Onu, Nato, Ue e industria. I pilastri della sicurezza globale per Crosetto
Di fronte alle sfide geostrategiche che caratterizzano lo scenario internazionale attuale, la collaborazione internazionale sarà cruciale, a partire dalle principali organizzazioni e alleanze come l’Onu, la Nato e l’Unione europea. Questo è il cuore della riflessione fatta dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo al Forum Adnkronos al palazzo dell’Informazione, nel corso della quale l’inquilino di palazzo Baracchini ha fatto un punto generale sulle principali sfide che attendono la Difesa del nostro Paese, sia nella sua aera geografica di competenza, sia nella costruzione di un ecosistema di sicurezza globale che veda l’Italia tra i protagonisti.
La situazione in Medio oriente
Il ministro è partito proprio dalla crisi in Medio oriente, che vede il nostro Paese impegnato in prima fila nel percorso verso una soluzione al conflitto. L’Italia, del resto, è il primo Paese contributore di truppe, con circa 1200 militari, alla missione Unifil al confine tra Israele e Libano, e l’Italia si sta prodigando attivamente attraverso la presenza di nave Vulcano della Marina militare, con a bordo personale sanitario delle Forze armate, e il prossimo invio di un ospedale da campo a Gaza. Sul tema, il ministro è tornato a chiedere un maggior coinvolgimento delle Nazioni Unite, sottolineando come in futuro “o l’Onu riacquisisce una centralità o non abbiamo un altro organismo multilaterale nel quale dirimere divergenze così ampie”.
Il coinvolgimento Onu
Crosetto, infatti, ha sempre ribadito che per arrivare a una soluzione nella regione sarà fondamentale sia il coinvolgimento degli attori locali, come i Paesi arabi del Medio oriente, a cui deve aggiungersi un coinvolgimento coordinato globale. “È una cosa di cui deve farsi carico la comunità internazionale” ha sottolineato Crosetto, indicando nell’Onu l’unico organismo in grado di garantire questo coordinamento. “Si fa il fuoco con la legna che si ha, e l’unica legna che abbiamo per accendere il fuoco della pace è l’Onu”, ha ribadito Crosetto, ritornando sulla possibilità, già espressa nel corso della sua recente visita al Palazzo di Vetro a New York, di stabilire una presenza Onu a Gaza, dal momento che “non vedo una forza palestinese esterna ad Hamas che sia in grado di garantire l’ordine”. L’idea del ministro, allora, è una “forza Onu dove ci sia una maggioranza di Paesi arabi” alla quale, se vorranno, potranno partecipare anche i Paesi occidentali, e alla quale l’Italia è disponibile a contribuire, come già espresso da Crosetto nell’incontro con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.
L’ombra russa sui Balcani
Altra direttrice di instabilità viene dal fianco orientale, con la minaccia rappresentata dalla Russia, che il ministro ha sottolineato come sia più vicina di quanto si possa immaginare. È nei Balcani, infatti, che la crescente influenza di Mosca sta contribuendo a destabilizzare i già fragili equilibri regionali, in particolare il delicato rapporto tra Serbia e Kosovo. In questo settore, ha ribadito il ministro “non si può fare il tifo per uno o per l’altro e l’approccio italiano, che ha incarnato benissimo il ministro Antonio Tajani fino a ora, è di un’Italia che ha previsto per entrambe un percorso che le porti in Europa allo stesso modo, e che dice a tutte e due di applicare le risoluzioni che riguardano l’una e l’altra in modo da fare passi avanti”. La questione è strategica per Crosetto, secondo il quale “non possiamo spingere la Serbia verso la Russia, sarebbe una follia”, facendo l’esempio anche di altri Paesi come Arzerbaigian o Kazakistan, il cui isolamento li porterebbe lontani dall’Occidente. “Serve un approccio pragmatico – ha detto il ministro – ma manca un approccio europeo più uniforme”. L’obiettivo, infatti, è “il percorso verso l’Europa” che “deve legare entrambe, il comune punto di arrivo deve essere l’Europa”.
Verso una Difesa europea
In questo quadro, allora, servirebbe una difesa comune europea, il cui orizzonte però resta ancora lontano. “Per parlare di esercito comune europeo bisognerebbe parlare di qualcosa di diverso dalle forze armate nazionali, e per costruirlo ci vogliono venticinque, trent’anni” ha infatti riferito Crosetto. Bisogna allora agire diversamente, e un modo “più semplice per avere forze armate europee” è quello di “usare il sistema della Nato: tu hai forze italiane, spagnole, francesi, inglesi e le rendi interoperabili, cioè insegni loro a lavorare insieme come se fossero la stessa cosa”. Per il ministro, ripetere lo stesso approccio in Europa è il modo migliore per arrivare ad avere veramente “forze armate europee, con un unico centro di comando e controllo, in grado di muoversi come se fossero una cosa sola”. Non un Esercito europeo tout court, ma la somma degli eserciti nazionali che diventano il pilastro di difesa europea integrato in quello della Nato. Un approccio molto più veloce, dal momento che non si avrebbe il bisogno “di cambiare completamente l’organizzazione, anche perché i tempi non ti concedono vent’anni”.
Collaborazioni industriali
Una parte consistente del rafforzamento della difesa europea, però, passa dalla sua industria, e in questo settore l’Italia può davvero giocare un ruolo da protagonista, in tutti i domini. Parlando per esempio del settore terrestre, il ministro ha sottolineato come tutti i governi abbiano fatto “interventi che consentono all’Italia di avere un potenziale investimento che permette alla nostra industria di consolidarsi e fare alleanze europee”, come dimostrato dalla scelta del carro armato Leopard, la cui selezione va nella direzione di una “potenziale creazione di un polo terrestre italo-franco- tedesco”. Ma anche negli altri comparti, dall’aeronautico al navale “non sono mai mancati gli investimenti della difesa, ma anche qui servono le alleanze” ha ribadito Crosetto, sottolineando come le aziende italiane “non possono essere rette solo dal bilancio italiano”, dovendosi basare soprattutto sull’export. In questo scenario, la nuova stagione di collaborazione tra Leonardo e Fincantieri è stata accolta con molto favore dal ministro: “Era ora! Il tema vero è quello di presentarsi insieme sui mercati internazionali, in modo che uno sfrutti la rete commerciale dell’altro”, uno sforzo che vedrà il pieno sostegno del governo, dal momento che “i grandi deal internazionali si fanno tra governi”.
Preprint, teorie del complotto e necessità di governance della piattaforma
Una delle principali tendenze durante la pandemia di COVID-19 è stata l’aumento del volume di ricerche pubblicate come preprint prima della revisione formale tra pari. Mareike Fenja Bauer e Maximilian Heimstädt esplorano un esempio di come una prestampa sia stata parte integrante della costruzione delle teorie del complotto e suggeriscono come una migliore governance della piattaforma potrebbe mitigare questi rischi.
@Giornalismo e disordine informativo
blogs.lse.ac.uk/impactofsocial…
Preprints, conspiracy theories and the need for platform governance
One of the major trends during the COVID-19 pandemic was an uptick in the volume of research being posted as preprints prior to formal peer review. Mareike Fenja Bauer and Maximilian Heimstädt expl…Impact of Social Sciences
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Conte evoca la questione morale, una nemesi per sé e per la Meloni
Parafrasando la celebre massima dell’intellettuale britannico Samuel Johnson sul nazionalismo, “il moralismo è l’ultimo rifugio delle canaglie”. Dove per canaglie in politica si intendono i furbi, gli irresponsabili, i demagoghi.
C’è da credere che Giuseppe Conte abbia negoziato con Repubblica non solo la pubblicazione dell’odierna lettera aperta a Giorgia Meloni, ma anche il titolo: il riferimento alla “questione morale” è, infatti, un classico della demagogia grillina. Lo è ancor più per Conte, il quale, dismessi i panni sovranisti, ora per erodere voti al Pd indossa con analoga classe quelli post comunisti. Di “questione morale” (degli altri, s’intende) parlò Enrico Berlinguer nel 1981 in una celebre intervista rilasciata proprio al fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. Di questione morale parla di conseguenza Giuseppe Conte.
Il leader di quel che resta del Movimento 5stelle mette in sequenza i casi Delmastro, Donzelli, Santanchè, Sgarbi, Durigon e Lollobrigida, accusa la premier di privilegiare “gli interessi dei potenti” rispetto a quelli del popolo e conclude rammaricandosi del fatto che “sempre più italiani si allontanano dalla politica, si astengono, non partecipano più alla vita democratica perché non ritengono più credibile la classe politica”. Tale mancanza di credibilità, secondo Conte, è dovuta alla restaurazione di “privilegi” che non avrebbero ragion d’essere.
Da qual pulpito, verrebbe da dire. È infatti noto che il Movimento 5stelle abbia tradito tutte le proprie istanze identitarie a base moralistica: non praticano la trasparenza, non si dimettono quando ricevono un avviso di garanzia, si spartiscono il denaro pubblico che un tempo restituivano, non rispettano la regola dei due mandati, versano ogni anno 300mila euro a Beppe Grillo di finanziamenti pubblici ai gruppi parlamentari…
“L’onestà in politica è l’ideale che canta nell’animo degli imbecilli”, scrisse il filosofo liberale Benedetto Croce. Di sicuro Conte imbecille non è: è semplicemente un demagogo, come lo fu Giorgia Meloni nel decennio trascorso all’opposizione. Fratelli d’Italia è stato infatti il partito di centrodestra che più ha predicato il pauperismo in politica, che più ha degradato a “privilegi” quelle garanzie poste dai padri costituenti a difesa della Politica e delle Istituzioni. Non a caso, i meloniani furono (naturalmente senza crederci) i più determinati sostenitori del vergognoso taglio alla rappresentanza parlamentare voluto, appunto, dal Movimento 5stelle allora guidato da Giggino Di Maio. Ora che si trova a ricoprire funzioni di governo, tocca a Giorgia Meloni incassare le accuse che Meloni Giorgia rivolgerebbe ad altri al suo posto. È la nemesi, bellezza. E prima o poi tocca tutti.
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Russia, il Cremlino verso la limitazione del diritto all’aborto
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di Redazione
Pagine Esteri, 11 dicembre 2023 – Le autorità di Mosca stanno cercando di convincere le donne russe a dedicarsi al focolare domestico e a fare più figli, con le buone e con le cattive. «Nelle famiglie russe, molte delle nostre nonne e bisnonne avevano sette o otto figli, e forse anche di più. Dovremmo preservare e far rivivere queste meravigliose tradizioni. Le famiglie numerose dovrebbero essere la norma, lo stile di vita di tutti i popoli della Russia» ha spiegato la scorsa settimana Vladimir Putin.
La Russia sta affrontando da circa dieci anni una seria crisi demografica, aggravatasi negli ultimi anni: ormai nella Federazione nascono ogni anno solo 1,1 milioni di bambini e bambine, circa 150 mila in meno rispetto alla fine degli anni ’90, quando le nascite erano risalite dopo il crollo seguito allo scioglimento dell’Unione Sovietica. Oltre al calo delle nascite, il paese è alle prese con la morte sui campi di battaglia ucraini di migliaia di giovani uomini e con la crescente emigrazione all’estero.
Ma lo stesso presidente russo ha ammesso che «È impossibile superare le sfide demografiche estremamente difficili che affrontiamo solo con denaro, sostegni sociali e altri programmi individuali» e la soluzione individuata dal Cremlino sembra puntare, tra le altre cose, ad una restrizione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Nel 1920 la Russia rivoluzionaria fu il primo stato al mondo a legalizzare l’aborto.
La finestra legale per l’aborto in Russia è stata lentamente ridotta a partire dagli anni ’90, quando le donne potevano interrompere la gravidanza senza condizioni fino a 12 settimane dal concepimento o anche fino a 22 settimane in alcune specifiche circostanze, non solo di tipo medico ma anche socio-economico. Dall’avvento al potere di Putin, però, il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza ha subito crescenti restrizioni. La Chiesa ortodossa russa preme affinché i tempi per l’aborto legale siano ridotti a otto settimane e a sole 12 settimane in caso di stupro.
Già durante l’estate, il ministro della Sanità di Mosca, Mikhail Murashko, ha proposto di limitare la vendita della pillola del giorno alle sole farmacie e di proibire gli aborti nelle cliniche private, affidando la procedura esclusivamente a centri medici controllati dallo Stato, all’interno dei quali le difficoltà per le donne che intendono interrompere le gravidanze indesiderate aumentano a causa delle crescenti ingerenze del clero ortodosso e degli ostacoli frapposti da una parte del personale sanitario.
«Una pratica decisamente viziosa ha permeato la società: la convinzione che una donna debba ricevere un’istruzione, poi avere una carriera, poi assicurarsi di avere una base finanziaria e solo dopo preoccuparsi di avere figli» ha detto Murashhko alla Duma di Stato, la Camera bassa russa, nel corso di un suo intervento lo scorso 18 luglio.
Il governo federale dovrebbe approvare le misure restrittive nei prossimi giorni, ma intanto molti governatori regionali si sono portati già avanti, anche se non tutte le formazioni politiche che sostengono il presidente Putin – che ha dichiarato il 2024 “l’anno della famiglia” – sono d’accordo con il giro di vite del Cremlino. Pagine Esteri
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GAZA. Nel sud la fame dilaga tra sfollati e residenti. Oggi altre decine di morti
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della redazione
(foto di Mahmoud Fareed-WAFA)
Pagine Esteri, 11 dicembre 2023 – Palestinesi e agenzie umanitarie internazionali denunciano il dilagare della fame nella Striscia di Gaza ed esprimono il timore di un esodo di massa verso l’Egitto. La maggior parte dei 2,3 milioni di persone di Gaza sono state costrette ad abbandonare le proprie case e gli sfollati affermano che è impossibile trovare rifugi e cibo. Si moltiplicano perciò gli assalti ai camion degli aiuti mentre i prezzi dei pochi generi di prima necessità ancora reperibili sono schizzati alle stelle.
I camion degli aiuti rischiano di essere bloccati da persone disperate solo se rallentano a un incrocio, ha detto all’agenzia di stampa Reuters, Carl Skau, vicedirettore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. “La metà della popolazione muore di fame, nove su 10 non mangiano tutti i giorni”, ha aggiunto.
Ancora alla Reuters un palestinese ha riferito di non aver mangiato per tre giorni e di aver dovuto mendicare il pane per i suoi figli. “Faccio finta di essere forte, ma ho paura di crollare davanti a loro da un momento all’altro”.
