Ministero dell'Istruzione
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#laFLEalMassimo – Episodio 112: Regole Stringenti e Formalità Burocratiche
Come sempre in apertura ricordo il sostegno di questa rubrica al popolo ucraino ingiustamente e ingiustificatamente aggredito dalla follia espansionista russa che minaccia la libertà di tutte le società aperte del mondo libero.
Venendo alle faccende di casa si parlato molto dell’abbassamento dei limiti di velocità nel comune di Bologna, dividendosi come sempre in fazioni ideologiche con scarsa attenzione ai fatti e alle valutazioni quantitative.
Sul tema un articolo de lavoce.info titola in modo abbastanza esplicito “Zone 30, un dibattito senza dati” per sostenere che le analisi svolte e le valutazioni convenienza sono basate su un set informativo inadeguato e insufficiente.
Ma non si può condannare troppo un’amministrazione locale, magari mossa da lodevoli intenti secondo si sostenitori della misura o più interessata o interessata a fare cassa con le multe secondo i detrattori.
Come sempre avviene in questo paese il problema è culturale e risiede nell’ingenua illusione che la soluzione dei problemi possa venire dall’introduzione di regole più restrittive ignorando colpevolmente che l’elefante nella stanza risiede nel modo in cui queste vengono fatte rispettare e di quanto sia semplice o conveniente infrangerle.
Non funzionano le restrizioni all’uso dei contanti o le infinite nuove regole fiscali, spesso in contraddizione le une con le altre, perché spesso si tratta appunto di norme di facciata, di messe in piedi per apparire formalmente adempienti a questa o quella istanza dei propri sostenitori o qualche normativa sovranazionale. Troppe regole troppo stringenti sono il sogno bagnato di burocrati e oppressori e l’incubo dei cittadini liberi.
Una società civile e moderna dovrebbe avere poche regole semplici e meccanismi adeguati che ne salvaguardino il rispetto. L’alternativa è semplice demagogia, captatio benevolentiae e maldestro tentativo gattopardiano cambiamento tutto affinché nulla cambi.
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L’offensiva diplomatica contro l’Unrwa è un attacco alla questione dei profughi palestinesi
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di Michele Giorgio
(questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto)
Pagine Esteri, 28 gennaio 2024 – È un’offensiva politica e diplomatica senza precedenti, parallela all’invasione militare che sta radendo al suolo Gaza, quella che Israele, l’Amministrazione Biden e alcuni dei loro alleati – Italia, Australia, Gran Bretagna, Canada e Finlandia – hanno lanciato contro l’Unrwa, l’agenzia dell’Onu che assiste milioni di profughi palestinesi. Sulla base della documentazione prodotta dall’intelligence israeliana contro 12 lavoratori dell’Unrwa – che impiega molte migliaia di palestinesi – accusati di aver partecipato all’attacco di Hamas del 7 ottobre nel sud di Israele (1.200 morti), gli Stati uniti hanno sospeso i fondi per l’agenzia appena un’ora dopo la decisione della Corte internazionale di Giustizia (Cig) che all’Aja aveva definito «plausibile» l’accusa di «genocidio» a Gaza. L’Italia e gli altri paesi hanno fatto lo stesso nelle ore successive. Un tempismo a dir poco sospetto, da far pensare a un coordinamento deciso con largo anticipo da Tel Aviv e Washington.
La vicenda della partecipazione all’assalto di Hamas in Israele dei 12 lavoratori dell’Unrwa era già emersa nelle settimane passate. È tornata in primo piano, proprio venerdì sera. Mentre si attendevano i primi, sebbene improbabili, riflessi sul terreno delle decisioni della Corte dell’Aja, i riflettori da Israele sotto indagine internazionale per «genocidio» si sono spostati sull’Unrwa. Il commissario generale dell’agenzia, Philippe Lazzarini, ha provato a contenere la deflagrazione del caso annunciando il licenziamento dei 12 e la piena volontà di fare chiarezza sull’accaduto, ma non è servito a molto. In poche ore l’aiuto umanitario è diventato «aiuto al terrorismo». Di fronte ai «crimini dell’Onu» Israele evidentemente ora si ritiene dispensato dall’obbligo di cooperare con le agenzie delle Nazioni unite al fine di garantire senza limitazioni l’ingresso e la distribuzione di generi di prima necessità ai civili di Gaza, come richiesto dai giudici internazionali. «Il terrorismo mascherato da attività umanitaria è una vergogna per l’Onu e per i principi che sostiene di rappresentare», ha scritto il ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant.
L’attacco frontale all’Unrwa non è una novità. Israele insiste da tempo affinché l’Unrwa cessi di esistere e di rappresentare la questione dei profughi palestinesi nata dalla Nakba nel 1948. Quest’ultima vicenda è solo l’ultimo capitolo di una campagna che si è fatta più intesa dal 2009 in poi con l’ascesa al potere in Israele del premier di destra Benyamin Netanyahu. Su X il ministro degli esteri Israel Katz è stato esplicito. «Israele cercherà di impedire all’agenzia delle Nazioni unite per i rifugiati palestinesi di operare a Gaza dopo la guerra», ha detto Katz, annunciando che l’Unrwa non dovrà fare parte del cosiddetto «day after». «L’Unrwa perpetua la questione dei rifugiati, ostacola la pace e funge da braccio civile di Hamas a Gaza», ha proseguito Katz sollecitando le Nazioni unite a varare sanzioni contro i dirigenti dell’agenzia per i profughi. Durante il suo mandato, Donald Trump, accogliendo la tesi di Israele del peso dell’Unrwa nel tenere viva la questione dei profughi palestinesi e del loro diritto al ritorno nella terra d’origine (Risoluzione 194 dell’Onu), tagliò i fondi Usa dell’agenzia e ne chiese la chiusura. Mossa che trovò alleati in esponenti politici di vari paesi occidentali, Italia inclusa. Biden dopo il 2020 riprese i finanziamenti, ora li ha sospesi.
Con oltre 340 milioni di dollari nel 2022, gli Stati uniti sono il più donatore più importante dell’agenzia nata con la risoluzione 302 dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite l’8 dicembre 1949 e che ha iniziato ad operare il 1° maggio 1950. Gli altri due principali finanziatori sono la Germania e l’Unione europea. Negli ultimi anni l’Unrwa ha visto diminuire progressivamente le sue risorse – per il crescente disinteresse internazionale nei confronti dei profughi palestinesi e per l’inizio nel mondo di altre gravi crisi umanitarie – e ha dovuto lanciare appelli per tenere in piedi le sue attività principali, tra le quali l’istruzione e la sanità per gli oltre 5 milioni di profughi nei Territori occupati, in Libano, Siria e Giordania. Colpire l’Unrwa significa mettere a rischio a Gaza il suo ruolo essenziale nel fornire assistenza salvavita ai palestinesi, compresi cibo, medicine, alloggi e altro sostegno umanitario. Sarebbe una catastrofe nella catastrofe tenendo conto di ciò che servirà alla popolazione di Gaza per uscire dall’emergenza umanitaria se e quando finirà l’offensiva israeliana. «Gettare discredito su tutta l’Unrwa, per ciò che hanno fatto alcuni dei suoi lavoratori, che pure vanno condannati, è assurdo» ha detto al manifesto la direttrice di +972 ed intellettuale israeliana Orly Noy. «Le motivazioni di Israele sono evidentemente politiche – ha aggiunto – punendo l’Unrwa si negano i diritti dei profughi e si puniscono tutti i palestinesi».
Intanto la guerra va avanti. «Se la fermassimo adesso, significherebbe rinunciare a una vittoria decisiva», scriveva ieri Yedidia Stern sul Jerusalem Post commentando le voci dubbiose del successo dell’offensiva a Gaza. Secondo il JPPI Israeli Society Index, all’inizio del conflitto il 78% degli israeliani era certo della vittoria, ora il 61%. Slogan contro Benyamin Netanyahu e il leader di Hamas Yahya Sinwar si sentono anche in video con gruppi di civili palestinesi che camminano tra le macerie di Gaza. Per alcuni sono manifestazioni spontanee di dissenso nei confronti delle mosse fatte dal movimento islamico, per altre fonti sarebbero pilotate. Ieri altre migliaia di palestinesi hanno lasciato Khan Yunis sotto attacco e si sono dirette a piedi verso la zona di Mawasi. A Rafah le forti piogge hanno allagato le tende degli sfollati gettando centinaia di civili nella disperazione. Tra venerdì e sabato i bombardamenti israeliani hanno ucciso altri 174 palestinesi, facendo salire a 26.257 il numero dei morti dal 7 ottobre.
Ieri sera, mentre migliaia di israeliani chiedevano in strada le sue dimissioni, Benyamin Netanyahu è tornato sul procedimento all’Aja, anche per ribadire che non fermerà l’attacco a Gaza. «La disponibilità della Corte» anche solo ad esaminare il caso contro Israele, ha detto, «dimostra che molti nel mondo non hanno imparato nulla dall’Olocausto. La lezione principale è che ci difenderemo da soli. Israele deve essere forte e determinato». Su richiesta dell’Algeria, il Consiglio di Sicurezza dell’Onu si riunirà la prossima settimana sulla decisione dei giudici dell’Aja che chiede a Israele di prevenire atti di genocidio a Gaza. Pagine Esteri
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“Esistono prove sufficienti per indagare il genocidio” ma la Corte di Giustizia non ordina il cessate in fuoco
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Pagine Esteri, 26 gennaio 2024. La Corte internazionale di giustizia ha emesso la sua sentenza iniziale riguardo alla causa presentata contro Israele dal Sudafrica, dichiarando che “esistono prove sufficienti per valutare l’accusa di genocidio”. La sentenza obbliga legalmente Israele a prendere tutte le misure necessarie per prevenire atti di genocidio e a consegnare eventuali prove delle stesse azioni genocidiarie. La sentenza è stata votata da 15 giudici su 17.
