famigerata prigione di Evin a Tehran. Contro di essi non sono state formulate pubblicamente accuse specifiche.
Gli avvocati vengono costretti durante le udienze a firmare una “lettera di impegno” in cui si obbligano a rispettare le disposizioni della magistratura come condizione per il loro rilascio su cauzione. Nella lettera viene espresso “rammarico” per le proteste insorte a livello nazionale e l’impegno a non contattare “reti di legali o organizzazioni per i diritti umani fuori dal paese, perché considerati elementi controrivoluzionari”. Una tale pratica è considerata una minaccia alla sicurezza del paese e può essere perseguita anche con l’ergastolo o con la condanna a morte.
È questa una tattica che mira a incutere timore e ad esercitare pressione sugli avvocati, affinché non sostengano le proteste e i manifestanti.
Il regime iraniano cerca così di mettere a tacere le voci dissenzienti e di sopprimere le aspirazioni del loro popolo. Tuttavia, larghi strati della popolazione, in particolare le donne, rimangono resilienti e determinate a continuare la coraggiosa e pacifica lotta intrapresa per un futuro migliore di libertà e di democrazia.

L'articolo In Iran nel mese di maggio sono stati condannati a morte 146 detenuti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



In Iran nel mese di maggio sono state condannati a morte 146 detenuti


Il mese di maggio ha visto le esecuzioni per impiccagione di almeno 146 detenuti in Iran, quasi tutti prigionieri politici, tra cui tre donne. Una delle tre donne giustiziate era Madineh Sabzevan di 39 anni, mamma di cinque figli. È stata impiccata perché

Il mese di maggio ha visto le esecuzioni per impiccagione di almeno 146 detenuti in Iran, quasi tutti prigionieri politici, tra cui tre donne.
Una delle tre donne giustiziate era Madineh Sabzevan di 39 anni, mamma di cinque figli. È stata impiccata perché accusata di essere implicata in un traffico di droga nonostante che il 13 agosto 2017 il parlamento dei mullah, l’Assemblea consultiva islamica (Majles), avesse approvato un disegno di legge per limitare la pena di morte ai signori della droga e alle loro organizzazioni criminali e punire solo con il carcere i piccoli spacciatori.
Ma questa legge è tuttora applicata in maniera molto estensiva ed è spesso utilizzata per condannare a morte gli oppositori politici che vengono accusati di “muovere guerra contro Dio (moharebeh)”, di “terrorismo” e di “spaccio di stupefacenti” che implica la colpa di “diffondere la corruzione sulla terra (Mofsed-e-filarz)” e di essere “trasgressori dell’ordine morale”.
Dunque, anche se la maggior parte degli spacciatori di droga non sono veri contrabbandieri o capibanda, ma sono consumatori costretti al crimini per la loro dipendenza o a causa della povertà, della disoccupazione e della disperazione, spesso vengono condannati comunque a morte perché la loro vera colpa è di aver espresso pubblicamente contrarietà e opposizione al regime in loro discorsi o nei loro scritti o per aver partecipato a manifestazioni di protesta.
Tutti i giorni si assiste a sit-in di madri con i loro bambini anche molto piccoli davanti ai palazzi dei tribunali rivoluzionari degli ayatollah o davanti alle prigioni di varie città del paese.
A Tehran, come a Isfahan, a Karaj, a Sanadaj, nel Kurdistan iraniano, a Bandar Abbas e fino a Zahedan, nella regione del Belucistan, le mamme manifestano davanti ai palazzi di giustizia e alle carceri esortando le autorità a non giustiziare i loro cari.
Protestano con veemenza per il crescente numero di esecuzioni e hanno chiesto l’immediata sospensione degli ingiusti ordini di impiccagione decisi per i loro congiunti. Sfidano i colpi dei fucili dei paramilitari delle forze volontarie basij dei pasdaran; sfidano i proiettili a pallini dei fucili da caccia; sfidano i gas lacrimogeni di nuova generazione, altamente irritanti.
Il 19 maggio, a Isfahan, durante le proteste notturne contro l’esecuzione di tre prigionieri politici, circa 100 persone, tra cui 40 mamme, sono state arrestate a Tehran e trasferite nelle carceri di Evin, di Qarchak e Greater solo per aver chiesto clemenza per i loro figli.
L’esecuzione di così tante persone in un solo mese ha portato tremende sofferenze alle loro madri, alle mogli e in particolare alle famiglie dei manifestanti arrestati durante le rivolte per Mahsa Amini del 2022-2023.
Le famiglie dei manifestanti giustiziati,come quelle di Saleh Mir-Hashemi, di Majid Kazemi e di Saeed Yaghoubi, hanno sofferto molto perché i i pasdaran non hanno permesso di seppellire i loro figli. Le forze di sicurezza hanno seppellito i tre manifestanti in tre luoghi distanti e non hanno permesso alle loro famiglie di tenere alcuna cerimonia funebre.
Le autorità dell’intelligence iraniana hanno chiamato il fratello di Majid Kazemi e gli hanno detto di unirsi a loro senza dirlo a nessuno. Poi hanno portato il corpo di Majid in un luogo remoto e lo hanno seppellito in un fosso molto piccolo per lui. Hanno detto al fratello del defunto di chiamare a casa e di far sapere ai genitori dove era stato seppellito il loro figlio.
Nonostante ciò, le autorità hanno arrestato e detenuto arbitrariamente la sorella e due fratelli del manifestante giustiziato, come avvertimento mafioso mirante a costringere la famiglia al silenzio.
Per quanto riguarda il giovane campione di karate, Saleh Mir-Hashemi, le autorità carcerarie avevano assicurato a sua madre che non lo avrebbero giustiziato, ma invece lo hanno fatto. La povera mamma di Saleh ha denunciato il fatto che avevano ammanettato suo marito per impedirgli di andare al funerale e che li avevano di fatto tenuti sotto sequestrato per alcuni giorni impedendo loro di tenere la cerimonia funebre. “Hanno ammanettato suo padre, ci hanno impedito di uscire di casa, hanno portato il corpo di Saleh in un villaggio remoto e l’hanno seppellito lì. Non ci hanno permesso di tenere alcuna cerimonia”, ha denunciato la mamma di Saleh.
Sono queste tattiche di un regime mafioso per incutere terrore e impedire che la morte brutale dei manifestanti possa alimentare nuove rivolte e che le cerimonie funebri possano trasformarsi in moti rivoluzionari.
Mamme di curdi e di beluci uccisi dalle forze di sicurezza, sono loro, le donne che stanno pagando il prezzo più elevato.
All’allarmante aumento delle esecuzioni seguono tattiche del regime per prevenire lo scoppio di altre rivolte da parte di una popolazione, in particolare giovanile, insofferente, molto arrabbiata, che non ha nulla da perdere e che quindi desidera il rovesciamento del regime.
Le autorità iraniane usano anche tattiche ingannevoli per placare le rivolte come quella della finta amnistia proclamata nel gennaio 2023, quando avevano annunciato la scarcerazione a 82 mila prigionieri, 22 mila dei quali erano manifestanti. Poco dopo, però, la Magistratura ha cominciato a convocare i manifestanti che aveva precedentemente scarcerato e a rimetterli in carcere con altre accuse.
Un’altra tattica utilizzata è stata quella degli attacchi chimici alle studentesse, che sono continuati per sei mesi, per mettere a tacere le coraggiose donne che mostravano, fiere, le loro ciocche al vento.
La magistratura del regime sta ora convocando anche i giornalisti precedentemente rilasciati a febbraio, affermando falsamente di aver concesso loro l’amnistia. Tuttavia, la giornalista Maryam Vahidian è stata condannata a quattro anni di carcere.
Marzieh Mahmoudi, giornalista e direttrice di Tejaratnews, è stata condannata dal tribunale a pagare una sanzione pecuniaria di 24 milioni di toman per aver pubblicato un singolo tweet, contestando il linguaggio altamente volgare usato dal mullah Hamid Rasaii, un ex deputato, contro la libertà.
Il 20 maggio, Nasim Sultan Beigi, una giornalista ed ex attivista studentesca, è comparsa davanti al quarto ramo dell’ufficio del procuratore di Evin per difendersi dalle accuse di “propaganda contro lo stato”. La signora Sultan Beigi era stata arrestata in un aeroporto l’11 gennaio 2023 e rilasciata su cauzione il 6 febbraio scorso.
Nel frattempo, il 21 maggio, Vida Rabbani, un’altra giornalista, è stata trasferita dalla prigione di Evin all’ospedale Taleghani di Tehran per la somministrazione di cure mediche urgenti. Negli ultimi due mesi era stata alle prese con forti mal di testa, ma le autorità competenti si erano fermamente opposte al trasferimento in una struttura medica esterna.
I processi a porte chiuse a due note giornaliste, recluse dal settembre 2022 nel carcere di Evin per aver riferito della morte e della cerimonia di sepoltura di Mahsa Amini, si sono svolti presso il tribunale rivoluzionario di Tehran il 29 e 30 maggio scorso. Alle due giornaliste, Niloufar Hamedi e a Elaheh Mohammadi, non è stato permesso di incontrare i loro avvocati.
Il processo alla signora Hamedi è durato solo due ore e ai suoi avvocati difensori non è stato concesso il tempo di presentare alcuna difesa. La signora Hamedi ha respinto le accuse contro di lei, tra cui quella di spionaggio per presunta “collaborazione con il governo nemico (USA)” e di “propaganda contro lo stato”.
I manifestanti prigionieri in Iran vengono sistematicamente torturati e tenuti in celle di isolamento al buio, senza cibo e acqua; spesso sia le donne che gli uomini vengono stuprati; non hanno diritto ad un avvocato difensore né a contattare o a ricevere visite di legali o di attivisti per i diritti umani.
Si stima che dall’inizio della rivolta giovanile, dal 16 settembre 2022, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, almeno 130 avvocati di tutte le province del Paese, tra cui dozzine di donne, siano stati convocati o arrestati dalla magistratura. Le accuse vanno dall’abuso dell’esercizio della loro professione alle opinioni espresse sui social media, considerate espressioni di “inimicizia e odio contro Dio”.
Il trend è in aumento. Nel solo maggio 2023 sono stati settanta gli avvocati convocati e arrestati. I procedimenti sono per lo più condotti dal tribunale di sicurezza che ha sede nella famigerata prigione di Evin a Tehran. Contro di essi non sono state formulate pubblicamente accuse specifiche.
Gli avvocati vengono costretti durante le udienze a firmare una “lettera di impegno” in cui si obbligano a rispettare le disposizioni della magistratura come condizione per il loro rilascio su cauzione. Nella lettera viene espresso “rammarico” per le proteste insorte a livello nazionale e l’impegno a non contattare “reti di legali o organizzazioni per i diritti umani fuori dal paese, perché considerati elementi controrivoluzionari”. Una tale pratica è considerata una minaccia alla sicurezza del paese e può essere perseguita anche con l’ergastolo o con la condanna a morte.
È questa una tattica che mira a incutere timore e ad esercitare pressione sugli avvocati, affinché non sostengano le proteste e i manifestanti.
Il regime iraniano cerca così di mettere a tacere le voci dissenzienti e di sopprimere le aspirazioni del loro popolo. Tuttavia, larghi strati della popolazione, in particolare le donne, rimangono resilienti e determinate a continuare la coraggiosa e pacifica lotta intrapresa per un futuro migliore di libertà e di democrazia.