1,9 dei 2,3 milioni di abitanti palestinesi di Gaza sono sfollati e le agenzie umanitarie descrivono come “catastrofiche” le condizioni di vita nelle aree meridionali della Striscia dove si concentrano gli sfollati. “Mi aspetto che presto l’ordine pubblico crolli completamente e che possa svilupparsi una situazione ancora peggiore, comprese malattie epidemiche e una maggiore pressione per lo sfollamento di massa in Egitto”, ha avvertito ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.
Dopo la rottura del cessate il fuoco durato una settimana, Israele ha iniziato un’offensiva di terra nel sud e da allora si è spinto da est nel cuore della città di Khan Younis, con aerei da guerra che hanno attaccato anche aree a ovest. Philippe Lazzarini (Onu), commissario generale dell’UNRWA, sabato ha accusato Israele di spingere gli abitanti di Gaza sempre più vicino al confine in modo che vadano in Egitto. Il Cairo ha da tempo avvertito che non permetterà ai palestinesi di entrare nel suo territorio, temendo che non potranno più tornare a Gaza.
Israele dice di voler “annientare” Hamas responsabile dell’attacco del 7 ottobre in cui sono rimasti uccisi circa 1200 israeliani ed altri 240 sono stati sequestrati. Con questa motivazione ha lanciato una guerra a Gaza che si è rivelata devastante per la popolazione civile palestinese. Almeno 18.205 palestinesi sono stati uccisi e 49.645 feriti, secondo il ministero della Sanità di Gaza. Decine di migliaia di case sono state distrutte dai bombardamenti.
32 palestinesi sono stati uccisi a Khan Younis durante la scorsa notte. Il braccio armato di Hamas ha detto di aver colpito due carri armati con razzi e sparato colpi di mortaio contro le forze israeliane. Militanti e residenti hanno affermato che i combattimenti sono stati v iolenti anche a Shejaia, a est di Gaza City, a Sheikh Radwan e a Jabalia. L’ospedale Shuhada Al-Aqsa nei pressi di Deir Balah ha riferito di aver ricevuto i corpi di 40 uccisi. I medici hanno anche detto che un attacco aereo israeliano ha ucciso quattro civili in una casa a Rafah.
Oggi nella Cisgiordania occupata da Israele e nella vicina Giordania, la maggior parte dei negozi e delle attività commerciali sono rimasti chiusi in adesione allo sciopero globale a sostegno del popolo palestinese e di un cessate il fuoco immediato a Gaza.
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Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Giuseppe Buttà sul tema “L’epoca della secolarizzazione”
Tredicesimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.
La tredicesima lezione si svolgerà lunedì 11 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.
La lezione sarà tenuta dal prof. Giuseppe Buttà (già Ordinario di Storia delle Dottrine politiche, Direttore dell’Istituto di Storia e Preside della Facoltà di Scienze politiche dell’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “L’epoca della secolarizzazione” di Augusto Del Noce.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.
Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.
Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM
Pippo Rao Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina
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“Sparano e bruciano”: I civili presi di mira nella guerra della Nigeria contro Boko Haram
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The New Humanitarian, VICE News
(traduzione di Federica Riccardi, foto di Chris Roberts www.commons.wikimedia)
thenewhumanitarian.org/investi…
BAMA, Nigeria
Al primo rumore degli spari sparati da veicoli in avvicinamento, Falmata* e il resto del suo villaggio si sono dispersi nella boscaglia dietro le loro case: sapevano cosa stava per succedere. L’esercito nigeriano aveva già distrutto il villaggio di Bula Ali tre volte, ricorda la donna. Questa volta, la pattuglia è arrivata in una mattina di dicembre del 2021 e ha iniziato a sparare. I soldati in uniforme sono poi scesi e, mentre alcuni davano fuoco alle case e ai depositi di cibo, altri radunavano il bestiame e lo caricavano sui loro veicoli.
Secondo Falmata, quel giorno sono morti otto civili, tra cui due bambini di 10 e 15 anni e la loro madre, Bintu. Anche un uomo anziano, Ba Modu, è stato ucciso: troppo fragile per correre, è morto quando la sua casa è stata incendiata mentre era ancora dentro.
Bula Ali non è un’anomalia. Nei 13 anni di guerra contro i gruppi jihadisti del nord-est – indicati collettivamente come Boko Haram – l’esercito nigeriano lancia abitualmente quelle che definisce operazioni di “bonifica” contro le comunità che descrive come roccaforti degli insorti. Interi villaggi vengono incendiati, i raccolti e il bestiame distrutti e gli abitanti dispersi.
Nel corso di un’indagine durata un anno, The New Humanitarian e VICE News hanno raccolto immagini satellitari, fotografie e video – oltre a decine di testimonianze di operatori umanitari locali e internazionali, esperti militari, testimoni e soldati – che supportano tutte le accuse di violazioni del diritto internazionale umanitario (IHL) da parte dell’esercito. Alcune presunte violazioni sono avvenute nel maggio di quest’anno.
HumAngle, un organo di informazione che si occupa di conflitti e questioni umanitarie in Africa, ha stimato che più di 200 villaggi sono stati distrutti dal 2010 nella sola regione settentrionale del Lago Ciad.
I rapporti e le analisi delle immagini satellitari di The New Humanitarian e VICE News, tuttavia, indicano che il numero totale di villaggi distrutti, dalla combinazione di esercito nigeriano, milizie locali della Civilian Joint Task Force (CJTF) e unità militari straniere dispiegate nell’ambito dalla Multinational Joint Task Force (MNJTF) regionale che comprende Ciad, Camerun e Niger, potrebbe arrivare a centinaia.
“I soldati pensano che tutti gli abitanti dei villaggi siano Boko Haram, ma non c’è nessun Boko Haram a Bula Ali”, ha detto Falmata a The New Humanitarian e VICE News alla fine dello scorso anno in una serie di interviste con i sopravvissuti, che hanno tutti parlato a condizione di anonimato, temendo rappresaglie. “Siamo solo presi in mezzo”.
Secondo i dati delle Nazioni Unite, la guerra contro l’insurrezione ha ucciso direttamente o indirettamente 350.000 persone e ne ha sradicate altre 2,5 milioni, di cui 1,8 milioni nello Stato nordorientale di Borno, epicentro del conflitto.
Ha inoltre preso di mira una regione della Nigeria dove le agenzie umanitarie stanno attualmente conducendo un’operazione umanitaria da 1,3 miliardi di dollari per raggiungere 8,3 milioni di persone in stato di bisogno.
“Ci sono sempre state voci di atrocità, ma non ci è mai stato concesso l’accesso [da parte dell’esercito] per verificare, e tanto meno per fornire assistenza umanitaria alle persone intrappolate dietro le linee”, ha dichiarato Fred Eno, portavoce di Matthias Schmale, il massimo funzionario delle Nazioni Unite in Nigeria. “Per questo abbiamo bisogno che la comunità internazionale chieda un’indagine approfondita”.
Molti abitanti dei villaggi intervistati da The New Humanitarian e VICE News hanno detto di essere stati costretti a lasciare le proprie case durante le operazioni di sgombero da parte dell’esercito, che non è stato in grado di distinguere tra civili e jihadisti che operano nell’area.
Falmata e molti altri abitanti del villaggio sono ora senza casa, bloccati in un campo per sfollati sovraffollato a Bama, la città più vicina. Le loro fattorie, un tempo produttive, sono state abbandonate e dipendono dagli aiuti umanitari.
“Quando i soldati arrivano, non fanno domande, non ascoltano. Sparano e bruciano le case”, ha detto Yusuf del villaggio di Abbaram. Anche lui ha parlato in condizione di anonimato, temendo rappresaglie da parte dei militari.
Le nuove evidenze si aggiungono a un crescente numero di prove – tra cui i precedenti lavori di Reuters, Amnesty International e Human Rights Watch – che suggeriscono che le violazioni dei diritti da parte dell’esercito nigeriano sono continue e sistematiche.
Tali violazioni includono l’uso di una forza sproporzionata negli attacchi aerei che hanno utilizzato munizioni non guidate contro i villaggi, nonché la distruzione delle scorte di cibo dei civili, secondo quanto riportato dagli abitanti dei villaggi e dagli analisti.
È probabile che anche i combattenti feriti siano stati giustiziati, in chiara violazione del diritto umanitario internazionale. Le forze armate nigeriane non hanno risposto alle domande al momento della pubblicazione, ma hanno precedentemente negato le violazioni dei diritti.
“Le autorità nigeriane devono indagare a fondo e tempestivamente sui risultati di questo rapporto”, ha dichiarato Isa Sanusi, direttore ad interim di Amnesty International per la Nigeria, riferendosi ai risultati dell’inchiesta di The New Humanitarian e VICE News, condivisi con l’organizzazione prima della pubblicazione.
Le presunte violazioni sono continuate sotto due presidenti, Goodluck Jonathan e Muhammadu Buhari. Il neoeletto presidente Bola Tinubu, che ha prestato giuramento il 29 maggio dopo aver vinto elezioni contestate all’inizio dell’anno, ha sostituito i comandanti militari dei suoi predecessori all’inizio del mese – una pratica normale per un capo di Stato entrante. Ma ha fornito pochi indizi sul fatto che la politica di sicurezza possa cambiare.
“La cosa migliore che [Tinubu] può fare è affrontare la questione delle violazioni del diritto internazionale umanitario in modo frontale”, ha dichiarato Idayat Hassan, direttore del think tank Centre for Democracy and Development di Abuja ed esperto del conflitto nel nord-est.
“La Nigeria ha bisogno del sostegno internazionale, data la portata dei suoi problemi umanitari, e tali accuse danneggiano questo rapporto”.
Combattenti di Boko Haram (foto di AK Rockfeller)
Oltre la “trincea”
Da anni esiste un rapporto difficile tra gli operatori umanitari e l’esercito nigeriano, che ha messo in discussione la reale neutralità delle organizzazioni nel conflitto, un principio fondamentale delle operazioni umanitarie. Nel 2019, le autorità nigeriane hanno chiuso temporaneamente gli uffici di Mercy Corps e Action Against Hunger nel nord-est, accusando le agenzie umanitarie di aiutare Boko Haram – un’accusa ripetutamente rivolta al più ampio sistema umanitario e negata dalle due organizzazioni. La legge antiterrorismo della Nigeria criminalizza qualsiasi contatto con Boko Haram.
L’uccisione di un operatore umanitario da parte di un soldato nella città nordorientale di Damboa, nel novembre dello scorso anno, ha avuto un ulteriore effetto paralizzante.
“Gli operatori umanitari hanno paura di confrontarsi con i militari”, ha dichiarato un responsabile degli aiuti nel nord-est a The New Humanitarian e VICE News. “Quello che fanno è molto opaco. E noi non abbiamo la capacità necessaria. Siamo sopraffatti dal numero di persone che cerchiamo di aiutare”.
Un unico campo sovraffollato nel centro di Bama ospita circa 50.000 sfollati. Le condizioni sono difficili; chi ha amici e parenti in città si trasferisce appena può. Bama, 70 chilometri a sud della capitale regionale, Maiduguri, è la seconda città più grande del nord-est e vicina alla foresta di Sambisa, da sempre base di Boko Haram.
Nel 2014, Bama è stata catturata dai jihadisti, che hanno massacrato centinaia di cittadini prima di essere riconquistata dall’esercito nigeriano un anno dopo. Con la lenta ripresa della città, si è registrato un afflusso di persone dalla campagna, attratte dalle agenzie umanitarie e dai soccorsi che forniscono, nonché dalle crescenti opportunità commerciali. A Bama ha sede anche la 21ª Brigata corazzata, guidata dal generale di brigata Adewale Adekeye. Come altre città di guarnigione, un perimetro di sicurezza profondo cinque chilometri – noto come “la trincea” – circonda Bama.
Quasi nessuna agenzia umanitaria lavora al di fuori della “trincea” – l’unica eccezione è il Comitato Internazionale della Croce Rossa, a cui è stato concesso un permesso speciale.
“Dicono che ‘se siete fuori dalla trincea, siete soli… non faremo distinzione tra voi e il nemico’”, ha dichiarato il direttore di una ONG internazionale a The New Humanitarian e VICE News, ricordando le conversazioni con i soldati. Il direttore ha parlato in condizione di anonimato per timore di rappresaglie.
Gli sfollati intervistati hanno descritto un’esistenza precaria nelle campagne, cercando di gestire la violenza e le intimidazioni dei jihadisti e dei militari. Ma mentre Boko Haram si limita a tassare i raccolti della gente sotto la minaccia delle armi e a chiedere tutto ciò che vuole, i militari tendono a considerare ogni abitante del villaggio come un potenziale bersaglio. Alla domanda dei giornalisti su chi temono di più, la risposta ricorrente è stata “i militari”.
“Sono entrambi malvagi, ma posso dire che i soldati sono peggio”, ha detto Abubakar del villaggio di Anbara, a circa 50 chilometri a sud di Bama. “Hanno ucciso i miei due figli [che stavano tornando dalle loro fattorie]. Boko Haram ha preso tutti i miei beni, le mie mucche, tutto ciò che abbiamo guadagnato con l’agricoltura, ma i militari hanno ucciso i miei figli”.
“Possono facilmente ucciderti, distruggere la tua casa e tutto ciò che hai”, ha detto Ali, che ha descritto come il suo villaggio di Dauleri sia stato bruciato quasi ogni anno negli ultimi sei anni. Tutti gli abitanti del villaggio intervistati hanno detto che l’esercito avrebbe dovuto sapere che stava attaccando gli agricoltori, non i jihadisti. “Nessuno ha sfidato l’esercito quando è arrivato, nessuno ha sparato”, ha detto Fatima, di Bula Chinguwa, a 45 chilometri da Bama. “Se Boko Haram fosse stato davvero lì, ci sarebbe stato uno scontro”.
Questo è “il campo”
La Nigeria, con una popolazione di 220 milioni di abitanti, è un importante mercato e un partner occidentale nella lotta contro l’espansione jihadista nell’Africa occidentale saheliana. Un tempo pilastro delle operazioni di mantenimento della pace delle Nazioni Unite e della regione, la reputazione delle forze armate nigeriane – sia a livello internazionale che interno – si è sgretolata nel corso della guerra del nord-est. Non solo la professionalità dell’esercito è stata messa in discussione, ma è anche accusato di essere istituzionalmente corrotto, eccessivamente politicizzato e condizionato da guerre di territorio.
Ha anche una lunga storia di presunte violazioni dei diritti umani.
“In ogni singolo teatro in cui l’esercito opera, brucia – è semplicemente quello che fa”.
