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Apprendo con stupore, da un comunicato di Stampa Romana, del licenziamento in tronco di Federico Tulli, da 17 anni firma di punta di Left. Nel leggere le motiva


Una politica senza futuro


Con la lettera del 24 febbraio scorso ai presidenti delle due Camere e al presidente del Consiglio dei ministri, il presidente della Repubblica non si è limitato a segnalare il pasticcio delle concessioni balneari. Ha indicato anche altri problemi, quello

Con la lettera del 24 febbraio scorso ai presidenti delle due Camere e al presidente del Consiglio dei ministri, il presidente della Repubblica non si è limitato a segnalare il pasticcio delle concessioni balneari. Ha indicato anche altri problemi, quello dell’«abuso della decretazione di urgenza e la circostanza che i decreti-legge siano da tempo divenuti lo strumento di gran lunga prevalente attraverso i quali i governi esercitano l’iniziativa legislativa», nonché «il carattere frammentario, confuso e precario della normativa prodotta attraverso gli emendamenti ai decreti-legge e come questa produca difficoltà interpretative e applicative».

Questi problemi sono noti al governo, che sta cercando di porvi rimedio, come lo stesso presidente della Repubblica ha segnalato, ricordando «l’iniziativa che il presidente del Consiglio dei ministri ha di recente assunto, in dialogo con i presidenti delle Camere». Ma queste sono solo alcune tessere di un mosaico. Ve ne sono altre, i cui segni sono sotto gli occhi di tutti. Vorrei provare a metterle insieme, nella loro successione funzionale, perché, considerate congiuntamente, mostrano lo slittamento in corso del nostro sistema politico costituzionale, con effetti a cascata, e una trasformazione lenta e progressiva, iniziata da tempo. Tutto inizia con il fatto che «i partiti si sono allontanati dalla società», come ha scritto Luciano Violante, il 26 febbraio scorso, su Domani : pochi iscritti; forte diminuzione, con bruschi cali, della partecipazione politica attiva; perdita di elettori; rottura del rapporto elettori-eletti; forte volatilità elettorale; congressi rarissimi.

Uno dei maggiori partiti degli ultimi trent’anni ha affidato la guida della propria organizzazione ad una candidata iscrittasi in vista delle primarie e scelta da un numero di partecipanti quasi sette volte superiore al numero degli iscritti: c’è differenza rispetto alla scelta di un «podestà straniero»? Si può dire che in questo modo quel partito riesce a perdere anche le proprie elezioni interne, dopo averle delegate ad altri? La trasformazione dei partiti da associazioni in comitati elettorali, o tutt’al più in movimenti, e quindi il loro regresso allo stato iniziale della «forma partito», comporta anche un’altra conseguenza: le loro rappresentanze parlamentari non sono composte da eletti, ma da nominati, perché scelti dai vertici e assegnati a collegi più o meno sicuri.

Un’altra conseguenza della rarefazione del rapporto tra politica e società sta nel fatto che le forze politiche, non avendo né sicuri votanti né molti iscritti, operano in funzione di gruppi e associazioni di categorie. Mario Monti, sul Corriere della Sera del 26 febbraio scorso, ha segnalato la loro tendenza a regalare risorse dello Stato a categorie organizzate di cittadini nella speranza che questi contraccambino con il loro voto, un fenomeno non solo italiano, ma da noi più diffuso che altrove.

Questi fenomeni si accompagnano con uno svuotamento del Parlamento, sia in termini di persone, sia in termini di funzioni. Il numero dei parlamentari è stato ridotto di un terzo. Le funzioni molto di più. La funzione legislativa è ormai svolta dal governo (si va avanti con più di un decreto-legge a settimana). L’assegnazione alle oligarchie al vertice dei partiti del compito di scegliere i candidati e paracadutarli nei collegi ha invertito il rapporto maggioranza parlamentare-governo: se una volta era la maggioranza che dominava, oggi è il contrario. Quindi, i parlamentari più che «policy makers», sono meri «politicians». Ma, frustrati dal fatto di essere esclusi dalle maggiori decisioni, si prendono una rivincita: inseriscono nei decreti-legge del governo, che debbono convertire, ogni tipo di norme (il presidente Repubblica ha segnalato che ai 149commi originari del decreto-legge «milleproroghe» se ne sono aggiunti altri 205 nel corso della conversione parlamentare) e propongono commissioni monocamerali o bicamerali di inchiesta, una volta usate con molta parsimonia per raccogliere dati e notizie su materie di pubblico interesse, ora proposte in gran numero come strumento di battaglia politica, o talora come tribunali del popolo.

