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Collaborazione aerea più stretta tra Roma e Tokyo. Al via l’esercitazione nell’Indo Pacifico


Italia e Giappone insieme nei cieli dell’Indo-Pacifico. I velivoli dell’Aeronautica militare italiana sono infatti atterrati in Giappone, pronti a cimentarsi nell’esercitazione congiunta con la Japan air self-defense force (Jasdf), che prenderà il via in

Italia e Giappone insieme nei cieli dell’Indo-Pacifico. I velivoli dell’Aeronautica militare italiana sono infatti atterrati in Giappone, pronti a cimentarsi nell’esercitazione congiunta con la Japan air self-defense force (Jasdf), che prenderà il via in questi giorni nell’ambito della cooperazione Italia-Giappone. Ad accoglierli all’arrivo alla base aerea giapponese di Komatsu, in segno di amicizia, vi era un velivolo F-15 con la livrea celebrativa del centenario dell’Arma azzurra. L’esercitazione permetterà alle due Forze aeree di addestrarsi insieme su diverse attività in scenari operativi, accrescendo così le reciproche competenze in termini di interoperabilità e di capacità operativa e testando la capacità di expeditionary del nostro Paese nell’operare anche in contesti lontani dai confini nazionali. L’Italia ha infatti portato nel Paese del Sol levante velivoli dalle caratteristiche di impiego molto diverse tra loro, tra cui: tre caccia F-35 provenienti dal 32° Stormo di Amendola e uno dal 6° Stormo di Ghedi, tre KC-767° di cui due in versione tanker, il nuovo Conformal airborne early warning (Caew) G-550 e i velivoli da trasporto tattico C-130J in assetto Sar. La collaborazione stretta tra Roma e Tokyo comprende inoltre la formazione dei piloti presso l’International flight training school (Ifts) a Decimomannu e la partecipazione al progetto Global combat air programme (Gcap) per il caccia di nuova generazione.

Lo schieramento

Gli aerei militari italiani sono partiti il 30 luglio dalle basi di Pratica di Mare, Amendola e Pisa, per poi fare scalo a Doha (Qatar), Malé (Maldive) e Singapore, dove hanno dovuto attendere due giorni che il tifone Khanun perdesse forza e rendesse nuovamente agibili i cieli del Mar Cinese Orientale, permettendo così l’atterraggio finale alla base di Komatsu, nella prefettura di Ishikawa. Lo rischieramento di velivoli così diversi a oltre 10mila chilometri dai confini nazionali, è stata un banco di prova per l’Aeronautica di competenze avanzate di comando e controllo, oltre che una dimostrazione concreta della varietà di assetti che compongono la spina dorsale del potere aerospaziale nazionale. “Oggi è un giorno importante e simbolico per l’aviazione italiana e giapponese” ha commentato l’arrivo dei velivoli il Mission commander del rischieramento in Giappone, Luca Crovatti, riferendosi al raid Roma-Tokyo del 1920. “All’epoca, due coraggiosi piloti italiani arrivarono in Giappone dopo tre mesi di viaggio a bordo di semplici biplani. Quest’anno, nel centenario dell’Aeronautica militare, abbiamo replicato questo viaggio con assetti tra i più avanzati al mondo”. Il colonnello Crovatti ha poi spiegato come si svolgeranno le esercitazioni: “Nei prossimi giorni, i nostri piloti, operatori di volo e tecnici si addestreranno insieme ai colleghi giapponesi della Kōkū Jieitai, per condividere tecniche, obiettivi addestrativi e procedure operative”.

Collaborazione italo-giapponese

A fine giugno, tra l’altro, si sono incontrati a Palazzo Aeronautica a Roma i ministri della Difesa dei Paesi Gcap. Presenti per l’Italia Guido Crosetto, ministro della Difesa, per il Regno Unito Ben Wallace, segretario alla Difesa, e per il Giappone Atsuo Suzuki, viceministro della Difesa. L’incontro si è svolto in un clima positivo, e ha permesso di compiere passi in avanti verso la costituzione del consorzio alla base del Gcap. Il vertice è seguito a quello avvenuto a marzo in Giappone, quando Crosetto e Wallace incontrarono il ministro Yasukazu Hamada per discutere i prossimi passi verso lo sviluppo congiunto del Gcap, a margine del Dsei Japan, la principale manifestazione dedicata al settore della Difesa integrato giapponese. Una nuova riunione a tre potrebbe tenersi entro l’autunno. E, se la rotazione venisse rispettata, si dovrebbe tenere su suolo britannico, con la presenza del viceministro Suzuki.

Il Gcap

Il progetto del Global combat air programme prevede lo sviluppo di un sistema di combattimento aereo integrato, nel quale la piattaforma principale, l’aereo più propriamente inteso, provvisto di pilota umano, è al centro di una rete di velivoli a pilotaggio remoto con ruoli e compiti diversi, dalla ricognizione, al sostegno al combattimento, controllati dal nodo centrale e inseriti in un ecosistema capace di moltiplicare l’efficacia del sistema stesso. L’intero pacchetto capacitivo è poi inserito all’intero nella dimensione all-domain, in grado cioè di comunicare efficacemente e in tempo reale con gli altri dispositivi militari di terra, mare, aria, spazio e cyber. Questa integrazione consentirà al Tempest di essere fin dalla sua concezione progettato per coordinarsi con tutti gli altri assetti militari schierabili, consentendo ai decisori di possedere un’immagine completa e costantemente aggiornata dell’area di operazioni, con un effetto moltiplicatore delle capacità di analisi dello scenario e sulle opzioni decisionali in risposta al mutare degli eventi.

Il programma congiunto

L’avvio del programma risale a dicembre del 2022, quando i governi di Roma, Londra e Tokyo hanno concordato di sviluppare insieme una piattaforma di combattimento aerea di nuova generazione entro il 2035. Nella nota comune, i capi del governo dei tre Paesi sottolinearono in particolare il rispettivo impegno a sostenere l’ordine internazionale libero e aperto basato sulle regole, a difesa della democrazia, per cui è necessario istituire “forti partenariati di difesa e di sicurezza, sostenuti e rafforzati da una capacità di deterrenza credibile”. Grazie al progetto, Roma, Londra e Tokyo puntano ad accelerare le proprie capacità militari avanzate e il vantaggio tecnologico. Ad aprile, tra l’altro, l’Italia ha lanciato la Gcap acceleration initiative per accelerare lo sviluppo di tecnologie relative al Global combat air programme. Destinata a aziende e centri di ricerca, lo scopo dell’iniziativa è raccogliere le migliori proposte volte per la piattaforma Gcap per lavorare insieme a soluzioni innovative che possano essere applicate nel processo di maturazione tecnologica.

Le altre esercitazioni del Giappone

L’esercitazione italiana segue quella in corso sempre in Giappone tra Parigi e Tokyo, la prima tra jet di combattimento tra i due Paesi. La Forza di autodifesa aerea giapponese partecipa con tre caccia F-15 e due F-2, un aereo da trasporto KC-767 e un aereo da trasporto C-2, mentre la Forza aerea e spaziale francese schiera due caccia Dassault Rafale, un aereo da trasporto Airbus A330 Multi-Role Tanker e un aereo da trasporto Airbus A400M, oltre a un contingente di circa 120 militari. L’iniziativa dimostra soprattutto il forte impegno della Francia ad espandere la propria presenza nell’Indo-Pacifico. L’ambito aereo dell’esercitazione franco-giapponese è anche significativo, dal momento che Tokyo fa parte del programma per il caccia di sesta generazione con Italia e Uk Gcap, parallelo (e concorrente) a quello franco-tedesco Fcas. Il ministero della Difesa giapponese ha spiegato che la manovra ha l’obiettivo di “approfondire la cooperazione bilaterale nel campo della difesa a beneficio di un Indo-Pacifico libero e aperto”.

[Foto: Aeronautica militare]


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È stato pubblicato oggi il bando di concorso per titoli ed esami, abilitante, per l’assunzione a tempo indeterminato di 1.


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Letture asiatiche – 5 libri da leggere sotto l’ombrellone


Letture asiatiche – 5 libri da leggere sotto l’ombrellone 8653156
I consigli di China Files con i libri migliori a tema Asia da leggere questa estate 2023 sotto l’ombrellone La letteratura non va in vacanza e così anche la rubrica Letture Asiatiche. Tra i moltissimi libri che ci sono piaciuti nel 2023, qui una selezione di quelli che da divorare in una giornata di relax. Qui vi avevamo parlato di ...

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NIGER. È ricca di minerali la “Cintura del golpe” cara all’Occidente


Comprende gran parte del Sahel, taglia il continente dividendo i nordafricani dagli africani sub-sahariani. Contiene una abbondanza di depositi minerari, uranio e petrolio e ha la più alta concentrazione di basi occidentali del continente L'articolo NIGE

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della redazione

Pagine Esteri, 6 agosto 2023 – La chiamano la “cintura del golpe”. Comprende gran parte del Sahel, taglia nettamente il continente dividendo i nordafricani dagli africani sub-sahariani. Contiene una abbondanza di depositi minerari, di uranio e petrolio e ha la più alta concentrazione di basi occidentali del continente con in testa Gibuti che ospita militari di molte nazioni, Italia inclusa. Questa vasta regione ha un alto valore strategico in termini di risorse e per la sua posizione è in grado di influenzare sia l’Africa settentrionale che quella sub-sahariana. Da qui il grande interesse dell’Europa a mantenere al potere quei governi e regimi che maggiormente si sono dimostrati pronti a favorire bisogni ed esigenze dell’Occidente. Il Niger teatro alla fine del mese scorso di un golpe, è uno di questi.

Ma questa larga fascia che va da Ovest ed Est dell’Africa è nota anche per la sua forte instabilità. Negli ultimi 5 anni ci sono stati quasi 10 tentativi di colpo di stato. Alcuni hanno avuto successo, altri no. I motivi sono molti e in gran parte legati proprio alle ricchezze minerarie alle quali si faceva riferimento. Pesano anche le lotte tra tribù. I paesi della regione del Sahel sono eterogenei nelle loro popolazioni. Molte tribù competono e negoziano tra loro per il potere e il controllo del paese. E quando i negoziati falliscono, ha luogo il colpo di stato. Spesso gli organizzatori dei golpe usano slogan antifrancesi e anticoloniali per coinvolgere le popolazioni, molto povere, che certo non amano Parigi sempre pronta a sfruttare la regione per i suoi interessi politici ed economici. Un’avversione sulla quale giocano vari Stati per conquistare terreno nella regione, senza dimenticare il ruolo della Compagnia mercenaria Wagner che avrà pure fallito la sua sollevazione contro il Cremlino ma non ha perduto l’enorme influenza che ha in Africa.

Intanto ieri è scaduto l’ultimatum della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Cedeao), che aveva dato ai golpisti in Niger sette giorni per mettere fine al colpo di stato del 26 luglio che ha deposto il presidente Mohamed Bazoum. Tuttavia, è improbabile che alle minacce seguano azioni concrete. Il presidente nigeriano Bola Tinubu, che guida anche la Cedeao, ha tagliato le forniture di elettricità al Niger e preme per un intervento militare allo scopo di affermare la sua leadership regionale. Ma non ha ottenuto il via libera del Senato nigeriano all’invio di truppe. Piuttosto i senatori lo hanno esortato a intensificare i negoziati con i golpisti in Niger inviando nuovamente una delegazione a Niamey. Chiedono inoltre che il governo federale intensifichi gli sforzi militari contro l’organizzazione jihadista Boko Haram, vera spina nel fianco della Nigeria.

Altri Paesi africani escludono un intervento militare. “Il Ciad non agirà mai militarmente. Abbiamo sempre sostenuto il dialogo. Il Ciad è un facilitatore”, ha dichiarato Daoud Yaya Brahim, ministro della Difesa. Persino più intrasigenti contro l’uso della forza sono Mali, Burkina Faso e Guinea Conakry, di fatto sostenitori dei golpisti in Niger. L’Algeria spinge per dare più peso alla diplomazia poiché, spiega, “il ricorso alla forza che non farebbe altro che aggravare la situazione del Niger e dell’intera regione”.

La Francia, al contrario, fa pressioni sulla Cedeao per un intervento più deciso, anche militare. La ministra degli Esteri, Catherine Colonna, ha ricevuto il premier del Niger, Ouhoumoudou Mahamadou, al quale ha ribadito il pieno sostegno di Parigi al presidente Bazoum e al suo governo.