Questa prima decisione ha un’importante eco internazionale e potrebbe rappresentare un primo passo verso la condanna di Israele per genocidio. La giudice Joan E. Donoghue ha infatti affermato che la Corte ha giurisdizione per pronunciarsi sulle misure di emergenza del caso e che le operazioni militari di Israele hanno provocato un numero enorme di morti, feriti, una massiva distruzione e lo sfollamento della popolazione. L’ordine è che Israele prevenga l’uccisione o il ferimento dei palestinesi di Gaza, e le condizioni calcolate per distruggere in tutto o in parte la popolazione della Striscia.
Joan E. Donoghue, giudice della Corte Internazionale di Giustizia
Le dichiarazioni dei rappresentanti politici israeliani sono state riportate, dalla giudice che ha presieduto la seduta, come esempi di linguaggio disumanizzante e come prova dell’intenzione di commettere una punizione collettiva.
Il Ministro degli Esteri del Sudafrica, Naledi Pandorthe, ha commentato la decisione, dichiarando che la Corte ha emesso un ordine importante per salvare delle vite a Gaza ma che avrebbe voluto che la sentenza avesse contenuto il “cessate il fuoco”.
Il Ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir è stato il primo membro del governo israeliano a commentare l’ordine, definendo “antisemita” la Corte internazionale di Giustizia: “La decisione della corte antisemita dell’Aia dimostra ciò che era già noto: questa corte non cerca giustizia, ma piuttosto la persecuzione degli ebrei“. Ha continuato dichiarando che “Le decisioni che mettono in pericolo la continua esistenza dello Stato di Israele non devono essere ascoltate. Dobbiamo continuare a sconfiggere il nemico fino alla vittoria completa”. Ben Gvir ha anche accusato il Tribunale internazionale dell’Aia di essere rimasto “in silenzio durante l’Olocausto”. In realtà, la corte è stata fondata il 26 giugno 1945.
Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “l’affermazione stessa che Israele stia commettendo un genocidio contro i palestinesi non è solo falsa, è oltraggiosa e la volontà della corte di discuterne è una vergogna che non verrà cancellata per generazioni”.
Anche Hamas ha commentato la sentenza in un comunicato: “è un importante sviluppo che contribuisce a isolare Israele e a smascherare i suoi crimini a Gaza”.
Israele ha provato con tutte le sue forze ad evitare la pronuncia, movimentando i propri diplomatici, facendo pressioni sui governi e rilasciando dichiarazioni infuocate contro i rappresentanti del Sudafrica. Appena ieri, prima che la Corte si riunisse, il governo Netanyahu ha detto, per bocca del suo portavoce Eylon Levi “ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse”. Molti altri Stati hanno però sostenuto la denuncia del Sudafrica, soprattutto quelli arabi.
Ora Israele sa di essere seriamente sotto inchiesta per il crimine di genocidio. I rappresentanti governativi sono stati avvisati, in qualche modo, che le dichiarazioni pubbliche potranno essere utilizzate contro loro stessi, come prova di incitamento al genocidio. Questo vale anche per i vertici militari, ai quali potrebbe essere ordinato di cambiare registro linguistico. Ma è improbabile che ciò avvenga con alcuni rappresentanti del governo, come il ministro israeliano Amichai Eliyanu, che un giorno prima della sentenza dell’Aia ha confermato il suo invito a sganciare una bomba nucleare su Gaza.
Il Sudafrica ha denunciato il 29 dicembre Israele alla Corte Internazionale di Giustizia. L’accusa, mossa all’interno di un documento di 84 pagine, è di compiere deliberatamente un genocidio, tentando ripetutamente di distruggere i palestinesi in quanto gruppo. Tali intenzioni, secondo i rappresentanti sudafricani, sono state più volte chiaramente espresse dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della difesa Yoav Galant.
Oltre ai bombardamenti e alle uccisioni mirate, la documentazione fa riferimento alla scelta deliberata, da parte del governo israeliano, di infliggere condizioni di vita intese a distruggere una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese.
La Corte internazionale di giustizia è l’organo giurisdizionale principale delle Nazioni Unite. Il suo scopo è quello di definire in base al diritto internazionale controversie giuridiche presentate dagli Stati e di dare pareri su questioni sottoposte da organismi delle Nazioni Unite e da agenzie indipendenti.
Al momento della denuncia Israele ha commentato, attraverso il portavoce del Ministero degli affari esteri Lior Haiat, che la richiesta del Sudafrica “costituisce un uso spregevole della Corte” e che il governo sudafricano starebbe “cooperando con un’organizzazione terroristica che chiede la distruzione dello Stato di Israele”, aggiungendo poi che Hamas è “responsabile della sofferenza dei palestinesi nella Striscia di Gaza, perché li usa come scudi umani e ruba loro aiuti umanitari”.
Lior Haiat ha dichiarato inoltre che “Israele è impegnato nel diritto internazionale e agisce in conformità con esso e dirige i suoi sforzi militari solo contro l’organizzazione terroristica di Hamas e le altre organizzazioni terroristiche che cooperano con Hamas. Israele ha chiarito che i residenti della Striscia di Gaza non sono il nemico e sta facendo ogni sforzo per limitare i danni ai non coinvolti e per consentire agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza”.
Nel documento presentato alla Corte Internazionale di Giustizia, si legge, tra le altre cose:
“I fatti invocati dal Sudafrica nel presente ricorso e che dovranno essere ulteriormente sviluppati nel presente procedimento dimostrano che, in un contesto di apartheid, espulsione, pulizia etnica, annessione, occupazione, discriminazione e continua negazione del diritto del popolo palestinese alla autodeterminazione – Israele, in particolare dal 7 ottobre 2023, non è riuscito a prevenire il genocidio e non è riuscito a perseguire l’incitamento diretto e pubblico al genocidio. Ancora più grave, Israele si è impegnato, si sta impegnando e rischia di impegnarsi ulteriormente in atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. Tali atti includono l’uccisione, il causare gravi danni mentali e fisici e l’infliggere deliberatamente condizioni di vita intese a provocare la distruzione fisica come gruppo.
Le ripetute dichiarazioni dei rappresentanti dello Stato israeliano, anche ai massimi livelli, del presidente, del primo ministro e del ministro della Difesa israeliani esprimono intenzioni genocide. Tale intenzione deve essere correttamente dedotta anche dalla natura e dalla condotta dell’operazione militare israeliana a Gaza, tenuto conto, tra l’altro, dell’incapacità di Israele di fornire o garantire cibo, acqua, medicine, carburante, riparo e altra assistenza umanitaria essenziale per l’assediato popolo palestinese, spinto sull’orlo della carestia.
Ciò emerge chiaramente anche dalla natura e dalla portata degli attacchi militari israeliani contro Gaza, che hanno comportato il bombardamento prolungato per più di 11 settimane di uno dei luoghi più densamente popolati del mondo, costringendo all’evacuazione di 1,9 milioni di persone, l’85% della popolazione di Gaza dalle loro case e spingendoli in aree sempre più piccole, senza un riparo adeguato, in cui continuano ad essere attaccati, uccisi e feriti.
Israele al momento ha ucciso oltre 21.110 palestinesi, tra cui oltre 7.729 bambini – con oltre 7.780 altri dispersi, presumibilmente morti sotto le macerie – e ha ferito oltre 55.243 altri palestinesi, causando loro gravi danni fisici e mentali. Israele ha inoltre devastato vaste aree di Gaza, compresi interi quartieri, e ha danneggiato o distrutto oltre 355.000 case palestinesi, insieme a estesi tratti di terreni agricoli, panifici, scuole, università, aziende, luoghi di culto, cimiteri, centri culturali e di siti archeologici, edifici municipali e tribunali e infrastrutture critiche, comprese strutture idriche e igienico-sanitarie e reti elettriche, perseguendo al contempo un attacco implacabile al sistema medico e sanitario palestinese.
Israele ha ridotto e continua a ridurre Gaza in macerie, uccidendo, ferendo e distruggendo la sua popolazione e creando condizioni di vita calcolate per provocare la loro distruzione fisica come gruppo”.
All’inizio di novembre il Sudafrica aveva ritirato i propri diplomatici in Israele e l’Assemblea Nazionale sudafricana ha votato la sospensione di tutte le relazioni diplomatiche con Tel Aviv.
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Giornata della protezione dei dati: il 74% degli esperti afferma che le autorità di protezione dei dati continuerebbero a rilevare "violazioni rilevanti" nella maggior parte delle aziende noyb ha condotto un'indagine tra oltre 1000 professionisti della protezione dei dati che lavorano in aziende europee
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Giornata della protezione dei dati: il 74% degli esperti afferma che le autorità di protezione dei dati continuerebbero a rilevare "violazioni rilevanti" nella maggior parte delle aziende noyb ha condotto un'indagine tra oltre 1000 professionisti della protezione dei dati che lavorano in aziende europee
LISA: parte la missione che studierà le onde gravitazionali dallo spazio l reccom.org
"LISA rileverà, in tutto l’Universo, le increspature nello spaziotempo causate dalla collisione di enormi buchi neri al centro delle galassie. Ciò consentirà agli scienziati di risalire alla loro origine, di tracciare il modo in cui crescono fino a diventare milioni di volte più massicci del Sole e di stabilire il ruolo che svolgono nell’evoluzione delle galassie."
Acerbo (Prc-Up): oggi a Roma sarò in piazza con palestinesi
Mentre la Corte Internazionale di Giustizia dell'Aja dichiarava fondata l'accusa di genocidio nei confronti di Israele a #Roma è stato notificato oggi il divieRifondazione Comunista
Ministero dell'Istruzione
Oggi è il #GiornodellaMemoria. Tale data è stata scelta simbolicamente dal Parlamento italiano in ricordo dello sterminio e delle persecuzioni del popolo ebraico e dei deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.Telegram
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Giorno della Memoria, a Bologna le prove generali della sopraffazione
Piccolo fatto locale emblematico di un grande problema nazionale. Ieri, a Bologna, ho partecipato ad un convegno sull’antisemitismo organizzato dai presidenti del Museo ebraico e della Comunità ebraica locali. Doveva esserci il sindaco del Pd, ma non c’era. Doveva esserci il rettore dell’Alma Mater, ma non c’era. C’era, invece, un consistente presidio di forze dell’ordine a difesa dei relatori e del pubblico e c’era un manipolo dei collettivi universitari con megafono e striscione. Sullo striscione, la scritta “Il nuovo genocidio è in Palestina…resistenza fino alla vittoria”. Dove la vittoria coincide con la cacciata degli ebrei dal Medio Oriente.