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Naufragio Grecia: si indaga sulle responsabilità ma non sono in discussione le politiche


Il mare non consegna altri cadaveri e i morti potrebbero essere 600. Tra di essi almeno 100 bambini. La premier Meloni: "Difendiamo i confini dell'UE". L'articolo Naufragio Grecia: si indaga sulle responsabilità ma non sono in discussione le politiche pr

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Pagine Esteri, 16 giugno 2023. Non restituisce altri corpi il Mar Egeo. Il numero dei sopravvissuti e quello dei morti accertati rimane lo stesso dopo più di 2 giorni dal naufragio della barca di migranti partita dalla Libia e affondata nei pressi di Pylos, nel Peloponneso. 78 i morti accertati, 104 le persone tratte in salvo. Almeno 750 i passeggeri. Si cercano ancora 568 dispersi, di cui un numero impressionante di bambini, almeno 100 secondo i sopravvissuti, chiusi nella stiva della barca. Forse dormivano quando lo scafo si è rovesciato. Sono bastati pochissimi minuti, 10, 15 più o meno, perché il relitto scomparisse in fondo al mare.

La Guardia Costiera greca, in una delle sue prime versioni dell’accaduto, ha fatto sapere che i migranti avrebbero rifiutato il soccorso perché decisi a proseguire verso le coste italiane. Non si comprende come sia possibile che una barca in difficoltà, sovraccarica, senza cibo né acqua da 5 giorni, i cui passeggeri avevano già lanciato l’SOS, abbia potuto respingere gli aiuti pur sapendo di non essere in grado di proseguire il viaggio. Alarm Phone, d’altro canto, ha pubblicato una precisa timeline di tutti i contatti con i sopravvissuti e le autorità, dai quali si evince che la Guardia Costiera greca, quella italiana e quella maltese fossero state informate della presenza della barca in difficoltà già dalla mattina del 13 giugno. Nel primo pomeriggio dello stesso giorno i migranti a bordo hanno confessato ai volontari di Alarm Phone di temere di non superare la notte.

Alcuni dei sopravvissuti avrebbero raccontato a volontari e attivisti politici greci che l’imbarcazione si è capovolta a seguito di un tentativo di salvataggio, non è chiaro se da parte della Guardia Costiera o di pescherecci privati, attraverso l’utilizzo di corde per agganciare e trainare.

Mentre la premier italiana Giorgia Meloni, insieme al suo omonimo maltese Robert Abela parlano di necessità di difendere i confini dell’Unione Europea, la stessa EU rilascia le consuete dichiarazioni di dispiacere. Come quella di Stella Kyriakides, Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, che pur consapevole che “ognuna delle vite perdute fosse alla ricerca di una vita migliore”, non aggiunge soluzioni allo smantellamento delle reti criminali che lucrano sugli sbarchi.

