Non solo Leopard. Tutte le potenzialità dell’accordo tra Leonardo e Knds
Un’alleanza strategica per la difesa terrestre, in vista dei grandi programmi per i veicoli da combattimento del futuro. Questo il risultato della firma, presso la sede del Segretariato generale della Difesa, dell’intesa per lo sviluppo di una collaborazione industriale tra Leonardo e Knds, il gruppo franco-tedesco che realizza, tra gli altri, gli obici semoventi d’artiglieria PzH 2000 (già in uso presso il nostro Esercito) nonché i carri armati Leopard 2A8 che a partire dal 2024 saranno acquisiti dal nostro Paese per affiancare i carri Ariete modernizzati in versione C2. Proprio sul carro Leopard, Leonardo e Knds hanno stabilito l’implementazione congiunta del programma di approvvigionamento, all’interno del quale le due aziende collaboreranno nello sviluppo, nella costruzione e nella manutenzione del Main battle tank (Mbt) per l’Esercito italiano, oltre che nelle piattaforme di supporto. L’obiettivo dell’accordo è la creazione di un Gruppo di difesa europeo, oltre al rafforzamento della collaborazione nel campo dell’elettronica terrestre.
Verso i carri del futuro
Oltre ai programmi già in corso, l’alleanza strategica tra i due giganti ha come orizzonte la collaborazione sui programmi di sviluppo per i mezzi corazzati del futuro. L’accordo consentirà di implementare programmi di collaborazione tra le nazioni europee attraverso il rafforzamento delle proprie basi industriali e lo sviluppo della futura generazione di piattaforme per veicoli blindati, tra le quali l’Mgcs (Main ground combat system) – progetto franco-tedesco dal quale l’Italia è rimasta finora esclusa – e ha l’obiettivo congiunto di accrescere ulteriormente le capacità di produzione e sviluppo in Italia e di utilizzarle per futuri progetti europei e di export. L’iniziativa si inserisce nella consapevolezza, più volte segnalata anche dai vertici della Difesa, che nessun Paese europeo può farcela da solo quando si tratta di programmi d’armamento di prossima generazione. Il livello tecnologico raggiunto da tutte le piattaforme, tra cui spicca la necessaria digitalizzazione e integrazione dei singoli sistemi all’interno del più grande e complesso scenario multidominio, richiedono infatti lo sforzo congiunto di più Paesi al fine di avere strumenti efficaci e sostenibili. Questa dimensione, inoltre, per quanto riguarda il settore terrestre, non si limita ai soli carri armati, investendo direttamente anche i veicoli blindati per la fanteria, così come i sistemi di difesa contraerea terrestri e le piattaforme elicotteristiche per il supporto alle forze di terra.
Nel solco del Dpp
L’intesa raggiunta tra Leonardo e Knds, inoltre, è pienamente in linea sia con quanto previsto dal Piano di azione recentemente siglato dai governi di Italia e Germania, nel quale la cooperazione in materia di difesa rappresenta uno dei pilastri fondamentali della relazione tra Roma e Berlino, sia con il Documento programmatico della Difesa 2023-2025 presentato dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, il quale si concentra soprattutto nel potenziamento della capacità di combattimento pesante dell’Esercito. Quello che emerge dai numeri e dalle impostazioni del Dpp, infatti, è lo sforzo di ammodernamento e potenziamento dello strumento militare, chiamato ad affrontare il ritorno della sfida convenzionale nell’orizzonte delle minacce, e per la quale le Forze armate devono essere messe nelle condizioni di affrontarla. Uno sforzo che segue anni di focus sui conflitti a bassa intensità e operazioni di contro-insorgenza. Tra i principali gap individuati, e da tempo segnalati dall’intero comparto militare, c’è l’adeguamento della componente pesante delle forze di terra in ogni sua parte, che infatti registra la maggior parte dei programmi di previsto avvio (budget complessivo di quattro miliardi e 623 milioni), a cominciare dall’acquisto dei carri armati da battaglia Leopard 2 e dai veicoli da combattimento per la fanteria Aics (Armored infantry combat system), che dovranno sostituire i Dardo. Due programmi che insieme valgono circa dieci miliardi di euro.
Verso un polo terrestre?
Sulle collaborazioni industriali quale strumento per il rafforzamento della difesa europea è intervenuto di recente anche lo stesso ministro della Difesa, che intervenendo al Forum Adnkronos al palazzo dell’Informazione, registrava come proprio nel settore terrestre l’Italia avrebbe potuto giocare un ruolo da protagonista. Crosetto ha infatti sottolineato come tutti i governi abbiano fatto “interventi che consentono all’Italia di avere un potenziale investimento che permette alla nostra industria di consolidarsi e fare alleanze europee”. Proprio riferendosi alla scelta del carro armato tedesco Leopard, il ministro aveva auspicato la “potenziale creazione di un polo terrestre italo-franco- tedesco”. L’accordo siglato da Leonardo e Knds, allora, potrebbe proprio rappresentare il primo significativo passo verso questo scenario.
European Health Data Space: EU Parliament opposes mandatory electronic patient records for all citizens, but supports granting access to sensitive health data without asking patients
Members of the European Parliament today voted in plenary by a large majority in favour of the creation of a “European Health Data Space”, which would bring together information on all medical treatment received by citizens in a remotely accessible and interconnected electronic health records system. Thanks to an amendment tabled by digital freedom fighter Patrick Breyer (Pirate Party), together with MEPs from S&D, Greens and the Left, a parliamentary majority voted at the last minute to allow Member States to give their citizens a right to object to the collection of their health records in a remotely accessible and interconnected system. Such right to opt-out exists in Germany and Austria already. The final wording of the law will need to be negotiated with the EU governments, whose mandate does not so far allow for a right to object to the collection of health data. Other amendments initiated by Breyer, according to which patients should be asked before their patient data is made available to doctors or researchers, were not supported by a majority.
”A compulsory electronic patient file with Europe-wide access entails irresponsible risks of theft, hacking or loss of the most personal treatment data and threatens to deprive patients of any control over the collection of their illnesses and disorders,” emphasises Breyer, co-lead negotiator for the Greens/European Free Alliance group in the EU Parliament’s Civil Liberties Committee. “This is nothing other than the end of medical confidentiality. Have we learnt nothing from the international hacker attacks on hospitals and other health data?
If every mental illness, addiction therapy, every potency weakness and all abortions are forcibly networked, worried patients risk being deterred from urgent medical treatment – this can make people ill and put a strain on their families! In the trilogue negotiations, I will fight to ensure that national opt-out schemes are clearly allowed for in the legislation.”
In the final vote, Breyer opposed the bill. There was no majority for amendments to the rule that patients will need to actively object to disclosing their health data to healthcare providers and researchers (opt-out). Citizens will not be asked for consent or asked verbally whether they wish to opt out.
Breyer explains: “For many patients who have little time or limited language skills, or who are older, it is too complicated to have to object in writing to a specific authority or to use digital tools to object. International standards such as the International Code of Medical Ethics of the World Medical Association or the Helsinki Declaration on the Ethical Principles of Medical Research have so far required that the patient’s consent be obtained before medical information is disclosed. An opinion poll we commissioned confirms that citizens expect to be asked for their consent before their health data is shared. Every website asks us for permission before setting a cookie, but we are not to be asked before our health data is shared? This system takes away patients’ control over their data and is unacceptable.”
According to a survey by the European Consumer Organisations (BEUC), 44% of citizens are concerned about the theft of their health data, and 40% fear unauthorised data access.
The first round of trilogue negotiations between the EU Council, EU Parliament and EU Commission is due to take place tomorrow. The Parliament‘s rapporteur wants to finalise the negotiations by 2024.
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GAZA.Ong: 25mila bambini palestinesi sono rimasti orfani. Uccisi 10 soldati israeliani nei combattimenti
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di Michele Giorgio*
(foto di archivio di DYKT Mohigan da commons.wikimedia.org)
Pagine Esteri, 13 dicembre 2023 – All’ospedale dei Martiri di Al Aqsa, uno dei pochi operativi a Gaza, arrivano sempre tanti bambini. Sono feriti, talvolta gravi. Oltre alle disabilità con cui buona parte di loro dovranno convivere per il resto della vita, quanto stanno soffrendo resterà scolpito dentro di loro per sempre. Tanti dovranno crescere da soli, nel migliore dei casi affidati a qualche parente, più probabilmente a una istituzione. Perché sono orfani, hanno perduto padre, madre e spesso anche fratelli e sorelle. «Di molti bambini che portati qui all’Ospedale dei Martiri di Al Aqsa, non conosciamo i nomi. Scriviamo ‘sconosciuti’ sui loro file finché uno dei loro parenti arriva e li riconosce, ma non avviene sempre», spiega il dottor Younis al-Ajla. Durante i bombardamenti tanti bambini estratti vivi dalle macerie sono stati portati di corsa agli ospedali dai soccorritori e ora è difficile identificarli. I piccoli, perciò, sono soli e in non pochi casi non sanno ancora che la loro famiglia non c’è più.
Secondo un rapporto della ong Euro-Med Human Rights Monitor, con sede in Europa, circa 25.000 bambini di Gaza hanno perduto uno o entrambi i genitori. E 640mila non hanno più una casa. La ong ritiene che il numero totale di bambini e ragazzi morti superi i 10.000 poiché i corpi di tanti minori non sono stati recuperati dalle macerie.
Nel sud di Gaza prosegue la offensiva israeliana nella città di Khan Yunis dove i combattenti di Hamas si oppongono con ogni arma disponibile all’avanzata dei mezzi corazzati causando perdite all’avversario. Ieri 10 soldati israeliani sono stati uccisi martedì nei combattimenti a Gaza, compreso un colonnello che aveva comandato una base della brigata di fanteria Golani. Otto militari sono morti a Shujayieh, a est di Gaza city, dove si sta svolgendo una delle battaglie più aspre da quando Israele ha invaso la Striscia di Gaza. Secondo un resoconto fornito su Telegram da Hamas, i soldati sono caduti in una trappola. I militanti del movimento islamico avrebbero attirato un gruppo di soldati in un punto dove avevano nascosto delle cariche esplosive che ha fatto saltare uccidendone otto e ferendone altri. Da parte israeliana non ci sono conferme.
Israele nel frattempo ha cominciato ad allagare le gallerie sotterranee di Hamas con l’acqua di mare, con l’utilizzo di enormi pompe fatte entrare a Gaza nei giorni scorsi. Con questo ritiene di poter costringere alla resa comandanti e militanti del movimento islamico nascosti sottoterra. E’ però alto il rischio che l’acqua salata comprometta la falda acquifera di Gaza riducendo ulteriormente la disponibilità di acqua potabile per la popolazione civile palestinese.
A Gaza i civili non muoiono solo per i bombardamenti e le cannonate ma anche per mancanza di assistenza medica e per la gravità di ferite che non possono essere curate negli ospedali ancora operativi ma poco attrezzati. Inoltre tra i più penalizzati ci sono gli ammalati oncologici. Ieri su X il capo dell’Oms, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha denunciato che un paziente è morto in ambulanza mentre veniva trasferito a un altro ospedale a causa di lunghi controlli israeliani. L’Oms, ha scritto Ghebreyesus, «è profondamente preoccupata per i controlli prolungati e la detenzione degli operatori sanitari che mettono a rischio la vita di pazienti già fragili. A causa del ritardo un paziente è morto durante il viaggio».
