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Nuovo budget per il Pentagono. Ecco cosa prevede per ciascuna Forza armata


Il Pentagono ha presentato il suo piano di spesa, dettagliando la richiesta di budget per la Difesa proposta dalla Casa Bianca al Congresso. L’amministrazione Biden ha infatti chiesto 842 miliardi di dollari per il dipartimento della Difesa, un aumento de

Il Pentagono ha presentato il suo piano di spesa, dettagliando la richiesta di budget per la Difesa proposta dalla Casa Bianca al Congresso. L’amministrazione Biden ha infatti chiesto 842 miliardi di dollari per il dipartimento della Difesa, un aumento del 3,2% (circa 25 miliardi) rispetto agli 817 stanziati per l’anno in corso, da destinare soprattutto ai nuovi sistemi unmanned, caccia, missili ipersonici e sottomarini. “La richiesta di bilancio del presidente – ha spiegato il segretario alla Difesa, Lloyd Austin – fornisce le risorse necessarie per affrontare la sfida della Repubblica popolare cinese, le minacce avanzate e persistenti, accelerare l’innovazione e la modernizzazione e garantire la resilienza operativa in un clima in continuo cambiamento”.

Army

Partendo dalle forze di terra, lo US Army ha richiesto 185 miliardi e mezzo di dollari per il proprio budget, ritenuti necessari per mantenere una forza di 452mila militari, lo sviluppo di nuovi sistemi d’arma e aumentare la propria presenza nel quadrante indo-pacifico. La previsione per l’Esercito è in realtà poco più alta di quella prevista per l’anno in corso, aggiustata soprattutto per far fronte alla inflazione prevista sul Pil statunitense. In particolare, a essere finanziati sono i programmi di acquisizione, ricerca e sviluppo delle piattaforme di prossima generazione. Circa 944 milioni di dollari saranno destinati alla ricerca sulle armi ipersoniche a lungo raggio, con ulteriori 157 milioni per la fase di procurement, 550 milioni andranno ai missili a medio raggio e 657 per i missili di precisione PrSM. Importante anche il programma del Future vertical lift, con la forza armata che ha assegnato 458 milioni alla gara del Future attack reconnaissance aircraft (Fara), l’elicottero d’assalto di prossima generazione che dovrà sostituire l’AH-64D Apache, a cui Sikorsky partecipa con il proprio modello RaiderX.

Navy

Con la nuova richiesta di bilancio il dipartimento della Marina richiede circa 255 miliardi di dollari, 202 destinati alla US Navy e 53 al corpo dei Marines. Nel 2024 la Marina ha deciso di dare priorità all’acquisto di nove navi da combattimento, il secondo sottomarino classe Columbia, due classe Virginia, due cacciatorpediniere classe Arleigh Burke, due fregate classe Constellation (prodotte insieme all’italiana Fincantieri), una nave rifornimento classe John Lewis e un nuovo tender per sottomarini. Per quanto riguarda le piattaforme navali, la Us Navy prevede lo sviluppo di una nuova arma ipersonica e l’acquisto di ulteriori 88 velivoli, tra cui gli F-35. I fondi finanzieranno anche quattro programmi di munizioni con missili standard, d’attacco, antinave a lungo raggio e aria-aria. Per quanto riguarda lo sviluppo dei programmi del futuro, la Marina investirà sul caccia di nuova generazione F/A-XX, sul sottomarino SSN(X) e sul cacciatorpediniere di nuova generazione.

Marines

Meno fondi, invece, per le unità dei Marines, con il dipartimento che ha deciso di non richiedere alcuna nave per la guerra anfibia, una decisione attesa ma destinata ad essere controversa, con il Congresso che ha recentemente ricevuto uno studio congiunto Marina-Marines in cui si delineavano le necessità di navi di classe L per la flotta. In particolare i vertici del Corpo dei Marines hanno sottolineato l’esigenza di avere almeno 31 navi anfibie. Invece, il budget ha previsto una pausa nell’acquisto di nuove unità per consentire alla Marina di valutare sia il numero di navi sia le capacità necessarie di tali vascelli. Di fronte a questa decisione, i Marines mettono in guardia dal rischio che un numero esiguo di questo tipo di unità mette l’intera capacità anfibia degli Stati Uniti in pericolo.

Air force

Per l’Aeronautica, invece, sono previsti 185,1 miliardi di dollari, una richiesta che andrà soprattutto verso lo sviluppo delle nuove capacità, a partire dal programma del caccia di sesta generazione Next generation air dominance (Ngad) e relativi sottosistemi unmanned. Per l’Usaf si tratta di quasi cinque miliardi e mezzo in più rispetto al budget attuale. In particolare, i fondi per la ricerca e sviluppo raggiungono i 36,2 miliardi, un aumento di quasi il 10%. Trenta miliardi, invece, andranno al procurement, con 4,7 solo per i missili. Nel piano dell’Air force, inoltre, è previsto anche un corposo programma di ritiro dal servizio di diversi velivoli meno aggiornati, e che rischiano di assorbire troppe risorse rispetto alle necessità operative di avere mezzi sempre all’avanguardia. Tra questi compare l’A-10 Warthog, un mezzo che l’Usaf ha cercato più volte di mandare in pensione, trovando però l’opposizione del Congresso. Naturalmente, i pensionamenti saranno bilanciati da una campagna acquisti di un centinaio di nuovi aerei, tra cui 72 caccia, di cui 48 F-35. Per quanto riguarda l’Ngad, invece, l’Usaf ha richiesto due miliardi di dollari, prevedendo di acquistarne un primo lotto da duecento velivoli.

