Africa Rossa – Cina, Russia e Sudafrica sempre più vicine
Crollano del 54% gli investimenti cinesi nelle infrastrutture africane
Ombre cinesi sulle elezioni in Nigeria
Dal "modello Angola" al "modello Lekki"
Una Bretton Woods “con caratteristiche cinesi”
I torbidi retroscena della ferrovia Mombasa-Nairobi
L’Uganda comincerà a esportare petrolio
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Forum o Social Network? Questo è il dilemma. Eppure una soluzione c'è già! Il post di @Informa Pirata
@Che succede nel Fediverso?
Da pochi giorni è infatti nato qualcosa che potrebbe creare un punto di contatto rivoluzionario tra questi due strumenti di confronto sociale tra gli utenti del web...
Il (lunghissimo) post di @informapirata :privacypride: cerca di fare il punto sulla situazione.
cc @Le Alternative @eticadigitale@bida.mastodon.im
@Devol :fediverso: @Poliverso Forum di supporto @Scuola - Gruppo Forum
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#uncaffèconLuigiEinaudi ☕ – L’intervento non avrebbe ragione di essere…
L’intervento non avrebbe ragione di essere quando ognuno fosse pagato in ragione dei propri meriti. Quando non ci fossero sacche di extra guadagni, lo stato non avrebbe ragione di intervenire.
da Di alcuni problemi di politica sociale, Lezioni di politica sociale, Torino, 1949
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Ucraina: il piano di pace cinese è affare di Zelensky, non certo di Biden
La situazione di apparente stallo della guerra in Ucraina, quale che sia la reale situazione sul campo, mai come oggi dovrebbe favorire un inizio almeno di dialogo tra le parti. Dico ‘quale che sia’ la areale situazione, perchè ormai abbiamo imparato che questa guerra è caratterizzata da due elementi straordinariamente particolari: la propaganda assordante che […]
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@Pare
ci stiamo lavorando... scusate.
ieri era tardissimo (sono andato a dormire alle 4, sveglia alle 6.30) quindi ho riletto troppo velocemente.
in pausa pranzo sistemo.
se qualcosa non è chiaro, non esitare a chiedere sulla chat Matrix / Telegram del progetto #MonitoraPA.
@L’angolo del lettore
Ecco alcuni libri, siti e film per consentire ai ragazzi di approfondire un tema di stretta attualità nel mondo consigliati da @Focus_it Junior
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Il superbatterio della diarrea antibioticoresistente si diffonde in fretta e gli scienziati... se la fanno addosso
La Shigella è una delle fonti più comuni di diarrea nel mondo, con circa 450.000 infezioni ogni anno negli Stati Uniti. La maggior parte dei casi sono "lievi", ma ti lasciano comunque soffrire di circa una settimana di diarrea, febbre e crampi. A volte, la diarrea diventa sanguinolenta, una condizione nota come dissenteria. Più raramente, l'infezione può causare complicazioni come grave disidratazione, convulsioni, danni ai reni e sepsi (spesso perché i batteri entrano nel flusso sanguigno). La malattia grave è più probabile nei giovanissimi e nelle persone con un sistema immunitario indebolito.
[b][urlhttps://gizmodo.com/cdc-advisory-shigella-drug-resistant-bacteria-1850164899]Il post di Ed Cara è su Gizmodo[/url]
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Il Dipartimento di Giustizia USA accusa #Google di aver cancellato le chat nella sua indagine #antitrust. Di @sarahintampa su @techcrunch
Un problema simile era stato sollevato da Epic Games nel suo processo in corso che coinvolge il produttore di Fortnite che accusa Google di condotta anticoncorrenziale per quanto riguarda il suo Play Store e regole sugli acquisti in-app.