Che la condizione di oltre due milioni di civili palestinesi a Gaza stia peggiorando giorno dopo giorno comincia a comprenderlo anche l’Alto rappresentante europeo per gli Affari Esteri, Josep Borrell. «Avevamo pensato e chiesto al G7 che le attività militari di Israele nel sud di Gaza non seguissero lo stesso schema che hanno seguito nel nord, ma stanno seguendo lo stesso schema, se non peggio», ha detto ieri Borrell che comunque si è guardato dal chiedere, a nome dell’Ue, lo stop immediato all’offensiva militare israeliana che ha già ucciso circa 18.500 palestinesi e ferito altri 50mila secondo gli ultimi dati del ministero della sanità.
A Gaza si moltiplicano i saccheggi dei camion degli aiuti umanitari. La fame dilaga e gli autocarri rischiano di essere bloccati dai civili senza più cibo solo se rallentano a un incrocio, ha avvertito Carl Skau, vicedirettore del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. «La metà della popolazione muore di fame, nove su dieci non mangiano tutti i giorni», ha avvertito.
Gli Usa in ogni caso continuano a sostenere l’offensiva a Gaza e a fornire a bombe e armi a Israele. Ieri però è apparsa più evidente la frattura tra le intenzioni israeliane e la visione americana del cosiddetto dopo Hamas. Il governo di Benyamin Netanyahu è «il più conservatore nella storia di Israele» e il primo ministro deve «prendere una decisione difficile», ha detto Joe Biden, durante una raccolta fondi a Washington. «Il suo esecutivo non vuole una soluzione a Due Stati, ma deve cambiare il suo approccio in una visione di lungo termine», ha aggiunto. Israele, secondo Biden, sta iniziando a perdere il sostegno della comunità internazionale. Poco prima Netanyahu aveva confermato che Israele e Usa non sono d’accordo sul futuro di Gaza. Ed è tornato ad escludere un ruolo dell’Autorità Nazionale di Abu Mazen che considera alleata dei «terroristi». «Gaza non sarà né Hamastan né Fatahstan», ha detto. Pagine Esteri
Questo articolo è stato redatto anche sulla base di informazioni contenute in un servizio preparato dall’autore per il quotidiano Il Manifesto
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L’Italia fa sistema sull’underwater. Nasce il Polo per la subacquea
Un modello unico, di lavoro sinergico, che mette insieme ministeri, industrie, università ed enti di ricerca sulla nuova dimensione strategica dell’ambiente sottomarino. Così il capo di stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio Enrico Credendino, ha definito il Polo nazionale della dimensione subacquea, inaugurato a La Spezia presso il Centro di supporto e sperimentazione navale della Marina nel corso di una cerimonia che ha visto partecipare i vertici dell’esecutivo interessati alla nuova dimensione, con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il ministro per le Politiche del mare, Nello Musumeci. La nuova realtà, connotata da una marcata cooperazione tra strutture specialistiche della subacquea, dovrà fungere da incubatore delle tecnologie per la sicurezza del dominio sottomarino con le sue infrastrutture critiche, dalle dorsali dei dati ai gasdotti. Il centro, sotto l’egida della Marina militare, vede la partecipazione anche di Fincantieri e di Leonardo, che tra l’altro a ottobre hanno firmato un’intesa per la cooperazione nel dominio underwater puntando alla creazione di start up dedicate al nuovo dominio, sfruttando anche la vicinanza del Centre for maritime research della Nato. A ottobre 2024, come anticipato dall’ammiraglio Credendino, si terrà a Venezia un simposio internazionale tra le marine di ottanta Paesi dedicato al mondo subacqueo in cui il Polo sarà presentato a livello internazionale dopo un anno di rodaggio.
Il Polo di La Spezia
Come registrato dal ministro Crosetto, “molti interessi vitali del Paese si sviluppano sotto la superficie del mare” e la dimensione subacquea è una “dimensione strategica” nella quale la Difesa vuole svolgere il ruolo di “catalizzatore per riunire competenze e creare sinergie Istituzioni e privato”. Come spiegato dall’inquilino di Palazzo Baracchini, infatti, “comunicazioni internet ed energia passano sui fondali; le terre rare che sfrutteremo in futuro sono sotto il mare e dal mare arriveranno le risorse agricole per sostenere l’umanità nel futuro”. Ecco allora l’importanza di assicurare la difesa di questa dimensione e il ruolo del Polo nazionale, che riunirà “le migliori energie industriali, militari e universitarie italiane per creare un humus che consenta di ottenere risultati ancora migliori rispetto a quelli odierni, che già ci vedono ai primi posti nel mondo”. Un progetto nel quale sia la Difesa sia gli altri ministeri hanno intenzione di investire nei prossimi anni, perché diventi “uno dei pilastri sui quali costruire il futuro tecnologico del nostro Paese e il nostro peso in un ambiente rilevante come quello sottomarino”, ha detto ancora Crosetto. Nell’ottica della Difesa, inoltre, il Polo fa parte di una strategia più ampia che investirà la base di La Spezia. L’arsenale ligure, attivo del 1869, ha visto progressivamente ridimensionare il proprio ruolo operativo a seguito dei cambiamenti negli scenari tecnologici e politici. L’ambizione della Difesa, allora, è quello di costruire qui “l’arsenale del futuro, con un intervento da un miliardo di euro”.
La ricchezza della Blue economy
Come sottolineato dal ministro Musumeci, “la dimensione subacquea deve diventare un’opportunità per l’uomo prima ancora che per la ricchezza di una nazione, e questa sfida si vince soltanto facendo rete”. Il settore stesso, del resto, fa parte di quella cosiddetta Blue economy che, da sola, già vale il 9% del Pil nazionale. Il ministro è anche ritornato sull’importanza del Piano nazionale del mare e del Comitato interministeriale per le politiche del mare. Sul tema, del resto, il ministro era intervenuto anche in occasione dell’evento organizzato da Fincantieri e Formiche, dedicato proprio all’underwater. Nell’occasione, Musumeci aveva registrato come, per far crescere il settore, bisognasse partire dalla “consapevolezza che serve costruire un piano strategico per il futuro, mettendo insieme più dimensioni come, ad esempio, l’uso delle tecnologie spaziali a sostegno delle attività in mare”. Da qui l’importanza dell’approvazione del Piano per il mare, orientato a colmare alcune lacune soprattutto dal punto di vista normativo che regolavano le attività del settore.
L’importanza della sinergia industriale
Il Polo nazionale per la subacquea vedrà soprattutto la cooperazione tra i due grandi campioni industriali nazionali, Fincantieri e Leonardo. Alla base della cooperazione, che a La Spezia vede il suo consolidamento, c’è l’accordo che le due società hanno stretto a ottobre. In quel frangente gli amministratori delegati delle due società, Pierroberto Folgiero e Roberto Cingolani, avevano sottoscritto un memorandum d’intesa il cui obiettivo è quello di mettere insieme le capacità di entrambi e mettere a fattor comune le sinergie delle due società per rafforzare le capacità di ricerca e innovazione nel settore sottomarino. Nello specifico, l’accordo impegna le due società a sviluppare insieme una rete di piattaforme e sistemi di sorveglianza, controllo e protezione delle infrastrutture critiche e aree marittime subacquee, per rispondere alle esigenze indicate a livello nazionale e nell’ambito di iniziative europee. L’accordo, dunque, copre gli ambiti più disparati del nuovo dominio underwater, dalla protezione di reti strategiche sottomarine, cavi, dorsali di comunicazione e infrastrutture offshore, sistemi di allerta da minacce sottomarine, nonché la messa in sicurezza delle attività di prospezione, sea-mining ed estrattive sul fondale del mare per l’accesso a risorse minerarie preziose. In particolare, Leonardo e Fincantieri lavoreranno insieme per sviluppare soluzioni all’avanguardia per i cosiddetti droni sottomarini, e la loro integrazione delle unità navali, che saranno i grandi protagonisti dello spazio sottomarino.
In Cina e Asia – Xi in Vietnam, è la prima visita in sei anni
I titoli di oggi:
Xi in Vietnam, prima visita in sei anni
Yoon arriva nei Paesi Bassi. E visiterà nota azienda leader dei chip
Palestina, Wang Yi al ministro iraniano: "Perseguire un cessate il fuoco immediato"
Cina, la Conferenza centrale per l'economia: "Sviluppo è priorità politica"
Malaysia, pronto il nuovo ministero del Digitale
L'articolo In Cina e Asia – Xi in Vietnam, è la prima visita in sei anni proviene da China Files.
La "resistenza morbida” di Hong Kong e il caso Agnes Chow
Citata dalla BBC tra le 100 donne più influenti del 2020, Chow è stata tra i volti delle proteste pro-democrazia. Pochi giorni fa ha annunciato di aver scelto l'esilio in Canada. "Considerata la situazione politica a Hong Kong e la mia salute personale, mentale, fisica, ho deciso di non tornare indietro", ha spiegato su Instagram.
L'articolo La “resistenza morbida” di Hong Kong e il caso Agnes Chow proviene da China Files.
Sul sito tuttostoria.net un ricordo del medico e criminologo astigiano Salvatore Ottolenghi, padre della polizia scientifica italiana attraverso la sua direzione della Scuola di polizia scientifica, da lui fondata nel 1902-1903 nell’ambito della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.
Come si legge “di rilievo segnalare anche il respiro internazionale che Ottolenghi seppe dare alla #poliziascientifica made in Italy: la Scuola ebbe scambi con quelle di diversi paesi, non mancando di partecipare al primo congresso internazionale di polizia giudiziaria che si tenne nel Principato di Monaco nel 1914 ed al terzo congresso internazionale di polizia di Anversa del 1930”.
L’articolo su #Ottolenghi (in pdf, credito tuttostoria.net) qui: bit.ly/3RDiKX1
E qui la nostra storia sulle “dodici volontà” del Congresso di Monaco del 1914 : noblogo.org/cooperazione-inter…
Precario, malpagato e al di sotto di tutti gli standard Ue: il lavoro in Italia è di bassa qualità | La Notizia
"Un report della Cgil evidenzia come in Italia il lavoro sia di bassa qualità, precario e al di sotto di tutti i Paesi dell'Ue."
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Weekly Chronicles #58
Questo è il numero #58 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
- Nuove rivelazioni: i governi ci spiano con le notifiche push
Nelle Lettere Libertarie:
- Klaus Schwab odia i libertari
Rubrica OpSec & OSINT:
- Così ti hackerano l’automobile
Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
Dopo Patrick Zaki, è Gino Cecchettin il beniamino del momento della sinistra “woke” italiana. La tragedia che l’ha colpito è stata usata come forza inerziale per spingere Gino verso la luce del palcoscenico pseudo-politico, con una consacrazione che si è tenuta al tempio di Che Tempo Che Fa, con un rito presieduto dal sacerdote Fabio Fazio.