Intanto da Niamey è partito per Pratica di Mare il volo KC 767 con 65 militari del contingente italiano in Niger e 10 militari statunitensi. Nella capitale dello Stato africano rimangono 254 militari italiani. Pagine Esteri

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I servizi di questa mattina sul server Poliverso sono stati risolti. Ci scusiamo per il disagio

@Che succede nel Fediverso?

Buongiorno e buona domenica a tutti gli utenti di poliverso.org che stamattina, a causa di un errore nel processo automatico di rinnovo del dominio e all'incapacità del provider nel segnalare tempestivamente la problematica, e risultato irraggiungibile per alcune ore.

Il server è comunque rimasto in esecuzione e pertanto tutte le attività automatiche già impostate (importazione delle timeline, importazione o ripubblicazione di feed, ripubblicazione su bluesky, etc) hanno continuato a funzionare, ma il server non era comunque raggiungibile da parte dell'utente finale.

Purtroppo le tempistiche per la risoluzione dell'inconveniente ci erano sconosciute, in quanto non erano sotto il nostro controllo, ma dipendevano semplicemente dai tempi di aggiornamento dei DNS. Fortunatamente il disservizio è durato poche ore.

Ci scusiamo ancora per il problema.

Gli amministratori

cc @Poliverso Forum di supporto



  Laura Tussi Il 6 e 7 luglio, un mese fa, si è tenuto a Bruxelles l'incontro internazionale della rete Donne Globali per la Pace. In opposizione al



La situazione sul campo ucraino, tra controffensiva e tensioni al Cremlino. Il punto di Jean


Molti speravano che la tanto annunciata controffensiva ucraina ripetesse i successi che aveva avuto quella dello scorso settembre nell’area di Kharkiv, con penetrazioni profonde nelle difese russe. Anche prima dell’ammutinamento della Wagner, gli ucraini

Molti speravano che la tanto annunciata controffensiva ucraina ripetesse i successi che aveva avuto quella dello scorso settembre nell’area di Kharkiv, con penetrazioni profonde nelle difese russe. Anche prima dell’ammutinamento della Wagner, gli ucraini e i loro sostenitori erano consapevoli della crisi esistente nel vertice politico-militare russo. Lo stesso Putin sembrava incerto e demotivato. Non riusciva a far smettere gli insulti e le pesanti accuse di inefficienza e tradimento rivolte da Prigozhin al Ministro della difesa Shoigu e al Capo di Stato Maggiore Generale (SMG) Gerasimov.

Esse non si erano ancora estese alla critica distruttiva della “narrativa” usata da Putin per giustificare l’aggressione all’Ucraina e che tanto eco trovano in quelli che l’Economist denomina “gli utili idioti putiniani”, numerosi anche in Italia (genocidio dei russofoni da parte di Kiev, minaccia della Nato, inesistenza dell’Ucraina come nazione e sua “scippo” da parte di di nazisti e, secondo Kirill, anche di gay, e così via).

Tutto ciò faceva pensare che una sconfitta anche solo tattica facesse esplodere la crisi e inducesse il Cremlino a trattare. Una completa sconfitta era giudicata impossibile, eccetto nella propaganda di Kiev. Zelensky la propagandava anche perché la riteneva essenziale anche per mantenere unita la coalizione occidentale che lo sostiene. Elemento essenziale era la speranza di una rivolta dei militari russi, unica forza in grado di spodestare Putin dal Cremlino.

Manca in Russia un organismo, come era il Politburo nell’Urss, in grado di sfiduciare un presidente, come accadde a Kruscev due anni dopo la crisi dei missili di Cuba. Finchè Putin rimarrà al potere, qualsiasi accordo è impossibile. Non sono in gioco solo l’obiettivo di trasformare la Russia in una grande potenza globale, ma anche la sua sopravvivenza politica e forse anche fisica. Stranamente, non è stata mai dedicata molta attenzione ai rapporti civili-militari in Russia.

Tensioni fra il Cremlino e la “casta” degli ufficiali sono iniziate una ventina di anni fa e erano esplose quando nel 2001, per la prima volta nella storia russa, la carica ministro della difesa divenuto Sergei Ivanov, non proveniente dal mondo militare, ma ex-capo dell’Fsb e facente parte del “cerchio magico” che aveva seguito Putin da San Pietroburgo a Mosca. La frase pronunciata da Putin in tale occasione (“con la nomina di Ivanov, è iniziata la smilitarizzazione della società russa”) è indicativa delle tensioni esistenti fra le FF.AA. e i Servizi d’intelligence). Si trattava dell’atto conclusivo di un processo iniziatosi con il ritiro dell’Armata Rossa dall’Europa centrorientale e baltica. Finì allora l’autonomia, di tipo prussiano, della casta degli ufficiali. Nell’Urss, come nell’impero zarista, era “pagata” con l’astensione dalla politica dei militari e con cospicui loro privilegi economici e statutari. Ora vedevano minacciato il loro status.

La drastica ristrutturazione delle FF.AA. fu imposta dal 2007 dal secondo ministro civile della difesa – Anatoly Serdyukov – appartenente anch’esso al “cerchio magico” sanpietroburghese. Al Ministero si verificarono vere e baruffe, con dimissioni del Capo di SMG. La situazione era divenuta tanto insostenibile che Serdyukov dovette essere sostituito da Sergei Shoigu nel 2012, con il mandato di attenuare gli attriti fra Putin e i militari. La frattura però rimase. Si estese al corpo degli ufficiali, rompendone la tradizionale unità. Si crearono lotte per il potere e pesanti faide fra le varie “cordate”.

Ad esempio il gen. Surovikin, scomparso dopo l’ammutinamento della Wagner e ideatore della linea fortificata che ha arrestato la controffensiva ucraina, e il popolare gen. Popov, comandante della 58^ Armata, destituito brutalmente, appartenevano al gruppo dei riformisti di Serdyukov. Sono stati loro a far fallire la controffensiva ucraina e a indurre Kiev a mutarne strategia, dopo i primi baldanzosi e sanguinosi assalti di giugno con mezzi corazzati alle linee fortificate russe. Gli ucraini subirono allora enormi perdite, persero molti soldati e un quinto dei carri e mezzi corazzati ricevuti dall’Occidente, rioccupando solo una minima parte dei territori perduti.

Come Putin anche Zelensky è prigioniero dei propri slogan, non tanto per il morale delle proprie truppe e popolazione, che dimostrano un’incredibile tenuta, quanto per mantenere unita la coalizione che lo sostiene, resa vulnerabile dalla contestazione dei governi che sostengono l’Ucraina. Soprattutto in Europa, molti continuano a credere alla possibilità di compromesso con Putin, che non consista in una resa all’Ucraina e che una vittoria russa possa placare – e non invece stimolare, come credo – gli “appetiti imperiali” di Mosca.

Come quelli di Putin, gli obiettivi di Zelensky non sono mutati: raggiungere il Mar d’Azov e rompere il “ponte terrestre” fra la Russia e la Crimea, da tenere sotto la minaccia delle artiglierie ucraine, rendendone a Mosca troppo onerosa l’annessione. L’odio suscitato dalla brutalità e dai bombardamenti russi sulla popolazione e le infrastrutture ucraine rendono improbabile una riduzione degli obiettivi politici di Zelensky: la rioccupazione di tutto il territorio ucraino del 1991 e la subordinazione di qualsiasi accordo con Mosca a serie garanzie di sicurezza. Lo si voglia o no, ciò implica un coinvolgimento della Nato, che un nuovo governo russo potrebbe accettare solo in cambio di garanzie di sicurezza per la Russia, in pratica con l’impegno della Cina. È su questi che occorrerebbe puntare, offrendo a un nuovo governo russo condizioni accettabili. La richiesta alleata di resa incondizionata rese impossibile una tempestiva rivolta dei generali tedeschi contro Hitler.

Il punto centrale del dibattito sugli aiuti da dare all’Ucraina consiste nell’alternativa fra il fornirle un consistente numero di carri Abrams e F-16, oppure nel darle nuovi mezzi di fuoco terrestre in profondità, nella cui utilizzazione strategica gli ucraini si sono dimostrati molto capaci, come lo sono nell’impiego di drones terrestri e navali, con consistenti effetti più psicologici che militari sui russi. Questi ultimi sono meno resilienti alla minaccia. Non lottano per la sopravvivenza della loro patria come gli ucraini.

La consegna da parte Usa di nuovi e più potenti mezzi di fuoco potrebbe invece aumentare di molto le capacità d’attrito degli ucraini e, in particolare, provocare il collasso logistico delle forze russe. La superiorità ucraina nel fuoco in profondità è diminuita rispetto al passato, perché i missili terrestri disponibili – in particolare quelli dei lanciarazzi multipli Himars (gittata 84 km) – sono a guida Gps, intercettabili e resi imprecisi dalle rinnovate capacità russe di guerra elettronica. I nuovi mezzi che dovrebbero essere dati massicciamente a Kiev sono i Glsdb (Ground Based Small Diameter Bombs), con capacità di lanciare a 150 km una bomba da 113 kg; e l’Atacms (Army Tactical Missile System), con bomba di 227 kg e gittata di 300 Km. Entrambi sono a guida inerziale, non intercettabili dai russi.

Già ora le forze russe denunciano una carenza di munizioni, anche perché i loro depositi, come quelli di carburante, sono gli obiettivi privilegiati delle azioni di fuoco ucraine. L’arrivo dei nuovi mezzi, potrebbe mettere in grave crisi le forze russe, determinando l’“evento” per una rivolta militare armi sta aumentando la centralità della “guerra dei droni”. A parer mio, carri e cacciabombardieri non possono far molto per superare i 30 km di profondità che hanno le linee fortificate russe. Kiev deve accettare il fatto che il blitzkrieg della controffensiva non è possibile, anche perché le perdite dei suoi cittadini-soldati, necessari per la ricostruzione, sarebbero troppo rilevanti.

A parte tutto, gli Abrams hanno un motore a turbina, per la cui manutenzione è necessario personale altamente specializzato. Gli F-16, a parte le efficienti difese controaeree russe, sarebbero vulnerabili alla contro-aviazione russa e non disponibili prima della fine del 2023. A nulla servirebbe una nuova mobilitazione. L’aumento dell’età di leva da 27 a 30 anni non è stato fatto per aumentare gli effettivi militari, ma per evitare che i figli della borghesia, con la scusa di studi e di attività lavorative indispensabili, sfuggano al servizio militare. La Russia non potrebbe addestrare, armare e rifornire i 5 milioni di soldati di cui taluni hanno favoleggiato.


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Etiopia, 6 milioni di euro italiani per l’ospedale di Adwa mentre gli sfollati in Tigray muoiono di fame


L’ospedale di Adwa, nello stato regionale del Tigray, da una semplice tenda oggi è uno dei più grandi ospedali della regione settentrionale dell’Etiopia. “L’ospedale Kidane Mehret di Adwa prgettato per offrire 200 posti letto, è stato costruito di fianco

L’ospedale di Adwa, nello stato regionale del Tigray, da una semplice tenda oggi è uno dei più grandi ospedali della regione settentrionale dell’Etiopia.

“L’ospedale Kidane Mehret di Adwa prgettato per offrire 200 posti letto, è stato costruito di fianco alla missione salesiana. Le attività sanitarie sono state avviate nella prima ala da marzo 2019, con 27 posti letto iniziali.

A causa di una grave crisi politica e militare tra il governo centrale ed il partito al potere nel Tigray, la regione di Adwa è stata al centro di un conflitto armato tra novembre 2020 e novembre 2022.

Il Kidane Mehret è rimasto l’unico nel raggio di centinaia di chilometri in grado di poter offrire assistenza sanitaria ai feriti ed ai malati.” Amici di Adwa ONLUS


Deve ancora espandersi e rafforzare la sua sua capacità e i suoi servizi grazie alla sovvenzione di 6 milioni di euro da parte del governo italiano.

L’accordo è stato firmato presso l’ambasciata italiana ad Addis Abeba tra Agostino Palese, ambasciatore italiano e Worknesh Mekonnen, la direttrice dell’ UNOPS – Ufficio delle Nazioni Unite per i servizi ed i progetti in Etiopia.

L’UNOPS per nome della direttrice in Etiopia e rappresentante presso l’African Union, supervisionerà la consegna del progetto che dovrebbe durare fino a 36 mesi.