Stella Kyriakides, Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare.

Deeply saddened by the significant loss of life and people missing off the Greek coast.

Each one is a human story of fleeing in search of a better life.

With member states and third countries, we must do more to stop criminal networks who put lives at risk every day.

— Stella Kyriakides (@SKyriakidesEU) June 15, 2023

Questo naufragio è uno dei peggiori, se non il più grave, di quelli avvenuti nel Mediterraneo. Un cimitero di vite abbandonate divenute corpi dispersi.

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Rifondazione Comunista sabato 17 giugno, a un mese dall’alluvione che ha colpito l’Emilia-Romagna, sarà in corteo a Bologna assieme ad associazioni e movim

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Soldati israeliani scagionati, nessun colpevole per la morte di Omar Asad


L'80enne palestinese fu arrestato, ammanettato, imbavagliato, bendato, steso a terra a pancia in giù e lasciato per ore al freddo. Per i giudici militari i soldati hanno agito secondo le procedure L'articolo Soldati israeliani scagionati, nessun colpevol

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di Michele Giorgio*

Pagine Esteri, 16 giugno 2023 – La conclusione del caso era attesa, uguale a tante altre vicende simili. Il procuratore militare israeliano ha comunicato due giorni fa che i soldati che l’anno scorso furono accusati di aver causato la morte di un 80enne palestinese, Omar Asad, non saranno incriminati per omicidio colposo e, forse, saranno sottoposti solo ad azioni disciplinari. Nessuna sorpresa. Solo in casi rari i militari israeliani vengono rinviati a giudizio per l’uccisione di civili palestinesi, tanto che l’ong israeliana per i diritti umani, B’Tselem, annunciò tempo fa che non avrebbe più seguito queste vicende nelle corti militari, ritenendo scontate le decisioni dei giudici.

Nella vicenda di Omar Asad, con cittadinanza statunitense, non sarebbe stato riscontrato un «nesso causale» tra la condotta dei soldati e la morte dell’anziano palestinese. Eppure, la vicenda fece scalpore. Anche una parte della stampa israeliana notò che non si trattava del primo caso di maltrattamenti e abusi a danno di palestinesi compiuti dai soldati del Battaglione Netzah Yehuda, formato da giovani religiosi ortodossi. Anche gli americani, in ragione della cittadinanza di Asasd chiesero agli alleati israeliani di spiegare l’arresto e la morte di un 80enne.

As’ad viveva a Jiljilya, un villaggio a nord di Ramallah. Fu arrestato una sera, in pieno inverno, a un posto di blocco improvvisato dell’esercito mentre tornava a casa. I soldati coinvolti hanno detto che aveva urlato contro di loro. Portato in un cortile abbandonato, l’uomo venne ammanettato dietro la schiena, imbavagliato, bendato e adagiato a terra a pancia in giù, secondo la testimonianza di altri due palestinesi arrestati allo stesso posto di blocco. Solo alle 4 del mattino, i soldati liberarono una delle mani di Asad lasciandolo nel cortile. Poco dopo uno degli altri arrestati si accorse che l’anziano non respirava bene e chiamò un medico che – dopo essere stato fermato dai soldati per diversi minuti – raggiunse Asad per rianimarlo. Quando i soldati andarono via, l’anziano fu portato in uno ospedale di Ramallah nell’estremo tentativo di salvargli la vita. I medici lo dichiararono morto all’arrivo al pronto soccorso. Il bavaglio potrebbe avergli ostacolato la respirazione e impedito di chiedere aiuto. Inoltre faceva molto freddo. Da parte loro i soldati hanno detto di aver seguito le procedure e di non aver notato alcun segno di sofferenza dell’uomo.

I giudici hanno ritenuto ragionevoli queste spiegazioni e legittime le condizioni in cui Asad è stato tenuto per ore. E hanno chiuso il caso. Le proteste delle famiglia e dei centri per i diritti umani cadranno nel vuoto. Al momento non si conoscono le reazioni degli Stati uniti. Ma Washington non contesta le sentenze delle autorità militari israeliane, anche nei casi più controversi, come l’uccisione l’11 maggio 2022 della giornalista palestinese, con passaporto statunitense, Shireen Abu Akleh, inviata da Al Jazeera a Jenin. D’altronde anche gli Usa solo in casi molto rari condannano i loro soldati responsabili di crimini contro civili. Ne è un esempio l’uccisione il 4 marzo 2005 a un posto di blocco dell’esercito americano a Baghdad del funzionario italiano Nicola Calipari poco dopo la liberazione della giornalista del manifesto Giuliana Sgrena sequestrata da un gruppo armato. Dei responsabili non si è saputo più nulla.

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La famiglia Ghayth Sub Laban

Intanto a Gerusalemme, dopo quattro decenni e mezzo di battaglie legali e vessazioni, la famiglia palestinese Ghayth-Sub Laban rischia seriamente di essere sgomberata con la forza dalla polizia dalla sua casa nel cuore della città vecchia. Un tribunale israeliano ha interrotto il contratto di locazione protetta in vigore dal 1953 – quando Israele non aveva ancora occupato la zona palestinese (Est) di Gerusalemme – di Nora Ghayth, 68 anni, e suo marito, Mustafa Sub Laban, 72 anni. E ha stabilito che la proprietà della casa sarebbe del Galicia Trust, una fondazione di coloni provenienti dalla Polonia e dall’Ucraina.

Da giorni un presidio permanente di attivisti palestinesi, internazionali e israeliani cerca di impedire, con la sua presenza, nell’abitazione e intorno ad essa, lo sgombero della famiglia Ghayth-Sub Laban. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto

ilmanifesto.it/soldati-israeli…

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Le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con gli Usa


Alla conferenza sulla sicurezza di Singapore il debutto del ministro della difesa Li Shangfu: basta provocazioni su Taiwan e nel Mar cinese meridionale L'articolo Le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con gli Usa proviene da Pagine Esteri.

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di Michelangelo Cocco*

(questo articolo è stato pubblicato in origine da “Rassegna Cina” del Centro studi sulla Cina contemporanea)

Pagine Esteri, 16 giugno 2023 – Lo Shangri-La Dialogue che si è svolto a Singapore dal 2 al 4 giugno scorso è stato preceduto e accompagnato da due quasi collisioni tra aerei e navi cinesi e statunitensi, rispettivamente nei cieli sul Mar cinese meridionale (il 26 maggio) e nello Stretto di Taiwan (il 3 giugno). Si è trattato di vere e proprie manovre “di avvertimento”, con le quali l’Esercito popolare di liberazione (Epl) ha sottolineato il monito lanciato il 4 giugno dal nuovo ministro della difesa di Pechino dal palco della ventesima conferenza sulla sicurezza organizzata dallo International Institute for Strategic Studies (Iiss).

