Lo sapete che oltre 300 ricercatori ed esperti in materia di sicurezza affermano che le misure previste dalla proposta chatcontrol sono deleterie in primo luogo per i minori vittime di abusi?
In una lettera aperta di inizio luglio, centinaia di studiosi mettono in guardia contro la proposta di regolamento CSA dell'UE, citando effetti collaterali dannosi della scansione su larga scala delle comunicazioni online che avrebbero un effetto dissuasivo sulla società e influenzerebbero negativamente le democrazie.
Il 4 luglio 2023 è stata inviata una lettera aperta, firmata da oltre 300 studiosi di tutto il mondo ai legislatori dell’UE. La lettera metteva in guardia i decisori contro la proposta di regolamento CSA, citando gli effetti collaterali dannosi della scansione su larga scala delle comunicazioni online che avrebbero un effetto dissuasivo sulla società e influenzerebbero negativamente le democrazie. Il fatto che i legislatori dell’UE procedano con questa legge pericolosa nonostante tali avvertimenti dimostrerà un totale disprezzo per le prove scientifiche.
Ecco le tre ragioni principali che ricercatori e accademici citano nella lettera per non procedere con questa legge:
- Le tecnologie di rilevamento che potrebbero essere utilizzate per scansionare le comunicazioni online sono imperfette e vulnerabili agli attacchi
- Le pericolose implicazioni dell'indebolimento della crittografia end-to-end , che è l'unico strumento di cui disponiamo per proteggere i nostri dati negli spazi digitali
- Seri dubbi sull'efficacia delle tecnologie imposte da questo regolamento, che potrebbero consentire agli autori del reato di eludere il rilevamento e spostarsi su una piattaforma diversa
Queste preoccupazioni fanno eco a quelle già sollevate da oltre 133 organizzazioni della società civile, organizzazioni per la privacy e i diritti digitali, attori dell'industria tecnologica ed esperti istituzionali dell'UE, inclusi avvocati incaricati di consigliare i governi degli Stati membri dell'UE, la principale autorità europea per la protezione dei dati, lo studio del Parlamento europeo e il comitato di controllo della Commissione europea.
Leggi l'appello degli studiosi
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Cresce la pressione su Ylva Johansson. Dopo le inchieste giornalistiche sui collegamenti delle lobby nel controllo delle chat, la Commissione Interni del Parlamento europeo pretende chiarimenti
La commissione per gli Interni del Parlamento europeo (LIBE) chiede al commissario europeo per gli Interni Ylva Johansson di commentare le inchieste condotte da diversi giornali europei. Lunedì scorso i rapporti hanno rivelato come alcune aziende IT e di intelligenza artificiale, insieme a fondazioni, ONG, autorità di sicurezza e agenzie di pubbliche relazioni, da anni esercitano pressioni per il cosiddetto regolamento chatcontrol e con finanziamenti di diversi milioni di dollari.
Dalla ricerca è emerso che “un’intera rete di associazioni e organizzazioni di lobby”, finanziata con oltre 20 milioni di euro dalla sola Oak Foundation, mantiene stretti legami, tra gli altri, con la commissaria europea agli Interni Ylva Johansson. I rappresentanti delle organizzazioni hanno preso parte alle riunioni e hanno fornito consulenza al commissario per gli interni. Lei, a sua volta, è stata protagonista di un video promozionale per un'organizzazione di lobby ed è apparsa in una campagna di pubbliche relazioni. Inoltre, uno dei dipendenti di Ylva Johansson è membro di una delle organizzazioni di lobby ed è anche responsabile delle norme di controllo della chat presso l'ufficio del commissario per gli interni.
“Possibile influenza indebita”
Nella lettera al Commissario, che pubblichiamo integralmente, i coordinatori della LIBE esprimono la loro “preoccupazione” per i rapporti. I resoconti dei media suggerivano “una possibile influenza indebita nello sviluppo della proposta [ n.d.r.: il regolamento chatcontrol]”.
Particolarmente preoccupanti sono le accuse secondo cui le soluzioni proposte nella proposta legislativa per combattere il CSAM replicherebbero quelle progettate da questi gruppi e contribuirebbero quindi a promuovere i loro interessi economici, continua la lettera.
La commissione chiede quindi al commissario europeo per gli affari interni “chiarimenti e spiegazioni” sulle accuse – e chiede una risposta entro una settimana.
Voto rinviato
Anche la regolamentazione del controllo delle chat di Johansson sta attraversando un momento difficile nei negoziati del Consiglio dei ministri dell'UE: un piccolo gruppo di stati dell'UE respinge l'attuale testo legale sul controllo delle chat. Dato che il voto previsto per questo mese fallirebbe, la Presidenza spagnola ha rinviato la questione.
Ecco la lettera (qui il PDF):
Data: 28 settembre 2023
Da: Juan Fernando López Aguilar, commissione LIBE
A: Ylva Johansson, commissaria per gli affari interni
Caro Commissario Johansson,Scrivo a nome e su mandato dei coordinatori LIBE per esprimere preoccupazione per le recenti notizie pubblicate negli organi di stampa che presumibilmente indicano un conflitto di interessi riguardo alla proposta di regolamento recante norme per prevenire e combattere gli abusi sessuali sui minori (2022/0155(COD)).
I resoconti dei media menzionati indicano presunti stretti rapporti di lavoro tra la Commissione europea e un’ampia rete di aziende tecnologiche, fondazioni, agenzie di sicurezza e agenzie di pubbliche relazioni, tra cui Thorn e WeProtect Global Alliance, indicando una possibile influenza indebita nella stesura della proposta.
Particolarmente preoccupanti sono le accuse secondo cui le soluzioni previste nella proposta legislativa per combattere il materiale pedopornografico replicherebbero le soluzioni ideate da tali gruppi, contribuendo così a promuovere i loro interessi economici.
Chiedo pertanto gentilmente di ricevere chiarimenti e delucidazioni in merito alle accuse sopra descritte. I coordinatori LIBE apprezzerebbero ricevere una risposta al più presto possibile e idealmente entro e non oltre una settimana dal ricevimento di questa lettera.
Riteniamo che la vostra cooperazione e una reazione tempestiva a questa richiesta andrebbero a vantaggio della trasparenza e della responsabilità, valori che sono al centro delle azioni dell’Unione Europea.
Cordiali saluti,
Juan Fernando López Aguilar
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La Marina punta sull’ala rotante. Consegnato l’ultimo elicottero NH-90
La Marina militare potenzia la propria componente elicotteristica, una parte fondamentale del dispositivo aeronavale del nostro Paese. È l’effetto della consegna dell’ultimo NH-90 da parte di Leonardo alla base di Maristaeli Luni, il 56esimo dall’inizio del programma, alla presenza dei rappresentanti della Marina, di Leonardo e di NHIndustries (joint venture a cui partecipa anche la società di piazza Monte Grappa). Il managing director della divisione Elicotteri di Leonardo, Gian Piero Cutillo, ha espresso soddisfazione per il risultato, affermando come l’azienda non veda l’ora di “continuare questa collaborazione con la Marina militare verso nuovi importanti obiettivi, per un ulteriore miglioramento di capacità volte a soddisfare le esigenze in continua evoluzione”.
Gli NH-90 della Marina
Attualmente la Marina ha a disposizione 46 apparecchi con compiti antinave e antisommergibile (quest’ultima, una capacità in cui i mezzi ad ala rotante eccellono particolarmente), denominati SH-90, e dieci mezzi nella variante per il trasporto tattico e operazioni speciali, chiamati MH-90. I due mezzi differiscono perlopiù per i sistemi presenti a bordo La Forza armata impiega questi apparecchi fin dal 2011, totalizzando oltre 35mila ore di volo in molteplici operazioni in Italia e all’estero. Negli scenari operativi moderni è, infatti, fondamentale avere degli aeromobili con un elevato livello tecnologico dei sistemi presenti a bordo per garantire il soddisfacimento di requisiti tecnico-operativi sempre più stringenti
Addestramento multidominio
L’elicottero non è stato l’unico protagonista della giornata, dal momento che nella stessa occasione è stata presentata l’apertura di un centro di simulazione e addestramento per l’equipaggio dei mezzi ad ala rotante presso la stessa Maristaeli Luni. Il centro, sviluppato da Leonardo, è dotato di un simulatore di volo in configurazione MR1, cioè dotato dei più recenti standard avionici. Tale configurazione permette agli equipaggi degli NH-90 in ogni configurazione, sia piloti sia personale di terra, di addestrarsi con il cosiddetto livello standard D, per il quale ogni ora di simulazione equivale a un’ora di volo reale. Lo scopo è offrire la possibilità di prepararsi per poter svolgere missioni in ogni tipo di scenario. Inoltre, alla luce di possibili evoluzioni future delle operazioni militari, il centro prevede la possibilità di collegare simulatori dedicati ad altri tipi di mezzo per sviluppare sessioni di addestramento multidominio in rete. “Il completamento delle consegne dell’NH90 – ha aggiunto Cutillo – e la realizzazione di questo ambiente di simulazione unico nel suo genere segna un importante passo avanti e rafforza ulteriormente la nostra collaborazione di lunga data con la Marina”.
