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In Cina e Asia – Pechino condanna blogger australiano alla pena di morte sospesa


In Cina e Asia – Pechino condanna blogger australiano alla pena di morte sospesa blogger australiano
I titoli di oggi:

Pechino condanna blogger australiano alal pena di morte sospesa
Vertice Indo-Pacifico, UE accusata di "doppio standard" verso Gaza
China Reinassance Holdings, a un anno dalla scomparsa si dimette il presidente
Le ciglia finte "made in Chna" spingono l'export nordcoreano
Cina, i netizen si lamentano della situazione economica del paese sul profilo Weibo dell'ambasciata americana
Malaysia, dimezzata la pena dell'ex premier Najib Razak
Il Giappone teme una nuova presidenza Trump

L'articolo In Cina e Asia – Pechino condanna blogger australiano alla pena di morte sospesa proviene da China Files.



UNA SFIDA AMBIZIOSA: IL PROGETTO EUROPEO “@ON”, GUIDATO DALLA DIREZIIONE INVESTIGATIVA ANTIMAFIA (DIA) ITALIANA


Nel numero di gennaio 2024 di Polizia Moderna, il mensile della Polizia di Stato, un approfondito articolo di Renzo Nisi (Capo del III Reparto relazioni internazionali a fini investigativi della Dia) che tratta della rete internazionale di polizia @ON, guidata dalla italiana Direzione Investigativa Antimafia (DIA).
Il progetto europeo denominato "@ON" mira a creare una rete tra le forze di polizia coinvolte, fornendo loro informazioni rapide sulle formazioni criminali internazionali su cui stanno indagando. Ciò avviene attraverso il canale sicuro “Siena” di Europol e la creazione di un database internazionale relativo alla criminalità organizzata.

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La Rete @ON annovera 45 forze di polizia di 38 paesi diversi (vedi la nota in fondo). In qualità di capofila, la Dia si impegna nello sviluppo del progetto in maniera più strategica per il contrasto alla criminalità organizzata, concretizzandone gli interventi nella vera e propria attività di indagine attraverso l'utilizzo delle potenzialità disponibili.
L’Italia e la Dia sono in prima linea in questo senso, mettendo a disposizione conoscenze e competenze per contrastare efficacemente la criminalità organizzata in tutte le sue forme. Una sfida ambiziosa, che il Paese e la Dia hanno già raccolto e sono determinati a portarla a compimento.
La Direzione Investigativa Antimafia punta sulla cooperazione internazionale contro la criminalità organizzata non solo sul fronte operativo ma anche attraverso un'operazione più proattiva di educazione delle Forze di Polizia partner straniere, per sensibilizzare sulla criminalità transnazionale e sulla criminalità di tipo mafioso. Nell'ottobre 2013 è stata adottata la Risoluzione del Parlamento Europeo sulla criminalità organizzata e sul riciclaggio di denaro. Ciò ha portato alla creazione della Rete Operativa Antimafia @ON, una rete progettata per rispondere a specifiche esigenze di intelligence e ricevere informazioni europee e italiana in contrasto alla criminalità transnazionale di tipo mafioso.

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La Rete @ON collabora con Europol e il Servizio di Cooperazione Internazionale (Scip) della Direzione Centrale di Polizia Criminale del Ministero dell’Interno, attuando quello che viene denominato il “Metodo Falcone”: centralizzare le informazioni sui gruppi criminali organizzati e snellire le procedure per gli investigatori. La Rete @ON si propone inoltre di sviluppare un approccio “amministrativo” per il contrasto alla criminalità organizzata e di tipo mafioso, recuperando i fondi criminali illecitamente acquisiti.

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Il documento della Commissione Europea "Strategia dell'Ue per la lotta alla criminalità organizzata 2021-2025" delinea gli obiettivi e gli obiettivi della Rete @ON e del progetto ISF4@ON. L’obiettivo è intensificare la repressione delle strutture della criminalità organizzata, concentrandosi sui gruppi che rappresentano maggiori rischi per la sicurezza e gli individui europei. In sintesi, il documento:
• sottolinea la necessità di un efficace scambio di informazioni tra le autorità contraccettive e quelle giudiziarie per una lotta efficace contro la criminalità organizzata,
• espande, modernizza e finanzia la Piattaforma multidisciplinare europea per la lotta alla criminalità (EMPACT), una struttura che riunisce tutte le autorità europee e nazionali per identificare e combattere le attività criminali prioritarie,
• aggiungerà al quadro "Prum" per lo scambio di informazioni sul DNA, le impronte digitali e l'immatricolazione dei veicoli,
• prevede un codice di cooperazione di polizia dell'UE per sostituire il mosaico di diversi strumenti e accordi di cooperazione multilaterale,
• tende a rendere i sistemi di informazione interoperabili per la gestione del sospetto, delle frontiere e della migrazione entro il 2023,
• migliora la cooperazione dell'UE per contrastare tipologie specifiche di reati,
• esamina le norme UE rispetto agli impatti ambientali,
• crea un accordo a livello europeo per contrastare la contraffazione, in particolare quella dei dispositivi medici,
• presenta misure contro il commercio illegale di beni culturali,
• riesamina il quadro normativo dell'UE sulla confisca dei proventi, sviluppa norme anti-corruzione, e valuta la normativa anti-corruzione dell'UE.
Per saperne di più:
- L’articolo sul web qui => poliziamoderna.poliziadistato.…
- Un fascicolo, in pdf, in italiano, contenente l’intero articolo scaricabile qui => poliziamoderna.poliziadistato.…
- Il documento (in pdf) della Commissione Europea, in italiano, scaricabile qui => eur-lex.europa.eu/legal-conten…


Nazioni che partecipano alla rete @ON: Francia, Germania, Spagna, Belgio e Paesi Bassi costituiscono con l’Italia il Core Group della Rete. Unitamente ad Europol sono partner: Ungheria, Austria, Romania, Australia, Malta, Svizzera, Repubblica Ceca, Slovenia, Polonia, Croazia, Georgia, Norvegia, Albania, Portogallo, Usa, Svezia, Canada, Lettonia, Lussemburgo, Lituania, Estonia, Bulgaria, Montenegro, Ucraina, Cipro, Bosnia-Erzegovina, Irlanda, Kosovo, Finlandia, Grecia, Moldova e Islanda.



VERSIONE ITALIANA UE E GIAPPONE RAGGIUNGONO UN ACCORDO SULLE DISPOSIZIONI RELATIVE AI FLUSSO DI DATI TRANSFRONTALIERI La Presidenza belga del Consiglio ha firmato un protocollo che include nell’accordo di partenariato economico tra l’UE e il Giappone disposizioni sui flussi di dati transfrontalieri. Questo protocollo ha lo scopo di garantire che i flussi di dati tra …


La DPA tedesca dichiara illegale lo scambio di dati tra agenzia di credito e commerciante di indirizzi vittoria di noyb in Germania in un procedimento contro l'agenzia di riferimento creditizio CRIF e il commerciante di indirizzi Acxiom CRIF/ACXIOM


noyb.eu/it/data-trading-betwee…



🇸🇾🇺🇲 La ragione della presenza militare americana in Siria riassunta in una sola foto.


La strategia dell’Unione Europea: creare un nemico per distogliere l’attenzione dai problemi interni - Giornalismo Libero
giornalismolibero.com/la-strat…



Non sappiamo ancora il nome, solo la nazionalità guineana, di un ragazzo di 22 anni, che dopo essere stato trasferito da un altro simile inferno, quello di Tra


Windy è una risorsa fondamentale per chi viaggia per lavoro o per turismo, per chi vola, per chi cammina in montagna, per chi naviga in mare...


L’Italia e la riscoperta del potere marittimo. Scrive l’amm. Sanfelice di Monteforte


L’anno appena passato ci ha lasciato in eredità una serie di conflitti che hanno spaventato la nostra opinione pubblica, e l’hanno costretta a comprendere alcune verità che, per troppo tempo, erano state sottovalutate o, quanto meno, date per acquisite. L

L’anno appena passato ci ha lasciato in eredità una serie di conflitti che hanno spaventato la nostra opinione pubblica, e l’hanno costretta a comprendere alcune verità che, per troppo tempo, erano state sottovalutate o, quanto meno, date per acquisite.

La prima di queste verità è che il nostro benessere dipende, per gran parte, dalla nostra industria manifatturiera. Siamo riusciti a migliorare la qualità di vita di una parte notevole della nostra popolazione grazie a questo indirizzo economico, che fu impostato quasi ottant’anni fa, e che ci ha reso uno dei dieci Paesi più prosperi al mondo.

La seconda verità – più precisamente il corollario di quanto visto prima – è che noi siamo un Paese di trasformazione: non avendo nel nostro territorio né alcuni cereali, né materie prime né tantomeno energia in quantità adeguata, dobbiamo importarle. Grazie a queste importazioni, possiamo anzitutto vivere, poi produrre e infine esportare prodotti finiti.

La terza e ultima verità – quella in passato più trascurata dai media – è che la nostra attività di import-export avviene per la massima parte via mare. Il commercio internazionale marittimo, quindi, è al tempo stesso la fonte primaria della nostra esistenza e dell’economia nazionale e, per converso la nostra principale vulnerabilità. Chi ci vuol male, quindi, non deve fare altro che chiudere uno dei due accessi al Mediterraneo, gli Stretti di Gibilterra e di Suez/Bab-el-Mandeb, e il gioco è fatto.

La nostra opinione pubblica e il mare

Pochi sanno che il concetto di “Potere Marittimo” è stato elaborato, per la prima volta, da un ufficiale di Marina napoletano, il comandante Giulio Rocco, il quale lo definì, nel lontano 1814, come, “nell’ordine politico una forza somma risultante da quella di una ben ordinata Marina Militare e di una numerosa Marina di Commercio” (Riflessioni sul Potere Marittimo, Lega Navale Italiana, 1911, pagina 1).

Questa definizione, ripresa mezzo secolo dopo da studiosi stranieri, indica bene la stretta connessione tra la Marina Militare e il commercio internazionale marittimo, ma non si diffuse in modo adeguato al di là dei ristretti circoli di governo. Alcuni nostri governanti, a dire il vero, avevano chiara la nostra dipendenza dal mare, tanto da istituire, poco dopo la nascita del Regno d’Italia, il Ministero della Marineria, che per decenni si occupò sia della componente marittima militare sia di quella mercantile.

Inoltre, già nel 1914 un nostro presidente del Consiglio, Antonio Salandra, dimostrò di capire bene le implicazioni strategiche di questa nostra dipendenza, tanto da affermare che, in quell’anno, “non erano venute meno le ovvie ragioni per le quali a noi era impossibile partecipare a una guerra contro Francia ed Inghilterra alleate; non l’estensione delle nostre coste indifese e delle nostre grandi città esposte; non il bisogno assoluto di rifornimenti per via di mare di cose essenziali all’economia nazionale ed alla vita stessa: grano e carbone soprattutto” (La Neutralità Italiana, Mondadori, 1928, pagg. 92-93).

Purtroppo, nel primo dopoguerra questa realtà fu trascurata, tanto che noi ci alleammo alla potenza continentale, la Germania, contro le Potenze marittime. Fu infatti, nella Seconda Guerra Mondiale, un vero miracolo che l’Italia resistesse tre anni, senza importazioni via mare di cibo e di materie prime.

Le Potenze Marittime, infatti, avevano avuto buon gioco nel tagliarci da ogni fonte di approvvigionamento oltremare, con effetti devastanti sulla nostra economia. Valga, a titolo di esempio, l’osservazione dell’ammiraglio Luigi Rizzo, presidente dei Cantieri dell’Adriatico durante il conflitto, il quale scrisse: “Ringrazio Dio che non dobbiamo lavorare sulla (corazzata) Impero, poiché l’impresa sarebbe impossibile avendo gli approvvigionamenti a gocce per poter rispettare i programmi di lavoro” (Giorgio Giorgerini, Da Matapan al Golfo Persico, Mondadori, 1989, pag. 549). Ovviamente, se l’industria bellica languiva, ancora più drammatica era la situazione delle industrie in generale, visto che non arrivavano i minerali, ma – quel che è peggio – non arrivava neanche il grano, e la fame divenne ben presto endemica.

Finita la guerra e iniziata la ricostruzione, la nostra opinione pubblica non si accorse che il nostro miracolo economico era in gran parte legato al mare, e si preoccupò solo della minaccia terrestre proveniente dal Patto di Varsavia, attraverso Tarvisio e la “Soglia di Gorizia”.