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Le ragioni del finto pacifismo italiano
Sette italiani su dieci cedono sul sostegno all’Ucraina per ragioni storiche, culturali e sondaggistiche. Per ora il governo rimane atlantista ma sarà dura andare avanti a lungo
Difficile pensare si possa andare avanti a lungo nel sostenere un conflitto così poco popolare tra gli eletti e gli elettori italiani. Ovvio notare che la necessaria opera pedagogica sulle ragioni di fondo per cui il conflitto in Ucraina ci riguarda direttamente sia ora in capo a Giorgia Meloni. Ed è su questo, oggi, che si misurerà la sua leadership interna ed internazionale.
Il contesto è scoraggiante, il dissenso colossale. Ma ciascun dissenso, in fondo, ha la sua spiegazione “politica”. I sondaggi per Conte, Berlusconi e Salvini. L’antiamericanismo, cioè il rifiuto del modello capitalista, per una parte del mondo cattolico e per quella destra e quella sinistra estreme ancora radicate la prima nel fascismo e la seconda nel comunismo sovietico. Un idealismo prossimo all’infantilismo per alcuni commentatori e diverse realtà sociali. La paura della guerra e la salvaguardia dell’interesse economico immediato per il 70% dei cittadini.
Ogni dissenso ha la sua ragione “politica”, certo, ma la somma delle singole ragioni politiche fa dell’Italia un unicum in Occidente e rischia di spingerci ancora una volta verso la parte sbagliata della Storia.
Ci sono, evidentemente, ragioni più profonde per spiegare perché, con un misero 30% di favorevoli, siamo la nazione dell’Alleanza atlantica e della Comunità europea meno propensa a sostenere lo sforzo militare del popolo ucraino. Evidentemente, non consideriamo quella degli ucraini contro l’invasore russo la “nostra” guerra. Mancano, nella percezione dei due terzi degli italiani e di molti dei loro rappresentanti politici, sia il senso di un’identità comune minacciata da Vladimir Putin sia la consapevolezza che in gioco vi siano valori fondanti e in quanto tali irrinunciabili. E manca perciò la disponibilità al sacrificio.
Ci manca, per ragioni storiche (secoli di conflitti interni e di dominazioni straniere), la fiducia nello Stato in quanto tale e nella bontà delle sue scelte. Ci mancano, per ragioni religiose (la mancata Riforma protestante), l’etica del sacrificio e della responsabilità individuale e collettiva. Ci mancano, per ragioni storiche e per ragioni religiose, il senso della tragedia e quello del destino. E ci manca il sentimento di una comune appartenenza all’Europa e all’Occidente. Siamo, notoriamente, un Paese di furbi: entriamo in guerra solo quando riteniamo che altri la vinceranno per noi, usciamo dalla guerra alleati di regola col nemico iniziale e perciò in conflitto con l’alleato degli esordi.
Ma centrale è la nostra, storica, refrattarietà a quei principi liberali e democratici che rappresentano la vera posta in gioco nel conflitto ucraino e il vero obiettivo dell’aggressione putiniana. Ma quei valori e quei principi sono da sempre minoritari nella nostra società. Lo testimonia il fatto che per i primi cinquant’anni di storia repubblicana il sistema politico e la società civile italiane sono stati egemonizzati da un partito marcatamente cattolico legato alla Chiesa e da un partito marcatamente comunista legato all’Unione sovietica. Insieme rappresentavano il 70% dei cittadini italiani, mentre la destra più o meno post fascista ne rappresentava, mediamente, un altro 7%. Liberali ed atlantisti erano formalmente una minoranza allora e lo sono sostanzialmente ancora oggi che la demagogia ha preso il posto dell’ideologia.
Sua Maestà il Caso, per dirla con le parole di Federico II di Prussia, ha voluto che a difendere i principi e i valori liberali e democratici sia oggi Giorgia Meloni. Buona fortuna a lei e di conseguenza a noi.