La direttrice dell’ UNOPS ha dichiarato:

“L’Etiopia ha affrontato molteplici sfide umanitarie che si sovrappongono, mettendo a rischio la vita e il sostentamento di milioni di persone e guidando continuamente verso l’alto i bisogni urgenti di sostegno umanitario.A tal fine questo impegno del governoitaliano verso il popolo del’Etiopia è immenso. Questo è il terzo progetto che stiamo firmando col governo italiano nel 2023 e vorrei ringraziare il governo italiano per l’impegno continuo per la causa orientato a migliorare la vita delle persone che serviamo. Sono anche grata che abbia scelto UNOPS per realizzare questo particolare progetto. Nella massima misura possibile UNOPS garantirà che il progetto sia costruito sull’etica della resilienza climatica e dei principi di inclusività.”


L’Ambasciatore italiano dal suo canto ha espresso la speranza che l’Osp. Kidane possa essere esempio per gli hospice di tutta la regione e il piano del governo italiano di intervento anche nelle regioni di Amhara e Afar.

Ha aggiunto:

“L’iniziativa mostra il forte impegno del governo italiano a sostenere, rafforzare e migliorare il settore sanitario in Etiopia. Con questo progetto, l’Italia, sostituendo sostanzialmente il contributo della riabilitazione infrastrutturale del settore sanitario in Tigray, pone l’Italia in prima linea nell’azione per ricostruire, sostenere e rafforzare il servizio sanitario nella parte del Paese interessati da quasi 2 anni di guerra. E’ attraverso il potenziamento dell’ospedale Kidane Mehret che vogliamo contribuire alla realizzazione di un ospedale di riferimento per l’intera area per garantire l’accesso alla salute per tutti.”


Venerdì 4 agosto 2023 la Dottoressa Nonhlanhla Dlamini, WHO Ethiopia, ha fatto visita all’ Ayder Hospital di Mekelle.

“Ieri, la dott.ssa Dlamini con il suo team ha visitato l’ospedale specialistico #Ayder di #Mekelle #Tigray . Si sono svolte fruttuose discussioni con la dirigenza dell’ospedale, incentrate sul rafforzamento dei servizi sanitari e sull’affrontare le principali priorità sanitarie dell’ospedale.”


Giovedì 3 agosto 2023 il Dr. Hale Teka, lanciava un appello:

“Questa MRI – macchina per risonanza magnetica da 3 Tesla del valore di 300 milioni sta perdendo il suo potenziale magnetico a causa della mancanza di manutenzione. Se non mantenuta urgentemente, la risonanza magnetica diventerà presto del metallo inutile. L’Ayder Hospital ha un disperato bisogno di 30 milioni di Birr per ripararlo.

Poiché la risonanza magnetica ora non funziona, i pazienti che necessitano del servizio stanno percorrendo circa 900 chilometri per ottenere una scansione. Salva la macchina, salva vite.”


Milioni di euro, ma l’urgenza per la sopravvivenza è ora


I due anni di guerra ed i successivi 9 mesi passati dall’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria, oggi agosto 2023, ha portato a delle conseguenze umanitarie disastrose ancora in atto. Il tutto aggravato dal blocco del supporto alimentare di WFP e USAID a partire da marzo 2023 per quasi 6 milioni di persone in Tigray e nel resto d’Etiopia da giugno: sono 20 milioni oggi le persone in attesa.

La situazione dei campi IDP, per sfollati interni in Tigray é atroce e disumana


Le persone vivono in agonia giorno per giorno, mendicando di giorno nella speranza di trovare cibo o supporto. Decine di migliaia soffrono la fame per mancanza di cibo che dovrebbero fornire le agenzie umanitarie, ma che, nonostante l’accordo di tregua in atto, non ricevono le dovute cure ed assistenza.

Ho condiviso su un precedente aggiornamento la testimonianza di Marco Sassi, presidente VIM-Volontari Italiani Madagascar, coordinamento di 120 associazioni, in visita in campi per sfollati ad Abi Adi.
Campi IDP a Shire, Tigray - Etiopia - Agosto 2023 - Credits Marco SassiCampi IDP a Shire, Tigray – Etiopia – Agosto 2023 – Credits Marco Sassi
Oggi riporto integralmente un suo nuovo aggiornamento del 4 agosto 2023:

“Refugee Camp di Shirè, Tigray Centrale. Mi mancano le parole. Mi sono mancate a lungo durante la visita al campo autocostruito intorno alle scuole primarie di Shirè, 6500 famiglie, 34.000 persone che vivono solo qua. E nel woreda di Shirè ce ne sono altri 18 così, in condizioni disumane.

Mentre lo visitavo in compagnia del Comiteè di gestione, eletto dai rifugiati stessi, mi rimbalzavano in modo ossessivo in testa le parole e le immagini di “Se questo è un uomo” e dei lager.

Solo negli ultimi 2 giorni sono morte 4 persone per fame, 16 nelle ultime settimane. Sono 7 mesi che non ricevono nulla.

Mi era montata una rabbia che stava per esplodere, forse frenata solo dalle emozioni.

Rabbia perché ci sono Agenzie internazionali delle UN, come Unicef, Unhcr e OIM che hanno messo i loro stemmi nel campo. E ci sono pure le grandi INGO’s, – e io i nomi li faccio, oh se li faccio! – come World Vision, Plan, Danish Refugee Council, che hanno messo loghi e striscioni.

Ma la verità è che non fanno nulla, non distribuiscono cibo, non hanno medicine, fanno finta di fare assistenza medica – che non c’è!! – e hanno portato solo 150 tende (senza nient’altro) , del tutto insufficienti e gli altri se le sono costruite da soli!

Gli ho chiesto se hanno mai visto al campo dei ferenji (i bianchi)… NOOOO!!!

I “bianchi” stanno chiusi nei loro palazzi di lusso, con paghe stratosferiche e non vanno al campo – forse anche per paura delle critiche – e mandano di tanto in tanto i loro luogotenenti locali (quasi tutti della capitale, dell’etnia responsabile del genocidio da cui sono scappati) a fare qualche passerella o a montare qualche tendone più grande “di richiamo fotografico”, ma completamente vuoto e inutile. Quelli del DRC sono venuti , hanno portato una scrivania al comitteè e sono spariti. Ma hanno affittato – con finanziamento della UE ! – un intero palazzo di lusso!

Milioni di euro che spariscono nel nulla!

Il campo è stato allagato da una tempesta d’acqua una settimana fa, con tanta acqua che ha portato via un bambino, ma nessuno è venuto ad aiutarli!

Vivono dormendo per terra, con la TBC e altre malattie respiratorie sempre più diffuse, ma non hanno farmaci.

Ci sono moltissime donne con HIV, spesso a seguito dello stupro delle truppe eritree e delle milizie irregolari Fano, ma non hanno nulla. Sembra che l’HIV sia diffuso anche tra i bambini.

Si nutrono dei resti del cibo della popolazione residente in città, facendo elemosina, mandando i bambini a lustrare le scarpe.

Già… i bambini…. Quelli per i quali siamo stra-sicuri che UNICEF e UNHCR provvedano alla loro istruzione… e invece sono 3 anni che non vanno a scuola e nessuno se ne occupa!

E sono moltissimi i bambini denutriti e in evidentissimo ritardo di sviluppo rispetto all’età, con braccine del diametro di pochi cm, che fanno venire il magone in gola a toccarli. HANNO FAME!!

Nelle tende fradicie, su materassi e coperte fradicie, con fango e acqua, vivono anche in famiglie di 7- 8, nelle mini tende dell’OIM ne avevano sistemati anche il doppio, prima che scoppiasse una mini-rivolta.
Sono completamente abbandonati, sono tenuti all’oscuro di tutto e non sanno quali sono le risorse a loro disposizione (ma che bella “cooperazione”); sono incazzati neri contro le ong, che sfrecciano con fuoristrada nuovissimi, ma nessuno sa che cosa fanno o che cosa devono fare.

Nel campo si muore di fame, ci sono migliaia di topi che portano malattie, si muore di malaria, di polmonite, si muore di malnutrizione, di sporcizia e mancanza di latrine decenti per tutti.
Sono disperati ma composti. Almeno per ora.

Tutti mi chiamavano dentro il loro cantuccio, quando ce l’avevano. Alcuni dormono sul nudo pavimento esterno della scuola, per terra. In una foto ci sono dei cenci per terra. Sono il letto di un ragazzo che ha combattuto ed è rimasto mutilato; sono il suo letto. A fianco dei teli separano le “casine” open air di altrettante famiglie.

Nelle aule vivono anche 40-50 persone, 7- 8 famiglie, ogni letto una famiglia, eh sì, ….perché in un letto si dorme in 5.

I bambini sono denutriti, in evidente stato di ritardo di sviluppo rispetto all’età, hanno braccine di pochi cm di diametro. E’ una cosa che toglie il fiato.

Anche perchè con i soldi elargiti da UE e Stati vari avremmo dovuto occuparci di loro. Sono imbestialito.
Mi allargo: pensate di continuare a sostenere con i vostri contributi o 5×1000 l’Unicef?! Liberi, ma facciamo in modo di separare le nostre strade, datemi la possibilità di togliervi l’amicizia.

Povera gente tradita: sono scappati dai Woreda occidentali di Humera e Dashan, a piedi, camminando per 4 o 5 giorni, facendo i funerali di quelli che morivano per strada uccisi dalla fatica, dalla sete, dalle milizie Fano o da quelle eritree se li trovavano sui monti.

Sanno di non poter tornare a casa. Le loro terre – tra le più fertili del Paese – e le loro case sono state occupate dalle milizie Fano, che non se vanno e non hanno alcuna intenzione di farlo, in barba agli Accordi di Pace. E mi fa ancora più incazzare, perché quando sento parlare di guerra in Ucraina e di tutte le attenzioni tra quei due popoli che non vogliono far la pace, bene, qua, nonostante i 600.000 morti degli Accordi di Pace sono stati firmati, il Tigray li ha rispettati e le altre parti no, ma la comunità internazionale se ne frega! Ma allora, ditemi, quando cazzo arriva il momento di mandare quei pagliacci dei Caschi Blu dell’ONU che paghiamo ognuno come nababbi, per stare intanati da qualche parte a non fare niente?!

Qua muoiono le persone perché non possono tornare alle loro case occupate e non restituite secondo gli Accordi di Pace! Ma chi cazzo glielo racconta la prossima volta di “fare la pace”?! Moriranno tutti fino alla fine prima di farsi fregare un’altra volta!

Sono mortificato, arrabbiato, ho pianto e ho avuto il magone per ore.

Ma non finisce qua.

Sono venuto fino qua, per vedere, per capire, e ho capito cose che non dovevo vedere.

E a chi si chiede “perché sei andato”, rispondo “perché non siamo andati”, tutti!, a squarciare quel velo oscurante che hanno fatto calare benissimo sopra questo dramma, che nessuno deve conoscere, nessuno deve vedere. Il genocidio più terribile degli ultimi anni, dimenticato.

Morire per fame, no, la mia religione laica non me lo concede.

E nemmeno di tacere.”


Le volontà politiche di sospensione alimentare e di gestione della crisi fanno morire persone ogni istante


Dopo la sospensione del supporto alimentare per milioni di persone da parte di agenzie umanitarie preposte a questo onere e responsabilità, non è giunta ancora alcuna dichiarazione ufficiale sulla ripresa delle attività da parte né di WFP né di USAID.

Il WFP aveva precedentemente dichiarato che probabilmente avrebbe ripreso le consegne verso la fine di luglio 2023. Tempo massimo superato e dal WFP alcuna dichiarazione.

Le persone continuano a morire di fame, adulti e bambini.

La scelta politicizzata di sospensione alimentare è stata ulteriormente politicizzata dalle volontà del Segretario americano Antony Blinken di comune accordo con il primo ministro etiope.

Venerdì 4 agosto 2023 il Dipartimento di Stato americano ha rilasciato un comunicato sul confronto telefonico avuto tra le due parti in cui si può leggere la volontà di costituire nuove sovrastrutture per “aiutare i bisognosi”.

“Il Segretario e il Primo Ministro hanno discusso della creazione di un sistema di distribuzione degli aiuti umanitari con una supervisione rafforzata per raggiungere l’obiettivo condiviso di riavviare gli aiuti alimentari il prima possibile.“


WFP e USAID si fanno attendere, come gli aiuti per milioni di persone in attesa, non si sa ancora per quanto.