La frustrazione di chi aveva il compito di proteggere la prima fonte del nostro benessere, il commercio internazionale marittimo, fu tale che un Capo di Stato Maggiore della Marina scrisse, negli anni della Guerra Fredda, a proposito della nostra opinione pubblica: “le signore sono convinte che il mare serva per farci (sic) i bagni e i mariti credono che fatto e spedito il prodotto, tutto sia finito. Invece l’incerto ha principio proprio in quel momento. Se, arrivato al bagnasciuga, il prodotto non prosegue e non è ricambiato dalla materia prima che consente di continuare a lavorare, si muore di fame” (Virgilio Spigai, Il problema navale italiano, Vito Bianco Editore, 1963, pag. 23).

Fortunatamente, la realtà dei fatti, prima o poi, si impone all’attenzione generale e la nostra opinione pubblica ha acquisito una consapevolezza che solo qualche decennio fa non si pensava potesse conseguire.

Il primo aspetto che è balzato all’attenzione generale è che il commercio internazionale è un sistema estremamente fragile, ed è esposto a offese non solo da parte delle Grandi Potenze, le cui Marine militari sono un elemento di pressione notevole, ma anche da piccoli attori, statuali o meno, che possono sfruttare i punti sensibili delle rotte commerciali, in particolar modo le strettoie (in inglese choke points, ovvero strozzature), come è avvenuto pochi anni fa nello Stretto di Hormuz e avviene ora a Bab-el-Mandeb.

Il secondo aspetto, ancora non del tutto recepito, è che il mare è fonte di ricchezza, non solo per le proprie risorse ittiche, ma anche per i minerali e le fonti energetiche ricavabili dai fondali marini, diventati disponibili grazie alle tecnologie di estrazione sviluppate in questi ultimi decenni.

Le ricchezze fanno gola a chi non le possiede, o non è in grado di utilizzarle, e questo è vero per gli individui e, soprattutto, per gli Stati. Da qui la serie infinita di contenziosi tra nazioni confinanti sull’estensione della piattaforma continentale e della connessa Zona economica esclusiva (Zee), che garantisce allo Stato che ne esercita la sovranità il diritto esclusivo di sfruttamento.

Naturalmente, vi sono le Nazioni marittime che cercano di limitare queste rivendicazioni, in nome della libertà dei mari, e altre, invece, che tendono a “territorializzare” le acque prospicienti le loro coste.

A questo proposito, “non bisogna dimenticare che, per alcune Nazioni, i diritti di sovranità sugli spazi marittimi rappresentano interessi vitali, in quanto mettono in gioco la loro sopravvivenza economica, e quindi esse sono disposte a compiere atti che alla controparte potrebbero apparire sproporzionati” (come scrivo nel libro Guerra e mare. Conflitti, politica e diritto marittimo, Mursia, 2015, pag. 62).

Questa osservazione è ancora più vera se si parla della lotta per ampliare i propri spazi marittimi, rendendoli di uso esclusivo, quando questa non è solo animata da desiderio di ricchezza. In alcuni casi, infatti, alla rivendicazione a fini economici si aggiunge l’aspirazione a “santuarizzare” spazi marini, per evitare che potenze nemiche li possano utilizzare contro lo Stato litoraneo.

Detto questo, è bene vedere in quale situazione si trova la nostra amata Italia, che si sta proiettando sul mare, un elemento ricco di sorprese, nono sempre positive, sia per quanto riguarda il commercio, sia per quanto concerne le dispute sulle estensioni marine.

Le rotte del commercio

I mercantili che toccano i porti italiani seguono rotte ben definite, spesso con cadenza settimanale. Tra le navi di maggiori dimensioni, mentre le petroliere e le gasiere vanno direttamente ad attraccare agli appositi terminali, il traffico merci, ormai quasi tutto su container, si divide in due categorie: le navi più grandi passano dall’uno all’altro porto specializzato nello stoccaggio e transito, noto come “nodo” (Gioia Tauro ne è un esempio), dove lasciano un numero elevato di container e ne caricano altrettanti. Vi sono poi navi di dimensioni relativamente minori che collegano questi nodi ai vari terminali – porti la cui funzione è quella di consentire la distribuzione dei beni nell’entroterra, anche a centinaia di chilometri di distanza.

Le rotte alturiere maggiormente utilizzate per il nostro commercio intercontinentale sono, in primis, quelle che ci collegano al continente americano, nei due emisferi; poi viene la rotta energetica che parte dal Golfo di Guinea, e, soprattutto, la rotta che consente l’interscambio con l’Asia.

Le ultime due, ormai da almeno venti anni, sono sempre più mal frequentate, da pirati o da chi vuole esercitare pressione su di noi interrompendo o rallentando il commercio.

La rotta del Golfo di Guinea ha due problemi. Il principale è la vulnerabilità agli attacchi criminali delle navi mercantili, costrette a lunghe soste in attesa di trovare un ormeggio; il secondo riguarda l’attraversamento dello Stretto di Gibilterra, per entrare dall’oceano Atlantico al Mediterraneo, soggetto alle periodiche contese tra Paesi litoranei – Spagna, Gibilterra a nord e Marocco a sud – e alla minaccia che organizzazioni terroristiche posero alcuni anni fa ai mercantili in transito (tanto che nell’ambito dell’Operazione NATO Active Endeavour nel 2003 venne istituita la task force STROG per scortare i mercantili attraverso lo Stretto di Gibilterra).

La rotta dell’Asia è ancora più esposta, in quanto presenta una serie di strettoie e di passaggi obbligati, il cui attraversamento avviene a bassa velocità. Dalla vicina costa, quindi, è possibile colpire i mercantili di passaggio con i mezzi più vari, che vanno dai missili costieri ai droni, aerei e navali, fino ai gommoni per abbordare una nave e saccheggiarla.

Queste strettoie sono lo Stretto di Malacca, la cui notevole lunghezza espone le navi che lo percorrono a prolungati attacchi dalla costa, lo Stretto di Hormuz, sbocco della rotta del petrolio dei Paesi del Golfo Persico, il Golfo di Aden e lo Stretto di Bab-el-Mandeb, che consentono l’accesso al Mar Rosso, e infine il canale di Suez che collega quest’ultimo al Mediterraneo.

Da vari anni, tutti questi passaggi, soprattutto quelli che ci collegano all’Asia, sono stati teatro di attacchi terroristici o criminali (pirateria). Questo ha costretto le Nazioni marittime a inviare navi da guerra per proteggere i transiti, nel modo migliore possibile. Oltre a questa minaccia, il rischio di un loro blocco per dissidi tra le maggiori potenze non va trascurato.

Anzitutto, la sicurezza dello Stretto di Malacca è curata dai Paesi litoranei, la Malesia, l’Indonesia e Singapore, che hanno finalmente deposto le asce di guerra e hanno costituito l’Organizzazione ReCAAP (Regional Cooperation Agreement on Combating Piracy and Armed Robbery against ships in Asia), collaborando per garantire un transito sicuro.

Va detto, però, che gli Stretti tra Malesia e Indonesia sono essenziali per la Cina, in quanto il suo fabbisogno energetico è in gran parte soddisfatto dagli idrocarburi provenienti dal Golfo Persico. Non a caso l’India, da decenni avversario della Cina, ha militarizzato le isole Andamane e Nicobare, prospicienti gli ingressi occidentali degli Stretti, in modo da bloccare, in caso di crisi, l’afflusso di combustibili al governo di Pechino.

L’attraversamento dello Stretto di Hormuz, poi, è stato più volte bloccato dai Paesi rivieraschi, tanto da dover essere protetto, dal 2020, dalle navi della Missione europea Agénor/EMASOH (European Maritime Awareness in the Strait of Hormuz), dopo gli attacchi a petroliere da parte dei Pasdaran iraniani.

Viene quindi il golfo di Aden, dove operano, fin dal 2008, altre navi europee nella missione Atalanta, per contrastare la pirateria che si era sviluppata oltremodo nel Corno d’Africa. È interessante notare come l’operazione si svolga in coordinamento con navi indiane, cinesi e russe, anche loro impegnate nella protezione dei mercantili nazionali.

Infine, lo stretto di Bab-el-Mandeb è oggetto, da circa tre mesi, di preoccupazione crescente, avendo i ribelli Houthi, che occupano la maggior parte del territorio di quello che un tempo era lo Yemen del Nord, iniziato ad attaccare giornalmente il traffico mercantile prima in modo selettivo, poi sempre più generalizzato.

Mentre gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno reagito a questi attacchi bombardando le postazioni degli Houthi lungo la costa, nell’ambito dell’operazione Prosperity Guardian, l’Europa punta a svolgere una missione, che dovrebbe chiamarsi Aspis (o Aspides), molto più prudente, essendo a carattere puramente difensivo, per la protezione dei mercantili, sulla falsariga delle altre due operazioni in atto.

Non va dimenticato, alla fine, il Canale di Suez, che rimase bloccato per alcuni anni, dopo le guerre tra Israele e i Paesi arabi, e ora viene talvolta messo in crisi dalla scarsa manovrabilità delle navi che lo percorrono, e tendono a bloccarlo, mettendosi di traverso nel canale, nei giorni di vento forte.

Inutile dire quali sarebbero le conseguenze di una interruzione prolungata della rotta asiatica sulla nostra economia. Come si è visto prima nel 2008 a causa della pirateria e ora, in questi ultimi mesi per gli attacchi degli Houthi, ogni interruzione provoca un brusco aumento dei prezzi di trasporto, per effetto sia dei costi assicurativi, sia dei percorsi più lunghi compiuti dalle navi per evitare le zone di pericolo. Il percorso alternativo, nel nostro caso, è la circumnavigazione dell’Africa, comunemente chiamata la “Rotta del Capo” di Buona Speranza, che costringe le navi a rimanere per mare altri 7-10 giorni, con conseguente aumento dei costi di trasporto.

Ma quello che noi Italiani dobbiamo sapere è che questa “Rotta del Capo” induce i mercantili ad approdare più di frequente nei porti dell’Europa atlantica, che richiedono un percorso minore. I nostri porti, quindi, perderebbero il vantaggio di cui godono, essendo utilizzati non solo a fini nazionali, ma anche per rifornire le aree industrializzate dell’Europa Centrale.

Queste ultime, infatti, qualora fosse sbarrata la rotta attraverso il mar Rosso, ricorrerebbero ai trasporti terrestri provenienti dai porti che si affacciano sull’Atlantico, anziché dai terminali marittimi italiani della Liguria e del Triveneto. Il danno per l’economia italiana sarebbe quindi duplice.

Non bisogna, infine, dimenticare le possibili conseguenze indirette, per la stabilità del Mediterraneo, di un ricorso generalizzato alla “Rotta del Capo”. Tra le altre, un calo sensibile dei transiti attraverso il Canale di Suez priverebbe l’Egitto di uno tra i principali cespiti del Paese, causando una crisi economica devastante, simile a quella che colpì la Nazione nel 2008.

Un Egitto nuovamente in crisi, come avvenne in quegli anni, sarebbe una specie di fiaccola capace di dar fuoco alle polveri delle tensioni interne ai Paesi litoranei del Mediterraneo, con effetti drammatici sulla stabilità dei loro governi, proprio nel momento in cui l’Europa e in particolare l’Italia cercano di potenziare l’interscambio con i Paesi africani.

I contenziosi sulle acque litoranee

Un altro aspetto da considerare è la infinita serie di contenziosi, non tutti mantenuti a livello diplomatico, tra i Paesi contigui che devono delimitare le rispettive acque territoriali, ma soprattutto i confini delle Zone Economiche Esclusive.

Concentrandoci sui mari vicini a noi, va riconosciuto, anzitutto all’Italia il merito di avere definito – o di essere sulla via della definizione – in modo civile i limiti delle nostre acque territoriali e i confini delle Zee con i Paesi a noi contigui, anche favorendo le controparti in modo significativo, pro bono pacis.

Pochi altri Paesi mediterranei, purtroppo, hanno seguito il nostro esempio. Il Mediterraneo occidentale vede, anzitutto, il contenzioso tra Spagna e Marocco, che sono arrivati persino a contendersi uno scoglietto, noto come isola Perejil (isola del prezzemolo), posto nelle vicinanze dello Stretto di Gibilterra. A questo si aggiunge proprio la questione di Gibilterra, rivendicata dalla Spagna che la perse nel lontano 1703, ma non ha mai rinunciato definitivamente al suo possesso.

