Cortili
@Politica interna, europea e internazionale
Al cambio dell’ambiente internazionale cambiano le politiche continentali e nazionali. Basterà restare a quel che abbiamo già vissuto: con il crollo del Muro di Berlino e dell’Unione Sovietica si poté realizzare la riunificazione europea (non solo tedesca) e furono rasi al suolo gli equilibri politici italiani. Raccontare le cose accadute è il mestiere degli storici, […]
L'articolo Cortili
Benin: fallito il golpe militare
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Domenica un gruppo militare annunciato un colpo di stato. Dopo poche ore, il Presidente Talon ha assicurato che i cospiratori saranno puniti. Si tratta dell’ennesimo segnale dell’instabilità politica di una regione attanagliata dalla violenza jihadista
L'articolo Benin: pagineesteri.it/2025/12/10/afr…
linkiesta.it/2025/12/e-ora-di-…
"Fine delle illusioni È ora di considerare l’ipotesi che Trump dica quel che pensa
Il presidente americano torna ad attaccare Zelensky e l’Ue. Il suo obiettivo è la totale sottomissione dell’Europa, meglio ancora se divisa in tanti piccoli stati impotenti"
tecnicamente un'europa che si difende da sé non più protettorato usa è inevitabilmente un antidoto al condizionamento politico usa dell'europa. trump si deve decidere. e di c erto non può avere la mogilie ubriaca e la botte piena.
ha smepre pensato e detto questo. in questo senso non so dove ci mai stata ambiguità.
il suo essere banderuola, si riferisce alla russia, alla cina , ai dazi, e a ogni suo atto pubblico, ma non a questa. ha il cervello di un bambino di 5 anni.
freezonemagazine.com/articoli/…
Un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova. È una frase della scrittrice Agatha Christie che l’ha concepita per il suo personaggio, diventato celebre, l’investigatore Hercule Poirot. L’incipit non è per parlare di lei e del suo protagonista, ma per riprendere la terza parte della sua frase, […]
L'articolo Cookin’ On 3 Burners –
Gli “hobbit” scomparvero misteriosamente 50.000 anni fa: un nuovo studio svela una storia di boom e crisi ecologica
Lo studio fornisce il quadro di riferimento per studi futuri che esaminino l'estinzione dell'iconico H. floresiensis nel contesto di un importante cambiamento climaticoBeatrice Raso (MeteoWeb)
"Trump gela Zelensky e gli europei: 'Sono deboli, non sanno che fare'"
guarda caro cicico, che quello che non sa tenere una linea e ondeggia continuamente tipo ubriaco come fosse una banderuola non sono gli europei... tu non sai cosa sia la determinazione eh? e in politica estera ci si rimette a diventare i buffoni che cambia punto tutti i giorni... hai la credibilità di un mangia nastri (non sai mai se prenderà il disco). la continuità politica è tutto.
Aggiornamenti Microsoft dicembre 2025: corretta una zero-day già sfruttata in rete
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Con il Patch Tuesday di dicembre 2025 Microsoft è intervenuta per correggere 57 vulnerabilità in Windows e nelle applicazioni. Gli aggiornamenti intervengono anche su una zero-day già sfruttata e su altre due vulnerabilità per le quali risulta
Noi non stiamo zitti di fronte a certe vergogne
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/12/noi-non…
Nel “bullizzometro” esposto alla festa di Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza relativa e il partito della presidente del consiglio, appare un nome passato inosservato, Adelmo Cervi, seguito dalla scritta sindacalista Cgil.
Arnad: 50 Valdostani infuriati acchiappano un ladro d'appartamento e lo picchiano con diversi oggetti tra cui un piccone e gli fratturano il bacino. L'altro ladro s'è dato
È un tranquillo venerdì sera ad Arnad, in Valle d’Aosta. Ma la serata viene funestata da due ladri che si introducono in una abitazione nella frazione Sisane, tentando di forzare una cassaforte.
I due, però, vengono colti in flagrante dal vicinato che li ha sentiti e ha chiamato le forze dell’ordine. Nel frattempo, però, parte anche il passaparola tramite cellulare che ha portato in breve tempo molti residenti in strada e, al tentativo di fuga dei malviventi, almeno 50 persone si sono lanciate al loro inseguimento.
Se uno dei ladri è riuscito a dileguarsi, per l’altro – un 40enne – invece le cose sono andate diversamente: i cittadini lo hanno bloccato mentre tentava la fuga verso il bosco, lo hanno accerchiato e picchiato con un piccone fino a procurargli la frattura del bacino. L’uomo è stato poi trasportato in ospedale; la lesione è stata giudicata guaribile in 30 giorni.
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Quest’anno per la ricorrenza, le Nazioni Unite vogliono sottolineare l’importanza intramontabile della Dichiarazione Universale e dei suoi valori fondamentali: ugua…
Ministero dell'Istruzione
Il #10dicembre è la Giornata Mondiale dei Diritti Umani, istituita nel 1950 dall'ONU. Quest’anno per la ricorrenza, le Nazioni Unite vogliono sottolineare l’importanza intramontabile della Dichiarazione Universale e dei suoi valori fondamentali: ugua…Telegram
A Musically-Reactive LED Christmas Tree
Regular Christmas trees don’t emit light, nor do they react to music. If you want both things in a holiday decoration, consider this build from [dbmaking].