Nel nord-est, l’esercito è stato ripetutamente accusato di esecuzioni extragiudiziali, stupri, torture, detenzioni senza processo e, più recentemente, di aborti forzati su donne messe incinte dagli insorti, nonché di uccisioni mirate di bambini maschi. Nel febbraio di quest’anno è stato istituito un gruppo speciale della Commissione nazionale per i diritti umani per indagare su un rapporto della Reuters del dicembre 2022 sugli aborti forzati. Ma la commissione, finanziata dal governo, non ha precedenti nel ritenere responsabili istituzioni potenti come l’esercito. “Ci sono state diverse commissioni che hanno indagato sulle accuse di violazioni da parte dell’esercito nigeriano e di altri agenti di sicurezza, ma non c’è stata alcuna attribuzione significativa di responsabilità “, ha dichiarato Sanusi di Amnesty International.
“Non ci sono più persone innocenti nella boscaglia”.
L’esercito nigeriano non è il solo a faticare a distinguere tra combattenti armati e civili nelle operazioni di contrasto alle insurrezioni. Dall’Afghanistan all’Iraq, anche i più sofisticati eserciti occidentali sono stati accusati di gravi violazioni del diritto internazionale umanitario. Le disposizioni del diritto internazionale umanitario fanno parte della formazione degli ufficiali nigeriani. “Ma intellettualmente e consapevolmente, rifiutano il concetto”, ha detto un ufficiale umanitario che interagisce con l’alto comando militare a Maiduguri. “Dicono: ‘Va bene per i libri e per gli accademici, ma questo è il campo’”. I soldati a Bama ammettono di essere profondamente diffidenti nei confronti delle comunità rurali.
“Sono tutti Boko Haram”, ha osservato un sergente e veterano della zona da quattro anni, che si è espresso in condizione di anonimato perché non era autorizzato a parlare delle operazioni. “Diamo fuoco alle loro case e loro ricostruiscono. Non si può rimanere lì se non si è Boko Haram; significa che hanno questo modo di pensare dentro di loro”.
Il mancato trasferimento a Bama è visto dai militari quasi come una prova di fedeltà ai jihadisti. “Quando c’è un attacco, è la loro occasione per trovare un modo per uscire. Quelli che non se ne vanno sono con loro”, ha detto un altro caporale. “Non ci sono più persone innocenti nella boscaglia”.
“I governi occidentali non lo dicono pubblicamente, ma accettano le vittime civili come danni collaterali nelle loro [operazioni di contro-insurrezione] in tutto il mondo”, ha detto il direttore di una ONG internazionale, che ha parlato in condizione di anonimato a causa dell’attrito tra i militari e le ONG. “L’esercito nigeriano non sente alcuna pressione per fare le cose in modo diverso”.
L’aviazione nigeriana è stata anche accusata di attacchi indiscriminati e sproporzionati contro villaggi e località civili, in diretta violazione delle regole di guerra. Tuttavia, la cultura della terra bruciata è profondamente radicata nell’esercito nigeriano, secondo un ex soldato e ora esperto di sicurezza che ha parlato con i ricercatori.
“Non ci sono ordini ufficiali. È più un atteggiamento che una politica”, ha osservato, chiedendo di rimanere anonimo per poter parlare liberamente. “In ogni singolo teatro in cui operano i militari, bruciano – è semplicemente quello che fanno”. A causa della lontananza dei villaggi rurali e della mancanza di comunicazioni, le vittime non combattenti in genere non vengono segnalate. L’esercito riporta abitualmente che la maggior parte dei presunti insorti è stata uccisa o è riuscita a sfuggire alla cattura – un linguaggio che suggerisce che i combattenti feriti sono raramente catturati vivi.
I combattenti di gruppi armati non statali come Boko Haram – inabili o comunque incapaci di combattere a causa di ferite – sono legalmente protetti dal diritto internazionale umanitario come persone “hors de combat”. Un caporale, di stanza a Bama, ha detto che i soldati sono governati da un rigido codice militare. Ma in realtà – e soprattutto per i combattenti che si arrendono – “se non ci sono telefoni o altro in giro, ci si ” sbarazza” di quella persona”. Nessun altro soldato, degli otto intervistati da The New Humanitarian, ha ammesso di aver commesso uccisioni illegali.
Perdere “i cuori e le menti”
Il Boko Haram originale, Jamā’at Ahl as-Sunnah lid-Da’wah wa’l-Jihād (JAS), era guidato da Abubakar Shekau. Una scissione nel 2016 ha visto l’emergere della cosiddetta Provincia dello Stato Islamico dell’Africa Occidentale (ISWAP), che si è sviluppata in una forza molto più potente – e politicamente abile – che opera nel nord del Borno. Nel 2018, una serie di basi operative avanzate isolate lungo i margini del lago Ciad sono state invase dall’ISWAP, consentendo al gruppo di sviluppare una via di approvvigionamento con il vicino Niger. È stato allora che l’esercito ha abbandonato la tattica di mantenere tali basi e ha lanciato la cosiddetta strategia del “super campo”, con le truppe concentrate in città di guarnigione più facilmente difendibili.
Ora, è da città come Bama che le organizzazioni umanitarie accedono alle persona in stato di bisogno. Mentre i critici sostengono che la strategia ha abbandonato la campagna e la popolazione rurale ai jihadisti, l’esercito risponde che ora monta pattuglie regolari a lungo raggio, spesso supportate da copertura aerea, per “dominare” il territorio. Un membro anziano della milizia CJTF di Bama – che spesso accompagna i militari nelle operazioni come “occhi e orecchie” locali – ha spiegato cosa può comportare. “Ci sono due tipi di operazioni: Si può andare per un giorno o due e tornare, oppure si possono trascorrere due o tre settimane”, ha detto. “Se si tratta di un giorno o due, i nostri camion trasportano il cibo e gli animali [dai villaggi attaccati] a Bama”.
“Ma se l’obiettivo è più lontano, si dà fuoco al villaggio e si va avanti. In queste missioni, uccidiamo tutti gli animali. Se ci sono prodotti alimentari, li bruciamo. Se c’è una fattoria, entriamo con i nostri veicoli e devastiamo la fattoria, così la fame farà venire [gli abitanti del villaggio] a Bama”. Dalla scissione all’interno del movimento jihadista nel 2021, il governo nigeriano ha accolto con favore la defezione di ex combattenti, accompagnati da familiari e abitanti dei villaggi sotto il loro controllo che sono fuggiti con loro. Sono sottoposti a “screening” e a una rudimentale “deradicalizzazione” in tre centri di accoglienza a Maiduguri.
Separatamente, centinaia di altri ex-insorti sono stati sottoposti a un’iniziativa più formale e molto più vecchia, nota come Operazione Corridoio Sicuro.
I militari descrivono coloro che vengono inviati a questo programma come “a basso rischio” Boko Haram. Ma in realtà, la maggior parte delle persone non è costituita da combattenti – un’altra indicazione della difficoltà dell’esercito di distinguere tra civili e combattenti.
Tuttavia, invitando i disertori a partecipare a programmi di riabilitazione che potrebbero consentire loro di tornare in sicurezza alla vita civile, l’esercito ha riconosciuto il valore strategico di disarmare gli avversari con l’astuzia piuttosto che combattere sul campo di battaglia. La guerra della Nigeria nel nord-est non è solo una competizione militare, ma anche una battaglia politica.
La propaganda jihadista dipinge i militari come feroci assassini e promette “una vita migliore” ai musulmani che si uniscono a loro, ha osservato un altro analista nigeriano, che scrive molto sul conflitto nel nord-est e che ha chiesto di non usare il suo nome a causa delle sue ricerche in corso. La sfida per lo Stato nigeriano è dimostrare che ciò è falso, ha aggiunto.
Tuttavia, le violazioni dei diritti e l’intimidazione della popolazione locale nelle zone di operazioni militari nel nord-est sono contrarie a qualsiasi obiettivo “dei cuori e delle menti”, generalmente riconosciuto come una componente chiave di qualsiasi strategia di controinsurrezione.
Diversi analisti hanno sottolineato la necessità di una riforma del settore della sicurezza in Nigeria. Tuttavia, per Hassan, direttore del think tank con sede ad Abuja, “non si tratta tanto di formazione quanto di porre fine all’impunità”. “Quando le persone saranno chiamate a rispondere delle loro azioni – non solo alcuni ufficiali, ma i vertici della gerarchia -, è questo che scoraggerà le violazioni del diritto internazionale umanitario”.
NOTE
I nomi sono stati cambiati per proteggere l’identità dei sopravvissuti che temono ritorsioni da parte dell’esercito e delle autorità nigeriane. I nomi delle persone uccise sono reali. Altre persone intervistate dai giornalisti hanno parlato a condizione di anonimato a causa della natura sensibile del loro lavoro in Nigeria.
Ulteriori ricerche e analisi sulle immagini satellitari a cura di Josh Lyons.
Nota dell’editore: i giornalisti e i ricercatori che hanno lavorato a questa inchiesta hanno stretti legami con la Nigeria. Consapevole del rischio di ritorsioni, il New Humanitarian ha scelto di non mettere in prima pagina questa storia. Questo articolo è stato redatto da Paisley Dodds e Obi Anyadike per il New Humanitarian e da Dipo Faloyin per VICE News a Londra.
Informazioni su questa inchiesta: L’anno scorso, un ricercatore indipendente ha contattato il New Humanitarian per condividere immagini satellitari che suggerivano che l’esercito nigeriano fosse responsabile di incendi su larga scala di villaggi civili. Molte di queste immagini erano concentrate nell’area di Bama. Giornalisti e ricercatori si sono recati a Bama e hanno condotto una serie di interviste con civili e soldati. Il New Humanitarian ha poi collaborato con VICE News per la sua copertura approfondita della Nigeria e della regione.
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L'articolo “Sparano e bruciano”: I civili presi di mira nella guerra della Nigeria contro Boko Haram proviene da Pagine Esteri.
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Five Big Questions (and Zero Predictions) for the U.S. State Privacy Landscape in 2024
Entering 2024, the United States now stands alone as the sole G20 nation without a comprehensive, national framework governing the collection and use of personal data. With bipartisan efforts to enact federal privacy legislation once again languishing in Congress, state-level activity on privacy dramatically accelerated in 2023. As the dust from this year settles, we find that the number of states with ‘comprehensive’ commercial privacy laws swelled from five to twelve (or, arguably, thirteen), a new family of health-specific privacy laws emerged in Democratic-led states while Republican-led states increasingly adopted controversial age verification and parental consent laws, and state lawmakers took the first steps towards comprehensively regulating the development and use of Artificial Intelligence technologies.
While stakeholders are eager to know whether and how these 2023 trends will carry over into next year’s state legislative cycle, it is too early to make predictions with any confidence. So instead, this post explores five big questions about the state privacy landscape that will shape how 2024 legislative developments will impact the protection of personal information in the United States.
1. Will Any State Buck the Consensus Framework for ‘Comprehensive’ Privacy Protections?
Following the adoption of the California Consumer Privacy Act (CCPA) in 2018, many stakeholders expressed concern that U.S. states were poised to enact a deluge of divergent and conflicting state privacy laws, confusing individuals and placing onerous burdens on businesses for compliance. To date, the worst case scenarios for this dreaded “patchwork” have largely not come to pass. Instead, lawmakers outside California have repeatedly rejected the convoluted and ever-shifting CCPA approach in preference of iterating around the edges of the more streamlined Washington Privacy Act-framework. Alternative approaches like the ULC model bill or frameworks rooted in the federal American Data Privacy and Protection Act proposal have failed to gain any serious traction. Will this trend hold, or is any state positioned to upend the bipartisan consensus on privacy legislation and adopt an alternative regulatory framework that creates novel individual rights, covered entity obligations, or enforcement provisions?
Despite the overarching trend of regulatory convergence there are still meaningful differences between the post-California comprehensive state privacy laws. Notable new wrinkles adopted in the 2023 legislative sessions include the Texas requirement that even small businesses obtain consent to sell sensitive personal data, Oregon creating a right-to-know the specific third parties who receive personal data from covered entities, and Delaware extending certain protections for adolescents up to the age of seventeen. However, for the most part, the new class of comprehensive commercial privacy laws adhere to the same overarching framework, definitions, and core concepts, enabling regulated entities to build out of one-size-fits-most compliance strategies.
Next year, states wishing to enact protections for personal data held by businesses will have a clear blueprint with a bipartisan track record of success for doing so. However, the emerging inter-state consensus for privacy protection is not without its critics. In particular, some privacy advocacy groups have argued that the current laws place too much of the onus for protecting privacy on individuals rather than the businesses and nonprofits that are engaged in the collection, processing, and transfer of user data and have supported various models that would take a different approach.
Based on the 2023 lawmaking sessions, two states stand out as potential candidates to buck the Washington Privacy Act-paradigm by virtue of having unique privacy proposals previously clear a chamber in their state legislature. First is the Kentucky Consumer Data Protection Act (SB 15) from Senator Westerfield which passed the State Senate by a 32-2 vote in 2023. This bill included a GDPR-style ‘lawful basis’ requirement for the collection of personal data. Second, in New York State, Senator Thomas (who is now running for Congress) shepherded the New York Privacy Act (S 365) through the State Senate. The proposal included numerous distinct privacy rights and protections, particularly with respect to first-party online advertising. Could 2024 be the year that one or both of these proposals cross the finish line?
2. What will California do on Artificial Intelligence?
Recent advancements and public attention to Artificial Intelligence (AI) systems, particularly those with generative capabilities, have placed AI high on the agenda for policymakers at all levels of government. To be sure, automated decision making and profiling technologies have been in use in various forms for many years and are regulated by existing legal regimes both within and outside the privacy context. Nevertheless, lawmakers appear keen to explore new governance models that will allow the U.S. to unlock the social and economic benefits promised by AI while minimizing risks to both individuals and communities. As has been the case with commercial privacy legislation, California once again appears poised to play an important role in establishing initial, generally applicable rules-of-the-road for business use of AI systems. However, this time there are two overlapping approaches that stakeholders must track.
Of the two efforts taking place in California, the first is with the California Privacy Protection Agency (“the Agency”). The CCPA charges the Agency with establishing rules “governing access and opt-out rights with respect to businesses’ use of automated decisionmaking technology” (ADMT). The Agency interprets this provision as an authorization to create standalone individual rights to opt-out of various automated processing technologies. Agency board member Alastair Mactaggart has gone so far as to call the Agency “probably the only realistic” AI regulator in the United States on the basis of this provision. To date, the Agency has proposed draft regulations that would create individual opt-out rights with respect to ADMT in six distinct circumstances that extend far beyond existing legal regimes. These include when ADMT is used to reach significant decisions about an individual, when ADMT is used to profile an employee or student, and when ADMT is used to profile an individual in a public place.
Second, California legislators have also taken an active interest in establishing broad protections and rights with respect to the use of AI systems. In 2023, Assemblymember Bauer-Kahan’s AB331 on automated decision tools made substantial legislative progress and appears likely to be reintroduced next year. The proposal is geared toward preventing algorithmic discrimination and imports a developer-deployer distinction from global frameworks for the allocation of risk management, rights, and transparency responsibilities. While the proposal was not enacted on its first attempt, AB331 has nevertheless already proven to be influential in shaping how policymakers in other states are considering AI systems.
