GAZA. Gli obiettivi dell’offensiva israeliana: Netanyahu vuole dal «fiume al mare»
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di Michele Giorgio
Pagine Esteri, 19 gennaio 2024 – «Per la vittoria ci vorranno mesi, ma siamo determinati ad ottenerla». Benyamin Netanyahu non cambia una virgola della linea che porta avanti dal 7 ottobre. Anche ieri sera ha ripetuto che non scenderà a compromessi, vuole una «vittoria totale su Hamas». «La guerra continua su tutti i fronti – ha detto il primo ministro israeliano – fermare la guerra senza raggiungere i nostri obiettivi danneggerà la sicurezza dello Stato per generazioni, creerà un messaggio di debolezza e il prossimo massacro sarà solo questione di tempo». Infine, ha ribadito che Israele dopo la guerra controllerà la sicurezza della Striscia di Gaza e tutti gli insediamenti ebraici a ovest del fiume Giordano. «Un primo ministro deve essere in grado di dire ‘no’ quando necessario, anche ai nostri migliori amici». Frasi che riaffermano il “no” di diritti dei palestinesi e allo Stato di Palestina. E smentiscono la possibilità di una politica più flessibile che gli alleati americani, almeno a parole, chiedono a Israele per il transito dall’Egitto degli aiuti umanitari indispensabili per la popolazione di Gaza sprofondata in una emergenza umanitaria gravissima a causa dell’offensiva militare in corso.
Sono minime le possibilità di un cessate il fuoco generale e di un eventuale accordo per la liberazione degli ostaggi israeliani in cambio della scarcerazione di prigionieri politici palestinesi. Netanyahu, secondo l’emittente statunitense Nbc News, ha respinto la proposta del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, di normalizzare le relazioni con l’Arabia saudita in cambio dell’accettazione da parte dello Stato ebraico di un «percorso» per la nascita dello Stato palestinese indipendente. Durante l’incontro, Blinken avrebbe reagito al rifiuto di Netanyahu, affermando che Hamas «non può essere rimosso solo con mezzi militari» e che il mancato riconoscimento da parte dei leader israeliani del dossier palestinese «porterà alla ripetizione della storia».
A Gaza, intanto, si muore ancora sotto le bombe. La battaglia più violenta è a Khan Younis. Anche oggi altri morti e feriti tra i civili palestinesi. Le forze israeliane avanzano nella principale città meridionale di Gaza e i colpi di artiglieria e le cannonate cadono vicino all’ospedale Nasser, uno delle poche strutture sanitarie ancora funzionanti nella Striscia, scatenando il panico tra i pazienti e gli sfollati che vi hanno trovato un rifugio. I bombardamenti continuano nel nord e nell’est della città e, per la prima volta, ieri hanno preso di mira la zona occidentale in cui i carri armati israeliani sono avanzati in profondità prima di ritirarsi.
L’ong Medici Senza Frontiere riferisce che all’ospedale Nasser, i pazienti e gli sfollati fuggono in preda al panico. «Secondo il chirurgo di Msf, all’ospedale di Nasser, le forze israeliane hanno bombardato pesantemente l’area accanto all’ospedale senza ordine di evacuazione, causando la fuga in preda al panico dei pazienti e di molte delle migliaia di civili sfollati che avevano cercato rifugio al Nasser» ha detto l’associazione medica. A Rafah, più a sud, dove oltre due milioni di abitanti di Gaza sono stipati in una piccola area al confine egiziano, sono stati portati via 16 corpi avvolti in sudari bianchi. Metà dei fagotti erano minuscoli e contenevano i corpi di bambini piccoli. «Ieri giocavo con i bambini laggiù. Sono morti tutti, sono l’unico ancora vivo», ha raccontato Mahmoud Al Zemeli, 10 anni. A più di tre mesi dall’inizio di una guerra che ha ridotto in macerie gran parte della Striscia di Gaza, Israele afferma di voler ridurre le sue operazioni di terra e di passare a tattiche su scala più ridotta. Ma prima di farlo, sembra determinato a catturare tutta Khan Younis, che ora sarebbe la base principale dei combattenti di Hamas e del loro capo Yahya Sinwar. Le perdite palestinesi sono elevatissime ma anche
Si aggrava ulteriormente la crisi umanitaria con aree di Gaza isolate e difficili da raggiungere a causa dei bombardamenti dove si soffre la fame, avvertono le Nazioni unite. La popolazione di Rafah al confine con l’Egitto è passata da 300 mila a oltre 1,2 milioni di persone, il quadruplo rispetto al periodo precedente la guerra. Secondo quanto riferito dall’Unrwa (Onu), i palestinesi sfollati cercano riparo in campi e tende sovraffollate. È salito 24.762 il bilancio dei morti a Gaza dallo scorso 7 ottobre. Pagine Esteri
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Ministero dell'Istruzione
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Le PMI dell’ASEAN nell’economia circolare
Più che un semplice modello di produzione, l’economia circolare potrebbe presentarsi come una strategia di sopravvivenza mirata a frenare la deriva distruttiva dell’ecosistema terrestre. Si tratta di un sistema produttivo alternativo a quello del “take-make-dispose” in quanto si basa sui concetti di riduzione, riutilizzo e riciclaggio delle risorse impiegate nel ciclo di vita del prodotto. Quindi, che il futuro del ...
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In Cina e Asia – Mar Rosso, dagli Houthi rassicurazioni alle navi cinesi e russe
Mar Rosso, dagli Houthi rassicurazioni alle navi cinesi e russe
L'Australia smentisce i commenti di Pechino su un incidente navale di novembre
Cina, circa il 70% dei cinesi supporta la leadership di Xi Jinping
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TAIWAN. Lai è un presidente dimezzato
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di Michelangelo Cocco
(questo articolo è stato pubblicato in origine da Rassegna Cina)
Pagine Esteri, 19 gennaio 2023 – Con la vittoria di William Lai Ching-te di sabato scorso, il Partito progressista democratico (Dpp) ha conquistato per la terza volta consecutiva la presidenza di Taiwan. Non era mai successo nella storia dell’isola, dove il Dpp e i nazionalisti del Kuomintang (Kmt) l’avevano mantenuta al massimo per due mandati di fila. Lai l’ha spuntata grazie all’incapacità del Kmt e del Partito popolare (Tpp) di presentare un candidato unitario: è stato eletto con il 40,05% delle preferenze, Hou Yu-ih del Kmt ha ottenuto il 33,49% e Ko Wen-jie del Tpp il 26,45%.
Il Dpp ha subìto un’emorragia di voti, passando dagli 8.170.231 (il 57,13 per cento) delle presidenziali di quattro anni fa a 5.586.019. Complessivamente il Kmt e il Dpp ne hanno ottenuti 8.361.487 (il 59,95%). Le elezioni legislative, che si sono svolte assieme alle presidenziali, hanno dato vita a un parlamento (113 seggi) in cui il Dpp ne avrà 51 (-10), il Kmt 52 (+14) e il Tpp 8 (+3).
Questo significa che Lai (che si insedierà il prossimo 20 maggio) dovrà scegliere i ministri (che saranno nominati il 1° febbraio) tenendo conto dei nuovi rapporti di forza nell’unica camera (lo Yuan legislativo) e che dovrà scendere a patti con le opposizioni su tutto – dalla politica economica alle relazioni con la Repubblica popolare cinese – se vorrà far passare i provvedimenti del suo governo.
Le reazioni di Pechino e Washington alla vittoria di Lai – più “indipendentista” rispetto alla sua predecessora Tsai Ing-wen – sono state improntate alla prudenza, come suggerito dai guardrail piazzati il 15 novembre scorso nell’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden a San Francisco. Il governo cinese ha riaffermato l’inviolabilità del principio “una sola Cina”, mentre Biden ha dichiarato: «Non sosteniamo l’indipendenza» di Taiwan. Con il presidente democratico in corsa per la riconferma (negli Usa si voterà il 5 novembre), è probabile che nei prossimi mesi la sua amministrazione frenerà le iniziative del Dpp che potrebbero apparire a Pechino più “provocatorie”.
Due giorni dopo la vittoria di Lai, Taiwan ha subìto lo schiaffo di Nauru: il micro-stato insulare della Micronesia ha riconosciuto la Rpc invece di Taiwan, lasciando quest’ultima riconosciuta ufficialmente come Repubblica di Cina solo da undici staterelli più il Vaticano.