An ESP32-D1 mini runs the show here. It’s hooked up to a strip of WS2812B addressable LEDs. The LED strip is placed on a wooden frame resembling the shape of a traditional Christmas tree. Ping-pong balls are then stacked inside the wooden frame such that they act as a light diffuser for the LEDs behind. The microcontroller is also hooked up to an INMP441 omnidirectional MEMS microphone module. This allows the ESP32 to detect sound and flash the LEDs in time, creating a colorful display that reacts to music. This is achieved by using the WLED web installer to set the display up in a sound reactive mode.
It’s a fun build, and we’d love to tinker around with coding more advanced visualizer effects for a build like this. We’ve seen builds that go the other way, too, by toning down excessive blinkiness in Christmas decorations.
youtube.com/embed/bDVR_IPmDBA?…
Microsoft rilascia aggiornamenti urgenti per un bug zero-day di PLE sfruttato in Windows
Una vulnerabilità zero-day nel driver Windows Cloud Files Mini Filter (cldflt.sys) è attualmente oggetto di sfruttamento attivo. Microsoft ha provveduto al rilascio di aggiornamenti di sicurezza urgenti al fine di risolvere tale falla.
La classificazione della vulnerabilità è high, secondo il punteggio base CVSS v3.1, pari a 7,8; inoltre, secondo l’avviso rilasciato da Microsoft, risulta che gli aggressori stanno sfruttando exploit funzionanti sulle macchine al fine di ottenere i privilegi di SYSTEM.
Un’ampia gamma di sistemi operativi Windows, dalle più recenti versioni di Windows 11, come la 25H2, e Windows Server 2025, fino a Windows 10 versione 1809, è interessata da questa vulnerabilità di escalation dei privilegi (PLE).
La vulnerabilità è descritta come una debolezza Use-After-Free all’interno del Cloud Files Mini Filter Driver, un componente del kernel responsabile della gestione dei “segnaposto” e della sincronizzazione per i servizi di archiviazione cloud come OneDrive.
A differenza delle falle di esecuzione di codice in modalità remota (RCE) questa vulnerabilità viene sfruttata come fase secondaria nelle catene di attacco, in cui gli avversari hanno già messo piede nel sistema e cercano di aumentare i propri privilegi per persistere o disabilitare i controlli di sicurezza.
La falla consente infatti ad un aggressore con privilegi bassi e autenticato localmente di innescare uno stato di danneggiamento della memoria, consentendogli successivamente di eseguire codice arbitrario con i privilegi di sistema più elevati.
Microsoft Threat Intelligence Center (MSTIC) e Microsoft Security Response Center (MSRC) hanno individuato il bug , sottolineando che, sebbene la complessità dell’attacco sia bassa e non richieda alcuna interazione da parte dell’utente, l’aggressore deve aver stabilito l’accesso locale al computer di destinazione.
Gli amministratori dovrebbero dare priorità all’applicazione immediata di patch a questi sistemi, dato lo stato di sfruttamento attivo confermato.
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Cybersecurity e Dark Web: quando la difesa sconfina nel penale
Si torna sul tema cruciale delle attività di cybersecurity che si spingono fino al complesso e rischioso territorio del Dark Web. In questa analisi, l’attenzione si focalizza sulla stretta e talvolta conflittuale relazione che queste operazioni di intelligence (Dark Web Threat Intelligence o DWTI) intrattengono con la normativa sulla protezione dei dati personali (GDPR), con particolare riguardo alle basi giuridiche per il trattamento.
La cyber threat intelligence come imperativo di difesa e rischio penale
L’ecosistema digitale odierno si presenta come una stratificazione complessa e non univoca. Se il Surface Web costituisce il piano visibile della rete, la sfida ermeneutica e operativa più significativa per la cybersecurity contemporanea risiede nel Dark Web. Non si tratta semplicemente di una porzione non indicizzata della rete (assimilabile al Deep Web legittimo), bensì di un ambiente intenzionalmente anonimizzato, accessibile esclusivamente tramite browser dedicati come Tor.
E’ agevole osservare che questo ambiente è il teatro operativo privilegiato degli attori di minaccia, un mercato nero digitale dove la compravendita di credenziali sottratte, l’hosting di ransomware leak sites e lo scambio di exploit sono la norma.
Per le imprese e le Pubbliche Amministrazioni, la Dark Web Threat Intelligence (DWTI) non è più un elemento opzionale, ma una necessità strategica improrogabile. Essa rappresenta l’unica via per identificare, raccogliere e analizzare in tempo reale i dati che attestano una potenziale o effettiva compromissione, garantendo una difesa proattiva. Del resto, è l’Articolo 32 del Regolamento Europeo Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) che impone al Titolare del trattamento di adottare misure tecniche e organizzative idonee per assicurare un “livello di sicurezza adeguato al rischio”. Non è pertanto giuridicamente sostenibile ignorare la presenza di credenziali o PII (Dati Personali Identificabili) aziendali pubblicamente in vendita. La mancata adozione di un sistema di rilevazione proattivo può essere sanzionata dal Garante per la protezione dei dati personali come negligenza nell’obbligo di sicurezza.
Il Legittimo Interesse sostenibile per i dati comuni Art 6 GDPR
Il primo e fondamentale dilemma giuridico si manifesta nel momento in cui l’operatore CTI acquisisce dati personali “comuni” (ossia non sensibili) dal Dark Web a scopo eminentemente difensivo. Quale può essere la base giuridica di liceità in questo contesto? Escludendo il consenso, la via più accreditata nel quadro del GDPR è il Legittimo Interesse del Titolare, sancito dall’Articolo 6, paragrafo 1, lettera f).