L'articolo Le ragioni del finto pacifismo italiano proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
@Test: palestra e allenamenti :-)
Ciao ciao questo è un test per verificare quanto sia leggibile questo post
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Le ragioni del finto pacifismo italiano
Sette italiani su dieci cedono sul sostegno all’Ucraina per ragioni storiche, culturali e sondaggistiche. Per ora il governo rimane atlantista ma sarà dura andare avanti a lungo
Difficile pensare si possa andare avanti a lungo nel sostenere un conflitto così poco popolare tra gli eletti e gli elettori italiani. Ovvio notare che la necessaria opera pedagogica sulle ragioni di fondo per cui il conflitto in Ucraina ci riguarda direttamente sia ora in capo a Giorgia Meloni. Ed è su questo, oggi, che si misurerà la sua leadership interna ed internazionale.
Il contesto è scoraggiante, il dissenso colossale. Ma ciascun dissenso, in fondo, ha la sua spiegazione “politica”. I sondaggi per Conte, Berlusconi e Salvini. L’antiamericanismo, cioè il rifiuto del modello capitalista, per una parte del mondo cattolico e per quella destra e quella sinistra estreme ancora radicate la prima nel fascismo e la seconda nel comunismo sovietico. Un idealismo prossimo all’infantilismo per alcuni commentatori e diverse realtà sociali. La paura della guerra e la salvaguardia dell’interesse economico immediato per il 70% dei cittadini.
Ogni dissenso ha la sua ragione “politica”, certo, ma la somma delle singole ragioni politiche fa dell’Italia un unicum in Occidente e rischia di spingerci ancora una volta verso la parte sbagliata della Storia.
Ci sono, evidentemente, ragioni più profonde per spiegare perché, con un misero 30% di favorevoli, siamo la nazione dell’Alleanza atlantica e della Comunità europea meno propensa a sostenere lo sforzo militare del popolo ucraino. Evidentemente, non consideriamo quella degli ucraini contro l’invasore russo la “nostra” guerra. Mancano, nella percezione dei due terzi degli italiani e di molti dei loro rappresentanti politici, sia il senso di un’identità comune minacciata da Vladimir Putin sia la consapevolezza che in gioco vi siano valori fondanti e in quanto tali irrinunciabili. E manca perciò la disponibilità al sacrificio.
Ci manca, per ragioni storiche (secoli di conflitti interni e di dominazioni straniere), la fiducia nello Stato in quanto tale e nella bontà delle sue scelte. Ci mancano, per ragioni religiose (la mancata Riforma protestante), l’etica del sacrificio e della responsabilità individuale e collettiva. Ci mancano, per ragioni storiche e per ragioni religiose, il senso della tragedia e quello del destino. E ci manca il sentimento di una comune appartenenza all’Europa e all’Occidente. Siamo, notoriamente, un Paese di furbi: entriamo in guerra solo quando riteniamo che altri la vinceranno per noi, usciamo dalla guerra alleati di regola col nemico iniziale e perciò in conflitto con l’alleato degli esordi.
Ma centrale è la nostra, storica, refrattarietà a quei principi liberali e democratici che rappresentano la vera posta in gioco nel conflitto ucraino e il vero obiettivo dell’aggressione putiniana. Ma quei valori e quei principi sono da sempre minoritari nella nostra società. Lo testimonia il fatto che per i primi cinquant’anni di storia repubblicana il sistema politico e la società civile italiane sono stati egemonizzati da un partito marcatamente cattolico legato alla Chiesa e da un partito marcatamente comunista legato all’Unione sovietica. Insieme rappresentavano il 70% dei cittadini italiani, mentre la destra più o meno post fascista ne rappresentava, mediamente, un altro 7%. Liberali ed atlantisti erano formalmente una minoranza allora e lo sono sostanzialmente ancora oggi che la demagogia ha preso il posto dell’ideologia.
Sua Maestà il Caso, per dirla con le parole di Federico II di Prussia, ha voluto che a difendere i principi e i valori liberali e democratici sia oggi Giorgia Meloni. Buona fortuna a lei e di conseguenza a noi.