Due considerazioni. La prima. A nessun filo istraeliano verrebbe in mente di andare a contestare un convegno organizzato da organizzazioni filo palestinesi, per i filo palestinesi è invece naturale contestare i filo israeliani e tentare di ridurli al silenzio. Accade un po’ ovunque a livello nazionale ed internazionale, ma a Bologna, dove la sinistra gruppettara e massimalista è sempre stata coccolata dalle autorità accademiche e cittadine, accade un po’ più che altrove. Forse sbagliando, immagino, e questa è la seconda considerazione, che sia stato per questo motivo che il sindaco Matteo Lepore e il Magnifico Rettore Giovanni Molari ieri abbiano preferito non metter piede né faccia in un contesto che secondo lo spirito di fazione imperante è un contesto “ebraico”.
È stato un peccato, perché la sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio era gremita. È stato un peccato, perché le relazioni del professor Asher Colombo dell’Istituto Cattaneo e di Emanuele Ottolenghi della Fondation for Defence of Democracy di Washington sono state molto interessanti. Interessanti e rivelatrici. Dal sondaggio tra gli studenti universitari di tre grandi atenei del Nord Italia illustrato dal primo e dai dati raccolti nei campus e nella società americana dal secondo emergono verità incontrovertibili: l’antisionismo è molto spesso il frutto dell’antisemitismo, è un sentimento che oggi caratterizza la sinistra estrema persino più dell’estrema destra, non ha nulla a che vedere con la sproporzione della reazione israeliana al pogrom del 7 ottobre: preesisteva tale e quale; i bombardamenti su Gaza gli hanno solo dato voce e, nella logica di chi ne è avvinto, lo hanno legittimato.
In rappresentanza del sindaco di Bologna, un assessore ex grillino oggi Pd, Massimo Bugani, ieri ha fatto un discorso fumoso all’insegna del vogliamoci bene. Appariva piuttosto chiaro che i suoi interlocutori ideali non si trovavano in sala, ma erano quelli assembrati fuori dal palazzo.
È stato solo un piccolo fatto locale, certo. Ma forse non è sbagliato leggerlo come la prova generale di quel che accadrà domani, Giorno della Memoria, a livello nazionale.
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Operazioni multidominio nello Spazio. Ecco l’accordo Covi-Asi
L’ampiezza geografica disegnata dagli impegni fuori area delle Forze armate, nonché la dinamicità e la mutevolezza degli attuali scenari geostrategici, richiedono servizi spaziali sempre più moderni e diversificati. Questa la ragione dietro la firma di oggi di un Accordo operativo tra il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Comando operativo di vertice interforze (Covi) e Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana che fa seguito all’accordo quadro siglato il 10 novembre 2022 tra il ministero della Difesa e l’Asi per la collaborazione nell’ambito delle attività spaziali mediante la realizzazione di studi di comune interesse. Come sottolineato dal generale Figliuolo, “le ormai ineludibili telecomunicazioni satellitari e i prodotti di osservazione della terra consentono ai comandanti di esercitare le proprie funzioni con maggiore tempestività ed efficacia, ma anche al Covi di assicurare unicità di comando e processi decisionali rapidi, corti e flessibili”. Secondo il presidente Valente “questo accordo costituisce un rafforzamento della collaborazione strategica tra l’amministrazione Difesa e l’Agenzia introducendo nuove modalità di cooperazione su temi spaziali nell’ottica della dimensione sempre più operativa e interconnessa del dominio Spazio”.
L’Accordo prevede la collaborazione tra le due parti sulle tematiche delle infrastrutture spaziali operative, l’addestramento e lo svolgimento di operazioni satellitari coordinate, lo studio di sistemi operativi di terra interoperabili civili, duali e militari, con l’obiettivo di condividere dati, prodotti e decisioni sulle operazioni spaziali. “Il settore spaziale è, oggi, sempre più centrale e interconnesso ai territori legati alla Difesa, alla sicurezza dei cittadini e degli interessi del nostro Paese”, ha spiegato Valente, a cui ha fatto eco anche il generale Figliuolo: “. La firma di questo accordo contribuisce a rafforzare il valore della connotazione interagenzia del Covi che, con il supporto dell’Asi, si estende anche nella dimensione spaziale”. Il documento prevede, inoltre, lo studio della collaborazione nell’ambito delle capacità di interoperabilità orbitali nonché la cooperazione su operazioni spaziali di comune interesse anche o solo per motivi addestrativi e di standardizzazione delle operazioni.
Per lo svolgimento di tutte le attività siglate nell’intesa, sarà costituito un Gruppo direzione operazioni (Gdo), composto da due rappresentanti per ciascuna parte, nominati rispettivamente dal comandante del Covi e dal presidente di Asi, con i compiti di organizzare e sovraintendere lo svolgimento e l’applicazione dell’accordo. Il gruppo nominerà al suo interno un presidente, nel rispetto del principio dell’alternanza, su base annuale. I membri avranno mandato di durata biennale, svolgeranno i loro compiti a titolo gratuito e senza corresponsione di alcun gettone di presenza, compenso, rimborso o altro emolumento. Fondamentale in questo quadro sarà anche la collaborazione del Comando delle operazioni spaziali, dipendente dal Covi, guidato dal generale Luca Monaco, che contribuisce efficacemente alla creazione della Joint operational picture, che permette di abilitare il ruolo del comandante del Covi a comandante delle operazioni multi-dominio (terra, mare, aria, cyber e spazio).
DEAF - DEAF
Il disco è una bomba di 11 tracce, in generale della durata di poco più di un minuto, ma con qualche pezzo di due o tre minuti. In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo, con evidenti incursioni talvolta nel metal classico e talvolta nel punk. Il tutto con una scelta di suoni esemplare, che non dà spazio a trigger o chitarre boiler come purtroppo va di moda nel genere oggi, ma con un bel tripudio di valvole e dinamica! Il disco è tutto registrato in analogico, e ci trovo alcune affinità col sound di Prank degli Antares ( disco eccezionale di quello che per me è il miglior gruppo italiano in attività) nonostante il genere diverso. @Musica Agorà
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I “civili” Stati Uniti assassinano il “tarlo” Kenneth Smith l Fronte Ampio
«Nei "civili" Stati Uniti, però, la domanda che si pone "l’opinione pubblica" non è se sia civile e umano per uno stato ordinare l’assassinio di un uomo ma semplicemente se, usando l’azoto come strumento di morte, lo stato "ti ucciderà in un modo conforme al requisito costituzionale che non sia crudele e non sia tortura".»
“Esistono prove sufficienti per indagare il genocidio” ma la Corte di Giustizia non ordina il cessate in fuoco
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Pagine Esteri, 26 gennaio 2024. La Corte internazionale di giustizia ha emesso la sua sentenza iniziale riguardo alla causa presentata contro Israele dal Sudafrica, dichiarando che esistono prove sufficienti per valutare l’accusa di genocidio. La sentenza obbliga legalmente Israele a prendere tutte le misure necessarie per prevenire atti di genocidio e a consegnare eventuali prove delle stesse azioni genocidiarie. La sentenza è stata votata da 15 giudici su 2.
I 17 giudici della Corte dell’Aia hanno comunicato pochi minuti fa la prima decisione, che ha un’importante eco internazionale e potrebbe rappresentare un primo passo verso la condanna di Israele per genocidio. La giudice Donoghue ha infatti affermato che la Corte ha giurisdizione per pronunciarsi sulle misure di emergenza nel caso e che le operazioni militari di Israele hanno provocato un numero enorme di morti, feriti, una massiva distruzione e lo sfollamento della popolazione.
Joan E. Donoghue, giudice della Corte Internazionale di Giustizia
Le dichiarazioni dei rappresentanti politici israeliani sono state riportate, dalla giudice che ha presieduto la seduta, come esempi di linguaggio disumanizzante e come prova dell’intenzione di commettere una punizione collettiva.
Il Ministro degli Esteri del Sudafrica ha commentato la sentenza, dichiarando che la Corte ha emesso un ordine importante per salvare delle vite a Gaza.
Israele ha provato con tutte le sue forze ad evitare la pronuncia, movimentando i propri diplomatici, facendo pressioni sui governi e rilasciando dichiarazioni infuocate contro i rappresentanti del Sudafrica. Appena ieri, prima che la Corte si riunisse, il governo Netanyahu ha detto, per bocca del suo portavoce Eylon Levi “ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse”. Molti altri Stati hanno però sostenuto la denuncia del Sudafrica, soprattutto quelli arabi.
Ora Israele sa di essere seriamente sotto inchiesta per il crimine di genocidio. I rappresentanti governativi sono stati avvisati, in qualche modo, che le dichiarazioni pubbliche potranno essere utilizzate contro loro stessi, come prova di incitamento al genocidio. Questo vale anche per i vertici militari, ai quali potrebbe essere ordinato di cambiare registro linguistico. Ma è improbabile che ciò avvenga per alcuni rappresentanti del governo, come il ministro israeliano Amichai Eliyanu, che un giorno prima della sentenza dell’Aia ha confermato il suo invito a sganciare una bomba nucleare su Gaza.
SEGUONO AGGIORNAMENTI
Il Sudafrica ha denunciato il 29 dicembre Israele alla Corte Internazionale di Giustizia. L’accusa, mossa all’interno di un documento di 84 pagine, è quella di compiere deliberatamente un genocidio, tentando ripetutamente di distruggere i palestinesi in quanto gruppo. Tali intenzioni, secondo i rappresentanti sudafricani, sono state più volte chiaramente espresse dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della difesa Yoav Galant.