I risultati delle elezioni presidenziali e legislative di Taiwan del 13 gennaio
Le associazioni imprenditoriali taiwanesi hanno subito invitato il presidente eletto a promuovere una politica più pragmatica nei confronti della Rpc, a ripensare cioè il “de-risking”, la riduzione della dipendenza dalla Cina per quanto riguarda commercio e investimenti promossa negli ultimi anni.
Nei prossimi mesi Pechino insisterà – attraverso una costante opera di moral suasion, e con strumenti di pressione economica e commerciale – per il rispetto da parte di Taiwan del “Consenso del 1992” raggiunto tra rappresentanti del partito comunista e del Kmt, potendo contare dopo otto anni su una solida sponda parlamentare a Taipei, dove sia il Kmt che il Tpp sono favorevoli alla ripresa del dialogo interrotto nel 2016, con l’elezione di Tsai Ing-wen. Pagine Esteri
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I SETTE OBIETTIVI GLOBALI DI INTERPOL E LA LORO REVISIONE
Interpol, l’Organizzazione internazionale di cooperazione tra le Forze di Polizia di 196 Stati Membri (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter…) , ha rilasciato i suoi Global Policing Goals (GPG).
Le sfide odierne alla sicurezza sono interconnesse e globali e minacciano lo sviluppo sostenibile della società. La collaborazione multilaterale tra le forze dell’ordine è quindi vitale per affrontare questi rischi per la sicurezza complessi e in evoluzione.
Essendo l’unica organizzazione di polizia che opera a livello globale, l’INTERPOL svolge un ruolo unico nel sostenere gli sforzi internazionali per salvaguardare le comunità e rendere il mondo un luogo più sicuro.
Per fare ciò in modo coerente in tutto il mondo, è importante che tutti gli attori dell’architettura di sicurezza globale condividano una comprensione delle minacce e lavorino per raggiungere gli stessi risultati.
Sono stati così sviluppati sette Global Policing Goals (GPG) per affrontare una serie di questioni legate alla criminalità e alla sicurezza. Approvati dai nostri paesi membri nel 2017, gli Obiettivi sono stati lanciati ufficialmente nel 2018.
Coerentemente con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e il principio di neutralità (sancito rispettivamente negli Articoli 2 e 3 della Costituzione dell'INTERPOL), gli Obiettivi di Polizia Globale sono universali, ambiziosi e sostenuti dall'azione collettiva.
Gli obiettivi di polizia globale si concentrano sugli sforzi collettivi della comunità internazionale delle forze dell’ordine per creare un mondo più sicuro e sostenibile per le generazioni future.
I sette obiettivi di polizia globale dell'INTERPOL:
Obiettivo 1 : consentire alla comunità globale delle forze dell’ordine di contrastare e prevenire in modo più efficace il terrorismo attraverso la cooperazione internazionale,
Obiettivo 2: promuovere la sicurezza delle frontiere in tutto il mondo,
Obiettivo 3: migliorare la risposta delle forze dell’ordine alla protezione delle comunità vulnerabili,
Obiettivo 4: ridurre il danno globale e l’impatto della criminalità informatica,
Obiettivo 5: Contrastare la corruzione e la criminalità finanziaria in tutte le sue forme,
Obiettivo 6: Contrastare le forme gravi di criminalità organizzata e il traffico di droga,
Obiettivo 7: Rafforzare la sicurezza ambientale e sostenere la promozione di mezzi di sussistenza sostenibili contrastando i crimini che colpiscono l’ambiente e il clima.
Impatto positivo sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite
Il Segretariato Generale dell'INTERPOL ha pubblicato un rapporto nel 2020 per mostrare le relazioni – sia dirette che indirette – tra ciascuno dei sette GPG dell'INTERPOL e i singoli SDG delle Nazioni Unite e i loro obiettivi.
In alcuni casi, tutti e sette i GPG INTERPOL sostengono lo stesso SDG delle Nazioni Unite, a causa della natura trasversale dell’SDG in questione. Ciò è particolarmente vero per l’Obiettivo 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze) e per l’Obiettivo 17 (Rivitalizzare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile). In altri casi, i collegamenti tra GPG e SDG sono più specifici.
Processo di revisione del 2023
L’evoluzione del panorama della sicurezza è stata sempre più guidata dall’innovazione tecnologica. I GPG sono stati quindi rivisti nel 2023 come parte di un processo di collaborazione guidato dall’INTERPOL in collaborazione con le forze dell’ordine regionali di tutto il mondo. Il risultato di questa revisione è stato adottato durante la conferenza centenaria della polizia a Vienna, in Austria (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter…) .
Il processo di revisione dei GPG per il 2023 è stato condotto parallelamente alla revisione intermedia dell’attuazione degli SDG. Questa revisione ha individuato cinque aree principali che avranno un impatto futuro sulla polizia:
• Condivisione di dati e informazioni
• Collaborazione e partenariati
• Buon governo, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani
• Sviluppo di capacità e formazione, innovazione e digitalizzazione
• Facilitatori della criminalità informatica e della criminalità finanziaria
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21 gennaio iniziative a Livorno per centenario Lenin
21 gennaio 2024: 103 anni dalla fondazione del Partito Comunista d'Italia, 100 anni dalla morte di Lenin 21 gennaio 2024: 103 anni dalla fondazione delRifondazione Comunista
C'è del ghiaccio sepolto all'equatore di Marte? I MEDIA INAF
"Si tratta del più grande deposito di acqua mai rilevato in questa porzione del pianeta: se si sciogliesse, potrebbe coprire la superficie di Marte con uno strato d’acqua profondo da 1,5 a 2,7 metri. Sulla Terra, una simile massa di acqua sarebbe sufficiente a riempire il Mar Rosso."
Threads, il nuovo social network text-based rivale di Twitter si dovrebbe distinguere per la federazione e la privacy
Oltre alle caratteristiche innovative, come la "federazione" e l'utilizzo del protocollo #ActivityPub, #Threads solleva importanti questioni riguardo alla privacy e ai rischi associati all'iscrizione. Esaminiamo a fondo gli aspetti che definiscono Threads e il suo impatto sulle esperienze digitali degli utenti.
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Sfrontati
Il tema non è bello, ma fuggirne lo peggiora. Pone inaggirabili problemi politici, che una parte dovrebbe far valere sull’altra, mentre si ha l’impressione che se li risparmino a vicenda. Vivere in pace non è una condizione naturale ma una conquista, un delicato prevalere della ragione sulla forza, degli interessi commerciali sulle allucinazioni nazionalistiche, ideologiche o mistiche. La pace si conserva mettendo la deterrenza al posto della guerra, predisponendo la forza militare, regolandone l’uso e contando in questo modo di farla valere senza doverla dispiegare. Ed è su quel che serve a conservare la pace che c’è pericolosa confusione.
Le guerre sono tutte brutte, ma non tutte uguali. Si dice che dopo la Seconda guerra mondiale abbiamo avuto la più lunga stagione di pace, ma vale solo per noi: in realtà non c’è stato un solo giorno senza guerre. Ma anche dove riguardavano nostri interessi, non attentavano alla nostra sicurezza. Lo scenario è cambiato, purtroppo.
La criminale offensiva scatenata da Putin in Ucraina non è una qualsiasi guerra, ma una scelta che ha nel mirino l’ordine seguito all’ultimo conflitto mondiale. Lì si è aperto un inferno le cui disastrose conseguenze si liberano anche a fronte del fallimento dell’attacco russo e della trasformazione dell’invasore in difensore delle poche terre che è riuscito a invadere. È l’inferno ucraino ad avere portato l’Iran nella posizione di fornitore essenziale di armi ai russi (assieme alla Corea del Nord) e, quindi, ad avere suggerito l’opportunità di usare Hamas per il colpo di maglio a Israele, giustamente considerato un bastione occidentale in Medio Oriente. Lo stesso Iran che ha finanziato e armato gli Houthi yemeniti, capaci di mettere a repentaglio la sicurezza dei trasporti nel Mar Rosso, quindi arrecando un danno immediato alla prosperità e produttività delle nostre libere economie. Non si tratta di focolai separati, ma di fronti collegati. E destinati ad allargarsi, come dimostra l’attacco iraniano in Pakistan.
Tutto questo porta a un aumento delle spese militari. Sia per alimentare la resistenza del fronte ucraino – la cui caduta non riguarderebbe solo gli ucraini, ma noi direttamente, con una drammatica perdita di sovranità e sicurezza in casa nostra – sia per evitare quel che il nostro ministro della Difesa va ripetendo, ovvero che appaia vuoto l’arsenale. L’aumento della spesa militare non è soltanto una questione economica – tanto più che siamo anche produttori di sistemi difensivi – ma eminentemente politica. E qui si viene all’incredibile vuoto nella nostra discussione pubblica.