L’interesse è manifesto e tutelato proteggere gli asset aziendali e i diritti degli interessati dal furto d’identità o da frodi informatiche. Tuttavia, come chiunque abbia una formazione giuridica sa, il Legittimo Interesse non costituisce una delega in bianco. Il Titolare è gravato dal principio di accountability e deve dimostrare la liceità del trattamento attraverso il Legitimate Interests Assessment (LIA), un vero e proprio test di bilanciamento articolato in tre fasi, da completare prima di intraprendere il trattamento dei dati.
Innanzitutto, la valutazione impone che l’interesse sia specifico, ad esempio il monitoraggio mirato di credenziali post-breach (dopo una violazione), e non una generica e indeterminata “sicurezza globale”. Successivamente, con il Test di Necessità, si gioca la vera partita in termini di compliance. Si deve dimostrare che la raccolta dati in un ambiente così intrinsecamente rischioso come il Dark Web è strettamente necessaria e che non sussistono alternative meno invasive, come la semplice Open Source Intelligence (OSINT) su fonti pubbliche e lecite. Infine, nel Test di Bilanciamento, l’interesse difensivo del Titolare deve prevalere sui diritti e sulle libertà fondamentali degli interessati. Considerando il rischio operativo insito nel Dark Web, il bilanciamento è difendibile solo se i dati raccolti sono immediatamente anonimizzati o pseudonimizzati, riducendo l’impatto sul singolo al minimo indispensabile.
La giurisprudenza del Garante italiano, pur non esprimendosi in modo esplicito sull’attività preventiva nel Dark Web, ha indirettamente convalidato la funzionalità della CTI in fase post-breach. I provvedimenti sanzionatori più recenti dimostrano infatti che l’attività di intelligence è sovente utilizzata dagli enti per confermare la fuoriuscita dei dati e adempiere all’obbligo di notifica agli interessati (Art. 34 GDPR). La CTI è quindi uno strumento necessario di compliance, ma esige di essere gestita con una documentazione meticolosa e una Valutazione d’Impatto (DPIA) pressoché obbligatoria (Art. 35) dato l’alto rischio intrinseco.
Il muro invalicabile dei dati particolari Art 9 GDPR
Il rischio giuridico diviene esponenziale quando l’attività di CTI comporta, anche in maniera accidentale, l’acquisizione di categorie particolari di dati personali (Articolo 9, paragrafo 1) dati che rivelano l’origine etnica, dati biometrici, sanitari o inerenti la vita sessuale.
Per un Titolare privato, l’Articolo 6 (Legittimo Interesse) non costituisce mai una base giuridica sufficiente per trattare dati ex Art. 9. Il divieto è assoluto, salvo alcune e specifiche eccezioni, tra cui l’Articolo 9, paragrafo 2, lettera g), ovvero il trattamento necessario per motivi di interesse pubblico sostanziale, sulla base del diritto dell’Unione o degli Stati membri.
Ed è qui che si erge un muro normativo invalicabile per l’operatore privato. L’azione è lecita solo se è prevista da una specifica legge nazionale che bilanci adeguatamente l’interesse pubblico con i diritti fondamentali dell’interessato. A mio avviso, l’azienda privata non detiene la necessaria base legale nazionale per accedere o trattare quei dati, a meno che l’operatore CTI non agisca per conto o su delega specifica di un’autorità di sicurezza pubblica, come la Polizia Postale o un’Agenzia di Intelligence statale.
La strategia difensiva, in questo scenario, non può che essere una ritirata strategica e l’immediata attivazione di protocolli automatici di data scrubbing e distruzione. L’unica informazione che può essere mantenuta è quella puramente tecnica, essenziale per la difesa, come gli Indicatori di Compromissione (IOC) irrilevanti per l’identificazione della persona.
Il ” fantasma” della Ricettazione
In qualità di penalista, è mio dovere evidenziare che l’eventuale sanzione del GDPR non è il solo spettro che si aggira in questo contesto. La minaccia più insidiosa per l’operatore CTI privato che si avventura nel Dark Web è il rischio penale. Il Garante Privacy stesso ha messo in guardia in passato che “scaricare dati dal dark web è reato”.
La fattispecie che generalmente si configura è quella di Ricettazione (Articolo 648 c.p.). Quando un operatore, sebbene con finalità difensiva, raccoglie, acquisisce o possiede dati (credenziali, trade secrets, liste di PII) sapendo che provengono da un delitto (ad esempio accesso abusivo o intercettazione), l’atto può configurare un reato a tutti gli effetti.
Nel contesto del Dark Web, è difficile dimostrare l’assenza dell’elemento soggettivo (il dolo), poiché il luogo stesso è universalmente noto come un mercato di merce rubata. A differenza delle Forze dell’Ordine, le aziende e i consulenti di CTI non godono di alcuna immunità legale che giustifichi l’acquisizione di prove di un crimine. La finalità di difesa proattiva, pur eticamente lodevole, non è un’esimente penale per il reato di Ricettazione. Ciò impone che l’attività CTI debba essere rigorosamente passiva (monitoring), evitando ogni interazione attiva, acquisto o scambio con gli threat actors, operazioni che potrebbero configurare un concorso di reato.