Oltre ai bombardamenti e alle uccisioni mirate, la documentazione fa riferimento alla scelta deliberata, da parte del governo israeliano, di infliggere condizioni di vita intese a distruggere una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese.
La Corte internazionale di giustizia è l’organo giurisdizionale principale delle Nazioni Unite. Il suo scopo è quello di definire in base al diritto internazionale controversie giuridiche presentate dagli Stati e di dare pareri su questioni sottoposte da organismi delle Nazioni Unite e da agenzie indipendenti.
Al momento della denuncia Israele ha commentato, attraverso il portavoce del Ministero degli affari esteri Lior Haiat, che la richiesta del Sudafrica “costituisce un uso spregevole della Corte” e che il governo sudafricano starebbe “cooperando con un’organizzazione terroristica che chiede la distruzione dello Stato di Israele”, aggiungendo poi che Hamas è “responsabile della sofferenza dei palestinesi nella Striscia di Gaza, perché li usa come scudi umani e ruba loro aiuti umanitari”.
Lior Haiat ha dichiarato inoltre che “Israele è impegnato nel diritto internazionale e agisce in conformità con esso e dirige i suoi sforzi militari solo contro l’organizzazione terroristica di Hamas e le altre organizzazioni terroristiche che cooperano con Hamas. Israele ha chiarito che i residenti della Striscia di Gaza non sono il nemico e sta facendo ogni sforzo per limitare i danni ai non coinvolti e per consentire agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza”.
Nel documento presentato alla Corte Internazionale di Giustizia, si legge, tra le altre cose:
“I fatti invocati dal Sudafrica nel presente ricorso e che dovranno essere ulteriormente sviluppati nel presente procedimento dimostrano che, in un contesto di apartheid, espulsione, pulizia etnica, annessione, occupazione, discriminazione e continua negazione del diritto del popolo palestinese alla autodeterminazione – Israele, in particolare dal 7 ottobre 2023, non è riuscito a prevenire il genocidio e non è riuscito a perseguire l’incitamento diretto e pubblico al genocidio. Ancora più grave, Israele si è impegnato, si sta impegnando e rischia di impegnarsi ulteriormente in atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. Tali atti includono l’uccisione, il causare gravi danni mentali e fisici e l’infliggere deliberatamente condizioni di vita intese a provocare la distruzione fisica come gruppo.
Le ripetute dichiarazioni dei rappresentanti dello Stato israeliano, anche ai massimi livelli, del presidente, del primo ministro e del ministro della Difesa israeliani esprimono intenzioni genocide. Tale intenzione deve essere correttamente dedotta anche dalla natura e dalla condotta dell’operazione militare israeliana a Gaza, tenuto conto, tra l’altro, dell’incapacità di Israele di fornire o garantire cibo, acqua, medicine, carburante, riparo e altra assistenza umanitaria essenziale per l’assediato popolo palestinese, spinto sull’orlo della carestia.
Ciò emerge chiaramente anche dalla natura e dalla portata degli attacchi militari israeliani contro Gaza, che hanno comportato il bombardamento prolungato per più di 11 settimane di uno dei luoghi più densamente popolati del mondo, costringendo all’evacuazione di 1,9 milioni di persone, l’85% della popolazione di Gaza dalle loro case e spingendoli in aree sempre più piccole, senza un riparo adeguato, in cui continuano ad essere attaccati, uccisi e feriti.
Israele al momento ha ucciso oltre 21.110 palestinesi, tra cui oltre 7.729 bambini – con oltre 7.780 altri dispersi, presumibilmente morti sotto le macerie – e ha ferito oltre 55.243 altri palestinesi, causando loro gravi danni fisici e mentali. Israele ha inoltre devastato vaste aree di Gaza, compresi interi quartieri, e ha danneggiato o distrutto oltre 355.000 case palestinesi, insieme a estesi tratti di terreni agricoli, panifici, scuole, università, aziende, luoghi di culto, cimiteri, centri culturali e di siti archeologici, edifici municipali e tribunali e infrastrutture critiche, comprese strutture idriche e igienico-sanitarie e reti elettriche, perseguendo al contempo un attacco implacabile al sistema medico e sanitario palestinese.
Israele ha ridotto e continua a ridurre Gaza in macerie, uccidendo, ferendo e distruggendo la sua popolazione e creando condizioni di vita calcolate per provocare la loro distruzione fisica come gruppo”.
All’inizio di novembre il Sudafrica aveva ritirato i propri diplomatici in Israele e l’Assemblea Nazionale sudafricana ha votato la sospensione di tutte le relazioni diplomatiche con Tel Aviv.
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L'articolo “Esistono prove sufficienti per indagare il genocidio” ma la Corte di Giustizia non ordina il cessate in fuoco proviene da Pagine Esteri.
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7 Essential Tips to Protect Your Privacy in 2024
Today, almost everything we do online involves companies collecting personal information about us. Personal data is collected and used for various reasons – like when you use social media, shop online, redeem digital coupons at the store, or browse the internet.
Sometimes, information is collected about you by one company and then shared or sold to another. While data collection can benefit both you and businesses – like connecting with friends, getting directions, or sales promotions – it can also be used in invasive ways unless you take control.
You can protect your personal data and information in many ways and control how it is shared and used. On this Data Privacy Day or Data Protection Day in Europe, recognized annually on January 28 to mark the anniversary of Convention 108, the first binding international treaty to protect personal data, the Future of Privacy Forum (FPF) and other organizations are raising awareness and promoting best practices for data privacy.
FPF is partnering with Snap Inc. to provide a privacy-themed Snapchat filter to spread awareness of the importance of data privacy to your networks. Share the pictures you took using our interactive lens on social media using the hashtag #FPFDataPrivacyDay2024.
Here are 7 quick, easy steps you can take to better protect your privacy online and when using your mobile device.
1. Check Your Privacy Settings on Social Media
Many social media sites include options on how to tailor your privacy settings to limit how data is collected or used. Snap provides privacy options that control who can contact you and many other options. Start with the Snap Privacy Center to review your settings. You can find those choices here.
Snap also provides options for you to view any data they have collected about you, including account information and your search history. Downloading your data allows you to view what information has been collected and modify your settings accordingly.
Instagram allows you to manage various privacy settings, including who has access to your posts, who can comment on or like your posts, and manage what happens to posts after you delete them. You can view and change your settingsfacebook.com/help/instagram/19…here.
TikTok allows you to decide between public and private accounts, allows you to change your personalized ad settings, and more. You can check your settingssupport.tiktok.com/en/account-…here.
Twitter/X allows you to manage what information you allow other people on the platform to see and lets you choose your ad preferences. Check your settings here.
Facebook provides a range of privacy settings that can be found here.
In addition, you can check the privacy and security settings for other popular applications such as BeReal and Pinterest here. Be sure to also check your privacy settings if you have a profile on a popular dating app such as Bumble, Hinge, or Tinder.
What other social media apps do you use often? Check to see which settings they provide!
2. Limit Sharing of Location Data
Most social media apps and websites will ask for access to your location data. Do they need it for some obvious reason, like helping you with directions, showing your nearby friends, or perhaps a store location you’re looking for? If not, feel free to opt-out of location data. Be aware that location data is often used to personalize ads and recommendations based on locations you have recently visited. Allowing access to location services may also permit sharing of location information with third parties.
To check the location permissions allowed for apps on an iPhone or Android, follow the below steps.
- Navigate to “Settings,” then “Privacy & Security,” and then “Location Services.”
- Search for each app downloaded on your phone
- Open each and make sure “Never” is selected or only “While Using.”
- Navigate to “Settings,” then “Location,” and then “App Location Permissions.”
- Select the app you would like to prevent from accessing your location.
- Make sure “Not Allowed” is selected or “Allowed only while in use.”
3. Keep Your Devices & Apps Up to Date
Keeping software current and up to date is the only way to ensure your device is protected against the latest software vulnerabilities. Installing the latest security software, web browsers, and operating systems is the best way to protect against various online threats. By enabling automatic updates on your devices, you can be sure that your apps and operating systems are always up to date.
Users can check the status of their operating systems in the settings app.
For iPhone users, navigate to “Software Update,” and for Android devices, look for the “Security” page in settings.
4. Use a Password Manager
Utilizing a strong and secure password for each web-based account helps ensure your personal data and information are protected from unauthorized use. Remembering passwords for every account can be difficult, and using a password manager can help. Password managers save passwords as you create and log in to your accounts, often alerting you of duplicates and suggesting the creation of a stronger password.
For example, if you use an Apple product when signing up for new accounts and services, you can allow your iPhone, Mac, or iPad to generate strong passwords and safely store them in iCloud Keychain for later access. Some of the best third-party password managers can be found here.
5. Enable Two-Factor Authentication
Two-factor authentication adds an additional layer of protection to your accounts. The first authentication is the standard username and password combination used for years. The second factor is a text message or email with a code sent to a personal device. This added step makes it harder for malicious actors to access your accounts. Two-factor authentication only adds a few seconds to your day but can save you from the headache and harm that comes from compromised accounts. To be even safer, use an authenticator app as your second factor.
Remember to adjust your settings regularly, staying on top of any privacy changes and updates made on the web applications you use daily. Protect your data by being intentional about what you post online and encouraging others to look at the information they may share. By adjusting your settings and making changes to your web accounts and devices, you can better maintain the security and privacy of your personal data.
6. Use End-to-End Encryption for Secure Messaging
Using applications with secure end-to-end encryption, such as Signal and ProtonMail, ensures that only you and the intended recipient can read your messages. Other applications such as WhatsApp and Telegram are also end-to-end encrypted, though be sure to update your settings in Telegram as messages are not encrypted by default.
As many of us share sensitive information with our families and friends, it’s critical to be mindful of how our personal information is shared and who has access to it.
What better time to reassess our data practices and think about this important topic than during Data Privacy Day?