Gino Cecchettin è però anche stato il protagonista di un particolare hashtag nato in questi giorni su X: #RADIOSBORO.
L’Affaire RADIOSBORO riguarda la diffusione di alcuni contenuti pubblicati negli scorsi anni proprio da Gino sulla piattaforma social. Il tenore dei contenuti è quello tipico del boomer senza filtri, con commenti spinti di vario tipo a diverse donne, post golardici e l’indecifrabile post in cui scrisse semplicemente “radiosboro”, da cui è nato anche l’omonimo hashtag.
Molti “fact checker” in questi giorni hanno sostenuto che l’account fosse falso, ma è evidente che così non è, dato anche il confronto incrociato fatto con altri account social in cui era presente il link allo stesso account X, oltre a diversi dati di localizzazione. Ma non è questo a interessarci.
A interessarci è la reazione scomposta da parte di un ampio gruppo di utenti che hanno condannato aspramente la diffusione sul social dei contenuti scritti da Gino stesso. Bisogna lasciarlo stare, dicono. In altre parole: Gino avrebbe bisogno di un po’ di privacy, che qualcuno definì proprio come il “right to be left alone”.
Le stesse persone però non esitano un momento a chiedere a gran voce, anche politicamente, il divieto di ogni anonimato sui social network. Bisogna prendersi la responsabilità di ciò che si scrive, dicono.
Questo accade ogni volta che un account pseudoanonimo osi scrivere contenuti contrari alla loro ideologia e pensiero (unico).
Insomma, questi soggetti hanno un rapporto a dir poco contraddittorio con la privacy: la odiano quando serve a tutelare le idee di qualcuno che la pensa diversamente da loro, mentre la chiedono a gran voce per proteggere i loro beniamini.
Se è vero che ognuno dovrebbe essere identificato e responsabile di ciò che scrive, perché mai prendersela con #RADIOSBORO, quando non è stato fatto altro che diffondere post scritti dall’autore? Una contraddizione vivente: non comprendono e non sono in grado di comprendere; solo odiare.
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MeStrazio
Anche solo ripeterlo è diventato un noiosissimo strazio, quindi proviamo a prendere la cosa da un altro punto di vista: pare che nessuno si proponga di votare contro la riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Nessuno conduce una battaglia affinché sia apertamente bocciato, mentre le bizze di taluni inducono la maggioranza a scantonare e posticipare quel che un giorno dovrà approvare. Una sontuosa dimostrazione di debolezza politica. Messa in scena nel momento meno opportuno, quello in cui si negozia il Patto di stabilità e crescita. Non è un totem, dice Meloni, ma uno strumento. Giusto, basta non darselo sulle ginocchia e che non sia un totem lo dica ai suoi alleati ideologizzati.
Volere bocciare il Mes e la sua riforma sarebbe legittimo. Io penso l’opposto, ma è evidente che si possono valutare diversamente le cose. Però nessuna forza politica propone di portare quel testo in Aula e votare contro perché dovrebbe prima farsi le boccacce allo specchio.
Il Mes fu negoziato e approvato – nel 2011 – dal governo Berlusconi, poi ratificato con una maggioranza comprendente il centrodestra. Vale a dire quelli che si sono messi a dire che il Mes era il demonio. Il che è falso, ma se fosse vero loro ne sarebbero i responsabili. Mentre l’ultima riforma del Mes, quella che ora va ratificata, è stata negoziata dal governo Conte 1, con il determinante sostegno della Lega. Questi i fatti. Se poi non si è votato per ratificarlo è perché la Lega della stagione putiniana e dell’uscita dall’euro e dall’Europa aveva impresso tale torsione all’intera destra (Meloni compresa) e la sinistra, nel frattempo alleatasi con i pentastellati, era già il regno del tentennare. Poi venne il governo Draghi, ma la ratifica è di competenza parlamentare e il frammischione di propaganda e trasformismo suggerì a ciascuno di evitare il voto. Ed eccoci qui: votare contro il Mes, per la destra, sarebbe votare contro sé stessa, ma votare a favore significa votare contro le bubbole che ha raccontato, quindi preferiscono non votare. Ridicolo.
Lo strazio, a un certo punto, dovrà finire. Se la maggioranza tarderà ancora a votare a favore della ratifica non avrà fatto altro che prolungare lo spettacolo della viltà. Se voterà contro avrà fatto cadere l’impalcatura su cui si regge il governo Meloni. Cosa faranno le opposizioni non è poi così rilevante ma – ove mai intendano fare politica, uscendo dalla seduta di psico-partitismo – farebbero bene ad annunciare (in realtà avrebbero dovuto farlo già mesi addietro): noi voteremo a favore, il governo non corre alcun rischio, se non si arriva al voto è soltanto perché la maggioranza è spaccata. Piuttosto facile ma, appunto, richiederebbe il far politica.
Vabbe’, il MeStrazio finirà. Il suo solo esito è un indebolimento del governo, perché chi non sa come fare quel che sa di dovere fare non consegna di sé un’immagine accattivante e confortante. Suggerimmo di farlo a Ferragosto, ora c’è Natale, poi l’Epifania che tutti i rimpiatti si porta via. Ma il resto rimane.
Il negoziato per la riforma del Patto di stabilità e crescita approderà a un compromesso, non essendo sensato immaginare un ritorno in funzione del vecchio e meschino prolungarne la sospensione. Quale che sia il punto di compromesso, poi conteranno la realtà e la sua misurabilità: il 2024, nel frattempo cominciato, renderà necessario un aggiustamento dei conti, senza il quale il peso percentuale del debito pubblico sul Prodotto interno lordo salirebbe anziché scendere, mentre la crescita economica – senza la quale i conti non si aggiustano mai – richiederà l’accompagnarsi della spesa reale dei soldi Pnrr (in investimenti che comportino sviluppo) alle riforme già concordate e fin qui ferme. Compresa quella che comporta un vigoroso e opportuno contenimento dell’evasione fiscale.
Sono cose non facili e non indolori. Per questo è grottesco incartarsi sul Mes, ovvero sul nulla. Un meccanismo la cui sola novità consiste in un fondo a garanzia degli europei che hanno un conto in banca, cioè quasi tutti. È bello avere un governo con il coraggio di sostenere l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, lascia sbalorditi che lo stesso ostacoli il proprio ingresso nella serietà.
La Ragione
L'articolo MeStrazio proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
European Health Data Space: My health is my business, respect that!
In the run-up to tomorrow’s vote in the European Parliament on the creation of a European Health Data Space and on amendments to prevent a mandatory European patient file, Pirate Party MEP Patrick Breyer the following speech in today’s plenary debate:
“Madam President, Commissioner, honourable colleagues.
We are representatives of the people. Surveys tell us: Citizens do not want all treatment, all of our physical and mental disorders to be collected in a Europe-wide networked electronic patient file without being asked, exposing them to security risks, as you are planning. Mandatory electronic patient records are unacceptable!
The majority of citizens also do not want our doctors to be able to view our entire medical history, from mental disorders to abortions and potency problems, without being asked. Interconnected electronic health records can have advantages, but as a Pirate, my conviction is: Nobody other than myself has the right to decide what is good for me and my health.
More than 2/3 of Europeans are opposed to industry being able to access our non-anonymised health data, such as psychotherapy records, without our consent e.g. for product development, as you propose. Why don’t you ask patients what they want?
In the interest of industry profits, you intend to undermine medical confidentiality, which is essential for not being deterred from agreeing to marital therapy or drug abuse therapy, for example, which may constitute a risk to our reputation. Do you realise what you are doing to families?
Stop trying to tell us that good care or research would only be possible by disempowering patients in this way. Our amendments show how progress and respect for the patients’ will can go hand in hand.
I insist: My physical and mental health is my business. My health data belongs to me. Respect that!”
Background: For tomorrow’s vote, MEPs are proposing amendments to prevent a mandatory Europe-wide interconnected health data space and to keep patients in control of their health data. The proposed EU Health Data Space regulation would oblige doctors to enter a summary of each patient’s treatment in the Europe-wide interconnected, remotely accessible system. The text does not provide for exceptions or a right to object even for particularly sensitive diseases and therapies such as mental disorders, sexual diseases and disorders such as erectile dysfunction or infertility, HIV or addiction therapies. Patients would only be able to object to access to their electronic patient file. How this right to object could be exercised is not specified. A survey by the European Consumer Organisation (BEUC) has shown that 44% of citizens are concerned about theft of their health data; 40% fear unauthorised access to data.
The plenary of the European Parliament is due to vote tomorrow and can approve final changes. The first round of trilogue negotiations between the EU Council, EU Parliament and EU Commission is due to take place on Thursday.
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Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies
Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data.
Organizations building immersive technologies like extended reality and virtual worlds often rely on large amounts of data about individuals’ bodies and behaviors. While body-related data allows for new, positive applications in health, education, entertainment, and more, it can also raise privacy and safety risks. FPF’s risk-based framework helps organizations seeking to develop safe, responsible immersive technologies, guiding them through the process of documenting how and why they handle body-related data, complying with applicable laws, evaluating their privacy and safety risks, and implementing best practices.
While the framework is most useful for organizations working on technologies with immersive elements, it is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts.
Stage 1: Understanding How Organizations Handle Personal Data
Understanding your organization’s data practices is the first step toward identifying potential privacy risks, ensuring legal compliance, and implementing relevant best practices to improve privacy and safety. It can also allow organizations to better communicate about those practices. To this end, organizations should:
- Create data maps of their data practices, particularly in regard to body-related data types.
- Document the purpose of each data practice.
- Identify all relevant stakeholders impacted by data practices, including third-party recipients of personal data and data subjects.
Stage 2: Analyzing Relevant Legal Frameworks and Ensuring Compliance
Collecting, using, or transferring body-related data may implicate a number of current and emerging U.S. privacy laws. As such, organizations should:
- Understand the individual rights and business obligations that apply under existing comprehensive and sectoral privacy laws.
- Analyze how emerging legislation and regulations will impact body-based data practices.
Stage 3: Identifying and Assessing Risks to Individuals, Communities, and Society
Privacy harms may stem from particular types of data being used or handled in particular ways, or transferred to particular parties. In that regard, legal compliance may not be enough to mitigate risks, and organizations should:
1. Proactively identify and minimize the risks their data practices could pose to individuals, communities, and society. Factors that impact the risk of a data practice include:
Identifiability | Use for critical decisions |
Sensitivity | Partners and third parties |
Potential for inferences | Data retention |
Data accuracy and bias | User expectations and understanding |
2. Assess how fair, ethical, and responsible the organization’s data practices are based on the identified risks.
Stage 4: Implementing Relevant Best Practices
There are a number of legal, technical, and policy safeguards that can help organizations maintain statutory and regulatory compliance, minimize privacy risks, and ensure that immersive technologies are used fairly, ethically, and responsibly. Organizations should:
1. Implement best practices intentionally—adopted with consideration of an organization’s data practices and associated risks; comprehensively—touching all parts of the data lifecycle and addressing all relevant risks; and collaboratively—developed in consultation with multidisciplinary teams within an organization including stakeholders from legal, product, engineering, privacy, and trust and safety. Such practices include:
Data minimization | Local and on-device processing and storage |
Purpose specification and limitation | Third party management |
Meaningful notice and consent | Data integrity |
User controls | Privacy-enhancing technologies (PETs) |
2. Evaluate best practices in regard to one another, as part of a coherent strategy.
3. Assess best practices on an ongoing basis to ensure they remain effective.
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Sabino Cassese – Il governo dei giudici
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L'articolo Sabino Cassese – Il governo dei giudici proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Commercio illegale di legname, attività internazionale coinvolge anche i carabinieri italiani
#UE, #Brasile, #CostaRica e #Panama uniti contro la criminalità ambientale
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Nello scorso mese di novembre #Europol ha fornito sostegno operativo (attraverso un posto di comando virtuale) ed ha coordinato un'operazione internazionale che ha coinvolto pr la parte europea #Francia, #Germania, #Italia (con la partecipazione dell' #Armadeicarabinieri), #PaesiBassi, #Portogallo e #Spagna, ma anche le autorità brasiliane, e le forze dell'ordine di Costa Rica e Panama. Le attività hanno mirato a contrastare la criminalità ambientale, il disboscamento illegale, il contrabbando, la frode documentale, il riciclaggio di denaro e l'evasione fiscale.