Space force

Un aumento del 12%, quasi quattro miliardi, anche per la Space force, l’ultima nata tra le Forze armate a stelle e strisce, che vede il suo budget arrivare a trenta miliardi di dollari, concentrati soprattutto nella ricerca e sviluppo e nei sistemi di allarme e tracciamento anti-missile. L’incremento riflette in particolare il focus della forza spaziale di rimanere sempre davanti al suo principale avversario, la Cina, che sta modernizzando molto rapidamente il proprio arsenale spaziale. L’obiettivo dell’Ussf è anche quello di costruire una infrastruttura orbitale maggiormente resiliente, in modo da mitigare i potenziali rischi. Rispetto ai sistemi anti-missile, i fondi andranno a due famiglie di satelliti per l’orbita bassa (Leo) e media (Meo). Circa due miliardi e mezzo, meno di quanto previsto con l’ultimo budget, andranno invece a una costellazione di satelliti in orbita geosincrona per la sorveglianza. Il motivo di questa riduzione è stato dato dal segretario per l’Aeronautica (che gestisce anche l’Ussf), Frank Kendall: “la missione è identificare le navi anfibie dirette su Taiwan, non leggere le targhe auto dallo spazio”, un obiettivo raggiungibile anche con meno fondi.


formiche.net/2023/03/budget-pe…



Chi ha fatto fallire la Silicon Valley Bank e cosa succederà adesso?


Venerdì 10 marzo, la Silicon Valley Bank (SVB), con sede in California, è stata costretta a chiudere. SVB è stata tra le prime 20 banche statunitensi per attività. Il suo crollo è stato il secondo più grande fallimento bancario nella storia degli Stati Uniti. Chi potrebbe aver causato il crollo di SVB? Esaminiamo uno per uno i potenziali […]

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La Gran Bretagna di Sunak, i rifugiati e la fine della democrazia liberale


Tutto quello che ho per difendermi è l’alfabeto; è quanto mi hanno dato al posto di un fucile (Philip Roth) “Fermate il mondo voglio scendere” urlavano, urlavamo, i pacifisti e tanti giovani intrisi di ideali sogni speranze nei faticosi difficili pericolosi anni ’70. Anni di terrorismo bombe ideali di un mondo ancora lontano e perciò più […]

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Drogati


Forse l’espressione “speculare sui morti” non è fra le più raffinate, specie se usata stando al governo, ma ha ragione la destra che accusa la sinistra di utilizzare il tema dell’immigrazione e dei morti per far propaganda. Proprio come la destra fece nei

Forse l’espressione “speculare sui morti” non è fra le più raffinate, specie se usata stando al governo, ma ha ragione la destra che accusa la sinistra di utilizzare il tema dell’immigrazione e dei morti per far propaganda. Proprio come la destra fece nei confronti della sinistra, accusandola di attirare disperati ed essere complice degli scafisti, provocando morti. Naturalmente tale scambio di elevatezze insensate non risolve nulla, ma la tentazione di fare all’altro quel che non vuoi sia fatto a te è così forte da tacitare ogni diverso richiamo. Purtroppo il tema dell’immigrazione non è isolato. Guardiamo a quel che succede sul fronte della giustizia, accogliendo con interesse le parole del sottosegretario, Andrea Delmastro: tiriamo fuori i drogati dal carcere e mandiamoli in comunità. Tesi che ha una storia istruttiva. Vale la pena conoscerla.

Oggi il 30% circa dei detenuti è tossicodipendente. Nessuno è in carcere in quanto drogato, perché drogarsi non è un reato. Ma, a parte il caso di chi fa lo scassinatore e si droga, resta il fatto che per comprare la droga servono i soldi e se non li hai o li hai finiti provvedi commettendo reati. E finisci in carcere. Dice Delmastro: visto che le carceri sono sovraffollate e i drogati starebbero meglio dove li si aiuti a smettere, mettiamoli in comunità. Quello del sovraffollamento è un problema serio, però anche l’approccio sbagliato, parlando di droga. Ma perché una cosa così ovvia non si è già fatta? Questo è il bello.

La proposta di legge per mandare i drogati in comunità e non in carcere fu presentata nel 1984. La firmò l’onorevole Mimmo Pellicanò, appositamente scelto mediano e in solitario, dato che la legge nasceva dal lavoro che avevamo fatto con la Lenad di Piera Piatti (ed altri) e con Vincenzo Muccioli. Andammo a parlare con tutti, da Giorgio Almirante a Luciano Violante, e molti dei nostri interlocutori convenirono e presero parte ad eventi pubblici. Restavano delle differenze, come è bene, ma se il dibattito fosse stato quello che animavamo, la proposta sarebbe divenuta legge nel 1985. Non lo divenne mai. Perché per i sinistri le comunità erano luoghi chiusi e totalizzanti (invece la prigione era bella aperta e socializzante) e per i destri la galera era il meno da augurare a chi corrompeva i giovani e le piazze. Per i sinistri eravamo repressivi e per i destri lascivi. Risultato che vararono il principio della “modica quantità”, con cui la sinistra (assieme alla Dc) pensava di salvare i drogati dal carcere, ma salvando in quel modo il piccolo spaccio, mentre la destra si distinse per lo sport ancora in voga: il rialzo della pena. Nel frattempo molti giudici decidevano di mandare i drogati in comunità, ai domiciliari, mentre altri mandavano in galera i gestori delle comunità, perché s’ostinavano a trattenere quelli mandati da loro agli arresti.