7. Turning off Personalized Ads
Take control of how companies use your personal information to advertise to you by going into the settings of your applications. See below for how-to guides with quick, step-by-step instructions to turn off ad personalization for popular apps you may be using:
If you’re interested in learning more about one of the topics discussed here or other issues driving the future of privacy, sign up for our monthly briefing, check out one of our upcoming events, or follow us on Twitter, LinkedIn, or Instagram.
FPF brings together some of the top minds in privacy to discuss how we can all benefit from the insights gained from data while respecting the individual right to privacy.
Ministero dell'Istruzione
📣 Fino al #10febbraio sono aperte le iscrizioni ai percorsi della nuova filiera tecnologico-professionale 4+2, sulla piattaforma #Unica.Telegram
VIDEO. Il campo profughi palestinese di Dheisheh, specchio dell’occupazione
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Pagine Esteri, 26 gennaio 2024. Il campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, è stato fondato nel 1949 per accogliere 3.000 profughi palestinesi costretti a lasciare le proprie case dopo la nascita dello Stato d’Israele. Oggi ospita circa 19.000 persone.
Da sempre roccaforte della sinistra palestinese, durante la Prima Intifada Dheisheh venne recintato e fu costruito un piccolo tornello come unica via di ingresso e di uscita. Oggi quel tornello è stato sostituito dal checkpoint, che chiude dal tramonto all’alba e a seconda delle decisioni dei militari israeliani.
Nonostante si trovi formalmente sotto il controllo dell’Autorità Nazionale Palestinese, nel campo l’esercito israeliano effettua numerose incursioni, assaltando case private, sedi delle associazioni e scuole, anche quelle gestite dalle Nazioni Unite, come documentato dall’UNRWA.
I raid, già numerosi nel 2022, sono aumentati dopo la guerra del 7 ottobre, così come le limitazioni ai movimenti. La situazione economica è peggiorata, la povertà aumenta. Il servizio video di Eliana Riva.
player.vimeo.com/video/9066502…
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L'articolo VIDEO. Il campo profughi palestinese di Dheisheh, specchio dell’occupazione proviene da Pagine Esteri.
La posizione della Cina sulle tensioni del mar Rosso
Washington chiede aiuto sugli Houthi, Pechino pesa la sua posizione diplomatica e i rischi sul commercio. Critica gli attacchi alle navi ma anche quelli contro il territorio yemenita
L'articolo La posizione della Cina sulle tensioni del mar Rosso proviene da China Files.
Identifying Privacy Risks and Implementing Best Practices for Body-Related Data in Immersive Technologies
As organizations develop more immersive technologies, and rely on the collection, use, and transferring of body-related data, they need to ensure their data practices not only maintain legal compliance, but also more fulsomely protect people’s privacy. To guide organizations as they develop their body-related data practices, the Future of Privacy Forum created the Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies. This framework serves as a straightforward, practical guide for organizations to analyze the unique risks associated with body-related data, particularly in immersive environments, and to institute data practices that earn the public’s trust. Developed in consultation with privacy experts and grounded in the experiences of organizations working in the immersive technology space, the framework is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts. This post will build on our previous blog post where we discussed the importance of understanding an organization’s data practices and evaluating legal obligations. In this post we will focus on identifying the risks data practices raise and implementing best practices to mitigate these risks.
I. Identifying and assessing risk to individuals, communities, and society
Beyond legal compliance, leading organizations also should seek to ensure their products, services, and other uses of body-related data are fair, ethical, and responsible. Body-related data, and particularly the aggregation of this data, can give those with access to it significant insight into an individual’s personal life and thoughts. These insights include not just an individual’s unique ID, but potentially their emotions, characteristics, behaviors, desires, and more. As such, it is important for safeguards to prevent harmful uses of body-related data. Proactively identifying the risks their data handling raises will help organizations determine which best practices are most appropriate.
As demonstrated in the chart below, privacy harms may stem from particular types of data being used or handled in particular ways, or transferred to particular parties. Organizations should consider the factors related to data type and data handling that impact the risks associated with their data practices.
When assessing the risks their data practices raise, organizations should ask themselves questions including:
- What are the harms that each risk may create, and how severe might they be?
- Who is likely to be the most significantly harmed by the realization of any given risk?
- What organizational goal or objective is a given data practice serving?
- Are there any public policy or legal considerations impacting an organization’s analysis of their data practices?
- Might technology change in the near future in a way that makes certain data practices more or less likely to result in harm, or more or less harmful?
- Are there any alternatives to a given data practice that are more privacy-friendly, while still allowing the organization to achieve its objectives?
- Does a given data practice raise risks that are too significant or implicate sufficiently serious harms such that it should be abandoned altogether?
II. Implementing relevant best practices
There are a number of legal, technical, and policy safeguards that can help organizations maintain statutory and regulatory compliance, minimize privacy risks, and ensure that immersive technologies are used fairly, ethically, and responsibly. These best practices should be implemented in a way that is intentional—adopted as appropriate given an organization’s data practices and associated risks; comprehensive—touching all parts of the data lifecycle and addressing all relevant risks; and collaborative—developed in consultation with multidisciplinary teams within an organization including stakeholders from legal, product, engineering, privacy, and trust and safety.
The chart below summarizes some of the major best practices organizations can apply to body-related data, as well as specific recommendations for each.
It is critical to note that no single best practice stands alone, and instead the contemplation of best practices should be considered comprehensively and implemented together as part of a coherent strategy. In addition, any strategy and practices must be evaluated on an ongoing basis as technology, data practices, and regulations change.
As organizations grapple with the privacy risks that body-related data raises, risk-based approaches to evaluating data practices can help organizations ensure they are not just compliant but also that they value privacy. FPF’s Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologiesserves as a starting point for organizations that collect, use, or transfer body-related data to develop best practices that prioritize user privacy. As technologies become more immersive, the unique considerations raised in this framework will be relevant for a growing number of organizations and the virtual experiences they create. Organizations can use this framework as a guide as they examine, develop, and refine their data practices.
Nuovi asset per le forze di Kyiv. Ecco cosa si è deciso al Contact Group
“Gli ucraini sono stati incredibilmente creativi nell’utilizzo delle capacità dei droni. E anche i russi si sono adattati e hanno imparato a usare queste capacità” così ha commentato Celeste Wallander, assistente del segretario alla Difesa statunitense per gli affari di sicurezza internazionale, dopo una riunione dell’Ukrainian Defense Contact Group guidato dal Pentagono, nato nell’aprile del 2022 (a ridosso dell’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina) e comprendente al suo interno quasi cinquanta Paesi aderenti.
I sostenitori internazionali dell’Ucraina, riuniti in questo format, hanno promosso una nuova serie di sforzi atti a rifornire l’esercito di Kyiv con un numero significativo di droni e veicoli blindati, con l’obiettivo di renderlo “all’avanguardia” nella sua lotta contro gli invasori russi. Una lotta caratterizzata per la sua rapidità nel cambiare forma e dinamica.
La Lettonia si è posizionata come leader di una nuova iniziativa incentrata sugli Uncrewed Aerial Systems: l’iniziativa, annunciata formalmente al termine della riunione del Contact Group, che si ripromette di rifornire l’Ucraina con migliaia di droni. L’obiettivo è quello di essere “all’avanguardia” dal punto di vista tecnologico, operativo e della produzione, “per aiutare gli ucraini a trovare nuovi modi di usare i droni e a confrontarsi con le nuove modalità di impiego adottate dai russi contro di loro”, ha dichiarato Wallander.
Ma le novità non riguardano soltanto la dimensione uncrewed. Anche la Polonia si porrà alla guida di una nuova coalizione incentrata sulle capacità di difesa, come annunciato durante l’incontro, ha detto Wallander. Gli Stati Uniti sono co-leader di altre due coalizioni di capacità del Gruppo: una sulla potenza aerea con Danimarca e Paesi Bassi e una sull’artiglieria con la Francia.
Il Segretario alla Difesa Lloyd Austin, intervenuto virtualmente all’incontro, ha esortato il gruppo a impegnarsi a fondo per fornire all’Ucraina il maggior numero di cruciali sistemi terrestri per la difesa aerea e di caccia intercettori. “Insieme, i nostri alleati e partner hanno creato sei coalizioni di capacità per sostenere l’aeronautica dell’Ucraina, le difese aeree di terra, l’artiglieria, la sicurezza marittima, lo sminamento e la tecnologia dell’informazione”, ha detto Austin. “Se perdiamo i nervi, se ci tiriamo indietro, se non riusciamo a dissuadere altri potenziali aggressori, non faremo altro che provocare ancora più spargimenti di sangue e più caos…. non dobbiamo vacillare nel nostro sostegno all’Ucraina”.
Austin ha anche rilasciato una dichiarazione sul tema della tracciabilità degli aiuti statunitensi all’Ucraina. “Il 27 dicembre, gli Stati Uniti hanno annunciato un ulteriore pacchetto di 250 milioni di dollari per aiutare a soddisfare le urgenti necessità di sicurezza dell’Ucraina, tra cui attrezzature mediche, artiglieria e munizioni. Non abbiamo visto alcuna prova credibile di un uso improprio o di una diversione illecita delle attrezzature americane fornite all’Ucraina”.
Droni, Cimic e cyber. L’Esercito 4.0 prende forma
Presso la Brigata Informazioni Tattiche ad Anzio Isabella Rauti, sottosegretario di Stato alla Difesa, ha partecipato, su delega del ministro Guido Crosetto, alla cerimonia di consegna delle bandiere di guerra a tre reparti dell’Esercito: il 3° Reggimento Supporto Targeting “Bondone”, il Reggimento Cimic e il 9° Reparto Sicurezza Cibernetica “Rombo”.