Una fase dell'operazione
Una fase dell'operazione
L'operazione si è sviluppata attraverso 226 ispezioni e sequestri, che hanno riguardato legname proveniente dal Myanmar (valore stimato di 12.000 euro), e brasiliano - equivalente a 2 container marittimi - per un valore stimato di 67.000 euro.
E' stato calcolato che il commercio illegale di legname corrisponde al disboscamento di un'area di foresta equivalente a un campo da calcio ogni due secondi in tutto il mondo. Impoverisce inoltre le risorse naturali dei paesi di origine e ha un impatto diretto sulla deforestazione e, di conseguenza, sul cambiamento climatico.
Allo stesso tempo, è una delle attività criminali transnazionali più redditizie dal punto di vista finanziario, generando circa 7 miliardi di dollari. I gruppi criminali organizzati camuffano l'origine del legname attraverso la falsificazione di documenti e la corruzione per superare i controlli doganali e raggiungere la loro destinazione.
Il teak, il palissandro, l'ipé e il pernambuco sono molto richiesti nei paesi europei, dove possono essere utilizzati per molteplici scopi, tra cui la creazione di ornamenti e l'edilizia.
Prima dell'operazione, le autorità impegnate si sono riunite in un seminario informativo, dedicato a condividere le conoscenze e le migliori pratiche per combattere il commercio illegale di legname.
Le Autorità e le polizie partecipanti:
- Brasile: Polizia Federale (Polícia Federal);
- Francia: Gendarmeria nazionale francese (Gendarmerie Nationale) – Ufficio centrale per la lotta contro gli attentati all'ambiente e alla salute pubblica (Office central de lutte contre les atteintes à l'environnement et à la santé publique OCLAESP);
- Costa Rica: Dipartimento di Investigazione Criminale (Departamento de Investigaciones Criminales) e Procuratore;
- Germania: polizia criminale federale (Bundeskriminalamt);
- Italia: Carabinieri (Arma dei Carabinieri);
- Paesi Bassi: Autorità olandese per la sicurezza alimentare e dei prodotti di consumo (Nederlandse Voedsel- en Warenautoriteit);
- Panama: Polizia Nazionale (Policía Nacional) e Procuratore;
- Portogallo: Guardia Nazionale Repubblicana - SEPNA (Guarda Nacional Republicana – SEPNA).
- Spagna: Guardia Civil spagnola (Guardia Civil – SEPRONA) e SVA della dogana spagnola (Servicio de Vigilancia Aduanera).
Gaza, i bombardamenti cancellano anche millenni di storia della Striscia
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di Michele Giorgio –
(Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto).
Pagine Esteri, 12 dicembre 2023. Migliaia di famiglie di Gaza piangono i loro cari uccisi dai bombardamenti degli ultimi due mesi. Con il passare delle settimane però emerge con chiarezza non solo l’enorme costo in vite umane delle bombe sganciate dagli aerei e dell’avanzata dei carri armati israeliani. L’offensiva in corso rischia anche di disintegrare il patrimonio storico-archeologico di Gaza che progetti governativi locali e di ong internazionali avevano contribuito a riportare alla luce in particolare negli ultimi anni. Al momento, per ragioni comprensibili, archeologi e studiosi di Gaza non sono in grado di stimare i danni che hanno subito palazzi storici e siti archeologici. I bombardamenti hanno devastato a Jabaliya la moschea Al Omari del VII secolo, e a Gaza city è stata danneggiata la Basilica di San Porfirio, ritenuta una delle tre chiese più antiche del Medio oriente. Poco si sa dei danni che, alla luce della potenza di fuoco usata contro Gaza, potrebbero aver subito altri siti religiosi e archeologici.
L’ong Heritage for Peace in un rapporto riferisce che le esplosioni hanno causato danni gravi a 104 siti tra cui le moschee Ibn Uthman, risalente al XV secolo, e Sayed Hashem, dove la tradizione popolare vorrebbe sia sepolto il bisnonno di Maometto. Tra le aree colpite c’è Anthedon, il primo porto marittimo di Gaza, abitato dall’800 a.C. al 1100 d.C. che figura tra i tre siti della Striscia nella lista provvisoria del patrimonio mondiale dell’Unesco. Sono stati danneggiati anche progetti recenti come il Gazamap, lanciato nel 2022, che si proponeva di esaminare i siti costieri di Gaza di interesse archeologico che si stanno erodendo rapidamente, con particolare attenzione a Tell Ruqaish, dell’età del ferro nel sud, e Tell es-Sakan, l’area archeologica più grande della Striscia. Poche è noto del nord di Gaza occupato quasi per intero dall’esercito israeliano e dichiarato «zona di combattimento». Impossibile fare delle verifiche. Di sicuro c’è che Gaza può perdere un patrimonio storico e archeologico che gli esperti ritengono significativo e che solo negli ultimi anni era stato scavato e conservato in modo più adeguato.
La storia della Striscia di Gaza va indietro di millenni. È stata sotto il dominio egiziano (XV secolo a.C.), poi filisteo (XII secolo a.C.) e babilonese (intorno al 601 a.C.). Conquistata da Alessandro Magno (332 a.C.) divenne un centro di cultura greca. I Romani se ne impossessarono nel 63 a.C. e ne fecero una città commerciale. Quindi sono arrivati i bizantini, seguiti da varie dinastie islamiche dopo il VII secolo. Infine, Gaza ha fatto parte dei territori Ottomani dal XVI secolo fino all’occupazione britannica nel 1917. Egiziani, persiani, greci, romani, bizantini, arabi, fatimidi, mamelucchi, crociati e ottomani. Un insieme di culture che di recente è venuto in superficie. Il ritrovamento nel 2013 di una stupenda statua in bronzo a grandezza naturale di Apollo, finita nelle reti di un pescatore, è stato un incentivo per le attività di ricerca e scavo nonostante il disinteresse iniziale delle autorità locali. Qualche anno fa l’ong Premiere Urgence, con un gruppo di studenti palestinesi di archeologia ha ridato vita a Deir al Balah al Monastero di Mar Hilarion: conosciuto come Tell Umm Ammer, è uno più antichi e grandi del Medio Oriente, visitato ogni anno da migliaia di giovani di scuole ed università. L’anno scorso un contadino che piantava alberi ha portato alla luce un mosaico bizantino di eccezionale bellezza con uccelli e animali, con colori ancora brillanti. E non si può dimenticare la necropoli romana di 2.000 anni, contenente dozzine di tombe antiche e due rari sarcofagi di piombo, scoperta l’anno scorso durante i lavori di costruzione di un complesso residenziale. «È una zona piccola ma con un patrimonio importante. Quell’eredità rischia di non essere mai conosciuta perché i bombardamenti potrebbero aver distrutto ciò che è sottoterra e quello sopra», avverte Isber Sabrine, presidente di Heritage for Peace.
Mohammad Abulehia, che nel 2016 ha fondato il Museo Al Qarara – accanto a Khan Yunis in questi giorni al centro dell’offensiva israeliana -, in un’intervista ha riferito che l’edificio e la collezione hanno subito danni gravi il 12 ottobre quando un missile ha colpito una casa adiacente. Nel museo a ingresso gratuito, che fungeva anche da centro comunitario, sono contenuti oggetti di epoca bizantina. «Ho fondato il museo per proteggere e preservare il patrimonio culturale di Gaza. Ho raccolto beni minacciati di furto e distruzione e mi sono impegnato nella ricerca, nell’esplorazione e nella documentazione. Tutto ciò che resta della collezione è ora in pericolo a causa degli attacchi in corso. Non c’è posto sicuro a Gaza».
Si teme anche che, approfittando della guerra, i contrabbandieri possano impadronirsi di medaglie, monete e reperti archeologici. Tempo fa uno spettacolare medaglione d’oro raffigurante l’imperatore Diocleziano su un lato e il dio Giove sull’altro, è stato venduto a New York a un offerente anonimo per 2,3 milioni di dollari. Si ritiene che facesse parte di un piccolo tesoro trovato nella Striscia.
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In Ucraina è l’ora delle brutte notizie
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 7 dicembre 2023 – «Dobbiamo essere preparati anche alle cattive notizie». L’avviso è arrivato nei giorni scorsi dal segretario generale della Nato nel corso di un’intervista alla tv tedesca ARD. Jens Stoltenberg ha ribadito che «dobbiamo stare al fianco dell’Ucraina sia nei momenti buoni sia in quelli cattivi» spiegando che «più sosteniamo l’Ucraina, più velocemente questa guerra finirà», ma le quotazioni di Kiev nel conflitto in corso contro la Russia stanno rapidamente crollando.
“Putin può vincere”
Solo due giorni prima, il settimanale “The Economist” scriveva che «per la prima volta da quando Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina sembra che abbia la possibilità di vincere. Il presidente russo ha preparato il suo Paese alla guerra e rafforzato il suo potere. Si è procurato forniture militari all’estero e sta aizzando il sud del mondo contro gli Stati Uniti. Fondamentalmente, sta minando la convinzione in Occidente che l’Ucraina possa emergere dalla guerra come una fiorente democrazia europea».
Lo stesso Volodymyr Zelensky, che pure insiste sul fatto che il conflitto potrà terminare solo con la riconquista ucraina di tutti i territori sottratti dai russi, ha dovuto ammettere che la controffensiva estiva «non è riuscita a produrre i risultati desiderati a causa della persistente carenza di armi e forze di terra». Una dichiarazione che ha fatto arrabbiare il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko. In un’intervista l’ex pugile ha accusato il presidente di dare un’immagine euforica della guerra, e ha sottolineato: «La gente si chiede perché non fossimo meglio preparati per questa guerra. Perché Zelensky ha negato fino alla fine che si sarebbe arrivati ad un conflitto (…) Troppe informazioni non corrispondevano alla realtà».
Tutti contro Zelensky
Più la situazione dal punto di vista militare si fa difficile, più a Kiev aumentano le tensioni e le divisioni all’interno dell’establishment, anche in vista di elezioni presidenziali che prima o poi Zelensky, dopo averle sospese, dovrà indire. Il moltiplicarsi delle critiche e degli attacchi espliciti nei confronti del presidente è evidente.