Il governo, però, non ricominci come se 40 anni non fossero passati, perché è cambiata la realtà ed è rimasta uguale l’esigenza. Allora la droga più diffusa era l’eroina, oggi le amfetamine in pasticca (l’eroina spesso torna per far “calare” l’effetto di amfetamine e cocaina). Questo cambia i drogati, che cominciano molto più giovani, e cambia la mitica “crisi d’astinenza”, che non è affatto il problema più grosso. Dice Delmastro che vanno mandati in comunità per essere disintossicati, ma anche questa è cosa minore. Il problema non è togliere la droga, ma metterci dell’altro: voglia di vivere, motivazioni, capacità di lavorare, dignità di un ruolo. Se si fallisce ritorneranno in cella, sicché lo sfollamento sarà temporaneo.

E no, non comincino a parlare di <<patto con le Regioni>>, perché oltre che dalla faziosità insensata la politica va disintossicata dalla dipendenza da miti e funzioni il cui conclamato fallimento è pari al sicuro sbattimento della vita da drogati. I drogati non vedono alternativa e la politica nemmeno, il che li spinge a commettere sempre gli stessi errori, pur sapendo che sono errori.

La Ragione

L'articolo Drogati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Al sistema bancario Usa servono regole più stringenti


« Le banche saltano in aria per due motivi: carenze di liquidità o problemi di solidità patrimoniale. Ho il sospetto che per questa banca americana sia avvenuto il combinato disposto dei due». Il numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli, ha una visione privi

«Le banche saltano in aria per due motivi: carenze di liquidità o problemi di solidità patrimoniale. Ho il sospetto che per questa banca americana sia avvenuto il combinato disposto dei due».
Il numero uno dell’Abi, Antonio Patuelli, ha una visione privilegiata del sistema del credito e mantiene i nervi saldi di fronte alla grande tempesta di Silicon Valley Bank.

Presidente, la vicenda ha radici lontane: è stato Donald Trump ad alzare il tetto per gli attivi di banche come Svb, rendendo meno severi i controlli voluti da Barack Obama.

«Questa banca era stata esonerata da rispettare i requisiti di liquidità, ma la deregulation negli Stati Uniti viene da lontano: è stata una delle cause prima della crisi dei subprime poi del grande crac di Lehman Brothers e ora di Svb».

Basilea 3 impone alle banche europee soprattutto un equilibrio tra attivi e passivi.

«Certo, e la capacità di equilibrio è stato un errore per Svb, perché con una raccolta molto breve non si possono fare investimenti finanziari troppo a lunga scadenza e di conseguenza, per ragioni di liquidità, hanno venduto parte del portafoglio finanziario, cosa che ha portato minusvalenze nel patrimonio, innestando l’aggravamento della crisi».

Il rialzo repentino dei tassi ha cambiato lo scenario: Svb, come altri, era abituata a investire intitoli con redditività elevata causata da un lungo periodo di tassi negativi.

«Vero. Le banche sono società di estrema complessità, non hanno solo due piatti sulla bilancia —l’attivo e il passivo —, per cui l’equilibrio è qualcosa di estremamente complesso, ecco perché il lassismo è rischioso. Quando le banche centrali alzano i tassi di interesse, per gli istituti di credito non è una festa generalizzata. I vantaggi si vedono subito e sono l’aumento dei ricavi, ma gli svantaggi si vedono solo più tardi: la crescita del costo della raccolta e le minusvalenze appunto sui portafogli titoli e le crisi di imprese che si traducono in insolvenze e sofferenze».

Il governatore Ignazio Visco e il consigliere del direttivo Bce Fabio Panetta continuano a chiedere prudenza nell’aumentare i tassi.
«Sono totalmente d’accordo con loro: le manovre sui tassi siano operate con prudenza. Il problema è avere per tutto l’Occidente regole identiche e non norme diverse che favoriscono qualcuno ma non impediscono la crescita delle difficoltà. Chiediamo che le regole sulle due sponde dell’Atlantico siano applicate in maniera identica per ragioni di uguaglianza e presupposti di concorrenza, competitività, prudenza e vigilanza. Semmai da noi c’è un eccesso di regolamentazione mentre le crisi vengono sempre da “Oltremare”». Gli stress test allora servono. «Le regole rigide fanno bene! Sono come le terapie preventive: si sopporta lo sforzo, ma poi se ne hanno benefici».

C’è un rischio sistemico per l’Italia?