Nel Mediterraneo Centrale, poi, è irrisolto il contenzioso tra Libia e Tunisia per la delimitazione delle Zee, in una zona che è stata esplorata ed è risultata ricca di petrolio sotto il fondale marino. Non vanno poi dimenticati i contenziosi sulle zone di pesca tra noi e la Libia, con periodici sequestri di nostri pescherecci.

Passando al Mediterraneo Orientale, si entra in una miriade di accordi incrociati e di contenziosi senza fine: la Turchia e la Libia, tanto per iniziare da uno dei più recenti episodi, si sono spartite l’enorme zona di mare tra i due Paesi, senza riguardo per i diritti dell’Egitto e della Grecia sull’area.

Vi è poi il contenzioso ormai secolare tra Grecia e Turchia per le acque territoriali e per la Zee del mare Egeo e delle acque intorno all’isola di Creta.

Vi è quindi la disputa per le acque intorno all’isola di Cipro, quella che riguarda Siria, Israele, Egitto e Libano, per la delimitazione delle rispettive Zee, in un tratto di mare i cui fondali sono risultati ricchissimi di gas naturale.

Non parliamo poi dei mari lontani. I contenziosi sono tali e tanti che, periodicamente, il dipartimento di Stato americano pubblica un opuscolo – ormai arrivato alla quarta edizione – nel quale viene indicata la posizione del governo di Washington su ognuna di queste rivendicazioni, citando anche quanto serie siano le dispute con i vicini (Limits in the Seas. United States response to excessive natopnal maritime claims).

Tra queste, le più gravi sono quelle che hanno luogo nell’Asia Orientale, perché non hanno solo il carattere di disputa economica, ma rivestono un’importanza strategica per l’intera area.

Uno tra gli Stati che hanno avanzato le rivendicazioni più numerose, alcune delle quali decisamente controverse è la Cina, che sta compiendo sforzi notevoli, anzitutto, per militarizzare gli arcipelaghi delle Spratly e Paracel, una catena di isolotti apparentemente di scarsa importanza, ma che per la presenza di risorse energetiche nei fondali che li circondano sono rivendicati da tutti i Paesi limitrofi, dall’Indonesia alle Filippine, fino al Vietnam.

La Cina pretende il possesso di questi arcipelaghi, in nome di diritti risalenti al Medio Evo. Qualora la pretesa fosse accettata, bisogna dire, la Cina potrebbe rivendicare come acque interne tutto il mar Cinese Meridionale, impedendo il passaggio di navi da guerra di altri Paesi. Non a caso, gli Stati Uniti e alcuni loro alleati svolgono periodicamente passaggi in forze con le loro navi, compiendo quelle che vengono chiamate Freedom of Navigation Operations (Operazioni per la libertà di navigazione), scontrandosi ogni volta con la Marina cinese che cerca di disturbare il transito.

Appare chiaro, quindi, che questa rivendicazione, insieme alla disputa con il Giappone sulle isole Senkaku/Diaoyutai e alle minacciose dichiarazioni del governo di Pechino nei confronti dell’Isola di Taiwan, rientri non solo nella categoria dei contenziosi economici, bensì nella volontà di creare una fascia marittima di sicurezza intorno alla Nazione, che comprenda quella che uno stratega cinese ha definito, anni fa, la “prima catena di Isole”, che – purtroppo per la Cina – è costituita da isole che appartengono o sono rivendicate da altri Paesi.

In definitiva, con buona pace della Nuova Via della Seta, tanto reclamizzata dal governo di Pechino come ponte che dovrebbe unire e coinvolgere numerose Nazioni e agevolare relazioni amichevoli, la Cina sta procedendo per accaparrarsi il meglio dei mari del Sud Est asiatico. Questa tendenza ha avuto come effetto l’avvicinamento all’Occidente di quasi tutti i Paesi dell’area, timorosi delle pressioni cinesi.

Un breve cenno, poi, va fatto sui contenziosi riguardanti i mari del Nord e, in particolare, l’Oceano Artico, nel quale la riduzione della superficie ghiacciata ha riacceso le rivendicazioni da parte delle Potenze litoranee, specie dopo che la Rotta del Nord, prima quasi impraticabile, è aperta per un numero sufficiente di mesi all’anno. Anche in quell’area le risorse sono abbondanti e la voglia di sfruttarle è elevata. Fortunatamente, i Paesi litoranei si sono convinti sul fatto che l’ambiente artico è estremamente fragile, per cui hanno accettato limitazioni allo sfruttamento delle acque e dei fondali marini. Ciò non toglie che oggi, come ai tempi della Guerra Fredda, i sottomarini nucleari delle Grandi Potenze lo frequentino fin troppo, per assicurare la deterrenza contro l’avversario.

La corsa agli armamenti navali

Non è un caso che la Cina non si limiti a rivendicare tratti di mare e isole in misura sempre maggiore, ma stia preparandosi a sostenere con la forza le proprie pretese, creando una Marina tra le più potenti al mondo.

Questo sviluppo preoccupa non solo i vicini, e in particolar modo il Giappone, la Corea del Sud e Taiwan, ma anche l’Occidente, con gli Stati Uniti in prima fila. A questi si unisce, come si è visto, tra un tentativo di dialogo e una scaramuccia di confine, il governo dell’India, che sta prendendo sul serio la minaccia cinese, e sta costruendo uno strumento navale che sia competitivo con quello avversario, oltre a militarizzare – come si è visto – le isole Andamane e Nicobare, dalle quali si possono agevolmente bloccare lo Stretto di Malacca e gli altri passaggi tra il mar Cinese Meridionale e l’Oceano indiano, attraverso gli stretti indonesiani.

In sintesi, l’Asia sta diventando un settore nel quale la tensione in campo marittimo tenderà a salire nei prossimi anni, e il rumore delle cannonate tra navi delle parti contrapposte potrebbe far fuggire il commercio, chiudendo una rotta che per l’Italia è una tra le più importanti per il benessere della sua popolazione.

Conclusioni

L’attenzione dell’opinione pubblica italiana si è rivolta verso il mare decisamente più tardi, rispetto ad altri Paesi a noi vicini: basti pensare che in Francia si parla da anni di “marittimizzazione dei conflitti” per indicare lo stato sempre più precario dei rapporti tra nazioni marittime, e in Gran Bretagna si accenna sempre più spesso al “Secolo Blu”.

Queste espressioni, che nascondono situazioni per nulla rassicuranti, devono convincere la nostra opinione pubblica che il mare, più di prima, è un terreno di scontro e, nel migliore dei casi, di competizione. Farlo diventare un’area di collaborazione, come avviene, purtroppo, in casi ancora limitati, è per noi un’esigenza irrinunciabile. Senza pace non c’è commercio e noi da questo dipendiamo per la nostra economia e qualità di vita.

Bisogna ricordare quanto disse, oltre due secoli fa, Giulio Rocco, che avvertiva la necessità di affiancare al naviglio di commercio una flotta da guerra di adeguata capacità, contro i nemici piccoli e grandi del commercio pacifico e del mutuo rispetto in materia di sfruttamento dei fondali.

In questo, con la nostra storia di diplomazia e di mediazione, possiamo fare molto per “calmare le acque agitate”, ma dobbiamo ricordarci che una mediazione senza capacità di pressione con mezzi militari è destinata al fallimento. La nostra Marina, ancora una volta, viene chiamata a svolgere un compito di primaria importanza.


formiche.net/2024/02/italia-po…



Il 10 gennaio 2024 Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata una delegazione di personalità che partecipano, da alcuni anni, a un processo di dialogo tra m


#laFLEalMassimo – Episodio 113: Tennis e Patriottismo Fiscale


In apertura rimane oltremodo opportuno ribadire il sostegno di questa rubrica al popolo ucraino e la condanna dell’invasione perpetrata dalla Russia. Putroppo, osserviamo ancora personaggi pubblici influenti diffondere messaggi propagandistici a sostegno

In apertura rimane oltremodo opportuno ribadire il sostegno di questa rubrica al popolo ucraino e la condanna dell’invasione perpetrata dalla Russia. Putroppo, osserviamo ancora personaggi pubblici influenti diffondere messaggi propagandistici a sostegno della necessità di negoziare con la Russia in virtù una sorta perversa logica del “male minore” in base alla quale la libertà e l’incolumità degli ucraini può essere “sacrificata” per ridurre il numero complessivo di vittime di una minaccia nucleare deliberatamente esagerata per finalità di propaganda.

Negli ultimi giorni i successi sportivi del tennista Jannik Sinner oltre fare la gioia degli appassionati di questa disciplina hanno fornito un’ennesima occasione per rivelarsi ad alcuni tratti degeneri della cultura del declino del nostro paese.

Il patriota è una singolare categoria di individuo che sfrutta tutte le occasioni nelle quali un suo connazionale si distingue per qualche iniziativa meritevole o successo personale per cercare di riflettere su di se un qualche merito o soddisfazione non si sa in base a quale forma immaginaria di collegamento

Il patriota fiscale va oltre e ritiene che sostenere l’apparato disfuzionale di un paese che opprime i suoi contribuenti con imposte ingiuste ed eccessive sia una sorta di maledizione ereditaria che i cittadini italiani dovrebbero portarsi dietro a prescindere da qualsiasi considerazione di razionale gestione delle propria finanza personale.

Difficile commentare questi aspetti folkloristici e impossibile spiegargli che le imposte si pagano in base alle regole della sede fiscale che ognuno di noi può scegliere e cambiare se ritenuta non conveniente come avviene normalmente tra cittadini liberi che rifiutano lo status di sudditi ottusi.

Mi limiterò a una parafrasi: non chiedetevi quali tasse possono pagare i vostri eroi per sostenere il carrozzone nel quale vi siete condannati a vivere, pensate piuttosto a cosa potrebbe fare il vostro paese per rendere più conveniente agli individui, alle imprese e alle istituzioni eccellenti la permanenza in un ambiente che opprime i deboli e induce i forti e gli eccellenti a votare con i piedi.

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angelomincuzzi - Il mio viaggio nell’Europa dei super ricchi. Ecco perché l’Unione europea o cambia o muore. #chiarelettere https://angelomincuzzi.blog.ilsole24ore.com/2024/02/02/il-mio-viaggio-nelleuropa-dei-super-ricchi-ecco-perche-lunione-europea-o-cambia-o-muore/?refresh_ce=1​


Il mio viaggio nell’Europa dei super ricchi. Ecco perché l’Unione europea o cambia o muore. #chiarelettere angelomincuzzi.blog.ilsole24or…


Sarmat, Tupolev-M e Borei-A. Per Mosca il 2024 sarà un anno nucleare


Nel 2024, la federazione Russa perfezionerà una serie di miglioramenti concernenti la sua triade nucleare. Ognuna delle componenti dello strumento di deterrenza di Mosca andrà infatti ad acquisire nuovi asset durante i prossimi dodici mesi. Il vice-minist

Nel 2024, la federazione Russa perfezionerà una serie di miglioramenti concernenti la sua triade nucleare. Ognuna delle componenti dello strumento di deterrenza di Mosca andrà infatti ad acquisire nuovi asset durante i prossimi dodici mesi. Il vice-ministro della Difesa Alexei Krivoruchko ha dichiarato il 26 gennaio che per il 2024 gli obiettivi principali per il Ministero della Difesa riguardano l’entrata in servizio del sistema missilistico strategico Sarmat, dei bombardieri Tu-160M e del sottomarino nucleare di classe Borei-A “Knyaz Pozharsky”. Gli obiettivi sono rimasti invariati dal dicembre 2022, quando il Ministro della Difesa Sergei Shoigu annunciò i piani per le armi atomiche per l’anno successivo durante un discorso al Consiglio del Ministero della Difesa: in effetti questi strumenti avrebbero dovuto essere pronti nel 2023, ma le complicanze dovute alla guerra e alle sanzioni occidentali hanno causato una dilatazione nelle tempistiche.