Perché Zelensky vuole rendere l’Ucraina un hub dell’industria militare
Il 29 settembre si è aperta a Kyiv la prima edizione dell’International Defense Industries Forum, una kermesse organizzata dal governo ucraino con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione tra il Paese attualmente in guerra con la Russia e le grandi aziende di armamenti occidentali, il cui output risulta necessario all’Ucraina per riuscire a portare avanti i propri sforzi difensivi. Un evento che ha attirato l’attenzione di molti esponenti del settore: rappresentanti di più di 250 aziende provenienti da più di 30 Paesi si sono recati nella capitale ucraina per partecipare al forum, spesso accompagnati da esponenti politici legati ai vari dicasteri della Difesa o degli Esteri. Queste personalità hanno avuto modo, durante il forum, di rapportarsi direttamente con i rappresentanti ucraini per firmare contratti senza passare attraverso i governi occidentali, esplorare opportunità di produzione congiunta e fornire input specifici legati alle loro esigenze sul campo nella lotta contro l’invasore.
E le parole si sono già trasformate in fatti. Questa settimana, “l’Ufficio per i cartelli” della Germania ha dato il suo nulla osta a una proposta di joint venture tra il gigante della produzione bellica tedesca Rheinmetall e l’Ukrainian Defense Industry (un polo produttivo della difesa controllato dal governo di Kyiv); mentre il ministro delle Forze Armate francese Sébastien Lecornu si è recato alla kermesse di Kyiv per promuovere la collaborazione tra il governo ucraino e le industrie francesi della difesa presenti in loco. Altri attori avevano già mosso passi in questa direzione: già a fine agosto la britannica Bae Systems aveva firmato un contratto per installare un impianto produttivo di pezzi d’artiglieria da 105 mm, assieme al munizionamento specifico, in territorio ucraino.
Le parole pronunciate dal presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un comunicato diffuso all’interno del Forum, danno un’idea della prospettiva ucraina in questo senso: “Questo è il momento e il luogo giusto per creare un grande polo militare. L’Ucraina è pronta a offrire condizioni speciali alle aziende disposte a sviluppare la produzione di difesa insieme al nostro Paese”. Un forte impegno verso la causa, che trova spiegazione in molteplici fattori.
In primis quello politico. Il recente scontro sul grano con Varsavia, considerata da Kyiv come una dei suoi alleati più stretti, assieme al ‘raffreddamento’ in corso negli Stati Uniti sono solo gli ultimi esempi di come la competizione elettorale nei paesi che sostengono l’Ucraina vada a influenzare profondamente le stesse dinamiche di sostegno. La costruzione di impianti di produzione e manutenzione di materiale militare sul suolo ucraino permetterebbe di bypassare la fase di intermediazione condotta con i governi stranieri, rendendo così il processo di acquisizione molto meno suscettibile alla volatilità elettorale.
Vi sono poi aspetti puramente militari. Negli ultimi tempi i segnali che arrivano da ambo le parti coinvolte sembrano indicare che il conflitto in corso non troverà una soluzione nel breve periodo, e che i combattimenti si protrarranno ancora per un periodo di tempo indefinito. Tuttavia, le scorte di materiale militare del blocco euroatlantico (e soprattutto della componente europea del blocco) si stanno deteriorando a una velocità di livello pericolosamente alto: le necessità di autotutela impediscono quindi a questi Paesi di continuare a inviare stock di munizioni a Kyiv, dovendo accumularle all’interno dei propri arsenali. “Non possiamo continuare a sottrarre risorse alle nostre forze armate all’infinito, altrimenti danneggeremo le nostre capacità di difesa e i livelli di addestramento delle nostre truppe”, ha detto Lecornu al ritorno dal forum. L’apertura di nuovi impianti produttivi permetterebbe di incrementare l’output, riuscendo così a rifornire l’esercito ucraino delle preziose munizioni senza andare ad intaccare le scorte straniere in fase di ricostituzione.
Inoltre, l’arrivo delle aziende belliche occidentali in Ucraina avvicinerebbe ulteriormente Kyiv tanto all’Ue quanto alla Nato. La produzione di materiale bellico ‘occidentale’ continuerà a spingere le forze armate ucraine lungo il percorso di integrazione de facto all’interno della struttura militare dell’Alleanza Atlantica, a cui Kyiv dovrà però affiancare una profonda revisione dell’aspetto dottrinario e organizzativo; allo stesso tempo, l’arrivo di nuovi impianti industriali garantirà l’afflusso in Ucraina di nuovi investimenti, e la nascita di nuovi posti di lavoro, migliorando la situazione socio-economica del Paese travolto dal conflitto e avvicinando (anche se di poco) agli standard europei.
Non è solo Kyiv, però, a essere interessato all’opportunità di creare un “hub dell’industria della Difesa” in Ucraina. L’apertura di nuovi siti di produzione in Ucraina non garantirebbe solo maggiori entrare alle industrie del settore, ma permetterebbe loro di collaborare direttamente con le forze armate ucraine, le quali sono impegnate in un conflitto ad alta intensità come non se ne vedevano da decenni. Tramite lo studio delle operazioni e delle necessità dell’apparato della difesa di Kyiv, il mondo industriale potrebbe ottenere informazioni ‘vitali’ per prevedere i trend del futuro ad adattarsi ad essi prima che lo facciano altri competitor. Un vantaggio che andrebbe a pesare sul piano internazionale, soprattutto nei confronti di attori come la Repubblica Popolare Cinese, dove la tecnologia continua a rimanere un terreno di scontro di primissimo livello.
Un brillante pezzo di Carlo Blengino sulla stupidissima intelligenza delle smart city
«Ci sono violazioni di legge che hanno un buon profumo, che sanno di umano, e che gli automatismi tecnologici, per quanto “intelligenti”, non capiranno mai.»
ilpost.it/2023/10/02/blengino-…
Il temibile T-RED
«Per almeno 12 volte il T-RED ha rilevato una Fiat Tipo proveniente dal centro della città che poco prima delle 23 supera lentamente la linea semaforica nonostante la luce rossa.Il Post
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@gelato_al_pollo nah... Blengino non è un Gramellini qualsiasi che fonda le proprie riflessioni su aneddoti non verificati
@Marco Bresciani @Jena :it: :android: :mastodon: @MaiuZ :debian: @LucciolaXlanterna
E’ morto il celebre scrittore siriano Khaled Khalifa
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della redazione
Pagine Esteri, 2 ottobre 2023 – Khaled Khalifa, celebrato scrittore e poeta siriano, è morto sabato all’età di 59 anni. “È morto sabato da solo nella sua casa a Damasco” ha detto il giornalista Yaroub Aleesa, che aveva trascorso del tempo con Khalifa in questi ultimi giorni. “Lo abbiamo chiamato più volte e non ha risposto. Quando siamo andati a casa sua, lo abbiamo trovato morto sul divano”, ha raccontato. I medici dell’ospedale Abbassiyyin di Damasco hanno affermato che la causa della morte è stata un attacco di cuore.
Originario di Maryamin, nella provincia nordoccidentale di Aleppo, Khaled Khalifa è stato celebrato per i suoi romanzi, le sceneggiature televisive all’inizio degli anni ’90, gli editoriali sui giornali ed è insignito di molti dei più importanti premi letterari del mondo arabo.
Era conosciuto come un convinto oppositore del partito Baath al potere e ha più volte criticato le autorità di governo ma aveva scelto di restare in Siria e dopo lo scoppio della guerra civile del 2011. “Resto perché questo è il mio paese”, ha detto in un’intervista del 2019. “Sono nato qui, vivo qui e voglio morire qui!”
Il suo romanzo del 2006 In Praise of Hatred è stato selezionato per il Premio Internazionale per la narrativa araba – spesso soprannominato il premio Arab Booker – ed è stato tradotto in sei lingue. Il romanzo racconta la storia di una giovane donna siriana di Aleppo che fugge dalla sua vita segregata unendosi a un’organizzazione jihadista.
Nel 2013, il suo romanzo Niente coltelli nelle cucine di questa città ha vinto il premio letterario Naguib Mahfouz, il massimo riconoscimento egiziano per gli scrittori.
La morte dello scrittore ha suscitato un’ondata di cordoglio sui social media da parte di colleghi e sostenitori in tutto il mondo. “Addio, gentile uomo”, ha scritto lo scrittore e accademico siriano Salam Kawakibi. Pagine Esteri
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Elezioni Ecuador: la candidata di sinistra González vince e convince nel dibattito televisivo
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di Davide Matrone –
Pagine Esteri, 2 ottobre 2023. Dopo il primo dibattito televisivo dello scorso 13 agosto, ieri domenica 1° ottobre si è tenuto il secondo ed ultimo per queste elezioni politiche 2023. I due candidati al ballottaggio, Luisa González candidata del centro-sinistra e Daniel Noboa del centro destra, si sono duellati per circa tre ore sotto la conduzione della giornalista Ruth Del Salto che non ha risparmiato ad entrambi domande abbastanza spinose.
Il verdetto è netto: Luisa González ha vinto la sfida senza alcun dubbio. Ha gestito con sicurezza e padronanza i temi sulla sicurezza, salute, educazione e politica. La candidata della Revolución Ciudadana ha preparato con meticolosità ogni aspetto per il dibattito ed è stata ben assessorata dalla squadra composta da Andrés Arauz, Pabel Muñoz e Paola Pabón. Buona la comunicazione politica, ottimo linguaggio verbale e corporale, buon controllo delle emozioni e delle tensioni e adeguata preparazione sui temi da affrontare. Sembra non ci siano state sbavature. A differenza del giovane imprenditore Noboa che è risultato teso, impacciato e lento. In alcuni momenti ha evaso le risposte mescolando le tematiche e le pause dava l’impressione di una mancata prepazione e insufficiente capacità di gestire la situazione senza il copione. Inoltre, ha cercato di attaccare la sfidante con una serie di questioni fritte e rifritte senza riuscire nell’intento. Gli attacchi sono apparsi timidi, poco convincenti e per niente incisivi. Il corpo era ingessato e le arcate sopraccigliari sempre appuntite mostravano tensione e nervosismo. In definitiva e in termini calcistici la sfida èterminata 4 a 0 per Luisa González.