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Foreign fighters in prima linea nella guerra Russia-Ucraina
Il 2 febbraio 2023, l’ex marine statunitense Peter Reed è stato ucciso in Ucraina durante l’evacuazione di civili nella città in prima linea di Bakhmut. Due giorni dopo, il 4 febbraio, i corpi di due volontari britannici, Christopher Perry e Andrew Bagshaw, furono restituiti nell’ambito di un accordo di scambio di prigionieri con le forze […]
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Ucraina: 5 motivi per cui il Sud del mondo non sostiene l’Occidente
Nell’ottobre 2022, circa otto mesi dopo l’inizio della guerra in Ucraina, l’Università di Cambridge nel Regno Unito ha armonizzato i sondaggi condotti in 137 Paesi sul loro atteggiamento nei confronti dell’Occidente e della Russia e della Cina. I risultati dello studio, sebbene non esenti da un margine di errore, sono abbastanza solidi da essere presi sul serio. […]
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Ucraina: i pericoli della pace
Mentre l’invasione russa dell’Ucraina compie un anno, sembra che non se ne veda la fine. Tuttavia, la domanda rimane, come si può raggiungere la pace e al più presto? Sia Kiev che Mosca continuano a perseguire atteggiamenti negoziali massimalisti per una buona ragione. Nonostante i contrattacchi ucraini riusciti negli Oblast di Kharkiv e Kherson, Mosca […]
L'articolo Ucraina: i pericoli della pace proviene da L'Indro.
Lo sguardo italiano su Kyiv. L’analisi del generale Arpino
Febbraio. Siamo a un anno dall’inizio della “operazione speciale” di Vladimir Putin verso l’Ucraina. Per i russi si tratta di un mese altamente simbolico, all’inizio del quale nel 1943 ottennero la resa dell’armata del generale tedesco Von Paulus, che era stato molto vicino al successo. Rileggendo la storia di quella campagna, è possibile trovare alcune analogie.
L’area dei combattimenti, innanzitutto, altro non è se non parte di quella stessa Ucraina, dove, dal 2014, è ripreso a scorrere il sangue. Sulla nostra stampa, forse perché la toponomastica locale è in parte cambiata, oggi pochi ricordano che negli stessi luoghi contro l’Unione Sovietica (Urss) allora combattevano anche migliaia di soldati italiani. La seconda analogia vede l’esercito sovietico risaltare non tanto per la qualità dei mezzi ma per una preponderanza numerica che, gettata nella mischia a ondate di coscritti poco armati e peggio addestrati, allora finì per prevalere. La terza analogia riguarda, invece, la scarsa fiducia di Stalin nei propri capi militari, il che già allora si era tradotto in un’incredibile girandola di generali. Fino ad arrivare all’individuazione di chi, con spietatezza e perdite enormi, era stato in grado di portare alla vittoria truppe armate di grande coraggio, seppur attraverso un sacrificio estremo. Si potrebbe continuare con le analogie ma è bene fermarsi qui, per evitare premature estrapolazioni sull’esito dell’attuale conflitto.
Inoltre, va tenuto in considerazione il fatto che gli occidentali, italiani compresi, da allora sono cambiati molto più del popolo russo: noi siamo diventati in buona misura globalisti, loro rimangono tuttora patriottici. Questo finalmente ci porta ad alcune “lezioni apprese” di carattere generale, ma valide anche per l’Italia. La prima, a mio avviso, è che bisognerebbe ri-studiare la storia. Per evitare così valutazioni che rispondano soltanto ai criteri logici che oggi ci sembrano validi, e tengano invece in considerazione anche le lezioni del passato. Ciò che appare ovvio a noi, può non apparire tale a chi appartiene a un differente background culturale, professa una diversa religione o vive in altre parti del mondo.