Lo sviluppo del sistema missilistico Sarmat sta registrando un ritardo sempre più marcato: fino ad oggi sembra che un solo test di volo del missile abbia avuto esito positivo. Con molta probabilità la bassa redditività di Roscomos (l’agenzia nazionale spaziale russa, responsabile dello sviluppo del progetto), così come la corruzione diffusa, sono da individuare come le cause di questi rallentamenti. Nel dicembre dello scorso anno l’amministratore delegato di Roscosmos Yuri Borisov al canale televisivo Rossiya 24, ha dichiarato che la società ha perso centottanta miliardi di rubli (equivalenti a circa due miliardi di dollari) di entrate dalle esportazioni a causa del forte impatto delle sanzioni occidentali. La limitazione nell’accesso alle tecnologie e ai componenti occidentali ha reso necessaria la ricerca di alternative, il che ha portato le imprese afferenti a Roscosmos a sostenere costi addizionali, mentre si avvicinavano le date di consegna degli assets.

Per quel che riguarda la componente aerea, il Kazan Aviation Plant nella regione del Tartastan è impegnato sia nella modernizzazione dei bombardieri Tu-160, per portarli allo standard Tu-160M, che nella produzione ex novo di modelli simili. Il governo ha dichiarato in precedenza che l’azienda ha già completato quattro esemplari Tu-160M, uno dei quali è già stato trasferito nel 2022 al Ministero della Difesa,che ha continuato a testarlo insieme alla compagnia sviluppatrice Tupolev, mentre il resto degli aerei sta proseguendo i test in fabbrica. La Tupolev ha un contratto per la consegna di dieci nuovi bombardieri strategici entro il 2027. Ma queste aspettative sembrano irrealistiche: “Il Kazan Aviation Plant ha prodotto in media tra un aereo e un aereo e mezzo all’anno, e con questi ritmi non è in grado di soddisfare i piani del Ministero della Difesa” ha dichiarato Pavel Luzin, senior fellow del Center for European Policy Analysis. Anche qui, pesano le sanzioni occidentali. Sostituti russi e asiatici ai componenti di manifattura europea esistono, ma la qualità non è la stessa.

Infine vi è il lato sottomarino della triade. La agenzia di stampa statale russa Tass aveva annunciato il varo del sottomarino Knyaz Pozharsky nel 2023, anno in cui altri due sottomarini avrebbero dovuto essere impostati. Sebbene gli esperti non considerino le carenze di produzione come il collo di bottiglia del programma, il ritardo potrebbe influire negativamente sul programma di test, dato che la scadenza per la consegna del sottomarino della Marina rimane il dicembre 2024.

Nonostante i ritardi,“I piani per la posa dell’undicesimo e dodicesimo sottomarino della classe Borei-A non sono stati cancellati” ricorda Luzin. “Per le autorità russe, è necessario impegnare l’impianto produttivo con progetti per il prossimo decennio, altrimenti non è molto redditizio nell’attuale situazione politico-economica”.


formiche.net/2024/02/sarmat-tu…



LA SITUAZIONE DEL CONSUMO DI DROGHE ILLECITE IN UNIONE EUROPEA. UNA ANALISI APPROFONDITA (4 di 4), LA METANFETAMINA, GIUNGE DA MESSICO ED AFGHANISTAN, MA INIZIA AD ESSERE PRODOTTA IN EUROPA


La metanfetamina, una droga stimolante, ha un ruolo relativamente piccolo nei mercati europei degli stimolanti rispetto alla situazione globale. Tuttavia, la minaccia rappresentata dalla metanfetamina è in aumento man mano che si diffonde in nuovi mercati in altre parti d’Europa. L’Unione Europea (UE) è una zona di origine e transito per la metanfetamina prodotta in altri centri di produzione, come Iran, Nigeria e Messico. Lo sviluppo della capacità di produzione di metanfetamine in Afghanistan, la principale fonte di approvvigionamento di eroina in Europa, rappresenta una potenziale minaccia per l’UE a causa delle rotte di traffico consolidate da tempo degli oppioidi afghani. Nella maggior parte dei paesi europei la metanfetamina è usata meno comunemente rispetto all’anfetamina o alla cocaina, con un consumo concentrato principalmente nell’Europa centrale. Tuttavia, negli ultimi anni si è assistito ad un aumento dell’utilizzo in altri paesi e regioni. Il mercato europeo della metanfetamina è relativamente piccolo rispetto agli standard globali, ma la prevalenza del consumo e le dimensioni del mercato potrebbero essere sottostimate a causa del fatto che l'uso della metanfetamina in polvere viene segnalato come anfetamina nei sondaggi tra gli utenti.
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La produzione di metanfetamine in Europa avviene ora in laboratori su scala industriale nei Paesi Bassi e in Belgio, insieme ad anfetamine e MDMA. I produttori europei di droghe sintetiche stanno collaborando con i produttori messicani per sviluppare processi di produzione e sfruttare le infrastrutture esistenti per grandi quantità di droghe sintetiche. Tuttavia, le difficoltà nel controllare la disponibilità dei precursori e l’ampia gamma di sostanze presenti negli impianti di produzione sollevano preoccupazioni sulle reti criminali coinvolte nella lavorazione di molteplici tipi di droghe.
La “criminalità come servizio” è un altro problema, con le reti criminali con sede nell’UE che forniscono supporto logistico essenziale per la produzione di metanfetamine. Ciò include la fornitura di precursori, pre-precursori, sostanze chimiche ausiliarie, attrezzature e competenze nella creazione di impianti di produzione. Inoltre, rischi per la salute, la sicurezza e l’ambiente sono legati alla produzione di metanfetamine, compresi i decessi legati a incendi, esplosioni o soffocamento da monossido di carbonio o altri fumi tossici.

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La potenziale diffusione della metanfetamina sotto forma di cristalli fumabili nell’UE è motivo di preoccupazione a causa delle conseguenze sulla salute, tra cui tossicità acuta, episodi psicotici, poli assunzione e morte. L’elevata redditività del business della droga può portare a un’intensa concorrenza e rivalità tra gruppi criminali, che potenzialmente si riversano sulla società dell’UE.
La cooperazione tra le reti criminali messicane e quelle dell’UE sembra focalizzata sul commercio e sul profitto, ma a lungo termine potrebbe esserci il rischio di scontri violenti. La crescita della produzione su larga scala di metanfetamina in Europa ha il potenziale per creare ulteriori collaborazioni criminali e promuovere più corruzione lungo la catena di approvvigionamento, creando un’economia parallela.
Dal 2016 sono emersi sviluppi anche in Afghanistan, con la produzione di metanfetamine utilizzando efedrina proveniente da fonti vegetali.

Per saperne di più: European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction and Europol (2022), EU Drug Market: Methamphetamine — In-depth analysis, emcdda.europa.eu/publications/…



La responsabilità di tutti.


noblogo.org/transit/la-respons…


In Cina e Asia – Cina, Xi Jinping chiede la modernizzazione del sistema industriale


In Cina e Asia – Cina, Xi Jinping chiede la modernizzazione del sistema industriale modernizzazione
I titoli di oggi:

Cina, Xi Jinping chiede la modernizzazione del sistema industriale
Cina, Il nuovo smartphone di Samsung sceglie Ernie Bot
Stati Uniti contro le aziende tech cinesi che aiutano il PLA
AUKUS, passi in avanti per l'adesione della Nuova Zelanda

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Il ministro della guerra, non ne ha abbastanza dell'Ucraina, vuole di più. La scuola Yankee insegna bene ai nostri ministri criminali.
Crosetto: 'valutiamo anche invio di aerei nel mar Rosso' • Imola Oggi
imolaoggi.it/2024/02/03/croset…


L’Italia al comando della Missione Aspides nel Mar Rosso. Nuova responsabilità per la sicurezza collettiva


L’Italia guiderà la missione “Aspides” nell’Indo Mediterraneo con il ruolo di Force Commander, passo significativo per il ruolo di Roma per la sicurezza delle rotte marittime globali e dunque per la sicurezza collettiva. Come afferma il ministro della Dif

L’Italia guiderà la missione “Aspides” nell’Indo Mediterraneo con il ruolo di Force Commander, passo significativo per il ruolo di Roma per la sicurezza delle rotte marittime globali e dunque per la sicurezza collettiva. Come afferma il ministro della Difesa Guido Crosetto, “è un onore e una responsabilità che affrontiamo con impegno e professionalità”.

Aspides è stata concepita per affrontare le sfide nel Mar Rosso meridionale, nello Stretto di Bab el Mandeb e nel Golfo di Aden. Queste acque sono vitali per il commercio internazionale, ma sono anche soggette a minacce complesse prodotte dalle attività degli Houthi, organizzazione yemenita che sta sfogando i suoi interessi (orientati ad acquisire maggiore standing regionale da poter spendere nelle trattative in corso per la risoluzione della guerra civile in Yemen).

Gli Houthi dichiarano di agire per rappresaglia contro l’invasione israeliana della Striscia di Gaza, ma fanno parte del raggruppamento dell’Asse della Resistenza a guida iraniana – mobilizzato in tutta la regione per sfruttare l’opportunità della guerra israeliana e creare complicazioni allo stato ebraico e soprattutto agli Stati Uniti e all’Occidente in generale. Aspides mira a garantire la sicurezza delle rotte marittime e a proteggere le navi da guerra e i trasporti commerciali, mentre la regione è in una condizione profonda di caos, come dimostrano i bombardamenti americani della scorse notte.

Questa notte gli Stati Uniti hanno lanciato per colpire gruppi militanti sostenuti dall’Iran in Iraq e Siria. Si tratta di un’azione di rappresaglia potente – sono stati condotti 85 raid in siti diversi, impiegando 115 ordigni, secondo il comunato del Pentagono – per un attacco dalla Resistenza Islamica in Iraq, un ombrello che racchiude diverse milizie sciite filo-iraniane, che ha ucciso tre soldati Usa alla base Tower 22 in Giordania. Washington ha già dichiarato che la reazione americana non si fermerà qui, e dunque la situazione generale nella regione – dove tutto si lega, dalle azioni delle milizie sciite e degli Houthi alle attività politiche delle potenze interne ed esterne – tenderà a rimanere tesa.

È all’interno di questo contesto che l’Italia, con la sua lunga tradizione marittima e competenza militare, assume il comando di Aspides. Come Force Commander, avrà la responsabilità di coordinare le operazioni, pianificare le missioni e garantire la collaborazione tra le forze navali coinvolte. “L’Italia è pronta a guidare con fermezza e saggezza. La nostra esperienza e dedizione saranno fondamentali per il successo della missione”.

Oltre alle navi da guerra, Aspides impiegherà asset aerei “spia”. Questi aeromobili forniranno sorveglianza e intelligence essenziali per monitorare attività sospette e prevenire minacce. L’Italia contribuirà con risorse aeree avanzate, garantendo una copertura completa e una risposta tempestiva.

L’headquarter della missione sarà a Larissa, in Grecia. Questa posizione strategica favorirà la comunicazione tra i Paesi partecipanti e semplificherà la pianificazione e l’esecuzione delle operazioni. Larissa, con la sua posizione centrale nel Mar Rosso, è la scelta ideale per coordinare questa missione cruciale.


formiche.net/2024/02/litalia-a…



Cercasi Stato disperatamente di Matteo Grossi


“Dall’Italia di ieri, povera ma ottimista, sopravvissuta a due feroci guerre mondiali e al ventennio fascista, all’Italia di oggi, ricca ma pessimista, che si piange addosso. Siamo cittadini solidali divenuti menefreghisti in uno Stato che era rigoroso e

“Dall’Italia di ieri, povera ma ottimista, sopravvissuta a due feroci guerre mondiali e al ventennio fascista, all’Italia di oggi, ricca ma pessimista, che si piange addosso. Siamo cittadini solidali divenuti menefreghisti in uno Stato che era rigoroso e che è diventato flaccido? È la domanda a cui cerca di rispondere questo libro di Matteo Grossi, un viaggio alla ricerca dello Stato efficiente che ci manca e dei cittadini esemplari che (in buona parte) non siamo. Un viaggio senza sconti nel fare l’elenco di ciò che non va. Da una politica a portata di bonus e che premia chi non vuol lavorare mentre tartassa chi produce. Dalla crisi della sanità all’inefficienza della burocrazia. Uno Stato che dà la sensazione di aiutare chi può aiutarsi da solo e di ignorare chi si distingue per il merito. Tutte inefficienze che costano. Salate. Anzi, salatissime. “Cercasi Stato disperatamente” non è un libro per scappare, ma per restare. Per restare liberi, sempre. Anche in tempi di guerre.” Prefazione di Claudio Brachino.