Approfondimenti:


tommasin.org/blog/2023-08-05/e…



Con l’approvazione della legge delega per la riforma fiscale il governo prosegue sulla strada, già percorsa dai governi precedenti, del totale smantellamento



Etiopia, Come la guerra e le crisi nel Tigray hanno innescato un boom di agricoltura urbana


Autore: Kifle Woldearegay Contributi di: Lyla Mehta, Tanvi Bhatkal e Ben O’Donovan-Iland Il Tigray, nell’Etiopia settentrionale, è stato devastato da una guerra brutale dal novembre 2020, che comprendeva un assedio e un blocco che ha interrotto tutte le c

Autore: Kifle Woldearegay
Contributi di: Lyla Mehta, Tanvi Bhatkal e Ben O’Donovan-Iland

Il Tigray, nell’Etiopia settentrionale, è stato devastato da una guerra brutale dal novembre 2020, che comprendeva un assedio e un blocco che ha interrotto tutte le comunicazioni e i servizi più essenziali, insieme ai rifornimenti umanitari. Mentre un accordo di pace firmato nel novembre 2022 cercava di porre fine al conflitto armato, in realtà permangono sfide significative per quanto riguarda la fornitura di servizi essenziali alla popolazione di circa sei milioni.

A causa della guerra, ci sono stati notevoli problemi di sicurezza e questo ha portato a una totale interruzione del flusso di cibo e forniture agricole, contanti, medicine, carburante e altro ancora . Anche se circa 5 milioni di tigrini hanno dovuto affrontare la fame indotta dalla guerra, il Programma alimentare mondiale (PAM / WFP) ha sospeso gli aiuti alimentari (decisione controversa), apparentemente a causa di alcuni episodi di furto e saccheggio. Le famiglie della regione sono state quindi costrette a cercare metodi di sopravvivenza alternativi.

I principali centri urbani come la città di Mekelle, la capitale del Tigray, hanno visto una migrazione significativa di persone provenienti da piccole città e aree rurali, con circa 2,7 milioni di sfollati. Inoltre, le persone che sono fuggite nelle aree rurali durante il conflitto hanno iniziato a tornare nelle aree urbane. Ciò ha esercitato ulteriore pressione sui servizi cittadini sovraccarichi: negozi, ristoranti e venditori ambulanti devono ancora riaprire; le carenze di energia elettrica sono all’ordine del giorno, portando le persone a usare la legna da ardere per riscaldarsi e cucinare; la mancanza di approvvigionamento idrico significa che le persone sono costrette a utilizzare l’acqua non trattata dei corsi d’acqua e dei pozzi aperti per uso domestico; la carenza di forniture mediche sta costringendo le persone a ricorrere a forme di cura più tradizionali.

Verso l’agricoltura urbana


Nel bel mezzo di queste sfide significative, la ricerca del progetto Towards Brown Gold sta dimostrando che molte persone che vivono nei principali centri urbani, in particolare a Mekelle, si stanno impegnando in pratiche agricole urbane, come gli orti, come mezzo di sostentamento e sopravvivenza.

Questo non è un nuovo approccio. L’agricoltura urbana era all’ordine del giorno dell’Ufficio per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Tigray, così come dei consigli comunali, nella regione del Tigray per alcuni anni prima dell’inizio del conflitto. È stato praticato su piccola scala, in particolare per promuovere le piccole imprese e creare posti di lavoro nella regione. Dopo la guerra, tuttavia, l’agricoltura urbana è stata praticata a livelli senza precedenti.

Alcuni dei principali fattori abilitanti che incoraggiano le persone a farlo sono:

  • Conoscenze e pratiche pregresse relative all’agricoltura urbana come ortaggi, frutta;
  • Sforzi di sensibilizzazione da parte del Bureau of Agricultural attraverso i media (principalmente programmi radiofonici) e la fornitura di sementi e piantine, sebbene limitati;
  • Fornitura temporanea da parte delle autorità locali di terreni aperti alle comunità locali (come bordi stradali, cantieri vuoti, spazi nelle scuole e nelle università, argini di torrenti/fiumi e altro) per uso agricolo urbano. Anche le discariche di rifiuti sono state convertite e utilizzate per l’agricoltura urbana, una pratica che ha anche contribuito a creare un ambiente pulito;
  • I prezzi elevati del cibo e la scarsa disponibilità nei mercati hanno incoraggiato le persone a impegnarsi nell’agricoltura urbana poiché le persone non hanno altra alternativa che provare qualsiasi opzione di sostentamento, inclusa l’agricoltura urbana.


Opportunità e problemi emergenti


L’agricoltura urbana contribuisce a proteggere la catena di approvvigionamento alimentare a Mekelle. Di fronte a gravi carenze alimentari da fuori città, le persone impegnate in pratiche agricole urbane possono avere cibo a sufficienza per i propri bisogni, oltre a eccedenze da vendere ai mercati. L’approvvigionamento principale proviene da frutta e verdura, in particolare quelli essenziali per cucinare e nutrirsi come cavoli, cipolle, peperoni, pomodori e aglio.

Mekelle si trova nella regione arida e semi-arida del Tigray, il che significa che l’approvvigionamento idrico è scarso. Pertanto, le famiglie hanno avuto accesso all’acqua da una varietà di fonti, tra cui pozzi, ruscelli, sorgenti, acque di scolo e altro ancora.

Alcune di queste fonti d’acqua, sebbene sconsigliate per il consumo diretto, vengono utilizzate per scopi agricoli. Le prove sulla qualità delle fonti idriche a Mekelle mostrano che l’acqua è adatta per scopi di irrigazione, sebbene sia necessario un monitoraggio continuo della qualità per garantire che rimanga sicura da usare. Ciò è particolarmente vero in quanto gran parte della ricarica dell’acqua proviene dai sistemi settici e fognari della città.

L’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha stabilito degli standard per l’uso delle acque reflue per l’irrigazione e diversi paesi e città stanno utilizzando questi standard per promuovere l’agricoltura urbana, di cui Mekelle è uno. Tuttavia, con il rapido emergere dell’economia circolare, in particolare con l’agricoltura urbana, stanno sorgendo diverse questioni e problemi critici per ulteriori interventi efficaci, ricerca e innovazione.

  1. In che modo un’economia circolare olistica può essere sistematicamente integrata nella pianificazione urbana come opzione di sopravvivenza per le persone e come componente importante per lo sviluppo socio-economico nel ripristino e nella ricostruzione postbellica?
  2. In che modo è possibile sviluppare ulteriori nuove idee su come i rifiuti liquidi urbani (come i rifiuti umani o animali) vengono percepiti e utilizzati per promuovere approcci di economia circolare, in particolare nelle città e nei paesi in rapida urbanizzazione dei paesi a basso e medio reddito?
  3. In che modo i comuni e le comunità possono progettare, creare e fornire una pianificazione urbana integrata per promuovere approcci di economia circolare che considerino le interazioni dinamiche (in termini di spazio e tempo) di acqua, rifiuti (sia solidi che liquidi), ambiente, infrastrutture e esseri umani ?


Spostandosi verso Brown Gold


L’espansione e la promozione osservate dell’agricoltura urbana nelle principali città del Tigray durante la guerra e le crisi è un forte esempio di come un’economia circolare può aiutare le persone a far fronte a sfide difficili. I governi, i donatori, gli istituti di ricerca e le organizzazioni esecutive devono imparare dalla portata e dai vantaggi dell’espansione dell’economia circolare nel Tigray.

La piena ed efficace attuazione di un’economia circolare, in particolare dell’agricoltura urbana, richiede un cambio di paradigma in quattro modi principali: uno, nel modo in cui il suolo urbano è pianificato e utilizzato; due, nel modo in cui i rifiuti liquidi urbani sono percepiti dalla collettività; tre, nella comprensione delle interazioni dinamiche di acqua, rifiuti, infrastrutture e esseri umani negli ambienti urbani; e quattro, sui vantaggi multidimensionali dell’economia circolare come meccanismo di sopravvivenza temporaneo e come strategia di adattamento alla crisi climatica a lungo termine.

Per passare con successo all’oro marrone, è necessario implementare e potenziare in modo sistematico lo sviluppo dell’economia circolare, supportato da politiche, strategie e quadri normativi appropriati, integrati con lo sviluppo di capacità, la ricerca e le innovazioni.


FONTE: medium.com/@TowardsBrownGold/h…


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Fatti e PNRR


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A scuola da Al-Haq: reimparare la “Nakba” sperimentando le forme dell’occupazione


Un appuntamento che, da 9 anni, richiama decine di persone da tutto il mondo. In un lavoro meticoloso di documentazione e di sostegno legale che scava tra le crepe di un sistema che, dal 1948, riproduce una “Nakba continua” e strutturale. L'articolo A sc

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A cura del Collettivo Zenobia –

Pagine Esteri, 5 agosto 2023. A quasi un anno dall’ultima incursione delle forze israeliane negli uffici di Al-Haq a Ramallah, si conclude la nona edizione della “Applied International Law Summer School” organizzata dalla Ong palestinese nella West Bank.

Dal momento della sua designazione da parte israeliana, nell’ottobre del 2021, quale organizzazione terroristica – sulla base di accuse mai comprovate, come hanno avuto modo di osservare diversi paesi dell’Unione europea tra i quali l’Italia – Al-Haq non ha mai mancato l’appuntamento iniziato nel 2015. Ogni anno, da metà a fine giugno, decine di studentesse e studenti provenienti da tutto il mondo, attivisti dei diritti umani e persone impegnate in differenti gradi e forme a sostegno della causa palestinese, hanno l’opportunità di verificare sul campo l’importante lavoro che questa e le altre Ong incontrate nel corso del programma portano avanti.

Un lavoro meticoloso, di documentazione e di sostegno legale, che facilita la ricomposizione delle tante frammentate esperienze di resistenza del popolo palestinese e scava tra le crepe di un sistema che, dal 1948, riproduce una “Nakba continua” e strutturale.

Risalire il corso delle crepe, arrivare al cuore della falla: per comprendere il senso dell’operato di Al-Haq, e il suo contesto, vogliamo ripercorrere alcune delle tappe più significative del programma della Scuola.

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Due allevatori della comunità beduina su cui insiste la fabbrica di Mishor Adumim, nella Valle del Giordano. Foto di Collettivo Zenobia

Natura e vite sfruttate: la Valle del Giordano

Attraversando quest’ampia distesa di terra arsa dal sole, assale la sfacciata presenza delle architetture dell’occupazione che l’Ong palestinese documenta da decenni: tubazioni serpeggianti, gigantesche fabbriche avvolte nella polvere e insediamenti come Kalya, famosa per le spiagge che si affacciano sul Mar Morto e per i datteri delle sue aziende agricole.

In nessun’altra zona della West Bank è più evidente l’esproprio di risorse naturali realizzato dalle grandi e medie compagnie israeliane ai danni della popolazione palestinese: dall’acqua, estratta e redistribuita dalla società Mekorot, che dal 1982 detiene il monopolio sulle riserve idriche cisgiordane e ne gestisce l’allocazione, profondamente diseguale sia nelle quantità che nei costi, tra le colonie israeliane e le comunità palestinesi, alle riserve minerarie, la cui estrazione produce nugoli di polveri inquinanti nelle terre popolate da comunità beduine; alla forza lavoro.

Il report pubblicato nel 2022 dall’Ufficio centrale di statistica palestinese mostra come il mercato del lavoro israeliano, entro i confini ufficiali dello Stato e nelle colonie, rappresenti la seconda fonte di impiego per i palestinesi della Cisgiordania. Un dato che aiuta ad interpretare il ricatto che i lavoratori delle piantagioni di palme da datteri di Kalya subiscono ogni giorno, dove donne e bambini, come ha denunciato Human Rights Watch nel 2015, sono impiegati in condizioni di sfruttamento e sottopagati.

L’altro aspetto del ricatto del mercato del lavoro israeliano è il prezzo concorrenziale con cui i diversi attori israeliani riescono a rivendere, spesso alla stessa popolazione palestinese, ciò che viene prodotto da manodopera a basso costo e senza diritti (o importato con tariffe doganali irrisorie rispetto a quelle cui sono soggetti i beni importati in Palestina).

Dalla negazione dell’accesso alle risorse naturali allo sfruttamento e al ricatto lavorativo, la colonizzazione sionista si muove sul doppio binario della sistematica espulsione e dello scacco socio-economico che consente a Israele di prosperare ed espandersi con l’acqua e il sudore dei palestinesi.