Critically, these two emerging Californian approaches to regulating AI systems broadly overlap and are in tension on many key issues. For example, the CCPA’s draft regulations would include systems that so much as “facilitate” human decisions, while AB 331 is focused on systems that are the “controlling factor” for decisions. Separately, AB 331 is focused toward high-risk “consequential decisions,” while the CPPA is considering several applicability thresholds based on data collection and use in certain contexts that are unmoored from any objective standard of individual harm. The manner in which these diverging California processes advance, and questions about how they would operate in conjunction, is likely to play a major role in the emergence of standards for AI governance in the United States.
3. Will 2024 (Finally) be the Year of Privacy Enforcement Actions?
As the emerging state-driven approach to regulating individual privacy in the U.S. continues to mature, the contours of personal rights and business obligations will necessarily begin to be shaped not just by laws on the books, but also their interpretation, implementation and enforcement. While five ‘comprehensive’ state privacy laws will be in effect at the start of 2024, there remains a scarcity of regulator actions enforcing this new class of law. To date, the only known enforcement action that reached a financial penalty is the California Attorney General’s 2022 settlement with the French cosmetics retailer Sephora, which was based primarily on alleged failure to allow customers to opt-out of behavioral advertising. Following a quiet 2023, could 2024 be the year that the public first experiences widespread enforcement of their new privacy rights?
One structural reason for a lack of visible enforcement actions may be that Virginia, Colorado, Connecticut, and until recently, California all provide the ability for businesses to ‘cure’ many or all alleged violations of their privacy laws before a formal enforcement action can take place (this right to cure shall sunset in both Colorado and Connecticut in 2025). Therefore, initial enforcement activity in the first wave of state privacy laws may be happening largely out of the public eye, with businesses rapidly bringing their programs into compliance in response to notices of suspected noncompliance. Furthermore, while the CCPA’s right to cure has already sunset, the ability of its regulators to fully enforce the law has been thrown into doubt until next year due to missed rulemaking deadlines and a subsequent lawsuit from the California Chamber of Commerce.
Despite what may be perceived as initial slow going, there are several indicators of regulatory interest that may foreshadow forthcoming enforcement actions. For example, the Colorado Attorney General has announced the release of a series of enforcement letters focused on educating companies about their new obligations, particularly with respect to processing sensitive personal data. Furthermore, the California Attorney General’s Office and the California Privacy Protection Agency have launched separate inquiries with the Attorney General’s office seeking information about how businesses are applying the CCPA to employee data while the Agency is investigating the connected vehicle space. The fruits of these efforts may result in an upswing in public enforcement activity in 2024.
Separately, much of the Washington My Health, My Data Act (MHMD), the first major state privacy law to contain a broad private right of action since the adoption of the Illinois Biometric Information Privacy Act (BIPA) in 2008, will take effect in March 2024. MHMD is a far-reaching and novel commercial health data privacy framework that contains numerous ambiguous and inartfully drafted provisions which may generate both confusion and ripe grounds for litigation. In contrast to BIPA however, MHMD’s private right of action is tied to the state’s Consumer Protection Act, which lacks statutory damages and requires a showing of injury to ‘business or property’ to recover damages – a requirement that may temper the trial bar’s enthusiasm for lawsuits. The forthcoming litigation landscape around the MHMD and its perceived success or failure for advancing individual privacy protection may shape the state privacy enforcement landscape in 2023 and significantly influence whether private enforcement mechanisms are considered for inclusion in future privacy laws.
4. Which States will Tinker with their Existing Laws?
Despite the purported ‘comprehensiveness’ of the new state privacy laws, enacting a commercial privacy regime has been shown to often be just the start of a state’s legislative engagement on privacy matters. In 2023 alone, four of the initial five movers on state privacy took meaningful further steps on commercial privacy legislation. First, California lawmakers amended the CCPA to expand the definition of sensitive personal data and create protections for reproductive care information while also passing a first-of-its-kind law to establish a one-stop-shop mechanism to enable people to delete personal information held by data brokers. Second, before the Connecticut Data Privacy Act even took effect, its original sponsors successfully adopted amendments to dramatically expand its terms to include novel protections for health and child data. Third, Utah enacted new legislation creating far-reaching restrictions and age verification requirements for social media and adult content websites. Finally, Virginia came close to adopting a Governor-sponsored amendment to the landmark VCDPA which would have created verifiable parental consent requirements for the collection of personal information from children under age 18.
With a dozen comprehensive privacy laws now on the books that mostly share a similar framework, perhaps the question stakeholders should be asking is not ‘who is the next domino to fall’ but, ‘which existing law will be the first to be substantially revised?’
5. Is Any of this Constitutional Anyway?
Certain observers, particularly those more skeptical of government regulation, have long argued that wide reaching state privacy laws are Constitutionally suspect given the Dormant Commerce Clause and the First Amendment, particularly pursuant to Sorrell v IMS Health (2011) precedent. Such concerns and objections have been a long simmering feature of the conversation around the evolving state privacy landscape; however, they gained new life in September when an Obama-appointed federal judge enjoined California’s novel California Age Appropriate Design Code Act (AADC) from taking effect. What impact will this injunction and ongoing litigation involving the AADC have on the broader U.S. privacy landscape?
Adopted in 2022, the California Age-Appropriate Design Code Act was always an odd fit for the American legal context. The statute is directly rooted in a United Kingdom Code of Practice designed to implement aspects of the General Data Protection Regulation with respect to children. Certain non-privacy focused AADC business requirements – like conducting age estimation of users, limiting access to “potentially” harmful content, and granting the state Attorney General power to second guess whether organizations’ content moderation decisions conform with their posted policies – are in clear tension with longstanding U.S. precedent.
It was therefore expected when the trade association NetChoice initiated litigation against the AADC in December, 2022. However, in a surprise to many observers, the Court’s subsequent injunction systematically assessed and determined that essentially every affirmative obligation of the AADC is unlikely to survive commercial speech scrutiny, including privacy focused requirements for conducting data protection impact assessments (DPIAs), setting high default privacy settings, minimizing data collection and processing, and restrictions on so-called ‘dark patterns.’ Many of these provisions are common features (at least conceptually) of both comprehensive and sectoral U.S. commercial privacy laws. Should the full scope of District Court’s holding survive the state’s appeal intact, it will raise significant questions about the continued constitutional integrity of privacy laws across the country while providing a blueprint for subsequent legal challenges.
Conclusion
This commentary has noted several jurisdictions where impactful privacy legislation, regulation, enforcement, and litigation is a near certainty in the new year. However, the rate of state privacy activity has expanded each year since 2018, and observers should expect a new barrage of privacy proposals starting when state sessions formally start convening in January. There are many questions, but perhaps only one clear forecast: another turbulent and exciting year in the ongoing state-level efforts to advance and secure new privacy rights and protections for personal data is on the close horizon. Interested stakeholders can follow The Patchwork Dispatch for industry leading-updates and analysis tracking emerging trends and key developments throughout the year.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
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Intelligenza artificial tra opportunità e rischi etici – Gazzetta del Sud
L'articolo Intelligenza artificial tra opportunità e rischi etici – Gazzetta del Sud proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
L’energia oscura, la misteriosa forza presente nell'Universo | Passione Astronomia
"C'entra l'espansione accelerata dell'Universo: ad oggi nessuno sa, con ragionevole certezza, l'energia oscura da cosa sia prodotta, né soprattutto perché viene prodotta.
[...]
Anche se non la vediamo, l’energia oscura esiste ed è molto potente, perché sta stirando l’Universo sempre di più. Alcuni fisici teorici credono che si tratti dell’energia del vuoto, di quella struttura che nella nostra visione classica appare priva di qualsiasi cosa, ma che potrebbe non esserlo nello strano mondo della meccanica quantistica."
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Ministero dell'Istruzione
#Scuola, al via concorsi #PNRR per l’assunzione di oltre 30mila docenti. I bandi pubblicati questa mattina sul sito, prevedono la copertura di 9.641 posti nella Scuola primaria e dell’infanzia e di 20.Telegram
Sinologie – La Repubblica Popolare Cinese secondo la classe dirigente tedesca dal 2018 ad oggi
Tratto dall'elaborato di Gioele Sotgiu, "La Repubblica Popolare Cinese secondo la classe dirigente tedesca dal 2018 ad oggi". La tesi è stata discussa presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore sotto la supervisione della Dr.ssa Giulia Sciorati.
L'articolo Sinologie – La Repubblica Popolare Cinese secondo la classe dirigente tedesca dal 2018 ad oggi proviene da China Files.
In Cina e Asia – Hong Kong al voto: crollo storico dell’affluenza
I titoli di oggi: Hong Kong al voto tra crollo storico dell’affluenza e guasto al sistema Cina, Xi: “La ripresa economica alle prese con una fase decisiva” Mar cinese meridionale, nuove tensioni tra Cina e Filippine Cop28, Cina: “Accordo sulle fossili necessario anche se non perfetto” Sullivan: “Stati Uniti e alleati si batteranno per stabilità Stretto di Taiwan e Mar ...
L'articolo In Cina e Asia – Hong Kong al voto: crollo storico dell’affluenza proviene da China Files.
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punto-informatico.it/intellige…
Intelligenza artificiale: spionaggio di massa?
Secondo un noto ricercatore di sicurezza, l'intelligenza artificiale velocizzerà la raccolta dei dati degli utenti, consentendo lo spionaggio di massa.Punto Informatico
Guarda nuvole aliene: ecco la ripresa mozzafiato del rover Curiosity su Marte! Foto e video | Passione Astronomia
"I giorni nuvolosi sono rari nell’atmosfera sottile e secca di Marte. Le nuvole si trovano tipicamente verso l’equatore del pianeta nel periodo più freddo dell’anno, quando Marte è il più lontano dal Sole nella sua orbita ellittica intorno alla nostra Stella."
Anche la Polizia Postale italiana nell'attività internazionale contro i Money Mules
Li chiamano Money mules e cosa fanno ce lo spiega la Banca d'Italia nella sua campagna di sensibilizzazione dedicata "io pensavo fosse un lavoro"(bancaditalia.it/media/notizia/…): un trasferimento di fondi di denaro per finalità illecite, quali il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. Una pratica, nella quale le organizzazioni criminali riescono a coinvolgere persone talvolta inconsapevoli, "i muli", è spesso connessa anche con i crimini cyber.
Recentemente Europol ha coordinato una attività (convenzionalmente denominata EMMA) svoltasi contemporaneamente in 28 nazioni, che è stata la risposta internazionale ad un fenomeno sempre più diffuso, che permette ai cyber criminali di monetizzare i proventi ottenuti con il financial cybercrime, costituito da attacchi informatici e finanziari ai danni di società o cittadini.
L'attività complessiva di Europol
Il Money mule è colui/colei che offre la propria identità per l’apertura di conti correnti, carte di credito e altri strumenti di pagamento, sui quali i criminali accreditano, in cambio di un piccolo profitto, somme di denaro ottenute grazie alla loro attività fraudolenta sul web. Da lì poi i soldi ripartono per essere trasferiti ad altri conti o convertiti in criptovalute.
Il dispositivo ha previsto due periodi di intervento. Nei mesi di giugno, ottobre e novembre di quest’anno polizie di 18 Paesi dell’Unione europea (Polizia postale e delle comunicazioni in Italia, Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Spagna, Ungheria) oltre a Moldavia, Regno Unito, Svizzera, Ucraina, Australia, Singapore, Hong Kong, Colombia e Stati Uniti, hanno eseguito una molteplicità di operazioni di polizia giudiziaria nei confronti di gruppi criminali di diverse nazionalità, resisi responsabili di cyber crimini finanziari ai danni di singoli cittadini, piccole e medie imprese, nonché importanti gruppi bancari e di intermediazione finanziaria.
Il secondo periodo prevede campagne di sensibilizzazione e prevenzione nei Paesi che hanno preso parte all’iniziativa, finalizzate a creare consapevolezza in chi favorisce, con la propria opera, il riciclaggio del denaro provento di frodi e truffe online.
Per l’attività svolta in Italia, la Polizia postale e delle comunicazioni ha individuato 2.729 transazioni fraudolente, indagando sulle quali sono stati identificati, su tutto il territorio nazionale, 879 money mule, prevenendo frodi per oltre 6 milioni di euro.
Scarica qui il file .pdf di sensibilizzazione messo a disposizione da Bankitalia
bancaditalia.it/media/notizie/…
#Moneymule #Poliziapostaleedellecomunicazioni #UE #Bankitalia
Basso costo e intelligenza artificiale, ecco il nuovo sistema anti-drone made in Usa
L’ultima rivoluzione nella drone warfare si chiama Roadrunner. È questo il nome dato al nuovo drone da combattimento con funzioni anti-drone e anti-missile dalla sua società produttrice, la Anduril, che lo ha presentato ufficialmente la scorsa settimana. Dotato di un motore a reazione che gli permette di raggiungere velocità elevate (seppur subsoniche) e di un sistema di volo autonomo basato sull’intelligenza artificiale, il Roadrunner rappresenta un sistema d’arma capace di impattare profondamente sulle dinamiche del campo di battaglia, tanto sul piano operativo che su quello strategico.
Stivato dentro un apposito container di manutenzione (denominato in modo significativo “Nest”, nido), che mantiene il drone alla giusta temperatura e in uno stato di continua prontezza all’azione, una volta rilevata la minaccia il Roadrunner entra in azione decollando verticalmente per poi dirigersi verso il bersaglio. Grazie ai suoi sofisticati sensori questo sistema può prevedere la traiettoria del proiettile nemico e andarcisi a schiantare addosso, neutralizzandolo con la sua testata esplosiva.
Inoltre l’intercambiabilità della testata montata sull’apparecchio permette di impiegare il Roadrunner anche con funzioni di intelligence o di jamming, una flessibilità capace di impattare sullo svolgimento delle operazioni.
Un sistema altamente tecnologizzato, capace anche di stare in aria a lungo nell’attesa di un bersaglio, o di atterrare di nuovo in base qualora non entri in azione. Fino ad ora per difendersi da missili o sistemi aerei si ricorreva a costosi prodotti come i Patriot, certamente ancora validi. Ma il prezzo di queste armi (che si aggira tra il milione e i tre milioni di dollari a pezzo) è proibitivo, soprattutto se paragonato ai droni economici contro cui sono state usate negli ultimi anni: a titolo informativo, i “Lancet” prodotti dalla Kalashnikov hanno un costo di produzione unitario che si aggira intorno ai 35.000 dollari, gli “Shahed” iraniani costano circa 20.000 dollari a pezzo. Mentre i dirigenti di Anduril hanno dichiarato che il prezzo del Roadrunner è attualmente “a sei cifre” e che si abbasserà ulteriormente quando inizierà la produzione in scala.