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EL SALVADOR AL VOTO. Bukele tornerà presidente ma la povertà minerà la sua popolarità


Il peggioramento delle condizioni di vita della popolazione rischia di creare un cortocircuito tra propaganda, repressione e stato reale nella vita delle persone. L'articolo EL SALVADOR AL VOTO. Bukele tornerà presidente ma la povertà minerà la sua popol

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di Andrea Cegna*

Pagine Esteri, 3 febbraio 2024 – Domani si vota in Salvador. L’esito dell’elezione presidenziale è dato per scontato. Nayib Bukele tornerà ad essere presidente in quello che più che un voto si annuncia come un plebiscito. Alcuni sondaggi indicano che potrebbe prendere fino al 90% delle preferenze, anche perché che le opposizioni sono inesistenti e mancano, tristemente fatto necessario nella politica di oggi, di un leader credibile.

Bukele vincerà nonostante la sua candidatura abbia mostrato diverse criticità per dubbi costituzionalità. La carta fondamentale del Salvador infatti non darebbe la possibilità di un secondo mandato. L’articolo 154 della Magna Carta decreta in 5 anni il mandato “senza che la persona che ha esercitato la Presidenza possa continuare le sue funzioni un giorno di più”, mentre l’articolo 248 vieta qualsivoglia riforma costituzionale riguardante l’alternanza nell’esercizio della presidenza della Repubblica e l’articolo 75 che sanziona con la perdita dei diritti di cittadino coloro che promuovono la rielezione o la continuazione del presidente. Tuttavia con un colpo di mano nel 2021 Bukele, cambiando la maggior parte dei giudici della Corte Costituzionale, ha fatto rivedere la materia e grazie alla sentenza che dice “una persona che esercita la Presidenza della Repubblica e non è stato presidente nel precedente periodo immediato, può partecipare alla competizione elettorale per una seconda volta” si è dimesso alcuni mesi fa così da potersi “legittimamente” ricandidare.

Ma è il sostegno popolare di cui gode oggi a permettergli di correre nuovamente. Sostegno che si basa tutto sul “successo” dello stato di eccezione contro pandillas e maras, ossia la criminalità organizzata. Si tratta di una legge speciale che ha condotto nell’ultimo anno circa il 10% della popolazione maschile in carcere, alzato il potere discrezionale della polizia, e messo in moto azioni repressive contro la delinquenza comune, senza però agire sulle cause che spingono migliaia di salvadoregni ad entrare nei gruppi criminali. Anzi la povertà si sta allargando nel paese e questo fattore rischia di creare un cortocircuito tra propaganda, repressione e stato reale nella vita delle persone. Certo è che ad ora il sostegno verso Bukele è talmente alto che vedere, o cercare di vedere, spazi di crisi della sua futura presidenza è difficile.

Un vaticinio però circola in diversi ambienti del paese. Molte voci sostengono che scemerà il sostegno allo stato d’emergenza e la crescente povertà metterà in crisi il presidente. Nell’ottobre dello scorso anno un rapporto della Banca Mondiale sosteneva che “sebbene negli ultimi anni il debito sia diminuito, è ancora superiore ai livelli prepandemia e la posizione fiscale del paese rimane fragile. Il governo è sottoposto a pressioni di liquidità dovute alla riduzione delle alternative di finanziamento. Un quadro di bilancio a medio termine ben definito potrebbe ridurre l’incertezza e consentire al paese di recuperare la capacità di emettere debito sui mercati internazionali per promuovere una crescita sostenibile”.

A luglio il governo di Bukele ha reso pubblica una sua inchiesta fiscale che rileva come la popolazione in povertà, cioè le cui entrate sono insufficienti a coprire le spese di base, sia aumentata a 1,87 milioni di persone nel 2022, cifra record che ha superato quella registrata nei quattro anni precedenti. Uno studio di fine 2023 realizzato dal Centro di studi di opinione pubblica (CEOP) di FUNDAUNGO dice: “Alla fine del 2023, sette persone su 10 (69,9%) segnalano che l’economia è il problema più grave che il paese deve attualmente affrontare. Il 4,4% indica problemi associati all’insicurezza e la violenza, il 2,2% a problemi politici e di governance, l’1,8% segnala il regime di deroga, lo 0,1 % il COVID 19 e l’8,3 % per altri tipi di problemi. Il 9 % della la popolazione non riconosce alcun problema particolare, mentre il 4,3% non sa e non risponde”.

Nel corso del tempo si osserva come la percezione dell’insicurezza e della violenza siano diminuite gradualmente, a partire dalla fine del 2021, così come la percentuale di segnalazioni che la indicavano come problema più grave del paese. Pertanto il tema dell’economia ha cominciato ad essere identificato come la principale preoccupazione della popolazione salvadoregna, passando dal 28,9% nel novembre/dicembre 2021 al 69,9 % nel novembre/dicembre 2023. Inoltre, il COVID 19 non è più stato segnalato come motivo di preoccupazione più pressante tra la popolazione, passando dal 10,2 % alla fine del 2021 a solo lo 0,1 % nella misurazione novembre/dicembre 2023”.

Ora Bukele si “gode” i risultati della sua guerra alle pandillas ma con la povertà crescente e l’incapacità di affrontare le questioni socio/politiche/economiche che hanno permesso la crescita del crimine cosa succederà? Pagine Esteri

12272509*Giornalista-pubblicista nato nel 1982. Attualmente collaboratore di diverse testate tra cui Il Manifesto, Radio Onda d’Urto, Radio Popolare, Altreconomia, Il Fatto Quotidiano, Desinformemonos. Ho iniziato conducendo programmi a Radio Lupo Solitario, in provincia di Varese. Ho scritto anche dei libri, l’ultimo “Cosa Succede in Città” per Prospero Editore.

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La sanità privata lancia il Family doc, assalto alla medicina di base l La Notizia

«L’ultimo boccone a cui aspira la famelica sanità privata è il medico di base. Prima terra di conquista è il Veneto, dove la BMed Me.di.ca Group, un centro di sanità privata, ha deciso di lanciare a Mestrino, un Comune in provincia di Padova, il Family doc che altro non è che il vecchio caro medico di famiglia a pagamento. Si legge sul sito: “Si chiama Family Doc, ed è un servizio di medicina interna in regime privato, con un tocco di simpatia e calore familiare. Con noi, sentirsi a proprio agio è la norma, al costo di 50 euro”.»

lanotiziagiornale.it/la-sanita…



VERSIONE ITALIANA TUNISIA, IL PARLAMENTO STA DISCUTENDO UN DISEGNO DI LEGGE PER INTRODURRE DOCUMENTI DI IDENTITA’ CHE MEMORIZZINO ELETTRONICAMENTE I DATI DEL TITOLAREIl Parlamento tunisino sta discutendo in questi giorni un disegno di legge che prevede l’introduzione di documenti di identificazione elettronici per i quali è prevista la memorizzazione in formato elettronico dei dati dei …


LA SITUAZIONE DEL CONSUMO DI DROGHE ILLECITE IN UNIONE EUROPEA. UNA ANALISI APPROFONDITA (3 di 4), ANFETAMINA, LA PIÙ PRODOTTA IN EUROPA, ANCHE PER IL MERCATO DEL MEDIO ORIENTE


L’anfetamina è la droga stimolante sintetica più diffusa nel mercato europeo della droga, in concorrenza con la cocaina e altre sostanze psicoattive. La sua prevalenza è superiore a quella della metanfetamina nella maggior parte degli Stati membri dell’UE. I prodotti illeciti di anfetamine consistono principalmente in polveri o paste mescolate con altri ingredienti, come lattosio, destrosio o caffeina. Il valore annuo stimato del mercato al dettaglio delle anfetamine nell’UE è di almeno 1,1 miliardi di euro.
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La produzione europea è concentrata in gran parte nei Paesi Bassi e in Belgio, dove la produzione è complessa, su larga scala e basata sul precursore farmaceutico BMK. Parte dell'anfetamina prodotta nell'UE viene utilizzata per produrre compresse di captagon, che vengono commercializzate principalmente verso i mercati di consumo del Medio Oriente. L’UE è un importante mercato globale per l’anfetamina, consumata principalmente sotto forma di polvere o pasta. Nei Paesi Bassi e in Belgio viene prodotta in laboratori illegali dove possono essere prodotte anche altre droghe sintetiche. Le reti criminali olandesi hanno esteso le loro attività produttive alla Germania e ad altri paesi dell'UE. Le compresse Captagon sono prodotte anche nell'UE, principalmente nei Paesi Bassi. Gli impianti di produzione sono spesso allestiti in regioni remote, in aziende agricole o magazzini, dove i rischi di rilevamento sono minori. Il metodo Leuckart, che richiede BMK (o uno qualsiasi dei suoi prodotti chimici alternativi), è il modo più comune di produrre anfetamine in Europa. La tratta all’interno dell’UE presenta un quadro complesso e dinamico, che vede coinvolti numerosi gruppi criminali e individui. La tratta all’interno dell’UE viene effettuata principalmente utilizzando metodi di trasporto terrestre, nonché servizi postali e pacchi. La quantità di anfetamine sequestrate nell’UE è rimasta relativamente stabile, ma nel 2019 e nel 2020 Grecia e Italia hanno sequestrato 9,6 tonnellate e 14,2 tonnellate di compresse di captagon in transito verso la penisola arabica. Le reti criminali coinvolte nel traffico illecito di anfetamine sono orientate al business, cooperative e adattabili.

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Nel 2021, ultimo anno del quale si hanno dati utili, circa 36 milioni di persone hanno utilizzato anfetamine o metanfetamine. Il mercato globale delle anfetamine è più piccolo del mercato delle metanfetamine e rappresenta il 16% dei sequestri globali di stimolanti di tipo anfetaminico tra il 2017 e il 2021. Più della metà della quantità totale di anfetamine sequestrate in questo periodo è stata sequestrata nel Vicino e Medio Oriente e nel sud-ovest asiatico, mentre l’Europa rappresenta poco meno di un quarto (24%) della somma sequestrata.

Per saperne di più: European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction and Europol (2023), EU Drug Market: Amphetamine — In-depth analysis, emcdda.europa.eu/publications/…



di Maurizio Acerbo A nome del Partito della Rifondazione Comunista faccio i più calorosi auguri a Angela Davis per i suoi 80 anni - compiuti il 26 gennaio


Da giorni, in molti paesi Europei, vi sono mobilitazioni importanti da parte degli agricoltori. Ho assistito a #Bruxelles alla protesta più eclatante. Gli agr



Gli ambasciatori dei 27 Paesi dell’Unione Europea hanno approvato all’unanimità il primo regolamento completo al mondo per l’intelligenza artificiale, approvando l’accordo politico raggiunto a dicembre. A dicembre, i politici dell’UE hanno raggiunto un accordo politico sui principali punti critici dell’AI Act, un...


📌 Aperte le iscrizioni agli eventi formativi di Fiera Didacta Italia 2024, il più importante appuntamento fieristico dedicato all’innovazione didattica, che si svolgerà alla Fortezza da Basso a Firenze dal 20 al 22 marzo.


Indagine sul Fediverso: i risultati del nostro sondaggio – 1a parte


Dopo la premessa introduttiva, iniziamo a presentare le prime considerazioni sui risultati del nostro sondaggio sul Fediverso. In questo post analizzeremo soprattutto gli aspetti generali, ma ricordiamo che i dati in questione non possono avere un signifi

Dopo la premessa introduttiva, iniziamo a presentare le prime considerazioni sui risultati del nostro sondaggio sul Fediverso. In questo post analizzeremo soprattutto gli aspetti generali, ma ricordiamo che i dati in questione non possono avere un significativo valore statistico, perché il campione di riferimento è stato condizionato dall’accesso ai nostri canali informativi (il blog e gli account…

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Dopo la premessa introduttiva, iniziamo a presentare le prime considerazioni sui risultati del nostro sondaggio sul Fediverso. In questo post analizzeremo soprattutto gli aspetti generali, ma ricordiamo che i dati in questione non possono avere un significativo valore statistico, perché il campione di riferimento è stato condizionato […]

informapirata.it/2024/02/02/in…




I Paesi dell’UE danno il via livera alle nuove regole sull’intelligenza artificiale. Secondo quanto annunciato dalla presidenza di turno belga del Consiglio dell’Ue, gli ambasciatori dei Ventisette riuniti in Coreper hanno adottato la posizione del Consiglio dell’UE sull’Artificial Intelligence Act,...