Parlare di territorio ci porta a mettere in campo vecchie teorie geopolitiche, svalutate dopo i disastri del pangermanesimo del tedesco Karl Haushofer, che non si differenzia molto dal panslavismo ancora latente. Se è vero che la cultura dei popoli, e quindi il loro atteggiamento, è diretta funzione della geografia dei territori abitati, allora non limitiamoci a Haushofer, ma ricordiamoci anche del britannico Halford John Mackinder, dell’americano Nicholas John Spykman e dell’ammiraglio statunitense Alfred Thayer Mahan (Indo-Pacifico). È tutto correlato. Ecco, quindi, la seconda lezione appresa: dopo la storia è bene ri-studiare anche la geopolitica che, come strumento di previsione, potrebbe essere utile al nostro Paese.
Considerato quanto detto in precedenza, si potrebbe concludere che l’Italia abbia appreso almeno quattro lezioni. La prima: finalmente ci rendiamo conto di aver troppo a lungo abboccato all’amo di argomentazioni eco-ideologiche di assertività similtalebana. Ciò ci ha in parte impedito, e ancora ci vorrebbe impedire, di estrarre e utilizzare le nostre risorse energetiche che, sia pure non in abbondanza, esistono e sono ben localizzate. La seconda: solo ora ci accorgiamo di non aver diversificato le fonti di approvvigionamento esterne, ma finalmente stiamo provvedendo. La terza lezione: siamo stati espropriati delle nostre tradizionali relazioni in Nord Africa, grazie a una continua erosione da parte dei cugini d’oltralpe e di un nuovo sultano, da considerarsi alleato ma non amico. Ma, anche qui, il governo si è attivato e stiamo recuperando. La quarta è di carattere industriale e militare: le “scorte intangibili” vanno rinnovate con materiali allo stato dell’arte. Sembra cosa ovvia ma, sinora, solo i ministri Guerini e Crosetto se ne sono davvero occupati.
C’è poi un’ultima convinzione da sfatare: “Putin non userà mai l’atomica perché tutto il mondo è contrario”. Ciò potrebbe essere non del tutto vero. In tal caso verrebbe distrutta (con replica verso la Russia) qualche città occidentale, magari le capitali, in Europa e negli Usa. Ma Africa, Cina, India, Sudamerica, Paesi islamici e numerosi territori dell’Indo-Pacifico resterebbero indenni. Insieme, le popolazioni che vivono in queste aree rappresentano i tre quarti, o più, della popolazione mondiale. Siamo così certi che, pur avendo in buona parte votato contro la “operazione speciale” di Putin all’Assemblea delle Nazioni Unite, tutti questi Paesi guardino verso occidente con stima, affetto e riconoscenza? Su questo, ci sono seri dubbi.
Articolo apparso sul numero 141 della rivista Airpress
L’Europa riparta da budget Difesa e Patto di stabilità. Parola di Nones
La guerra in Ucraina è servita, tuttavia, da brusco risveglio per i Paesi democratici e, in particolare per i membri dell’Unione europea, dalla fine dell’illusione che non avremmo più visto guerre tradizionali sul Vecchio continente. Tutti si sono subito resi conto che aver mantenuto per trent’anni al minimo la nostra spesa militare (e, di conseguenza, le nostre capacità militari e industriali) ha lasciato la difesa europea in una condizione di tale debolezza al punto che per sostenere l’Ucraina si deve fare una specie di questua europea, raccogliendo anche i contributi militari più limitati (al di là, ovviamente, del messaggio politico che, comunque, viene dato alle ambizioni imperiali della Federazione russa). Finora i passi avanti nel processo di integrazione europea nel campo della difesa si sono mossi su una scala temporale decennale, mentre è ormai chiaro che dovrebbe essere triennale se non biennale o, forse, annuale.