“Penso che l’America debba avere il maggior numero di missili Patriot che siamo in grado di costruire, ma è impraticabile immaginare di schierare le batterie Patriot in tutti questi siti che ora sono all’interno dell’anello di minaccia” ha dichiarato Chris Brose, responsabile della strategia dell’azienda, che ha poi delineato la visione del marchio sul futuro del Roadrunner : “Vediamo molte capacità di difesa aerea che richiedono un’enorme quantità di manodopera e un’enorme quantità di lavoro manuale per integrare i sistemi e avvicinare le capacità. La nostra convinzione è che, se si combatte contro sistemi su larga scala, bisogna essere in grado di sfruttare l’autonomia per risolvere il problema”. A Brose fa eco il fondatore di Anduril Palmer Luckey, che asserisce tranchant: “Non c’è motivo per cui non si possano avere centomila Roadrunner in tutto il mondo pronti a fare le loro cose con un numero molto ridotto di persone che li gestiscono tutti”.
I due hanno anche asserito che la versione letale del Roadrunner è stata “oggetto di valutazione operativa”, ma che è vietato dire dove o se è stata impiegata. Logicamente, il primo teatro immaginabile è quello dell’Ucraina, dove, come ricorda Samuel Bendett, esperto di droni presso il Center for New American Security, potrebbe essere stato utilizzato per intercettare le numerose loitering munitions che sono diventate un modo efficace per le forze russe di colpire obiettivi ucraini stazionari. “In Ucraina sono in corso molte sperimentazioni, da entrambe le parti. E presumo che molte innovazioni statunitensi saranno costruite pensando all’Ucraina”.
Il Comandante Todaro e i cosplayer della Wehrmacht
Gli ambienti conservatori della penisola italiana apprezzano e promuovono le produzioni culturali che ritraggono la partecipazione alla seconda guerra mondiale in termini oleografici.
In molti casi i saggi, la memorialistica e soprattutto le opere cinematografiche ritraggono individui e gruppi presentati come esempi di virtù e di correttezza rinforzando l'idea di un primato etico che eviti di lasciare spazio al ricordo di una realtà poco presentabile. Nei film prodotti nella penisola italiana si privilegiano i salvatori di ebrei, i derelitti cui mancò la fortuna ma non il valore, gli ufficiali gentiluomini.
La figura di Salvatore Todaro rientra nell'ultima categoria; tenne testa anche a Karl Doenitz, notoriamente poco tenero con i Don Chisciotte del mare.
Nulla da spartire quindi con Einsatzgruppen, Sonderkommando, Nacht und Nebel.
Roba da farci un film di cui andare orgogliosi.
Solo che poi arrivano al cinema alcuni sostenitori dell'esecutivo.
Al momento in cui scriviamo, questo esecutivo è guidato da una madre non sposata, proposta come Primo Ministro da una formazione conservatrice. La coerenza che da sempre caratterizza la pratica politica peninsulare.
Insomma, in questo cinema di una cittadina qualsiasi, questi sostenitori dell'esecutivo si presentano indossando divise nazionalsocialiste.
Lo stato che occupa la penisola italiana presenta un tasso di laureati tra i più bassi del continente europeo. A fronte di un dato del genere non stupisce che scarseggino persino le competenze necessarie a interiorizzarne la propaganda.
futuroprossimo.it/2023/12/mind… misskey.social/notes/9n1ox6lw3…
Anche le Forze speciali italiane nel Centro Antiterrorismo europeo
Quest’anno si è svolta a Komárom ai confini tra Slovacchia ed Ungheria l’annuale esercitazione delle forze speciali europee anti-terrorismo “Atlas common challenge 2023”. L'esercitazione è stata organizzata dalla polizia slovacca. Tra le altre, simulazioni la liberazione di ostaggi da un edificio (vedi immagine).
All'attività hanno preso parte ben 150 membri delle unità speciali “Atlas” provenienti da Belgio, Grecia, Irlanda, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Malta, Portogallo, Austria, Romania, Irlanda del Nord, Slovenia e Italia. Ricordiamo che le Forze Speciali italiane si riconoscono nel #GIS dell’ #Armadeicarabinieri e nel #NOCS della #PoliziadiStato.
GIS in azione
il capo della #polizianazionaleslovacca István Hamran ha dichiarato:” Tali unità speciali devono incontrarsi e addestrarsi insieme, perché in molti casi rappresentano l'ultima linea che può aiutare a proteggere le persone quando si trovano in situazioni di vita difficili, ad esempio in una situazione causata da terroristi”.
ECTC, il Centro europeo antiterrorismo
È dal gennaio 2016 che #Europol ha creato il Centro europeo #antiterrorismo (#ECTC), un centro operativo e un polo di competenze che riflette la crescente necessità dell’UE di rafforzare la sua risposta al terrorismo e di garantire una risposta efficace a queste sfide.
L’ECTC è stato istituito sulla scia della serie di attacchi terroristici che hanno scosso l’Europa nel 2015. Questi attacchi hanno dato un impulso senza precedenti alla cooperazione tra gli Stati membri e i partner dell’UE e rappresenta una pietra miliare nella cooperazione a livello dell’UE negli sforzi nazionali di lotta al terrorismo.
Negli ultimi anni l’ECTC ha esteso il suo sostegno agli Stati membri dell’UE e ai partner esterni nella lotta contro l’estremismo violento di sinistra e di destra, nonché contro il terrorismo di matrice religiosa.
L’ECTC facilita inoltre il collegamento delle autorità competenti negli Stati membri dell’UE attraverso le piattaforme antiterrorismo di Europol, un contributo inestimabile alla lotta al terrorismo.
L’ECTC funziona come centro informativo di #Europol per la lotta al terrorismo, con capacità uniche di condivisione di informazioni e intelligence per le autorità di contrasto. L'ECTC effettua controlli incrociati dei dati operativi in tempo reale con quelli già in possesso di Europol, portando rapidamente alla luce le piste e analizza tutti i dettagli investigativi disponibili per contribuire a compilare un quadro strutturato della rete terroristica.
Il compito principale dell’ECTC è fornire supporto operativo su misura alle autorità antiterrorismo degli Stati membri dell’UE. Per adempiere a questo compito, l’ECTC ha sviluppato un approccio basato su quattro pilastri:
Facilitazione dello scambio di informazioni e della cooperazione transfrontaliera;
Supporto operativo, coordinamento e competenze efficaci per le indagini degli Stati membri dell’UE;
Mitigazione proattiva dell’uso dei social media a fini di radicalizzazione e supporto all’analisi operativa nelle indagini
online;
Capacità di supporto strategico centrale.
I servizi chiave forniti dall'ECTC includono:
sostegno in loco – dispiegamento di squadre operative;
supporto analitico operativo;
individuazione del finanziamento del terrorismo;
sostegno alle indagini online degli Stati membri dell’UE;
fornire competenze CBRN-E;
risposta alle crisi attraverso la squadra di collegamento congiunta antiterrorismo;
dispiegamento di agenti ospiti negli hotspot migratori;
accesso alle tecnologie e alle competenze dei centri europei per la criminalità informatica.
la copertina del TESAT 2023
Ogni anno, l’ECTC pubblica il Rapporto sulla situazione e sulle tendenze del terrorismo nell’UE (TESAT), il suo rapporto completo sulla situazione, che descrive in dettaglio la situazione del terrorismo, compresi i dati relativi agli attacchi terroristici e agli arresti nell’UE.
La sintesi del TESAT in lingua italiana è reperibile qui europol.europa.eu/cms/sites/de…
#ATLAS #TESAT #Belgio #Grecia #Irlanda #RepubblicaCeca #Croazia #Ungheria #Malta #Portogallo #Austria #Romania #IrlandadelNord #Slovenia #Italia
Etiopia, morti per fame e controllo dei danni nel Tigray
I rapporti che emergono da Tigray nelle ultime settimane dipingono un quadro cupo. Dopo aver sofferto per due anni di operazioni militari e occupazioni di terra bruciata, che coinvolgono atrocità diffuse e guerre d’assedio, le famiglie in tutta la regione del Tigray stanno lottando per sopravvivere. Questo dovrebbe essere un momento di guarigione, recupero e ricostruzione. Invece, è un momento di incertezza, disperazione e fame.
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Per mesi, la leadership senior di USAID e WFP hanno ignorato pubblicamente la ben documentata discesa del Tigray nella fame di massa, che è stata innescata dalla loro controversa decisione di sospendere l’assistenza alimentare a marzo. Oggi, le notizie di decessi legati alla fame provengono da tutta la regione, con più hotspot scoperti in ogni area accessibile del Tigray, comprese le zone nord-occidentali, centrali, orientali, sudorientali e meridionali.
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Sorprendentemente, non sembra esserci alcun monitoraggio sistemico e continuo delle morti per fame in tutto il Tigray. L’unico rigoroso studio sulla mortalità in Tigray condotto da quando è iniziata la sospensione degli aiuti, si è concluso a luglio. In questa valutazione, i medici del Tigray’s Health Bureau, del Tigray Health Research Institute e dell’Università di Mekelle hanno indagato sui decessi di circa il 10% della regione. Hanno determinato che più di 1.300 persone erano morte per cause legate alla fame dopo l’accordo sulla cessazione delle ostilità. Secondo i risultati preliminari, il tasso di mortalità mensile è aumentato bruscamente dopo l’inizio della sospensione di marzo ed è stato più alto nell’ultimo mese di copertura. Nei mesi che seguirono, il Tigray entrò nella sua tradizionale stagione magra e poi sperimentò un significativo fallimento delle colture a novembre a causa della mancanza di forniture agricole e siccità.
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Cosa viene detto al Congresso USA?
Lo studio è stato citato dal rappresentante Brad Sherman nell’audizione della scorsa settimana, “Etiopia: Promise o Perils, Lo stato degli Stati Uniti. Politica”, che è stata tenuta dalla sottocommissione per gli affari esteri della Camera degli Stati Uniti sull’Africa. Questa udienza è stata la prima tenuta in Etiopia sotto la presidenza del repubblicano John James del Colorado, che ha preso l’amministrazione Abiy Ahmed per svolgere la lunga e crescente lista di atrocità e crimini commessi sotto la sua guida. Il presidente James ha concluso senza mezzi termini:
“Se devo essere onesto, è sempre più difficile vedere dove si trova la promessa”.
Il deputato Sherman tecnicamente non fa parte della sottocommissione, ma alla fine dell’udienza gli è stato permesso di interrogare l’inviato speciale Mike Hammer e il vice amministratore aggiunto dell’USAID, Tyler Beckelman, davanti a una camera in gran parte vuota. In risposta ad una domanda sull’impatto e sulla ripresa dell’assistenza alimentare, Beckelman ha cercato di rassicurare il deputato che la sua agenzia stava ancora salvando vite in Etiopia, sostenendo che:
“Molta attenzione è stata posta sulla pausa negli aiuti alimentari… Gli aiuti alimentari sono solo una componente dell’insieme complessivo di attività umanitarie che forniamo alla popolazione etiope e cose come l’alimentazione nutrizionale per i bambini malnutriti e le cure per i bambini sotto i cinque anni continuato per tutto il periodo della pausa”. [Udienza della Camera degli Esteri, 30/11/23, 1:17 ]
Beckelman ha ragione nel dire che il supporto nutrizionale salvavita viene ancora fornito ai bambini in Etiopia. Nei sei mesi successivi alla sospensione degli aiuti alimentari nel Tigray alla fine di marzo, il numero di bambini sotto i cinque anni ricoverati per malnutrizione acuta grave (SAM) in Etiopia è diminuito solo leggermente. Tuttavia, per i bambini del Tigray, menzionati espressamente dal rappresentante Sherman, l’accesso a questo aiuto nutrizionale è quasi del tutto evaporato.
Per dirla in altro modo, un membro del Congresso degli Stati Uniti ha chiesto informazioni sulle morti per fame nel Tigray e il vice amministratore delegato dell’Africa Bureau dell’USAID ha risposto con una dichiarazione molto fuorviante che lasciava intendere che la rete di sicurezza per neonati e bambini piccoli che muoiono di fame nel Tigray non era stata tolta loro nel momento peggiore possibile. È importante che l’USAID difenda la decisione di sospendere gli aiuti, ma senza avanzare affermazioni che oscurino la reale portata della sofferenza del popolo tigrino.
Cosa non viene detto al Congresso?
Il grafico seguente illustra il fallimento dello sforzo umanitario internazionale volto a salvare la vita dei bambini del Tigray che stanno morendo di fame dopo otto mesi di sospensione degli aiuti alimentari. Mostra quanti bambini sotto i cinque anni sono stati ammessi ogni mese per malnutrizione grave in regioni selezionate dell’Etiopia rispetto al livello di ammissioni quando è iniziata la sospensione degli aiuti nel Tigray. Il ricovero per il trattamento della SAM è l’ultima linea di difesa contro neonati e bambini piccoli che muoiono di fame. È importante notare che ogni mese avvicina il Tigray alla stagione magra agricola e si allontana dall’ultima volta in cui qualcuno ha ricevuto assistenza alimentare esterna, con conseguente aumento della domanda di trattamento SAM.
In tutte le altre regioni di questo grafico i servizi nutrizionali vengono ancora forniti, ad eccezione del Tigray. Per i bambini del Tigray che sono stati sfollati, il trattamento per la SAM semplicemente non esiste al di fuori di un paio di città nella zona nord occidentale. A giugno, una valutazione dell’OIM ha rilevato che c’erano 140.993 bambini sotto i cinque anni sfollati nel Tigray. Secondo le misurazioni della circonferenza del braccio medio-superiore (MUAC) del più recente sondaggio nutrizionale SMART+ raccolto ad agosto, oltre il 35% dei bambini sfollati soffriva di malnutrizione acuta grave (5,7%) o moderata (30%). Ciò significa che, solo tra la popolazione sfollata, ad agosto circa 50.000 neonati e bambini piccoli morivano di fame.
Secondo il SAM Management Update del Nutrition Cluster, nei due mesi successivi all’indagine SMART+, settembre e ottobre, solo 210 bambini sfollati hanno ricevuto cure per la SAM . Il numero totale di bambini ammessi con SAM è di 207 nella zona nord-ovest e 3 nella capitale di Macallè. Nessuno dei 31.000 bambini nella zona Centrale, nessuno dei 16.000 bambini nella zona Orientale, nessuno degli 11.000 bambini nelle zone Sud e Sud-Est ha avuto accesso al trattamento per la SAM. L’unico tipo di assistenza disponibile per i bambini sfollati era il trattamento ambulatoriale; nessun bambino sfollato ha ricevuto cure speciali (ricovero) per la SAM.