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Rossella Latempa
@ilgallo
Beh allora non trovo niente di ragionevole in quella circolare.
Se mio figlio fosse tra gli studenti schedati come “fragili” e quindi destinati a corsi di potenziamento pomeridiano, vorrei capire in base a quali criteri è stato valutato, vedere la prova che ha svolto, conoscere i nomi di chi la ha corretta.
È possibile fare questo con gli esiti dei test INVALSI? No.
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Rossella Latempa
@ilgallo
Qual è il senso di questa operazione, se come dici tu, nessuno meglio di un maestro o un insegnante conosce le fragilità degli studenti? Cosa può aggiungere un esito statistico non controllabile proveniente da risposte a quesiti non accessibili alla conoscenza del maestro? Nulla.
Ma l’etichetta di fragile rimane nel database scolastico. E non solo.
Quanto costa questa operazione, moltiplicata per milioni di studenti?
Chi la ha decisa?

Informa Pirata reshared this.




GAZA. Le immagini della devastazione e la distruzione delle case per impedire il ritorno dei profughi


Un'indagine del quotidiano inglese The Guardian, utilizzando immagini satellitari e video open source, ha messo insieme prove visive della terribile devastazione della Striscia di Gaza dopo 119 giorni di bombardamenti. L'articolo GAZA. Le immagini della

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Pagine Esteri, 2 febbraio 2024. Un’indagine del quotidiano inglese The Guardian, utilizzando immagini satellitari e video open source, ha messo insieme prove visive della terribile devastazione della Striscia di Gaza dopo 119 giorni di bombardamenti. Le zone distrutte o danneggiate ricoprono la maggior parte della cartina geografica.

È possibile visionare il “prima e dopo” di diverse aree e quartieri che sono stati non solo danneggiati dai bombardamenti ma successivamente appiattiti e livellati dalle ruspe dell’esercito israeliano. I militari hanno cambiato la geografia dei luoghi creando crateri, avvallamenti, sentieri militari e livellando campi sportivi, terreni agricoli, cimiteri, interi quartieri residenziali.

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A Beit Hanoun, ad esempio, una città nel nord-est di Gaza circondata da terreni agricoli che nel 2017 ospitava circa 50.000 persone, un quartiere residenziale con più di 150 edifici è stato appiattito. Una scuola delle Nazioni Unite è stata fatta saltare in aria, gli ospedali sono stati distrutti o gravemente danneggiati. Si stima che almeno il 39% dei terreni agricoli del nord della Striscia sia stato distrutto.

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Particolare Beit Hanoun – PRIMA

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Particolare Beit Hanoun – DOPO

I bombardamenti e l’invasione di terra dell’esercito non solo hanno costretto 1,9 milioni di persone a lasciare le proprie case, divenendo sfollati, ma di fatto ne impediscono il ritorno. La distruzione deliberata, completa o parziale delle abitazioni, viene utilizzata in guerra proprio per rendere impossibile il ritorno dei profughi. Alcuni esperti hanno coniato per questo il termine “domicidio” e chiesto che l’azione venga legalmente riconosciuta come strumento e crimine di guerra.

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Non solo le abitazioni ma anche le università, le moschee, i supermercati sono stati letteralmente distrutti. I bulldozer sono entrati anche negli stadi di calcio, rendendoli completamente inutilizzabili. Grandi e piccoli cimiteri sono stati appiattiti dalle ruspe che hanno distrutto le lapidi, schiacciato e mischiato i resti dei defunti, rendendo impossibile recuperare le ossa.

L’analisi dei dati satellitari di Corey Scher della City University di New York e Jamon Van Den Hoek dell’Oregon State University rivela che tra il 50% e il 62% di tutti gli edifici di Gaza sono stati danneggiati o distrutti. Ma la stima potrebbe essere ottimistica: la distruzione totale è più semplice da individuare dalle immagini ma è quasi impossibile stabilire il numero degli edifici danneggiati quanto l’entità stessa dei danni.

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“Dheisheh resiste”, una campagna a sostegno del campo profughi palestinese


Associazione Ya Basta! Êdî bese! e ACS italia hanno lanciato una campagna per realizzare progetti e azioni di sostegno a supporto della popolazione che vive una crisi economica e umanitaria L'articolo “Dheisheh resiste”, una campagna a sostegno del campo

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Pagine Esteri, 2 febbraio 2024. Dopo il 7 ottobre la vita per i palestinesi in Cisgiordania è diventata ancora più complicata, soprattutto per coloro che vivono all’interno dei campi profughi. La povertà ha raggiunto livelli preoccupanti, la situazione umanitaria continua a peggiorare. Associazione Ya Basta! Êdî bese! e ACS italia hanno lanciato la campagna Dheisheh Resiste, per realizzare progetti e azioni di sostegno a supporto della popolazione del campo profughi palestinese. Di seguito il comunicato stampa relativo all’iniziativa:

Dopo gli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e l’inizio della durissima rappresaglia dell’esercito israeliano, appoggiata dalle principali forze occidentali, la Palestina è sprofondata in una crisi gravissima. Mentre nella Striscia di Gaza è in corso un genocidio e un’emergenza umanitaria senza precedenti, violenze indiscriminate stanno avendo luogo in tutti i territori palestinesi occupati. Ancora una volta, i campi profughi diventano i bersagli più colpiti. La situazione del campo di Dheisheh, da sempre difficile, si sta facendo ogni giorno più critica.

Mentre a Gaza gli aiuti umanitari vengono bloccati al confine o in molti casi saccheggiati per essere rivenduti al mercato nero, in Cisgiordania molte organizzazioni umanitarie internazionali hanno sospeso i loro programmi e vengono continuamente ostacolate dalle autorità israeliane che annullano visti di lavoro e impediscono l’ingresso degli operatori nei territori occupati.

La nostra priorità è quella di garantire alle fasce più vulnerabili della popolazione del campo l’accesso a cibo, prodotti igienici e farmaci, che sono diventati sempre più costosi e difficili da ottenere a causa delle restrizioni di movimento, delle incursioni dell’esercito e delle difficoltà economiche.

Stiamo lavorando direttamente con le organizzazioni attive nel campo di Dheisheh, coordinate dal Comitato Popolare del campo. Abbiamo individuato insieme i bisogni e fissato i primi obiettivi. Le esigenze tuttavia sono ben maggiori e sempre di più: con Il vostro contributo riusciremo ad ampliare ulteriormente la nostra platea di beneficiari.

  • Distribuzione pacchi alimentari: 150 famiglie del campo riceveranno periodicamente un pacco con generi di prima necessità.
  • Fondo emergenza: 100 persone del campo che devono affrontare urgenti spese in materia di assistenza legale, medica o scolastica, verranno supportate economicamente in base alle necessità.
  • Cash for work: 30 persone che hanno perso il lavoro a causa del blocco israeliano riceveranno un’equa retribuzione per svolgere attività a servizio della comunità del campo

Sostieni e condividi il crowdfunding: dona ora su Produzioni dal basso -> https://sostieni.link/35244

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L'articolo “Dheisheh resiste”, una campagna a sostegno del campo profughi palestinese proviene da Pagine Esteri.



#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta dell’IIS “Giordani” di Caserta che con i fondi #PNRR dedicati alla #scuola 4.0 sta realizzando aule e laboratori innovativi.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.



L’Occidente e il resto del mondo
l World Politics Blog

"Dietro la definizione Nord del mondo si raccolgono gli interessi dell’Occidente e dei paesi avanzati, insomma il blocco imperialista egemone che prova a costruire il mondo a propria immagine e somiglianza e non esita a imporre fame, olocausti e guerre per affermare la propria supremazia. In altri termini potremmo parlare di un colonialismo che si rinnova ma conserva le proprie caratteristiche come il drenaggio di ricchezza dalle regioni colonizzate."

giuliochinappi.wordpress.com/2…



LA SITUAZIONE DEL CONSUMO DI DROGHE ILLECITE IN UNIONE EUROPEA. UNA ANALISI APPROFONDITA (2 di 4), COCAINA, LA PIÙ UTILIZZATA


La cocaina è la droga stimolante illecita più comunemente utilizzata in Europa, con livelli di consumo che variano da paese a paese. Circa 14 milioni di adulti nell’Unione europea (di età compresa tra 15 e 64 anni), ovvero quasi il 5% di questa fascia di età, hanno provato la cocaina nel corso della loro vita, di cui circa 3,5 milioni ne hanno fatto uso nell’ultimo anno. La cocaina è stata tradizionalmente utilizzata in due forme principali: sale cloridrato, spesso definito "cocaina in polvere", e una forma base libera e fumabile, spesso definita "crack". I consumatori abituali di cocaina possono riscontrare problemi più gravi e circa il 60% dei consumatori di cocaina che entrano in terapia riferiscono di utilizzare la droga tra i 2 e i 7 giorni alla settimana.
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Dati recenti suggeriscono che il consumo di cocaina e i danni associati potrebbero essere in aumento in Europa. Dei 15 paesi che hanno comunicato informazioni sufficienti sulla prevalenza del consumo di cocaina dal 2019, 8 hanno riportato stime del consumo dell’anno scorso più elevate rispetto alla loro precedente indagine comparabile, 5 avevano stime stabili e 2 stime inferiori. Questi modelli si riflettono anche nei dati sulle persone che entrano in terapia per la prima volta per problemi di cocaina, sono aumentati in 14 paesi secondo i dati sinora disponibili, tra il 2014 e il 2020.
I danni alla salute associati al consumo regolare di cocaina comprendono dipendenza, problemi cardiaci e di salute mentale e un aumento del rischio di incidenti. I danni possono essere esacerbati quando la cocaina viene utilizzata insieme all’alcol. L'iniezione di cocaina e il consumo di cocaina crack sono associati ai maggiori rischi per la salute. Nel 2020, si sono verificati circa 473 decessi correlati alla cocaina, ovvero circa il 13,5% di tutti i decessi indotti dalla droga con accertamenti tossicologici post mortem in questi paesi. La maggior parte di questi decessi sono stati attribuiti a overdose di droga, ma nella maggior parte dei casi sono state rilevate anche altre sostanze, principalmente oppioidi.

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La cocaina viene trafficata in Europa dai paesi produttori del Sud America sia via aerea che via mare utilizzando una serie di metodi e rotte. Nel 2020, per il quarto anno consecutivo, è stata sequestrata la quantità più alta mai vista di cocaina, 214,6 tonnellate, nell’UE, in Norvegia e in Turchia. I primi dati sui sequestri di un numero limitato di paesi nel 2021 suggeriscono che la quantità sequestrata in tutta Europa è aumentata ancora una volta.

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Le restrizioni adottate per affrontare la pandemia di Covid-19 nel 2020 hanno avuto un certo impatto sul commercio di cocaina, ma nel complesso la coltivazione, la produzione e il traffico di cocaina in Europa sono continuati durante questo periodo e potrebbero addirittura essere ulteriormente aumentati.

Per saperne di più: European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction and Europol (2022), EU Drug Market: Cocaine — In-depth analysis, emcdda.europa.eu/publications/…



📣 L’obiettivo del Liceo del #MadeinItaly è valorizzare, promuovere e tutelare le eccellenze italiane.

Le #IscrizioniOnline sono aperte fino al #10febbraio2024 su #Unica.

Qui le scuole che hanno aderito ▶️ unica.istruzione.gov.



Regu(AI)ting Health: Lessons for Navigating the Complex Code of AI and Healthcare Regulations


Authors: Stephanie Wong, Amber Ezzell, & Felicity Slater As an increasing number of organizations utilize artificial intelligence (“AI”) in their patient-facing services, health organizations are seizing the opportunity to take advantage of the new wave o

Authors: Stephanie Wong, Amber Ezzell, & Felicity Slater

As an increasing number of organizations utilize artificial intelligence (“AI”) in their patient-facing services, health organizations are seizing the opportunity to take advantage of the new wave of AI-powered tools. Policymakers, from United States (“U.S.”) government agencies to the White House, have taken heed of this trend, leading to a flurry of agency actions impacting the intersection of health and AI, from enforcement actions and binding rules to advisory options and other, less formal guidance. The result has been a rapidly changing regulatory environment for health organizations deploying artificial intelligence. Below are five key lessons from these actions for organizations, advocates, and other stakeholders seeking to ensure that AI-driven health services are developed and deployed in a lawful and trustworthy manner.

Lesson 1: AI potential in healthcare has evolved exponentially

While AI has been a part of healthcare conversations for decades, recent technological developments have seen exponential growth in potential applications across healthcare professionals and specialties requiring response and regulation of use and application of AI in healthcare.