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Gli impianti della fabbrica di Geshuri visti dall’azienda agricola palestinese di Hakoritna, a Tulkarem. Foto di Collettivo Zenobia

Auto-organizzarsi contro l’inquinamento: area industriale di Geshuri, Tulkarem

La storia della fabbrica di Geshuri e della famiglia di agricoltori di Hakoritna può aiutarci ad inquadrare una seconda crepa nella quale si inserisce il lavoro di Al-Haq. Nel corso di tutta la visita non smette mai di accompagnarci il respiro tossico degli impianti di produzione di componenti chimiche per pesticidi e fertilizzanti, impianti originariamente collocati nella parte israeliana dei confini del 1948. Nel 1987, in seguito alle continue proteste dei residenti indignati dalle condizioni di inquinamento da essa prodotte, la fabbrica è stata delocalizzata sul versante cisgiordano: in pochi anni, le famiglie del posto hanno visto aumentare significativamente il tasso di tumori e disturbi respiratori tra i propri membri- come ha documentato Lancet in un report del 2013.

A pochi metri di distanza dalle ciminiere, al riparo dei capannoni della fattoria di Hakoritna crescono cetrioli, pomodori e ortaggi coltivati rigorosamente secondo agricoltura biologica, le tecniche e i benefici della quale sono oggetto di varie iniziative in cui la famiglia proprietaria della fattoria coinvolge la comunità locale. L’acqua è ricavata da meccanismi di filtraggio della pioggia e accumulata in alcune cisterne ai quattro angoli della serra; l’elettricità è prodotta grazie ai pannelli solari che sono sul tetto. Dal governo palestinese la fattoria ha ricevuto poco più di qualche incoraggiamento.

Secondo l’ultimo sondaggio pubblicato dal Palestinian Center for Policy and Survey Research, oltre l’80% della popolazione palestinese ritiene che l’Autorità nazionale, i cui rappresentanti sono stati eletti l’ultima volta nel 2006, sia corrotta e distante dai bisogni delle persone, collusa con Israele in materia di sicurezza e ad esso subordinata sul piano economico. Di fronte a questa situazione, reale e percepita, le tante forme di auto-organizzazione produttiva diventano pilastri fondamentali per il sostentamento e lo sviluppo sociale (per quanto relativo, per via della limitazione e negazione dell’accesso alle risorse naturali imposte dall’occupante) delle comunità palestinesi, che riescono così ad affrancarsi dalla morsa di un mercato del lavoro quasi completamente dipendente da Israele.

Il lavoro che Al-Haq porta avanti, di documentazione e di sostegno legale presso le corti internazionali di realtà come la fattoria Hakoritna o come le aziende agricole palestinesi nella Valle del Giordano, serve a riunificare queste esperienze – frammentate non solo geograficamente dalle infrastrutture dell’occupazione, ma anche sul piano della narrazione – favorendone la rappresentazione in uno stesso quadro.

Ghettizzazione e gentrificazione: Gerusalemme est

Qual è questo quadro? Per rispondere vogliamo ripercorrere un’ultima tappa del programma della Summer School: quella che ci ha portati ad osservare come a Gerusalemme est l’apartheid sistematico dei palestinesi si riproduca seguendo tre direttrici fondamentali.

Una prima direttrice è la ghettizzazione, nella forma della reclusione delle famiglie dei rifugiati dalle espulsioni del ’48 in campi come quello di Shu’fat che ospita anche tante coppie discriminate dalla Legge contro l’unificazione familiare e palestinesi che non possono affrontare i costi sempre più elevati delle case in città. O in quartieri come Kufr Aqab, ufficialmente parte della municipalità della Città santa, ma tagliato fuori da essa dal checkpoint di Qalandiya, uno dei più grandi e tristemente noti per l’alto numero di vittime delle forze israeliane. In entrambi questi casi, la maggior parte della popolazione residente sceglie di abitare in aree asfissianti per l’addensamento di abitazioni, altamente insalubri e insicure per via dell’abbandono e della marginalizzazione, perché è l’unico modo per non perdere la cittadinanza gerusalemita: il risultato, come riporta JLAC nel report del 2022, è la concentrazione di oltre il 33% della popolazione palestinese di Gerusalemme est in circa il 4% della superficie totale di questa parte della città.

Intervengono, poi, operazioni di esproprio ed espulsione che riproducono in una grande area metropolitana quanto avviene nel resto della West Bank: è il caso di Sheikh Jarrah o dell’area di Silwan, o del “Piano E1” pensato per collegare Gerusalemme est con la colonia di Ma’aleh Adumim con un sistema di strade, parchi commerciali e servizi turistici. Interventi che mescolano la violenza dell’espulsione coatta all’ideazione di masterplan urbani che favoriscono la gentrificazione, dunque l’allontanamento della popolazione palestinese, strutturalmente meno tutelata.

Si arriva, così, a quell’ultima direttrice che è l’obiettivo e il risultato combinato delle prime due: il perseguimento di un “equilibrio demografico” che mantenga la popolazione palestinese, il cui tasso di crescita è più alto di quello della popolazione ebraica, entro livelli numericamente controllati e controllabili, facilmente sfruttabili economicamente senza diventare demograficamente e politicamente preoccupanti. Ghettizzazione ed espulsione sono, perciò, due facce della stessa medaglia: la colonizzazione sionista della Palestina, realizzata attraverso la creazione artificiosa di una maggioranza ebraico-israeliana e di un mercato vincolato di forza lavoro a basso costo, a cui peraltro vendere i prodotti del suo stesso sfruttamento.

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Il campo rifugiati di Shu’fat, a Gerusalemme est. Foto di Collettivo Zenobia

Questo è il senso del lavoro di Al-Haq, che la Summer School vuole trasmettere: documentare le diverse forme attraverso cui si riproduce l’occupazione e la colonizzazione per ricostruire, tassello dopo tassello, il disegno di un mosaico che, lungi dall’essere legato all’atto di fondazione (il 1948) o alla fase più notoriamente espansionistica dello Stato di Israele (il 1967), ridescrive il concetto di Nakba come un processo che ha avuto inizio 75 anni fa e che continua, in forme diverse, ininterrotto. Pagine Esteri

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Inondazioni in Cina, la priorità è salvare la "città del futuro” di Xi


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Nei giorni scorsi piogge senza precedenti si sono abbattute sull'area di Pechino e sulla provincia dello Hebei. Proteste sui social per le affermazioni dei funzionari tese a dare priorità assoluta alla capitale e a Xiong'an, la smart city con caratteristiche cinesi voluta dal presidente

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di Tommaso Fattori - Davanti a una grigliata di tutto rispetto, al secondo bicchiere di rosso, ma forse era il terzo, il mio amico M, ammalato di politica qu


Giunge notizia che le opposizioni unite intendano lanciare una raccolta firme per un salario minimo di 9€ lordi/ora, slegati dal costo della vita, che, qualor


   Giorgio Ceriani* Domenica 30 luglio 2023, nella sala Bianca della sede nazionale PRC, Esther Cuesta, candidata all’assemblea nazionale ecuadore


Stoccolma, 52 feriti, 100 detenuti negli scontri al festival eritreo


FONTE: AFP Più di 50 persone sono rimaste ferite e dozzine sono state arrestate giovedì a Stoccolma quando sono scoppiati scontri durante un festival filogovernativo eritreo, hanno detto funzionari della polizia e della sanità, con manifestanti antigovern

FONTE: AFP

Più di 50 persone sono rimaste ferite e dozzine sono state arrestate giovedì a Stoccolma quando sono scoppiati scontri durante un festival filogovernativo eritreo, hanno detto funzionari della polizia e della sanità, con manifestanti antigovernativi che hanno distrutto proprietà nel sito.

“Un altro raduno pubblico ha avuto luogo vicino al luogo del festival, durante il quale è scoppiata una violenta rivolta”, ha detto la polizia, aggiungendo in un comunicato di aver arrestato “un centinaio di persone”.

La polizia ha affermato di essere rimasta sulla scena in un sobborgo a nord-ovest di Stoccolma e di “continuare i suoi sforzi per interrompere atti criminali e ristabilire l’ordine”.

Hanno anche affermato di aver aperto un’indagine su disordini violenti e incendi dolosi, oltre a ostacolare il lavoro della polizia e dei servizi di soccorso.

Circa 1.000 manifestanti antigovernativi autorizzati a tenere una protesta nelle vicinanze hanno sfondato una barriera della polizia mentre prendevano d’assalto il festival, ha riferito il tabloid Expressen.

Hanno abbattuto le tende del festival, usando le punte delle tende come armi contro la polizia e lanciando pietre contro gli agenti, ha detto il giornale.

La polizia ha detto che almeno 52 persone hanno richiesto cure mediche, sul posto o presso cliniche e ospedali locali.

Alle 19:00 (15:00 GMT), 15 persone erano state portate in ospedale, ha dichiarato l’autorità sanitaria regionale della regione di Stoccolma in una dichiarazione separata.

Otto di loro hanno riportato “ferite gravi”, mentre gli altri sette hanno riportato “ferite lievi”, secondo l’autorità, che ha aggiunto di avere più unità sulla scena.

“È un’operazione complicata ed estesa. Ci sono molte persone in movimento sul posto e il numero totale di feriti non è ancora chiaro”, ha detto Patrik Soderberg, capo medico della regione di Stoccolma.

I filmati della scena mostravano auto e almeno una tenda in fiamme, che mandavano in aria grandi nuvole di fumo nero.

La polizia ha chiuso un tratto della vicina autostrada E18 in entrambe le direzioni mentre le persone in fuga hanno bloccato la strada.

Il festival Eritrea, che si tiene da molti anni, prevede seminari, dibattiti e conferenze, oltre a musica, un bazar e una fiera.

L’appuntamento è da giovedì a domenica.


FONTE: The Guardian

Dozzine di feriti dopo che i manifestanti hanno preso d’assalto il festival eritreo a Stoccolma


Gli oppositori del governo eritreo hanno abbattuto le tende e dato fuoco alle auto, con “circa 100” persone arrestate
La polizia ha dichiarato di aver aperto un'indagine per disordini violenti e incendi dolosi, nonché per ostruzione al lavoro della polizia e dei servizi di soccorso. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
La polizia ha dichiarato di aver aperto un’indagine per disordini violenti e incendi dolosi, nonché per ostruzione al lavoro della polizia e dei servizi di soccorso. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
Più di 50 persone sono rimaste ferite e decine sono state arrestate a Stoccolma dopo che gli oppositori del governo eritreo hanno preso d’assalto un evento nella capitale svedese organizzato da sostenitori del regime.

Circa 1.000 manifestanti antigovernativi che erano stati autorizzati a tenere una protesta nelle vicinanze hanno sfondato una barriera della polizia, abbattendo le tende del festival e incendiando stand e veicoli.

“Un altro raduno pubblico ha avuto luogo vicino al luogo del festival, durante il quale è scoppiata una violenta rivolta”, ha detto la polizia, aggiungendo in un comunicato di aver arrestato “un centinaio di persone”.

La polizia ha affermato di essere rimasta sul posto, in un sobborgo a nord-ovest di Stoccolma, e di “continuare i suoi sforzi per interrompere atti criminali e ristabilire l’ordine”.

Tra le 100 e le 200 persone sono state arrestate, secondo un portavoce della polizia. La polizia ha dichiarato di aver anche aperto un’indagine per disordini violenti e incendi dolosi, nonché per ostruzione al lavoro della polizia e dei servizi di soccorso.
I manifestanti contro il governo eritreo hanno preso d'assalto il festival all'aperto, dando fuoco alle bancarelle e abbattendo le tende. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
I manifestanti contro il governo eritreo hanno preso d’assalto il festival all’aperto, dando fuoco alle bancarelle e abbattendo le tende. Fotografia: Magnus Lejhall/TT News Agency/AP
La polizia ha detto che almeno 52 persone hanno richiesto cure mediche, sul posto o presso cliniche e ospedali locali. Alle 19:00 (15:00 GMT), 15 persone erano state portate in ospedale, ha dichiarato l’autorità sanitaria della regione di Stoccolma in una dichiarazione separata. Otto delle persone hanno riportato “ferite gravi”, mentre le altre sette hanno riportato “ferite lievi”, secondo l’autorità, che ha affermato di avere più unità sulla scena.

La Svezia ospita decine di migliaia di persone con radici eritree. Il festival dedicato al patrimonio culturale dell’Eritrea è un evento annuale che si tiene dagli anni ’90, ma secondo i media svedesi è stato criticato perché sarebbe servito come strumento promozionale e fonte di denaro per il governo della nazione africana.