Ci sta eccome che la maggioranza di destra non conceda tregua alla sinistra, sulla spesa militare e sulla fornitura di aiuti all’Ucraina. Ci sta perché la sinistra ha avuto il Ministero della Difesa fino a ieri mattina, perché ha condiviso la scelta di stare al fianco degli ucraini e perché sono stati molti i suoi governi che hanno sottoscritto l’assicurazione – data in sede Nato – di portare al 2% la spesa militare. Chiedere conto dei cambiamenti è mettere in evidenza l’incoerenza e, quindi, l’inaffidabilità.
Ci sta che la sinistra ponga alla destra il tema dell’integrazione europea, perché quello è il solo razionale livello di difesa della sovranità (monetaria e difensiva), quello il solo ambito in cui la spesa può contare su economie di scala (e su un più vasto mercato), quella la sola alternativa a tornare alla divisione dell’Europa in aree di influenza, con minore sovranità. Chiedere conto delle castronerie dette in passato (e di talune ripetute) è mettere in evidenza l’incoerenza, quindi l’inaffidabilità.
È pur interessante discutere delle candidature alle europee, purché solo fino a un certo punto e sebbene riguardi solo ed esclusivamente i partitanti. Mentre fissare la propria posizione sul fronte della sicurezza, segnalando la sfrontatezza di certe giravolte, sarebbe essenziale. Ma, all’evidenza, meno attraente, dovendosi riconoscere che serve più spesa e maggiore integrazione Ue.
La Ragione
L'articolo Sfrontati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Etica bancaria, il carteggio Malagodi-Mattioli
Concluso il cinquantenario della scomparsa di Raffaele Mattioli, non vengono meno gli interessi per ulteriori approfondimenti su uno dei principali banchieri italiani del Novecento. Nell’archivio dellaFondazione Luigi Einaudi di Roma emerge il carteggio fra Mattioli e Giovanni Malagodi che fu il suo principale collaboratore alla Banca Commerciale Italiana, soprattutto nei difficili anni 30. Molto importante, in particolare per l’etica e il risparmio, è una lettera di Mattioli a Malagodi sullo scandalo Giuffrè, l’ex bancario autore delle truffe che, negli anni 50, colpirono soprattutto sacerdoti e suore. Il 12 gennaio 1959 Mattioli scrisse a Malagodi: «Caro Giovanni, ho letto attentamente la relazione Giuffrè e non posso che confermarti il parere negativo che già ti diedi circa l’opportunità di modificare la legge bancaria (…) La Commissione accerta che il Giuffrè non ha esercitato il credito, non è quindi incappato nelle sanzioni previste dall’art. 96 della legge bancaria», ma, continua (pag. 22), «poiché il caso Giuffrè è «un fenomeno abnorme» che può recar nocumento, «direttamente o di riflesso», alle normali attività delle aziende di credito, ci vorrebbe un’“integrazione” della legge bancaria per tutelare il risparmio «contro forme organizzate di rastrellamento di capitali», ecc. Ora, la legge bancaria regola l’attività delle banche e se anche le banche avessero avuto un nocumento qualsiasi dall’attività del Giuffrè, riconosciuto non-banchiere, ne sarebbero state le vittime, ma in nessun modo le complici, nemmeno involontarie.
Aggravare e complicare le norme che regolano l’attività delle banche, vorrebbe dire prendersela con le vittime (putative), non con il colpevole. E già recherebbe gravissimo, sicuro nocumento al buon nome delle banche qualunque provvedimento ad esse relativo che volesse giustificarsi con il caso Giuffrè. «Ma –si dice – è a protezione
delle banche che s’invocano nuove regolamentazioni (…) Se per “rastrellare” capitali a detrimento del sistema bancario occorre offrire interessi come quelli pagati (o promessi)dal Giuffrè, il pericolo è immaginario. (…) La misura degli interessi offerti dal Giuffrè è la prova incontestabile che egli non faceva il banchiere: non avrebbe mai potuto impiegare i fondi“rastrellati” allo stesso saggio. Che cosa pensavano dunque quelli che gli portavano quattrini? Che avesse il segreto per vincere alla roulette? Che avesse scoperto la pietra filosofale? Certamente no».«Che cosa c’entra con tutto questo la legge bancaria?» – scriveva ancora Mattioli – «(…) Alle banche lo scandalo Giuffrè – nonostante le insistenze quotidiane sulla “anonima banchieri” – non ha fatto male alcuno, anzi è stato un giovamento. Non è serio chiedere che la vigilanza sulle attività bancarie venga estesa e rafforzata per colpire anche chi non svolge attività bancaria. Si arriverebbe così a un intervenzionismo aprioristico ed esasperato, che deformerebbe e smusserebbe proprio quegli organi di vigilanza e controllo che già esistono e funzionano ai fini di ciò che li fa esistere.
Si intralcerebbe un’attività sana, lecita, di sua natura espansiva, per la fisima di prevenire, meglio, per darsi l’aria di voler prevenire imprevedibili, truffaldine irregolarità (“fenomeni abnormi”). Per i delinquenti ci sono le leggi penali (anche i
ladri rastrellano fondi!), le leggi di polizia, le leggi fiscali». «È tutelato dalla legge» – aggiungeva Mattioli – «chi i propri soldi li porta alle banche. Ma ognuno è libero di fare con i propri soldi quel che vuole; e se li dà a un imbroglione, si accomodi pure. Equando scoppierà l’imbroglio, le leggi esistenti – civili e penali – sono quelle che debbono“rendergli giustizia”. Ma non la legge bancaria, quella non regola l’attività degli imbroglioni – e non può aspirare a regolarla. La legge bancaria non è per usurai, strozzini, giocolieri, benefattori – ma è legge intesa a regolare l’attività delle banche, cioè di chi fa credito e per far credito raccoglie quattrini. La legge stabilisce che chi fa credito raccogliendo quattrini deve essere iscritto nell’apposito albo – e se chi fa credito raccogliendo quattrini non è iscritto all’albo incappa appunto negli artt. 87 e 96 della legge bancaria. Ed è una legge molto restrittiva che ha funzionato e funziona egregiamente. Si vuole renderla inefficiente?» rilevava Mattioli. Nel carteggio fra Mattioli e Malagodi, negli anni in cui Giovanni non era più in Comit, ma nelleIstituzioni della Repubblica, molta parte riguarda, oltre all’economia e alla finanza, la storia e la cultura che accomunavano i loro
interessi e passioni ideali. Di particolare significato è una lettera del 5 febbraio 1968 di Malagodi a Mattioli, allora Presidente della Banca Commerciale, in cui gli segnala che il nipote di Giovanni Giolitti, Architetto Chiaraviglio, stava mettendo in ordine il carteggio fra Giovanni Giolitti e Alfredo Frassati che era stato Direttore de «La Stampa» di Torino nei primi decenni del Novecento e molto vicino a Giolitti.
Mattioli, anche a fine anni 60, continuava ad avvalersi della competenza bancaria di Malagodi chiedendogli anche pareri preventivi sulle attività e sulle innovazioni da inserire nella BancaCommerciale Italiana, in particolare sull’importanza «del capitale di una banca come presidio e garanzia dei depositi».La questione era particolarmente importante e complessa, poiché allora la Banca Commerciale apparteneva al mondo
delle Partecipazioni Statali e, quindi, le decisioni relative al capitale della banca implicavano procedure complesse. Il 24 aprile 1972, proprio nei giorni dell’uscita di Mattioli dal vertice della Banca Commerciale, Malagodi scrisse una lettera molto riservata all’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone in cui proponeva «di nominare alla prima occasione possibile Senatore a vita il nostro comune amico Raffaele Mattioli. Tu ne conosci i grandissimi meriti verso l’Italia, sia sul piano culturale, sia sul piano della politica economica e di conseguenza sociale. Lo conosci e lo apprezzi anche personalmente, per le sue doti veramente insigni di animo e di mente. Sai anche quanto sia valido e vigoroso. Quanto a me sono 46 anni che lo conosco, che lo apprezzo e gli voglio bene, che lavoro con lui da vicino e da lontano, nella professione bancaria o nella concordia discorde delle opinioni – entrambi però sempre sul piano di una intransigente intuizione di libertà. So che è una decisione che rileva nella tua competenza esclusiva.Perciò ti faccio questa proposta in via confidenziale…» Purtroppo, Mattioli scomparve un anno dopo, il 27 luglio 1973, e non ebbe tempo di poter ricevere l’importante riconoscimento.