La difesa deve essere intelligente
Per chi si occupa attivamente di Diritto penale dell’informatica, la vera lezione non è solo la prevenzione formale, ma l’attuazione di una reazione intelligente e dinamica. Il Garante Privacy ha sanzionato aziende non tanto per l’attacco subito, quanto per la mancata adozione di misure adeguate a rilevare tempestivamente la violazione (Art. 32 GDPR).
Ad esempio, è stata mossa una critica specifica alla presenza di sistemi di logging che però non consentivano la correlazione degli eventi. In sostanza, il Garante richiede una difesa dinamica e tecnologicamente avanzata. L’intelligence raccolta nel Dark Web deve confluire in sistemi di monitoraggio proattivi (SOC/SIEM) che garantiscano l’arricchimento immediato dei dati e il blocco degli attacchi, dimostrando che il Titolare ha fatto tutto il possibile per “attenuare i rischi”.
In conclusione, la CTI nel Dark Web è un’arma a doppio taglio. È indispensabile per l’integrità operativa (Art. 32) ma rappresenta un esercizio ad alto rischio penale. La sostenibilità legale della cyber defense risiede pertanto in una meticolosa accountability. Occorre esigere l’immediata minimizzazione e anonimizzazione dei dati sensibili, documentando ogni fase del monitoring per dimostrare in modo inequivocabile che non si è mai superato il confine sottile tra la legittima difesa tecnica e l’illecito di Ricettazione digitale.
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Gartner lancia l’allarme: stop immediato ai browser con AI integrata
Gli analisti di Gartner hanno esortato le aziende a interrompere temporaneamente l’utilizzo di browser con funzionalità di intelligenza artificiale (IA) integrate.
In un recente avviso, l’azienda sottolinea che tali strumenti rappresentano rischi inutili per la sicurezza aziendale e che le loro impostazioni predefinite sono più incentrate sulla praticità che sulla protezione dei dati.
Gartner spiega che per browser basati sull’intelligenza artificiale si intendono soluzioni come Comet di Perplexity e ChatGPT Atlas di OpenAI, che dispongono di una barra laterale con funzionalità di analisi automatizzata delle pagine web, nonché meccanismi che consentono al programma di navigare nei siti web in modo indipendente ed eseguire azioni in sessioni autorizzate.
Secondo gli autori del rapporto, questo approccio comporta l’invio all’infrastruttura cloud dello sviluppatore del contenuto delle schede attive, della cronologia di navigazione e di altri elementi dell’ambiente di lavoro, aumentando il rischio di fuga di dati.
Per mitigare questi rischi, l’azienda raccomanda di esaminare attentamente l’architettura dei servizi di intelligenza artificiale utilizzati e di valutarne le misure di sicurezza. Tuttavia, anche in questo caso, è importante assicurarsi che i dipendenti non tengano aperti dati sensibili mentre la barra laterale è in esecuzione.
Gartner rileva inoltre la vulnerabilità di tali browser a interventi occulti tramite sostituzione di comandi, che potrebbero portare ad azioni errate da parte degli agenti, al reindirizzamento a siti di phishing e alla successiva compromissione delle credenziali.
Un’ulteriore minaccia è il potenziale di automazione dei processi di routine: i dipendenti potrebbero tentare di istruire il browser a eseguire moduli di formazione obbligatori o altre attività che richiedono un’interazione personale. Sono inoltre possibili errori nell’interazione con i sistemi di approvvigionamento interni, che potrebbero comportare richieste errate o l’ordinazione di beni e servizi non idonei.
Gli autori del documento propongono misure parziali, tra cui la limitazione delle funzioni di posta elettronica e il divieto di archiviazione dei dati.
Tuttavia, concludono che, finché non verrà condotta una valutazione completa dei rischi, è meglio bloccare completamente tali strumenti. Anche dopo la valutazione, sarà probabilmente necessario compilare un elenco più ampio di scenari inaccettabili e monitorare regolarmente il rispetto di tali restrizioni.
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Attacco alla Supply Chain di Asus. Everest sostiene di aver compromesso anche Qualcomm e ArcSoft
Asus ha annunciato che uno dei suoi fornitori è stato hackerato. Nel frattempo, il gruppo ransomware Everest ha affermato di aver rubato un terabyte di dati da tre aziende: Asus, Qualcomm e ArcSoft.
Secondo gli hacker criminali, la fuga di dati non ha coinvolto solo documenti, ma anche il codice sorgente del software della fotocamera dello smartphone, dei modelli di intelligenza artificiale e del software interno. I rappresentanti di Asus affermano che il problema ha interessato solo uno dei fornitori dell’azienda: gli aggressori sono riusciti ad accedere a parte del codice sorgente del software della fotocamera del telefono.
Tuttavia, l’azienda insiste sul fatto che non sono stati causati danni ai propri sistemi, prodotti o dati dei clienti.
Disclaimer: Questo rapporto include screenshot e/o testo tratti da fonti pubblicamente accessibili. Le informazioni fornite hanno esclusivamente finalità di intelligence sulle minacce e di sensibilizzazione sui rischi di cybersecurity. Red Hot Cyber condanna qualsiasi accesso non autorizzato, diffusione impropria o utilizzo illecito di tali dati. Al momento, non è possibile verificare in modo indipendente l’autenticità delle informazioni riportate, poiché l’organizzazione coinvolta non ha ancora rilasciato un comunicato ufficiale sul proprio sito web. Di conseguenza, questo articolo deve essere considerato esclusivamente a scopo informativo e di intelligence.