Li Shangfu, il figlio di un importante veterano dell’armata rossa che il presidente cinese ha voluto a capo dell’Epl, ha pronunciato un discorso (il cui testo è consultabile a questo link) destinato a passare alla storia, dal momento che Xi Jinping ha mandato il suo generale (sotto sanzioni Usa dal 2018 per l’acquisto di armi dalla Russia) a proclamare davanti a centinaia tra ministri ed esperti di difesa che la Cina non tollera più “interferenze” in quelle due zone strategiche del Pacifico occidentale. I pattugliamenti degli Stati Uniti e dei loro alleati per garantire la “libertà di navigazione” in acque internazionali nel Mcm e intorno a Taiwan sono, ha dichiarato Li, «provocazioni per esercitare un’egemonia di navigazione» e come tali vanno contrastati.

Il ministro della difesa ha di fatto dettato le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con Washington che, a livello di comandi militari, è pericolosamente interrotto dal 2 agosto scorso, quando l’allora terza carica degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, fu ricevuta a Taiwan dalla presidente Tsai Ing-wen. Pechino pretende un allentamento della pressione degli Stati Uniti e dei loro alleati su Taiwan e nel Mar cinese meridionale: lo ha confermato l’ex ambasciatore a Washington Cui Tiankai, presente anch’egli a Singapore. La leadership cinese vuole inoltre che – in segno di rispetto per la sua nuova carica di ministro della difesa – l’amministrazione Biden rimuova le sanzioni nei confronti di Li.

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Il ministro della difesa cinese, Li Shangfu

Nel mirino di Li Shangfu sono finite le partnership di difesa Quad (Usa, Australia, India e Giappone) e Aukus (Australia, Regno Unito e Usa), incentrate sul Pacifico occidentale, definite un «tentativo di favorire lo sviluppo di alleanze militari simili alla Nato, sequestrando i paesi della regione ed esagerando conflitti e scontri, che non faranno altro che far precipitare l’Asia-Pacifico in un vortice di controversie e conflitti». A queste Li ha contrapposto la Global security initiative lanciata da Xi, incentrata sullo sviluppo economico piuttosto che sulla comune adesione all’ordine internazionale liberale.

Se, da un lato, la Cina mostra i muscoli, dall’altro il contrasto esplicito alle sue rivendicazioni di sovranità su Taiwan e nel Mar cinese meridionale (affermato anche dal recente vertice del G7 di Hiroshima), così come l’utilizzo politico e il risalto mediatico dato in Occidente all’incidente del pallone spia dell’inizio dell’anno, o le stesse sanzioni contro Li sono motivo di imbarazzo per la leadership di Pechino, perché cozzano con la narrazione del “grandioso risveglio della nazione cinese” promossa da Xi come principale collante tra la società e il partito unico.

Come che sia, i rapporti tra Pechino e Washington sono ai minimi dal 1979, da quando Cina e Stati Uniti stabilirono ufficialmente relazioni diplomatiche. E l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) – in equilibrio tra commercio con la Cina e legami di sicurezza con gli Stati Uniti – a Singapore si è dichiarata “molto preoccupata”. A nome del gruppo di dieci paesi il ministro della difesa della città-stato, Ng Eng Hen, ha avvertito che «devono esistere canali di comunicazione, sia formali che informali, in modo che quando si verificano questi incidenti non pianificati, tali canali possano essere utilizzati per ridurre l’escalation ed evitare conflitti, altrimenti potrebbe essere troppo tardi per avviarli o attivarli nei momenti di crisi». Le controparti cinesi avranno certamente parlato di questo (oltre che di Ucraina) incontrando il direttore della Cia, William Burns, che il mese scorso si è recato in segreto in Cina.

Mentre Li parlava allo Shangri-La Dialogue, a Pechino sono sbarcati il sottosegretario di stato per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico, Daniel Kritenbrink, e la nuova direttrice gli affari della Cina e di Taiwan del Consiglio per la sicurezza nazionale, Sarah Beran, per discutere «questioni chiave della relazione bilaterale». Le posizioni tra Pechino e Washington restano distanti, tanto che mercoledì 7 giugno Kurt Campbell, il responsabile della Casa Bianca per la sicurezza nazionale con delega sull’Asia-Pacifico, ha dichiarato che «siamo ancora relativamente all’inizio del processo di questo ciclo di impegno in termini di dialogo e diplomazia tra [gli Stati Uniti] e la Cina, ed è incerto quale traiettoria prenderà, ma posso assicurarvi… condurremo la nostra diplomazia con la Cina nella più stretta consultazione possibile con alleati e partner».Pagine Esteri

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L'articolo Le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con gli Usa proviene da Pagine Esteri.



Il Ministero dell’Istruzione e del Merito rende disponibili tre video di sintesi sulle novità relative all’Esame di Stato negli Istituti professionali di nuovo ordinamento.

Li trovate qui ▶️ miur.gov.



In Cina e Asia – Bill Gates incontra Xi Jinping


In Cina e Asia – Bill Gates incontra Xi Jinping Bill Gates
I titoli di oggi:

Bill Gates incontra Xi Jinping

Ue, la Commissione conferma le restrizioni al 5G cinese, il Parlamento condanna la leadership di Hong Kong
Giappone, la Cina ricorda le basi storiche del legame con le isole Ryukyu
Cina, la Banca centrale rimborserà i cittadini defraudati dagli istituti provinciali falliti
Cina: in 68.000 a vedere giocare Messi (anche a prezzi altissimi)
Accordo Stati Uniti-Papua Nuova Guinea: l'esercito americano avrà accesso a diverse basi nel paes

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Il Consiglio dei Ministri odierno ha approvato il Decreto-legge “PA2”.

Gli interventi di interesse del Ministero dell’Istruzione e del Merito riguardano l’accelerazione delle procedure concorsuali per l’assunzione di docenti nell’ambito del Piano N…

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Manca poco al colloquio orale che studentesse e studenti in tutta Italia affronteranno per la #Maturità2023.

La Dott.



Gli Usa ottengono l’accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea


Gli Stati Uniti hanno ottenuto l'accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea. Un nuovo passo nella strategia di accerchiamento della Cina L'articolo Gli Usa ottengono l’accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea pro

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di Redazione

Pagine Esteri, 15 giugno 2023 – Gli Stati Uniti hanno ottenuto l’accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea, dove potranno dispiegare truppe e mezzi e ormeggiare navi.
È quanto prevede il patto di sicurezza firmato a maggio a Port Moresby dal segretario di Stato di Washington, Antony Blinken, e dal primo ministro del paese dell’Oceania, James Marape.
I contenuti dell’accordo, pubblicati ieri dal quotidiano “South China Morning Post”, mostrano come l’intesa sia un ulteriore passo della strategia degli Stati Uniti volta a “contenere” le ambizioni della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico e possa rivelarsi di fondamentale importanza in caso di guerra nello Stretto di Taiwan. Con l’assenso del governo papuano, gli Stati Uniti potranno infatti trasferire uomini e mezzi negli aeroporti del Paese e ormeggiare navi militari nella base navale di Lombrum, sull’isola di Manus – che in passato è già stato utilizzato come guarnigione per le truppe britanniche, tedesche, giapponesi, australiane e statunitensi – e nel porto della capitale Porto Moresby.