Il Sole 24 Ore
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Il rapporto del centro studi NIST sulla privacy dei dati genetici
Il National Cybersecurity Center of Excellence del NIST ha pubblicato un interessante documento su sicurezza informatica e protezione dei dati personali connessi all’utilizzo di dati genetici o genomici. Ecco un’analisi dettagliata per sottolinearne alcuni aspetti rilevanti e proporre utili riflessioni
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Google aveva detto che avrebbe tolto i dati sulle cliniche per abortire, sorpresa sorpresa non lo ha fatto!
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Resistere all'inevitabile. Iniziano oggi le pubblicazioni della nuova newsletter di Diletta Huyskes
«Da tempo penso se e come fare una cosa del genere, e alla fine a inizio ottobre 2023, durante un volo Fiumicino-L’Havana, ho sentito definitivamente il bisogno di condividere con altre persone alcuni pensieri. Ho iniziato a scrivere. Perché non voglio più che tutte le mie domande rimangano solo sulle note del mio telefono: penso sia più bello se vengono accolte anche da altre persone. E quindi, anche se non ho ancora capito bene come si usa e nonostante l’assenza di un piano chiaro, ho deciso di partire.»
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FPF Files Comments with the Consumer Financial Protection Bureau Regarding Personal Financial Data Rights
On December 21st, 2023, the Future of Privacy Forum filed comments with the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) in response to the notice of proposed rulemaking (NPRM) regarding personal financial data rights. FPF’s comments focus on promoting privacy as a core tenet in the U.S. open banking ecosystem in order to protect individuals’ personal information while enhancing user trust.
This NPRM is the latest milestone in the Bureau’s multi-year effort to create a regulatory framework for open banking in the U.S. using its Section 1033 authority. Section 1033 was passed as part of the Consumer Financial Protection Act (CFPA) of 2010 and it governs access to a person’s data held by a consumer financial services provider. The CFPB’s proposed rule requires data providers, such as banks, card issuers, and digital wallets, to share certain kinds of consumer financial data (e.g., transactions information and account balance) with authorized third parties at the consumer’s request. As the CFPB sets out, “[t]his proposed rule aims to . . . push for greater efficiency and reliability of data access across the industry to reduce industry costs, facilitate greater competition, and support the development of beneficial products and services.”1
In our submission, FPF provides several recommendations to the CFPB, including:
- Encouraging the development of industry standards for third party privacy rules and data provider denials of access requests;
- Supporting an opt-in standard and use of de-identified data, while providing an approach for high-risk uses;
- Clarifying an approach to address ‘dark patterns’ to discourage consumer manipulation;
- Strengthening the phase-out of and directly prohibiting third parties from engaging in screen scraping of data from online consumer accounts; and
- Harmonizing various privacy rules that result in numerous and different notices and choices.
FPF’s comments are the culmination of over a year of meetings with key stakeholders in the open banking ecosystem. Both build upon earlier recommendations that FPF made in response to the Bureau’s “Outline of Proposal and Alternatives Under Considerations for the Personal Financial Data Rights Rulemaking,” which was a prerequisite to the NPRM. Last year, FPF also released an infographic, “Open Banking And The Customer Experience,” visualizing the U.S. open banking ecosystem and the challenges affecting it, which are also addressed in FPF’s latest comment.
1Required Rulemaking on Personal Financial Data Rights, 88 Fed. Reg. 74796, 74843 (Oct. 31, 2023).
Attacco del Pakistan in Iran, 9 morti
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di Redazione
Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’Iran ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata di Pakistan a Teheran per chiedere spiegazioni sugli attacchi sferrati questa notte dalle forze armate pakistane contro presunti obiettivi terroristici nella provincia di Sistan e Balochistan, nel sud dell’Iran.
Gli attacchi, una evidente risposta a quelli sferrati il 16 gennaio dall’Iran contro alcuni obiettivi nel Belucistan, sono stati confermati dal ministero degli Esteri pakistano, secondo cui gli attacchi sferrati in territorio iraniano hanno portato all’uccisione di alcuni terroristi «nell’ambito di un’operazione di intelligence dal nome in codice Marg Bar Sarmachar (“Morte ai ribelli”)». «Negli ultimi anni il Pakistan ha costantemente espresso grave preoccupazione per i rifugi sicuri utilizzati dai terroristi di origine pakistana che si autodefiniscono ‘Sarmachar’ nei territori non governati all’interno dell’Iran» afferma una nota del governo pakistano.
Secondo le autorità iraniane, però, i missili pakistani contro l’area di Saravan hanno ucciso nove persone, tra cui quattro bambini e tre donne. Testimoni hanno affermato sui social media che almeno sette località vicino a Saravan – compresi i villaggi di Shamsar e Haghabad, e un’area vicino alla base di Saravan delle guardie rivoluzionarie – sono state presi di mira dalle forze di Islamabad.
Ieri il governo del Pakistan aveva annunciato la decisione di richiamare il suo ambasciatore in Iran. La portavoce del ministero degli Esteri pachistano, Mumtaz Zahra Baloch, ha riferito anche che l’ambasciatore iraniano a Islamabad, attualmente in Iran, per il momento potrebbe non tornare. Inoltre, sono state sospese tutte le visite ad alto livello in corso o previste per i prossimi giorni tra i due Paesi. – Pagine Esteri
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L'articolo Attacco del Pakistan in Iran, 9 morti proviene da Pagine Esteri.
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Olimpiadi di Parigi e video sorveglianza algoritmica
Abbiamo discusso qui il regolamento UE sull'utilizzo della intelligenza artificiale e le possibili conseguenze della "video sorveglianza" => noblogo.org/cooperazione-inter… , mentre qui abbiamo parlato dell’accordo tra Ministero dell’Interno francese con Interpol ed Europol per rafforzare la sicurezza delle ormai prossime Olimpiadi di Parigi => noblogo.org/cooperazione-inter…
I due argomenti ora vanno ad intrecciarsi.
UN PO’ DI RIEPILOGO È NECESSARIO
Nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio europeo su un regolamento per i sistemi di intelligenza artificiale.
Si tratta di porre fine all'uso massiccio di chatbot non dichiarati che producono testi, immagini e video senza che sia chiaramente possibile identificare chi li ha creato. Per intenderci, dovranno essere riconoscibili fotografie, immagini, video e contenuti di testo creati con l'Intelligenza Artificiale.
Con alcune eccezioni, l'accordo stabilisce che il regolamento si applica due anni dopo la sua entrata in vigore. Il concetto di "video sorveglianza" e l'uso di artificial intelligence nelle operazioni di polizia sono stati approvati dall'Unione Europea (EU). In questo caso, l'uso di artificial intelligence è stato oggetto di discussione a causa delle regole stabilite dall'Unione Europea sull'intelligenza artificiale e delle sue possibili applicazioni in campi sportivi e di polizia. L'obiettivo della legislazione è quello di limitare l'utilizzo di artificial intelligence in aree con elevata densità di persone, (come il centro di Parigi in occasione dei Giochi Olimpici), dove sono previste installazioni di AI e video-camere.
Inoltre, la regolamentazione impone che gli algoritmi di intelligenza artificiale non raccolgano dati biometrici o utilizzino tecnologie di riconoscimento facciale. Il regolamento è stato approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio d'Europa e resterà in vigore per due anni dopo la sua introduzione.
Per quanto riguarda gli adempimenti, vengono identificati i sistemi di intelligenza artificiale generici che devono soddisfare requisiti di trasparenza e avere documentazione tecnica specifica per garantire il rispetto delle leggi UE sul diritto d'autore.
Tutti i contenuti creati dall'IA devono essere classificati come tali in modo che il consumatore possa distinguerli quando li fruisce o interagisce con loro.
Inoltre, è necessario condurre una valutazione dell'impatto sui diritti fondamentali per quanto riguarda gli obblighi per alcuni settori.
In conclusione, i cittadini avranno la possibilità di presentare reclami sui sistemi di IA e ricevere informazioni sulle decisioni basate sui sistemi di IA che potrebbero in qualche modo influenzare i loro diritti.