Per fare un confronto, nei due mesi precedenti la sospensione degli aiuti alimentari (febbraio e marzo) quasi 1.300 bambini sfollati hanno ricevuto cure per malnutrizione grave. L’accesso alle cure per i bambini sfollati sotto i cinque anni è diminuito dell’84% a causa del protrarsi della sospensione degli aiuti.
Sarebbe dovuto accadere il contrario. Se l’USAID e il WFP non fossero stati pronti ad aumentare l’assistenza nutrizionale per soddisfare un crescente bisogno, la sospensione degli aiuti alimentari non avrebbe mai dovuto essere presa in considerazione. Non dopo due anni di fame armata. Non con l’avvicinarsi della stagione magra. Non con così tante vite innocenti in gioco.
Controllo del danno o controllo della crisi in atto
Quando le persone parlano di “controllo del danno”, il danno a cui si riferiscono è reputazionale. È qualcosa che fanno le celebrità o le aziende di fronte a uno scandalo. Non è mai coraggioso, ma spesso accettato. Non potrà mai essere una pratica accettabile per le organizzazioni umanitarie o i governi quando le persone che dovrebbero servire muoiono per mancanza dei beni e dei servizi che dovrebbero fornire. Le agenzie umanitarie e i governi devono adottare misure per controllare i danni causati e della crisi, alle persone che dipendono da loro per sopravvivere.
L’impatto della sospensione umanitaria era del tutto prevedibile. Avrebbe dovuto essere evitato, ma ormai è troppo tardi. Ciò di cui il Tigray ha bisogno ora è che le agenzie umanitarie e i funzionari inizino a controllare i danni che hanno causato. I donatori sono troppo disposti ad accettare che le principali agenzie umanitarie che operano nel Tigray dedichino maggiori sforzi alla crisi reputazionale più che al controllo della crisi e dei danni che hanno arrecato per poca trasparenza e la loro sospensione delle attività.
La popolazione del Tigray ha bisogno che i donatori chiedano alle agenzie umanitarie di fornire dati accurati sulle condizioni sul campo; adottare trasparenza su piani, decisioni e operazioni; distribuire assistenza alle persone bisognose. Qualunque cosa di meno costituisce una grave distorsione dei principi umanitari fondamentali che crea le condizioni per una ripetizione del tracollo totale a cui stiamo assistendo proprio ora nel Tigray.
FONTE: tghat.com/2023/12/08/starvatio…
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Pirate party initiative makes the European Court of Justice more transparent than ever before
In future, the European Court of Justice will proactively and systematically publish the letters and arguments submitted by the parties to proceedings on its website after a judgement has been delivered. An exception applies if the author of pleadings objects, but in this case there is a right to access the information via the EU Commission upon request. This is the result of the negotiations on the reform of the CJEU Statute between the EU Parliament and the EU Council, in which Pirate Party MEP Patrick Breyer was involved. The new transparency rule applies to all questions referred to the ECJ by national courts (“preliminary ruling procedures”). Following the initiative of Breyer, who is himself a judge by profession, the European Parliament had called for public access to the pleadings and arguments exchanged in court proceedings.
“With the systematic publication of submissions and arguments, the European Court of Justice is becoming more transparent than ever before. This also sets standards for the national judiciaries. It is a privilege that I, as a member of the Pirate Party, was able to introduce our core value of transparency into the negotiations and successfully implemented it thanks to the support of my colleagues. Pressure from civil society also helped.
After landmark judgements with far-reaching consequences, the public has a right to know and discuss the positions our governments and institutions advocated for. I am sure we will be surprised by some of the positions our own governments take. In a democracy where freedom of the press reigns, it must be possible to hold the powerful accountable for their behaviour in court. At a time when the EU and its Court of Justice are facing a crisis of confidence, transparency creates trust.
Of course, the new transparency rule with its restrictions and reservations does not yet fully meet our expectations. In particular, we will be keeping a close eye on whether member states with deep-rooted secrecy culture will systematically abuse their right to object to publication. Nevertheless, the introduction of the principle of proactive transparency in the EU judiciary is a milestone and a paradigm shift.”
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Olio di oliva contraffatto nel mirino di Guardia Civil spagnola e carabinieri italiani
Vi è stata una prosecuzione dell'operazione #OPSON (leggi noblogo.org/cooperazione-inter…), lo sforzo coordinato di Europol per combattere le frodi e la contraffazione alimentare. L'interesse si è concentrato sull'olio d'oliva contraffatto.
L'attività è stata avviata dalla #GuardiaCivil spagnola, che ha unito le forze con i Carabinieri italiani. L'attività ha portato a 11 arresti e al sequestro di oltre 260 000 litri di olio d'oliva non adatto al consumo.
La contraffazione dell'olio extra vergine di oliva è una pratica comune, motivo per cui la lotta contro di esso è una priorità delle forze dell'ordine, soprattutto nei paesi di produzione. In questa operazione di frode alimentare, gli investigatori hanno scoperto che i criminali utilizzavano il cosiddetto "olio lampante", la variante di qualità inferiore dell'olio d'oliva, per diluire il loro prodotto. L'olio d'oliva lampante è caratterizzato da elevati livelli di acidità, un sapore indesiderato e un odore decisamente sgradevole, che lo rendono inadatto al consumo. Lo stesso termine "lampante" trae origine dal suo uso storico come combustibile nelle lampade ad olio.
L'inflazione dei prezzi, la riduzione della produzione di olio d'oliva e l'aumento della domanda, hanno creato il terreno fertile perfetto per i produttori fraudolenti. La miscelazione dell'olio d'oliva con alternative di qualità inferiore ha permesso ai criminali di offrire prezzi competitivi. Questa pratica illegale può non solo causare un rischio per la salute pubblica, ma anche minare la fiducia dei consumatori e quindi avere ulteriori ripercussioni economiche.
Nel novembre 2023, in un'azione coordinata, le forze dell'ordine spagnole e italiane hanno condotto perquisizioni in varie località. Nei dintorni di Ciudad Real, in Spagna, sono stati arrestati 11 sospetti e sono stati sequestrati 12 barili contenenti 260 000 litri di olio adulterato. Gli agenti hanno inoltre sequestrato quattro veicoli e 91 000 EUR in contanti, oltre a documenti di fatturazione ed e-mail.
In province italiane di Sicilia e Toscana, i carabinieri dei NAS (Nuclei Antisofisticazione e Sanità) hanno ispezionato tre fabbriche di olio sospettate di essere coinvolte nelle pratiche illegali. Sono stati acquisiti diversi documenti fiscali e liste di clienti, sono stati raccolti campioni di olio e una società è stata sanzionata per l'etichettatura irregolare dei suoi prodotti.
#NucleoAntisofisticazioneSanità #NAS #ArmadeiCarabinieri #GuardiaCivil
#oliolampante
Plutone: ecco perché è stato declassato a pianeta nano | Passione Astronomia
"Scoperto nel 1930, Plutone è stato considerato per anni il nono pianeta del sistema solare fino al 2006."
Rifondazione: sosteniamo proposta di legge per cannabis legale
Rifondazione Comunista aderisce alla campagna #iocoltivo per una legge di iniziativa popolare per la legalizzazione della coltivazione domestica della cannabisRifondazione Comunista
Settimana Corta e Parità di Retribuzione
Perché serve la settimana corta a parità di retribuzione: i tentativi delle grandi aziende di cambiare il mondo del lavoro
Luxottica, Lamborghini e altre grandi aziende stanno provando a cambiare il mondo del lavoro con la settimana corta a parità di retribuzione.Gianfranco Librandi (il Riformista)
Montagne a oltre 6 miliardi di chilometri dalla Terra: guarda il video di Plutone | Passione Astronomia
"La sonda New Horizons ha sorvolato Plutone nel 2015 inviandoci foto incredibili, lasciandoci un’eredità enorme! Il filmato bellissimo della montagne ghiacciate."
The PrivaSeer Project in 2023: Access to 1.4 million privacy policies in one searchable body of documents
In the summer of 2021, FPF announced our participation in a collaborative project with researchers from the Pennsylvania State University and the University of Michigan to develop and build a searchable database of privacy policies and other privacy-related documents, with the support of the National Science Foundation. This project, PrivaSeer, has since become an evolving, publicly available search engine of more than 1.4 million privacy policies.
PrivaSeer is designed to make privacy policies transparent, discoverable, and searchable, for use by researchers in the privacy field as well as privacy practitioners in the marketplace. PrivaSeer supports searches of a corpus of privacy policies collected from the web at distinct points in time – currently four time stamps. Search results can be filtered by a wide variety of parameters, including the date of the crawl, the publisher’s industry, use of particular tracking technologies, inclusion of relevant regulations, assessment on Flesch-Kincaid Reading Level, and more. The high level of customizable searchability is made possible via NLP techniques designed and implemented by researchers at the Pennsylvania State University and the University of Michigan. The project will continue to add new tranches of policies to the existing corpus on a periodic basis.
Two Project-Related Publications Received “Best Student Paper” Awards This Year
In addition to building the eponymous online tool, the PrivaSeer project grant has supported the publication of a number of papers by researchers involved in the privacy field. First, an effort to systematically identify and discuss issues within the privacy research community titled “Researchers’ Experiences in Analyzing Privacy Policies: Challenges and Opportunities” was presented at the 2023 Privacy Enhancing Technologies Symposium held in Lausanne, Switzerland by lead author Abraham Mhaidli, one of PrivaSeer’s graduate researchers from the University of Michigan. The paper was selected as one of the winners of the Symposium’s Andreas Pfitzmann Best Student Paper Award.
The paper was based on semi-structured interviews conducted with 26 researchers from a variety of academic disciplines working in the privacy space, and investigated what common research practices and pitfalls might exist in the privacy research space. The co-authors identified a lack of consistent, re-usable, well-maintained tools as one of the major obstacles to ongoing privacy research, resulting in significant duplication of effort among the research community, and noted the difficulty in fostering interdisciplinary collaboration.
A second paper, “Privacy Now or Never: Large-Scale Extraction and Analysis of Dates in Privacy Policy Text,” was accepted at the 23rd Symposium on Document Engineering (DocEng), hosted in Limerick, Ireland. This paper was presented by PrivaSeer graduate researcher and lead author Mukund Srinath from the Pennsylvania State University, and investigated the degree to which online privacy disclosures comply with annual update requirements across a set of large-scale web crawls containing several million distinct policies. Using a newly developed method for extracting dates from plain-text documents, the researchers discovered that under 40% of public privacy notices contain readable dates, and further, updates correlated heavily to major changes in the data protection legal landscape, with a significant percentage likely dating to 2018 without subsequent change. The paper’s conclusions point to the significant compliance problem of ensuring that privacy notices are actually kept up-to-date, and suggest that for many data controllers this is not the case, although more recent updates were associated with URLs that saw greater amount of online traffic.
A third paper, “Privacy Lost and Found: An Investigation at Scale of Web Privacy Policy Availability,” was also accepted at DocEng, and was further selected as the winner of the Best Student Paper Award. This paper presented a large-scale investigation of the availability of privacy policies, seeking to identify and analyze potential reasons for policy unavailability such as dead links, documents with empty content, documents that consist solely of placeholder text, and documents unavailable in the specific languages offered by their respective websites. The paper was also able to offer critical analysis and conclusions regarding privacy notices generally, based on a number of statistical methodologies. Overall, the researchers found that privacy policy URLs were only available in 34% of websites examined, and were able to estimate population parameters for both the total number of English-language privacy documents on the web and for their likely distribution across different commercial sectors. The study was able to further the privacy research community’s understanding of the overall status of English-language privacy policy policies worldwide, and provide valuable information about the rate and likelihood of users encountering various difficulties in accessing them.
2023 Stakeholders Workshop Provided Valuable Input Into Refining the PrivaSeer Search Engine and Tools
In addition to the publications associated with the PrivaSeer project, on July 25, 2023, the Future of Privacy Forum hosted an interdisciplinary workshop with key stakeholders to present the project to members of the privacy research community in industry and civil society.
July’s workshop featured presentations from FPF’s Vice President for Global Privacy Dr. Gabriela Zanfir Fortuna, as well as project co-leads Dr. Shomir Wilson, Assistant Professor in the College of Information Sciences and Technology at the Pennsylvania State University and Dr. Florian Schaub, Associate Professor of Information and of Electrical Engineering and Computer Science at the University of Michigan. Dr. Zanfir-Fortuna provided a practical demonstration of the PrivaSeer tool in action, while Professors Wilson and Schaub provided an overview of PrivaSeer’s development and current functionality.
Presentations by the project’s co-leads were followed by a discussion of how the tool may be used and improved as a future resource for researchers and industry professionals with various key FPF stakeholders. Discussants raised the prospect of using PrivaSeer to research the emergence of specific terms relating to the use of AI/ML technologies in privacy notices, conduct comparative studies of privacy policies presented in multiple languages, and examine how required disclosures related to cross-border data transfers may be changing over time. Participants also discussed how the tool might be useful in assessing privacy-adjacent disclosures such as cookie notices and terms of service, and provided the research team with a wide array of useful feedback as the project progresses into its third year.
PrivaSeer is now a functional, public-facing tool available to the privacy community, both for researchers and for privacy professionals working in public or private-sector compliance. FPF will continue to support the development of new functionality in the tool, and our team looks forward to contributing however we can to the scholarship in this area.
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Sentenze di riferimento della CGUE sul "credit ranking" e sulla revisione delle DPA La CGUE ha emesso due sentenze con conseguenze di vasta portata per il settore del ranking creditizio e per il controllo giurisdizionale delle DPA
Monete da due euro false pagate ... in bitcoin.
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E' intervenuta a supporto anche Europol nella attività svolta dai Carabinieri, che ha consentito di smantellare un gruppo criminale italiano coinvolto nella produzione e distribuzione di monete in euro contraffatte. L'indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Taranto, ha coinvolto anche il Centro tecnico e scientifico europeo della Commissione europea.
L'indagine è stata avviata sin dall'aprile 2021, quando i Carabinieri hanno sequestrato 668 monete da due euro false e arrestato due persone per detenzione di valuta falsa. Le analisi tecniche delle monete sequestrate, effettuate dal Centro Nazionale di Analisi delle Monete Italiane (CNAC) e dal Centro Tecnico Scientifico Europeo (ETSC) della Commissione Europea, hanno collegato le monete sequestrate ad una nuova e insidiosa classe di monete da due euro contraffatte.
I falsari avevano distribuito le monete false in diversi paesi dell'UE, principalmente Francia, Germania, Lituania, Portogallo e Spagna, nonché in Svizzera. La qualità delle monete contraffatte era buona e aveva caratteristiche molto simili a quelle autentiche.