Washington avrà “accesso illimitato” a tali siti per la predisposizione di equipaggiamenti, scorte e materiali, e avrà “l’uso esclusivo” di alcune aree delle basi nelle quali saranno condotte “attività di costruzione”. L’accesso alla base di Lombrum, in particolare, potrebbe essere usato per potenziare i siti militari che gli Stati Uniti hanno già a Guam, un arcipelago più a nord, e che potrebbero avere un ruolo chiave in caso di conflitto a Taiwan.
Il patto con Washington è stato appena ratificato dal parlamento della Papua Nuova Guinea nonostante le proteste dell’opposizione, secondo cui il governo avrebbe rinunciato alla propria sovranità favorendo gli interessi degli Stati Uniti e mettendo a rischio la sicurezza del paese. Tra le critiche figura anche quella dell’ex primo ministro Peter O’Neill, secondo cui l’accordo “disegna un bersaglio sulla schiena della Papua Nuova Guinea”.
Nel frattempo le aziende cinesi hanno conquistato miniere e porti in tutto il Pacifico e l’anno scorso hanno firmato un patto di sicurezza con le Isole Salomone che potrebbe consentire a Pechino anche di schierare truppe nell’arcipelago.
Nei mesi scorsi invece Washington ha ottenuto dal governo delle Filippine l’accesso ad altre quattro basi dell’arcipelago, tre delle quali in zone non distanti da Taiwan. – Pagine Esteri

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⚠️⚠️⚠️ ATTENZIONE: OGGI ALLE 14.00 FEDDIT.IT SI FERMA PER QUALCHE MINUTO PER ESSERE AGGIORNATO ALLA VERSIONE LEMMY 0.17.4. ⚠️⚠️⚠️

@Che succede nel Fediverso?

Il messaggio di servizio di @skariko :

Oggi (15 giugno) verso le 14 aggiornerò Feddit alla versione di Lemmy 0.17.4.

Come le altre volte ci dovrebbero essere solo 10-15minuti al massimo di spegnimento per permettere, tra le altre cose, di fare backup sani.

Questa versione avrà anche un’ottimizzazione del database (github.com/LemmyNet/lemmy/rele…) che potrebbe far durare un po’ di più del solito l’aggiornamento.

Gli aggiornamenti che verranno anche nelle prossime release sono soprattutto lato ottimizzazione.



Aggiornamento a Lemmy 0.17.4


Oggi (15 giugno) verso le 14 aggiornerò Feddit alla versione di Lemmy 0.17.4.

Come le altre volte ci dovrebbero essere solo 10-15minuti al massimo di spegnimento per permettere, tra le altre cose, di fare backup sani.

Questa versione avrà anche un'ottimizzazione del database (github.com/LemmyNet/lemmy/rele…) che potrebbe far durare un po' di più del solito l'aggiornamento.

Gli aggiornamenti che verranno anche nelle prossime release sono soprattutto lato ottimizzazione.

EDIT: Aggiornamento effettuato senza problemi 👍


Questa voce è stata modificata (2 anni fa)
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Una Nota: la versione 0.17.4 sembra avere un problema noto che provoca la stagnazione dei post se ordinati con "Hot" dopo qualche tempo che il server non viene riavviato (issue#3076).

Nel caso succeda consiglio di usare il "New Comments" o "Top Day" come ordinamenti per leggere il feed!



In riferimento agli Esami di Stato da tenersi nelle zone alluvionate, il Ministro Giuseppe Valditara ha firmato l’Ordinanza con le disposizioni riguardanti la validità dell’anno scolastico, l’ammissione agli Esami conclusivi del Primo e del Secondo c…


Finalmente è stata creata su feddit.it la prima comunità italiana dedicata alla cucina e alle ricette!

@Che succede nel Fediverso?

Grazie a @OdinoThePine per averla creata!
Potete trovarla a questo indirizzo e questo è il primo post:


La mia ricetta per l'impasto base della pizza


Ciao a tutti, ho provato diversi tipi di impasto base per la pizza fino a quando non ho scoperto questa ricetta che, nonostante sia lunga, garantisce risultati consistenti e buoni.

Ingredienti per 4 pizze


  • Farina grano duro tipo 0: 250 g
  • Farina Manitoba tipo 1: 500 g
  • Lievito in polvere secco per pane: 1,2 g
  • Sale NON iodato: 12 g
  • Acqua tiepida: 500 ml
  • Olio: Q.b.

Tempo di preparazione: 30 minuti

Tempo di lievitazione: 18 h almeno

Procedimento


Inserire tutti gli ingredienti (eccetto l'olio) in una terrina e impastare per qualche minuto fino a quando l'impasto non si stacca dalla terrina (più umido è meglio è). Oliare il fondo della terrina e lasciare riposare l'impasto per 1 ora fuori dal frigo.

Dopo 1 ora mettere l'impasto a riposare in frigo per almeno 12 ore, questa fase aiuta la maturazione dell'impasto e limita la formazione dei grumi. Circa 5 ore prima della cottura della pizza rimuovere l'impasto dal frigo, dividetelo e lasciarlo lievitare, meglio se in un posto leggermente riscaldato.

L'impasto può rimanere in frigo anche più di un giorno.

Note


È possibile variare i tipi di farina, l'importante è avere una farina più dura e una più morbida nelle dosi sopra indicate per migliorare il gusto dell'impasto.

Se volete ottenere una lievitazione un po' più consistente dopo aver diviso l'impasto potete piegarlo a metà due volte (senza romperlo) prima di lasciarlo riposare. Generalmente il tempo di lievitazione che uso io (l'ultimo passaggio) è di gran lunga superiore alle 5 ore (dalla mattina per la sera), ma quello è il minimo.

Utilizzo il sale non iodato perché in teoria è più adatto al non uccidere i microorganismi (scaramanzia personale).

E voi, che impasto utilizzate?


in reply to Luca

@Luca le due istanze sono perfettamente federate, ma le istruzioni che hai letto in realtà sono destinate agli utenti di Lemmy, Anche se questo non viene specificato correttamente.

Per seguire una comunità da mastodon devi inserire la chiocciola e non il punto esclamativo. Meglio ancora se inserisci proprio il link della comunità.

Quindi, ricapitolando, dovresti inserire nella casella di ricerca del tuo mastodon:
1) o l'utenza @Cucina e ricette. ( @ + cucina + @ + feddit.it )
2) o il link feddit.it/c/cucina


@OdinoThePine

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Ennesimo naufragio, questa volta al largo della Grecia, di una nave carica di richiedenti asilo partita dalla Libia orientale, la Cirenaica. 78 i corpi già rec


I cori "Chi non salta comunista è" al funerale di Silvio Berlusconi dimostrano che il lutto nazionale è stato un atto di prepotenza. Altro che lutto nazionale


Continua senza fine la strage dei morti sul lavoro nel nostro paese. Continua nel silenzio criminale di governi responsabili per le leggi fatte e per quelle non


#35 / Paladini dei bambini e sorveglianza di massa


Apple difende i bambini con sorveglianza e censura / Calenda torna a chiedere la schedatura dei minori / Il governo francese potrà accedere da remoto agli smartphone / Meme e citazione del giorno.