LE LEGGI FRANCESI SULLA SICUREZZA IN OCCASIONE DELLE OLIMPIADI
All'inizio del 2023, il disegno di legge olimpico volto a adottare una serie di misure considerate essenziali per il buon svolgimento dei Giochi Olimpici e Paralimpici ha scatenato lunghi e vivaci dibattiti sulla volontà delle autorità pubbliche di implementare la cosiddetta videosorveglianza intelligente.
La Francia ha stanziato un budget di 419 milioni di euro per garantire la sicurezza dei tre Giochi Olimpici, ai quali partecipano 15 milioni di visitatori. Il budget prevede 50 milioni di euro per l'installazione di 900 nuovi televisori nella capitale e nelle aree limitrofe. Inoltre, per un costo di 25 milioni di euro, saranno costruiti una "futura stazione di polizia" con droni a Élancourt e un nuovo centro di videosorveglianza a Saint-Denis. L'obiettivo è ridurre il rischio di violenze o di attentati. Per raggiungere questo obiettivo, 30.000 agenti di polizia saranno mobilitati ogni giorno.
Quest'estate dovrebbe essere implementata in modo limitato questa così detta videosorveglianza algoritmica, che implica l'uso dell'intelligenza artificiale per aiutare a reagire an eventi predeterminati.
Il sistema è già stato testato in alcuni eventi recenti, in particolare un test a Marsiglia durante una partita di calcio. L’efficacia è parsa abbastanza positiva, anche se pare vi siano ancora alcuni aggiustamenti e sviluppi da fare, in particolare considerando il breve tempo a disposizione che hanno produttori dopo l'adozione della legge olimpica nella primavera del 2023.
Le apparecchiature di videosorveglianza intelligente dovrebbero essere installate principalmente nelle zone ad alta densità, come nel centro di Parigi attorno ai siti e prima dei controlli durante l'estate dei Giochi.
L'obiettivo è permettere di identificare i pacchi abbandonati, le auto parcheggiate dove non sono autorizzate ed effettuare i relativi controlli.
DIBATTITI E POLEMICHE IN FRANCIA
La legge stabilisce che gli algoritmi non tratteranno alcun dato biometrico e non implementeranno alcuna tecnica di riconoscimento facciale.
Due disposizioni della legge che riguardano la sicurezza dei Giochi Olimpici hanno innescato polemiche e dibattiti: la prima, ai sensi dell'articolo 17, prevede una multa di 7.500 euro per chi staziona nell'area di uno stadio sportivo. La seconda, all'articolo 10, autorizza la videosorveglianza di eventi sportivi, creativi o culturali fino al 31 dicembre 2024.
L'idea di utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per analizzare le immagini catturate dai droni consente alla polizia di mettere in guardia contro comportamenti anomali, come camminare nella direzione sbagliata o rimanere fermi troppo a lungo. Questa tecnologia è considerata una nuova innovazione nell'Unione Europea, in quanto viola vari diritti fondamentali, tra cui la privacy, il diritto di libera espressione e di riunirsi pacificamente.
Si fa rilevare da parte di quanti dubitano sull’utilizzo di tali sistemi, che tra le altre cose la sola prospettiva del potenziale uso della sorveglianza automatizzata può avere un effetto altamente dissuasivo sull'esercizio dei diritti di cui abbiamo detto, in quanto le persone - condizionate - non agiranno in modo per loro naturale al solo pensiero di essere osservate.
Ministero dell'Istruzione
#Istruzione 4+2: sono 171 gli istituti tecnici e professionali, per 193 corsi, che sono stati ammessi alla sperimentazione della nuova istruzione tecnica e professionale.Telegram
La libertà è una sola
Il 2024 si appresta ad essere un anno di celebrazioni Einaudiane. Ricorre, infatti, il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi, avvenuta il 24 marzo 1874, e ci sarà tempo per esplorare i molteplici contributi di pensiero e politici dello statista di Dogliani che fu presidente della Repubblica dal 1948 al 1955. La riflessione di inizio anno, invece, la concentriamo, per la sua attualità, su quella che è passato alla Storia come il confronto tra Benedetto Croce, il maggior filosofo italiano del XX secolo, liberale ed idealista, con Einaudi stesso sulla compatibilità tra liberalismo e liberismo e che si svolse nell’arco di ben 14 anni, dal 1928 al 1942. La premessa di una simile discussione si annida nel fatto che la lingua italiana ha una distinzione, sconosciuta nel resto del mondo, tra i due termini. Il liberalismo è più ampio ed indica la dottrina politica liberale, mentre il liberismo ne definisce la teoria economica che Don Benedetto riassumeva nel motto ottocentesco “laissez faire, laissez passer”, che implica l’assenza di interferenze dello Stato.
ll filosofo napoletano concepiva il liberalismo come una dottrina dello spirito che ben si conciliava con la sua visione della storia come incessante lotta per la libertà. Proprio questa sua dimensione spiritualistica separava il liberalismo da una semplice tecnica di gestione dell’economia, il liberismo, che poteva essere più o meno efficiente. Se per ipotesi una soluzione comunista si fosse dimostrata più efficace, «il liberalismo non potrebbe se non approvare e invocare per suo conto» l’abolizione della proprietà privata. Infatti, per Croce «il liberalismo non coincide col cosiddetto liberismo economico», con il quale aveva avuto e forse aveva ancora «concomitanze ma sempre in guisa provvisoria e contingente». Per Einaudi, invece, «il liberismo fu la traduzione empirica, applicata ai problemi concreti economici, di una concezione più vasta ed etica, che è quella del liberalismo». E, citando quello che mi sembra la miglior sintesi del suo pensiero: «La concezione storica del liberismo dice che la libertà non è capace di vivere in una società economica nella quale non esista una varia e ricca fioritura di vite umane vive per virtù propria, indipendenti le une dalle altre, non serve di un’unica volontà. Senza la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera, non esiste liberalismo».
Nel corso degli anni si è argomentato che le due posizioni non erano così inconciliabili, ma il nocciolo del pensiero einaudiano è chiaro: il liberismo è essenziale per una società libera, perché, per dirla con il grande economista Ludwig von Mises «a cosa servirebbe la libertà di stampa se tutte le tipografie fossero di proprietà dello Stato?». Tuttavia, dopo la caduta del muro di Berlino, ci si è trovati di fronte ad un’altra domanda: può un’economia di mercato libera e aperta fiorire in un regime autoritario? La questione in passato riguardava piccoli casi di studio come Singapore, Corea del Sud e il Cile di Pinochet. Questi ultimi due paesi si sono evoluti in piene democrazie e Singapore è comunque una città-Stato dove la “rule of law” e i diritti civili sono decentemente rispettati e il sistema politico, pluralistico benché sotto tutela, gode di un ampio consenso. L’evoluzione politica liberale ha portato bene e i tre paesi oggi sono floridi. Diversi i casi di Russia e Cina che a partire dagli anni ’80 hanno cominciato a liberalizzare le economie e ad aprirle al commercio internazionale.
Per il Celeste Impero si è trattato di un successo epocale, mentre la Russia (che ha gravi problemi di corruzione) ha avuto alti e bassi e nel complesso è cresciuta come una monarchia mediorientale solo grazie alle materie prime. La Cina governata da Xi sta accentuando i suoi caratteri repressivi e per certi versi totalitari, di cui la repressione degli Uiguri, a Hong Kong e in Tibet sono solo i fenomeni più visibili. Questa smania di controllo si sta estendendo anche all’economia, ambito nel quale i sussidi politici, le intromissioni e le direttive di partito si fanno sempre più pesanti. Questo atteggiamento sta scoraggiando gli investitori internazionali e locali il che, unito alle guerre commerciali in cui Pechino si trova coinvolta, ne sta frenando fortemente la crescita. In altre parole, come osservava Einaudi, senza la «la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera» e questo vale anche per la libertà economica, perché chi comanda in modo arbitrario cerca di soffocare tutti gli spazi di libertà. D’altronde, pure il nostro fascismo cominciò che voleva privatizzare le poste e finì con l’Autarchia. Insomma, la prima lezione del 2024 di Luigi Einaudi è che la libertà è una sola, non implica l’inesistenza dello Stato, anzi, ma non può essere preservata a compartimenti stagni.