Un altro cambiamento riguarda il governo e, in particolare, il suo presidente, il cui peso e la cui forza aumentano. Ciò è dovuto, da un lato, a ragioni strutturali: il capo del governo, in un regime parlamentare, quando ha un mandato popolare e una sicura maggioranza nelle Camere, può contare sul «continuum» maggioranza parlamentare-governo, mentre il presidente di una Repubblica presidenziale non necessariamente gode dell’appoggio di una maggioranza parlamentare. Dall’altro lato, la partecipazione all’Unione europea e ai vertici dei molti organismi internazionali, costituisce un elemento esterno di rafforzamento del ruolo del capo dell’esecutivo perché le decisioni collettive più importanti vengono prese a Bruxelles o in Summit internazionali a Bali, e lì l’Italia è rappresentata dal presidente del Consiglio dei ministri. Questo, quando non è il decisore di ultima istanza, è comunque il punto necessario d’incontro tra i decisori. Le trasformazioni illustrate producono conseguenze anche sugli altri poteri, su quello amministrativo, tanto essenziale ma sempre più vincolato, e su quello giudiziario, anch’esso importante, ma ormai fuori fase rispetto alla domanda di giustizia.

Non tutti questi passaggi si sono completati, ma si è perduta la cornice politico-costituzionale che ha retto finora il nostro sistema di potere, con una verticalizzazione del potere centrale in parallelo con quello nelle regioni, anche se nel primo caso indebolito dalla breve durata degli esecutivi. Se alcuni di questi sviluppi rappresentano una tendenza inesorabile e sono effetto e causa della debolezza della democrazia, tuttavia, due aspetti segnalano una vera e propria regressione: i meccanismi di selezione del personale politico e lo «short-termism». Se né la «carriera» all’interno di un partito, né la scelta degli elettori sono utilizzati per reclutare e selezionare parlamentari e ministri, quale è lo strumento per formare le classi dirigenti politiche? Se la politica è tutta declinata al quotidiano, chi disegnerà un futuro per l’Italia?

Corriere della Sera

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Ucraina: Italia, ‘armatevi e restate’


“L’eroica reazione di un popolo disposto a fare tutto ciò che va fatto per difendere la sua libertà, la sua sovranità e la sua identità… mi ha ricordato la nascita dello Stato italiano: c’era un tempo in cui si diceva che l’Italia fosse solo un’espressione geografica. Ma col Risorgimento ha dimostrato di essere una nazione. […]

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Ucraina: una vittoria non negoziabile


Slava Heroyam! L’Ucraina sarà di nuovo gloriosa! Sulle colline ferite dell’Ucraina tornerà la vita. Le case e le strade distrutte saranno ricostruite. Famiglie separate e persone care saranno unite. I morti saranno pianti ma l’Ucraina celebrerà la libertà e la pace. Ho partecipato alla Conferenza sulla sicurezza di Monaco e questi erano i sentimenti di […]

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L’eredità presidenziale di Jimmy Carter


Con l’annuncio che l’ex Presidente novantottenne Jimmy Carter non avrebbe cercato cure mediche aggiuntive ma avrebbe vissuto il resto della sua vita sotto cure ospedaliere, lo sfogo del sentimento, sia degli esperti che del pubblico, si è concentrato sulla sua stellare post-presidenza superando la sua fallita presidenza di un mandato. I media hanno comprensibilmente evidenziato il […]

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La Russia affronti il ​​tribunale per l’aggressione contro l’Ucraina


L’idea di un tribunale speciale per il crimine di aggressione contro l’Ucraina è stata proposta per la prima volta dal professor Philippe Sands subito dopo l’inizio dell’invasione su vasta scala della Russia all’inizio del 2022. Mentre la guerra entra ora nel suo secondo anno, questa iniziativa continua a guadagnare slancio. Dall’inizio dell’invasione, il concetto di […]

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lindro.it/la-russia-affronti-i…



Così parlò Nordio, prima di diventare Ministro


Appunti, al di là dei fatti contingenti, per una riforma della giustizia. “Mementi”, se si vuole. Vergati in saggi, articoli, libri, dall’attuale ministro della Giustizia Carlo Nordio. Li si può condividere o no, ma hanno comunque il pregio della chiarezza: il ministro Nordio dice quello che pensa, dopo aver pensato a quello che vuole dire. Il “particolare” […]