Apple difende i bambini con sorveglianza e censura


Con il nuovo iOS17 Apple promette di diventare la paladina dei bambini, difendendoli da foto e video non appropriati1.

Coi nuovi sistemi operativi sarà infatti presente una funzionalità in grado di scansionare immagini e video in arrivo sul dispositivo e verificare, con un algoritmo di machine learning, se si tratta di nudità oppure no.

In caso di esisto positivo, il sistema operativo mostrerà all’utente una schermata di avviso e censura del contenuto: “When enabled, the feature currently detects if a child is sending or receiving images that could contain nudity, subsequently warning the child and blurring the photograph before it’s viewed on the minor’s device.”

Scusa, ma che aspetti a iscriverti e ricevere tutte queste belle notizie ogni settimana?

La notizia è in realtà vecchia, ma non proprio.

Già nel 2021 provarono ad attivare una funzionalità del genere con la versione 15 del sistema operativo. L’operazione però non andò in porto perché l’aggiornamento prevedeva anche un algoritmo di analisi e scansione della memoria del dispositivo chiamato NeuralHash per la rilevazione di contenuti pedopornografici. La sorveglianza di massa sui dispositivi non piaceva ai clienti di un’azienda che fa della privacy il suo cavallo di battaglia, e così Apple rimandò l’aggiornamento.

Oggi ci riprovano passando dalla finestra, ma non sarò certo io a dovervi suggerire i rischi di un algoritmo che scansiona in automatico tutti i messaggi che i nostri figli inviano e ricevono, no?

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Calenda torna a chiedere la schedatura dei minori


Continuando a parlare di bambini, il nostro prode Calenda torna all’attacco con uno dei suoi cavalli di battaglia: la verifica dell’età per i minori (under 13) che accedono ai social2.

La soluzione è a portata di mano: attraverso un processo di certificazione dell’età, ma senza consegnare i dati personali alle piattaforme. L’utente che intenda registrarsi su un social verrebbe subito rimandato a un servizio di identità digitale (come la carta d’identità elettronica lo Spid): il social riceverà quindi conferma del requisito anagrafico e consentirà o meno la registrazione. Sarebbe così fatta salva la possibilità di aprire profili online in forma anonima.

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La proposta, che per i non addetti e per gli elettori di Calenda può sembrare innocua e doverosa, costringerebbe minori e adulti ad essere schedati digitalmente tramite carta d’identità elettronica o Spid. Ricordo agli amici lettori che in Italia non è obbligatorio possedere un documento d’identità, né dotarsi di Spid. Purtroppo il legislatore sta però trovando sempre più espedienti per incentivare le persone a sottoporsi alla schedatura il prima possibile. In Cina hanno iniziato a schedare i neonati; noi ci accontentiamo dai 13 in su.

E poi, fatto forse ancora più grave, è che ogni social network sarebbe costretto a registrare e inviare dati di autenticazione e accesso allo Stato (o agli organi federati che gestiscono lo Spid), per verificare il possesso dei requisiti normativi. Se da un lato i social network già mantengono log con questi dati, è anche vero che ora non c’è alcuna interazione diretta con i sistemi della pubblica amministrazione: tutti i dati rimangono sulle piattaforme.

In ultimo, ma non meno importante: una volta accettato di poter usare i social solo tramite identificazione, sarà molto semplice estendere l’ambito degli elementi richiesti per accedere. Oggi è l’età, domani sarà altro. Ci siamo già passati col green pass. Non è una buona idea.

Il governo francese potrà accedere da remoto agli smartphone


Nel 1966 la Corte Suprema degli Stati Uniti affermò che un sospettato avesse il diritto di rimanere in silenzio per non auto-incriminarsi e il diritto di essere informato che tutto ciò che avrebbe detto sarebbe potuto essere usato contro di lui (il cosiddetto Miranda warning). Una decisione di civiltà coerente con l’intera cultura giuridica occidentale.

Oggi il Senato francese ci informa di pensarla diversamente: pare sia stata approvata una modifca al codice penale che amplia i poteri di intercettazione e perquisizione degli smartphone da parte delle forze dell’ordine3. Su autorizzazione del giudice le autorità potranno ottenere l’attivazione da remoto dei telefoni degli indagati per accedere a funzionalità di localizzazione, telecamera e microfono senza che gli questi lo sappiano.

Altro che Miranda warning: tutto ciò che farai o dirai potrà essere usato contro di te, a tua insaputa.

Eppure non dovrebbe stupirci, sono i nostri telefoni ad essere progettati così. Ad esempio, anche nel caso di chiamate d’emergenza (112) i sistemi operativi Android e iOS sono progettati per riattivare automaticamente ogni funzionalità disattivata dall’utente, compresa quella della localizzazione. Era solo questione di tempo prima che gli Stati iniziassero a sfruttare le capacità di controllo del sistema operativo da parte di Google o Apple anche in ambito penale.

I Parlamenti dei civilissimi paesi dell’Unione Europea non si fanno alcuno scrupolo nell’approvare leggi di sorveglianza che riducono sempre più le nostre aspettative di privacy e che vanno contro ai principi penali che da secoli guidano la nostra società.

Il consiglio, in ottica futura, è di iniziare a capire come installare e usare sistemi operativi alternativi sui nostri smartphone, prima che sia troppo tardi.

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Meme del giorno


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Citazione del giorno

“When law and morality contradict each other, the citizen has the cruel alternative of either losing his moral sense or losing his respect for the law.”
Frédéric Bastiat

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theverge.com/2023/6/6/23750666…

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avvenire.it/attualita/pagine/l…

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publicsenat.fr/actualites/poli…



Kosovo: cappio al collo per la Serbia |Marx21

«Come avevo scritto mesi fa negli ultimi due articoli sulla situazione, il nodo Kosovo sta avanzando a tappe forzate verso l’ultima stazione, come da progetto USA/NATO, con le pressioni, provocazioni, minacce al governo serbo, intensificatesi negli ultimi mesi con il diktat: o con la Russia o con l’occidente. Ora con il fronte ucraino aperto, quanto sta accadendo non è casuale, è un messaggio chiaro, possente, se la Serbia non sceglie “la parte giusta”, andrà verso la sua destabilizzazione e il conflitto.»

marx21.it/internazionale/kosov…



Ad un anno dalla sua uscita su "Nuova Ecologia" Alcuni brani tratti dalla pubblicazione del primo direttore della Nuova Ecologia   Prefazione di La

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I ragazzi che muoiono sul lavoro. Sono stati 74 in soli cinque anni | Contropiano

"A rivelarlo però non sono stati l’Inail o l’Istat ma addirittura l’Unicef, il dipartimento delle Nazioni Unite che si occupa dell’infanzia e dei giovani. In Italia in cinque anni, tra il 2017 e il 2021 sono stati 74 i ragazzi morti in incidenti sul lavoro. 67 di loro 67, aveva un’età compresa tra 15 e 19 anni, gli altri 7 meno di 14 anni."