«Solo le autorità di vigilanza e il ministro dell’Economia, in quanto presidente del Comitato interministeriale per il credito e il risparmio, possono avere un quadro completo. Ho letto dichiarazioni rassicuranti di Giorgetti che condivido sulla base di ragionamenti. Primo: Lehman Brothers era una crisi sistemica di una tra le banche più grandi, cosa che non è Svb. Secondo: da Lehman è passato un quindicennio, un periodo usato bene in Europa e Italia per realizzare l’Unione bancaria con la vigilanza unica che ha portato all’aumento delle soglie di patrimonio indispensabile. Terzo: le nostre banche hanno 400 miliardi investiti in titoli di Stato che producono riserve di liquidità e il rischio minusvalenza si combatte con portafogli obbligazionari non a lunghissima scadenza». «La possibilità di un impatto indiretto è qualcosa che dobbiamo monitorare», ha detto Gentiloni. «Saggio Gentiloni, non a caso è commissario economico dell’Ue. Gli effetti indiretti si vedono già da venerdì con andamenti flettenti nelle Borse in Europa». Forse il vero pericolo viene dall’inflazione. «Le imprese hanno già iniziato a ritirare depositi. A seconda delle necessità e delle possibilità, nel senso che costando di più le attività finanziarie per il rialzo dei tassi cercano di aver meno bisogno di prestiti, vediamo che i crediti alle aziende non crescono molto. Auspico quindi che, dopo Svb, la Bce faccia una riflessione in più rispetto alla decisione già annunciata di aumentare ancora i tassi».

Il Corriere della Sera

L'articolo Al sistema bancario Usa servono regole più stringenti proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



📚 Oggi, al Ministero, è stata inaugurata un’esposizione di libri alla presenza del Ministro Giuseppe Valditara e del Generale Ispettore Capo Basilio Di Martino dedicata al Centenario dell’Aeronautica Militare, che cade il prossimo 28 marzo.


Mondo multipolare. Petromonarchie in soccorso di Erdogan


In soccorso di Erdogan, alle prese con il duello elettorale del 14 maggio, accorrono Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti, a lungo nemici del regime turco. Una riconciliazione in nome del mondo multipolare L'articolo Mondo multipolare. Petromonarchie in

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 10 marzo 2023 – Dopo il terremoto del 6 febbraio che solo in Turchia ha provocato quasi 50 mila morti, le petromonarchie sono state in prima fila nell’invio ad Ankara di ingenti aiuti. Nei giorni scorsi, poi, i paesi capofila del Consiglio di Cooperazione del Golfo – Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti – hanno compiuto dei passi molto significativi nel percorso di riavvicinamento alla Turchia iniziato nel 2021.

Storico accordo con gli Emirati
In particolare, il 3 marzo Abu Dhabi ha firmato con Ankara uno storico accordo commerciale – ribattezzato Comprehensive Economic Partnership Agreement (Cepa) – che punta a raddoppiare il volume attuale degli scambi tra i due paesi, portandolo a 40-45 milioni di dollari entro il 2028. Già ora, la Turchia è il sesto partner commerciale degli Emirati: nel 2022 gli scambi bilaterali hanno toccato quota 19 miliardi, con un aumento del 40% rispetto all’anno precedente.
L’accordo, firmato durante una visita del ministro del Commercio turco Mehmet Mus nella capitale emiratina, è incentrato su settori come l’agritech, la produzione di energia rinnovabile, la logistica e le costruzioni e include la riduzione dell’82% delle tariffe doganali tra i due paesi.
«Le barriere al commercio di beni e servizi verranno rimosse e le attività dei nostri investitori e imprenditori saranno agevolate. In questo modo costruiremo su basi solide un ponte economico che si estende dall’Europa al Nord Africa, dalla Russia al Golfo» ha commentato il presidente turco Erdogan.
«La Turchia ha un’enorme potenziale di crescita. Sarà una delle più grandi economie emergenti che domineranno i mercati globali tra 20 anni» ha invece dichiarato Thani al Zeyoudi, ministro emiratino per il Commercio Estero.
Abu Dhabi ha promesso massicci investimenti nell’economia turca attraverso entità dipendenti dal governo emiratino. La ricostruzione di un sesto del paese distrutto dal sisma di un mese fa rappresenta una vera e propria miniera d’oro per gli investitori che potranno contare su corsie preferenziali e sulle ingenti commesse delle istituzioni turche. Già nel 2022, grazie anche ai finanziamenti a pioggia varati da Erdogan in vista delle cruciali elezioni presidenziali del 14 maggio, il Pil del paese era cresciuto del 5,6%. D’altra parte gli Emirati puntano a diventare uno dei centri mondiali degli affari e della finanza, e allo scopo stanno varando accordi economici di carattere strategico con vari paesi, tra i quali Israele, l’India e l’Indonesia.

5942013
Il presidente emiratino Mohamed bin Zayed insieme a quello turco Erdogan

Riad puntella la Lira turca
A causa del terremoto, nelle scorse settimane la Banca Centrale turca ha dovuto stanziare ingenti fondi per le operazioni di soccorso e assistenza e per i primi finanziamenti alle aree colpite. La Banca Mondiale ha calcolato che il sisma ha causato almeno 35 miliardi di dollari di danni. Inoltre il paese soffre ormai da anni di una cronica svalutazione della moneta nazionale, la Lira, che pesa sulla bilancia commerciale oltre che sul potere d’acquisto della popolazione. Solo nel 2022, la divisa turca ha perso circa il 30% del proprio valore nel cambio con il dollaro, mentre nel 2021 la diminuzione era stata addirittura del 44%. A febbraio, il tasso ufficiale annuo d’inflazione è stato in Turchia del 55%, anche se si calcola che quello reale sia assai più alto.
Lo scontento creato dall’inflazione e dalla svalutazione della Lira, alimentato dai ritardi e dalle insufficienze nell’assistenza prestata dalle istituzioni statali turche alle vittime del terremoto, potrebbero causare un crollo dei consensi nei confronti del regime del Partito della Giustizia e dello Sviluppo (Akp).