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Paolo Ferrero Il 10 e l’11 febbraio scorso si è tenuto all’Avana il Primo Incontro Internazionale delle Pubblicazioni Teoriche dei Partiti e dei Movimen


Confronto sulla Separazione delle Carriere con Matteo Salvini


Nel quadro del confronto con tutte le forze politiche interessate e prendendo spunto dal libro del nostro Presidente “Non diamoci del tu”, il giorno 1 marzo 2023 alle ore 17:30 presso la nostra sede, in via della Conciliazione 10, Matteo Salvini si confro

Nel quadro del confronto con tutte le forze politiche interessate e prendendo spunto dal libro del nostro Presidente “Non diamoci del tu”, il giorno 1 marzo 2023 alle ore 17:30 presso la nostra sede, in via della Conciliazione 10, Matteo Salvini si confronterà con il Presidente Giuseppe Benedetto sul tema della Separazione delle Carriere.
Sarà presente il Sottosegretario di Stato alla Giustizia Andrea Ostellari.

L'articolo Confronto sulla Separazione delle Carriere con Matteo Salvini proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Prova con #Hashtag e formattazione nel titolo

@Test: palestra e allenamenti :-)

Ok, ciao a tutti

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COME INTERPRETA LEMMY I LINK QUANDO ESSI INCLUDONO IL 200° CARATTERE, DAI POST SENZA TITOLO OSSIA L'ULTIMO CARATTERE CHE VIENE ESTRAPOLATO PER RICAVARE UN TITOLO?

@Test: palestra e allenamenti :-)

I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo, di William Alexander
27 Febbraio 2023 - di Rita Giordano - Commenta
I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo di William Alexander
“I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo“- Storia, viaggi e avventure alla scoperta del frutto più amato di William Alexander è un saggio sulla storia del pomodoro, all’inizio disprezzato e oggigiorno osannato in tutto il mondo. Edito da Aboca Edizioni e pubblicato da pochissimo, I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo (titolo originale: Ten Tomatoes That Changed the World. A History, tradotto da Domenico Giusti) è un libro interessante, originale e leggero sulla storia del pomodoro dalle origini ai giorni nostri.

William Alexander è autore di diversi editoriali. Ha scritto varie opere, quali “52 Loaves” (2010), “Flirting with French”(2014) ma è conosciuto soprattutto per il suo memoir diventato bestseller negli USA “The $64Tomato” (2006).

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Intervista a Vittore Baroni 2023


Il 17 gennaio del 1956, un piccolo asteroide cadde nei pressi di Forte dei Marmi …

All’interno del prezioso corpo celeste, trovava dimora un’entità aliena molto particolare, che prese le sembianze umanoidi di VITTORE BARONI, con una precisa missione: insinuarsi ed integrarsi tra i terrestri, per studiarne usi e costumi.

iyezine.com/vittore-baroni-int…

#arte #mailart #mailartist



MENTRE LEMMY DIVENTA SEMPRE PIÙ IL FORUM E L'AGGREGATORE DI NEWS DEL FEDIVERSO, FLIPBOARD STA INTEGRANDO MASTODON NELLA SUA APP PRINCIPALE!

LINK


#Flipboard ha annunciato che sta integrando Mastodon nella sua app principale, in modo che gli utenti possano sfogliare i propri feed proprio come possono "sfogliare" le loro timeline di Twitter. Flipboard sta inoltre avviando la propria istanza Mastodon nel tentativo di incoraggiare un'adozione più ampia tra la sua base di utenti.

Secondo il CEO di #Flipboard Mike McCue, i due aggiornamenti sono i primi "passi iniziali" di un piano più ampio per abbracciare i protocolli di social networking decentralizzati che sono stati resi popolari da Mastodon nell'ultimo anno. Invece di fare affidamento sui "grafi sociali proprietari" di servizi come Twitter e Facebook, entrambi diventati sempre più ostili agli sviluppatori esterni, Flipboard potrebbe invece essere incentrato su ActivityPub, il protocollo open source che alimenta Mastodon e il resto dei servizi decentralizzati. che compongono il “Fediverso”.

L'articolo di Karissa Bell
FLIPBOARD IS LEANING INTO MASTODON
AND AWAY FROM TWITTER
è su Engadget

La schermata di Flipboard

Questa voce è stata modificata (2 anni fa)

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Unknown parent

@Francesco 🕳️ Purtroppo temo che attenderai molto a lungo... 😒

"This project is archived. Due to circumstances, the project as planned did not take place. This page is left as a placeholder, for transparency reasons and to perhaps inspire others to take up this work."