L’azienda ha aggiunto di star già rafforzando la sicurezza della supply chain. Tuttavia, la dichiarazione non ha rivelato il nome del fornitore compromesso né i dettagli dei dati rubati dagli hacker.
Nel frattempo, il gruppo ransomware Everest ha pubblicato sul suo sito web darknet degli screenshot di file presumibilmente rubati. Gli aggressori affermano di aver rubato un terabyte di dati da Asus, ArcSoft e Qualcomm. Gli hacker affermano di aver rubato:
- moduli di segmentazione binaria;
- sorgenti e patch;
- Dump della RAM e registri della memoria;
- Modelli e pesi dell’IA;
- Strumenti e firmware interni OEM;
- video di prova e dati di calibrazione della doppia telecamera;
- set di immagini;
- registri degli arresti anomali e report di debug;
- informazioni su HDR e post-elaborazione;
- testare APK e app sperimentali;
- script e soluzioni di automazione;
- file di calibrazione binaria.
I rappresentanti di Asus non hanno ancora commentato le affermazioni del gruppo. Non è noto inoltre se l’attacco abbia effettivamente colpito Qualcomm e ArcSoft.
L’azienda non ha risposto alle richieste dei media circa l’appartenenza dei materiali rubati ad Asus stessa o ad altre aziende.
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Leone XIV: ai parlamentari europei, “principi etici e modelli di pensiero dell’Europa cristiana essenziali per rispondere alle sfide della guerra” - AgenSIR
Esiste “un legame intrinseco tra il cristianesimo e la storia europea, una storia che dovrebbe essere valorizzata e celebrata”.M.Michela Nicolais (AgenSIR)
L’Italia scivola verso il modello Orban. Il nuovo rapporto di CIVICUS Monitor
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/12/litalia…
Come organizzazioni della società civile lo denunciavamo da tempo. Oggi il nuovo rapporto di CIVICUS Monitor, pubblicato oggi, lo
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Perché Bitcoin e altre criptovalute sono crollate
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Era atteso il boom e invece è arrivato il crollo: per molti versi, Bitcoin e i suoi fratelli sono vittima del loro stesso successo e della crescente adozione istituzionale.
L'articolo Perché Bitcoin e altre criptovalute sono crollate proviene da Guerre di Rete.
L'articolo proviene da #GuerreDiRete di
Il Tribunale di Napoli smonta l’accusa di immigrazione clandestina contro quattro rifugiati
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/12/il-trib…
Il Tribunale di Napoli ha assolto quattro rifugiati dal Sudan e dal Ciad, accusati di
#2RR - 2 Ruote di Resistenza reshared this.
L’Argentina cambiata, in peggio, da due anni di Milei
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Due anni dopo l’ascesa di Javier Milei, l’Argentina esibisce una stabilità costruita sulla compressione dei redditi, sullo smantellamento dello Stato sociale e sul crollo del potere d’acquisto: un equilibrio fragile, fondato più sulla paura che sulla ripresa.
L'articolo L’Argentina cambiata, in
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Putting KDE On Raspberry Pi OS Simpler Than Expected
Raspberry Pi boards are no longer constrained – these days, you can get a quad-core board with 8 or 16GB of RAM to go around, equip it with a heatsink, and get a decently comfortable shop/desk/kitchen computer with GPIOs, cameras, speedy networking, maybe even NVMe, and all the wireless you’d expect.
Raspberry OS, however, remains lightweight with its pre-installed LXDE environment – and, in many cases, it feels quite constrained. In case you ever idly wondered about giving your speedy Pi a better UI, [Luc]/[lucstechblog] wants to remind you that setting up KDE on your Raspberry OS install is dead simple and requires only about a dozen commandline steps.
[Luc] walks you through these dozen steps, from installation to switching the default DE, and the few hangups you might expect after the switch; if you want to free up some disk space afterwards, [Luc] shows how to get rid of the original LXDE packages. Got the latest Trixie-based Pi OS? There’s an update post detailing the few necessary changes, as well as talking about others’ experiences with the switch.
All in all, [Luc] demonstrates that KDE will have a fair bit of graphical and UX advantages, while operating only a little slower, and if you weren’t really using your powerful Pi to the fullest, it’s a worthwhile visual and usability upgrade. For the regular desktop users, KDE has recently released their own distro, and our own [Jenny] has taken a look at it.
la_r_go* reshared this.
Vulnerabilità critica in FortiOS e altri prodotti Fortinet: aggiornamenti urgenti
Una vulnerabilità critica, monitorata con il codice CVE-2025-59719, riguarda le linee di prodotti FortiOS, FortiWeb, FortiProxy e FortiSwitchManager è stata segnalata da Fortinet tramite un avviso di sicurezza urgente. Tale avviso è stato emesso in relazione a falle di sicurezza che interessano tali prodotti.
Un aggressore potrebbe ottenere l’accesso amministrativo non autorizzato al dispositivo creando un messaggio SAML specifico, se la vulnerabilità viene sfruttata. Tale vulnerabilità è causata dall’incapacità del dispositivo di verificare in modo corretto le firme dei messaggi SAML.
Pannello CVE Details di Red Hot Cyber
Fortinet raccomanda ai propri clienti di procedere con l’aggiornamento alle versioni più recenti che seguono. Per quelle organizzazioni che non sono in grado di applicare le patch immediatamente, è stata messa a disposizione una soluzione provvisoria. Disabilitanto la funzionalità di accesso a FortiCloud, gli amministratori sono in grado di ridurre il rischio.