L'articolo La libertà è una sola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ministero dell'Istruzione
📣 Da domani partono le #IscrizioniOnline alle classi prime della scuola primaria e secondaria di I e II grado e dei centri di formazione professionale regionali per l’anno scolastico 2024/2025.Telegram
Ministero dell'Istruzione
Dal 18 gennaio partono le #IscrizioniOnline! Dubbi nella scelta della #scuola? Sulla nuova piattaforma #Unica è possibile consultare la pagina dedicata, confrontare gli Istituti e scegliere il percorso di studi più adatto.Telegram
La gloria di Dio, una festa che ci accompagna
Invece, ritrovando la capacità di meravigliarci dei segni che Dio miracolosamente sparge intorno a noi e nella nostra vita, vedremo i segni abbondanti del suo amore e della sua gloria. C’è da ragionare però non secondo il mondo, ma secondo Dio, dunque con fede e anche con speranza.
Così, vedendo i segni della la gloria di Dio nel quotidiano anche il solito nostro vissuto diviene un momento eccezionale. E ciò come per i discepoli a Cana fa in modo che crediamo, cioè ci rafforza nella fiducia nel Signore e ci fa affrontare con coraggio le situazioni in cui tutto sembra compromesso e difficile. pastoredarchino.ch/2024/01/14/…
Traffico di droga dalla Spagna e dall'Olanda. A Napoli 29 arresti
Si rifornivano da Olanda e Spagna per approvvigionarsi di sostanza stupefacente da cedere nella provincia di Napoli: i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito un provvedimento applicativo di misure cautelari personali (custodia in carcere, arresti domiciliari e divieto di dimora) emesso dal G.I.P. del Tribunale, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 29 persone indiziate del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Dall’attività di indagine è emersa:
- la operatività di due distinte associazioni per delinquere, operanti nel territorio partenopeo che trafficava e vendeva le sostanze stupefacenti, nonché la conseguente gestione degli illeciti profitti, in favore degli affiliati, sia liberi che detenuti;
- la disponibilità, da parte degli indagati, di armi da fuoco e di veicoli dotati di un sofisticato “sistema di occultamento”.
Nel corso delle investigazioni, nel novembre del 2022 i carabinieri catturarono all’aeroporto Dubai un latitante napoletano ritenuto un broker della droga che si affidava per la raccolta delle ordinazioni della cocaina grazie alle chat criptate Encrochat. Si tratta, come noto, di un hardware e software che consentono comunicazioni criptate ritenute dai trafficanti "a prova di intercettazione". La polizia francese riuscì ad infrangere codici dell'azienda che vendeva i telefoni cellulari e si narra che l'Fbi statunitense divenne la proprietaria di un'altra società del settore, cosa che gli avrebbe consentito di catalogare le conversazioni. Tornando all’operazione condotta dai carabinieri, questi hanno complessivamente sequestrato circa un quintale di sostanza stupefacente di vario tipo, nonché armi da fuoco e autovetture dotate del “sistema di occultamento” di cui abbiano detto sopra, nonché di un ordigno esplosivo regolamentare ed alcune centinaia di munizioni di vario calibro.
Da una conversazione intercettata nel contesto delle indagini anche un cittadino albanese che si confronta con un connazionale sulle modalità di trasporto della droga e dei rischi a cui sono esposti, per esempio, quando la droga viene trasferita in una “semplice” borsa, a causa dei cani antidroga. I due sostengono che i container offrono maggiore sicurezza ma solo “sotto acqua è 100%, ma ci sta solo da Panama”, dicono. Ovvero, ai mezzi tradizionali si sta affiancando la modalità di trasferimento via sommergibile, auspicata dai due intercettati e praticata tra il Sud ed il Centro America e gli Stati Uniti.
Weekly Chronicles #61
Questo è il numero #61 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era dell’Informazione e come sopravvivere: sorveglianza di massa, algoritmi, privacy e sicurezza dei dati, crypto-anarchia e molto altro.
Nelle Cronache della settimana:
- L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono
- Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?
- Ford brevetta un sistema per far scappare di casa l’automobile
Nelle Lettere Libertarie:
- La neo-libertaria Argentina contro il caro affitti
Rubrica OpSec:
- Whatsapp hardening: metti in sicurezza la tua app
L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono
In questi giorni la SEC (Securities and Exchange Commission) ha approvato negli Stati Uniti gli ETF Bitcoin. Per chi non lo sapesse gli ETF sono dei fondi d’investimento quotati in borsa e gestiti da persone che scelgono azioni e asset con cui comporre il loro portafoglio. Da oggi, anche Bitcoin potrà rientrare in questi portafogli.
In questi giorni, come potrà confermare anche l’amico Gianluca Grossi di , se ne sono dette di cotte e di crude. Alcuni articoli1 hanno però catturato la mia attenzione, poiché parlavano di temi a noi tutti affini: Bitcoin e crypto-anarchia.
Gli autori ne sono convinti: l’approvazione dell’ETF segna il dominio della finanza tradizionale su Bitcoin, schiacciando così il sogno crypto-anarchico di Satoshi e di tutti i cypherpunk, vecchi e nuovi.
Vittorio Carlini, del Sole24Ore, ci dice:
Il sistema istituzionale ha uno strumento in più, e molto potente, per convogliare flussi di denaro sul bitcoin. In altre parole: quelle realtà tanto osteggiate diventano, se non dominus, almeno molto influenti rispetto al token. Il quale, va sottolineato, non da ora è sempre più definito asset e sempre meno valuta digitale.
E poi, continua:
La distorsione è divenuta strutturale. Il tutto a discapito di quello che era l’utopia anarchica iniziale. Ma nel sistema capitalistico, si sa, l’utopia è destinata a lasciare il passo al profitto.
Non c’è più speranza: Bitcoin non è neanche più moneta, ma un asset per la speculazione della finanza internazionale.
O ancora, Emilio Barucci dell’Huffpost ci dice invece che
“Bitcoin è stato ammesso a giocare nella Champions League della finanza e la cripto anarchica si è fatta fagocitare dal sistema”.
Personalmente, credo invece che l’approvazione dell’ETF sia una cosa buona per Bitcoin, per il mondo intero e sì — anche per chi vorrà giocare in borsa grazie agli ETF.
Credo infatti che l’ingresso nella finanza tradizionale sia un cavallo di Troia per diffondere l’idea di Bitcoin e della crypto-anarchia: come un virus all’interno di un sistema che crede di aver fagocitato la bestia.
Per spiegarmi meglio userò una metafora che ha a che fare col Cristianesimo e l’Antica Roma. Erano tipi strani i Cristiani, quasi anarchici: spesso rifiutavano di obbedire alla legge romana o di riconoscere l’autorità dell’Imperatore. Erano infatti perseguitati e generalmente mal visti dall’Impero Romano.
Con Costantino I la situazione cambiò: l’Editto di Milano legalizzo, per così dire, la religione cristiana, che diventò ben presto la religione dell’Impero. Da pazzi, anarchici e ribelli, a sacerdoti dell’Impero. Fu l’Impero Romano a domare i Cristiani, o viceversa? A ben vedere, qualche secolo dopo fu un Papa (Leo III) a incoronare Carlo Magno: i ruoli si erano invertiti e fu infine il Cristianesimo a domare l’Impero.
Penso allora che, per continuare questa metafora, Gary Gensler — presidente della SEC — passerà alla storia come un inconsapevole e riluttante Costantino I: l’uomo che consentì a questa nuova “fede” monetaria, con radici crypto-anarchiche, di infiltrarsi nel sistema ultracentenario della finanza tradizionale.
I primi effetti già li vediamo: quando mai avremmo pensato di leggere articoli mainstream che parlassero seppur superficialmente, di crypto-anarchia? Se gli antichi romani avessero avuto l’Huffpost, forse avrebbero riportato gli stessi titoli:
La religione cristiana si è fatta fagocitare dall’Impero Romano: con il sì dell’Editto di Milano sono stati ammessi a giocare nella Champions League delle religioni imperiali.
Il seme è stato piantato, e qualcosa sta già crescendo.
La crypto-anarchia non potrà mai essere eradicata da alcun sistema, poiché è un’idea che parte e si fonda nell’individualità e sulla natura stessa della tecnologia ICT, al di fuori di qualsiasi sistema. Bitcoin è uno strumento che oggi ha assunto molte forme; nessuna esclude l’altra e soprattutto nessuna sua forma nega le radici crypto-anarchiche, abbracciate invece oggi da sempre più persone.
Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.Lettera ai Romani 12:2Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?
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Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?
Gli assistenti IA hanno un grave difetto: sono tutti politically correct (allineati con una visione del mondo progressista) e reticenti nel fornire informazioni che gli sviluppatori hanno giudicato pericolose nella fase di fine tuning.
Non lo dico io, è sufficiente provare a interagire con ChatGPT per rendersene conto, anche se ormai esistono diversi studi che ne dimostrano l’allineamento politico liberal-progressista.