In soccorso di Erdogan, però, è intervenuta recentemente l’Arabia Saudita. Nei giorni scorsi, infatti, il ministro del Turismo di Riad, Ahmed Aqeel al Khateeb, ha firmato un accordo col governatore della Banca Centrale di Ankara, Sahap Kavcioglu, che contempla il deposito di 5 miliardi di dollari nelle casse turche da parte della potenza capofila del Consiglio di Cooperazione del Golfo. I fondi sono stati messi a disposizione dal Fondo Saudita per lo Sviluppo (Fsd) e la misura mira a ottenere una rivaluzione della Lira turca e ad aumentare le riserve di valuta estera di Ankara, ha spiegato l’agenzia di stampa saudita “Spa”.
Inoltre, la mossa di Riad tenta di rafforzare la credibilità di Erdogan a poche settimane dalle presidenziali, che vedranno il fronte governativo opposto ai diversi partiti dell’opposizione – dalla destra alla sinistra – coalizzati per tentare di disarcionare il “sultano” ormai al potere da più di 20 anni.
Da parte sua, l’agenzia di stampa ufficiale turca Anadolu ha elogiato il deposito saudita, affermando che riflette il «forte sostegno del regno al popolo turco e la sua fiducia nel futuro dell’economia turca».

Da nemici ad alleati?
Il duplice accordo con l’Arabia Saudita e con gli Emirati segna un progresso significativo delle relazioni con le petromonarchie dopo il disgelo del 2021, seguito ad un decennio circa di rapporti molto tempestosi. L’inimicizia è sfociata addirittura in uno scontro armato – per quanto indiretto – in territorio libico: mentre Ankara sostiene il governo di Tripoli riconosciuto dall’Onu, gli emiratini appoggiano i ribelli della Cirenaica guidati dal generale Khalifa Haftar. I due fronti sono stati in competizione anche nel quadrante siriano, nel quale tanto la Turchia quanto le petromonarchie hanno sostenuto la ribellione armata contro il regime di Bashar Assad ma puntando su forze in concorrenza tra loro. In generale, le capofila del Consiglio di Cooperazione del Golfo hanno tentato di contrastare l’influenza turca nel mondo arabo-islamico e in particolare il sostegno di Ankara alle correnti legate alla Fratellanza Musulmana, considerata una seria minaccia da parte delle petromonarchie. Quando nel giugno del 2017 l’Arabia Saudita – insieme a Bahrein, Emirati Arabi ed Egitto – ha fatto scattare un massiccio embargo nei confronti del troppo indipendente Qatar, il regime turco ha fortemente sostenuto Doha con il quale ha stretto un accordo di cooperazione militare, impegnandosi a difendere il paese in caso di conflitto con i vicini.

L’episodio clou dell’inimicizia tra i turchi e le potenze arabe del Golfo è stato probabilmente l’assassinio del giornalista saudita Jamal Khashoggi all’interno del consolato di Riad ad Istanbul il 2 ottobre del 2018. Del feroce omicidio dello scrittore, rifugiatosi in Turchia dopo l’autoesilio dal suo paese, Erdogan ha più volte accusato il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman.

5942015
Miliziani dell’Esercito Nazionale Siriano nel Nord della Siria

Un disgelo in nome del mondo multipolare
Nel 2021 è rientrata la spaccatura con il Qatar, con le altre petromonarchie hanno deciso di rimuovere l’embargo, avviando poi lentamente un processo di normalizzazione nei confronti della Turchia, nel nuovo clima internazionale creato dall’invasione russa dell’Ucraina.
L’esplosione del conflitto su larga scala, con la conseguente polarizzazione tra Stati Uniti e potenze concorrenti, ha infatti accelerato e amplificato la tendenza delle petromonarchie a configurare uno spazio geopolitico proprio, il più possibile autonomo da quello guidato da Washington. In quest’ottica il ruolo di potenza regionale autonoma della Turchia – da tempo sganciatasi dalla tradizionale sudditanza nei confronti dell’agenda statunitense – viene considerato utile da sostenere.

Già nel 2022, gli Emirati Arabi Uniti hanno concesso ad Ankara l’investimento nel paese di 10 miliardi di dollari e uno scambio di valuta pari a 5 miliardi. Contemporaneamente, Erdogan e Mohammed bin Salman hanno aperto la via ad «una nuova era di cooperazione nelle relazioni bilaterali in campo politico, economico, militare, securitario e culturale», come recitava la nota congiunta diramata al termine di un incontro tra il “sultano” e l’erede al trono saudita nel giugno dello scorso anno.