I sondaggi circolati dopo il dibattito sui mezzi digitali, confermavano la vittoria per Luisa González con un 6 a 4 e che la stessa avrebbe guadagnato una percentuale tra il 4 e il 6% tra gli indecisi. Non pochi in 3 ore. I sondaggi 24 ore prima del dibattito presentavano uno scenario piú o meno tranquillo per l’imprenditore bananero Noboa che guidava con un 55% a 45%. A questo punto sembra esserci un pareggio o forse un lieve vantaggio per Luisa González.
I precedenti
I due candidati son gunti allo scontro televisivo con discorsi e posizioni differenti. La candidata della Revolución Ciudadana ha puntato la sua campagna elettorale promuovendo le opere realizzate durante i 10 anni dell’ex presidente Rafael Correa e sulla forte volontà di recuperare la patria distrutta negli ultimi 6 anni dai governi neoliberisti di destra di Lenin Moreno e Guillermo. Tra gli slogan piú usati dall’avvocatessa della costa di Manabí ci sono stati:“L’abbiamo già fatto” e “A recuperare la Patria”
Al 1° turno Luisa González ha conquistado il 33.62% e 49 parlamentari, cioé due in piú rispetto alle elezioni del 2021. Inoltre, la RC è risultata la prima forza politica a livello nazionale conquistando le tre città principali del paese: Quito, Cuenca e Guayaquil.
Luisa González è stata parlamentare nell’ultima legislatura e ha fatto dura opposizione con tutto il suo partito contro il governo del banchiere Guillermo Lasso. L’unità e la compattezza della Revolución Cuidadana è stato determinante in termini di credibilità e di fiducia per il suo elettorato che non l’ha abbandonato ed anzi, premiandolo nelle elezioni amministrative del 5 febbraio 2023 conquistando 9 regioni e 50 città. Nemmeno nel miglior periodo del Correismo si erano registrati consensi di tale livello.
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Nonostante le incessanti persecuzioni giudiziarie verso i quadri del partito, nonostante la costante campagna mediatica contro, la RC ha preservato uno zoccolo duro del 32-33% che è la stessa percentuale che si registra in tutte le elezioni in Ecuador dal 2017 al 2023 (comunali, regionali, politiche e referendum). Dalle elezioni 2021 si è avuto un minimo incremento che in termini numerici si tradurrebbero in 300 mila voti (+1%) e +6 regioni (8 nel 2021, 14 nel 2023).
Lo sfidante Daniel Noboa, che ha sorpresa ha ottenuto un 23.43%, ha mostrato la forza e i denti durante tutta la campagna elettorale promettendo di eliminare la delinquenza aumentata negli ultimi 3 anni, di generare occupazione e di dare microcrediti ai giovani per l’attivazione di microimprese. Nel 1° dibattito in sordina ha conquistato il consenso grazie alla chiarezza nelle risposte e senza intromettersi nelle baruffe che coinvolgevano gli altri candidati del centro – destra come Topic, Sonnenholzner e Yaku Pérez. Niente a che vedere con il Noboa di ieri sera.
L´impreditore ed ex parlamentare della scorsa legislatura appartiene al Gruppo Noboa, uno dei più grandi e potenti gruppi esportatori del paese che cominció le sue fortune con la costituzione nel 1947 della Bananera Noboa S.A. del nonno Luis Noboa Naranjo e nel 1976 con l’Industria Molinera. La prima dedicata all’esportazione delle banane e la seconda alla fornitura di farina e avena del mercato interno nazionale. Nel frattempo e con l’avvento della globalizzazione, il gruppo è cresciuto ed oggi conta con 141 integranti, di cui 4 sono società finanziarie, 119 societànazionali e 15 straniere. Il papà dell’attuale candidato, Álvaro Noboa, già parlamentare della Repubblica ha tentato per ben 5 volte la conquista di Palacio Carondelet (la sede del governo della repubblica in Ecuador) ma non ci è mai riuscito. Fu, inoltre, il primo a sfidare Rafael Correa nel lontano 2006 e perse inaspettatamente contro l’allora out-sider economista e docente universitario. Poi la storia confermó che quest’ultimo non fu un fuoco di paglia e che rimase al governo per 10 anni lasciando il paese con un’accettazione popolare del 41%. Non poco per qualsiasi presidente che abbia governato ininterrotamente per un decennio.
La coalizione di Daniel Noboa denominata Acción Democrática Nacional (ADN), messa su per queste elezioni e che vede tra i sostenitori l’ex presidente Lenin Moreno, ha portato al parlamento 13 parlamentari conquistando 5 delle 24 regione totali alcune delle quali nella costa e nella Cordigliera delle Ande.
Gli scenari
Dopo il dibattito, si aprono nuovi scenari e sembra ancora tutto in gioco. Fino a sabato 30 sembrava che la partita fosse quasi chiusa con la vittoria di Noboa. Ora mancano due settimane al voto e tutto può ancora succedere. Luisa González se riuscirà a gestire il capitale elettorale conquistato ieri sera, potrà essere lei la prossima presidente della Repubblica ed avere anche una certa stabilità nel governare nei prossimi 14 mesi con 49 parlamentari su 131. Ci sono, inoltre, ancora 6 deputati da assegnare attraverso il voto all’estero che dovrebbe favorire nuovamente il partito della RC. Negli ultimi anni, gli ecuadoriani residenti all’estero hanno votato in maggioranza per il partito di Rafael Correa. Dovrebbe confermarsi il trend. Si è complicata invece la situazione del candidato Noboa che ora dovrà recuperare la pessima figura di ieri e giocarsi il tutto e per tutto. E se anche dovesse vincere, la colazione dell’ADN potrà contare solo su 13 parlamentari che sono pochini per poter governare stabilmente per un anno e mezzo. Potrebbe ripetersi una situazione analoga al presidente Lasso che vinse le elezioni con soli 12 deputati e con alleanze molto deboli non è andato oltre 2 anni di governo.
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Regolamento chatcontrol: verso un’insostenibile sorveglianza di massa? La voce agli attivisti di Privacy Pride.
I membri del comitato promotore dell’iniziativa di Privacy Pride si sono resi disponibili a rilasciare un’intervista a riguardo, per offrire chiarimenti
Di Stefano Gazzella su @Redhotcyber
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È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
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In Cina e Asia – Indonesia: la Cina porta l’alta velocità nel Sud-est asiatico
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Sport e politica – Gli e-book di China Files n°22
Cosa rappresenta lo sport per i paesi asiatici? Nel nuovo e-book vi raccontiamo la storia e gli sviluppi del mondo sportivo in Asia sotto l'aspetto culturale, politico ed economico (ma non solo)
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“ Presentazione del manuale di diritto della protezione dei dati personali e dei servizi dei mercati digitali”
Oggi avrò il piacere di partecipare alla presentazione del Manuale di diritto della protezione dei dati personali e dei servizi digitali con l’Avvocato Massimo Borgobello, autore del libro, Alessandro Longo , moderata da Luana de Francisco.
PRIVACYDAILY
#laFLEalMassimo – Episodio 102: Ricostruire l’Ucraina a spese della Russia
Fin dai primi giorni successivi all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia a molti osservatori è parso logico, ragionevole e moralmente giusto ipotizzare l’utilizzo di parte delle ingenti riserve russe, che sono state congelate in seguito alle sanzioni elevate contro l’invasore, per supportare la riparazione dei danni subiti dal paese invaso e la sua ricostruzione.
Eppure, la realizzazione di quello che appare a tutti un ovvio atto di giustizia si scontra con la necessità di rispettare i principi del diritto internazionale e i fondamenti stessi alla base delle società aperte. Per quanto possa apparire paradossale, la necessità di procedere in modo conforme alle leggi e nel rispetto dei trattati internazionali demarca la differenza tra i regimi totalitari e le democrazie liberali.
Secondo un editoriale dell’Economist, una strada strada praticabile che rispetti i pricnipi del diritto internazionale consiste nel sequestrare inizialmente solo i proventi generati dalle attività finanziarie congelate, che su un totale di 225 miliardi di dollari a un tasso del 2% potrebbero valere circa 3 miliardi all’anno. Negoziare che il pagamento dei danni da parte della Russia costituisca una condizione per il rilascio delle riserve e per l’allentamento delle sanzioni. In ultima istanza attivare un processo che rispetti il diritto internazionale in modo da garantire una base legale per giustificare l’imposizione alla Russia del pagamento dei danni arrecati all’Ucraina.
È anche per questo che i tiranni e i dittatori sembrano forti e le democrazie liberali deboli, i primi possono invadere, sequestrare e depredare, senza doversi preoccupare di nulla, le seconde devono rispettare le regole e i principi fondamentali che garantiscono i diritti di tutti. Tuttavia la storia ci insegna che la forza delle società libere risiede della capacità di mobilitare le energie migliori dei propri cittadini, di promuovere l’innovazione, il progresso e la creazione di ricchezza che gli ha consentito fino ad oggi di avere la meglio contro i regimi totalitari che si reggono sulla violenza e sulla paura.