L’ESERCITO DEL FUTURO
Continua a prendere forma, così, l’Esercito 4.0, dal titolo di un concept paper presentato a settembre 2022 dal generale Pietro Serino. Spiegava allora il capo di stato maggiore della forza armata che “lo scoppio di una guerra convenzionale a poche centinaia di chilometri dai nostri confini ha riportato all’attenzione dell’opinione pubblica la rinnovata esigenza di assicurare alla Difesa uno strumento terrestre credibile, efficace, pronto e, se necessario, in grado di combattere in ambienti in continua evoluzione”. Il documento individuava cinque macro-aree su cui concentrare risorse e impegno nel medio periodo: manovra a contatto, in profondità e nella terza dimensione, difesa integrata e logistica distribuita. “Tale sviluppo non potrà prescindere dalla consapevolezza dell’ingresso ‘prepotente’ nella condotta delle operazioni dei nuovi domini cyber e spazio, nonché della combinazione di opportunità e insidie che li caratterizza”, si legge sul sito della Difesa in cui si pone forte l’accento sui droni.
IL REGGIMENTO PER I DRONI
Il 3° Reggimento “Bondone”, l’unità di eccellenza dell’Esercito Italiano nel settore degli aeromobili a pilotaggio remoto, ovvero i droni, si è costituito a novembre presso la Caserma “Lolli Ghetti” di Cassino. Si tratta del reggimento che ha ereditando la bandiera di guerra e le tradizioni del 3° Gruppo Specialisti d’Artiglieria Bondone. Questa nuova realtà operativa, “vedrà confluire il personale dell’80° Reggimento addestramento volontari ‘Roma’, rafforzando la struttura già esistente, anche in termini numerici e ampliandone le competenze come risultato di un approccio innovativo volto a migliorare le capacità operative della Forza Armata”, aveva spiegato l’Esercito in una nota. “L’introduzione di aeromobili a pilotaggio remoto”, si legge ancora, “costituisce un passo chiave per la creazione di un polo di riferimento nazionale per le istituzioni militari e civili, per le aziende e gli operatori economici di settore, garantendo continuità nella sinergia tra Esercito, cittadini e Istituzioni di Cassino. Questo importante passo verso il futuro rappresenta l’impegno tangibile dell’Esercito nelle sfide alla modernizzazione delle proprie forze, in linea con i progressi tecnologici di prossima generazione”, concludeva la nota.
IL REGGIMENTO CIMIC
Il Reggimento Cimic è, invece, un reparto multinazionale interforze a guida italiana, “prontamente dispiegabile in teatro estero per condurre operazioni nel cruciale settore della cooperazione civile-militare a supporto dei contingenti dell’Alleanza Atlantica”, spiega la Difesa. L’unità è stanziata nella Caserma “Mario Fiore” di Motta di Livenza (Treviso) ed è alimentata da personale delle quattro forze armate nazionali e da personale straniero proveniente da Grecia, Ungheria, Portogallo, Romania e Slovenia. Gerarchicamente dipendente dal Comando Genio ma affiliato al Supreme Headquarters Allied Powers in Europe (Shape) quale Nato Affirmed Force. È articolato su un comando multinazionale, una Hq Coy (compagnia comando e supporto logistico), un comando nazionale e un battaglione Cimic, alimentato questo da quattro compagnie organicamente concepite per assolvere tutte le attività connesse alle funzioni Cimic.
IL CYBER-REPARTO “ROMBO”
Il 9° Reparto Sicurezza Cibernetica “Rombo”, a differenza delle altre unità del comparto cyber della forza armata, è in grado di esprimere l’intero complesso delle capacità afferenti al cyberspace, finalizzate a eseguire attività di cyber defence e a pianificare e condurre qualsiasi tipologia di operazioni cibernetiche, spiega la Difesa. In tale ambito, può essere impiegato fuori area sia in maniera autonoma, per la difesa delle reti informatiche e delle piattaforme e sistemi d’arma dispiegate in teatro operativo, sia a supporto della Difesa, per la protezione di reti e sistemi di telecomunicazioni interforze. Il reparto, attraverso l’Ufficio sperimentazione e dottrina, promuove anche progetti di ricerca e concorso allo sviluppo (di concerto con l’industria e il mondo accademico) di tecnologie innovative.
Ministero dell'Istruzione
In occasione del Giorno della Memoria, la Biblioteca del #MIM rinnova l’esposizione di volumi dal titolo “La scuola negata” che ripercorre la storia dei libri di testo eliminati dalle scuole nel 1938 perché scritti da autori di origine ebraica.Telegram
Cuarteto Yemayà - El tic tac
Cuarteto Yemayà - El tic tac 1971
Ristampa rimasterizzata a firma Vampisoul del secondo disco del 1971 del Cuateto Yemayà, "El tic tac".In Your Eyes ezine
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This Year’s Must-Read Privacy Papers to be Honored at Washington, D.C. Event
The Future of Privacy Forum’s 14th Annual Privacy Papers for Policymakers Award Recognizes Influential Privacy Research
Today, the Future of Privacy Forum (FPF) — a global non-profit focused on data protection headquartered in Washington, D.C. — announced the winners of its 14th annual Privacy Papers for Policymakers (PPPM) Awards.
The PPPM Awards recognize leading U.S. and international privacy scholarship that is relevant to policymakers in the U.S. Congress, federal agencies, and international data protection authorities. Nine winning papers, two honorable mentions, two student submissions, and a student honorable mention were selected by a diverse group of leading academics, advocates, and industry privacy professionals from FPF’s Advisory Board.
Award winners will have the unique opportunity to showcase their papers. Authors of U.S. focused papers will present their work at the Privacy Papers for Policymakers ceremony on February 27, 2024, in Washington, D.C. Winning papers with an international focus will be presented at a virtual event on March 1, 2024.
“Academic scholarship is an essential resource for legislators and regulators around the world who are grappling with the increasingly complex uses of personal data. Thoughtful policymakers will benefit from the deep analysis and independent thinking provided by these essential publications.” – FPF CEO Jules Polonetsky
FPF’s 2023 Privacy Papers for Policymakers Award winners are:
- Towards a Latin American Model of Adequacy for the International Transfer of Personal Data by Luca Belli, Fundação Getulio Vargas Law School; Ana Brian Nougrères, Naciones Unidas en el Derecho a la Privacidad; Jonathan Mendoza Iserte, INAI, Mexico; Pablo Palazzi, Centro de tecnología y Sociedad de la Universidad de San Andrés; & Nelson Remolina Angarita, GECTI de la Universidad de los Andes
- This article analyzes the regulatory regime for international transfers of personal data based on the legislation of several Latin American countries (namely Argentina, Brazil, Colombia, Mexico and Uruguay), its general regime and the different exceptions considered in the existing regulations. Finally, after explaining the divergences, different alternatives and ideas are proposed to create a specific regime to be used within Latin America for international transfers of personal data and recognition of adequacy. On the other hand, an analysis is carried out on the phenomenon of international data collection and solutions are proposed so that the rights of data owners are guaranteed when their information is collected from other countries without the collector being domiciled in the country of the data subject.
- Less Discriminatory Algorithms by Emily Black, Barnard College–Columbia University; John Logan Koepke, Upturn; Pauline Kim, Washington University in St. Louis – School of Law; Solon Barocas, Microsoft Research and Cornell University; and Mingwei Hsu, Upturn
- Entities that use algorithmic systems in traditional civil rights domains like housing, employment, and credit should have a duty to search for and implement less discriminatory algorithms (LDAs). Why? Work in computer science has established that, contrary to conventional wisdom, for a given prediction problem, there are almost always multiple possible models with equivalent performance—a phenomenon termed model multiplicity. Model multiplicity has profound ramifications for the legal response to discriminatory algorithms. As a result, the law should place a duty of reasonable search for LDAs on entities that develop and deploy predictive models in covered civil rights domains. The law should recognize this duty in at least two specific ways. First, under the disparate impact doctrine, a defendant’s burden of justifying a model with discriminatory effects should be recognized to include showing that it did a reasonable search for LDAs before implementing the model. Second, new regulatory frameworks for the governance of algorithms should include a requirement that entities search for and implement LDAs as part of the model-building process.
- Future-Proofing Transparency: Re-Thinking Public Record Governance for the Age of Big Data by Beatriz Botero Arcila, Institut d’Etudes Politiques de Paris (Sciences Po) and Harvard University, Berkman Klein Center for Internet & Society
- Public records, public deeds, and even open data portals often include personal information that can now be easily accessed online. With Big Data and powerful machine learning algorithms, personal information in public records can easily be used to infer sensitive data about people or aggregated to create a comprehensive personal profile of almost anyone. This information is public and open, however, for many good reasons. Can the interest in record publicity coexist with the growing ease of deanonymizing and revealing sensitive information about individuals? This Article addresses this question from a comparative perspective, focusing on US and EU access to information law. The Article shows that the publicity of records was, in the past and notwithstanding its presumptive public nature, protected because most people would not trouble themselves to go to public offices to review them, and it was practically impossible to aggregate them to draw extensive profiles about people. Drawing from this insight and contemporary debates on data governance, this Article challenges the binary classification of data as either published or not and proposes a risk-based framework that re-inserts that natural friction to public record governance by leveraging techno-legal methods in how information is published and accessed.
- Experiments with Facial Recognition Technologies in Public Spaces: In Search of an EU Governance Framework by Catherine Jasserand, University of Groningen
- According to a survey conducted in 2020 by EDRi, at least 15 European countries have already used or experimented with facial recognition technologies (FRTs) in public spaces without much public debate. Yet, these highly intrusive technologies capture the distinctive facial characteristics of individuals to identify them. The systems operate at a distance without people’s cooperation or awareness. Evidence from France and the United Kingdom shows that public authorities (mainly the police) have trialed and used the technologies in public spaces. Drawing insights from these experiments, the chapter assesses whether the applicable data protection frameworks are sufficient to regulate public authorities’ experimentation with FRTs in public spaces. After identifying the regulatory gaps of the existing frameworks, the chapter provides some arguments and tools for a reflection on an experimental approach to test these technologies (such as Data Protection Impact Assessments, experimental legislation, and regulatory sandboxes based on the future AI Act).