“Questo non è un festival, stanno insegnando ai loro figli l’incitamento all’odio”, ha detto il manifestante Michael Kobrab all’emittente svedese TV4.

I gruppi per i diritti umani descrivono l’Eritrea come uno dei paesi più repressivi del mondo. Da quando ha ottenuto l’indipendenza dall’Etiopia tre decenni fa, la piccola nazione del Corno d’Africa è stata guidata da un presidente, Isaias Afwerki, che non ha mai tenuto un’elezione. Milioni di persone sono fuggite da condizioni come la coscrizione militare forzata.

Anche un partecipante al festival, Emanuel Asmalash, ha parlato con TV4, accusando i manifestanti di essere “terroristi” dall’Etiopia.

Il ministro della giustizia svedese, Gunnar Strömmer, ha dichiarato in una dichiarazione scritta all’agenzia di stampa svedese TT: “Non è ragionevole che la Svezia venga trascinata in questo modo nei conflitti interni di altri paesi.

“Se fuggi in Svezia per sfuggire alla violenza, o sei in visita temporanea, non devi causare violenza qui. Le risorse della polizia sono necessarie per scopi diversi dal tenere separati gruppi diversi l’uno dall’altro”.


Approfondimento: Svezia, festival eritreo, perché il ministro si sbaglia sulla sua interruzione


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Svezia, festival eritreo, perché il ministro si sbaglia sulla sua interruzione


Fonte: Mirjam van Reisen Mi oppongo fermamente alla reazione del ministro della Giustizia #Svezia , Gunnar Strömmer, ha dichiarato in una dichiarazione scritta all’agenzia di stampa svedese TT in seguito alla violenta rottura del festival #Eritrea #PFDJ p

Fonte: Mirjam van Reisen

Mi oppongo fermamente alla reazione del ministro della Giustizia #Svezia , Gunnar Strömmer, ha dichiarato in una dichiarazione scritta all’agenzia di stampa svedese TT in seguito alla violenta rottura del festival #Eritrea #PFDJ per i seguenti motivi:

1. Il Ministro della giustizia ha la responsabilità di garantire che i richiedenti asilo siano protetti e sicuri. I festival sono uno strumento del regime dittatoriale dell ‘#Eritrea per minare la protezione, la sicurezza e l’incolumità dei rifugiati eritrei. Il ministro è responsabile di fermarlo;

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2. Il lungo braccio del regime rafforza la sua attività criminale organizzata a livello internazionale attraverso Eriblood, una milizia privata che opera sul suolo svedese. L’onorevole ministro è responsabile di questo e dovrebbe fermarlo. È antidemocratico e al di fuori dell’ordinamento giuridico svedese e dell’UE

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3. Il poeta e scrittore Dawid Isaac è detenuto in carcere in #Eritrea da più di due decenni senza processo. I profughi chiedono la sua libertà. È il simbolo della libertà di parola che in Eritrea non esiste. Il Ministro ha il mandato e il dovere di adoperarsi per la sua liberazione

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4. La violenza genocida dell ‘#Eritrea contro il #Tigray non dovrebbe essere promossa da incitamento all’odio e propaganda durante un festival in Svezia. Il ministro è responsabile di garantire che la perpetrazione di crimini atroci sia perseguita nell’ambito del sistema internazionale per prevenire tali crimini
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5. I rifugiati dall ‘#Eritrea fuggono dai crimini contro l’umanità perpetrati dal regime in #Eritrea e in #Libia contro di loro. Il ministro dovrebbe combattere l’impunità e porre fine a tale perpetrazione in modo che le persone possano costruire la propria vita con le loro famiglie nelle loro case

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6. Il lungo braccio di #Eriblood o “52” è noto per aver iniziato la violenza che il regime usa come capro espiatorio dei rifugiati #Eritrei . Il ministro è incaricato di indagare su eventuali collegamenti di 52 all’inizio della violenza delle manifestazioni pacifiche come strumento di capro espiatorio

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7. Le milizie 52 #Eriblood dovrebbero essere proibite in #Svezia e in Europa in quanto violano lo spirito delle leggi antiterrorismo per proteggere la legge e l’ordine nel nostro continente. Nessuna violenza da parte di milizie straniere private dovrebbe essere condonata. Ministro: è una linea rossa

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8. lui ha detto: “Non è ragionevole che la Svezia sia trascinata nei conflitti interni di altri paesi. Se fuggi in Svezia per sfuggire alla violenza o per una visita, non devi causare violenza. Le risorse della polizia sono necessarie per scopi diversi dal tenere separati gruppi diversi l’uno dall’altro”.

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9. La mia osservazione è che il Ministro della Giustizia #Svezia dovrebbe essere informato dell’attività criminale perpetrata durante i festival organizzati dal Regime dell’ #Eritrea in Svezia – dove ciò è stato segnalato per la prima volta nel 2013 e lavorare sodo per porre fine a questi festival criminali


tommasin.org/blog/2023-08-04/s…



Con lo schema di decreto del Presidente della Repubblica, deliberato dal Consiglio dei Ministri, saranno autorizzate le assunzioni in ruolo a tempo indeterminato di:

📌 52 unità di personale educativo-PED;
📌 50.



Il Mar Cinese Meridionale è (anche) una questione pop


Il Mar Cinese Meridionale è (anche) una questione pop barbie 9 dash line
Hanoi vieta la proiezione del film di Barbie. Ma non è l’unica volta che un governo ASEAN frena l’industria dell’intrattenimento che, volontariamente o no, sostiene la versione di Pechino

L'articolo Il Mar Cinese Meridionale è (anche) una questione pop proviene da China Files.



- Benzinaio vicino al lavoro alla vigilia della legge che impone esposizione del prezzo medio: gasolio 1,61 €/Lt

- Prezzo medio: 1,798 €/Lt
- Benzinaio oggi: 1,769 €/Lt

Ottimo lavoro!

in reply to J. Alfred Prufrock

In realtà il salto è stato di soli 10 centesimi/Lt alla vigilia, per poi galoppare giorno per giorno su (sia prezzo medio che praticato)


[Analisi] Etiopia, in Tigray l’impatto della sospensione del supporto alimentare potrebbe essere peggiore dell’assedio. 


L’articolo che segue (con una mia contestualizzazione) è la traduzione integrale dell’analisi di Duke Barbridge per Tghat che identifica l’aggravamento della situazione di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale etiope, dopo la decisione da

L’articolo che segue (con una mia contestualizzazione) è la traduzione integrale dell’analisi di Duke Barbridge per Tghat che identifica l’aggravamento della situazione di vita per milioni di persone in Tigray, stato regionale etiope, dopo la decisione da parte di WFP e USAID di sospendere la fornitura alimentare umanitaria.

Contesto


Nel novembre 2020 in Tigray è iniziata una guerra regionale che ha coinvolto anche Eritrea e indirettamente soldati somali e che oggi viene definita la più atroce degli ultimi anni. Le stime parlano di più 600.000 morti tra i civili e sono state perpetrate attività di pulizia etnica, sostituzione demografica sul popolo tigrino, crimini di guerra e contro l’umanità in cui sono implicati tutte le forze coinvolte in prima linea.

Guerra combattuta nel totale blackout elettrico, comunicativo di 2 anni e nell’isolamento e confinamento di più di 6 milioni di persone nel Tigray per strategia militare dettata da scelte politiche ben precise: anche dopo l’accordo di tregua gli invasori eritrei e le milizie e le forze amhara (in parte ancora occupanti varie zone della regione) hanno continuato a perpetrare abusi e violenze.

Oggi la sopravvivenza delle persone che vivono per la maggior parte in zone rurali, per i milioni di sfollati e per le persone affette da patologie croniche o di primo soccorso è ancora appesa ad un filo: manca ancora tutto anche se ci sono notizie di una certa ripresa (come la recente apertura delle università di Mekelle ed Adigrat) e voglia di ricostruzione. Nonostante l’accordo di tregua siglato il novembre 2022, le forniture umanitarie, il materiale salvavita medico e alimentare si fanno attendere.


Archivio di 2 anni: Tigray : la Guerra Genocida Dimenticata dal Mondo – Archivio


Per l’Italia del governo Meloni si è tutto risolto con il viaggio di propaganda della Premier in Etiopia fotografata insieme agli abbracci ed ai sorrisi dei bambini sventolanti la bandiera italiana congiuntamente ad una precedente visita del Premier etiope Abiy Ahmed Ali in cui è stato siglato un accordo triennale del valore di 182 milioni di euro per supportare la filiera agroalimentare, del té e del caffe etiopi.

Per l’Italia dei media politicizzati che seguono lo scoop si è risolto tutto il 2 novembre 2022 a Pretoria, quando con la mediazione dell’Unione Africana, governo centrale etiope e rappresentanti del Tigray hanno siglato l’accordo di “cessazione ostilità”, di tregua, di non guerra. I media del tricolore quindi si sono sentiti legittimati a non scriverne più dell’attuale crisi umanitaria del Tigray.

I media in Italia non rendono nota nemmeno l’attuale instabilità sociale nella vicina regione Amhara in cui c’è un fermento di violenze ed attacchi tra forze di polizia regionali, federali e fazioni “ribelli” di milizie che secondo fonti governative starebbero intaccando stabilità e pace nell’area e coinvolgendo anche i civili come vittime degli attacchi fratricidi.
Premier Meloni, missione Etiopia - Africa / #PianoMattei?Premier Meloni, missione Etiopia – Africa / #PianoMattei? (Foto Ansa)
La recente visita in Tigray (1 agosto 2023) di Marco Sassi, presidente VIM – Volontari Italiani Madagascar coordinamento di 120 associazioni, ha messo in luce la realtà di vita degli IDP, degli sfollati nei campi di accoglienza di Abi Adi.

“Campo profughi di Abi Addi (Tigray). In questo campo 1200 bambini vengono sfamati una volta al giorno con gli aiuti intermittenti della diaspora, raccolti da una suora ortodossa, una sorta di piccola Madre Teresa di Calcutta, che ho incontrato alla sera. Non hanno altri aiuti da 7 mesi. Sono alla fame. Il campo era una scuola, che ovviamente non funziona, anche perchè mancherebbero i maestri.
Qua ad Adi Abbi sono stati uccisi dagli Eritrei centinaia di civili, tra cui 3 operatori umanitari di MSF, tra cui la spagnola Maria Hernandez.
Sono in disperata ricerca di aiuti e sono alla disperazione. Oggi i bambini non hanno mangiato, non c’erano scorte, quelle poche sono state rovinate da una tempesta d’acqua.”


Campi IDP Abi Adi - grave situazione umanitaria e di vita di migliaia di sfollati in TigrayCampi IDP Abi Adi – grave situazione umanitaria e di vita di migliaia di sfollati in Tigray
In un successivo aggiornamento ha denunciato:

Non ho segnale per scrivere tutto quello che penso dell’Unicef e delle altre grandi Agenzie UN e ong che sono passate a fare promesse da marinaio. Meglio che non abbia segnale.


126 morti per fame in questo altro campo profughi dimenticato di Abi Addi, in una scuola dove si sono rifugiate 2700 persone, che non ricevono aiuti alimentari da 7 mesi.
Vivono in 50 persone in ciascuna delle aule, sono allo stremo, alcune aspettano la morte per terra.
Sono scappate tutte dalla zona di Humera, Western Tigray, occupato da milizie irregolari Fano, che stanno continuando nel loro genocidio, del tutto indifferenti agli Accordi di Pretoria.
Temo che presto la situazione possa implodere nuovamente, se non si ritirano le milizie Fano e le truppe eritree dal Nord Tigray, spalleggiate da quelle somale, entrambe responsabili di eccidi di massa di civili inermi, stupri, evirazioni di bambini, torture, razzie e ogni altra barbarie possibile.
Non ho segnale per scrivere tutto quello che penso dell’Unicef e delle altre grandi Agenzie UN e ong che sono passate a fare promesse da marinaio. Meglio che non abbia segnale.
Perchè questa è una situazione disumana e non si può accettare che chi si è salvato dalla guerra muoia per la fame.
Solo qua ci sono state 126 decessi per fame, molti negli ultimi giorni, ma gli IDP’s ad Adi Abbi sono 70.000 e sono tutti nelle stesse condizioni di abbandono.