La falla di sicurezza, identificata come Verifica impropria della firma crittografica (CWE-347), potrebbe consentire a un aggressore non autenticato di aggirare l’autenticazione di accesso Single Sign-On (SSO) di FortiCloud.
Quando un amministratore registra un dispositivo su FortiCare tramite l’interfaccia utente grafica (GUI), l’opzione “Consenti accesso amministrativo tramite FortiCloud SSO” è abilitata per impostazione predefinita. A meno che l’amministratore non disattivi esplicitamente questa opzione durante la registrazione, il dispositivo diventa immediatamente vulnerabile a questo bypass.
La scoperta del problema è stata fatta internamente da Theo Leleu e Yonghui Han del team di sicurezza dei prodotti Fortinet, e l’informazione è stata resa pubblica il 9 dicembre 2025. La funzionalità SSO di FortiCloud, costituisce un rischio considerevole soprattutto negli ambienti di rete distribuiti.
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L’AI non ci potenzia: ci usa. Cory Doctorow smonta la grande bugia del 2025
Cory Doctorow lo dice con la lucidità di chi ha studiato per anni le derive del capitalismo digitale: l’AI, così come viene venduta oggi, non mira a potenziare l’essere umano. Mira a usarlo.
Ed è una differenza enorme.
Doctorow parla di centauri e reverse-centauri.
Il centauro è l’immagine romantica della tecnologia che amplifica l’uomo: l’essere metà umano e metà macchina che, grazie all’ibridazione, diventa più competente, più veloce, più efficace.
Il reverse-centauro, invece, è l’incubo moderno:
la macchina al comando e l’umano relegato al ruolo di appendice correttiva, l’elemento organico necessario solo per:
- firmare,
- controllare,
- prendersi la colpa quando il sistema sbaglia.
E questo, purtroppo, è esattamente il modello verso cui sta correndo il mercato.
La bolla dell’AI: speculazione travestita da innovazione
Doctorow lo dice chiaro: il capitalismo delle piattaforme sopravvive solo se riesce a gonfiare nuove bolle narrative.
- Il Web.
- La Crypto.
- Il Metaverso.
- Ora l’AI.
Non c’è industria che non stia venendo travolta da questa retorica messianica, dove ogni limite umano è considerato “inefficienza” da eliminare.
Il paradosso?
L’AI non sostituisce il lavoro umano: lo sposta, lo peggiora, lo rende più responsabilizzante e meno controllabile.
Nel 2025, molte aziende non stanno implementando l’AI per aumentare la qualità dei processi, ma per tagliare costi lasciando agli umani l’onere di controllare, correggere e giustificare le allucinazioni della macchina.
- Un reverse-centauro non produce valore.
- Produce fragilità.
- Produce rischio.
E produce una dipendenza cieca da sistemi che non comprendiamo, non controlliamo e che spesso non sappiamo nemmeno verificare.
Il lato tecnico che non piace ai vendor
Oggi l’AI viene integrata dovunque con lo stesso entusiasmo con cui negli anni ’90 si infilava il “tasto Internet” anche sui tostapane.
Il problema è che questa integrazione non è neutrale, lo si vede subito:
- modelli opachi, non verificabili;
- pipeline di addestramento che sono una nuova supply chain non auditabile;
- dati sensibili usati come carburante;
- automazioni che amplificano l’errore umano invece di ridurlo;
- supervisione umana trasformata in un atto di responsabilità giuridica più che tecnica.
L’AI “messa così” non riduce il rischio: lo aumenta.
E spesso in maniera non lineare, non intuibile e impossibile da stimare con precisione.
La verità è che gran parte degli LLM e dei sistemi di automazione generativa sono strumenti probabilistici che molti stanno trattando come decision support system deterministici.
Confondere questi due piani è un invito aperto al disastro.
L’impatto socio-economico: quando la macchina decide e l’umano firma
La narrazione del “lavoro potenziato dall’AI” somiglia molto a quella della delocalizzazione industriale degli anni 2000:
nelle promesse era un vantaggio per tutti, nella pratica è stata una compressione salariale mascherata.
Oggi accade lo stesso:
la vera funzione economica dell’AI non è sostituire il lavoro umano, ma dequalificarlo.
Prima un radiologo analizzava 100 immagini, ora ne analizza 100 comunque… ma con in mezzo un algoritmo che sbaglia e che lui deve correggere.
E nel dubbio, la responsabilità legale resta sua.
Lo stesso vale per avvocati, tecnici IT, giornalisti, consulenti, medici, progettisti… e perfino SOC analyst che si trovano sommersi da alert generati da sistemi che non comprendono il contesto operativo.
L’umano non viene potenziato:
viene messo al guinzaglio da una macchina che decide, sbaglia, e lui deve ripulire.
È questo il reverse-centauro in tutta la sua crudezza.
La normativa europea lo ha capito benissimo: l’AI Act non vieta l’AI, vieta gli abusi
La cosa interessante è che l’Europa sta cercando di fermare questa deriva.
Non contro la tecnologia, ma contro i modelli di business tossici che la circondano.
L’AI Act introduce:
- obblighi di trasparenza,
- valutazioni d’impatto sul rischio,
- controlli sulla supply chain,
- responsabilità chiara su errori e danni,
- registri obbligatori per gli AI di alto rischio,
- tracciabilità e auditabilità tecnica.
E accanto all’AI Act arrivano altre norme che chiudono il cerchio:
- NIS2, che impone governance, processi e supervisione reale degli strumenti.