contropiano.org/news/lavoro-co…



🎧 #RECENSIONE: 👉 AA.VV. - Femirama


Ristampa in vinile da 180 grammi da parte della Munster Records di una raccolta di brani di soliste o gruppi musicali femminili della scena alternativa elettronica e oltre degli anni ottanta.

iyezine.com/aa-vv-femirama

#iyezine #inyoureyesezine #alternative #experimental #industrial #minimalsynth @munsterrecords



Spotify fined € 5 Million for GDPR violation


Spotify multato per 5 milioni di euro per violazione del GDPR A seguito di una denuncia e di un contenzioso per inattività, l'Autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) ha emesso una multa di circa 5 milioni di euro contro Spotify. Spotify


noyb.eu/en/spotify-fined-eu-5-…

StatusSquatter 🍫 reshared this.


in reply to Lunaedge

@Lunaedge mah, purtroppo le cose che dici sono sacrosante. L'ergonomia non è ancora nelle corde del fediverso .
Proprio Oggi leggevo questo interessantissimo post: infosec.exchange/users/thenexu…

Poi c'è da dire che Lemmy è uno dei software più semplici di tutto il Fediverso, dalla fase di iscrizione (che è semplicissima Anche se in questo periodo, per ragioni gestionali, Le istanze hanno dovuto imporre l'iscrizione previa autorizzazione) che non necessita neanche di un indirizzo email, alla fase di scrittura e formattazione. In pratica un utente non ha bisogno di capire quasi nulla di Fediverso per postare e iniziare a divertirsi su Lemmy .

Ma soprattutto c'è un problema di comunicazione: Chi Ha abitato il fediverso in questi ultimi anni Tendeva a parlare molto di questo argomento e a dare per scontato che il centro di tutto fosse il protocollo Activity pub e non la comunità. Questo è stato un errore che ha allontanato molte persone e che può essere risolto solo modificando il paradigma della comunicazione sui Social e non social federati. Qualche tempo fa ho proposto un esperimento, ossia quello di parlare di Fediverso senza quasi mai parlare di Fediverso

informapirata.it/2022/10/07/ma…

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Poi c’è da dire che Lemmy è uno dei software più semplici di tutto il Fediverso, dalla fase di iscrizione (che è semplicissima Anche se in questo periodo, per ragioni gestionali, Le istanze hanno dovuto imporre l’iscrizione previa autorizzazione) che non necessita neanche di un indirizzo email, alla fase di scrittura e formattazione.


Lemmy è più facile di un forum gli sviluppatori sono stati bravissimi. Qualche difficoltà c'è nella navigazione delle comunità soprattutto quelle esterne, ma nel complesso è veramente semplice e l'interfaccia è molto pulita




🎧 #RECENSIONE: 👉 Dor - In circle


🎧 #RECENSIONE:

👉 Dor - In circle

I Dor descrivono molto bene e con grande immaginazione e delicatezza questi momenti rarefatti e rari, facili a perdersi e difficili da cogliere. Il ritmo delle canzoni compone un movimento totale che è il respiro stesso del disco, un qualcosa di molto particolare che è appunto la fusione fra diversi folclori, quello abruzzese e quello spagnolo. @Musica Agorà

iyezine.com/dor-in-circle

Musica Agorà reshared this.



Diamo il benvenuto su feddit.it agli owncaster di @KSGamingLife🕹️ 🐈 🍸 che si sono iscritti con l'account @KSGamingLife


Eccoci approdati su Feddit, e finalmente possiamo ringraziare anche qui per questo post!
Che figata!
Il canale Owncast sta andando bene, stiamo portando avanti tante iniziative e ci stiamo divertendo. Owncast ha potenzialità enormi, stiamo provando con tutte le forze a farlo conoscere di più.



ASSANGE: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE E QUELLA LETTERA - Il post dell'europarlamentare Sabrina Pignedoli

@Giornalismo e disordine informativo

Domani gli avvocati di Assange presenteranno un nuovo ricorso all'Alta Corte di Londra. Negli ultimi giorni, tra articoli e notizie, oltre al rigetto sono successe alcune cose. Secondo “Newsweek” il rifiuto delle autorità britanniche al ricorso hanno fatto venire il mal di testa a Biden. Eccesso di ottimismo? In uno degli incontri che ho tenuto su Assange, la moglie Stella ha detto che l'amministrazione statunitense al suo interno ha posizioni molto diverse. L'estradizione di Assange negli Usa creerebbe problemi all'attuale amministrazione, almeno formalmente paladina della libertà di stampa. E Trump verrà incriminato per violazione dell'Espionage Act del 1917, la stessa legge speciale che il medesimo Trump fece applicare al fondatore di WikiLeaks. Anche l'ex presidente rischia 175 anni di carcere? Difficile dirlo, ma una cosa è sicura.
La cosa sicura è la strana lettera di Assange a Carlo III. L'abbiamo letta: certamente è frutto dell'acume di Julian Assange, piena di citazioni, numeri, sarcasmo e una fotografia della misera realtà carceraria di Belmarsh. Ad aprirci gli occhi è stato poi un articolo di Patrick Boylan, attivista di Free Assange Italia che abbiamo incontrato a Roma durante l'incontro con Stella alla “Sapienza”.
Una lettera del genere non può uscire dalla “Guantánamo” britannica, dove anche i bambini di Assange vengono sottoposti a umilianti perquisizioni. Se è uscita c'è un motivo. La lettera di Assange a Carlo III contiene una richiesta di clemenza e, secondo Boylan, anche diversi messaggi in codice. Nonostante le pesanti stangate contro il sistema carcerario di Belmarsh, Stella Assange è potuta entrare in possesso del testo, pubblicandolo su declassifieduk.org. Ha poi invitato a tradurla in tutte le lingue e a diffonderla il più possibile. Spero che anche questa lettera serva a qualcosa, è in ogni caso un testo che rimarrà nella storia e che fa pensare al sarcasmo di Banksy, scritto da un uomo che si è battuto per la libertà di stampa e a cui da anni è stato vietato di comunicare. La lettera si chiude con la citazione del Vangelo di Matteo, 5-7: “Beati i clementi, perché troveranno clemenza”. Chissà se tra i file di WikiLeaks ci sono ancora documenti scottanti e compromettenti per qualcuno. Potete ascoltare la lettera in italiano, dato che ora gli attivisti di Free Assange Italia ne hanno fatto una bellissima versione video pubblicandolo su declassifieduk.org. Ha poi invitato a tradurla in tutte le lingue e a diffonderla il più possibile. Spero che anche questa lettera serva a qualcosa, è in ogni caso un testo che rimarrà nella storia e che fa pensare al sarcasmo di Banksy, scritto da un uomo che si è battuto per la libertà di stampa e a cui da anni è stato vietato di comunicare. La lettera si chiude con la citazione del Vangelo di Matteo, 5-7: “Beati i clementi, perché troveranno clemenza”. Chissà se tra i file di WikiLeaks ci sono ancora documenti scottanti e compromettenti per qualcuno. Potete ascoltare la lettera in italiano, dato che ora gli attivisti di Free Assange Italia ne hanno fatto una bellissima versione video (che trovate qui)
#FreeAssangeNOW

facebook.com/SabriPignedoli/po…(che trovate qui)[/url]
#FreeAssangeNOW

Il post di Sabrina Pignedoli è su Facebook



L'intelligence USA lancia l'allarme: attori malintenzionati manipolano foto e video per creare contenuti espliciti e schemi di sextortion

@Informatica (Italy e non Italy 😁)

L'FBI sta avvertendo il pubblico di attori malintenzionati che creano contenuti sintetici (comunemente indicati come "deepfake" a ) manipolando fotografie o video innocui per prendere di mira le vittime. I progressi tecnologici migliorano continuamente la qualità, la personalizzazione e l'accessibilità della creazione di contenuti abilitati per l'intelligenza artificiale (AI).