Un riavvicinamento tra Turchia e Siria?Negli ultimi mesi, inoltre, Ankara e Riad hanno manifestato la propria volontà di riallacciare le relazioni con il governo della Siria, che pure i due fronti hanno tentato per anni di rovesciare sostenendo l’insorgenza jihadista.
I contatti tra gli emissari turchi e quelli siriani sono già iniziati da qualche tempo, mentre l’Arabia Saudita sembra più cauta. Comunque proprio in queste ore Riad e Teheran hanno annunciato il ristabilimento delle relazioni diplomatiche – interrotte nel 2016 – e la riapertura delle ambasciate entro i prossimi due mesi.
Intanto il possibile riavvicinamento con la Siria ha destato la preoccupazione degli Stati Uniti, del Regno Unito, di Israele e dell’Unione Europea, che starebbero esercitando forti pressioni su Erdogan affinché blocchi la normalizzazione con Damasco.

Certamente, il percorso verso la riconciliazione tra Ankara e Damasco sembra tutt’altro che semplice. La Turchia infatti occupa militarmente una vasta porzione del territorio della Siria settentrionale e sostiene (e manovra) vari gruppi dell’opposizione armata jihadista al regime di Assad, per lo più riuniti nel cosiddetto Esercito Nazionale Siriano. Inoltre la Turchia ospita più di 3 milioni di rifugiati siriani, molti dei quali sono stati colpiti dal terremoto del 6 febbraio.

Nei giorni scorsi, comunque, il ministero degli Esteri turco ha convocato l’ambasciatore di Washington Jeff Blake per chiedergli chiarimenti in merito alla visita compiuta il 4 marzo dal capo dello Stato maggiore congiunto degli Stati Uniti, il generale Mark Milley, nella base militare statunitense di Al Tanf, nel nord-est della Siria vicino al confine con Giordania e Iraq. Il generale statunitense ha visitato a sorpresa l’installazione militare – occupata nel territorio siriano contro la volontà del governo del paese – dopo una missione in Israele.
In Siria operano un migliaio circa di militari statunitensi, che l’amministrazione Biden sembra intenzionata a mantenere per contrastare l’influenza nel paese delle forze fedeli all’Iran.
Secondo i media turchi, il rappresentante turco ha denunciato l’incontro tra il generale Milley e i dirigenti delle Forze Democratiche Siriane a guida curda. – Pagine Esteri

5942017* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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La Silicon Valley Bank e la lobby bancaria anti-regulation


Prima del collasso finanziario arrivano gli aggressivi lobbisti anti-regulation. Questi sono spesso dello stesso tipo: detestare qualsiasi cosa assomigli a supervisione, restrizione, segnalazione e monitoraggio. Sono incarnazioni della frontiera, che simbolicamente impugnano pistole e uccidono i nativi, cercando ricchezza oltre le annotazioni su carta, la conformità e il tedio burocratico. Il crollo della Silicon Valley […]

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Grazie a Alessandro Tommasi e Riccardo Haupt, per l’invito a partecipare a “Actually”, il podcast di Will Media, dove abbiamo parlato di TikTok e del suo futuro regolatorio. Per riascoltare la puntata clicca qui.


Russia: qual è il piano di Putin per il Kazakistan?


In un articolo di opinione del 16 febbraio 2023, intitolato ‘L’appetito della Russia può estendersi oltre l’Ucraina’, pubblicato su ‘The Hill’, William Courtney, ex ambasciatore degli Stati Uniti in Kazakistan e membro anziano aggiunto presso la RAND Corporation senza scopo di lucro e apartitica, ha dichiarato:“Nel 2022, Putin ha affermato che prima del regno del […]

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Il dibattito stimolato dalla consigliera comunale che contestava la pubblicazione delle scene di furto metropolitano con i volti degli autori in vista: è stata accusata di schierarsi dalla parte sbagliata. Ma ha ragione lei: questa tendenza cancella conquiste ultrasecolari di civiltà giuridica. Se vuoi leggere il mio pezzo nella rubrica Governare il futuro su HuffingtonPost...


#NotiziePerLaScuola

Il film “Fuoricondotta”, diretto da Fabio Martina e realizzato con i ragazzi e le ragazze degli istituti scolastici “Ermanno Olmi” e “Sorelle Agazzi”, sarà disponibile in streaming il 17 marzo 2023.

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Presentazione del libro “Non diamoci del Tu – La separazione delle carriere” – 31 marzo 2023, Catania


31 marzo 2023 – Auditorium Ex Chiesa della Purità – Via Santa Maddalena, 39 – CATANIA Saluti istituzionali SALVO ZAPPALÀ, Direttore Dipartimento Giurisprudenza UniCT ENRICO IACHELLO, Presidente AmiciUniCT ANTONINO DISTEFANO, Presidente Ordine degli Avvo

31 marzo 2023 – Auditorium Ex Chiesa della Purità – Via Santa Maddalena, 39 – CATANIA

Saluti istituzionali
SALVO ZAPPALÀ, Direttore Dipartimento Giurisprudenza UniCT
ENRICO IACHELLO, Presidente AmiciUniCT
ANTONINO DISTEFANO, Presidente Ordine degli Avvocati Catania
FRANCESCO ANTILLE, Presidente Camera Penale di Catania