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Come si evolve la cooperazione in Difesa nel contesto dei rapporti euro-atlantici
Il 28 settembre 2023 si è tenuto a Milano presso K&L Gates un incontro sul tema “European Defense: recent developments in the Eu-Nato relationship”. L’evento ha preso lo spunto dalle evoluzioni della cooperazione in materia di Difesa tra Nato e Ue, dopo la loro recente Joint Declaration a Bruxelles del 10 gennaio 2023.
Vi hanno preso parte all’incontro rappresentanti del mondo militare, istituzionale, politico e finanziario. Hanno aperto i lavori Zoja Bazarnic (Acting Consul General For Economic and Political Affairs at the U.S. Consulate in Milan) e l’onorevole Matteo Perego di Cremnago (sottosegretario alla Difesa). Con Andrew Spannaus (Chairman SEM – Associazione Stampa Estera Milano) come moderatore, hanno partecipato come relatori l’ammiraglio Dario Giacomin (Rappresentante Italiano presso i Comitati Militari di Nato ed Unione Europea), Andrea Traversone (Managing Partner del NIF – Nato Innovation Fund), Stacy Cummings (General Manager Nato Support and Procurement Agency), il generale ispettore capo Antonio Tangorra (Presidente di AFCEA – Capitolo di Roma), Emanuele Madeo (Strategic Advisor 4 Rings Capital Partners), Angelo Tofalo (già sottosegretario alla Difesa e membro del Copasir) e Kim Jørgensen (Direttore Generale e Rappresentante Permanente presso l’Unione Europea della BEI). Il professor Vincenzo Scotti (già ministro degli Interni e degli Esteri) ha chiuso i lavori.
Mentre le precedenti dichiarazioni congiunte in materia di cooperazione tra Nato ed Ue (Varsavia 2016 e Bruxelles 2018) in periodi storici di pace prendevano le misure ed affermavano più il principio di cooperazione necessaria tra le due organizzazioni, la recente Joint Declaration del 2023 è, invece, spinta ed influenzata delle recenti vicende geopolitiche non neutrali per la stabilità degli equilibri Euro Atlantici: in primo piano l’invasione Russa in Ucraina del 2022. In tale Joint Declaration, oltre a riaffermarsi come il partenariato strategico tra la Nato e l’Ue siano fondati su valori condivisi (promozione e salvaguardia di pace, libertà e prosperità), si prende atto che oggi ci troviamo di fronte alla più grave minaccia alla sicurezza Euro Atlantica degli ultimi decenni. Così, dopo aver affermato espressamente la piena condanna alla Russia e alle altre autocrazie contrarie agli interessi, valori e principi democratici dei Paesi alleati vengono quindi affermati i due concetti chiave, in materia di cooperazione tra le due organizzazioni: (i) da una parte, la Nato rimane certamente il fondamento prioritario della difesa collettiva dei suoi alleati – membri Ue e non – strumento essenziale per la sicurezza Euro-Atlantica; e (ii) dall’altra parte, il valore di una Difesa Europea viene riaffermato (o auspicato) come più forte e più capace, ed idoneo a contribuire positivamente alla sicurezza globale e transatlantica. Si evidenzia in tale logica che le criticità essenziali della ipotizzata cooperazione che significa finalisticamente lo sviluppo di una capacità congiunta, siano proprio la complementarità e la interoperabilità con la Nato.
Questa ultima Joint Declaration fa un deciso balzo in avanti, individuando nuove aree sulle quali concentrare gli sforzi di cooperazione, sottolineando anche quali siano i settori che rappresentano maggiormente l’attuale condizione di instabilità geo-politica internazionale e così: (i) la competizione geostrategica; (ii) la resilienza; (iii) la protezione delle infrastrutture critiche; (iv) le tecnologie emergenti e disruptive; (v) lo spazio e le implicazioni di sicurezza del cambiamento climatico; e non da ultimo (vi) le interferenze e la manipolazione delle informazioni esterne. Il dominio cyber riecheggia dietro la maggior parte di questi settori attenzionati. Inoltre, alcuni di questi – in particolare resilienza, tecnologie emergenti e disruptive – erano già stati anticipati dalla Bussola Strategica dell’Ue pubblicata a marzo 2022, che li individuava come aree in cui esplorare maggiore cooperazione tra Nato e Ue. In sintesi, l’ultima Joint Declaration del 2023 sembrerebbe essere più orientata nell’accelerazione del processo di cooperazione della piattaforma Euro Atlantica, dando per scontato ormai il “se” e concentrandosi maggiormente sul “cosa” e sul “come”, in ciò spinti inequivocabilmente dalle urgenze di pragmatismo dettate dagli eventi esogeni all’area Euro Atlantica; senza possibilità in questo momento storico per poter discutere di istanze sovraniste dei singoli Stati aderenti all’Ue. In altri termini, il maggior peso specifico che l’Ue può e deve avere all’interno del contesto Atlantico, ed in particolare proprio nei rapporti con gli Stati Uniti, deve passare velocemente e necessariamente per una chiara identità Europea – non certo solo nazionale, il che riporterebbe i singoli Stati membri all’inizio del secolo scorso – dovendosi pragmaticamente confrontare tutti gli alleati, con temi molto seri e complessi tra i quali in primis la suddetta complementarietà e l’interoperabilità dei sistemi di Difesa: le eventuali visioni politiche nazionali avrebbero poco spazio nella logica di raggiungere una capacità congiunta Europea nel firmamento della Nato.
Il pericolo vero, in questo processo di avvicinamento nella cooperazione sulla Difesa – che lo ribadiamo gioca sul terreno pragmatico della tecnologia e dei sistemi e non solo dei valori ideologici – risiede tuttavia ancora nella distanza tra la nostra coscienza di cittadini Europei e le Istituzioni, che agiscono troppo lontane e troppo sopra le nostre teste, soprattutto in settori così scomodi politicamente come questi, facili a diventare recettori di spinte populiste a seconda dei momenti storici, ma strategici per preservare tutti i valori condivisi a prescindere da distinzioni politiche. Il secondo aspetto cruciale, nella cooperazione possibile tra Ue e Nato, è quindi quello che riguarda gli aspetti finanziari e gli investimenti nel contesto delle attuali direttive vigenti, permeate da spinte ideologiche stratificate. Ad oggi le norme ESG hanno influenzato tutte le politiche di investimento del pubblico e del privato in ogni settore. Senonché, spinti dal vento della sostenibilità sono finiti nel fascio dei settori esclusi aree completamente diverse tra loro e con strategicità e polarità opposte. Così Difesa e Sicurezza – fattori necessari a preservare i valori stessi a cui le direttive ESG anelano – restano fattori tendenzialmente esclusi dagli investimenti e dai finanziamenti (pubblici e privati) e quindi discriminati al pari di altri settori eticamente non sostenibili (ad es. come inquinamento, alcool, fumo, droghe, pornografia etc..). In un pacifismo cieco, che non riesce a vedere come il tanto agognato arcobaleno possa esistere nel concreto all’orizzonte, i settori industriali di Difesa e Sicurezza subiscono storicamente un attacco politico ingiustificato, pur rappresentando i presupposti della sostenibilità stessa a cui il nostro futuro democratico è orientato: la pace. Le prime vittime di tali restrizioni sono proprio gli investitori privati – sia nel capitale di rischio che nel credito bancario – i quali nelle proprie policies, hanno tenuto restrizioni enormi o addirittura preclusioni a finanziare (in una forma o nell’altra) imprese attive nel segmento dell’industria Difesa in genere. A risultati non dissimili giunge la stessa Banca Europa degli Investimenti, la quale allo stato dell’arte, per propria missione non può supportare lo sviluppo di progetti se non “dual-use” o di sicurezza “non-core” militare.
Con tali restrizioni di missione la BEI è, comunque, riuscita dal 2018 a erogare 5,5 miliardi di euro in finanziamenti che si qualificano come difesa per certi versi, rimanendo con le mani legate, tuttavia, per progetti di natura puramente militare. Nel contesto dello Strategic European Security Initiative (SESI) dal marzo 2022, si stanziano ulteriori finanziamenti per circa 8 miliardi di euro nel periodo dei prossimi 6 anni correnti (2022-2027), con un’effettiva erogazione nel 2022 registrata già di circa 1,5 miliardi di Euro; ma tutto ciò sempre con la tara che i settori finanziabili rimangono solo quelli del dual-use. Questo tema dell’approccio dual-use rappresenta una foglia di fico che, prima o poi, dovrà essere sostituita con maggiore consapevolezza, riadattando la stessa missione della BEI alle finalità dell’UE nel contesto della cooperazione Atlantica. Siamo a conoscenza di forti pressioni all’interno del parlamento Europeo, che potrebbero portare in un futuro prossimo a riscrivere le regole di ingaggio del braccio finanziario Europeo, facendo venire meno le preclusioni suddette. Questo, laddove andasse a buon fine, ampliando in maniera non condizionata la missione della BEI, avrebbe un effetto a cascata sostanziale, in quanto, consentirebbe all’UE di supportare finanziariamente e a pieno secondo le proprie esigenze le iniziative dell’industria Difesa; e, a seguire, capitale di rischio e capitale di credito privati in maniera capillare si adeguerebbero a supporto di un settore che non diventerebbe più escluso, attraendo nuovi operatori specializzati, come nell’esperienza di altri Paesi.