The Department of Health and Human Services (“HHS”) is the central authority for health sector regulations in the United States. HHS’ Office for Civil Rights (“OCR”) is responsible for enforcement of the preeminent federal health privacy regulatory framework, the Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA) Privacy, Security, and Breach Notification Rules (“Privacy Rule”). A major goal of the Privacy Rule is to properly protect individuals’ personal health information while allowing for the flow of health data that is necessary to provide quality health care.

In 2023, OCR stated that HIPAA-regulated entities should analyze AI tools as they do other novel technologies; organizations should “determine the potential risks and vulnerabilities to electronic protected health information before adding any new technology into their organization.” While not a broad endorsement of health AI, OCR’s statement suggests that AI has a place in the regulated healthcare sector.

The Food and Drug Administration (“FDA”) has taken an even more optimistic approach toward the use of AI. Also an agency within HHS, the FDA is responsible for ensuring the safety, efficacy, and quality of various pharmacological and medical products used in clinical health treatments and monitoring. In 2023, the FDA published a discussion paper intended to facilitate discussion with stakeholders on the use of AI in drug development. Drug discovery is the complex process of identifying and developing new medications or drugs to treat medical conditions and diseases. Before drugs can be marketed to the public for patient use, they must go through multiple stages of research, testing, and development. This entire process can take around 10 to 15 years, or sometimes longer. According to the discussion paper, the FDA strives to “facilitate innovation while safeguarding public health” and plans to develop a “flexible risk-based regulatory framework that promotes innovation and protects patient safety.”

Lesson 2: Different uses of data may implicate different regulatory structures

While there can be uncertainty regarding whether particular data, such IP address data collected by a consumer-facing website, is covered by HIPAA, HHS and the Federal Trade Commission (“FTC”) have made clear that they are working together to ensure organizations protect sensitive health information. In particular, failure to establish proper agreements or safeguards between covered entities and AI vendors can constitute a violation of the HIPAA Privacy Rule when patient health information is shared without patient consent for purposes other than treatment, payment, and healthcare operations.

However, some data collected by HIPAA-covered entities may not be classified as protected health information (“PHI”) and could be permissibly shared outside HIPAA’s regulatory scope. Examples include data collected by healthcare scheduling apps, wearables devices, and health IoT devices. In these circumstances, the FTC could exercise oversight. The FTC is increasingly focused on enforcement actions involving health privacy and potential bias and has historically enforced laws prohibiting bias and discrimination, including the Fair Credit Reporting Act (“FCRA”) and the Equal Credit Opportunity Act (“ECOA”). In 2021, the FTC underscored the importance of ensuring that AI tools avoid discrimination and called for AI to be used “truthfully, fairly, and equitably,” recommending that AI should do “more good than harm” to avoid violating the FTC’s “unfairness” prong of Section 5 of the FTC Act.

Lesson 3: What’s (guidance in the) past is prologue (to enforcement)

While guidance may not always be a precursor to enforcement, it is a good indicator of an agency’s priorities. For instance, in late 2021, the FTC issued a statement on the Health Breach Notification Rule, followed by two posts in January 2022 (1, 2). The FTC then applied the Health Breach Notification Rule (HBNR) for the first and second time in 2023 enforcement actions.

The FTC has recently honed in on both the health industry and AI. Agency officials published ten blog posts covering AI topics in 2023 alone, including an article instructing businesses to ensure the accuracy and verifiability of advertising around AI in products. In April 2023, the FTC issued a joint statement with the Department of Justice (DOJ), the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB), and the Equal Employment Opportunity Commission (EEOC) expressing its intent to prioritize enforcement against discrimination and bias in automated decision-making systems.

The agency has separately been working on enforcement in the health sector, applying the unfairness prong of its authority to cases where the Commission has found that a company’s privacy practices substantially injured consumers in a manner that did not outweigh the countervailing benefits. This focus resulted in major settlements against health companies, including GoodRx and BetterHelp, where the combined total fine neared $10 million. In July, the FTC published a blog post summarizing lessons from its recent enforcement actions in the health sector, underscoring that “health privacy is a top priority” for the agency.

Lesson 4: Responsibility is the name of the game

Responsible use has been the key concept for policymakers looking to be proactive in establishing positive norms for the use of AI in the healthcare arena. In 2022, the White House Office of Science and Technology Policy (OSTP) published the Blueprint for an AI Bill of Rights (“Blueprint”) to support the development of policies and practices that protect and promote civil rights in the development, deployment, and governance of automated systems. In highlighting AI in the health sector, the Blueprint hopes to set up federal agencies and offices to serve as responsible stewards of AI use for the nation. In 2023, the OSTP also updated the National AI Research and Development (R&D) Plan to advance the deployment of responsible AI, which is likely to influence health research. The Plan is intended to facilitate the study and development of AI while also maintaining privacy and security and preventing inequity.

Expanding on the Blueprint, on October 30, 2023, the Biden Administration released its Executive Order on Safe, Secure, and Trustworthy Artificial Intelligence (“EO”). The EO aims to establish new standards for the responsible use, development, and procurement of AI systems across the federal government. Among other directives, the EO directs the Secretary of HHS to establish an “HHS AI Taskforce” in order to create a strategic plan for the responsible use and deployment of AI in the healthcare context. The EO specifies that this strategic plan must establish principles to guide the use of AI as part of the delivery of healthcare, assess the safety and performance of AI systems in the healthcare context, and integrate equity principles and privacy, security and safety standards into the development of healthcare AI systems.

The EO also directs the HHS Secretary to create an AI Safety program to centrally track, catalog, and analyze clinical errors produced by the use of AI in healthcare environments; create and circulate informal guidance to advise on how to avoid these harms from recurring; and develop a strategy for regulating the use of AI and AI-tools for drug-development. The Fact Sheet circulated prior to the release of the EO emphasizes that, “irresponsible uses of AI can lead to and deepen discrimination, bias, and other abuses in justice, healthcare, and housing” and discusses expanded grants for AI research in “vital areas,” including healthcare.

On November 1, 2023, the Office of Management and Budget (“OBM”) released for public comment a draft policy on “Advancing Governance, Innovation, and Risk Management for Agency Use of Artificial Intelligence,” intended to help implement the AI EO. The OMB guidance, which would govern federal agencies as well as their contractors, would create special requirements for what it deems “rights-impacting” AI, a designation that would encompass AI that “control[s] or meaningfully influence[s]” the outcomes of health and health insurance-related decision-making. These include the requirements for AI impact assessments, testing against real-world conditions, independent evaluation, ongoing monitoring, human training “human in the loop” decision-making, and notice and documentation.

Finally, the National Institute of Standards and Technology (“NIST”) also focused on responsible AI in 2023 with the release of the Artificial Intelligence Risk Management Framework (“AI RMF”). The AI RMF is meant to serve as a “resource to the organizations designing, developing, deploying, or using AI systems to help manage the many risks of AI and promote trustworthy and responsible development and use of AI systems.” The AI RMF provides concrete examples on how to frame risks in various contexts, such as potential harm to people, organizations, or an ecosystem. In addition, prior NIST risk management frameworks have provided the basis for legislative and regulatory models, meaning it may have increased importance for regulated entities in the future.

Lesson 5: Focus and keep eyes on the road ahead

AI regulation is a moving target with significant developments expected in the coming years. For instance, OSTP’s Blueprint for an AI Bill of Rights has already been used to inform state policymakers, with legislators both highlighting and incorporating its requirements into legislative proposals. The Blueprints’ five outlined principles aim to: (i) ensure safety and effectiveness; (ii) safeguard against discrimination; (iii) uphold data privacy; (iv) provide notice and explanation; and (v) enable human review or control. These principles are likely to continue to appear and to inform future health-related AI legislation.

In 2022, the FDA’s Center for Devices and Radiological Health (CDRH) released “Clinical Decision Support Software Guidance for Industry and Food and Drug Administration Staff,” which recommends that certain AI tools be regulated by the FDA under its authority to oversee clinical decision support software. Elsewhere, the FDA has noted that its traditional pathways for medical device regulations were not designed to be applied to AI and that the agency is looking to update its current processes. In 2021, CDRH issued a draft “Artificial Intelligence/Machine Learning (AI/ML)-Based Software as a Medical Device (SaMD) Action Plan”, which introduces a framework to manage risks to patients in a controlled manner. The Action Plan includes specific instruction on data management, including a commitment to transparency on how AI technologies interact with people, ongoing performance monitoring, and updates to the FDA on any changes made to the software as a medical device. Manufacturers of medical devices can expect the FDA to play a vital role in the regulation of AI in certain medical devices and drug discovery.

Conclusion

The legislative and regulatory environment governing AI in the U.S. is actively evolving, with the regulation of the healthcare industry emerging as a key priority for regulators across the federal government. Although the implementation and development of AI into healthcare activities may provide significant benefits, organizations must recognize and mitigate privacy, discrimination, and other risks associated with its use. AI developers are calling for the regulation of AI to reduce existential risks and prevent significant global harm, which may help create clearer standards and expectations for AI developers and developers navigating the resources coming from federal agencies. By prioritizing the development and deployment of safe and trustworthy AI systems, as well as following federal guidance and standards for privacy and security, the healthcare industry can harness the power of AI to ethically and responsibly improve patient care, outcomes, and overall well-being.


fpf.org/blog/regulating-health…



Uno si ma con moderazione. Riflessioni sulla moderazione nel Fediverso da parte dello staff di Mastodon.uno

@Che succede nel Fediverso?

Non è facile comprendere quali siano tutte implicazioni dell'ecosistema federato e come funzionano le dinamiche che rendono il Fediverso molto diverso da un social qualsiasi.

Il lungo post è suddiviso in due premesse, due chiarimenti e una conclusione:

1. cosa significa moderare una una comunità
2. cosa significa la moderazione nel fediverso
3. la moderazione all’interno dell’istanza
4. la moderazione verso le altre istanze
5. la moderazione nel Fediverso italiano e l’approccio di mastodon.uno

noblogo.org/unosocial/uno-si-m…


Uno si ma con moderazione


Di recente sono stati pubblicati alcuni post che vorrebbero dimostrare che il fediverso italiano è più litigioso, più settario e, in breve, peggiore di quello degli altri paesi.

Sebbene riteniamo che l’analisi di quel blog non sia basata su presupposti corretti, riconosciamo che abbia sollevato alcuni argomenti sui quali è opportuno soffermarsi; la questione della moderazione è oggettivamente un elemento chiave da conoscere per capire bene tutte le dinamiche che rendono il Fediverso molto diverso da un social qualsiasi.

Visto che la moderazione è stata indicata come una criticità dell’istanza mastodon.uno, sentiamo che sia giunto il momento di affrontare la questione in maniera approfondita. Questo sarà quindi un post che spiegherà le dinamiche della moderazione dal nostro punto di vista e per comodità lo divideremo in due premesse, due chiarimenti e una conclusione:

  1. cosa significa moderare una una comunità
  2. cosa significa la moderazione nel fediverso
  3. la moderazione all’interno dell’istanza
  4. la moderazione verso le altre istanze
  5. la moderazione nel Fediverso italiano e l’approccio di mastodon.uno


Cosa significa moderare una comunità

peertube.uno/videos/embed/e688…
La moderazione di una comunità costituisce un fattore determinante per consentire ai propri utenti di interagire reciprocamente nel rispetto condiviso delle regole (scritte o non scritte), delle diverse sensibilità e aspettative degli utenti e, fattore da non sottovalutare, dal messaggio che chi gestisce la comunità vuole trasmettere verso l’esterno a coloro che vorrebbero e potrebbero diventarne utenti.

Più sinteticamente, moderare significa creare un ambiente favorevole allo sviluppo di un certo tipo di relazioni.

Per rendere possibile tutto ciò è necessario fissare delle regole che non rappresentano semplicemente un “cosa fare”/“cosa non fare” ma costituiscono soprattutto un primo “chi è benvenuto”/“chi non è benvenuto”.