Introduce
NUNZIA DECEMBRINO, Vicepresidente AmiciUniCT

Intervengono
FRANCESCO PAOLO SISTO, Vice Ministro alla Giustizia
FELICE GIUFFRÈ, Ordinario Istituzioni di Diritto Pubblico UniCT, Consigliere CSM
IDA NICOTRA, Ordinario Diritto Costituzionale UniCT
ENRICO TRANTINO, Avvocato Penalista
MARIANO SCIACCA, Presidente Sez. Fallimentare Tribunale di Catania

Modera
ANDREA PRUITI CIARELLO, Avvocato e Membro del CdA della Fondazione Luigi Einaudi

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Marco Camisani Calzolari ieri, su Striscia la notizia ha portato in prima serata e reso mainstream una questione straordinariamente seria sulla quale gli addetti ai lavori si interrogano già da un po’.Quella dei ladri di voci, che pescano a strascico online milioni di registrazioni della voce di chicchessia – per ora prevalentemente personaggi famosi –...


Presentazione del libro “L’inganno” di Alessandro Barbano


Oggi alle 18.00, presso l’Aula Malagodi si terrà la presentazione del libro “L’inganno – Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene” di Alessandro Barbano Modera Andrea Cangini, Segretario Generale della Fondazione Luigi Einaudi Interverranno Al

Oggi alle 18.00, presso l’Aula Malagodi si terrà la presentazione del libro “L’inganno – Antimafia. Usi e soprusi dei professionisti del bene” di Alessandro Barbano

Modera
Andrea Cangini, Segretario Generale della Fondazione Luigi Einaudi

Interverranno
Alessandro Barbano, giornalista e saggista, autore del libro
Giovanni Pellegrino, politico e giurista, già Presidente della Commissione bicamerale d’inchiesta sulle stragi

L’ingresso all’evento è libero

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MADRE DI BONG JOON-HO


Una donna sola vive totalmente in funzione del figlio, un ragazzo problematico, senza lavoro e non pienamente autosufficiente. Un giorno il giovane viene accusato dell’omicidio di una ragazza. La madre fa di tutto per provare a scagionarlo. #cinema #korea @Film

iyezine.com/madre-di-bong-joon…



Guerre Digitali di Maria Teresa Taddeo


feddit.it/post/174945


Il podcast della filosofa Mariarosaria Taddeo, con particolare approfondimento sugli aspetti etici e quelli legati alla sicurezza nazionale


crosspostato da: feddit.it/post/174944

«Nell’epoca della rivoluzione digitale, le guerre digitali sono un fatto. Nella società contemporanea, una società digitale a tutti gli effetti, l’intero spettro delle attività belliche, dall’intelligence alle battaglie cinetiche, è supportato dal digitale.
C’è un legame diretto tra i valori e i diritti che caratterizzano una società e il modo in cui questa regola e affronta la guerra; per le guerre digitali questi valori e regole sono ancora tutti da chiarire.»

Ecco il podcast della filosofa Mariarosaria Taddeo, con particolare approfondimento sugli aspetti etici e quelli legati alla sicurezza nazionale
(segnalato nella newsletter #GuerrediRete)





Segnalo con forte preoccupazione di democratico e antifascista un'aberrante iniziativa del Comune di Quarona in Piemonte. La visione della locandina è inquieta


Lottare per la pace, contro la guerra e le politiche antipopolari, costruire l’opposizione La strage avvenuta a Cutro ci ricorda la disumanità propria de


Le lettere a un giovane poeta di Rainer Maria Rilke


kulturjam.it/editoria-narrazio…


#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



RED STAR HISTORICAL RESEARCH GROUP – L’IRRISOLTO E MISTERIOSO OMICIDIO DEL CASORETTO-


Il primo fatto storico del quale ci siamo occupati è quello che abbiamo definito “L’irrisolto e misterioso omicidio del Casoretto”, ovvero il doppio omicidio dei diciannovenni Fausto Tinelli e Lorenzo “Iaio”Iannucci uccisi da colpi di arma da fuoco il 18 marzo 1978 in via Mancinelli nel popolare quartiere Casoretto a Milano.

iyezine.com/lirrisolto-e-miste…



+++ L'istanza mastodon.online (la cenerentola di Gargron e sorella minore di mastodon.social) è off line +++

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Unione Popolare sostiene la lotta delle cittadine e dei cittadini di Piombino, di tutti i comitati contro la transizione ecologica alla rovescia del governo Mel


Il compagno Yanis Varoufakis è stato vittima ieri sera di una violenta aggressione squadrista su cui va fatta piena luce. Condividiamo da anni con Yanis la lo

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Dalla UK all'UE: il dramma silenzioso della crittografia E2E


Due proposte di legge in UK e UE (Online Safety Bill e Chatcontrol) rischiano di far fuggire le aziende che offrono servizi di comunicazione sicura, come Signal.

Il famoso software di comunicazione sicura, Signal, potrebbe cessare i suoi servizi in UK e — presumibilmente — anche in UE. Il motivo è una legge chiamata Online Safety Bill.

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Dell’Online Safety Bill abbiamo già parlato insieme, ma per i nuovi lettori e per gli smemorati facciamo un breve riassunto degli episodi precedenti per capire cosa diavolo sta succedendo.

La cura per la sorveglianza di massa? Privacy Chronicles: due volte a settimana, anche a digiugno.