Le polemiche sono esplose quando l’SBU, i servizi di sicurezza di Kiev, hanno impedito al leader del partito “Solidarietà Europea” Petro Poroshenko di lasciare l’Ucraina, nonostante l’esponente politico di opposizione avesse già ottenuto tutte le autorizzazioni. Il motivo è che intendeva incontrare il premier ungherese Viktor Orban, colpevole di aver posto il veto all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue e di essere troppo vicino a Mosca. L’ex presidente ucraino avrebbe dovuto partecipare anche al vertice dell’IDU – l’organizzazione che riunisce i partiti di centrodestra occidentali – ed incontrare a Washington i dirigenti repubblicani e democratici; probabilmente Zelensky ha temuto che il miliardario gli rubasse la scena ed ha deciso di bloccarlo, dando però un segnale di debolezza.
Ivanna Klympush-Tsintsadze, che è stata la vice di Petro Poroshenko, ha denunciato la «involuzione autoritaria» in atto nel paese. Klitschko afferma che «Zelensky sta pagando gli errori che ha commesso» e di temere che «ad un certo punto non saremo più diversi dalla Russia, dove tutto dipende dal capriccio di un uomo». Al notiziario svizzero “20 minuten” il sindaco della capitale ha spiegato di sostenere il capo di stato maggiore Valery Zaluzhny, da tempo in contrasto con le alte sfere del governo, perché non avrebbe paura di dire le cose come stanno rispetto all’andamento della guerra. Secondo “Ukrayinska Pravda”, l’ex attore starebbe intanto comunicando con i comandanti militari fedeli tagliando fuori Zaluzhny, nel tentativo di isolarlo.
Vitali Klitschko e Petro Poroshenko
L’Ucraina ora gioca in difesa
Dal fronte continuano ad arrivare brutte notizie per Zelensky. Le forze russe starebbero continuando ad avanzare, seppur molto lentamente, in alcuni punti del Donbass, con l’obiettivo di conquistare Avdiivka e spingersi fino a Lyman e Kupyansk, per poi occupare Sloviansk e Kramatorsk.
Mosca sta già intensificando gli attacchi contro le infrastrutture energetiche ucraine; la possibilità che milioni di persone passino un nuovo inverno al buio e al freddo, e che calino quindi ulteriormente il morale e la fiducia degli ucraini, è molto concreta e preoccupa non poco Kiev.
Intanto Putin ha ricominciato ad ammassare uomini e mezzi nelle regioni di confine ed ha firmato venerdì scorso un decreto che punta ad aumentare gli effettivi del proprio esercito, tramite arruolamenti più o meno volontari, di 170 mila unità, in maniera da avere più forze a disposizione in vista dello “scongelamento” dei combattimenti in primavera. Probabilmente Mosca non ha fatto ricorso ad un’ulteriore mobilitazione dei riservisti per non aumentare lo scontento nella società russa, dove le opinioni critiche nei confronti dell’avventura militare di Putin in Ucraina sembrano aumentare, almeno stando ad alcuni sondaggi.
Per ora la strategia di Mosca sembra essere quella di reggere un minuto più di Kiev e di non forzare quindi troppo la mano dal punto di vista militare, continuando nel frattempo a premere sull’Ucraina nell’attesa che le difficoltà crescenti spingano Zelensky – o chi lo sostituirà – a negoziare un cessate il fuoco che congelerebbe una situazione favorevole alla Federazione Russa.
Le lamentele e le proteste dei militari ucraini si fanno sempre più forti, e ora le famiglie di molti coscritti bloccati al fronte anche da 650 giorni chiedono una più ampia turnazione tra gli uomini e le donne mobilitate, l’abolizione del servizio militare a tempo indeterminato e l’abbassamento dell’età per essere richiamati.
Per evitare che le forze russe, dopo il disgelo, sfondino le linee di un esercito ucraino sempre più debilitato, Zelensky avrebbe scelto di dare la priorità al rafforzamento e alla fortificazione delle proprie posizioni, copiando di fatto la strategia utilizzata da Mosca per bloccare la controffensiva estiva di Kiev. In attesa delle decisioni dei politici dei due opposti schieramenti, quella in corso potrebbe diventare una logorante guerra di trincea.
Soldato ucraino ferito
Il sostegno USA vacilla
Altre brutte notizie stanno arrivando a Kiev dai paesi che finora l’hanno sostenuta (se non aizzata) finanziariamente e militarmente contro la Russia e che ora sembrano tirare i remi in barca, alle prese con reali problemi di budget o interessati a congelare lo scontro con Mosca.
La responsabile del bilancio della Casa Bianca, Shalanda Young, ha suonato l’allarme: i fondi stanziati dagli Stati Uniti a sostegno dell’Ucraina potrebbero esaurirsi nel giro di poche settimane a causa della mancata approvazione di nuovi stanziamenti da parte del Congresso americano, bloccato dai Repubblicani di Trump. Young ha rivolto un accorato appello ai congressisti affinché approvino presto un nuovo pacchetto di aiuti finanziari a Kiev, perché altrimenti «l’interruzione del flusso di armi ed equipaggiamenti statunitensi metterà in ginocchio l’Ucraina sul campo di battaglia, mettendo a rischio i successi ottenuti e aumentando la probabilità di vittorie militari russe».
L’esponente dell’amministrazione Biden ha chiarito che gli ultimi stanziamenti «in materia di sicurezza sono già diventati più ridotti e le consegne di aiuti sono diventate più limitate». In cambio dello sblocco dei 106 miliardi di dollari chiesti da Biden per Ucraina e Israele, alcuni senatori repubblicani pretendono l’approvazione di nuove restrizioni all’immigrazione e al diritto di asilo.
La situazione è così incerta che nei giorni scorsi Zelensky ha inviato a Washington il capo del suo staff, Andriy Yermak, il ministro della Difesa e il presidente del parlamento per incontrare personalmente deputati e senatori recalcitranti. L’esito negativo dei colloqui avrebbe però convinto il presidente a rinunciare al previsto video-appello ai legislatori statunitensi. La notte scorsa al Senato i repubblicani (e il democratico di sinistra Bernie Sanders) hanno bloccato l’approvazione di una legge straordinaria che avrebbe stanziato circa 106 miliardi di dollari, di cui 61 di aiuti all’Ucraina e 10 a Israele.
L’UE è divisa
Il problema è che ora anche i rubinetti europei potrebbero chiudersi o comunque farsi più avari. I forti disaccordi tra i paesi dell’Unione Europea potrebbero ritardare o bloccare del tutto il pacchetto di assistenza finanziaria da 50 miliardi promesso da Bruxelles. Nonostante l’impegno dei dirigenti comunitari, poi, la recente decisione della Corte Costituzionale tedesca di limitare l’indebitamento pubblico del paese starebbero complicando il raggiungimento di un accordo con i partner. A bloccare esplicitamente gli aiuti a Kiev c’è il premier ungherese Viktor Orbán, seguito dal nuovo primo ministro slovacco Robert Fico che ha anche sospeso le spedizioni di armi all’Ucraina. Nel frattempo il presidente della Bulgaria, Rumen Radev, ha posto il veto alla fornitura di veicoli blindati all’Ucraina, chiedendo al parlamento di rivedere la legge di ratifica dell’accordo raggiunto con Kiev.
Questo mentre la rivista statunitense “Forbes” ammette che i carri armati “M-1 Abrams” forniti all’Ucraina da Washington non sono adeguati a operare nei terreni fangosi, che rappresentano la normalità sul fronte orientale ucraino durante i mesi invernali e primaverili, a causa dei delicati filtri che impediscono alla turbina del motore di intasarsi. Se non vengono puliti almeno ogni 12 ore, i filtri degli Abrams sono soggetti a gravi danni che possono essere riparati solo in strutture specializzate situate in Polonia. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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Pubblicata la guida alla privacy di Mastodon della Data Protection Foundation. L'articolo di Netzpolitik
Mentre il social network Twitter e il suo proprietario Elon Musk si spostano sempre più a destra, molte persone, media e istituzioni cercano una nuova casa digitale . Un’opzione è Fediverse, un’associazione di social network indipendenti in cui operano insieme molte migliaia di persone e istituzioni. Mastodon, un social network con funzionalità simili a Twitter, è attualmente il capofila del Fediverso.
Ma cosa devo considerare in termini di protezione dei dati se eseguo la mia istanza Mastodon? Il software può essere utilizzato in modo tale da essere compatibile con il regolamento generale sulla protezione dei dati e con le leggi tedesche sulla protezione dei dati? Quali impostazioni devo effettuare sul software affinché sia conforme alla legge?
A queste e ad altre domande la Fondazione per la protezione dei dati ha risposto in una guida (qui il PDF). È rivolto a chiunque desideri gestire la propria istanza di Mastodon. Se invece volete cliccare solo su un account, al momento della selezione dell'istanza dovreste verificare quali norme sulla protezione dei dati si applicano lì.
La guida è stata scritta da Jens Kubieziel, Malte Engeler e Rebecca Sieber. Secondo i tre autori è possibile gestire la piattaforma nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati:
Tuttavia, è necessario un quadro adeguato. Ciò riguarda, ad esempio, le informazioni richieste dalla legge, le configurazioni tecniche e la relativa organizzazione della protezione dei dati.
La checklist è pratica , con la quale gli operatori delle istanze possono vedere direttamente cosa si trovano di fronte e cosa potrebbe mancare. I requisiti in questo caso vanno da una semplice nota legale o informativa sulla protezione dei dati fino agli aggiornamenti regolari del sistema operativo o dei certificati. Nel complesso, la guida copre diversi casi e mostra cosa dovete fare affinché la protezione dei dati nel vostro caso non diventi un problema, ma piuttosto una caratteristica. In futuro è previsto anche un generatore di testi sulla protezione dei dati, che secondo il sito è in fase di preparazione.
Se volete approfondire ancora di più il tema Fediverse e la protezione dei dati, vi consigliamo il saggio scientifico allegato (PDF) di Rebecca Sieber.
Qui l'articolo originale di Markus Reuter
Markus Reuter
@Markus Reuter è un ricercatore e scrive di politica digitale, disinformazione, censura e moderazione, nonché sulle tecnologie di sorveglianza. Si occupa anche di polizia, di diritti fondamentali e civili oltre che di protesta e movimenti sociali. Ha ricevuto il Premio dell'Associazione bavarese dei giornalisti nel 2018 per una serie di inchieste sulla polizia su Twitter e il Premio di giornalismo informatico nel 2020 per un'indagine su TikTok . Su netzpolitik.org come redattore da marzo 2016. Può essere raggiunto su markus.reuter | ett | netzpolitik.org, nonché su Mastodon e Bluesky.
Datenschutz bei Mastodon - Stiftung Datenschutz
Die Stiftung Datenschutz wurde im Januar 2013 von der Bundesrepublik Deutschland als Stiftung privaten Rechts gegründet. Sie ist gemeinnützig und verfolgt keine gewerblichen Interessen.stiftungdatenschutz.org
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Malgrado i recenti rallentamenti (per usare un eufemismo) l'integrazione di Tumblr con il "fediverso" è ancora sul tavolo...