Quanto al livello delle spese militari, troppi Paesi europei non si sono veramente impegnati nell’ultimo decennio nel rispettare l’impegno a investirci il 2% del Pil entro dieci anni, come concordato nel vertice Nato di Cardiff nel 2014 (proprio dopo l’annessione della Crimea da parte russa) e poi ribadito costantemente anche in sede europea. Fra questi anche l’Italia, che lo scorso anno ha deciso in modo unilaterale che la scadenza era per noi posticipata al 2028. Questo indicatore non esprime compiutamente l’effettivo impegno nel campo della difesa e ne andrebbero considerati anche altri: la quota degli investimenti e di quelle di funzionamento, le capacità operative, l’addestramento, l’organizzazione delle forze, la partecipazione alle missioni internazionali, eccetera. Ma senza un adeguato finanziamento alla fine tutto questo non basta, anche perché non è sostenibile nel tempo.
Dopo il 24 febbraio molti Paesi europei hanno deciso di cominciare a recuperare il ritardo ma, come un corpo denutrito non può tornare in poco tempo al peso ideale (rischia, anzi, di andare incontro a seri problemi), così ingenti stanziamenti per la difesa senza una meditata pianificazione e senza un coordinamento europeo non possono bastare. C’è il serio rischio che alla fine di questo decennio l’Unione europea abbia un ventaglio di equipaggiamenti ancora più ampio di quello odierno (compresi molti di provenienza extra-europea, che riducono ancora più la sovranità tecnologica del Vecchio continente), con tutte le conseguenze sull’effettiva integrazione militare e sulla sua difesa. Per mitigare questi rischi è importante che gli Stati membri si coordinino meglio. In particolare, quelli maggiori che di fatto esprimono tre quarti delle capacità militari europee.
Il punto di partenza è che ciascuno possa mettere in campo adeguate e omogenee disponibilità finanziarie nel campo della difesa. Una partenza in ordine sparso e una diversa velocità renderebbe impossibile ogni tentativo di trovare soluzioni congiunte nel campo delle acquisizioni e anche in quello di nuovi programmi di sviluppo. Tuttavia per Paesi troppo indebitati e alle prese con la crisi economica pre e post-pandemica questo percorso è difficile perché impatterebbe sul rispetto del Patto di stabilità. Di qui la proposta, già avanzata in passato ma oggi tornata di assoluta attualità, di escludere dai parametri del Patto una parte delle spese per la difesa. Se la Difesa europea è un superiore interesse comune dovrebbero essere esclusi, per principio, tutti gli investimenti che mirano a sanare le carenze militari europee individuate nel costante monitoraggio svolto dall’Eda, dal Comitato militare (Eumc) e dallo Stato maggiore dell’Unione europea (Eums). Fra questi dovrebbero esserci tutti quelli intergovernativi e quelli che deriveranno dai programmi di ricerca e sviluppo cofinanziati dall’Ue.
Tenendo conto della drammatica urgenza del rafforzamento militare europeo, all’inizio potrebbero essere compresi anche quelli nazionali, con alcune condizioni volte a evitare derive protezionistiche e superare le preoccupazioni di alcuni partner (in particolare i cosiddetti Paesi frugali): primo, la quota escludibile potrebbe essere limitata al 50%; secondo, la misura potrebbe essere limitata a pochi anni; terzo, il programma interessato dovrebbe comunque corrispondere a un’esigenza riconosciuta a livello europeo; in ultimo, dovrebbe esserci un coinvolgimento industriale europeo. Prima che sia troppo tardi, la difesa europea dovrebbe adottare e mettere concretamente in atto il motto tutti per uno, uno per tutti, assicurando che insieme si possa partecipare alla costruzione di una vera Europa della Difesa.