- Cyber Resilience Act, che schiaccia i produttori di tecnologia di fronte alle proprie responsabilità.
- Data Act, che regola accesso, portabilità e uso dei dati.
L’Europa manda un messaggio semplice:
la macchina non può sostituire l’umano nella responsabilità, né usarlo come scudo legale.
Ed è un messaggio che alle big tech non piace per niente.
Il problema non è l’AI. Sono le aspettative tossiche che le costruiamo intorno
In RHC lo diciamo spesso:
la tecnologia non è né buona né cattiva. È neutrale.
Diventa pericolosa quando la usiamo senza capire cosa realmente fa.
L’AI può essere uno strumento potentissimo.
Ma deve restare un mezzo, non un fine.
Un’estensione dell’intelligenza umana, non un commissario politico dell’efficienza.
Perché il giorno in cui smetteremo di essere centauri e inizieremo a essere reverse-centauri, sarà troppo tardi per invertire la rotta.
l’AI deve potenziare l’umano, non sostituirlo. E soprattutto non usarlo.
La vera sfida non è costruire modelli più grandi, più veloci o più “agenti”.
La sfida è costruire sistemi che rispettino il lavoro umano, la sua dignità, la sua intelligenza, i suoi limiti e le sue responsabilità.
Il futuro appartiene alle aziende che sapranno usare l’AI per far crescere le persone, non per stritolarle.
A quelle che sapranno distinguere tra innovazione e speculazione.
A quelle che capiranno che l’automazione non è un dogma, ma un rischio che va gestito con criterio.
Se non vogliamo diventare reverse-centauri, dobbiamo tornare al punto di partenza:
l’AI deve amplificarci.
Non sostituirci.
E tantomeno usarci come stampelle per coprire i suoi limiti.
Perché una macchina che ha bisogno dell’uomo solo per firmare gli errori…
non è progresso.
È un inganno ben confezionato.
L'articolo L’AI non ci potenzia: ci usa. Cory Doctorow smonta la grande bugia del 2025 proviene da Red Hot Cyber.
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Certificazioni Cybersecurity: Guida Completa per una Carriera nel Mondo Cyber
Il panorama della cybersecurity in Europa e in Italia è in rapida evoluzione: la crescente digitalizzazione, le normative come GDPR e NIS2 e l’esponenziale aumento degli attacchi informatici rendono indispensabile investire in competenze verticali sulla cybersecurity.
In questo articolo vogliamo analizzare e creare una roadmap utile ed effettiva per una carriera nel mondo cyber, dai livelli entry fino ai C-Level, con un focus e risorse specifiche sulla CompTIA Security+ e sui corsi offerti dalla RedHot Cyber Academy.
Certificazioni Entry-Level
Le certificazioni ideali per chi inizia e/o vorrebbe iniziare a lavorare nel mondo cyber:
- CompTIA Security+ (SY0-701): Tutte le certificazioni CompTIA sono vendor-neutral quindi non sono legate a un produttore specifico. Include competenze legate a minacce e vulnerabilità, gestione del rischio, crittografia, sicurezza delle reti, cloud security e principi di Zero Trust. È una delle certificazioni più riconosciute a livello globale per ruoli entry-level come Security Analyst, Network Administrator e IT Auditor anche perché ha un sia un approccio teorico sia pratico: Non si limita alla teoria, ma introduce scenari realistici e best practice, utili per chi deve affrontare problemi reali.
- ISC² Certified in Cybersecurity (CC): ISC² offre spesso programmi di formazione gratuiti per questa certificazione, rendendola ideale per chi vuole iniziare senza grandi investimenti. Copre concetti chiave come controlli di accesso, gestione del rischio, sicurezza delle reti e delle applicazioni.
Evidenziamo come il corso Cybersecurity per principianti della RedHot Cyber Academy sia ottimo per chi è alle prime armi e inizia in questo settore e/o ambisce alla certificazione di Security+ di CompTIA.
È importante anche ricordare che le certificazioni precedentemente descritte hanno una valenza internazionale e possono quindi essere sfruttate in tutto il mondo.
Certificazioni Mid Level
Per chi possiede maggiore esperienza e vuole specializzarsi ulteriormente:
- CompTIA PenTest+: ha un forte focus pratico sul penetration testing: Copre tutto il ciclo di un PenTest: pianificazione, scoping, attacco e reporting. È ideale per chi vuole diventare Penetration Tester, Vulnerability Analyst o Security Consultant.
- EC-Council CEH: è uno standard nel settore per chi vuole lavorare come Ethical Hacker. Offre una conoscenza su un’Ampia copertura di strumenti e tecniche: Include oltre 300 strumenti di hacking, metodologie di attacco e difesa. Inoltre,molti recruiter e aziende la considerano un requisito necessario per ruoli di penetration testing e red teaming.
- CompTIA CySA+: è pensata per chi vuole lavorare come Cybersecurity Analyst, Threat Analyst, SOC Analyst o Incident Responder. Copre tecniche di threat detection, behavioral analytics, gestione delle vulnerabilità e risposta agli incidenti. Concilia sia una parte teoria con un approccio pratico includendo scenari reali di analisi log, monitoraggio SIEM, gestione alert e investigazione di attacchi.
L’abbiamo inserita per ultima in questa sezione perché riteniamo che per conseguirla con successo sia propedeutico ottenere prima certificazioni entry level come Security+ e mid come PenTest+ o avere un’esperienza sul campo di almeno 3/4 anni.