Lo afferma il proprietario e CEO di Automattic Matt Mullenweg
Nonostante i ritardi, a quanto pare il piano per collegare il sito di blogging di #Tumblr al più ampio mondo dei social media decentralizzati, noto anche come "fediverso", è ancora in corso. Più di un anno fa, il CEO di Automattic Matt Mullenweg , la cui società ha acquisito Tumblr da Verizon nel 2019 , ha pubblicato su Twitter che il sito avrebbe "presto" aggiunto il supporto per ActivityPub , il protocollo che alimenta Mastodon, rivale di Twitter/X, e altre app social decentralizzate. Ma col passare del tempo da quella dichiarazione, non era chiaro se Tumblr si stesse ancora muovendo in quella direzione.
Per complicare ulteriormente le cose, Tumblr ha recentemente tagliato un certo numero di membri del personale , trasferendone molti su altri progetti all'interno della sua società madre Automattic , che gestisce WordPress.com, WooCommerce, Pocket Casts e altro, incluso Texts.com recentemente acquisito . La riorganizzazione aveva lo scopo di alleviare le pressioni finanziarie a cui Tumblr è stato sottoposto, poiché il sito continuava a perdere denaro . Ma ciò ha anche portato molti sostenitori di Fediverse a chiedersi se anche i piani di Tumblr di unirsi al mondo dei social media decentralizzati fossero stati scartati.
Inoltre, un post di un dipendente di Tumblr sembrava indicare che il progetto era ormai nel dimenticatoio poiché affermavano che il piano fediverse era stato spostato sul terreno di prova di Tumblr, Tumblr Labs.
Ora, il CEO Matt Mullenweg sta chiarendo lo stato delle ambizioni fediverse di Tumblr in un AMA (Ask Me Anything) condiviso sul suo blog Tumblr. In risposta a una domanda di TechCrunch, Mullenweg ha spiegato che, nonostante la riorganizzazione, che vedrà molti dipendenti di Tumblr spostarsi su altri progetti alla fine dell'anno, Automattic ha trasferito qualcuno su Tumblr per lavorare sull'integrazione fediverse, che lo farà continuare nel nuovo anno.
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Che succede nel Fediverso? reshared this.
Preprint, teorie del complotto e necessità di governance della piattaforma
Una delle principali tendenze durante la pandemia di COVID-19 è stata l’aumento del volume di ricerche pubblicate come preprint prima della revisione formale tra pari. Mareike Fenja Bauer e Maximilian Heimstädt esplorano un esempio di come una prestampa sia stata parte integrante della costruzione delle teorie del complotto e suggeriscono come una migliore governance della piattaforma potrebbe mitigare questi rischi.
@Giornalismo e disordine informativo
blogs.lse.ac.uk/impactofsocial…
Preprints, conspiracy theories and the need for platform governance
One of the major trends during the COVID-19 pandemic was an uptick in the volume of research being posted as preprints prior to formal peer review. Mareike Fenja Bauer and Maximilian Heimstädt expl…Impact of Social Sciences
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Scusa @FronteAmpio potresti spiegarti meglio? MI sembra che le cose che hai detto siano o imprecise o false o allusive.
> la veritá sulla famosa "pandemia" probabilmente non la sapremo mai.
A cosa fai riferimento? Alla genesi precisa del virus? Oppure al fatto che il virus sia stato bioingegnerizzato in laboratorio? Perché dovresti sapere che allo stato attuale della conoscenza scientifica (analisi delle sequenze del DNA, tecniche di modifica del genome) quest'ultima ipotesi è stata già scartata da tempo
> Non é scientifica la chiusura delle due bolle (burionisti e anti-burionisti). Io credo che la Veritá stia a metá.
Se per "le due bolle" intendi le tifoserie social, la cosa ha senso. Se per due bolle intendi chi ha studiato (come Burioni) e chi non sa un cazzo, allora stai sbagliando perché non si tratta di due bolle, ma di persone che da una parte stanno facendo il loro lavoro sulla base degli studi svolti e dall'altra stanno facendo caciara o ciarlataneria truffaldina, senza sapere nulla di scienza.
> Troppi gli indizi che si é bluffato, per ragioni economiche e politiche da entrambe le parti.
A quali bluff stai facendo riferimento? Al fatto che i morti di Covid siano sovrastimati (è una cazzata: sono sicuramente sottostimati!) o al fatto che il confinamento non servisse (meno di quanto sia stato detto, ma secondo tutti i modelli è oggettivamente servito) o a qualche altra teoria?
> Poi le minacce. Chi ha ragione spiega la questione non minaccia, non ricatta. É un segno di debolezza di idee.
Quando si è in presenza di una pandemia (vuoi negarlo?) in cui muoiono persone (vuoi negarlo?), allora ogni organizzazione statuale deve prendere provvedimenti che prevedano anche pene e sanzioni contro chiunque dica il contrario o inviti a comportamenti dannosi o autolesionisti, lo faccia per interesse personale, semplice stupidità, tattica politica o narcisismo. Non sono minacce, ma precauzioni!
> A parte che tante Veritá sui presunti "vaccini", su quanto valevano sono poi uscite fuori.
A cosa ti riferisci? Perché di solito, chi fa queste allusioni non porta mai argomenti seri, cita fonti sputtanate o aggiunge altre allusioni, come uno che per coprire la propria cacca, ci fa sopra una cagata ancora più grande...
Gianlu ⁂ 🇮🇹 🇪🇺 likes this.
> Non mi va di andare oltre su una tematica controversa e dove si ragiona a tifoserie
E invece sarebbe fondamentale smettere di definire controversa una questione che dal punto di vista scientifico non ha nulla di controverso. Non c'è nulla di controverso nella gravità della pandemia, nella Sicurezza dei vaccini o nella loro efficacia. Non c'è nulla di controverso relativamente alla inutilità e pericolosità delle pseudo terapie promosse dalla maggior parte delle persone che parlano di quanto siano controversi aspetti che controversi non sono.
Anche perché così facendo, e mi sembra che l'esperimento sia perfettamente riuscito, si finisce per Occultare gli aspetti veramente controversi della gestione pandemica: le responsabilità di chi ha lasciato arrivare ha un punto così basso la sanità all'alba della pandemia, i ritardi e gli errori commessi durante le primissime fasi in cui era possibile diminuire i contatti tra le persone, le politiche isteriche sul confinamento, i coprifuoco inutili, l'indiscriminata liberalizzazione della circolazione per i vaccinati, la strumentalizzazione pericolosissima della certificazione verde avvenuta solo in Italia.
È questo che mi fa venire il sangue al cervello quando sento parlare di presunte questioni controverse, A proposito di questioni che sono controverse solo nella testa di alcune persone che non hanno minimamente idea dello stato dell'arte dal punto di vista medico e che si lasciano usare non soltanto Dai ciarlatani che spesso gli spillano soldi, ma anche da quei politici ben contenti di scegliersi una opposizione di sciroccati, al fine di equiparare ogni critica, anche quelle più serie, ai deliri complottisti verso i quali la maggior parte della popolazione ha giustamente iniziato a provare disprezzo e intolleranza
Ci sono alcuni problemi su masto.host che si ripercuotono su tutte le istanze che utilizzano quel servizio gestito (AGGIORNAMENTO: il problema dovrebbe essere stato risolto)
"C'è attualmente un problema con i media. L'archiviazione degli oggetti fa fallire il caricamento dei media e i server sono lenti o non responsivi. Il fornitore di archiviazione degli oggetti sta lavorando su una soluzione"
(AGGIORNAMENTO: il problema dovrebbe essere stato risolto mastodon.social/@mastohost/111…)
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Five Big Questions (and Zero Predictions) for the U.S. State Privacy Landscape in 2024
Entering 2024, the United States now stands alone as the sole G20 nation without a comprehensive, national framework governing the collection and use of personal data. With bipartisan efforts to enact federal privacy legislation once again languishing in Congress, state-level activity on privacy dramatically accelerated in 2023. As the dust from this year settles, we find that the number of states with ‘comprehensive’ commercial privacy laws swelled from five to twelve (or, arguably, thirteen), a new family of health-specific privacy laws emerged in Democratic-led states while Republican-led states increasingly adopted controversial age verification and parental consent laws, and state lawmakers took the first steps towards comprehensively regulating the development and use of Artificial Intelligence technologies.
While stakeholders are eager to know whether and how these 2023 trends will carry over into next year’s state legislative cycle, it is too early to make predictions with any confidence. So instead, this post explores five big questions about the state privacy landscape that will shape how 2024 legislative developments will impact the protection of personal information in the United States.
1. Will Any State Buck the Consensus Framework for ‘Comprehensive’ Privacy Protections?
Following the adoption of the California Consumer Privacy Act (CCPA) in 2018, many stakeholders expressed concern that U.S. states were poised to enact a deluge of divergent and conflicting state privacy laws, confusing individuals and placing onerous burdens on businesses for compliance. To date, the worst case scenarios for this dreaded “patchwork” have largely not come to pass. Instead, lawmakers outside California have repeatedly rejected the convoluted and ever-shifting CCPA approach in preference of iterating around the edges of the more streamlined Washington Privacy Act-framework. Alternative approaches like the ULC model bill or frameworks rooted in the federal American Data Privacy and Protection Act proposal have failed to gain any serious traction. Will this trend hold, or is any state positioned to upend the bipartisan consensus on privacy legislation and adopt an alternative regulatory framework that creates novel individual rights, covered entity obligations, or enforcement provisions?
Despite the overarching trend of regulatory convergence there are still meaningful differences between the post-California comprehensive state privacy laws. Notable new wrinkles adopted in the 2023 legislative sessions include the Texas requirement that even small businesses obtain consent to sell sensitive personal data, Oregon creating a right-to-know the specific third parties who receive personal data from covered entities, and Delaware extending certain protections for adolescents up to the age of seventeen. However, for the most part, the new class of comprehensive commercial privacy laws adhere to the same overarching framework, definitions, and core concepts, enabling regulated entities to build out of one-size-fits-most compliance strategies.
Next year, states wishing to enact protections for personal data held by businesses will have a clear blueprint with a bipartisan track record of success for doing so. However, the emerging inter-state consensus for privacy protection is not without its critics. In particular, some privacy advocacy groups have argued that the current laws place too much of the onus for protecting privacy on individuals rather than the businesses and nonprofits that are engaged in the collection, processing, and transfer of user data and have supported various models that would take a different approach.
Based on the 2023 lawmaking sessions, two states stand out as potential candidates to buck the Washington Privacy Act-paradigm by virtue of having unique privacy proposals previously clear a chamber in their state legislature. First is the Kentucky Consumer Data Protection Act (SB 15) from Senator Westerfield which passed the State Senate by a 32-2 vote in 2023. This bill included a GDPR-style ‘lawful basis’ requirement for the collection of personal data. Second, in New York State, Senator Thomas (who is now running for Congress) shepherded the New York Privacy Act (S 365) through the State Senate. The proposal included numerous distinct privacy rights and protections, particularly with respect to first-party online advertising. Could 2024 be the year that one or both of these proposals cross the finish line?