Tutto iniziò quando nel 2020 USA, UK, Nuova Zelanda, Australia e Canada decisero di sottoscrivere un accordo internazionale chiamato “Voluntary Principles to Counter Online Child Sexual Exploitation and Abuse”. Il documento affrontava il delicato tema di come combattere la diffusione di immagini e video pedopornografici online, con alcune proposte e principi che avrebbero dovuto guidare l’azione internazionale.

Nello stesso periodo, anche l’UE decise di fare lo stesso, emanando una strategia copia-carbone di quell’accordo internazionale. Stati Uniti, Regno Unito e Unione Europea pubblicarono così tre proposte di legge per combattere la pedopornografia online: EARN IT (USA), Online Safety Bill (UK) e Chatcontrol (UE).

Il trittico oggi propone, più o meno con le stesse modalità, di sottoporre a sorveglianza di massa e analisi automatizzata dei contenuti (testo, immagini, video) tutte le nostre comunicazioni elettroniche, per “scovare” potenziali pedofili.

In base a queste leggi, aziende come Signal sarebbero chiamate a introdurre nei loro sistemi delle modalità di scansione dei messaggi e rimozione dei contenuti su richiesta delle autorità.

5877712Vuoi aiutare Privacy Chronicles? Dona qualche sat scansionando il QR Code con il tuo wallet LN preferito - oppure clicca qui!

Il problema è che per farlo potrebbero essere obbligate a indebolire i loro stessi sistemi di crittografia end-to-end (E2E) con backdoor o fantasiosi mezzi per individuare questi contenuti pedopornografici, come affermato anche dal Garante Privacy europeo la scorsa estate:

[…] potrebbe incidere pesantemente sulle scelte tecniche dei prestatori, soprattutto in considerazione del tempo limitato a loro disposizione per conformarsi a tale ordine e delle pesanti sanzioni cui andrebbero incontro qualora non vi si conformassero. In pratica ciò potrebbe indurre alcuni prestatori a cessare l’utilizzo della E2EE.


Ecco allora che le aziende saranno poste di fronte a un tremendo bivio: rispettare la legge, violando la privacy e libertà delle persone oppure fuggire per evitare pesanti sanzioni?

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Innovazione nella scuola e per la scuola: si è conclusa oggi l’edizione 2023 di Fiera Didacta...

Innovazione nella scuola e per la scuola: si è conclusa oggi l’edizione 2023 di Fiera Didacta Italia!

L’evento ha visto la partecipazione del Ministero con un’area dedicata all’accoglienza e all’informazione e circa 70 eventi organizzati fra convegn…

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Il raduno di formazioni neo-fasciste previsto per domani 11 marzo a Milano impone una mobilitazione sempre più decisa delle forze antifasciste. Questo raduno p


Il Libretto Rosso di Matteo Renzi


Firenze, 10 marzo 2023.
Matteo Renzi sta passando un periodo non piacevolissimo.
Qualche giorno fa una certa Susanna Zanda gli avrebbe fatto presente che i tribunali civili non sono bancomat dai quali attingere per il proprio sostentamento. Un rimprovero piuttosto bonario che a Renzi è costato sedicimila euro. Sperava di incamerarne dieci volte tanti a spese di una importante gazzetta per cui è comprensibile che la cosa lo abbia lievemente contrariato.
Oggi invece è imputato come un brambilla qualsiasi per finanziamento illecito dei partiti.
Dicono che il boyscout di Rignano si sarebbe presentato in tribunale con una quarantina di libretti intitolati "Quaderno rosso per toga rossa".
Nel corso degli anni Renzi ha cercato di rottamare e sconfiggere i propri avversari politici.
Senza riuscirci.
Ha anche cercato di rottamare, sconfiggere e umiliare la base elettorale di un partito storico.
Riuscendoci benissimo.
Adesso ha adottato fin nei dettagli tutte le mosse propagandistiche del vecchio ricco che aspira a sostituire.
Un processo in atto da almeno dieci anni, di cui queste mosse non rappresentano altro che gli ultimi ritocchi.
Coi suoi quaderni rossi il boyscout di Rignano intende verosimilmente fare il verso alle Citazioni dalle opere del Presidente Mao Zedong, che servirono da ispirazione per la Rivoluzione Culturale.
Un periodo in cui molti ben vestiti e molti ben nutriti andarono incontro a difficoltà parecchio più serie di quelle con cui deve vedersela lui.

In tribunale con certe accuse non ci si deve finire, e basta.
Il fatto che nello stato che occupa la penisola italiana la magistratura sia incontestabile solo quando si occupa di scippatori, zingari, clandestini e piccoli spacciatori da cui si riforniscono i non ricchi è uno dei moltissimi motivi che ne rende ripugnanti gli ambienti del democratismo rappresentativo agli occhi di chiunque abbia un minimo di rispetto di sé.

Aggiornamento del 13 marzo 2023. Pare Matteo Renzi abbia ottenuto un successo importante, togliendo di tasca cinquecento euro a una pensionata che lo aveva insultato sul Libro dei Ceffi.
Proprio qualcosa di cui andare fieri.



The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null


The Queen Is Dead Volume 89 : Enbor Arnasa\Misanthropik Torment\Shores Of Null
@Musica Agorà
#metal #musica

iyezine.com/enbor-arnasamisant…

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