Ma forse qualcosa si muove di nuovo...


Discourse sta aggiungendo il supporto ActivityPub e richiedendo feedback sulla loro sp proposta ispirata a Lemmy


Pavilion e CDCK (Discourse.org) stanno discutendo la creazione di un plug-in ActivityPub per Discourse. Dopo alcune discussioni, siamo arrivati ​​alle specifiche di seguito. Qualsiasi commento o suggerimento è benvenuto prima di finalizzarlo. Si noti che il supporto per i contenuti in arrivo (ad es. post su Mastodon ecc. importati in Discourse) è intenzionalmente escluso. Sarà possibile aggiungerlo in una versione successiva.




PROVA DI TITOLO LUNGO E LINK CON RIFERIMENTO IPERTESTUALE ALL'INTERNO DEL TESTO CHE VERRÀ ESTRAPOLATO DA LEMMY PER FARLO DIVENTARE IL TITOLO DI UN NUOVO POST

@Test: palestra e allenamenti :-)

I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo, di William Alexander
27 Febbraio 2023 - di Rita Giordano - Commenta
I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo di William Alexander
“I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo“- Storia, viaggi e avventure alla scoperta del frutto più amato di William Alexander è un saggio sulla storia del pomodoro, all’inizio disprezzato e oggigiorno osannato in tutto il mondo. Edito da Aboca Edizioni e pubblicato da pochissimo, I dieci pomodori che hanno cambiato il mondo (titolo originale: Ten Tomatoes That Changed the World. A History, tradotto da Domenico Giusti) è un libro interessante, originale e leggero sulla storia del pomodoro dalle origini ai giorni nostri.

William Alexander è autore di diversi editoriali. Ha scritto varie opere, quali “52 Loaves” (2010), “Flirting with French”(2014) ma è conosciuto soprattutto per il suo memoir diventato bestseller negli USA “The $64Tomato” (2006).

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La Casa Bianca ha concesso alle Agenzie governative 30 giorni di tempo per assicurarsi che Tik Tok sia rimosso dai dispositivi dei dipendenti. Ma l’American Civil Liberties Union (ACLU) non è d’accordo. La tendenza delle istituzioni occidentali ad avversare il social media cinese si sta ormai consolidando sempre di più: le amministrazioni di Unione Europea,...


#uncaffèconLuigiEinaudi☕ – Chiara è la linea da seguire


Chiara è la linea da seguire, ed è quella della soppressione o della limitazione dei monopoli e della ricostituzione in una maniera o nell’altra della concorrenza o di una situazione simile a quella che esisterebbe se l’ipotesi della concorrenza si attuas
Chiara è la linea da seguire, ed è quella della soppressione o della limitazione dei monopoli e della ricostituzione in una maniera o nell’altra della concorrenza o di una situazione simile a quella che esisterebbe se l’ipotesi della concorrenza si attuasse.

da Di alcuni problemi di politica sociale, Lezioni di politica sociale, Torino, 1949

L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi☕ – Chiara è la linea da seguire proviene da Fondazione Luigi Einaudi.


fondazioneluigieinaudi.it/unca…



La Francia ha deciso di proteggere i minori da quei genitori che condividono compulsivamente le foto online dei figli


PARIGI — I genitori francesi dovrebbero pensarci due volte prima di pubblicare troppe foto della loro prole sui social media

@Etica Digitale

"Il messaggio ai genitori è che il loro compito è proteggere la privacy dei propri figli", ha detto in un'intervista Bruno Studer, deputato del partito del presidente Emmanuel Macron che ha presentato il disegno di legge. "In media, i bambini hanno 1.300 foto di se stessi che circolano sulle piattaforme dei social media prima dei 13 anni, prima ancora che gli sia permesso di avere un account"

L'articolo di LAURA KAYALI è su Politico




Le preoccupazioni di @EU_EDPB sui trattati Per il trasferimento dei dati personali verso gli USA. #GDPR #privacy


L'EDPB accoglie con favore i miglioramenti nell'ambito del quadro sulla privacy dei dati UE-USA, ma permangono preoccupazioni.