Articolo apparso sul numero 141 della rivista Airpress
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Stain -Kindergarten Part II- ADA Music/Warner Music
🎧 #RECENSIONE:
👉 Stain -Kindergarten Part II- ADA Music/Warner Music iyezine.com/stain-kindergarten…
Le sei canzoni presenti hanno quel senso di nouvelle vague tipico dell’indie americano più di avanguardia degli anni duemila, quell’inadeguatezza tra l’essere giovani o più maturi, quel gioco continuo di rimandi fra memoria e vita presente. iyezine.com/stain-kindergarten…
Stain - Kindergarten Part II - 2023
Le sei canzoni presenti hanno quel senso di nouvelle vague tipico dell’indie americano più di avanguardia degli anni duemila, quell’inadeguatezza tra l’essere giovani o più maturi, quel gioco continuo di rimandi fra memoria e vita presente.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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Storia del pacifismo italiano
Storia del pacifismo italiano
Com’è cambiato il movimento pacifista in questi ultimi decenni, dalla marcia Perugia-Assisi del 1961 alle manifestazioni contro la guerra in Ucraina. LeggiGiuliano Battiston (Internazionale)
Siamo troppi; sei di troppo
Buongiorno caro lettore e benvenuto a un nuovo episodio di Cronache del Complotto! Oggi ti parlerò di una bislacca teoria cospirazionista non particolarmente famosa. Non è tra la lista delle più note conspiracy theories su Wikipedia, e quasi certamente frutto della mia immaginazione.
I veri complottisti sono iscritti a Privacy Chronicles. Anche quelli di troppo.
Ecco, allora… la teoria del complotto è che… tu — sì, proprio tu — sei di troppo. Dici che non va bene come teoria del complotto? Va bene…vediamo di approfondire: la teoria allora è che dal dopo guerra in poi una piccola ma poderosa elite di persone ha cercato in tutti i modi di influenzare la politica occidentale (soprattutto europea) per creare un governo globalista che possa porre rimedio al fatto che al mondo ci sono decisamente troppe persone.
Secondo questa bislacca teoria del complotto, uno degli stratagemmi trovati da queste persone per popolarizzare le loro idee e renderle più accettabili (e richieste!) fu il World Economic Forum, fondato nel 1971 da Klaus Schwab grazie al supporto di personaggi poco raccomandabili.
Scansiona il QR Code con il tuo wallet LN oppure clicca qui!
Prima però facciamo un passo indietro: da dove arriva questa strana idea che al mondo ci siano troppe persone? Da un signore chiamato Thomas Malthus.
Il pensiero di Thomas Malthus
Thomas Malthus (1766-1834) fu un economista inglese oggi conosciuto per le sue teorie sulla crescita demografica.
Nel suo trattato "An Essay on the Principle of Population" (1798) Malthus afferma che, poiché la crescita demografica è esponenziale, mentre la capacità di produrre cibo è invece lineare, è anche inevitabile che il genere umano prima o poi si trovi di fronte a un qualche tipo di catastrofe inevitabile, per ribilanciare i numeri: guerre, carestie, pandemie, e così via.
"The power of population is so superior to the power of the earth to produce subsistence for man, that premature death must in some shape or other visit the human race."
VI edizione del MEET Film Festival: fino al 1° marzo sarà possibile per scuole, università e registi indipendenti inviare i propri materiali audiovisivi.
Info ▶️ cinemaperlascuola.istruzione.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola VI edizione del MEET Film Festival: fino al 1° marzo sarà possibile per scuole, università e registi indipendenti inviare i propri materiali audiovisivi. Info ▶️ https://cinemaperlascuola.istruzione.Telegram
Guerra in Ucraina, un anno di disinformazione: le conseguenze della propaganda russa in Italia
@Giornalismo e disordine informativo
Un anno fa, la Russia di Vladimir Putin negava di voler invadere l’Ucraina. Il timore per questa scelta bellicista del Cremlino circolava da quasi un anno, soprattutto negli ultimi mesi con l’invio delle truppe ai confini con l’Ucraina per quelle che si rivelarono delle finte esercitazioni. L’attacco è stato ampiamente preparato anche dal punto di vista mediatico, con false notizie e depistaggi che fungevano a creare disordine e sfiducia nell’Occidente. Un processo di disinformazione che trovava terreno fertile grazie a due anni di pandemia dove terrore e malumore hanno rafforzato un sentimento contro le istituzioni e la scienza. Non è difficile, infatti, riscontrare come gli scontenti, i No vax e i teorici del complotto si siano facilmente identificati nella propaganda russa chiaramente anti occidentale. Oggi, 24 febbraio 2023, possiamo osservare i frutti della propaganda russa, in particolare in Italia.