TarTassati
I cocktail fiscali possono essere variamente composti, usando prelievi relativi a reddito, patrimonio o consumi. Non esiste il cocktail perfetto, buono per tutte le occasioni, perché contano i gusti, le condizioni e le finalità. In certe stagioni conviene prendere più soldi dai patrimoni e in altre dalla ricchezza prodotta ogni anno; c’è il tempo in cui è saggio favorire l’accumulazione di risparmi e quello in cui usare la spesa pubblica (finanziata con il fisco) in maniera più massiccia. Di sicuro c’è un cocktail velenoso, che tracanniamo da anni, ovvero quello che insegue la spesa con il gettito anziché parametrare la prima al secondo. A forza di berlo ci si è ubriacati, facendo finta di credere che non costi e, invece, impoverisce. Al punto che il ministro dell’Economia è uscito dal bar ed è dovuto ricorrere agli spacciatori, definendolo «droga psichedelica».
Dobbiamo a Steno un film del 1959, con Totò e Fabrizi: “I tartassati”. Un commerciante che considera impossibile guadagnare, con quella enorme pressione fiscale, e un esattore, che conosce i trucchi degli evasori. Diventeranno parenti. In quel 1959, con il fisco tartassante, la pressione fiscale (il peso delle imposte sulla ricchezza prodotta) era pari al 24%. Oggi è oltre il 41%. L’evasione fiscale c’era anche nel 1959 (chiedetelo a Totò, il negoziante), ma nell’Italia di oggi per un cittadino che versa almeno un euro di imposte sul reddito ce ne sono due che non versano niente. Tradotto in termini reali significa che la pressione fiscale, per chi paga, è superiore al doppio rispetto al 1959.
Accanto a quello orrido, c’è un aspetto curioso. Qualche giorno fa uno studio della Banca d’Italia ha attirato i titoli dei giornali, ma soltanto per una sua parte: il 5% degli italiani possiede il 46% del patrimonio. Si è trascurato di leggerne il seguito: la concentrazione della ricchezza patrimoniale è da noi inferiore a quella che c’è in Francia o Germania. Ciò lo si deve al fatto che più del 70% delle famiglie italiane possiede la casa e poco meno del 30% ne possiede più di una. Si tenga presente che, con questa leva demografica, i figli sopravvissuti saranno delle piccole potenze immobiliari, mentre l’abbondante patrimonializzazione già presente è testimoniata dal fiorire delle case messe sul mercato degli affitti brevi.
Riassumendo: gli italiani che pagano le tasse sul reddito sono una minoranza che paga troppo, mentre il patrimonio è più diffuso. Quasi che si possa essere poveri e possidenti. La buona notizia è che l’evasione fiscale va scendendo (da qualche anno), la cattiva notizia è che nel 2021, fra reddito e previdenza, gli evasori portavano via alla collettività la bellezza di 83,6 miliardi. Come si è ottenuta la diminuzione, se tutti quelli che passano dal governo vogliono riformare il fisco, affermando che non funziona? Grazie ai pagamenti digitali, grazie alla fatturazione elettronica. Tutta roba cui taluni si opposero, in nome di non si sa quale libertà, ma tutta roba gradita dalle persone oneste.
Allora, mettiamo la patrimoniale? Le patrimoniali ci sono già, talune pure mascherate. Una patrimoniale secca e seria andrebbe messa sugli immobili pubblici, affinché siano venduti e i proventi usati per abbattere il debito. In quanto al resto, per gli onesti che pagano il nostro è un Paese in cui la pressione sui redditi è troppo alta e quella sul patrimonio bassa. Siamo anche passati dalla follia del bonus 110%, che è stata una elargizione patrimoniale a beneficio dei ricchi. Non ci sarebbe nulla di male nel pensare di cambiare un po’ il cocktail, specie a fronte di un debito accumulato nel mentre si accumulava patrimonio. Ma mai e poi mai si potrà fare nulla di sensato ed equo fin quando si faranno le campagne elettorali promettendo più spesa pubblica, fin quando si farà opposizione strillazzando a ogni taglio, fin quando si penserà che indebitarsi ulteriormente sia un diritto senza costo. Finché dura questa tragi-farsa l’iniquità sarà consustanziale al sistema.
La Ragione
L'articolo TarTassati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
L’antisemitismo alla base dell’antisionismo
Ricondurre la levata di scudi delle società occidentali contro Israele alla sproporzione della reazione militare decisa da Benjamin Netanyahu è un errore: il sentimento preesiste, le bombe israeliane sono solo l’occasione per dargli voce. Il sentimento ha un nome: antisemitismo.
L’antisemitismo è un sentimento antico la cui eco risuona nell’animo di ciascuno di noi. I più forti lo respingono con la ragione, i più deboli vi cedono con la pancia. Ma prima o poi tutti, anche chi non ne ha contezza, devono farci i conti. In Europa nasce nel Medioevo per motivi religiosi in seno alla Chiesa cattolica, in epoca contemporanea veste abiti politici occasionali: le teorie della razza (nate non in Gemania, come molti credono, ma in Francia col marchese de Gobineau), i diritti umani, il terzomondismo, l’antiamericanismo, l’anticapitaliamo…
L’antisemitismo emerge prevalentemente nei momenti di crisi, crisi economica e/o politica: quando il malessere sociale è forte, il sistema istituzionale debole e la paura diffusa. Gli ebrei come capro espiatorio, la loro discriminazione come lavacro identitario, il loro sacrificio come rituale di purificazione. Capita agli ebrei e non ad altri perché quella ebraica è l’unica comunità tendenzialmente chiusa e professa l’unica religione sostanzialmente contraria al proselitismo. Gli ebrei sono i diversi per eccellenza. Una diversità che offende, insospettisce, preoccupa.
Nella civilissima Harvard, università d’eccellenza statunitense, 34 associazioni studentesche hanno preso posizione contro lo Stato ebraico, giudicato “l’unico responsabile” della barbarie di Hamas, sin dalla sera del 7 ottobre, quando ancora Israele era sotto choc e non aveva reagito.
Nei campus e nelle città americane, le aggressioni fisiche nei confronti degli ebrei sono aumentate del 337%. Le bombe molotov contro le sinagoghe a Berlino, i quasi mille attacchi antiebraici in Francia, le 460 aggressioni verbali e fisiche registrate in Italia, la manomissione delle pietre d’inciampo a Roma e in tutte le capitali europee… Atti, evidentemente, antisemiti. Perché è questo l’unico caso nella Storia in cui la più che legittima critica politica ad uno Stato si accompagna di regola, nei paesi occidentali, all’aggressione fisica e verbale di singoli connazionali che di quello Stato condividono la cultura e la religione. Con i russi, per dire, oggi non capota. E non capitava neanche con i cittadini del bocco sovietico aI tempi della Guerra Fredda. Capita solo, ma guarda un po’, con gli ebrei. Gli ebrei in quanto tali, non in quanto israeliani.
Interessa nulla, alle élite occidentali, delle decine di popoli a cui stati forti, alcuni dei quali con imperitura vocazione imperiale (la Cina, la Russia, la Turchia) negano con la violenza il diritto a farsi Stato. Interessa solo la causa palestinese. E interessa perché, nella retorica, a coartare i diritti dei palestinesi non è uno Stato qualsiasi, ma lo Stato “ebraico”.
Su pressione dell’Unione Sovietica, noto paladino dei valori liberaldemocratici e del principio dell’autodeterminazione dei popoli, nel 1975 l’Assemblea generale dell’Onu approvò a larga maggioranza la risoluzione 3379 che equiparava il sionismo al razzismo. Tesi ripresa oggi dalla piattaforma politica di Black Lives Matter negli Stati Uniti, così come, nella sostanza, dal Tribunale penale internazionale dell’Aja, quello che nei giorni scorsi ha attribuito ad Israele intenti genocidari. Il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha condannato 95 volte la democrazia israeliana; poche, pochissime volte i regimi cinese, iraniano, turco, venezuelano o saudita. Al vertice di Durban del 2001 i palestinesi sono stati definiti vittime del “razzismo israeliano”. Tesi, oggi, largamente diffusa.
Diceva Martin Luther King che “se c’è l’hai con Israele sei antisemita”. Affermazione eccessiva, ma spesso, molto spesso fondata.
L'articolo L’antisemitismo alla base dell’antisionismo proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
EduINAF, il magazine di didattica e divulgazione dell’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica è entrato nel fediverso!