@Etica Digitale

«Allo stesso tempo lo #EDPB esprime perplessità e chiede chiarimenti su diversi punti. Questi riguardano, in particolare, determinati diritti degli interessati, i trasferimenti successivi, la portata delle esenzioni, la raccolta temporanea di dati in blocco e il funzionamento pratico del meccanismo di ricorso. L'EDPB accoglierebbe favorevolmente se non solo l'entrata in vigore ma anche l'adozione della decisione fosse subordinata all'adozione di politiche e procedure aggiornate per attuare l'ordine esecutivo 14086 da parte di tutte le agenzie di intelligence statunitensi.»

edpb.europa.eu/news/news/2023/…




Il rapporto redatto da Human Rights Watch, “All This Terror Because of a Photo’: Digital Targeting and Its Offline Consequences for LGBT People in the Middle East and North Africa”, esamina l’uso del targeting digitale da parte delle forze di sicurezza e le sue conseguenze offline – tra cui la detenzione e la tortura – in...


Domani parteciperò all’inaugurazione della Clinica legale: “Diritto dell’Unione Europea e Protezione dei dati personali” organizzata dall’Università degli Studi di Milano – Bicocca. Per info clicca qui.


Il nostro altruismo perduto


Non è solo a causa dell’antiamericanismo diffuso, forse nemmeno a causa delle proprie posizioni politiche, che parte degli italiani è contraria all’appoggio agli ucraini L’antiamericanismo, certo. Quell’antiamericanismo magistralmente descritto da Anton

Non è solo a causa dell’antiamericanismo diffuso, forse nemmeno a causa delle proprie posizioni politiche, che parte degli italiani è contraria all’appoggio agli ucraini

L’antiamericanismo, certo. Quell’antiamericanismo magistralmente descritto da Antonio Polito qualche giorno fa proprio sul Corriere quale nucleo politico forte della contrarietà di una parte vasta di italiani a un appoggio militare del nostro Paese alla resistenza dell’Ucraina contro la Russia. Un antiamericanismo carico di motivi di ogni genere: da quelli più esplicitamente politici a quelli non meno forti, espressione di una disposizione psicologica e culturale che puntualmente ritorna a farsi sentire. Espressione, tra l’altro, di un patetico complesso d’inferiorità che si camuffa nel suo contrario: per cui ci sentiamo tenuti a ribadire, ad ogni occasione, qualche nostra presunta superiore diversità nei confronti degli americani, quasi che però nel nostro intimo non fossimo per nulla sicuri della sua effettiva esistenza. A me pare, per l’appunto, che i motivi più veri della contrarietà a schierarsi con l’Ucraina di tanta parte dell’opinione pubblica italiana molto più che con la politica in senso proprio abbiano a che fare con questo genere di cose. Con stati d’animo radicati nell’inconscio del Paese, con una mutata sensibilità etica. Ciò che infatti più mi colpisce negli italiani che negano il loro appoggio alla causa ucraina è — posso dirlo? — una cosa che non saprei che definire in un modo: indifferenza morale.

Ma come? Non gli dice nulla la figura di Putin? Non significa nulla che si tratti di un signore il quale negli anni ha già aggredito due o tre Paesi, ha condotto un po’ dappertutto feroci guerre di sterminio radendo al suolo intere città, e non perde occasione per sbandierare le sue ambizioni imperialistiche? E davvero per questi nostri concittadini è del tutto indifferente, è una cosuccia da niente, che ad ogni momento egli vomiti disprezzo sul nostro modo di vivere, su tutto quello che siamo, sulla nostra libertà? E davvero per loro conta poco o nulla, ai fini del giudizio da dare sulla guerra in corso, il fatto che uno dei contendenti, cioè il sullodato Putin, sia un organizzatore compulsivo di assassinii politici, un abituale avvelenatore di avversari, uno incline a spedire in galera (come minimo) chiunque osi opporsi alle sue decisioni? Come si spiega, mi chiedo, una simile gelida impassibilità di fronte a realtà così evidenti? Come si spiega dopo tutto quello che è accaduto in Europa nel ’900 questa indifferenza ai crimini di guerra più atroci, premeditati, ripetuti, documentati, commessi dalle truppe russe in Ucraina? Non è a dir poco sorprendente che oggi qui in questo Paese ci siano tanti pronti ad andare in brodo di giuggiole per l’esibizione sanremese di Benigni in lode dei valori della Costituzione ma per i quali rapire e deportare migliaia di bambini ucraini, come hanno fatto i russi nelle zone occupate, non voglia dire sostanzialmente nulla per decidere da quale parte stare?