Certificazioni Advanced
Per ruoli specialistici:
- OSCP (Offensive Security Certified Professional): il focus di questa certificazione è il Penetration testing avanzato, è una certificazione che testa le capacità pratiche del candidato; infatti, per l’esame si ha 24 ore di tempo per assumere il controllo di tre macchine virtuali e per ognuna generare un report sull’attacco.
I contenuti principali sono: Exploit development, Privilege escalation, Attacchi su reti e sistemi reali come Active Directrory.
È riconosciuta come una delle certificazioni più prestigiose in ambito offensive security poiché dimostra capacità operative reali, non solo teoriche.
- GIAC (GCIH): il focus è la gestione degli incidenti di sicurezza, l’analisi forense, la risposta agli incidenti e la mitigazione delle minacce. Diversamente da OSCP è incentrata per ruoli blue team come Incident Response e SOC.
- Cloud Security (AWS, Azure): riteniamo che per un profilo advanced/senior sia necessario possedere compenteze tecniche più trasversali anche in ambito cloud, per questo inseriamo qui due importanti certifcazioni che sono vendor orientented legate ad AWS e Azure come la AWS Certified Security – Specialty che mira ad ottenere compente quali: Identity & Access Management (IAM), Protezione dei dati (KMS, crittografia), Monitoraggio e logging (CloudTrail, GuardDuty), Incident Response in cloud.
Mentre la Microsoft Certified: Cybersecurity Architect Associate e/o Expertcon l’obiettivo di progettare architetture di sicurezza su Azure implementando strategie di Zero Trust e di integrazione con Microsoft Defender e Sentinel.
Oltre alle competenze specifiche e verticali delle certificazioni finora descritte è utile se non fondamentale aver conoscenze trasversali legate al mondo della programmazione, dell’AI, del Machine Learning che si interfacciano sempre più con il mondo della cybersecurity; per questo si consigliano i seguenti corsi correlati: ‘Python & IA’, ‘Prompt Engineering e Cybersecurity’ per skill trasversali (a disposizione sulla piattaforma Accademy di RHC.
Certificazioni Manageriali e Governance
Quando si parla di ruoli di leadership nella sicurezza informatica, non si tratta solo di competenze tecniche: serve una visione strategica, capacità di governance e una profonda conoscenza dei rischi aziendali.
- CISSP Certified Information Systems Security Professional: rilasciata da (ISC)², è considerata la certificazione di riferimento poiché non si limita a coprire aspetti tecnici ma abbraccia l’intero spettro della sicurezza delle informazioni, dalla gestione del rischio alla protezione delle reti, fino alla compliance normativa. Il valore di CISSP risiede nella sua completezza: chi la ottiene dimostra di avere una visione olistica della sicurezza, indispensabile per ruoli come CISO, Security Manager o Security Architect.
- Certified Information Security Manager (CISM) di ISACA: “la sicurezza come strategia” è pensata per chi guida team e processi. Non si concentra solo sulla tecnologia, ma sulla capacità di allineare la sicurezza agli obiettivi di business. Ideale per chi vuole gestire la sicurezza a livello organizzativo.
- Certified Information Systems Auditor (CISA): è la certificazione di riferimento per chi si occupa di audit e controllo dei sistemi informativi. In un contesto di normative sempre più stringenti, è indispensabile per garantire processi sicuri e conformi, soprattutto in settori regolamentati.
- Certified in Risk and Information Systems Control (CRISC):“il linguaggio del rischio” forma professionisti capaci di identificare e gestire i rischi IT. È perfetta per chi lavora in governance e risk management, competenze cruciali per la resilienza aziendale.
È importante sottolineare che queste certificazioni richiedono almeno cinque anni di esperienza e un impegno significativo nello studio, ma il riconoscimento che offrono è di altissimo livello.
Risorse Aggiuntive e Conclusione
Come risorsa bonus vi proponiamo un repository GitHub che contiene domande con risposte e spiegazioni, tutta la parte teorica divisa per punti secondo lo standard CompTIA, materiali aggiuntivi su termini, tipologie di attacchi utili a superare con successo l’esame di Security+ SY0-701.
Per concludere Investire in certificazioni e formazione è la chiave per una carriera nel mondo della cybersecurity. Vi invitiamo a scoprire i corsi su Academy.redhotcyber.com e utilizzare il repository GitHub per completare la vostra preparazione.
Tabella Comparativa delle Principali Certificazioni
| Certificazione | Livello | Durata Preparazione | Costo Medio (€) | Prerequisiti |
| CompTIA Security+ | Entry-Level | 2-3 mesi | 300-350 | Nessuno, conoscenze IT di base |
| ISC² CC | Entry-Level | 1-2 mesi | 150 | Nessuno |
| CompTIA CySA+ | Intermedio | 3-4 mesi | 400 | Security+ consigliata |
| CompTIA PenTest+ | Intermedio | 3-4 mesi | 400 | Esperienza in sicurezza |
| EC-Council CEH | Intermedio | 4-5 mesi | 950-1200 | Esperienza in networking |
| OSCP | Avanzato | 6-9 mesi | 1200-1500 | Solida base in penetration testing |
| CISSP | Manageriale | 5-6 mesi | 650-700 | 5 anni esperienza sicurezza |
| CISM | Manageriale | 4-5 mesi | 600-650 | Esperienza in governance |
| CISA | Manageriale | 4-5 mesi | 600-650 | Esperienza in audit |
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