La NATO stessa con il NIF – Nato Innovation Fund di un miliardo di Euro – ha di recente dato un primo booster importante. Il ruolo degli investitori privati (banche, venture capitalist e private equity) a supporto delle imprese del settore Difesa, diventerebbe centrale e comunque estremamente redditizio per quanto già si inizia ad intravedere e non più osteggiato dagli stessi regolatori. In ciò si colmerebbe un gap enorme attualmente ancora esistente tra: (i) quello che è lo spettro di approvvigionamento richiesto dalla Nato (nell’ambito della quale l’Ue ambisce ad avere un peso specifico maggiore nel contesto relativo degli altri alleati principali, riequilibrando anche i rapporti con gli Stati Uniti); e (ii) il campo di applicazione dei settori finanziabili dalla BEI e dai privati, fono ad oggi ridotto con avversioni critiche che non consentono di superare quei temi pragmatici di complementarietà ed interoperabilità alla base dei fattori di successo della discussa cooperazione stessa. In tale contesto di prossima attuazione, in conclusione, si passerebbe dall’inclusione della Difesa tra i valori fondanti della sostenibilità del nostro futuro, e così da un mero “futuro sostenibile” ad un nuovo paradigma ossia quello del “futuro protetto”.
Il passaggio epocale avverrà quando la sostenibilità sarà identificata a pieno rango modificandosi lo storico acronimo ESG (Environmement, Social and Governance), nel nuovo paradigma DESG, accogliendo anche la Difesa quale elemento valoriale essenziale di un futuro sostenibile e protetto.
URGENTE. Scarcerato Khaled El Qaisi
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della redazione
Pagine Esteri, 1 ottobre 2023 – Khaled El Qaisi è stato scarcerato. Lo hanno deciso i giudici israeliani della corte di Rishon Lezion. Lo studente italo-palestinese arrestato lo scorso 31 agosto al valico di Allenby, dovrà rimanere a Betlemme, pare presso uno zio che si è offerto come garante, e per almeno una settimana non potrà lasciare il Paese. Per la sua liberazione è stata pagata una cauzione. Sono queste le prime notizie che abbiamo ricevuto.
Seguiranno aggiornamenti.
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Tutti i risvolti del contratto di SpaceX con il Pentagono
A inizio settembre SpaceX, l’azienda spaziale fondata da Elon Musk, si è aggiudicata un contratto di un anno della Space Force, una branca delle forze armate degli Stati Uniti. L’obiettivo è lo sviluppo di Starshield, la rete satellitare del Pentagono che sarà una versione militare potenziata del programma Starlink. Il valore del contratto è di massimo 70 milioni di dollari.
La guerra in Ucraina si è rivelata un laboratorio per i satelliti. Come racconta Frediano Finucci, capo della redazione economia ed esteri del Tg de La7 e conduttore di Omnibus, nel libro “Operazione Satellite” (Paesi Edizioni), le minacce rappresentate dalle tecnologie satellitari, un tempo riservate solo a militari e governi, oggi sono disponibili anche a utenti civili, con risvolti economici, sociali e geopolitici finora impensabili.
Ma la notizia ha alimentato nuovamente la discussione sull’influenza del settore privato negli ambiti militari. Lo stesso era accaduto con la pubblicazione della biografia in cui Musk racconta di aver rifiutato le richieste ucraine di accendere Starlink con l’obiettivo di attaccare con i droni ucraini le navi da guerra russe nei pressi della costa della Crimea.
“Le aziende tech dovranno essere parte della soluzione, responsabilizzate, messe in condizione di dover rendere conto alla società”, ha dichiarato Ian Bremmer, fondatore di Eurasia Group, in un’intervista recente a Formiche.net. Parlando dei satelliti Starlink, ha aggiunto: “[S]ono stati molto utili al governo ucraino per respingere le forze russe, ma che succede se Elon decide di rimuovere l’accesso – o scoppia un conflitto attorno a Taiwan? Questo non è nemmeno lontanamente accettabile per gli Stati Uniti, ma al momento una decisione del genere è presa arbitrariamente dalla persona a capo di SpaceX. Il mio suggerimento è che queste aziende debbano diventare essenzialmente firmatarie di un trattato, parte dell’architettura dell’IA, affinché abbiano la responsabilità e l’obbligo di governarla”.
Possono ispezionare il mio telefono durante i controlli in aeroporto?
Una ragazza su Reddit chiede1: è la prima volta che viaggio verso gli Stati Uniti, c’è il rischio che possano ispezionare il mio telefono durante i controlli in aeroporto? Non ho niente da nascondere ma alcune persone mi hanno detto che prima di partire dovrei resettare completamente il telefono. È vero?
Sì, è vero. Molte giurisdizioni ormai prevedono questa possibilità e gli Stati Uniti sono conosciuti per le ispezioni agli smartphone, soprattutto per chi proviene da paesi a rischio o viene per qualche motivo segnalato dai vari algoritmi “antiterrorismo” che ormai abbiamo anche in UE.
Electronic Frontier Foundation riporta che i controlli sui dispositivi elettronici sono passati dai 4.764 del 2015 ai 23.877 del 2016. Oggi, a distanza di sette anni, possiamo aspettarci che quel numero sia almeno a 6 cifre.
Chi viaggia, specie all’estero, spesso ignora i rischi legati alla privacy dei dati contenuti nei numerosi dispositivi elettronici che ci portiamo dietro: smartphone, computer, chiavette USB…Dimentichiamo facilmente che lì dentro c’è la nostra intera vita, e basta davvero poco per trasformare un viaggio in un incubo.
Il rischio di controlli in aeroporto o alle dogane però non è l’unico di cui bisogna tener conto: hacking, furti e rapine, smarrimenti… ce n’è per tutti.
Vediamo allora qualche raccomandazione su come viaggiare in modo più sicuro, cercando di proteggere i dati personali contenuti nei dispositivi elettronici che ci portiamo dietro.
1. Se viaggi verso gli Stati Uniti, conosci i tuoi diritti
Alla ragazza di Reddit, ma anche a chi legge, risponderei prima di tutto di capire fino a che punto possono spingersi le guardie doganali. La situazione purtroppo non è chiarissima e sappiamo tutti che l’abuso di potere si nasconde proprio nelle zone grigie.
Diciamo però che la Corte Suprema degli Stati Uniti, pur garantendo estrema libertà al controllo delle frontiere, suddivide le tipologie di controlli in due tipi: routine e non-routine.
I controlli di routine comprendono quelli necessari a verificare che il viaggiatore abbia la documentazione richiesta per entrare, che siano rispettate le leggi sull’importazione di prodotti negli Stati Uniti, e tutti i controlli necessari per diminuire il rischio di terrorismo o di introduzione di prodotti di contrabbando.
Nei controlli non-routine rientrano invece tutte quelle attività “estremamente intrusive” o che abbiano un “impatto sulla dignità e privacy del viaggiatore” o che siano svolti in un modo “particolarmente offensivo”. Questi controlli non sono vietati, ma l’agente dovrebbe essere in grado di dimostrare un “sospetto individualizzato” sullo specifico viaggiatore. Non possono quindi essere svolti a campione senza motivazione specifica.
Questo non significa che se l’agente vi obbliga a consegnare il telefono potrete iniziare a urlare di violazioni di diritti in mezzo all’aeroporto come una Karen qualsiasi. Sappiamo infatti tutti che i diritti di fronte ai rappresentanti dello Stato non esistono ed è meglio non inimicarsi chi tiene in mano la tua vita.
2. Evita wi-fi pubbliche, se possibile
Le reti pubbliche sono notoriamente poco sicure. Il consiglio è di evitarle ad ogni costo. Dall’altra parte potrebbe esserci un amministratore di sistema curioso, un hacker che ha compromesso la rete, o un agente seduto sulla sua comoda poltrona.
Se proprio devi, evita di usarle per connetterti ad account sensibili (banca, wallet, social). In ogni caso, prima di connetterti alla wi-fi pubblica, leggi il punto due.
3. Usa una VPN (Virtual Private Network)
Il consiglio vale in realtà in ogni occasione, ma soprattutto per quando si viaggia. Una VPN usa tecnologie di crittografia per offuscare il nostro traffico web, rendendo così difficile la vita a chiunque voglia introdursi nelle nostre comunicazione o intercettare i nostri dati.
Se devi connetterti a una rete pubblica o non sicura, come in aeroporti, hotel o bar, è fondamentale usare una VPN. Chi controlla la rete (amministratori di sistema, cybercriminali o forze dell’ordine) può potenzialmente intercettare tutti i tuoi dati in chiaro. Con una VPN si può mitigare facilmente questo rischio. Se vuoi capire meglio come funziona una VPN e come sceglierla, ne ho scritto qui:
4. Autenticazione multi-fattore, sì o no?
L’autenticazione multi-fattore come il riconoscimento facciale o delle impronte digitali migliora di molto la sicurezza dei dati contenuti in un dispositivo, perché chiunque entri in possesso del nostro dispositivo non potrà accedervi senza avere anche a disposizione una copia dei nostri dati biometrici.
Ottimo in caso di perdita del dispositivo o nel caso in cui ci sia rubato… molto meno utile se qualcuno tenta di obbligarci fisicamente a sbloccare il dispositivo.