O forse dobbiamo pensare davvero che nel giudizio di una parte di nostri concittadini sulla guerra in corso abbia un peso maggiore di quello che si deve dare a una battuta l’epiteto di «comico ebreo» che, a proposito di Zelensky, abbiamo più volte ascoltato in questi mesi? È vero, gli ebrei hanno un’antica tradizione di versatilità nell’umorismo e nell’arte della recitazione. Sospetto però che quelle parole volessero dire qualche altra cosa: c’entra forse anche questa nella diffusa antipatia per la causa ucraina?

Un’antipatia, un rifiuto infastidito, un volersi girare dall’altra parte, in cui, di nuovo, sembra di vedere qualcosa, che con la politica c’entra poco. E cioè, in sostanza, l’uscita della guerra dall’orizzonte di milioni di «nuovi» italiani. Ma non già nel senso di un’ovvia preferenza per la pace rispetto alla guerra che condividiamo tutti anche se non ne facciamo una bandiera nella quale avvolgerci. Bensì nel senso di una ormai compiuta estraneità nei confronti dei tratti del carattere e della personalità, anche del modello educativo, del mondo culturale e morale che la guerra mette in gioco: beninteso la guerra in difesa della patria, quella di cui qui si tratta e che gli ucraini stanno combattendo (e quale altra se no? visto che sul fatto che l’aggressione venga dalla Russia nessuno ha il coraggio di discutere) e che anche la nostra Costituzione definisce un dovere sacro di ogni cittadino.

Ma quanti sono, mi chiedo, gli italiani che oggi sentono un tale dovere? Quanti sono le donne e gli uomini disposti quindi a pensare che esistono cause per le quali è giusto mettere da parte la propria esistenza quotidiana con i suoi piccoli e meno piccoli piaceri, le sue comode abitudini, e accettare rinunce, disagi, pericoli, magari anche di rischiare la propria vita? Perché la guerra è questo. La guerra mette in gioco la tenacia, la forza di volontà, il coraggio, anche l’abnegazione di cui siamo capaci, e dunque i valori personali e collettivi a cui siamo stati educati e in cui siamo cresciuti. Evoca per sua natura l’idea che esista qualcosa di più importante e quindi di più grande della nostra vita. In questo senso essa è a suo modo una terribile prova di altruismo.

Che gli ucraini stanno affrontando nella maniera che si sa. E forse il pacifismo nostrano è solo il rimorso (forse anche un rimosso rimpianto?) per la consapevolezza di non essere più capaci di essere come loro.

Il Corriere della Sera

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Tra i signori della guerra si conferma il guerrafondaio Stoltenberg che continua a annunciare che l'Ucraina entrerà nella NATO, non torneremo a relazioni norma


Affondare


Si deve far tacere il cuore, per ragionare. Tacere dovrebbero le polemiche inutili e la stoltezza presuntuosa di chi suppone di potere essere argine o leva di un tale fenomeno. Per ora, solo per ora, quelli di Crotone sono gli ultimi morti. Un bambino che

Si deve far tacere il cuore, per ragionare. Tacere dovrebbero le polemiche inutili e la stoltezza presuntuosa di chi suppone di potere essere argine o leva di un tale fenomeno. Per ora, solo per ora, quelli di Crotone sono gli ultimi morti. Un bambino che muore, il fratellino che se lo vede sfuggire, decine di corpi che galleggiano. Ci può essere strazio più grande? Sì, sapere che si sarebbe potuto evitare. E sì, sapere che quelli erano profughi, afghani, iraniani, siriani in fuga da despoti, fanatici e guerre, gente che aveva il diritto d’essere accolta. Il diritto. Taccia il cuore, che non ha parole intelligenti da dire. Ragioniamo su cosa fare.

Invocare l’Unione europea è abbaiare alla luna. Le parole del Presidente della Repubblica hanno un contenuto diverso. Prima l’appello è alla comunità internazionale, perché cessino le guerre, le persecuzioni e il terrorismo. Nobile intento, che resterà fra le cose inutilmente dette. Mentre relativamente all’Ue l’invito è ad assumere <<in concreto la responsabilità di governare il fenomeno>>. E qui la questione è schiettamente politica, coinvolgendo la necessità di cedere sovranità nazionale.