L'articolo di @David Puente :mastodon: continua su Open
open.online/2023/02/24/ucraina…
Leland Did It - Hotel Moderno- Dischi Uappissimi 2023
I Leland Did It sono un gruppo che è incapace di fare qualcosa di predeterminato e felicemente ordinato, “Hotel Moderno” è una bellissima testimonianza di caos musicale, di ricerca sonora e di voglia di fare rumore.
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Messaggio di prova da #pixelfed a #lemmy: test di scrittura e di verifica della formattazione nel titolo
Prova di titolo con link
@Test: palestra e allenamenti :-)
Facturusne operae pretium sim si a primordio urbis res populi Romani perscripserim nec satis scio nec, si sciam, dicere ausim, quippe qui cum veterem tum volgatam esse rem videam, dum novi semper scriptores aut in rebus certius aliquid allaturos se aut scribendi arte rudem vetustatem superaturos credunt.
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Il sacrificio di Carlo Cammeo, ucciso a scuola dai fascisti.
("Il fascismo in Italia non è nato con le grandi adunate da migliaia di persone. È nato ai bordi di un marciapiede qualunque, con la vittima di un pestaggio per motivi politici che è stata lasciata a sé stessa da passanti indifferenti")
bibliotecabfs.wordpress.com/20…
Per Carlo Cammeo a 100 anni dalla morte
La registrazione dell’incontro sul canale YouTube della Biblioteca Serantini Il 13 aprile 1921 viene assassinato a Pisa Carlo Cammeo (1897-1921), segretario della federazione di Pisa del…Blog della BFS
Littu - Accolti da antiche radici - Autoprodotto 2023
I Littu raccontano i giganteschi cicli che vivono la Terra e i suoi abitanti, con i riti che servono per compenetrare e farsi partecipi della natura e viceversa. “Accolti da antiche radici” è un titolo molto azzeccato,
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Devol ⁂
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Inoltre manca #Discourse che oltre a rappresentare i forum della nuova generazione ha appena annunciato di aggiungere il supporto ad #activitypub che porterà il primo vero forum nel fediverso
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informapirata ⁂
in reply to Devol ⁂ • • •Sarà sicuramente interessante capire in quale modo implementerà ActivityPub se davvero lo farà, Ma così come per Tumblr ho delle perplessità sulla integrazione reale con il Fediverso da parte di strumenti nati per essere privati e centralizzati
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Devol ⁂
in reply to informapirata ⁂ • • •discord si è evoluto, per mantenere gli appassionati attivi dopo le live ha aggiunto veri e propri forum di discussione con messaggi di testo, media e file in chat private:
knowtechie.com/discord-adds-fo…
New Discord feature is literally just forums
Alex Gatewood (KnowTechie)reshared this
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informapirata ⁂
in reply to Devol ⁂ • • •Ma la direzione è la stessa: sistemi non-web che vengono a prendersi gli spazi del web.
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0ut1°°k
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •post molto bello. Avevo già capito da solo come pubblicare sui subreddit di feddit ma ho comunque trovato tante informazioni utili
Guarda che hai scritto male il nome utente di @eticadigitale
@informapirata@poliverso.org @forum @informapirata@mastodon.uno @lealternative @devol @scuola @fediverso
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Informa Pirata
in reply to 0ut1°°k • •@informapirata :privacypride: @Etica Digitale @Le Alternative @Devol :fediverso: @Poliverso - notizie dal fediverso
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