Il sito web di @EduINAF è stato integrato con il fediverso e può essere seguito dal vostro account!
EduINAF è il magazine di didattica e divulgazione dell’INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica. Uno spazio innovativo che dà voce alle attività di tutte le sedi dell’ente presenti sul territorio e mette in relazione la ricerca astronomica con i diversi pubblici. Risorse didattiche, rubriche, approfondimenti, corsi online, eventi trovano qui un punto d’incontro tra la comunità scientifica, gli insegnanti, gli studenti e il pubblico interessato a contenuti astronomici di qualità.
Grazie a @Marco Castellani per averci fatto accorgere di questa novità
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@ulaulaman anche noi di @informapirata :privacypride: e i nostri amici di @Le Alternative abbiamo attivato il plugin e noi siamo finiti off line per due giorni, mentre loro hanno avuto da fare un po' di prove prima di mettere le cose a punto... 😁 😄 🤣
Tra le altre cose abbiamo scoperto che menzionando nel testo del post una e una sola comunità Lemmy (nel caso vostro quella di astronomia su feddit.it sarebbe perfetta) l'estratto di quel post viene ripubblicato su Lemmy!
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
@ulaulaman anch'io ho fatto diversi tentativi, ma solo con le ultime due release sono riuscito a pubblicare su feddit.it
E l'ho fatto senza volerlo! 😁 😄 🤣
In pratica, avevo menzionato la comunità "scienza" e mi sono ritrovato il post su feddit.it
Ecco il post "incriminato": feddit.it/post/4504446
informapirata ⁂ reshared this.
GLI ATTACCHI INFORMATICI SONO LA MASSIMA PRIORITÀ DI FORMAZIONE DELL’UE. COME SI PREPARANO LE FORZE DI POLIZIA. LA CYBERSECURITY SKILLS ACADEMY
La valutazione delle esigenze di formazione strategica dell’UE (EU-STNA 2022-2025) ha collocato gli attacchi informatici come la massima priorità di formazione dell’UE. Ha inoltre riconosciuto le competenze digitali e l’uso delle nuove tecnologie come una delle otto principali lacune in termini di capacità in cui i funzionari delle forze dell’ordine necessitano di potenziamento delle capacità attraverso la formazione.
Prendere di mira i criminali che orchestrano attacchi informatici, in particolare quelli che offrono servizi penali specializzati online, è anche una delle priorità dell’UE per la lotta contro la criminalità grave e organizzata, nell’ambito del ciclo 2022-2025 della Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT).
Riconoscendo l’importanza di migliorare la capacità di cybersicurezza, nel contesto dell’agenda europea per le competenze, nell'aprile 2023, la Commissione europea ha lanciato la Cybersecurity Skills Academy, con l'obiettivo di colmare il divario riconosciuto in termini di competenze in materia di cybersicurezza e sviluppare la resilienza informatica dell'UE.
Dando seguito alle priorità di formazione strategica, nel dicembre 2022 CEPOL ha lanciato la propria analisi delle esigenze di formazione operativa (OTNA) sugli attacchi informatici. Questa analisi ha definito le competenze chiave e stabilito il livello atteso di competenze e conoscenze per i ruoli chiave coinvolti nella lotta alla criminalità informatica a livello dell'UE.
In questa analisi delle esigenze di formazione, l'indagine si è concentrata sulla mappatura delle esigenze di sviluppo delle competenze per ciascun profilo di criminalità informatica, piuttosto che sul numero di funzionari delle forze dell'ordine che necessitano di formazione. I risultati di questa ricerca verranno utilizzati per definire il portafoglio di formazione di CEPOL nel campo degli attacchi informatici, al fine di rispondere alle esigenze di formazione delle forze dell'ordine richieste a livello dell'UE.
Sulla base dei risultati, i funzionari delle forze dell’ordine che si occupano di attacchi informatici avrebbero bisogno di formazione per migliorare competenze, come programmazione, scripting, SQL, reporting e presentazione dei dati investigativi sulla criminalità informatica; gestione e tracciamento della rete; conoscenze specifiche sulla criminalità informatica, nonché sulla gestione della scena del crimine e sulla gestione delle prove elettroniche.
Cosa c’è dietro l’approccio OTNA?
Il regolamento CEPOL impone all’Agenzia di includere valutazioni e analisi delle esigenze di formazione nella sua pianificazione. CEPOL ha completato la seconda valutazione delle esigenze di formazione strategica dell'UE (EU-STNA) nel 2021, identificando le priorità di formazione a livello strategico per i funzionari delle forze dell'ordine di tutta Europa per il prossimo ciclo quadriennale 2022-2025 della piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce penali (EMPACT). Per analizzare più dettagliatamente le particolari esigenze di formazione, la CEPOL sta conducendo gli OTNA.
La metodologia OTNA è una procedura strutturata di analisi dei bisogni formativi, che prende in considerazione i risultati finali del processo EU-STNA. CEPOL progetta il suo portafoglio di formazione pluriennale basandosi sui risultati degli OTNA.
feddit.it: tutte le criticità e le potenzialità dell’alternativa italiana a Reddit tra bloggingverso e fediverso
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In diversi casi sono comunità molto piccole, quasi neonate, e diventate subito inattive perché il mod spesso era ancora l'unico a postare contenuti.....finché non è sparito.
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ce ne sono altre che sono molto morte 😀 Intendevo molte delle community che sono verso il fondo della classifica su feddit.it (es Protezione Civile, Emergenza24 e altre simili)
Cucina e Ricette se la cavicchia ancora secondo me...anch'io quando posso posto lì.
Per questo tempo fa avevo proposto di allargare un po' la tematica all'alimentazione in generale, quindi compreso news su allerte alimentari, storia di alimenti, ricerche sull'alimentazione, ecc....
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La polizia nazionale ucraina, con il supporto di Europol, dopo un anno di investigazioni ha arrestato un individuo ritenuto essere la mente dietro un sofisticato schema di cryptojacking
È stato reso noto che il 9 gennaio scorso un soggetto di 29 anni è stato arrestato a Mykolaiv, in Ucraina. Sono state perquisite tre proprietà per raccogliere prove contro il sospettato. L'arresto arriva dopo mesi di intensa collaborazione tra le autorità ucraine, Europol e un fornitore di servizi cloud, che hanno lavorato per identificare e localizzare l'individuo che ha svolto una operazione di cryptojacking.
Il cryptojacking in un ambiente cloud è un'attività dannosa; gli attori malintenzionati ottengono l'accesso non autorizzato all'infrastruttura del cloud computing e utilizzano la sua potenza computazionale per estrarre criptovalute.
Rubando risorse cloud per estrarre criptovalute, i criminali possono evitare di pagare i server e l’energia necessari, il cui costo in genere supera i profitti.
Si ritiene che il sospettato abbia estratto oltre 2 milioni di dollari (1,8 milioni di euro) in criptovalute.
Denaro gratis per gli aggressori, enormi fatture cloud per gli utenti dell'account.
I titolari degli account compromessi si ritrovano con fatture cloud enormi.
Un fornitore di servizi cloud si è rivolto a Europol nel gennaio 2023 con informazioni relative ai loro account utente cloud compromessi. Europol ha condiviso queste informazioni con le autorità ucraine, che hanno successivamente avviato un'indagine. Da allora, tutti e tre i partner hanno lavorato a stretto contatto per sviluppare piste operative e prepararsi per la fase finale dell’indagine.
Il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3) di Europol ha istituito un posto di comando virtuale il giorno dell'azione, supportando la polizia nazionale ucraina dal quartier generale di Europol, con analisi e supporto forense sui dati raccolti durante le perquisizioni.
Per difendersi dal cryptojacking del cloud, Europol incoraggia gli utenti e i fornitori del cloud a implementare solide pratiche di sicurezza:
- Controlli di accesso avanzati: utilizzare metodi di autenticazione e controlli di accesso avanzati per impedire l'accesso non autorizzato alle risorse cloud.
- Monitoraggio regolare: monitora continuamente gli ambienti cloud per attività sospette, accessi non autorizzati e utilizzo imprevisto delle risorse.
- Aggiornamenti di sicurezza: mantieni tutte le risorse cloud, incluse macchine virtuali e contenitori, aggiornate con le ultime patch di sicurezza per mitigare le vulnerabilità.
- Utilizzare servizi di sicurezza: prendere in considerazione l'utilizzo di servizi e strumenti di sicurezza cloud forniti dai fornitori di servizi cloud per migliorare la sicurezza.
Ryoma123
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