2. What will California do on Artificial Intelligence?
Recent advancements and public attention to Artificial Intelligence (AI) systems, particularly those with generative capabilities, have placed AI high on the agenda for policymakers at all levels of government. To be sure, automated decision making and profiling technologies have been in use in various forms for many years and are regulated by existing legal regimes both within and outside the privacy context. Nevertheless, lawmakers appear keen to explore new governance models that will allow the U.S. to unlock the social and economic benefits promised by AI while minimizing risks to both individuals and communities. As has been the case with commercial privacy legislation, California once again appears poised to play an important role in establishing initial, generally applicable rules-of-the-road for business use of AI systems. However, this time there are two overlapping approaches that stakeholders must track.
Of the two efforts taking place in California, the first is with the California Privacy Protection Agency (“the Agency”). The CCPA charges the Agency with establishing rules “governing access and opt-out rights with respect to businesses’ use of automated decisionmaking technology” (ADMT). The Agency interprets this provision as an authorization to create standalone individual rights to opt-out of various automated processing technologies. Agency board member Alastair Mactaggart has gone so far as to call the Agency “probably the only realistic” AI regulator in the United States on the basis of this provision. To date, the Agency has proposed draft regulations that would create individual opt-out rights with respect to ADMT in six distinct circumstances that extend far beyond existing legal regimes. These include when ADMT is used to reach significant decisions about an individual, when ADMT is used to profile an employee or student, and when ADMT is used to profile an individual in a public place.
Second, California legislators have also taken an active interest in establishing broad protections and rights with respect to the use of AI systems. In 2023, Assemblymember Bauer-Kahan’s AB331 on automated decision tools made substantial legislative progress and appears likely to be reintroduced next year. The proposal is geared toward preventing algorithmic discrimination and imports a developer-deployer distinction from global frameworks for the allocation of risk management, rights, and transparency responsibilities. While the proposal was not enacted on its first attempt, AB331 has nevertheless already proven to be influential in shaping how policymakers in other states are considering AI systems.
Critically, these two emerging Californian approaches to regulating AI systems broadly overlap and are in tension on many key issues. For example, the CCPA’s draft regulations would include systems that so much as “facilitate” human decisions, while AB 331 is focused on systems that are the “controlling factor” for decisions. Separately, AB 331 is focused toward high-risk “consequential decisions,” while the CPPA is considering several applicability thresholds based on data collection and use in certain contexts that are unmoored from any objective standard of individual harm. The manner in which these diverging California processes advance, and questions about how they would operate in conjunction, is likely to play a major role in the emergence of standards for AI governance in the United States.
3. Will 2024 (Finally) be the Year of Privacy Enforcement Actions?
As the emerging state-driven approach to regulating individual privacy in the U.S. continues to mature, the contours of personal rights and business obligations will necessarily begin to be shaped not just by laws on the books, but also their interpretation, implementation and enforcement. While five ‘comprehensive’ state privacy laws will be in effect at the start of 2024, there remains a scarcity of regulator actions enforcing this new class of law. To date, the only known enforcement action that reached a financial penalty is the California Attorney General’s 2022 settlement with the French cosmetics retailer Sephora, which was based primarily on alleged failure to allow customers to opt-out of behavioral advertising. Following a quiet 2023, could 2024 be the year that the public first experiences widespread enforcement of their new privacy rights?
One structural reason for a lack of visible enforcement actions may be that Virginia, Colorado, Connecticut, and until recently, California all provide the ability for businesses to ‘cure’ many or all alleged violations of their privacy laws before a formal enforcement action can take place (this right to cure shall sunset in both Colorado and Connecticut in 2025). Therefore, initial enforcement activity in the first wave of state privacy laws may be happening largely out of the public eye, with businesses rapidly bringing their programs into compliance in response to notices of suspected noncompliance. Furthermore, while the CCPA’s right to cure has already sunset, the ability of its regulators to fully enforce the law has been thrown into doubt until next year due to missed rulemaking deadlines and a subsequent lawsuit from the California Chamber of Commerce.
Despite what may be perceived as initial slow going, there are several indicators of regulatory interest that may foreshadow forthcoming enforcement actions. For example, the Colorado Attorney General has announced the release of a series of enforcement letters focused on educating companies about their new obligations, particularly with respect to processing sensitive personal data. Furthermore, the California Attorney General’s Office and the California Privacy Protection Agency have launched separate inquiries with the Attorney General’s office seeking information about how businesses are applying the CCPA to employee data while the Agency is investigating the connected vehicle space. The fruits of these efforts may result in an upswing in public enforcement activity in 2024.
Separately, much of the Washington My Health, My Data Act (MHMD), the first major state privacy law to contain a broad private right of action since the adoption of the Illinois Biometric Information Privacy Act (BIPA) in 2008, will take effect in March 2024. MHMD is a far-reaching and novel commercial health data privacy framework that contains numerous ambiguous and inartfully drafted provisions which may generate both confusion and ripe grounds for litigation. In contrast to BIPA however, MHMD’s private right of action is tied to the state’s Consumer Protection Act, which lacks statutory damages and requires a showing of injury to ‘business or property’ to recover damages – a requirement that may temper the trial bar’s enthusiasm for lawsuits. The forthcoming litigation landscape around the MHMD and its perceived success or failure for advancing individual privacy protection may shape the state privacy enforcement landscape in 2023 and significantly influence whether private enforcement mechanisms are considered for inclusion in future privacy laws.
4. Which States will Tinker with their Existing Laws?
Despite the purported ‘comprehensiveness’ of the new state privacy laws, enacting a commercial privacy regime has been shown to often be just the start of a state’s legislative engagement on privacy matters. In 2023 alone, four of the initial five movers on state privacy took meaningful further steps on commercial privacy legislation. First, California lawmakers amended the CCPA to expand the definition of sensitive personal data and create protections for reproductive care information while also passing a first-of-its-kind law to establish a one-stop-shop mechanism to enable people to delete personal information held by data brokers. Second, before the Connecticut Data Privacy Act even took effect, its original sponsors successfully adopted amendments to dramatically expand its terms to include novel protections for health and child data. Third, Utah enacted new legislation creating far-reaching restrictions and age verification requirements for social media and adult content websites. Finally, Virginia came close to adopting a Governor-sponsored amendment to the landmark VCDPA which would have created verifiable parental consent requirements for the collection of personal information from children under age 18.
With a dozen comprehensive privacy laws now on the books that mostly share a similar framework, perhaps the question stakeholders should be asking is not ‘who is the next domino to fall’ but, ‘which existing law will be the first to be substantially revised?’
5. Is Any of this Constitutional Anyway?
Certain observers, particularly those more skeptical of government regulation, have long argued that wide reaching state privacy laws are Constitutionally suspect given the Dormant Commerce Clause and the First Amendment, particularly pursuant to Sorrell v IMS Health (2011) precedent. Such concerns and objections have been a long simmering feature of the conversation around the evolving state privacy landscape; however, they gained new life in September when an Obama-appointed federal judge enjoined California’s novel California Age Appropriate Design Code Act (AADC) from taking effect. What impact will this injunction and ongoing litigation involving the AADC have on the broader U.S. privacy landscape?
Adopted in 2022, the California Age-Appropriate Design Code Act was always an odd fit for the American legal context. The statute is directly rooted in a United Kingdom Code of Practice designed to implement aspects of the General Data Protection Regulation with respect to children. Certain non-privacy focused AADC business requirements – like conducting age estimation of users, limiting access to “potentially” harmful content, and granting the state Attorney General power to second guess whether organizations’ content moderation decisions conform with their posted policies – are in clear tension with longstanding U.S. precedent.
It was therefore expected when the trade association NetChoice initiated litigation against the AADC in December, 2022. However, in a surprise to many observers, the Court’s subsequent injunction systematically assessed and determined that essentially every affirmative obligation of the AADC is unlikely to survive commercial speech scrutiny, including privacy focused requirements for conducting data protection impact assessments (DPIAs), setting high default privacy settings, minimizing data collection and processing, and restrictions on so-called ‘dark patterns.’ Many of these provisions are common features (at least conceptually) of both comprehensive and sectoral U.S. commercial privacy laws. Should the full scope of District Court’s holding survive the state’s appeal intact, it will raise significant questions about the continued constitutional integrity of privacy laws across the country while providing a blueprint for subsequent legal challenges.
Conclusion
This commentary has noted several jurisdictions where impactful privacy legislation, regulation, enforcement, and litigation is a near certainty in the new year. However, the rate of state privacy activity has expanded each year since 2018, and observers should expect a new barrage of privacy proposals starting when state sessions formally start convening in January. There are many questions, but perhaps only one clear forecast: another turbulent and exciting year in the ongoing state-level efforts to advance and secure new privacy rights and protections for personal data is on the close horizon. Interested stakeholders can follow The Patchwork Dispatch for industry leading-updates and analysis tracking emerging trends and key developments throughout the year.
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L’energia oscura, la misteriosa forza presente nell'Universo | Passione Astronomia
"C'entra l'espansione accelerata dell'Universo: ad oggi nessuno sa, con ragionevole certezza, l'energia oscura da cosa sia prodotta, né soprattutto perché viene prodotta.
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Anche se non la vediamo, l’energia oscura esiste ed è molto potente, perché sta stirando l’Universo sempre di più. Alcuni fisici teorici credono che si tratti dell’energia del vuoto, di quella struttura che nella nostra visione classica appare priva di qualsiasi cosa, ma che potrebbe non esserlo nello strano mondo della meccanica quantistica."
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#Scuola, al via concorsi #PNRR per l’assunzione di oltre 30mila docenti. I bandi pubblicati questa mattina sul sito, prevedono la copertura di 9.641 posti nella Scuola primaria e dell’infanzia e di 20.Telegram
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Intelligenza artificiale: spionaggio di massa?
Secondo un noto ricercatore di sicurezza, l'intelligenza artificiale velocizzerà la raccolta dei dati degli utenti, consentendo lo spionaggio di massa.Punto Informatico
Guarda nuvole aliene: ecco la ripresa mozzafiato del rover Curiosity su Marte! Foto e video | Passione Astronomia
"I giorni nuvolosi sono rari nell’atmosfera sottile e secca di Marte. Le nuvole si trovano tipicamente verso l’equatore del pianeta nel periodo più freddo dell’anno, quando Marte è il più lontano dal Sole nella sua orbita ellittica intorno alla nostra Stella."
Anche la Polizia Postale italiana nell'attività internazionale contro i Money Mules
Li chiamano Money mules e cosa fanno ce lo spiega la Banca d'Italia nella sua campagna di sensibilizzazione dedicata "io pensavo fosse un lavoro"(bancaditalia.it/media/notizia/…): un trasferimento di fondi di denaro per finalità illecite, quali il riciclaggio e il finanziamento al terrorismo. Una pratica, nella quale le organizzazioni criminali riescono a coinvolgere persone talvolta inconsapevoli, "i muli", è spesso connessa anche con i crimini cyber.