Due cose, avremmo dovuto imparare, non funzioneranno mai: a. supporre di potere fermare tutte le partenze; b. provare a dividersi quanti arrivano. La prima non funzionerà mai perché se la guerra o la fame minacciano i miei figli io parto, strafregandomene di cosa dicono le leggi altrui. Su quel bisogno insopprimibile speculano i trafficanti, ma il problema è il bisogno, il trafficante un’aggravante. La seconda cosa non funzionerà mai perché l’irregolarità all’origine della partenza genera irregolarità all’arrivo e, nell’incapacità di distinguere e identificare, anche chi dice di volere condividere poi può obiettare e non far accedere. Senza contare i governi, come taluni nostri, che barattano la gestione della frontiera con benefici finanziari. Sono cose che non funzioneranno mai. Il che ha condotto alla mostruosità di persone che avevano il diritto d’essere accolte e che finiscono affogate.

Quel che non abbiamo mai sperimentato, perché non abbiamo voluto farlo, è affidare alle istituzioni dell’Unione il governo dell’intera questione. Il che comporta che la frontiera italiana resta italiana (francese, spagnola e via andando), ma quando viene penetrata dall’esterno e in modo massiccio diventa solo e soltanto una frontiera europea, sicché non solo la sua difesa, ma la sua stessa giurisdizione fa capo all’Ue. Significa che la Guardia costiera italiana agisce per conto Ue, come la Banca d’Italia agisce nel sistema Banca centrale europea. Significa che risponderanno al diritto europeo quanti si trovano, da neo arrivati, su territori nazionali che vengono sottratti alla giurisdizione nazionale, divenendo extraterritoriali. Quindi sarà chi agisce sotto il dominio del diritto europeo a identificare, individuare i profughi (che nessuno rifiuta di accogliere), ordinare gli ingressi e gestire i respingimenti. In un sistema in cui forza, diritto e costi sono condivisi, secondo quanto già si fa in altri campi. Abbiamo visto quelle vite affondare, eliminate come d’insetti, se ne tragga almeno la determinazione e il coraggio di affondare il colpo e cambiare il modo in cui gestiamo il dramma.

Non è l’Ue che si attiva per “non lasciare sola l’Italia”, come odiosamente si ripete, ma l’Ue che assume la responsabilità diretta. Non potrà farlo, però, senza la cessione di sovranità da parte degli Stati nazionali. Si è andati in questa direzione con alcuni pattugliamenti navali o con la guardia doganale, ma senza il coraggio di rendere compiuto il passaggio di competenze. In quell’equivoco crescono anche gli antieuropeisti che si lamentano di quello che l’Ue non fa, salvo a impegnarsi per evitare che possa farlo.

C’è qualche cosa di guasto nel pretendere che tutto si riassuma nelle colpe o meriti di questo o quel governo, c’è l’incapacità di comprendere che sono irrilevanti. Come i dati e la realtà non si stancano di ricordarci.

La Ragione

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Un gruppo di lavoratori della Portovesme srl, l’unico produttore italiano di zinco e piombo da primario, si è arrampicato su una ciminiera alta cento metri c


Il mio intervento al convegno “Navighiamo in sicurezza. Scopri come tutelare i tuoi dati” organizzato dalla Facoltà di economia dell’UNINT – Università degli Studi Internazionali di Roma.


CONFESSIONI DI UNA MASCHERA - INVERNO MMXXIII


Scrivere di musica. Una passione che rischia di diventare un’ossessione. Questo l’incipit che crediamo possa meglio di tanti giri di parole introdurre quello che sarà l’argomento di questa nostra “confessione”.

iyezine.com/confessioni-di-una…



Data brokers: Identification possible to sell ads, not to exercise fundamental rights


Broker di dati: Identificazione possibile per vendere annunci, non per esercitare i diritti fondamentali noyb ha presentato una serie di reclami contro siti web e broker di dati che non hanno gestito correttamente le richieste di accesso utilizzando i cookie come fattore di autenticazione. Person wears name tag with


noyb.eu/en/data-brokers-identi…



Che significa "usare" bitcoin?


Un mio post su twitter ha scatenato reazioni opposte e anche abbastanza infiammate. Il post era: “Spendete 'sti cazzo di bitcoin. Il risparmio d…

Un mio post su twitter ha scatenato reazioni opposte e anche abbastanza infiammate. Il post era:

“Spendete 'sti cazzo di bitcoin. Il risparmio del 100% è da degenerati mentali.”