- Do No Harm Guide: Applying Equity Awareness in Data Privacy Methods by Claire McKay Bowen, Urban Institute; and Joshua Snoke, RAND Corporation
- Researchers and organizations can increase privacy in datasets through methods such as aggregating, suppressing, or substituting random values. But these means of protecting individuals’ information do not always equally affect the groups of people represented in the data. A published dataset might ensure the privacy of people who make up the majority of the dataset but fail to ensure the privacy of those in smaller groups. Or, after undergoing alterations, the data may be more useful for learning about some groups more than others. How entities protect data can have varying effects on marginalized and underrepresented groups of people. To understand the current state of ideas, we completed a literature review of equity-focused work in statistical data privacy (SDP) and conducted interviews with nine experts on privacy-preserving methods and data sharing. These experts include researchers and practitioners from academia, government, and industry sectors with diverse technical backgrounds. We offer an illustrative example to highlight potential disparities that can result from applying SDP methods. We develop an equitable data privacy workflow that privacy practitioners and decisionmakers can utilize to explicitly make equity part of the standard data privacy process.
- AI Audits: Who, When, How…Or Even If? by Evan Selinger, Rochester Institute of Technology – Department of Philosophy; Brenda Leong, Luminos.Law; and Albert Fox Cahn, Surveillance Technology Oversight Project, Harvard University – Carr Center for Human Rights Policy, Yale Law School
- Artificial intelligence (AI) tools are increasingly being integrated into decision-making processes in high-risk settings, including employment, credit, health care, housing, and law enforcement. Given the harms that poorly designed systems can lead to, including matters of life and death, there is a growing sense that crafting policies for using AI responsibly must necessarily include, at a minimum, assurances about the technical accuracy and reliability of the model design. Because AI auditing is still in its early stages, many questions remain about how to best conduct them. While many people are optimistic that valid and effective best practice standards and procedures will emerge, some civil rights advocates are skeptical of both the concept and the practical use of AI audits. This chapter aims to explain why AI audits often are regarded as essential tools within an overall responsible governance system and how they are evolving toward accepted standards and best practices. We will focus most of our analysis on these explanations, including recommendations for conducting high-quality AI audits. Nevertheless, we will also articulate the core ideas of the skeptical civil rights position. This intellectually and politically sound view should be taken seriously by the AI community. To be well-informed about AI audits is to comprehend their positive prospects and be prepared to address their most serious challenges.
- Data Is What Data Does: Regulating Based on Harm and Risk Instead of Sensitive Data by Daniel J. Solove, George Washington University Law School
- Heightened protection for sensitive data is trendy in privacy laws. Although heightened protection for sensitive data appropriately recognizes that not all situations involving personal data should be protected uniformly, the sensitive data approach is a dead end. The sensitive data categories are arbitrary and lack any coherent theory for identifying them. The borderlines of many categories are so blurry that they are useless. Moreover, it is easy to use nonsensitive data as a proxy for certain types of sensitive data. This Article argues that the problems with sensitive data make it unworkable and counterproductive as well as expose a deeper flaw at the root of many privacy laws. These laws make a fundamental conceptual mistake—they embrace the idea that the nature of personal data is a sufficiently useful focal point. But nothing meaningful for regulation can be determined solely by looking at the data itself. Data is what data does. To be effective, privacy law must focus on harm and risk rather than on the nature of personal data. Privacy protections should be proportionate to the harm and risk involved with the data collection, use, and transfer.
- The Prediction Society: Algorithms and the Problems of Forecasting the Future by Daniel J. Solove, George Washington University Law School and Hideyuki Matsumi, Vrije Universiteit Brussel (VUB); Keio University
- Today’s predictions are produced by machine learning algorithms that analyze massive quantities of data, and increasingly, important decisions about people are being made based on these predictions. Algorithmic predictions are a type of inference, but predictions are different from other inferences and raise several unique problems. (1) Algorithmic predictions create a fossilization problem because they reinforce patterns in past data and can further solidify bias and inequality from the past. (2) Algorithmic predictions often raise an unfalsifiability problem. (3) Algorithmic predictions can involve a preemptive intervention problem. (4) Algorithmic predictions can lead to a self-fulfilling prophecy problem. More broadly, the rise of algorithmic predictions raises an overarching concern: Algorithmic predictions not only forecast the future but also have the power to create and control it. Data protection/privacy law do not adequately address these problems. Many laws lack a temporal dimension and do not distinguish between predictions about the future and inferences about the past or present. We argue that the use of algorithmic predictions is a distinct issue warranting different treatment from other types of inference.
- Beyond Memorization: Violating Privacy Via Inference with Large Language Models by Robin Staab, Mark Vero, Martin Vechev, and Mislav Balunovic, ETH Zurich
- Current privacy research on large language models (LLMs) primarily focuses on the issue of extracting memorized training data. At the same time, models’ inference capabilities have increased drastically. This raises the key question of whether current LLMs could violate individuals’ privacy by inferring personal attributes from text given at inference time. In this work, we present the first comprehensive study on the capabilities of pretrained LLMs to infer personal attributes from text. As people increasingly interact with LLM-powered chatbots across all aspects of life, we also explore the emerging threat of privacy-invasive chatbots trying to extract personal information through seemingly benign questions. Finally, we show that common mitigations, i.e., text anonymization and model alignment, are currently ineffective at protecting user privacy against LLM inference. Our findings highlight that current LLMs can infer personal data at a previously unattainable scale. In the absence of working defenses, we advocate for a broader discussion around LLM privacy implications beyond memorization, striving for a wider privacy protection.
In addition to the winning papers, FPF selected for Honorable Mentions: The After Party: Cynical Resignation In Adtech’s Pivot to Privacyby Lee McGuigan, University of North Carolina at Chapel Hill; Sarah Myers West, AI Now Institute; Ido Sivan-Sevilla, College of Information Studies, University of Maryland; and Patrick Parham, College of Information Studies, University of Maryland; and Epsilon-Differential Privacy, and a Two-step Test for Quantifying Reidentification Risk by Nathan Reitinger and Amol Deshpande of the University of Maryland.
FPF also selected two papers for the Student Paper Award: The Privacy-Bias Tradeoff: Data Minimization and Racial Disparity Assessments in U.S. Government by Arushi Gupta, Stanford University; Victor Y. Wu, Stanford University; Helen Webley-Brown, Massachusetts Institute of Technology; Jennifer King, Stanford University; and Daniel E. Ho, Stanford Law School; and Estimating Incidental Collection in Foreign Intelligence Surveillance: Large-Scale Multiparty Private Set Intersection with Union and Sum by Anunay Kulshrestha and Jonathan Mayer of Princeton University. A Student Paper Honorable Mention went to Ditching “DNA on Demand”: A Harms-Centered Approach to Safeguarding Privacy Interests Against DNA Collection and Use by Law Enforcement by Emma Kenny-Pessia, J.D. Candidate at Washington University in St. Louis School of Law.
In reviewing the submissions, these winning papers were awarded based on the strength of their research and proposed policy solutions for policymakers and regulators in the U.S. and abroad.
The Privacy Papers for Policymakers event will be held on February 27, 2024, in Washington, D.C., exact location to be announced. The event is free and open to the public.
L'ISAA, Italian Space and Astronautics Association (Associazione Italiana per l’Astronautica e lo Spazio) ha creato un'istanza per i propri associati. Benvenuti nel fediverso!
L'istanza, amministrata da @AstronautiBot, è stata creata a settembre e conta già una decina di utenti tra i quali @astronauticast (podcast di astronautica dell'associazione, in onda ogni giovedì dalle 21:30) e amoroso@social.isaa.it aka Nonno Apollo.
Siamo davvero contenti che un'associazione abbia deciso di mettere a disposizione un'istanza Mastodon per i propri soci!
Diamo loro il benvenuto nel Fediverso e ci auguriamo che vogliano condividere i loro post con la comunità @Astronomia di Lemmy.
ISAA Mastodon
Istanza Mastodon ufficiale dell'Associazione ISAA APS (Associazione Italiana per l'Astronautica e lo Spazio).Mastodon hosted on social.isaa.it
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As you can see from the image (which is taken from a mastodon screen), from Mastodon, from Misskey, from Pixelfed and from Pleroma it is impossible to see the profile pic of most of the poliverso accounts.
Can anyone give me some suggestions to solve this annoying problem?
Are there any ways to "force" sending or updating images on federated instances?
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@Signor Amministratore @Michael Vogel for future reference, the problem was caused by a nginx reverse proxy in front of the apache server.. with these headers it seems to work again, but I am not sure about it..
proxy_set_header X-Real-IP $remote_addr;
proxy_set_header X-Forwarded-Host $host;
proxy_set_header X-Forwarded-Port $server_port;
proxy_set_header Host $host;
proxy_set_header Proxy '';
Signor Amministratore ⁂ likes this.
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Ministero dell'Istruzione
Oggi, #24gennaio, si celebra la sesta Giornata Internazionale dell’Educazione, proclamata nel 2018 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.Telegram
Jobs Act. Se la soppressione dei diritti diventa norma legittima l L'Antidiplomatico
"La norma del Governo Renzi non è mai stata messa in discussione dai governi successivi e men che mai da quello del centro destra.
Il jobs act mirava non solo a disincentivare le cause del lavoro ma a favorire i licenziamenti collettivi e oggi la Corte Costituzionale ne conferma l'impianto asserendone la legittimità anche rispetto ai principi della Costituzione. L'indennizzo economico come misura compensativa esclude pertanto ogni possibilità di reintegro al posto del quale arriveranno pochi spiccioli specie per quanti hanno minori anni contributivi."
@Friendica Admins These are the data of the accounts present in my poliverso.org instance.
I don't understand what is meant by blog account. Even if there isn't even one, it's not clear to me what a blog account is and how you can create one.
Can anyone help me understand?