Recentemente Europol ha coordinato una attività (convenzionalmente denominata EMMA) svoltasi contemporaneamente in 28 nazioni, che è stata la risposta internazionale ad un fenomeno sempre più diffuso, che permette ai cyber criminali di monetizzare i proventi ottenuti con il financial cybercrime, costituito da attacchi informatici e finanziari ai danni di società o cittadini.
L'attività complessiva di Europol
Il Money mule è colui/colei che offre la propria identità per l’apertura di conti correnti, carte di credito e altri strumenti di pagamento, sui quali i criminali accreditano, in cambio di un piccolo profitto, somme di denaro ottenute grazie alla loro attività fraudolenta sul web. Da lì poi i soldi ripartono per essere trasferiti ad altri conti o convertiti in criptovalute.
Il dispositivo ha previsto due periodi di intervento. Nei mesi di giugno, ottobre e novembre di quest’anno polizie di 18 Paesi dell’Unione europea (Polizia postale e delle comunicazioni in Italia, Austria, Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Spagna, Ungheria) oltre a Moldavia, Regno Unito, Svizzera, Ucraina, Australia, Singapore, Hong Kong, Colombia e Stati Uniti, hanno eseguito una molteplicità di operazioni di polizia giudiziaria nei confronti di gruppi criminali di diverse nazionalità, resisi responsabili di cyber crimini finanziari ai danni di singoli cittadini, piccole e medie imprese, nonché importanti gruppi bancari e di intermediazione finanziaria.
Il secondo periodo prevede campagne di sensibilizzazione e prevenzione nei Paesi che hanno preso parte all’iniziativa, finalizzate a creare consapevolezza in chi favorisce, con la propria opera, il riciclaggio del denaro provento di frodi e truffe online.
Per l’attività svolta in Italia, la Polizia postale e delle comunicazioni ha individuato 2.729 transazioni fraudolente, indagando sulle quali sono stati identificati, su tutto il territorio nazionale, 879 money mule, prevenendo frodi per oltre 6 milioni di euro.
Scarica qui il file .pdf di sensibilizzazione messo a disposizione da Bankitalia
bancaditalia.it/media/notizie/…
#Moneymule #Poliziapostaleedellecomunicazioni #UE #Bankitalia
Il Comandante Todaro e i cosplayer della Wehrmacht
Gli ambienti conservatori della penisola italiana apprezzano e promuovono le produzioni culturali che ritraggono la partecipazione alla seconda guerra mondiale in termini oleografici.
In molti casi i saggi, la memorialistica e soprattutto le opere cinematografiche ritraggono individui e gruppi presentati come esempi di virtù e di correttezza rinforzando l'idea di un primato etico che eviti di lasciare spazio al ricordo di una realtà poco presentabile. Nei film prodotti nella penisola italiana si privilegiano i salvatori di ebrei, i derelitti cui mancò la fortuna ma non il valore, gli ufficiali gentiluomini.
La figura di Salvatore Todaro rientra nell'ultima categoria; tenne testa anche a Karl Doenitz, notoriamente poco tenero con i Don Chisciotte del mare.
Nulla da spartire quindi con Einsatzgruppen, Sonderkommando, Nacht und Nebel.
Roba da farci un film di cui andare orgogliosi.
Solo che poi arrivano al cinema alcuni sostenitori dell'esecutivo.
Al momento in cui scriviamo, questo esecutivo è guidato da una madre non sposata, proposta come Primo Ministro da una formazione conservatrice. La coerenza che da sempre caratterizza la pratica politica peninsulare.
Insomma, in questo cinema di una cittadina qualsiasi, questi sostenitori dell'esecutivo si presentano indossando divise nazionalsocialiste.
Lo stato che occupa la penisola italiana presenta un tasso di laureati tra i più bassi del continente europeo. A fronte di un dato del genere non stupisce che scarseggino persino le competenze necessarie a interiorizzarne la propaganda.
futuroprossimo.it/2023/12/mind… misskey.social/notes/9n1ox6lw3…
Anche le Forze speciali italiane nel Centro Antiterrorismo europeo
Quest’anno si è svolta a Komárom ai confini tra Slovacchia ed Ungheria l’annuale esercitazione delle forze speciali europee anti-terrorismo “Atlas common challenge 2023”. L'esercitazione è stata organizzata dalla polizia slovacca. Tra le altre, simulazioni la liberazione di ostaggi da un edificio (vedi immagine).
All'attività hanno preso parte ben 150 membri delle unità speciali “Atlas” provenienti da Belgio, Grecia, Irlanda, Repubblica Ceca, Croazia, Ungheria, Malta, Portogallo, Austria, Romania, Irlanda del Nord, Slovenia e Italia. Ricordiamo che le Forze Speciali italiane si riconoscono nel #GIS dell’ #Armadeicarabinieri e nel #NOCS della #PoliziadiStato.
GIS in azione
il capo della #polizianazionaleslovacca István Hamran ha dichiarato:” Tali unità speciali devono incontrarsi e addestrarsi insieme, perché in molti casi rappresentano l'ultima linea che può aiutare a proteggere le persone quando si trovano in situazioni di vita difficili, ad esempio in una situazione causata da terroristi”.
ECTC, il Centro europeo antiterrorismo
È dal gennaio 2016 che #Europol ha creato il Centro europeo #antiterrorismo (#ECTC), un centro operativo e un polo di competenze che riflette la crescente necessità dell’UE di rafforzare la sua risposta al terrorismo e di garantire una risposta efficace a queste sfide.
L’ECTC è stato istituito sulla scia della serie di attacchi terroristici che hanno scosso l’Europa nel 2015. Questi attacchi hanno dato un impulso senza precedenti alla cooperazione tra gli Stati membri e i partner dell’UE e rappresenta una pietra miliare nella cooperazione a livello dell’UE negli sforzi nazionali di lotta al terrorismo.
Negli ultimi anni l’ECTC ha esteso il suo sostegno agli Stati membri dell’UE e ai partner esterni nella lotta contro l’estremismo violento di sinistra e di destra, nonché contro il terrorismo di matrice religiosa.
L’ECTC facilita inoltre il collegamento delle autorità competenti negli Stati membri dell’UE attraverso le piattaforme antiterrorismo di Europol, un contributo inestimabile alla lotta al terrorismo.
L’ECTC funziona come centro informativo di #Europol per la lotta al terrorismo, con capacità uniche di condivisione di informazioni e intelligence per le autorità di contrasto. L'ECTC effettua controlli incrociati dei dati operativi in tempo reale con quelli già in possesso di Europol, portando rapidamente alla luce le piste e analizza tutti i dettagli investigativi disponibili per contribuire a compilare un quadro strutturato della rete terroristica.
Il compito principale dell’ECTC è fornire supporto operativo su misura alle autorità antiterrorismo degli Stati membri dell’UE. Per adempiere a questo compito, l’ECTC ha sviluppato un approccio basato su quattro pilastri:
Facilitazione dello scambio di informazioni e della cooperazione transfrontaliera;
Supporto operativo, coordinamento e competenze efficaci per le indagini degli Stati membri dell’UE;
Mitigazione proattiva dell’uso dei social media a fini di radicalizzazione e supporto all’analisi operativa nelle indagini
online;
Capacità di supporto strategico centrale.
I servizi chiave forniti dall'ECTC includono:
sostegno in loco – dispiegamento di squadre operative;
supporto analitico operativo;
individuazione del finanziamento del terrorismo;
sostegno alle indagini online degli Stati membri dell’UE;
fornire competenze CBRN-E;
risposta alle crisi attraverso la squadra di collegamento congiunta antiterrorismo;
dispiegamento di agenti ospiti negli hotspot migratori;
accesso alle tecnologie e alle competenze dei centri europei per la criminalità informatica.
la copertina del TESAT 2023
Ogni anno, l’ECTC pubblica il Rapporto sulla situazione e sulle tendenze del terrorismo nell’UE (TESAT), il suo rapporto completo sulla situazione, che descrive in dettaglio la situazione del terrorismo, compresi i dati relativi agli attacchi terroristici e agli arresti nell’UE.
La sintesi del TESAT in lingua italiana è reperibile qui europol.europa.eu/cms/sites/de…
#ATLAS #TESAT #Belgio #Grecia #Irlanda #RepubblicaCeca #Croazia #Ungheria #Malta #Portogallo #Austria #Romania #IrlandadelNord #Slovenia #Italia
Olio di oliva contraffatto nel mirino di Guardia Civil spagnola e carabinieri italiani
Vi è stata una prosecuzione dell'operazione #OPSON (leggi noblogo.org/cooperazione-inter…), lo sforzo coordinato di Europol per combattere le frodi e la contraffazione alimentare. L'interesse si è concentrato sull'olio d'oliva contraffatto.
L'attività è stata avviata dalla #GuardiaCivil spagnola, che ha unito le forze con i Carabinieri italiani. L'attività ha portato a 11 arresti e al sequestro di oltre 260 000 litri di olio d'oliva non adatto al consumo.
La contraffazione dell'olio extra vergine di oliva è una pratica comune, motivo per cui la lotta contro di esso è una priorità delle forze dell'ordine, soprattutto nei paesi di produzione. In questa operazione di frode alimentare, gli investigatori hanno scoperto che i criminali utilizzavano il cosiddetto "olio lampante", la variante di qualità inferiore dell'olio d'oliva, per diluire il loro prodotto. L'olio d'oliva lampante è caratterizzato da elevati livelli di acidità, un sapore indesiderato e un odore decisamente sgradevole, che lo rendono inadatto al consumo. Lo stesso termine "lampante" trae origine dal suo uso storico come combustibile nelle lampade ad olio.
L'inflazione dei prezzi, la riduzione della produzione di olio d'oliva e l'aumento della domanda, hanno creato il terreno fertile perfetto per i produttori fraudolenti. La miscelazione dell'olio d'oliva con alternative di qualità inferiore ha permesso ai criminali di offrire prezzi competitivi. Questa pratica illegale può non solo causare un rischio per la salute pubblica, ma anche minare la fiducia dei consumatori e quindi avere ulteriori ripercussioni economiche.
Nel novembre 2023, in un'azione coordinata, le forze dell'ordine spagnole e italiane hanno condotto perquisizioni in varie località. Nei dintorni di Ciudad Real, in Spagna, sono stati arrestati 11 sospetti e sono stati sequestrati 12 barili contenenti 260 000 litri di olio adulterato. Gli agenti hanno inoltre sequestrato quattro veicoli e 91 000 EUR in contanti, oltre a documenti di fatturazione ed e-mail.
In province italiane di Sicilia e Toscana, i carabinieri dei NAS (Nuclei Antisofisticazione e Sanità) hanno ispezionato tre fabbriche di olio sospettate di essere coinvolte nelle pratiche illegali. Sono stati acquisiti diversi documenti fiscali e liste di clienti, sono stati raccolti campioni di olio e una società è stata sanzionata per l'etichettatura irregolare dei suoi prodotti.
#NucleoAntisofisticazioneSanità #NAS #ArmadeiCarabinieri #GuardiaCivil
#oliolampante
Plutone: ecco perché è stato declassato a pianeta nano | Passione Astronomia
"Scoperto nel 1930, Plutone è stato considerato per anni il nono pianeta del sistema solare fino al 2006."
❄️ freezr ❄️
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