Cioè che intendevo è: risparmiare in bitcoin è fantastico, ma risparmiare al 100% — cioè non spendere mai bitcoin — non aiuta te stesso e non aiuta neanche la causa politica di bitcoin. Perchè dico questo? Per almeno 4 motivi:

  • Una questione di privacy: tutti i pagamenti elettronici e bancari sono tracciati, analizzati, censurati. Se esiste un’alternativa concreta per proteggere privacy e autodeterminazione, perché non usarla?
  • Una questione politica: il successo di bitcoin non è scontato. È il nemico pubblico nr.1 e non è custodendolo in cold storage fino alla morte facendo meme su twitter che si porterà avanti la sua causa. Le persone normali hanno bisogno di toccare con mano e capire che può essere usato come moneta.
  • Una questione filosofica: come suggeriva Ayn Rand: il pensiero senza azione è una frode. Molti libertari criticano il sistema FIAT e al tempo stesso lo usano anche quando l’alternativa sarebbe facilmente disponibile. Questa per me è una contraddizione, oltre che una frode verso se stessi.
  • Una questione di responsabilità: aspettare che “altri” scelgano di iniziare a usare bitcoin come moneta e poi tirar fuori il gruzzoletto dal cold storage in un famigerato momento di hyperbitcoinization lo trovo assurdo. Perché pretendere che altri facciano ciò che noi non vogliamo fare? Chi sceglie di non usare bitcoin sta delegando il suo futuro a gente nei paesi del terzo mondo che NON può fare a meno di usare bitcoin.

Sono curioso di sapere cosa ne pensano i lettori e anche

5664558A proposito di usare Bitcoin…se vuoi donare qualche sats, scansiona il QR CODE col tuo wallet LN oppure clicca qui!


privacychronicles.substack.com…





A noi comunque fa piacere che si sia imposta una delle poche personalità di sinistra che sottrattasi al gravissimo, complice e silenzioso appoggio alla schiforma oligarchica del taglio di rappresentanza parlamentare!

https://twitter.com/informapirata/status/1303725588675465222





I cespugli consentono al PD-parassita di nutrirsi dei partitini di sinistra: il PD ne dà un senso politico e ne giustifica l'esistenza (e le rispettive dirigenze) in cambio di sostegni in coalizione e di un tributo migratorio delle migliori individualità
informapirata.it/2022/02/12/dar…


[share author='Informa Pirata #WeAreAllAssange #PiratesForAssange' profile='https://twitter.com/informapirata' avatar='https://pbs.twimg.com/profile_images/1362822279810449412/luhv2IGn_400x400.jpg' link='https://twitter.com/informapirata/status/1630119805347930115' posted='2023-02-27 08:17:02']Purtroppo @sbonaccini ha perso! La sua elezione avrebbe accelerato l'inarrestabile autodistruzione del PD.
Ma almeno la vittoria di @ellyesse contribuirà a distruggere i "cespugli" di "sinistra" come @PossibileIt, il piccolo horcrux personale che tiene ancora in vita @civati

twitter.com/beabri/status/1629…




Il superbatterio della diarrea antibioticoresistente si diffonde in fretta e gli scienziati... se la fanno addosso

@Scienza e innovazione

I funzionari dei Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie stanno lanciando l'allarme per un superbatterio che causa la diarrea. I dati del CDC mostrano un notevole aumento di ceppi di batteri Shigella ampiamente resistenti ai farmaci nell'ultimo mezzo decennio. Sebbene queste infezioni in genere non siano gravi, sono necessari antibiotici per prevenire e curare casi potenzialmente letali e i batteri possono trasmettere i loro geni di resistenza ad altri germi fastidiosi.

La Shigella è una delle fonti più comuni di diarrea nel mondo, con circa 450.000 infezioni ogni anno negli Stati Uniti. La maggior parte dei casi sono "lievi", ma ti lasciano comunque soffrire di circa una settimana di diarrea, febbre e crampi. A volte, la diarrea diventa sanguinolenta, una condizione nota come dissenteria. Più raramente, l'infezione può causare complicazioni come grave disidratazione, convulsioni, danni ai reni e sepsi (spesso perché i batteri entrano nel flusso sanguigno). La malattia grave è più probabile nei giovanissimi e nelle persone con un sistema immunitario indebolito.

[b][urlhttps://gizmodo.com/cdc-advisory-shigella-drug-resistant-bacteria-1850164899]Il post di Ed Cara è su Gizmodo[/url]

Fotografia di un rotolo di carta igienica su un portarotolo appeso al muro

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Le Associazioni e i Comitati territoriali dei Castelli Romani – nello specifico i Comitati di quartiere di Albano, Pavona e Cecchina, FARE Castelli, l’ANPI