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Ah, ok... Thank you for the clarification! 😅
(too bad! I had high expectations for this mysterious blog account...😁)
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Se ti piace seguire qualcuno da mastodon ma pubblica troppi post, puoi disattivare solo i suoi post senza nascondere i suoi post ordinari:
1. Accedi a Mastodon
2. Vai al profilo della persona di cui vuoi nascondere i boost
3. Clicca su ︙o ⋯ in alto e seleziona "Nascondi boost da..." (o "Nascondi reblog" su alcune app)
Se cambi idea, torna al suo profilo e seleziona "Mostra boost da..." (o "Mostra reblog").
Ci sono molte più informazioni sulla disattivazione e sul blocco su Mastodon su fedi.tips/blocking-and-muting-…
Il post di @Fedi.Tips
⬇️⬇️⬇️⬇️⬇️
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ANTOLOGIA DI SPOON RIVER DI EDGAR LEE MASTERS
Antologia di Spoon River: “Era superproibito quel libro in Italia. Era tutto quello che il governo non ci permetteva di pensare”. @L’angolo del lettore iyezine.com/antologia-di-spoon…
L’angolo del lettore reshared this.
RECENSIONE : MARIE QUEENIE LYONS – SOUL FEVER
Marie Queenie Lyons: quello che rimane è questo tesoro soul funky che si può riscoprire in vinile e digitale, e che farà la gioia di molti. iyezine.com/marie-queenie-lyon… @Musica Agorà
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Prova di tabella
@Test: palestra e allenamenti :-)
Header 1 | Header 2 | Header 2 |
---|---|---|
Cell 1 | Cell 2 | Cell 3 |
Cell 4 | Cell 5 | Cell 6 |
Test: palestra e allenamenti :-) reshared this.
L'Europa s'aggrega alla guerra contro gli Houthi l Contropiano
"L’Unione Europa ha ovvio interesse economico a mantenere aperti i corridoi commerciali, dovunque essi passano. Ma è anche inchiodata alle scelte di Stati Uniti ed Israele, ovvero ai dinamitardi principali nel Medio Oriente.
Il che significa, molto semplicemente, subire le conseguenze delle follie altrui senza dire o fare nulla, salvo accodarsi quando le situazioni inevitabilmente esplodono."
La storia delle prime fotografie di Plutone, 94 anni fa l AstroSpace
"Il 23 gennaio 1930, 94 anni fa, il giovane 23enne Clyde Tombaugh scattava per la prima volta una lastra fotografica contenente un oggetto ancora sconosciuto del Sistema Solare. Si trattava di un piccolo corpo in movimento, che Tombaugh scoprì solo il 18 febbraio confrontando quella lastra con una del 29 gennaio. Ulteriori osservazioni confermarono che quell’oggetto era un corpo planetario, notizia che fu telegrafata il 13 marzo 1930."
RECENSIONE : MENGO T – CARTOLINE EP-TRULLETTO RECORDS
Capolavoro psichedelico di provincia, molti mondi in quattro canzoni, che si sentire e risentire, per tutti gli esploratori del mistero che non sono tornati per intero.
Musica Agorà reshared this.
Il giorno in cui la mia mente è diventata open source
Ripubblico qui su Friendica una vecchia traduzione dell'articolo "Il giorno in cui la mia mente è diventata open source" di Phil Shapiro
Qui il testo originale: opensource.com/life/12/4/day-m…, distribuito con licenza Creative Commons by-sa
Avevo letto l'articolo per la prima volta su Framablog nella traduzione francese di Alexis Kauffmann
Buona lettura 😀
Ricordo chiaramente il giorno esatto in cui la mia mente è diventata open source. Era una giornata fresca e soleggiata del novembre 1973. Dopo le lezioni alla scuola media, ho chiamato il mio migliore amico, Bruce Jordan e gli ho chiesto: “Posso venire a giocare adesso?” Bruce ha risposto: “Certo.” Sono saltato sulla mia bicicletta Schwinn, rossa e senza cambio e ho pedalato come un matto per tre chilometri fino alla casa di Bruce. Sono arrivato senza fiato, ma felice.
Era divertente giocare con Bruce, perché lui stava sempre inventando nuovi giochi da giocare sia all'interno che all'esterno. Non c'è mai stato un momento di noia a casa di Bruce. Così, quando quel giorno ci siamo seduti per giocare a Scarabeo, Bruce ha proposto spontaneamente: “Prendiamo ciascuno 10 lettere invece di 7, questo migliorerà molto il gioco». Ho protestato, "Ma le regole sulla scatola del gioco dicono che puoi prendere solo 7 lettere.”
Bruce subito ha risposto: “Quelle stampate sulla scatola non sono regole. Quelle sono regole suggerite. Tu ed io siamo liberi di migliorarle”. Ero un po’ stupito. Non avevo mai sentito prima un’ idea simile. “Ma le regole sulla scatola non sono scritte da adulti che sono molto più intelligenti di noi?” ho protestato.
Bruce mi ha spiegato con disinvoltura: “Le persone che hanno inventato questo gioco non sono più intelligente di me e di te, anche se sono adulti. Siamo in grado di creare per questo gioco regole migliori delle loro. Regole molto migliori”.
Ero ancora un po' scettico, fino a quando Bruce ha detto: “Senti, se questo gioco nei primi cinque minuti non è molto più divertente, torneremo a giocare il gioco con le regole della scatola.” Che mi sembrava un modo intelligente di procedere.
E in effetti, le regole di Bruce per Scarabeo hanno reso il gioco molto più divertente da giocare.
A metà, non ho potuto fare a meno di chiedergli: “Se le regole per Scarabeo possono essere migliorate, si possono migliorare anche le regole degli altri giochi?”
Bruce ha risposto: “Le regole di tutti i giochi possono essere migliorate. Non solo, tutto ciò che vedi nel mondo intorno a te, progettato dalla mente umana, tutto può essere migliorato. Tutto si può migliorare.”
Ascoltando queste parole, un fulmine mi ha attraversato la mente. In pochi secondi, la mia mente è diventata open source. In quel momento preciso ho saputo qual era lo scopo della mia vita e il mio destino: cercare intorno a me le cose che potevano essere migliorate, e quindi migliorarle.
Quando quella sera sono montato sulla mia bicicletta Schwinn per tornare a casa, la mia mente era intossicata da idee e possibilità. Avevo imparato più da Bruce Jordan in quel giorno di quanto avessi imparato in un intero anno di scuola. Venticinque anni prima che la frase “open source” venisse coniata, Bruce Jordan aveva reso open source la mia mente. Gli sarò sempre grato per questo.
Tornando a casa quella sera, ho deciso che nella mia vita avrei rivolto le mie energie ad ampliare le opportunità di apprendimento al di fuori della scuola, perché a volte l'apprendimento e le realizzazioni più significative avvengono al di fuori delle mura scolastiche. Oggi lavoro in una biblioteca pubblica nella zona di Washington DC e ogni giorno parlo con gli studenti delle scuole elementari e medie che si fermano per dire ciao. Ogni tanto incontro studenti la cui mente è ricettiva alle grandi idee. Quando succede, pianto dei piccoli semi nelle loro menti e li mando per la loro strada. Spetta a loro coltivare quei semi. Il mio ruolo è quello di piantare dei semi di idee nelle loro menti. Il loro ruolo è quello di osservare quei semi germogliare e scegliere se annaffiarli o no.
Ho imparato un'altra lezione importante da Bruce Jordan. Nello stesso anno, mi ha chiesto se volevo giocare a frisbee baseball. “Che cos'è il frisbee baseball?” ho chiesto incuriosito. Bruce mi ha risposto: “Non lo so, ma sembra un gran bel gioco. Creeremo le regole mentre andiamo verso il campo da baseball.”
In effetti, Bruce ha inventato le regole per il frisbee baseball mentre camminavamo lungo l'isolato che ci separava dal campo da baseball. E abbiamo giocato la partita con grande gioia fino a quando si riusciva a malapena a vedere il frisbee nel cielo serale. Quello che ho imparato da Bruce quel giorno è di non avere paura di andare avanti quando il tuo istinto ti dice che troverai delle cose buone che ti aspettano. Bruce era assolutamente sicuro che ci saremmo divertiti moltissimo a giocare a frisbee baseball. Ed è stato proprio così.
L'open source è un movimento per il software, ma è anche molto di più di questo. E’ un modo ottimista di guardare ad ogni oggetto e idea costruiti dall'uomo. Tutto può essere migliorato da cima a fondo. Tutto quello che serve è un po’ di creatività e la volontà di applicare la nostra mente al compito.
Vogliamo provarci? Le regole originali di ogni gioco sono stampate sulla scatola, ma queste regole sono solo dei suggerimenti. Sono migliorabili e devono essere migliorate per quanto possibile.
#OpenSource #giochi #apprendimento
@macfranc @Alexis Kauffmann @scuola@a.gup.pe
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Nasce STEREO, l'istanza Funkwhale di Kenobit
Oggi lanciamo ufficialmente STEREO, un'istanza #funkwhale per l'underground italiano (e non solo).Ho preparato delle slide per comunicarlo su Instagram, ma le pubblico anche qui perché il messaggio è quello.
STEREO è nostro. È appena nato ma abbiamo una marea di dischi da caricare, proposti da amicǝ, alleatǝ e in generale gente che si è stufata di regalare bellezza a Spotify.
Provatelo!
STEREO.KENOBIT.IT
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@Ryoma123 se ci sono problemi con l'invio delle mail, prova a contattare direttamente @:fedora: filippodb :cc: :gnu:
@Aldo
ulaulaman
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Paolo Amoroso (Nonno Apollo)
in reply to ulaulaman • • •@ulaulaman Grazie, crediamo molto nel Fediverso e nelle piattaforme aperte.
Adottiamo un modello simile a quello di altre organizzazioni e testate. Gli account sull'istanza Mastodon di ISAA sono riservati ai collaboratori che come @astronauticast pubblicano i nostri contenuti divulgativi.
@notizie @astronomia @eduinaf
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to Paolo Amoroso (Nonno Apollo) • •@Paolo Amoroso (Nonno Apollo) davvero un'ottima scelta. Bravi!
@ulaulaman @EduINAF @astronauticast
astronauticast
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