Il consiglio in questo caso è di disattivarel’autenticazione multi-fattore e preferire invece un PIN complesso o un pattern di sblocco per i viaggi all’estero.
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5. Cifra la memoria dei tuoi dispositivi
Usa strumenti di crittografia della memoria per tutti i tuoi dispositivi. Questo assicura che quando il dispositivo è bloccato o spento, un attaccante non possa accedere ai dati contenuti nella memoria. Vale anche per le carte microSD che possiamo usare con alcuni smartphone Android.
Il consiglio ulteriore, per mitigare ulteriormente i rischi, è di diminuire al massimo il tempo di inattività necessario per bloccare lo smartphone. In questo modo, in caso di perdita o furto, basteranno pochi secondi per garantirne il blocco e rendere più difficile la vita a chi ne entra in possesso.
6. Evita sguardi indiscreti
Se viaggi molto, specie per lavoro, il rischio di rivelare informazioni sensibili che ti possono rendere un obiettivo per criminali d’opportunità è grande. Password e pin di conti bancari, email, comunicazioni riservate: ci vuole pochissimo a spiare una persona da dietro le spalle.
Qualcuno potrebbe sorridere leggendo queste righe, ma non sono rischi da sottovalutare.
Immagina questa scena: sei su un autobus pieno e decidi di aprire il tuo wallet Bitcoin, contenente l’equivalente di decine di migliaia di euro. Un paio di persone alle tue spalle se ne accorgono, e decidono di seguirti alla discesa del mezzo. In pochi secondi ti spingono in un angolo scuro con fare minaccioso e ti minacciano con un coltello se non apri il wallet e scansioni il loro QR Code. Non c’è molto da ridere, vero?
Se proprio non puoi evitare di aprire app sensibili in viaggio, un modo per mitigare questi rischi è acquistare e usare una “pellicola privacy” da sovrapporre sullo schermo dello smartphone e notebook per restringere l’angolo di visualizzazione. Così, soltanto chi è direttamente davanti allo schermo potrà vedere facilmente cosa viene visualizzato.
7. Disattiva le impostazioni di geolocalizzazione delle tue app
Viaggiare spesso significa foto e condivisione sui social. La camera degli smartphone e le app social possono però includere dati di geolocalizzazione (anche molto dettagliati) che rivelano la nostra posizione precisa.
Questo può essere un doppio rischio: da una parte qualcuno potrebbe approfittarne per fare una visita cortese alla tua abitazione vuota; dall’altra qualcun altro potrebbe usare quelle informazioni per attacchi di ingegneria sociale - se non addirittura rapine o peggio: in alcuni luoghi del mondo i cittadini italiani sono un goloso mezzo di riscatto. Meglio evitare.
8. Attenzione ai wallet crypto
Non tutte le giurisdizioni sono amichevoli verso chi usa Bitcoin o criptovalute. Se hai wallet crypto sullo smartphone, il consiglio è di disinstallare le app per il tempo necessario a superare i controlli doganali. Ovviamente, assicurati di avere un backup delle seed words.
9. Backup, backup, backup
Non se ne parla mai abbastanza. Il backup dei dati è fondamentale per evitare che la perdita di un dispositivo possa rovinarci il viaggio o la vita.
Prima di tutto: backup di account e credenziali di accesso. Esistono tantissimi password manager diversi che oggi permettono di farlo in modo semplice, alcuni anche in Cloud (occhio alla sicurezza). E poi backup dei tuoi segreti, come le seed words di app che richiedono la crittografia (wallet, email, authenticator vari) e di ogni informazione necessaria ad accedere a questi servizi (ad esempio codici di ripristino).
10. Panic button
Una misura più estrema, ma sicuramente efficace, è quella di installare sul dispositivo un panic button. Mi riferisco ad app come Ripple, che permettono in pochi istanti di fare un wipe quasi totale delle app sullo smartphone e della memoria.
Il wipe della memoria non sarà profondo, ma in caso di controlli invasivi da parte delle autorità di frontiera permetterà di ottenere un ottimo livello di plausible deniability,cancellando in pochissimo tempo app sensibili (social, comunicazioni, ecc.).
Da usare con cautela assicurandosi di avere backup disponibili.
reddit.com/r/privacy/comments/…
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The Queen Is Dead Volume 94 Sextile Belau Electric Six
The Queen Is Dead Volume 94 Sextile Belau Electric Six
Sextile's first record for Sacred Bones, after two albums for Felte. Coming from Hungary are Peter Kedves and Krisztian Buzas, aka Belau, one of the electronic realities taking off in Europe. The Electric Six from Detroit since 1996 are one of the mysteries of modern music, or perhaps everything is much clearer than it appears to us. @Musica Agorà
iyewebzine.com/sextile-belau-e…
The Queen Is Dead Volume 94 Sextile Belau Electric Six - 2023
Sextile, Belau, Electric Six: sextile's first record for Sacred Bones, after two albums for Felte. The record is titled "Push" and is an incredible coherent blend of many divseri genres, united by talent and originality.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
PRIVACYDAILY
ECJ Advocate General wants to use indiscriminate internet data retention against file sharers
In a non-binding opinion issued yesterday, the Polish Advocate General at the European Court of Justice, Szpunar, recommends watering down the current jurisprudence and allowing blanket retention of internet connection data of the entire population to be used to prosecute file sharing, even without a court order [curia.europa.eu/jcms/upload/do… The civil rights activist and MEP Dr. Patrick Breyer (Pirate Party) warns:
“Originally, the European Court of Justice allowed the indiscriminate retention of internet connection data of the entire population on the grounds of child protection. Now it is to be permitted to investigate file-sharers and defamation. This goes to show: All dams break when the red line of blanket mass surveillance is crossed. Only non-stored data is safe from data greed, abuse and data leaks.
The argument of child protection does not justify a blanket internet data retention: Germany and Austria have enforced the law successfully without such blanket retention for years. In Germany the clearance rate for abuse and exploitation material on the internet exceeds 90%. Only 3% of the NCMEC tips could not be traced. Countries with data retention in place are no more successful. Child protection can be done differently, for example with the financing of prevention work, protection concepts, quick freeze procedures, targeted undercover investigations and login traps.
IP addresses are like our digital fingerprints. Their blanket collection would endanger crime prevention by making anonymous counselling and counselling services as well ass victim support through anonymous self-help forums impossible, and damage the free press, which depends on anonymous informants. The mass and blanket recording of the internet connections of millions of law-abiding citizens is a totalitarian measure that is incompatible with the values of a free democracy.”
“Yes AI Care! La “disruption” dell’intelligenza artificiale su settori, imprese e persone“
Oggi ho partecipato all’evento Yes AI Care! La “disruption” dell’intelligenza artificiale su settori, imprese e persone nel panel dedicato a Intelligenza Artificiale, Governance e Protezione dei dati.
Riforma del lavoro in Grecia: spolpare le ossa di lavoratori e lavoratrici | Infoaut
"In sostanza l’obiettivo è quello di aggirare il limite delle 8 ore lavorative e di mettere a sistema le forme di impiego imposte ai working poors: lavoratori e lavoratrici spesso sono costretti a trovare un secondo lavoro perché il salario non è sufficiente a sopravvivere e le pensioni sono così basse da costringere molti pensionati a continuare a lavorare fino a che il fisico regge. Si tratta dunque di intensificare l’estrazione di valore da parte dell’aziende e dello Stato a partire da un ricatto salariale sempre più violento."
Il silenzio dei media su chatcontrol in Europa come in California: il disegno di legge della California per combattere gli abusi sui minori online di cui nessuno sembra parlare
Con una copertura stampa praticamente nulla, l'Assemblea della California approva una legge di controllo su internet che ha molto in comune con chatcontrol: è una legge che utilizza i minori come pretesto, è stupida e pericolosa e l'informazione non ne sta parlando
Lunedì 25 settembre 2023 12:01 - Mike Masnick
È abbastanza incredibile per me come, negli ultimi cinque anni circa, il legislatore della California abbia promosso una dozzina di leggi assolutamente orribili, pericolose (e spesso incostituzionali) per minare completamente i principi stessi di un’Internet aperta… e sostanzialmente non ottiene nulla. attenzione a tutti.
L'anno scorso sembrava che noi di Techdirt fossimo l'unico sito di notizie a coprire una serie di fatture assolutamente orribili. E, dei due che sono passati, l’AB 2273 (il “codice di progettazione adeguato all’età”) e l’AB 587 (il disegno di legge sulla “trasparenza” dei social media) stanno entrambi affrontando sfide costituzionali, con il 2273 già dichiarato palesemente incostituzionale ai sensi del 1° emendamento.
L’assemblea legislativa della California avrebbe potuto risparmiarsi un sacco di sciocchezze e problemi se ci avesse ascoltato l’anno scorso quando abbiamo evidenziato i problemi con entrambi i progetti di legge.
Non sono sicuro che i media abbiano trattato in dettaglio nessuna di questi disegni di legge, mentre su Techdirt abbiamo avuto molti, molti, molti articoli che evidenziavano tutti i problemi con entrambi i disegni di legge.
Quest'anno abbiamo coperto ancora più progetti di legge, tra cui SB 680 (sulla "dipendenza dai social media", che è solo una riscrittura di un disegno di legge diverso dell'anno scorso che non è stato approvato) e AB 1394, che può essere descritto come una sorta di mini-FOSTA californiano, in cui esiste un diritto di azione privato, che consente a chiunque di citare in giudizio le società di social media per qualsiasi materiale pedopornografico (CSAM) che compare sulle loro piattaforme. Per fortuna, l'SB 680 non è andato avanti. Ma il 1394 lo fece.