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Le preziose testimonianze condivise da Marco Sassi corroborano, confermano l’analisi dati esposti da Duke Barbridge sulla gravità di vita per milioni di persone in Tigray dettate da volontà e scelte politicizzate.


L’impatto della sospensione degli aiuti nel Tigray potrebbe essere peggiore dell’assedio.


(di Duke Barbridge su Tghat)

Secondo la prima importante valutazione condotta dopo la sospensione degli aiuti alimentari, nel giugno 2023 più famiglie tigrine si trovano nella fase peggiore dell’insicurezza alimentare in almeno due zone (centrale e sudorientale) rispetto a un anno fa . Lo studio condotto dai ricercatori del Tigray Health Research Institute e delle università Mekelle e Adigrat e rivisto da Tghat media ha rilevato che più di un bambino su dieci sotto i due anni soffriva di malnutrizione acuta grave e che il tasso di malnutrizione acuta grave per i bambini sotto i due anni cinque era del 38%, che supera la soglia per la carestia. I dati del nuovo studio suggeriscono che l’impatto dell’assedio sulla sicurezza alimentare nel Tigray, come osservato nella valutazione del giugno 2022 del WFP, è stato meno grave dell’impatto della sospensione osservato il mese scorso.

Questo sviluppo arriva solo quattro mesi dopo una precedente valutazione fatta dal Programma Alimentare Mondiale (WFP) poco prima della sospensione degli aiuti e mai pubblicata, secondo la quale la grave insicurezza alimentare si era dimezzata nel Tigray dall’accordo di Pretoria e quasi la metà del popolazione bisognosa aveva ricevuto assistenza alimentare nell’ultimo mese.

In difesa della decisione sempre più controversa di sospendere gli aiuti, il Direttore Esecutivo del WFP Cindy McCain ha descritto un completo fallimento della risposta alla carestia nei mesi precedenti la sospensione degli aiuti in una recente intervista per Devex con Teresa Welch:

“La maggior parte della deviazione degli aiuti è avvenuta a dicembre e gennaio, ha detto McCain, ma il WFP l’ha scoperto solo ‘molto più tardi’. Lo ha definito “un disastro tutto intorno”. […] McCain ha affermato che il WFP ha adottato un approccio “senza rimpianti” per fornire aiuti alimentari in Etiopia, seguendo un principio umanitario secondo cui in un contesto di emergenza, le decisioni possono essere prese con minore riguardo alle conseguenze a lungo termine perché il bisogno immediato è così acuto . […] ‘Ha fallito’, ha detto McCain di quell’approccio.


È interessante notare che McCain si concentra su dicembre e gennaio come il punto in cui si è verificata la maggior parte della diversione per due motivi. In primo luogo, la quantità di cibo distribuito nel Tigray a febbraio e marzo 2023 ha superato la distribuzione di dicembre e gennaio di circa un milione di razioni. Se l’indagine sul furto di aiuti ha rilevato che la quantità di cibo deviato è diminuita mentre è aumentata la quantità di cibo distribuito, sembrerebbe rappresentare un progresso senza la necessità di una sospensione. In secondo luogo, alla fine di gennaio il WFP ha lanciato una valutazione alimentare, che avrebbe fornito una visione diretta della portata della diversione e del suo impatto sull’insicurezza alimentare nel Tigray. Tranne che la valutazione di febbraio non ha registrato alcuna prova di un recente “disastro”.

Tre conclusioni dai due studi inediti


Le conclusioni che si possono trarre da entrambi gli studi sottolineano la necessità dell’immediata ripresa degli aiuti e contraddicono direttamente la giustificazione del WFP per la sospensione degli aiuti al Tigray alla fine di marzo , all’inizio della stagione di magra agricola, mentre 5,4 milioni di persone cercano di sopravvivere fino al raccolto autunnale.

Conclusione 1: il cibo distribuito dopo l’accordo di Pretoria raggiungeva i beneficiari bisognosi a partire dal febbraio 2023.


Il numero di intervistati nella valutazione del WFP di febbraio che ha riferito di aver ricevuto assistenza alimentare nel mese precedente era paragonabile alla scala di distribuzione riportata dall’Etiopia Food Cluster. Il grafico seguente mostra essenzialmente quanti intervistati avrebbero dovuto dire ai ricercatori di aver ricevuto assistenza alimentare nel mese precedente al momento in cui è stata messa in campo ciascuna valutazione alimentare. Quando sono state condotte le interviste per la valutazione di febbraio (dal 26 gennaio al 23 febbraio), tra il 37 e il 46% delle persone bisognose avrebbe dovuto ricevere cibo nelle quattro settimane precedenti. La valutazione ha rilevato che il 46% di oltre 4.000 famiglie aveva ricevuto cibo nel mese precedente.

Questa scoperta non smentisce le segnalazioni di dirottamento o furto di aiuti, né suggerisce che i bisogni delle persone più vulnerabili del Tigray siano stati soddisfatti. Tuttavia, dimostra che, secondo il WFP a febbraio, la prevalenza dell’abuso era sufficientemente bassa a febbraio da eludere il rilevamento nel più grande studio di valutazione alimentare eseguito nel Tigray dall’inizio della guerra. Ciò suggerisce fortemente che il furto e la deviazione erano gestibili appena prima della sospensione degli aiuti a livello regionale.

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Conclusione 2: la riuscita distribuzione dell’assistenza alimentare internazionale sembra aver contribuito al primo periodo di progressi contro la grave insicurezza alimentare nel Tigray dal 2021.


Come mostra il grafico successivo, tra giugno 2022 e febbraio 2023, il tasso di grave insicurezza alimentare nel Tigray è sceso di oltre la metà, passando dal 47% al 21% complessivamente, con le diminuzioni più significative osservate nelle zone centrali e nord-occidentali. I ricercatori hanno riscontrato riduzioni a due cifre della grave insicurezza alimentare in ogni zona accessibile.

È difficile prevedere l’impatto complessivo della distribuzione del cibo sulla grave insicurezza alimentare a causa dell’ampia gamma di fattori che potrebbero spingere ulteriormente una famiglia verso la fame. Tuttavia, il miglioramento su questa scala suggerisce che la distribuzione degli aiuti alimentari stava generando risultati positivi per coloro che li ricevevano. La netta riduzione della grave insicurezza alimentare unita al forte aumento delle famiglie che hanno dichiarato di aver ricevuto assistenza alimentare nell’ultimo mese sono forti indicazioni che l’approccio adottato dal WFP e da altre agenzie internazionali di aiuto nel Tigray stava finalmente iniziando a compiere progressi significativi sulla questione.

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Conclusione 3: A giugno, l’impatto della sospensione degli aiuti sulla grave insicurezza alimentare nel Tigray era già peggiore di quanto non fosse l’anno scorso alla fine dell’assedio, quando gli aiuti alimentari non erano ancora un fattore.


L’impatto della sospensione del cibo è già stato devastante per le persone che hanno subito una campagna di genocidio e fame armata. Secondo i dati più recenti disponibili dalle zone sudorientali e centrali, la grave insicurezza alimentare è aumentata notevolmente ed è più diffusa ora di quanto non fosse durante l’assedio. Come mostrato nel grafico successivo, il tasso di grave insicurezza alimentare è quasi raddoppiato nella zona sudorientale e quasi triplicato nella zona centrale dopo la sospensione.

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Come indicato nel primo grafico, al momento delle interviste per la valutazione del giugno 2022, gli aiuti alimentari non avevano ancora raggiunto un numero sufficiente di famiglie per costituire un fattore di sicurezza alimentare. Le condizioni in questo momento avrebbero rispecchiato quattro mesi di pieno assedio che hanno preceduto la valutazione piuttosto che la temporanea ripresa dell’accesso agli aiuti che aveva raggiunto meno del 10% nelle quattro settimane precedenti la ricerca sul campo. Durante le interviste per la valutazione del giugno 2023 nessuno aveva ricevuto aiuti nelle ultime quattro settimane e la grave insicurezza alimentare era di cinque punti percentuali più alta in entrambe le zone rispetto a un anno prima.

Non c’è motivo di credere che le famiglie tigrine nelle altre zone del Tigray stiano meglio di quelle della zona sud-orientale e centrale. Vi sono tutte le ragioni per credere che le condizioni siano ancora peggiori in luoghi come Endabaguna , dove decine di migliaia di sfollati tigrini avevano perso l’ultimo giro di distribuzione di cibo e sono stati abbandonati dal WFP prima della sospensione.

Come ha riferito la scorsa settimana un operatore umanitario ad Adwa, il numero dei morti e degli affamati è sconosciuto perché c’è poca speranza per le persone di trovare cure per la malnutrizione nelle strutture sanitarie. Quindi, stanno morendo a casa.

“Quindi, stanno morendo a casa.”


Come mostrato nel grafico finale, all’inizio della sospensione gli operatori sanitari del Tigray avevano scorte sufficienti per curare più di 11.000 bambini sotto i cinque anni affetti da malnutrizione acuta grave (SAM), a giugno la fornitura di alimenti terapeutici, formule e medicinali era stato ridotto di oltre due terzi. Secondo la più recente valutazione alimentare, il tasso di SAM nei bambini sotto i due anni nella woreda di Adwa era di un astronomico 30% a giugno. Secondo la dashboard di gestione SAM di Nutrition Cluster solo 41 bambini sono stati ricoverati per malnutrizione grave durante quel mese, in calo rispetto ai 1.631 di marzo.

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Controllo più informale?


“Fino al 2022, il direttore nazionale del WFP per l’Etiopia non credeva che ci fossero stati decessi legati alla fame nel Tigray”


È agghiacciante vedere gli alti dirigenti del WFP rilasciare dichiarazioni sul Tigray che sembrano contraddire i propri dati. Fino al 2022, il direttore nazionale del WFP per l’Etiopia non credeva che ci fossero stati decessi legati alla fame nel Tigray sulla base di ciò che ha descritto nel suo libro di memorie come “ qualche controllo informale “. Valutazioni più formali dell’OIM-DTM hanno rilevato che circa 100.000 bambini di età inferiore ai cinque anni sono stati sfollati nella zona nord-occidentale del Tigray, che è la più grande area di operazioni del WFP nel Tigray. Di questi bambini, più della metà viveva in un sito di accoglienza che (a) aveva ricoverato almeno un bambino in cure speciali per malnutrizione acuta grave e (b) non aveva ricevuto assistenza alimentare negli ultimi tre mesi.

Era, ed è tuttora, compito del WFP fornire assistenza alimentare per evitare che i bambini nella zona nord-occidentale del Tigray muoiano di fame. In passato, gli alti dirigenti del WFP non credevano nelle morti per fame. Oggi, l’alta dirigenza non crede che la distribuzione di cibo nel Tigray sia un modo efficace per impedire loro di morire di fame.

“Oggi, l’alta dirigenza non crede che la distribuzione di cibo nel Tigray sia un modo efficace per impedire loro di morire di fame.”


Lo sforzo umanitario nel Tigray è stato debole nel gennaio 2023 rispetto all’entità del bisogno, ma non è stato il “disastro” descritto da McCain. Il disastro è stato creato dalla sospensione degli aiuti e oggi sta uccidendo i tigrini. I donatori e i responsabili politici devono spingere il WFP per la trasparenza in modo che i dirigenti senior, piuttosto che le famiglie affamate, siano ritenuti responsabili di decisioni sbagliate.


Autore: Duke Burbridge – è stato Senior Research Associate presso l’International Center for Religion & Diplomacy (ICRD) per quindici anni, dove ha fornito supporto alla ricerca per programmi di costruzione della pace basati sulla comunità in paesi colpiti da conflitti come Pakistan, Yemen e Colombia. Durante la sua permanenza all’ICRD, Burbridge ha anche condotto ricerche sul ruolo dell’istruzione nella radicalizzazione e nel reclutamento in gruppi estremisti violenti in Arabia Saudita e Pakistan e sul ruolo dei leader religiosi conservatori nel contrastare l’estremismo violento nello Yemen e nell’Africa settentrionale e orientale. Ha lasciato il campo nel 2021 per scrivere un libro sulla riforma della costruzione della pace guidata dall’esterno. Ha sospeso il libro per aumentare la consapevolezza del genocidio in atto nel Tigray.