L'indagine ha rivelato che un fornitore che gestiva un canale su un'applicazione di messaggistica aveva impostato la catena di produzione. Sul suo canale, il venditore ha venduto queste valute contraffatte per il 50% del loro valore, ricevendo i pagamenti in criptovaluta. I membri della rete criminale hanno spedito i pacchi contenenti le monete false ai clienti tramite servizi postali internazionali privati.
Gli inquirenti sono riusciti a identificare i sospetti attraverso la crittoanalisi delle transazioni blockchain. Durante le indagini, i carabinieri hanno rintracciato 60 spedizioni di pacchi contenenti monete contraffatte. Questi pacchi erano destinati, tra l'altro, all'Italia, alla Francia e alla Svizzera. Pesavano quasi 100 000 kg e avevano un valore totale di circa 102 000 euro in monete da due euro contraffatte.
Europol ha agevolato lo scambio di informazioni e ha finanziato e coordinato diverse attività operative. Europol ha inoltre fornito un supporto analitico per individuare il paese in cui sono state distribuite le monete. Durante la giornata di azione, Europol ha inviato un esperto in Italia per fornire supporto tecnico e confrontare le informazioni operative con le banche dati di Europol e i sistemi della Banca centrale europea.
L'attività è consistita in sintesi di:
- 12 perquisizioni in Italia (Taranto, Roma, Matera e Perugia)
- 4 persone arrestate
- Il sequesto di: 107.000 Euro in bitcoin, monete contraffatte e parte della pressa per monete utilizzata per la produzione.
#Armadeicarabinieri #Europol #blockchain #bitcoin #CNAC #ETSC
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Un oggetto Herbig-Haro in dettaglio | Cosmo
"Gli oggetti di Herbig-Haro si formano quando il gas caldo che viene espulso da una stella appena nata impatta con il gas e la polvere che la circondano, cozzando a velocità fino a 250mila km/h e creando onde d’urto luminose.
Questi oggetti si trovano in una vasta gamma di forme, ma la configurazione di base è solitamente la stessa: getti simmetrici di gas riscaldato, espulsi in direzioni opposte da una stella in formazione, che fluiscono attraverso lo spazio interstellare.
Gli oggetti di Herbig-Haro non sono oggetti stabili ma sono fenomeni transitori che scompaiono nel nulla nel giro di poche decine di migliaia di anni."
A Blueprint for the Future: White House and States Issue Guidelines on AI and Generative AI
Since July 2023, eight U.S. states (California, Kansas, New Jersey, Oklahoma, Oregon, Pennsylvania, Virginia, and Wisconsin) and the White House have published executive orders (EO) to support the responsible and ethical use of artificial intelligence (AI) systems, including generative AI. In response to the evolving AI landscape, these directives signal a growing recognition of the rapid pace of AI development and the need to manage potential risk to individuals’ data and mitigating algorithmic discrimination against marginalized communities.
FPF has released a new comparison chart that summarizes and compares U.S. state and federal EOs and discusses how they fit into the broader context of AI and privacy.
In addition to the state governments, several cities (e.g., Boston, San Jose, and Seattle) have also issued guidelines on generative AI use that seek to recognize the opportunities of AI while mitigating bias, privacy, and cybersecurity risks. In contrast, other jurisdictions, such as Maine, have issued a moratorium on state generative AI use while they perform a holistic risk assessment.
Although each of the state and federal EO’s on AI and generative AI has a different scope. Most, at minimum, charge agencies with the creation of a task force to study AI and offer recommendations.
Here are some overarching takeaways from our analysis of all of the EOs:
1. The White House and California Issued the Most Prescriptive EOs
Of the U.S. state and federal EOs analyzed, the White House requires the heaviest lift. The White House EO mandates dozens of reports and next steps for federal agencies, including the creation of guidance and standards for AI auditing, generative AI authentication, and privacy-enhancing technologies (PETs).
Similarly, of the state EOs, California is the most prescriptive and includes a number of specific mandates and reports tailored to different agencies, such as the creation of procurement guidelines, assessments on the effect of generative AI on infrastructure, and research on the impact of generative AI on marginalized communities.
2. Most State EOs Focus on “Generative AI”
Several state governments, such as California, Kansas, New Jersey, Pennsylvania, and Wisconsin, only focus on generative AI – how the technology should be used by state agencies, the risks it carries, and how it may affect their state industries and workforce. Oklahoma, Oregon, and Virginia take a broader stance and cover generative AI as well as broader types of AI systems in their EOs. Kansas and Pennsylvania are the only two states to explicitly define generative AI.
The White House EO represents an amalgam of the state EOs, as it defines generative AI (similar to Kansas and Pennsylvania) and also broadly covers different types of AI systems (similar to Oklahoma and Virginia).
3. Varying Approaches to Agencies’ Roles
The White House EO charges certain agencies with authority to create binding guidelines and standards for government actors. In contrast, rather than creating new task forces or boards, Kansas, Oregon, and Virginia charge state agencies to study AI technology and provide general recommendations. New Jersey and Wisconsin, two states with less rigorous EOs, emphasize that their task forces serve solely advisory roles. Oklahoma and the White House are the only EOs to require each agency to appoint an individual on their team to become an AI and generative AI expert.
4. Impact to Industry
While these Executive Orders are primarily focused on government use of emerging AI systems, there are major requirements contained in many of them that may have consequential effects on industry.
- Procurement Requirements:Companies selling certain AI products and services to government entities will need to satisfy new baseline procurement standards.
- Enforcement:Agency-created standards and policies may inform government regulators’ perspectives on AI compliance with data privacy, security, civil rights, and consumer protection laws, particularly given the forthcoming standard setting activity directed by the White House Executive Order.
- Influence on Legislation:As mentioned in California’s EO and the White House EO’s accompanying fact sheet, key actors in state and federal executive agencies will work with policymakers to pursue legislative approaches to support the development of responsible AI by the private sector.
These EOs represent a watershed moment for AI system users, developers, and regulators alike. Over the next few years, increased government action in this area will lead to new requirements and opportunities that will have lasting implications for both the public and private sector.
Polizia di Stato italiana e United States Marshal Service cooperano
Polizia di Stato italiana e United States Marshal Service hanno recentemente sottoscritto una dichiarazione comune sulla cooperazione.
Le due Forze di Polizia si impegnano nel preservare la giustizia e a promuovere la sicurezza dei rispettivi Paesi.
Hanno firmato il capo della Polizia Vittorio Pisani e dal direttore dello United States Marshal Service Ronald L. Davis (immagine sopra). E' condiviso l’impegno a sostenere lo stato di diritto, attraverso una maggiore cooperazione nel perseguimento della riduzione della criminalità violenta (nel rispetto per i diritti umani) e gli sforzi per affrontare la violenza nelle comunità.
Inoltre le due Forze di Polizia metteranno in comune le competenze professionali e le migliori pratiche, con programmi di formazione incrociata.
Lo United States Marshals Service occupa una posizione centrale nel sistema giudiziario federale. È il braccio esecutivo dei tribunali federali ed è coinvolto praticamente in ogni iniziativa di applicazione della legge federale.
I compiti dell'US Marshals Service (sopra a sinistra il logo) includono la protezione della magistratura federale, l'arresto di fuggitivi federali, la gestione e la vendita dei beni sequestrati acquisiti dai criminali attraverso attività illegali, l'alloggio e il trasporto di prigionieri federali e il funzionamento del Programma di sicurezza dei testimoni.
Weekly Chronicles #57
Questo è il numero #57 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Cypherpunk moderni: una chiacchierata con Daniela Brozzoni
- Anti-cypherpunk moderni: i droni del supermercato
Nelle Lettere Libertarie: L’illuminismo uccise prima Dio, e poi la ragione
Rubrica OpSec & OSINT: Come proteggersi dalla stilometria
Cypherpunk moderni: una chiacchierata con Daniela Brozzoni
Questa settimana condivido con voi una chiacchierata che ho fatto con Daniela Brozzoni, sviluppatrice Bitcoin, co-founder dello spazio hack.bs, e mainteiner del progetto open source BitcoinDevKit. Ha lavorato in varie aziende del settore, tra cui Blockstream, Braiins e Wizardsardine.
Con lei abbiamo parlato di privacy, ethos cypherpunk e Bitcoin.
> Sei la co-fondatrice di hack.bs.it, che si descrive come “un hackerspace cypherpunk”. Puoi dirci in cosa consiste questo spazio e qual è lo scopo?
hack.bs nasce come spazio d'incontro per sviluppatori, studenti, hacker, nerd e tecno-curiosi.Abbiamo creato un posto che permetta di ritrovarsi, scambiarsi idee, imparare l'uno dagli altri, e soprattutto lavorare assieme a vari progetti. Una grande ispirazione è stata la miniserie Netflix "The Billion Dollar Code", che racconta le vicende di un gruppo di ragazzi tedeschi, alcuni sviluppatori e alcuni artisti, che lavorano a quello che poi diventerá (ingiustamente) Google Earth - l'idea di avere un luogo simile all'ufficio dove è nato questo software ci è piaciuta molto, e allora ci siamo dati da fare.
Oggi il Manifesto Cypherpunk è piú rilevante che mai - la libertá di parola, di espressione, e di nascondere ció che non vogliamo sia pubblico sono messe in pericolo da uno stato che sempre di piú tende a zittire, a censurare, a farsi i fatti nostri. E allora, perché non divulgare l'importanza di queste libertá, partendo proprio dal Manifesto e dagli sviluppatori?
Penso ci sia bisogno di spiegare alle persone comuni come e perché difendersi, ma purtroppo io non lo so fare. Io so parlare agli sviluppatori, insegnare loro come usare GPG e github, come e perché scrivere codice libero, e perché lavorare per creare applicativi che ci permettano di proteggerci sia piú appagante di lavorare per Google.
Forse il termine "hackerspace cypherpunk" un po' spaventa - non è un posto solo per hacker, non nemmeno è un posto solo per sviluppatori, non è un posto dove si parla solo di privacy o si lavora solo su Bitcoin.
Lo chiamiamo "hackerspace" perché vogliamo ricordare che lo scopo è di *creare*, che può vuol dire scrivere software, stampare oggetti in 3D, o costruire oggetti fisici (al momento, ad esempio, stiamo costruendo un tavolino da caffè partendo da vecchio server).
Lo chiamiamo "cypherpunk" perché ci teniamo a ricordare il Manifesto, a divulgare le idee quando possibile (soprattutto attraverso talk e meetup), e a sottolineare che per noi il diritto di parola e di privacy sono inalienabili, e non permetteremo a nessuno di intaccare lo spazio con progetti che li violino in un qualche modo.
> Cypherpunks write code, così affermava Eric Hughes nel 1992. Tu sei una software developer con la passione per Bitcoin e so che contribuisci a sviluppare il BitcoinDevKit, puoi spiegarci con parole semplici quello che fai?
Sviluppare portafogli Bitcoin è un lavoro complicato - richiede una conoscenza approfondita del protocollo, e ogni minimo errore puó far perdere soldi agli utenti.BitcoinDevKit nasce per astrarre molte complessitá di Bitcoin e rendere il lavoro facile agli sviluppatori. Possiamo pensarlo come una "cassetta degli attrezzi" - contiene strumenti per creare portafogli Bitcoin, tra cui primitive per generare indirizzi, creare transazioni, aggiornare il bilancio, e tanto altro.
Quello che io e altri mainteiner del progetto facciamo è assicurarci che gli strumenti funzionino bene, siano comodi da maneggiare, e siano d'aiuto e non di intralcio agli sviluppatori.
>Sono passati più di 30 anni da quando Eric Hughes scrisse il Manifesto Cypherpunk. Per te cosa significa essere cypherpunk, oggi?
Forse romanticizzo un po' il Manifesto, ma ogni volta che lo leggo sento che mi scuote dentro. Sono d'accordo con ogni parola che contiene, e mi sento parte di questo movimento di pazzi che lotta per proteggere proprietà individuali.Essere Cypherpunk, per me, vuol dire sentirsi scossi leggendo il Manifesto, e decidere di agire nella direzione Cypherpunk. "Cypherpunks write code"... sì, ma non solo. È sicuramente importante anche insegnare la cultura Cypherpunk oltre che "praticarla" nel senso più tecnico.
Se hai mai scritto una riga di codice per proteggere le libertà di qualcuno, se hai mai scritto un articolo per spiegare l'importanza della privacy, se hai mai fatto un discorso ubriaco ai tuoi amici sull'importanza della libertà di parola, secondo me, sei Cypherpunk.
> Mi sembra che molto dell'interesse su Bitcoin oggi sia relativo all’aspetto finanziario e ai mercati. Eppure nella visione originaria di Satoshi e dei Cypherpunk l'aspetto centrale era la privacy e la libertà delle persone. Secondo te l’ethos Cypherpunk è ancora vivo nella community Bitcoin, o in qualche modo è venuto meno a causa del suo successo finanziario?
La maggior parte degli utenti normali è sicuramente piú interessata al prezzo che alla privacy; c'è anche da dire che spesso si inizia a interessarsi a certi argomenti quando è troppo tardi. Quando la nostra privacy è stata violata ci rendiamo conto che ci saremmo dovuti proteggere meglio, e quando le nostre libertà ci vengono tolte ci rendiamo conto che dovevamo difenderle meglio.Forse uno degli obiettivi di oggi per noi sviluppatori non è rendere la privacy sexy, ma renderla implicita. Anziché provare a convincere chiunque che la privacy è importante, dovremmo creare strumenti semplici e privati di default, senza che l'utente si accorga di nulla.
Avremo vinto quando compare Bitcoin peer-to-peer, tenerli in portafogli non-custodian, e fare Coinjoin sarà tanto facile quanto acquistare su Coinbase. Poi certo, non tutti gli utenti decideranno di percorrere la strada privata. Tanti non capiranno perché un Bitcoin di cui hai le chiavi (cioè, che è veramente in tuo possesso) abbia molto più valore di un Bitcoin in un exchange. Ma, per chi lo capisce, usare gli uni o gli altri dev'essere semplice allo stesso modo.
> Bitcoin è un progetto opensource aperto a chiunque voglia contribuire. Che consiglio daresti a un giovane software developer che vorrebbe iniziare a interessarsi del mondo bitcoin per dare il suo contributo? Da dove si inizia?