Come abbiamo spiegato qualche settimana fa, questa legge ribalta tutto esattamente al contrario e peggiorerà inevitabilmente i problemi legati al materiale pedopornografico sui siti web. Non esaminerò nuovamente tutti gli argomenti, ma mi limiterò a evidenziare il più eclatante: la legge attribuisce la responsabilità ai siti web per il favoreggiamento “consapevole” di materiale pedopornografico sulle loro piattaforme. Il primo emendamento richiede questo standard consapevolmente, ma quello che avete fatto ora è creare incentivi molto forti affinché i siti web smettano di combattere i materiali pedopornografici. Perché se si oppongono, ammettono di sapere che ciò accade, e questo li espone alla responsabilità a causa di questo stupido, stupido disegno di legge.
E' una legge pericolosa. Abbiamo già visto come funziona un sistema simile in FOSTA riguardo al “traffico sessuale”, che ha portato alla chiusura di tutti i tipi di risorse vitali per le lavoratrici del sesso. E ora, con 1394, puoi aspettarti che anche tutti i tipi di risorse vitali per aiutare le vittime di CSAM stiano per chiudere.
Quindi, ovviamente, la California ha approvato il disegno di legge e Gavin Newsom dovrebbe firmarlo da un giorno all’altro. Ottimo lavoro California: hai appena reso più difficile la lotta contro il CSAM. Spero che Newsom e gli sponsor del disegno di legge Buffy Wicks e Heath Flora siano orgogliosi di questo disegno di legge disastroso.
Eppure, questo disegno di legge non ha ricevuto praticamente alcuna attenzione da parte dei media. Abbiamo scritto il nostro articolo a riguardo. John Perrino, dell'Osservatorio Internet di Stanford, ha scritto un articolo su Tech Policy Press sottolineando che "nessuno sembra parlare di" questo disegno di legge, che potrebbe avere enormi conseguenze per Internet.
Siamo solo un piccolo sito multimediale su Internet praticamente senza budget. Contrariamente a quanto affermano alcune persone che si sbagliano, non siamo finanziati dalla “grande tecnologia” e non siamo “grandi lobbisti tecnologici”. In effetti, preferirei che ogni giorno tornassimo a un mondo di “piccola” o addirittura “personale” tecnologia altamente competitiva e decentralizzata rispetto alla “grande tecnologia”. Ma questo tipo di fatture lo renderanno impossibile.
La critica mediatica a questi progetti di legge non dovrebbe ricadere sulle nostre spalle oberate di lavoro. Eppure lo fa. E questo mi fa sentire come se avessimo fallito con questo. Abbiamo scritto un articolo a riguardo e sembra che non sia stato nemmeno lontanamente sufficiente a dare l'allarme prima che questo disegno di legge venisse approvato. Gavin Newsom potrebbe ancora porre il veto, ma tutti mi dicono che è ansioso di firmarlo, proprio come era ansioso di firmare l'Age Appropriate Design Code che è appena stato dichiarato incostituzionale.
E questo perché quando è stato dichiarato incostituzionale non c'è nessuno nei media a Sacramento che torni da Newsom e gli chieda: "Ehi, perché hai firmato quel disegno di legge ovviamente incostituzionale che Techdirt ha definito incostituzionale?" Invece, tutti dimenticano che Newsom non solo ha firmato con entusiasmo il disegno di legge, ma ha letteralmente implorato NetChoice di non fare causa al disegno di legge, anche se un giudice ha giustamente sottolineato la miriade di problemi con il disegno di legge.
Quando lasciamo che politici come Buffy Wicks e Gavin Newsom continuino ad approvare e firmare progetti di legge incostituzionali e problematici, senza mai tornare indietro e chiedere loro perché lo hanno fatto – specialmente quando i problemi di quei progetti di legge non erano solo chiari, ma chiaramente evidenziati da alcuni di noi – semplicemente incoraggiamo altre sciocchezze e una più rapida scomparsa del web aperto.
E questo funziona solo a vantaggio delle “grandi tecnologie”. Google e Meta hanno palazzi pieni di avvocati. A loro davvero non importa di queste bollette. Possono gestirli. Queste leggi creano invece problemi più grandi per tutti gli altri e lasciano a Google e Meta il controllo di Internet, invece di permetterci di riprenderci la nostra Internet.
Qui il post originale
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Ministero dell'Istruzione
Il racconto di #NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato al plesso di Piscittina dell’ICS “Giovanni Paolo II” di Capo d’Orlando, in provincia di Messina, che sarà demolito e ricostruito grazie alla linea di investimento del PNRR.Telegram
FPF Weighs In on the Responsible Use and Adoption of Artificial Intelligence Technologies in New York City Classrooms
Last week, Future of Privacy Forum provided testimony at a joint public oversight hearing before the New York City Council Committees on Technology and Education on “The Role of Artificial Intelligence, Emerging Technology, and Computer Instruction in New York City Public Schools.”
Specifically, FPF urged the Council to consider the following recommendations for the responsible adoption of artificial intelligence technologies in the classroom:
- Establish a common set of principles and definitions for AI, tailored specifically to educational use cases;
- Identify AI uses that pose major risks – especially tools that make decisions about students and teachers;
- Create rules that combat harmful uses of AI while preserving beneficial use;
- Build more transparency within the procurement process with regard to how vendors use AI; and
- Take a student-driven approach that enhances the ultimate goal of serving students and improving their educational experience.
During this back to school season, we are observing school districts across the country wrestle with questions about how to manage the proliferation of artificial intelligence technologies in tools and products used in K-12 classrooms. In the 2022-2023 school year, districts used an average of 2,591 different edtech tools. While there is no standard convention for indicating that a product or service uses AI, we know that the technology is embedded in many different types of edtech products and has been for a while now. We encourage districts to be transparent with their school community regarding how AI is utilized within the products it is using.
But first, it is critical to ensure uniformity in how AI is defined so that it is clear what technology is covered and to avoid creating overly broad rules that may have unintended consequences. A February 2023 audit by the New York City Office of Technology and Innovation on “Artificial Intelligence Governance” found that the New York City Department of Education has not established a governance framework for the use of AI, which creates risk in this space. FPF recommends starting with a common set of principles and definitions, tailored specifically to educational use cases.
While generative AI tools such as ChatGPT have gained public attention recently, there are many other tools already used in schools that fall under the umbrella of AI. Uses may be as commonplace as autocompleting a sentence in an email or speech-to-text tools to provide accommodations to special education students, or more complicated algorithms used to identify students at higher risk of dropping out. Effective policies governing the use of AI in schools should follow a targeted and risk-based approach to solve a particular problem or issue.
We can look to the moratorium on adopting biometric identification technology in New York schools following the 2020 passage of State Assembly Bill A6787D as an example of how an overly broad law can have unintended consequences. Although it appeared that lawmakers were seeking to address legitimate concerns stemming from facial recognition software used for school security, a form of algorithmic decision making, the moratorium had broader implications. Arguably, it could be viewed to ban the use or purchase of many of the computing devices used by schools. This summer, the NY Office of Information Technology Services released its report on the Use of Biometric Identifying Technology in School, following which it is likely that the Commission will reverse or significantly modify the moratorium on biometric identification technology in schools. This will present an opportunity for the city to consider what additional steps should be taken if it resumes use of biometric technology and will also likely open a floodgate for new procurement.
Accordingly, this is an important moment for pausing to think through the specific use cases of AI and technology in the classroom more broadly, identify the highest risks to students, and prioritize developing policies that address those higher risks. When vetting products, we urge schools to consider whether that product will actually enhance the ultimate goal of serving students and improving their educational experience and whether the technology is indeed necessary to facilitate that experience.
We urge careful consideration about the privacy and equity concerns associated with adopting AI technologies as AI systems may have a discriminatory impact on historically marginalized or otherwise vulnerable communities. We have already seen an example of how this can manifest in classrooms. Commonly deployed in schools, self-harm monitoring technology works by employing algorithms that rely on scanning and detecting key words or phrases across different student platforms. FPF research found that “using self-harm monitoring systems without strong guardrails and privacy-protective policies is likely to disproportionately harm already vulnerable student groups.” It can lead to students being needlessly put in contact with law enforcement and social services or facing school disciplinary consequences as a result of being flagged. We recommend engaging the school community in conversation prior to adopting this type of technology.
It is also critical to note that using any new classroom technology typically comes with increased collection, storage, and sharing of student data. There are already requirements under laws like FERPA and New York Ed Law 2-D. Districts should have a process in place to vet any new technology brought into classrooms and we urge an emphasis on proper storage and security of data used in AI systems to protect against breaches and privacy harms for students. School districts are already vulnerable as targets for cyber attacks, and it is important to minimize risk.
Finally, we flag that there are disparities in the accuracy of decisions made by AI systems and caution that there are risks when low accuracy systems are treated as gospel, especially within the context of high impact decision making in schools. Decisions made based on AI have the potential to shape a student’s education in really tangible ways.
We encourage you to consider these recommendations and thank you for allowing us to participate in this important discussion.