Foto: Mercanti che vendono legumi e legumi, Adi Haqi Market, Mekelle, Tigray | Attestazione: Goyteom Gebreegziabher ( Goyteom37 )


FONTE: tghat.com/2023/08/03/new-data-…


tommasin.org/blog/2023-08-03/a…



Nell’ambito della operazione legalità contro i diplomifici, si è svolto oggi un incontro al Ministero dell’Istruzione e del Merito, al quale hanno partecipato il Ministro Giuseppe Valditara, il Capo di Gabinetto Giuseppe Recinto, il Capo Dipartimento…


Matteo Renzi e Ferruccio de Bortoli: uno scontro di titani



Anche nelle migliori immagini della sua propaganda, il boy scout di Rignano riesce comunuqe a figurare tra i soggetti meno fotogenici.

Un foglio di inizio agosto 2023 comunica che Matteo #Renzi ha perso in sede civile contro Ferruccio de #Bortoli.
Del primo è persino inutile parlare.
Il secondo è l'ideatore del prodotto Oriana Fallaci. Con questo non si intende dire che la distruzione del Medio Oriente, le stragi quotidiane in #Iraq e in #Siria, i ben vestiti in giro per #Riyadh intanto che nello #Yemen muoiono sotto le bombe donne di cui non importa nulla a nessuno perché sono compostamente vestite siano per intero colpa sua: negare la sua importanza come facilitatore e divulgatore delle più abiette istanze dell'"occidentalismo" contemporaneo sarebbe altrettanto irresponsabile.
Comunque: de Bortoli ha scribacchiato, diversi anni fa, cose che il boy scout di #Rignano non ha gradito. Qualche mese fa una certa Susanna #Zanda gli aveva già fatto presente che i tribunali non sono bancomat, e al tempo stesso gli aveva tolto di tasca sedicimila euro a titolo di maggiore incisività del consiglio.
La cosa deve essere servita a poco: ecco quindi dopo meno di sei mesi un approfondimento in materia di diritto privato.
Docente incaricata, sempre Susanna Zanda.
Che ha praticato a Matteo Renzi lo sconto che è d'uso in ogni ambiente riservare ai clienti affezionati, esigendo mille euro in meno rispetto all'altra volta.
Spiccioli, quando si passa da un ristorante costoso a una consulenza in urbanistica.
Cifra ragguardevole, invece, se si lavora sul serio.



È stato firmato il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri che definisce i nuovi percorsi di formazione iniziale degli insegnanti della Scuola secondaria di I e II grado.


Cyanide Pills - Soundtrack to the New Cold War


Garage punk per la vostra estate !

iyezine.com/cyanide-pills-soun…

@Musica Agorà

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5 anni di contenzioso: Meta sembra passare al consenso per gli annunci comportamentali Meta ha annunciato che presto passerà al "consenso" per gli annunci comportamentali. Resta da vedere quali saranno le conseguenze di questo passaggio Meta Opt Out


noyb.eu/it/5-years-litigation-…





Non so che pensare...
Nuova Diavoleria?
sostariffe.it/news/canone-rai-…


Ma che cos’è uno strumento educativo digitale responsabile?


In occasione della traduzione in italiano della home page di La Digitale, riprendo questo articolo di Emmanuel Zimmert in cui l’autore espone i principi su cui si basa La Digitale, un progetto che sviluppa e distribuisce gratuitamente una raccolta di strumenti digitali e applicazioni libere e responsabili (24 solo quelli online!) da utilizzare soprattutto nell’insegnamento/apprendimento in presenza e a distanza.

Ecco come vengono presentati gli obiettivi di La Digitale nella home page del sito:

1. progetta e sviluppa strumenti e applicazioni digitali liberi e responsabili per insegnanti;
2. accresce la consapevolezza delle buone pratiche e della sobrietà digitale in ambito educativo ;
3. difende una tecnologia digitale educativa virtuosa e inclusiva lontana dalle grandi aziende guidate dalla corsa al profitto e dalla raccolta e vendita di dati.

Viste le premesse, penso che valga la pena provare gli strumenti liberi che Emmanuel Zimmert ha sviluppato e messo a disposizione gratuitamente.


Qui sotto trovate la traduzione italiana del suo articolo che è distribuito con licenza Creative Commons BY-NC-SA.

A questo link potete ascoltare la lettura dell’articolo: funkwhale.it/library/tracks/17…

Buona lettura e buon ascolto 🙂

Ma che cos’è uno strumento educativo digitale responsabile?


Prima di proporre alcune caratteristiche di uno strumento educativo digitale responsabile, è innanzitutto necessario ricordare quali sono i mezzi utilizzati dalle aziende di tecnologia educativa e digitale in generale per monetizzare i propri prodotti
Il modello a pagamento: l’applicazione o il servizio è disponibile dopo il pagamento (una tantum o ricorrente). 
Il modello freemium: l’applicazione o il servizio possono essere utilizzati gratuitamente con funzionalità o possibilità di creazione limitate. Tutte le funzionalità vengono sbloccate dopo il pagamento. Questo è un modello comunemente utilizzato dalle società edtech, in quanto consente agli utenti di avere un’idea del prodotto (e potenzialmente di creare una dipendenza) prima di passare alla cassa.
Il modello gratuito: è anche un modello comune, soprattutto tra i GAFAM. Tutte le funzionalità sono immediatamente disponibili gratuitamente. Il potenziale di monetizzazione, spesso sconosciuto agli utenti, sta altrove: nei dati che queste aziende potranno raccogliere, utilizzare, mixare, rivendere per generare pubblicità mirata, per stabilire abitudini di consumo, ecc.
Bisogna sempre tenere presente che l’obiettivo rimane principalmente commerciale: si tratta ovviamente di offrire contenuti e servizi di qualità, ma si tratta soprattutto e prima di tutto di vendere, con strategie di marketing più o meno eleganti.

Alcune caratteristiche di uno strumento educativo digitale responsabile

Per La Digitale , uno strumento educativo digitale responsabile è …
• uno strumento con un modello economico chiaro e trasparente;
• uno strumento senza pubblicità;
• uno strumento con codice sorgente aperto e conforme ai valori del software libero;
• uno strumento che pone la rilevanza educativa al centro della sua progettazione;
• uno strumento di facile accesso (può essere utilizzato senza dover creare un account o con la creazione di un account senza un indirizzo email);
• uno strumento che non raccoglie dati personali (o che indica molto chiaramente quali dati vengono utilizzati e per quale scopo);
• uno strumento che non raccoglie dati statistici (o che utilizza strumenti gratuiti e self-hosted per farlo);
• uno strumento che ottimizza (compressione delle immagini, ecc.) o limita l’uso dei media (il video è ancora il modo più efficace per presentare un concetto, una nozione?);
• uno strumento con funzionalità mirate che non cerca di fare tutto, ma al contrario di fare una cosa e di farla bene;
• uno strumento che non mostra un numero eccessivo di notifiche e che non è invadente;
• uno strumento che è oggetto di una progettazione, concezione e sviluppo etico: caricamento rapido, codice ottimizzato, scelta delle tecnologie pertinenti, ecc. Su questo argomento, GreenIT.fr, con il supporto di oltre 50 collaboratori che sono membri del collettivo Conception Numérique Responsable, ha realizzato un manuale di 115 buone pratiche di web design ecocompatibile.

Uno strumento digitale responsabile considera anche l’utente responsabile e lo aiuta a implementare buone pratiche.

È sempre necessario essere inondati di notifiche per farci sapere in un flusso continuo cosa sta succedendo online, quello che qualcuno ha fatto o commentato, ecc.? Ovviamente si tratta di catturare il famoso tempo cerebrale disponibile.

È sempre necessario che il nostro telefono, questo caro amico, ci dica (ci detti?) cosa fare, dove andare in ogni momento? Non lo trovi “infantilizzante”? Stiamo ancora usando la nostra buona vecchia memoria umana?

Esempio di responsabilità e buona pratica: quando crei un nuovo contenuto con uno strumento La Digitale, è necessario recuperare e archiviare il collegamento a questo contenuto, perché non c’è altro modo per riottenere l’accesso a questo contenuto. Ciò richiede quindi organizzazione: il collegamento può essere aggiunto in una presentazione, nella cartella del corso o in un file di testo, ecc.

La discussione continua.
Digitalmente vostro
Emmanuel Zimmert

L'articolo si può scaricare anche in formato .pdf da qui: dgxy.link/ladigitale3

#scuola #softwarelibero #sostenibilità
@Scuola - Gruppo Forum
@scuola@a.gup.pe
@Informa Pirata


Che cos'è uno strumento digitale responsabile?


Lettura dell'articolo di Emmanuel Zimmert "Che cos'è uno strumento digitale responsabile?"(in traduzione italiana) pubblicato:
qui


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Sabato 8 luglio 2023, gli account utente hanno iniziato a scomparire dall'istanza Mastodon di Vivaldi. Cosa stava succedendo, come è successo e quali sono state le conseguenze?

@Che succede nel Fediverso?

> Guardando il database ho potuto vedere che gli account interessati erano stati apparentemente cancellati e quindi ricreati come un account completamente nuovo quando l'utente ha effettuato nuovamente l'accesso.

198 account in totale sono stati cancellati nel corso di questo incidente e nelle ore successive, insieme agli sviluppatori di Mastodon, abbiamo iniziato a esaminare cosa potesse essere accaduto. Su suggerimento di Eugen, abbiamo esaminato la possibilità che gli UserCleanupScheduleraccount eliminati fossero "non confermati", ma alla fine questo è stato escluso, poiché gli utenti eliminati non avrebbero mai potuto corrispondere alla query su cui operava.

TL; DR

Un bug nel codice combinato con una configurazione del database sconsiderata ha causato l'unione di 198 account utente in un unico account remoto. È stato impiegato un intero fine settimana per trovare la causa e riparare i danni causati.



Bluesky IN - Twitter OUT: dismesso il connettore Twitter di Poliverso ma è già attivo quello per Bluesky: e forse a settembre Friendica potrebbe federarsi anche con il nuovo social di Jack Dorsey

@Che succede nel Fediverso?

Il connettore twitter di Poliverso è stato dismesso, dopo aver onorevolmente svolto il suo dovere per quasi due anni: da alcuni giorni però non consentiva più di pubblicare messaggi su Twitter, limitandosi a importare messaggi sulla timeline di Friendica, e questo stava anche provocando continui errori e insopportabili rallentamenti del sistema.

Poco male: ci siamo risparmiati il rebranding e gli ultimi shitposting del suo padrone.

Annunciamo invece che è già attivo il connettore per Bluesky che consente al momento di pubblicare messaggi Friendica sul social azzurro!

Per gli utenti Poliverso sono disponibili alcuni codici di invito: se li volete contattateci qui!

Gli sviluppatori di Friendica però stanno lavorando per implementare con la nuova release di settembre la possibilità di federarsi effettivamente con Bluesky.
Siamo in attesa di capire cosa comporterà questa implementazione in termini di risorse e vi terremo aggiornati.

Infine vogliamo scusarci per i rallentamenti che si stanno verificando sul nostro server: purtroppo siamo giunti a un punto in cui il nostro cloud non può essere più potenziato in termini di potenza di calcolo (che è l'aspetto che più ci sta creando problemi) e perciò stiamo valutando se raddoppiare i costi mensili e passare a una nuova configurazione, oppure se cambiare fornitore.

Si tratta di una scelta che dobbiamo operare con una certa attenzione e probabilmente non riusciremo a compierla prima del mese di settembre. Se riscontrerete disguidi, fatecelo sapere.

A questo proposito ringraziamo tutti coloro che ci hanno generosamente finanziato attraverso la piattaforma Ko-Fi o tramite LiberaPay! Non ci aspettavamo questa attenzione da parte dei nostri utenti e di quelli delle nostre istanze collegate, l'istanza mastodon Poliversity e l'istanza Lemmy Feddit.it, che si è rivelata un bellissimo caso di successo degli ultimi mesi, oltre che un luogo di aggregazione per tutti gli utenti di tutte le istanze italiane del Fediverso

.

Grazie ancora a tutti e buone vacanze,
gli amministratori

@Poliverso Forum di supporto

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Signor Amministratore ⁂
@Van Veen mi dovresti seguire, altrimenti non posso inviarti messaggi privati
Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Signor Amministratore ⁂
@Adri Aster sì ,ma se non mi segui, non posso inviarti messaggi privati


LORDS OF ALTAMONT – TO HELL WITH TOMORROW THE LORDS ARE NOW!


RECENSIONE : LORDS OF ALTAMONT – TO HELL WITH TOMORROW THE LORDS ARE NOW!

iyezine.com/lords-of-altamont-…

@Musica Agorà

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