Ogni sviluppatore in Bitcoin ha una storia un po' diversa, e sicuramente non c'è una roadmap che funzioni per tutti. L'unico consiglio che mi sento di dare è di seguire la propria curiosità e di non aver paura di sperimentare e provare cose nuove.Io ho iniziato leggendo Mastering Bitcoin e provando vari software, principalmente per computer - ricordo di aver passato un po' di tempo giocando con Bitcoin Core e le varie opzioni per creare transazioni. Conoscere persone con obiettivi simili ai miei mi ha aiutato tanto - provate a partecipare a forum online, andare a conferenze, seguire corsi. Per chi è giá un po' piú esperto, io consiglio sempre il seminario gratuito di Chaincode Labs - mi ha aiutato ad approfondire alcune sfacettature di Bitcoin, e mi ha fatto conoscere davvero tante persone interessanti.
Se siete interessati a contribuire al codice open source, iniziate dalle applicazioni che giá conoscete e usate.
Avete scovato qualche bug? Provate a indagarlo, oltre che riportarlo. Avete qualche miglioria in testa? Parlatene coi maintainer del progetto per avere feedback. Oppure, cercate direttamente tra le issues del progetto una adatta a voi. Inoltre, ogni progetto open source ha una qualche community online, che sia su Telegram, su Discord, o su IRC: provate ad entrare a farne parte e dire che vorreste dare una mano, sono sicura che troverete qualcuno disposto a guidarvi.
> Cos'è per te la privacy?
A me piace la definizione del Manifesto Cypherpunk: la privacy non è segretezza, ma è il potere di rivelarsi selettivamente al mondo.Esistono video miei, del mio viso, mentre parlo in pubblico. È perché non ho a cuore la mia privacy? No, è perché ho *deciso* di rivelare il mio viso e il mio lavoro al mondo. È il verbo *decidere* che è importante. E allora è facile vedere perché nella nostra narrativa Google, Apple, e compagnia bella sono "i cattivi": non è perché raccolgono i nostri dati, ma perché non ci permettono di decidere cosa rivelare e cosa no; perché li raccolgono tutti, di default, senza chiederci niente, senza darci la possibilità di fare opt-out; perché li usano come vogliono e li vendono come vogliono, e noi nemmeno sappiamo bene come.
La privacy è il potere di decidere chi può sapere cosa di noi, e quando.
Anti-cypherpunk moderni: i droni del supermercato
Sui social gira questo video di qualche minuto in cui una persona mostra l’ultima trovata tecnologica: supermercati senza casse, senza personale e senza pagamenti. In alcuni paesi sono già diffusi ma in Italia è un’idea abbastanza nuova.
Gert reshared this.
CuccU
in reply to Franc Mac • • •Leggo e mi documento.
A Wuhan c'é un laboratorio dove modificano virus per la "gain of function" o, a livelli pratici, "weaponizzazione".
La spiegazione ufficiale è il pangolino o il pipistrello venduto al wet market.
Non é questione di cospirare.
È questione di offesa all"intelligenza della persona.
Leggendo si ripetono "preprint" e "complotto", e la soluzione proposta é il legislare.
Suona parziale.
OpusSpike likes this.
Franc Mac
in reply to CuccU • •@CuccU
Lo sai che sul DNA di un virus modificato artificialmente restano le tracce della modifica? Lo sai che migliaia di laboratori hanno provato a cercare queste tracce e non hanno trovato nulla? E no, non sono né aumentate le morti di tecnici di laboratorio, né il numero di esplosioni di laboratori di analisi genetiche.
Questo significa che la modifica artificiale del virus NON è una spiegazione sostenibile.
Punto
skariko likes this.
CuccU
in reply to Franc Mac • • •Fattostà che sull'articolo linkato non si menziona né una cosa né l'altra.
CuccU
in reply to CuccU • • •Se vuoi rimanere nel tuo territorio rimanici, ma le argomentazioni che fornisci sono come il punto.
Sterili e basate su ipotesi tue, non su cose che ho detto.
Se comunque pensi che tutto venga dal wet market, sei in linea con la versione ufficiale, e mi va benissimo.
Il laboratorio rimane.
Franc Mac
in reply to CuccU • •@CuccU
Non era mia intenzione mostrare interesse verso il dialogo con chi, senza avere le minime competenze per farlo, ancora sostiene che il virus dlla covid-19 sia stato creato in laboratorio. Se ho dato questa impressione, mi dispiace
CuccU
in reply to Franc Mac • • •Supposizioni si, inclusa quella che io abbia affermato il fatto che venga da un laboratorio.
Ho detto che c'é.
Ignorarlo é parzialità.
Ci sono più ipotesi, e nell'articolo non ne viene menzionata nessuna.
La mia opinione non conta.
La tua è univoca e mette un punto.
Questa è la differenza tra chi vuole dialogo chi non lo vuole.
Ribadisco: se la tua spiegazione é il pipistrello, sono contento tu abbia le idee chiare.
Io mi pongo dubbi.
Franc Mac
in reply to CuccU • •Forse ti sei perso alcune affermazioni tra quelle che TU @CuccU HAI fatto in risposta al mio post.
Intanto il mio post rilancia alcune osservazioni in merito all'utilizzo dei preprint sui social network e sviluppa tre punti:
1. nei social (in realtà, su Twitter) il numero di studiosi e di non studiosi (i complottisti) si equivale e quindi i complottisti non avrebbero neanche la scusa di vivere in un ambiente privo di studiosi da cui imparare qualcosa
2. le due bolle parallele, ossia il fatto che gli studiosi e i complottisti non comunicano tra loro quando rilanciano gli stessi preprint
3. le modalità diverse di "citazione" tra studiosi e complottisti
Poi lo studio si pone un problema: è possibile "gestire" il flusso di informazioni in modo che la discussione sui pre-print avvenga in maniera meno disarticolata (discussioni serie da una parte e gossip complottista dall'altra)?
FINE dello studio
Tu invece te ne esci con una serie di frasi come
Che sarebbe un'osservazione non rilevante ai fini della discussione, ma è chiaro che il sottinteso è "se ho affermato alcune cose (non è dato sapere quali, nda) non è perché ho letto pre-print"
Che non è rilevantissimo neanche questo, a dirla tutta...
Ma poi aggiungi:
Come a far intendere un nesso di causalità tra il fatto che a Wuhan ci sia un laboratorio per lo stidio dei virus e le vere cause del focolaio e che non affermare questo sia una "offesa all'intelligenza", mentre è proprio il contrario: è questione di intelligenza non attenersi alle affermazioni non dimostrabili e, anzi, di cui si è affermata l'infondatezza.
E continui con un'allusione al pregiudizio anticomplottista dell'articolo
A quel punto ti ho spiegato che, pur non essendo affatto difficilissimo trovare tracce di manomissione genomica sul DNA di un virus, nessuno ha mai (MAI) trovato queste tracce!
Quindi la discussione per la scienza è ferma qui. Non che non si fermi (in tanti stanno provando a cercare queste prove) ma che al momento è ferma (PUNTO!).
Ed è qui che tu sbrocchi di brutto:
E ignorando il punto della discussione (la manipolazione del laboratorio non solo non è scientificamente confermata, ma al momento è scientificamente confermato il contrario) te ne esci con il tipico rant complottista, ossia:
Non è rilevante. Inoltre anche se tu sapessi che le competenze ce le ho, per te non cambierebbe nulla.
E qui stai facendo affermazioni false, perché stai facendo un ragionamento circolare: "Siccome penso che l'origine ddal laboratorio sia una supposizione valida, io penso che sia possibile".
Nessuno ignora questa possibilità. Sono che nessuno può prenderla come punto di partenza di un discorso serio, in quanto (mi ripeto) non solo non è mai stato dimostrato, ma finora è stato sempre smentito.
Perché l'articolo non fa ipotesi, ma parla di metodi. Se tu hai la coda di paglia questo fa parte del dominio della tua psicologia, non della discussione scientifica sull'argomento.
Come già detto non cerco il dialogo sull'origine del virus, soprattutto perché non è il tema del mio post. Inoltre, siccome ti sfuggono alcuni elementi chiave del ragionamento scientifico, nonn ho comunque interesse a discutere con te della questione.
Non ti poni dubbi, nel momento in cui affermi che le mie presunte idee chiare siano sbagliate!
Ora, come ti ho detto, non sono interessato a proseguire questa conversazione. ma al fine di trovare un denominatore comune in occasione di future conversazioni, sempre se ti va, ti consiglio di guardare questi due video che affrontano argomenti complessi spiegati con un linguaggio semplice:
12. Scienza, filosofia e metodo scientifico - Puntata n. 12 - Che cos'è la scienza? - Michele Totta
13. Scienza, filosofia e metodo scientifico - Puntata n. 13 - Falsificazionismo - Michele Totta
@Giornalismo e disordine informativo
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CuccU
in reply to Franc Mac • • •Puoi fare la punta agli stuzzicadenti finché vuoi, ma in nessun momento ti avvicini ai motivi ufficiali, insistendo sulla relazione tra cospirazioni e sti pre-paper, che non hanno valore alcuno.
0ut1°°k
in reply to CuccU • • •@CuccU secondo me @macfranc ha avuto fin troppa pazienza con te. Se non hai voluto capire capire adesso:
1) l'oggetto del post
2) le spiegazioni pazientemente fornite
3) e che stai facendo una figura che potrebbe essere utilizzata abbondantemente nell'agricoltura biodinamica
allora non credo che riuscirai a capire nulla di tutto questo neanche tra dieci anni
@giornalismo
Eleonora reshared this.
CuccU
in reply to 0ut1°°k • • •Pazienza con chi?
Con che superiorità morale o informativa?
Parlando di gente che si informa attraverso questi "pre-paper"?
Da dove viene la sicurezza di avere la verità in mano e poter dismettere il resto?
Eleonora
in reply to CuccU • • •@CuccU so che non te ne frega nulla se te lo dico anch'io, ma da quello che ho letto posso affermare con una considerevole certezza che sei tu a non aver capito niente...
@outlook @macfranc @giornalismo
CuccU
in reply to CuccU • • •CuccU
in reply to CuccU • • •Questa é una delle fonti in costante evoluzione fin dall'inizio che ritengo ragionevole.
Ho lavorato personalmente in un centro di test che mi ha tenuto vicino a centinaia di infetti e fonti ufficiali sin dal giorno 1, e fino alla fine del finanziamento di suddetti centri... parlando di esperienze che dici agli altri di non avere.
E non é questione di sapere o no, ma dire agli altri quello che sanno o no.
Dr. John Campbell - YouTube
m.youtube.com/@Campbellteachin…
Dr. John Campbell
YouTubeCuccU
in reply to CuccU • • •Franc Mac
in reply to CuccU • •@CuccU occhio perché quel signore che hai citato è uno dei più pericolosi cazzari del Regno Unito
en.wikipedia.org/wiki/John_Cam…
@Giornalismo e disordine informativo
CuccU
in reply to Franc Mac • • •Anche senza essere d'accordo, ho annotato fonti molto utili, TUTTE UFFICIALI, e ho cercato per conto mio informazioni a radice di quello.
I video che mi hai linkato sono di una persona che ha opinioni.
Ho parlato di informazioni.
Se questo "cazzaro" mi dà un link a uno studio ufficiale di un governo, prendo la fonte.
Cosa c'é di strano?
E non sono PRE studi.
CuccU
in reply to CuccU • • •L'onniscenza senza opzioni di replica NO, perfavore!
Franc Mac
Unknown parent • •Scusa @FronteAmpio potresti spiegarti meglio? MI sembra che le cose che hai detto siano o imprecise o false o allusive.
A cosa fai riferimento? Alla genesi precisa del virus? Oppure al fatto che il virus sia stato bioingegnerizzato in laboratorio? Perché dovresti sapere che allo stato attuale della conoscenza scientifica (analisi delle sequenze del DNA, tecniche di modifica del genome) quest'ultima ipotesi è stata già scartata da tempo
Se per "le due bolle" intendi le tifoserie social, la cosa ha senso. Se per due bolle intendi chi ha studiato (come Burioni) e chi non sa un cazzo, allora stai sbagliando perché non si tratta di due bolle, ma di persone che da una parte stanno facendo il loro lavoro sulla base degli studi svolti e dall'altra stanno facendo caciara o ciarlataneria truffaldina, senza sapere nulla di scienza.
A quali bluff stai facendo riferimento? Al fatto che i morti di Covid siano sovrastimati (è una cazzata: sono sicuramente sottostimati!) o al fatto che il confinamento non servisse (meno di quanto sia stato detto, ma secondo tutti i modelli è oggettivamente servito) o a qualche altra teoria?
Quando si è in presenza di una pandemia (vuoi negarlo?) in cui muoiono persone (vuoi negarlo?), allora ogni organizzazione statuale deve prendere provvedimenti che prevedano anche pene e sanzioni contro chiunque dica il contrario o inviti a comportamenti dannosi o autolesionisti, lo faccia per interesse personale, semplice stupidità, tattica politica o narcisismo. Non sono minacce, ma precauzioni!
A cosa ti riferisci? Perché di solito, chi fa queste allusioni non porta mai argomenti seri, cita fonti sputtanate o aggiunge altre allusioni, come uno che per coprire la propria cacca, ci fa sopra una cagata ancora più grande...
@CuccU @Giornalismo e disordine informativo
Gianlu ⁂ 🇮🇹 🇪🇺 likes this.
Franc Mac
Unknown parent • •@FronteAmpio @CuccU
E invece sarebbe fondamentale smettere di definire controversa una questione che dal punto di vista scientifico non ha nulla di controverso. Non c'è nulla di controverso nella gravità della pandemia, nella Sicurezza dei vaccini o nella loro efficacia. Non c'è nulla di controverso relativamente alla inutilità e pericolosità delle pseudo terapie promosse dalla maggior parte delle persone che parlano di quanto siano controversi aspetti che controversi non sono.
Anche perché così facendo, e mi sembra che l'esperimento sia perfettamente riuscito, si finisce per Occultare gli aspetti veramente controversi della gestione pandemica: le responsabilità di chi ha lasciato arrivare ha un punto così basso la sanità all'alba della pandemia, i ritardi e gli errori commessi durante le primissime fasi in cui era possibile diminuire i contatti tra le persone, le politiche isteriche sul confinamento, i coprifuoco inutili, l'indiscriminata liberalizzazione della circolazione per i vaccinati, la strumentalizzazione pericolosissima della certificazione verde avvenuta solo in Italia.
È questo che mi fa venire il sangue al cervello quando sento parlare di presunte questioni controverse, A proposito di questioni che sono controverse solo nella testa di alcune persone che non hanno minimamente idea dello stato dell'arte dal punto di vista medico e che si lasciano usare non soltanto Dai ciarlatani che spesso gli spillano soldi, ma anche da quei politici ben contenti di scegliersi una opposizione di sciroccati, al fine di equiparare ogni critica, anche quelle più serie, ai deliri complottisti verso i quali la maggior parte della popolazione ha giustamente iniziato a provare disprezzo e intolleranza