Weekly Chronicles #47
Privacy Week, giorno 2 e 3
Anche il secondo giorno di Privacy Week è passato e spero che molti di voi abbiano assistito al pomeriggio che abbiamo organizzato.
Sono stato tra i conduttori della seconda giornata, e insieme a tanti ospiti abbiamo dialogato di smart city e sorveglianza di massa, social scoring e perfino smart home, con aspetti anche relativi all’esperienza italiana.
Ad esempio, sapevate che esiste un mercato di voyeuristi che pagano per spiare la gente dalle telecamere hackerate nelle loro case? È una delle tante cose di cui abbiamo parlato ieri. Se hai una telecamera connessa o qualche dispositivo IoT a casa, qualche dubbio me lo farei venire…
Un piccolo dietro le quinte dello studio di Privacy Week
Per la seconda parte della giornata abbiamo invece affrontato il tema spinoso della sanità pubblica e della cybersicurezza dei dispositivi medici. Tantissima carne al fuoco per argomenti che ruotano intorno al concetto di cittadino e di città, che però somigliano sempre più a feudi digitali pronti ad accaparrarsi i nostri dati, ma molto meno propensi a proteggerli.
Oggi invece si parte con il terzo giorno, dedicato alle cryptovalute e all’identità digitale. Non sarò io a condurre ma gli amici Jacopo Sesana, Angelica Finatti e il buon Gianluca Grossi, che forse qualcuno di voi conoscerà in quanto capo redattore di e autore di . Con loro, anche oggi molti ospiti che si alterneranno dalle 10 alle 12:30 in un palinsesto ricco di contenuti.
Tutti gli incontri oggi saranno in streaming come sempre su www.privacyweek.it
Prometto che cercherò di rimanere calmo e pacato.
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Apple ci prova con iOS 17
Pare che l’ultimo aggiornamento di iOS abbia attivato di default alcune impostazioni che riguardano geolocalizzazione delle “significant locations” e l’acquisizione di dati di analisi per il miglioramento dei servizi.
I dati di geolocalizzazione dovrebbero essere conservati in locale, sul dispositivo. Per quanto riguarda invece i dati di analisi, questi sono inviati direttamente ai server Apple e hanno molto a che fare con ciò che fate e come usate il dispositivo.
Solitamente l’acquisizione di questi dati è molto invasiva, quindi il consiglio è di disattivare l’opzione che invece Apple ha pensato bene di riattivare per tutti con questo aggiornamento.
Le nuove cards Lightning SatsMobi
1Come saprete, in questo periodo sono sempre più i negozi fisici e online che accettano pagamenti Bitcoin. Questo è molto positivo per tutto l’ecosistema, ma bisogna trovare strumenti semplici, amichevoli e dalla user experience migliorata, che agevolino l’uso di Bitcoin come sistema di pagamento.
Sappiamo che per i piccoli acquisti e scambi, Lightning Network è oggi il metodo di pagamento Bitcoin più usato, essendo istantaneo, comodo e facile da gestire con la maggior parte dei wallet. Anche la comodità di Lightning arriva però fino a un certo punto: dobbiamo tirar fuori il telefono, aprire il nostro wallet, puntare e fare scan di un QR code. Insomma, non è poi così immediato.
È per questo che abbiamo pensato di introdurre le NFC Cards Lightning SatsMobi. Sono carte di pagamento Lightning che effettuano la transazione semplicemente avvicinando la carta al dispositivo di pagamento (se abilitato NFC). Si tratta di uno standard aperto.
Dove sta il valore aggiunto per l’utente? Prima di tutto, le cards SatsMobi sono connesse a un Bot Telegram (SatsMobiBot) che permette di gestire il saldo, vedere la lista movimenti, ricaricare la disponibilità (“top-up”) e molto altro.
Inoltre, la carta può essere collegata al wallet Lightning Zeus, permettendo una usabilità ancora maggiore.
Una volta attivata l’utente avrà automaticamente disponibile un Lightning address del tipo “nomeutente@sats.mobi” che gli permetterà da subito di ricevere tips Lightning, pagamenti e donazioni da qualunque wallet, oppure da Nostr2.
Da ultimo, le cards SatsMobi sono collegate automaticamente anche al BitcoinVoucherBot e quindi possono anche essere caricate con un Voucher Lightning acquistato su questo sistema di cambio.
Quindi: massima usabilità per cercare di rendere l’esperienza utente semplice, veloce e anche piacevole. Per ordinare le cards e visionare le caratteristiche d'impiego, potete riferirvi al seguente link: bitcoinvoucherbot.com/product-…
Weekly meme
Weekly quote
“What we know is everything, it is our limit, of what we can be.”
Julian Assange
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Contributo di Massimo Musumeci
Social network decentralizzato con integrazione Lightning, molto amato dai Bitcoiner
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Ai dischi serve davvero la cache?
È una curiosità che mi è venuta recentemente quando stavo facendo spesa,
Vedo che la maggior parte dei "dischi" (sia HDD che SSD) che vedo presentano una certa quantità di "cache DRAM",
Da quel che so serve a migliorare le prestazioni, mantenendo blocchi utilizzati di frequente in una memoria più veloce, e, per gli SSD, a ridurre i cicli di scrittura sulla memoria flash.
Ma qualcosa di simile se non mi sbaglio lo fanno anche sistemi operativi come linux e windows, mantenendo in memoria file letti e scritti di recente, quindi mi chiedo, fa davvero molta differenza avere o no una cache anche sul "disco" al di fuori di benchmark, come crystaldiskmark, che disabilitano esplicitamente la cache del sistema operativo?
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Informatica (Italy e non Italy 😁) reshared this.
tl;dr Sì, fa davvero molta differenza.
Anzitutto, in generale aggiungere altri livelli di cache, su un bus/dispositivo lento, aiuta sempre.
La cache interna e del sistema hanno ruoli diversi, non sono una in alternativa all'altra.
La cache del sistema operativo è a conoscenza della struttura dei file. Quindi sceglierà il momento migliore per "inviare" le scritture "cached" al disco, e quando "invalidare" la cache costringendoti a rileggere, sapendo quando apri o chiudi un file, e se lo apri in lettura o scrittura, etc.
Viceversa, il disco non sa come sono fatti i file, ma sa come è strutturato fisicamente il disco. Sugli SSD non è detto che dall'indice del blocco può indovinare su quale punto di quale chip si trova, perché questa corrispondenza cambierà nel tempo per rendere il disco più longevo. Quindi con queste informazioni aggiuntive, può sfruttare alcune euristiche basate sulla struttura fisica per migliorare le prestazioni.
Per gli hard disk invece ti serve semplicemente perché sono dannatamente lenti e ogni aiuto fa differenza.
Inoltre, si parla di DRAM, quindi volatile. Quindi più che i blocchi usati spesso sono quelli usati di recente che si trovano nella cache del disco, perché non sopravviverebbe al riavvio.
Alcuni hard disk hanno un piccolo SSD dentro che invece tiene i dati usati più spesso, e sono molto più veloci di un hdd normale. Ma su un ssd questo non ha senso perché se potessi fare una memoria non volatile più veloce faresti direttamente un ssd più veloce.
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Fossilization live 2023
Fossilization da Brasile live in Barrios Milano 18/9
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Fossilization da Brasile live in Barrios Milano 18/9GRAZIE A ROBY TUTTI PAZZICiao! Grazie per aver visto questo videoIL NOSTRO CANALEQuesto è il nostro canal...YouTube
Le classifiche delle migliori università del mondo lasciano il tempo che trovano
@Universitaly: università & universitari
Nonostante l’indubbia attenzione che ottengono, però, queste classifiche sono da anni molto criticate. Un po’ perché si basano su criteri arbitrari, che riflettono poco la moltitudine di ruoli sociali e culturali che le università svolgono sul territorio. Un po’ perché sono progettate quasi sempre sulla base del sistema d’istruzione inglese e statunitense, che riflette male come funzionano le università nel resto del mondo. Un po’, semplicemente, perché non è chiaro a cosa servano, se non a indirizzare attenzione e fondi verso le società che le stilano e le università che figurano ai primi posti.
L'articolo di @Viola Stefanello 👩💻 è qui su Il Post
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Fantastico modo di pensare! In effetti è proprio vero: gli osservatori influenzano ciò che osservano in questo caso e come l'hai scritto tu è perfetto.
È deprimente allo stesso modo che qualcosa che teoricamente sarebbe interessante (statistiche delle università a priori sarebbero anche cose utili) finisca per essere una forte fonte di influenza degli studenti e delle università. I fini di queste agenzie di classifiche non sono nobili...
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Legge di Goodhart: quando una misura diventa un obiettivo, cessa di essere una buona misura. L'intero sistema capitalista è costruito in violazione di questa legge.
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L reshared this.
0ut1°°k
in reply to Privacy Pride • • •è uno scandalo che di queste notizie vengo a saperne da voi e non dai giornali italiani
@privacypride@feddit.it
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Eleonora, Privacy Pride, informapirata ⁂ e Sabrina Web 📎 reshared this.
Eleonora
in reply to Privacy Pride • • •cioè qui sta esplodendo il vertice della commissione europea e non c'è un giornale che ne parli?
@privacypride@feddit.it
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Privacy Pride, informapirata ⁂ e Maronno Winchester reshared this.
informapirata ⁂
in reply to Eleonora • • •@treleonora eh, magari stesse esplodendo... qua stanno facendo tutti finta di niente!
@privacypride@poliverso.org @privacypride@feddit.it