L'FBI continua a ricevere denunce dalle vittime, inclusi bambini minorenni e adulti non consenzienti, le cui foto o video sono stati alterati in contenuti espliciti. Le foto o i video vengono quindi diffusi pubblicamente sui social media o sui siti Web pornografici, allo scopo di molestare le vittime o schemi di sextortion.

L'avviso completo

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)

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in reply to The Privacy Post

L'unica soluzione che vedo è di creare deepfake porno di chiunque così saremo tutti nella stessa barca e nessuno penserà più che siano veri 🤣

The Privacy Post reshared this.



Anonimato online, il confine tra privacy e sicurezza (paywall), Di Stefano Quintarelli

@Etica Digitale (Feddit)

Azione propone l'innalzamento dell'età minima di accesso ai social, con un processo di certificazione dei requisiti anagrafici. Su un piatto della bilancia c'è la protezione dei ragazzi e sull'altro la tutela di un diritto

Se una legge prevedesse l'obbligo di esibire un cartellino con il nostro nome ovunque andiamo, cosa penseremmo? Credo che la quasi totalità delle persone condivida che l'anonimato sia un valore da tutelare e che ogni persona abbia il diritto di non rivelare informazioni che la riguardano a chi non è tenuto a conoscerle. Vale nella dimensione fisica e ancor di più in quella digitale che assorbe e registra ogni briciola di atto o emozione della nostra esistenza.

Di @quinta :ubuntu: su Repubblica

#privacy #minori #socialnetwork

Attenzione: articolo sotto PayWall


Ho scritto questo articolo sul rapporto tra anonimato online e tutela dei minori

repubblica.it/commenti/2023/06…


Etica Digitale (Feddit) reshared this.



UMBERTO DEI. BIOGRAFIA NON AUTORIZZATA DI UNA BICICLETTA DI MICHELE MARZIANI


@L’angolo del lettore

Umberto Dei non è una persona, è una bicicletta, anzi, un mito. Il mito inseguito da Arnaldo Scura che lascia un remunerativo lavoro da broker finanziario per aprire a Milano una bottega da meccanico di biciclette.

iyezine.com/umberto-dei-biogra…

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Ted Kaczynski, le élites globaliste, e te


Tecnologia, trasparenza totale e perdita di ogni connotazione etnica, culturale e sessuale del concetto di identità: la rivoluzione industriale, le sue conseguenze e l'agenda globalista.

Il 10 giugno 2023 è morto in carcere Theodore Kaczynski1, all’età di 81 anni. Nonostante i suoi crimini violenti, Ted fu probabilmente uno dei pochi a comprendere davvero il mondo contemporaneo ed ebbe la capacità di descriverlo chiaramente nel suo manifesto: “The Industrial Society and its future2”.

Ted ce l’aveva a morte con la “la rivoluzione industriale e le sue conseguenze”, sosteneva che gli avanzamenti tecnologici hanno aumentato le aspettative di vita ma allo stesso tempo hanno “destabilizzato la società e reso le nostre vite vuote, insoddisfacenti e indignitose”.

Secondo Ted, una delle manifestazioni più evidenti del dilagante disagio moderno è ciò che lui, già nel 1992, definiva “leftism”. Con questo termine non voleva in realtà indicare una specifica corrente politica di sinistra, ma qualcosa di più ampio e frammentato, che però fa riferimento a tutte le nuove ideologie collettiviste, anti-individualiste e politically correct.

In effetti, se una volta il marxismo e la sinistra erano sinonimi di rivoluzione per lo scardinamento delle istituzioni borghesi, oggi la “sinistra” è un insieme di correnti e ideologie diverse che proliferano grazie all’attivismo politico woke, LGBTQI+, ambientalista e così via — finanziato dalle stesse élite che una volta si prefiggevano di combattere.

Potremmo dire, usando le parole di Ayn Rand, che i “lefitsts” sono portatori di un “pensiero tribale” tipicamente collettivista che li spinge ad agire e pensare all’unisono, anche senza alcuna pianificazione centrale.

Fateci caso, il fenomeno è sempre più evidente: non appena si manifesta un evento catalizzatore, masse di persone si conformano automaticamente a questo o quel pensiero unico. Ad esempio, quante persone conoscete che da un momento all’altro hanno deciso di indicare i loro pronomi sui social network — come se fossero in cerca di una identità perduta?

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L’identità perduta


Credo che il tema dell’identità sia in effetti centrale nei fenomeni collettivisti descritti da Ted e di cui siamo circondati. Un aiuto per comprenderlo meglio potrebbe arrivare da due opere molto diverse tra loro ma che condividono il tema dell’identità: il romanzo “Catcher in the Rye” di J.D. Salinger e l’anime giapponese “Ghost in the Shell: Stand Alone Complex”.

I thought what I'd do was, I'd pretend I was one of those deaf-mutes.3

Holden è un adolescente alienato e disincantato. Preferisce distanziarsi dagli altri e da un mondo che percepisce come falso. Ogni tanto pensa che sarebbe meglio essere un sordomuto, per isolarsi totalmente dalla società, evitare interazioni con il prossimo e smettere di sforzarsi di comprendere il mondo intorno a lui.

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Intelligenza Artificiale: Giove, il nuovo sistema di polizia predittiva italiano di cui si sa pochissimo | Infoaut

"Uno scenario che richiama la fantascienza e che solleva dubbi e perplessità tra gli addetti ai lavori, soprattutto per l'incapacità attuale di questi sistemi di trovare corrispondenze con la realtà e per la loro tendenza a discriminare le persone in base all’etnia e alla provenienza geografica. Ad aumentare la preoccupazione è il fatto che nulla sia ancora stato detto circa alcuni aspetti fondamentali, come quali banche dati e dati verranno usati per addestrare l’algoritmo, chi sarà il responsabile del trattamento dei dati e se l’uso del sistema comporterà o meno arresti preventivi."

infoaut.org/divise-e-potere/in…



👉 WÜNDERKAMMER #3: BODY NANTEINANCE, CHROMACOLOR, GRAVITSAPA, SAROOS, MD PALLAVI & ANDI OTTO.


🎧 #RECENSIONI:

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Bentornati a tutti nella mia personale stanza, uno spazio dedicato a curiosità, stranezze e bizzarrie varie in cui tutto è sottosopra, l’alto è in basso e viceversa, gli opposti sono uniti, la contraddizione domina incontrastata.
@mu
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