Se per esempio esiste una regola che stabilisce il divieto di contenuti antiscientifici, l’effetto di questa regola tenderà a essere fin da subito respingente verso (vogliamo semplificare) i novax: infatti, benché i novax non si sentano affatto antiscientifici, capiscono subito che chi ha stabilito quelle regole sta facendo riferimento proprio a loro. In questo caso ci saranno diverse tipologie di utenti novax che in modo diverso reagiranno alla regola:

  1. utenti con una personale avversione ideologica verso tutti o alcuni vaccini, ma che non hanno nessuna intenzione di parlare di vaccini dentro la comunità e che decideranno in modo laico se entrare nella comunità
  2. utenti con una personale avversione ideologica verso tutti o  Uno Social – il Blog di Mastodon.uno

  5842 wordsalcuni vaccini, che avrebbero voluto parlare volentieri di vaccini dentro la comunità e che hanno capito che quella comunità non è adatta a loro

  1. attivisti novax che non entreranno mai nella comunità perché disprezzano chi “idolatra lo scientismo” o perché semplicemente hanno capito che in quella comunità non verrebbero mai accolti
  2. attivisti novax che hanno una gran voglia di trollare (“io non sono antiscientifico, io voglio solo capire…”) o di provocare (“chi decide cos'è scienza? Siete scienziati?”)
  3. utenti novax che non leggono le regole

In questo caso, la regola ha già svolto una funzione di moderazione preventiva (l’utente 1 sa che potrà far parte della comunità, gli utenti 2 e 3 sanno che quella non sembra una comunità ritagliata su misura per loro e infine l’utente 4 sa che entrerà nella comunità con lo stesso spirito di un kamikaze che cerca di entrare dentro una fregata statunitense.

L’utente 5 ovviamente non ha ancora capito niente, ma quando gli utenti 4 e 5 pubblicheranno contenuti non apprezzati nella comunità, la moderazione attiva si esplicherà attraverso le diverse metodologie previste: avviso informale privato o pubblico, avviso formale, provvedimento esecutivo (per esemplificare: cancellazione del contenuto o silenziamento/sospensione temporanei o definitivi).

L’utente n.1 è particolarmente significativo nel nostro esempio. Si tratta di un utente che ovviamente capisce che ci sono delle divergenze ideologiche molto importanti con i responsabili di quella comunità, ma capisce anche che l’ingresso nella comunità non è legato alle sue convinzioni in fatto di vaccini, ma solo ed esclusivamente ai contenuti che pubblica e ai comportamenti che tiene.

La moderazione infatti non si esplicita mai sulle persone ma soltanto su contenuti e comportamenti.

Cosa significa la moderazione nel fediverso


Il fediverso è un sistema costituito da server interconnessi (istanze) ognuno dei quali rappresenta una comunità. Le comunità sono diverse l’una dall’altra per popolazione, software di gestione, interessi, lingue e quadro etico di riferimento.

I responsabili di una comunità infatti sono perfettamente consapevoli che la propria comunità è connessa con altre comunità che possono essere caratterizzate in maniera molto differente nonché abitate da utenti con sensibilità a volte molto distanti da quelle della propria istanza. Tuttavia non è detto che gli stessi responsabili delle comunità dl fediverso siano del tutto consapevoli del fatto che alcuni software (per semplicità, i diversi sw come mastodon, friendica, pleroma, misskey, etc, li chiameremo impropriamente “piattaforme”) agevolano di più i processi di moderazione, altri li agevolano meno e questo condiziona in maniera differenziata le singole comunità, fermo restando che comunque non tutte le piattaforme comunicano reciprocamente le segnalazioni.

Gli amministratori dei server possono infatti contare su strumenti di moderazione piuttosto eterogenei a seconda delle piattaforme: vi sono piattaforme come Friendica che non consentono agli utenti di segnalare contenuti inappropriati agli ammistratori, altre come Lemmy che presentano diverse funzionalità base per segnalare gli utenti e prendere provvedimenti, altre ancora come Mastodon che dispongono di un cruscotto completo di moderazione che consente tutte le funzioni presenti su piattaforme come Discourse o Reddit.

Inoltre, le piattaforme del Fediverso non sono purtroppo quasi mai interoperabili nella segnalazione dei contenuti. Per esempio, una segnalazione effettuata da un’istanza Mastodon verso l’utente di un’altra istranza Mastodon o da Lemmy verso l’utente di un’altra istanza Lemmy, giungerà agli amministratori di entrambe le istanze. Ma una segnalazione effettuata da un’istanza Mastodon verso l’utente di un’istranza Lemmy (o viceversa) verrà ricevuta solo dall’amministratore dell’istanza di origine della segnalazione, ma non dall’istanza di destinazione.

L’aspetto più importante che caratterizza la moderazione nel Fediverso resta però quello sociale: non esiste una “fediquette” condivisa, sebbene vi siano alcune regole base che contano su una diffusione maggiore: per esempio, l’obbligo di content warning per i contenuti più disturbanti, divieto per i messaggi omofobici, razzisti, sessisti, bando dell’istigazione a delinquere e bando della pedopornografia sono punti cardine per la maggior parte delle istanze mondiali: la maggioranza, appunto, ma non di tutte.

Ogni istanza infatti è come un club aperto ai propri soci ma anche ai soci di altri club “convenzionati”, nel quale però i soci sono direttamente tenuti a tutte le regole del codice di condotta del proprio club, mentre gli ospiti esterni godono paradossalmente di alcune libertà in più.

Prendiamo esempio un ipotetico Club del Sigaro, i cui soci possono accedere al loro salottino in cui è possibile fumare solo sigari ma che sono obbligati a non fumare nient’altro che i sigari, mentre nello stesso club viene consentito ai soci di altri club di fumare anche pipe o sigarette.

Se il socio del Club del Sigaro fumasse una sigaretta, verrebbe espulso, mentre il socio del Club della Sigaretta può sedersi ai tavolini esterni del Club del Sigaro e fumarsi tranquillamente un paio delle sue sigarette, senza essere cacciato. Naturalmente se il sigarettaro iniziasse a fumare una trentina di sigarette al giorno, questo comportamento potrebbe determinare il divieto di accedere ai locali al coperto del Club del Sigaro, o a tutta l’area interna ed esterna, con tanto di PEC inviata al club di appartenenza di quel socio. Infine, il ripetersi di comportamenti molesti da parte dei soci di uno stesso club, potrebbe comportare il bando per tutti i soci passati e futuri di quel club.

Tutto chiaro, ma il punto è che:

  • i soci di un club più esclusivo sono soggetti a regole più stringenti rispetto a quelle dei soci di altri club
  • i soci di un club più permissivo sono soggetti a regole meno stringenti anche quando vanno negli altri club e lì vengono colpiti da provvedimenti punitivi più seri solo quando si comportano in maniera particolarmente molesta
  • ma soprattutto, i soci dei diversi club spesso non si rendono conto del tipo di club in cui si sono iscritti e non si rendono conto dei motivi per cui alcuni utenti sembrano potersi permettere comportamenti spiacevoli per i quali loro stessi sono stati ammoniti in passato
  • inoltre, come se non bastasse, quando la “direzione” invia la PEC alla direzione dell’altro club (quello dell’ospite che si è comportato male), l’altro club potrebbe deliberatamente ignorarla, ma potrebbe semplicemente non avere una casella PEC, perché dispone solo del Fax o di una cassetta postale fisica!

L’equilibrio tra diverse istanze è quindi molto delicato perché, per quanto il responsabile di un’istanza voglia cercare di mantenere un ambiente gradevole per i propri ospiti, dovrà comunque consentire loro di godersi la diversità tipica del Fediverso e fare i conti con tutta quella diversità che a volte è ricca di stimoli, altre volte è molesta, altre ancora è foriera di contrasti e litigi.

La moderazione all’interno dell’istanza


La funzione del regolamento in un’istanza, come in una qualsiasi comunità ha quindi due funzioni:

  1. una funzione programmatica
  2. una funzione prescrittiva

La prima serve a far capire il tipo di comunità (integrando a tutti gli effetti la “presentazione” generale della comunità), la seconda a far capire cosa si può o non si può fare.

Come già detto, la funzione programmatica è la più importante perché, se viene progettata bene, elimina la maggior parte degli equivoci e dei contrasti interni.

Nei casi in cui la funzione programmatica non è ben chiara o viene deliberatamente ignorata da qualche utente, allora i moderatori devono intervenire per garantire il rispetto delle regole.

I moderatori possono rilevare contenuti o comportamenti problematici in tre modi:

  • se ne accorgono direttamente durante la loro attività di utilizzatori
  • ne vengono informati attraverso una segnalazione proveniente dalla propria istanza
  • ne vengono informati attraverso una segnalazione proveniente da un’altra istanza.

Contenuti e comportamenti vengono valutati in base a parametri quali:

  1. gravità intrinseca (quanto il contenuto violi le regole più importanti; es: immagini CSAM, ovvero Child Sexual Abuse Material)
  2. impatto sugli altri utenti (quanto il comportamento sia mirato contro altri utenti; es: comportamento molesto)
  3. ripetitività (quanto sia reiterato il comportamento o spammato il contenuto; es: coprolalia compulsiva o violazione iterativa delle stesse regole)
  4. sfacciataggine/insolenza (volontà deliberata di sfidare le regole o di “aggirarle”; es: produrre contenuti al limite dell’irregolarità con lo scopo di attirare l’attenzione degli altri utenti oppure ignorare gli avvertimenti degli amministratori)
  5. spam (pubblicità commerciale; es: profilo inglese che pubblicizza lotterie on line).

Talvolta, quando si verificano queste casistiche i moderatori cercano di prendere contatto diretto con l’utente per aiutarlo a capire le implicazioni di questi comportamenti, altrimenti è possibile avvalersi degli strumenti espressamente progettati per la moderazione.

In una istanza mastodon le prerogative messe a disposizione dal software ai moderatori a front di una segnalazione consentono a grandi linee sei tipi di interventi:

  1. annullamento della segnalazione
  2. contrassegno del singolo messaggio come “sensibile
  3. contrassegno dell’utente come “sensibile
  4. silenziamento dell’utente (non comparirà più nella timeline generale, ma solo in quella di chi lo segue espressamente
  5. cancellazione del contenuto problematico
  6. sospensione dell’utente che ha violato le regole

Tranne la cancellazione di un contenuto problematico, i provvedimenti sono reversibili (possono essere annullati). Inoltre, da poco più di un anno, Mastodon consente a ciascun utente sottoposto a provvedimento di appellarsi per spiegare meglio le proprie ragioni. Questo offre la possibilità di aprire un dialogo tra utente e staff di moderazione molto utile a capire la problematica e a risolverla anche laddove si sia costretti a intervenire in maniera molto dura (come con l’espulsione) per eliminare un problema rapidamente; tuttavia così facendo il provvedimento comminato non si esplicita automaticamente in una “condanna a morte” virtuale.

Per esempio un utente che condivide un post che istiga al genocidio verrebbe espulso immediatamente (è uno dei casi in cui c’è tolleranza zero), ma grazie alla funzione di appello, quell’utente potrebbe avere la possibilità di spiegare che credeva di aver condiviso un articolo sul genocidio armeno da un quotidiano on line, mentre in realtà per errore aveva condiviso un link turco riportato su quell’articolo.

I moderatori naturalmente sono esseri umani e possono sbagliare; ne sono consapevoli e si aspettano che anche gli utenti possano essere comprensivi in tali circostanze.

Altre volte invece si sentono piuttosto autorizzati a sovrainterpretare alcuni messaggi... Per esempio, se qualche utente ha subito un provvedimento che ritiene ingiusto e decide di utilizzare la funzionalità di “appello” per dire quanto schifosi e servi del potere siano i moderatori che l’hanno espulso e quanto la loro istanza sia una fogna di conformismo, è comprensibile che i moderatori intendano quell’esternazione come un’implicita rinuncia all’appello...

Ad oggi la quasi totalità dei provvedimenti all’interno dell’istanza mastodon.uno riguardano la sospensione di utenze di spam

  1. I messaggi contrassegnati come “sensibili” sono pochissimi e se inizialmente riguardavano qualche immagine di nudo ultimamente sono quasi tutti legati a immagini che mostrano scene di guerra
  2. Non vi sono praticamente utenti contrassegnati come “sensibili” in quanto se vi sono problemi con le loro immagini, gli si spiega che bisogna usare il content warning (l'avviso di contenuto disponibile a ogni utente Mastodon per contrassegnare le immagini in un messaggio o l'intero messaggio)
  3. Il silenziamento dell’utente avviene solo quando un utente con delle criticità non troppo gravi viene redarguito senza successo. In tal caso, il silenziamento diventa un modo per incentivare l’utente a rispondere
  4. La cancellazione dei contenuti problematici è l’unico provvedimento non reversibile e ogni volta che ne viene fatta una si tratta di un piccolo insuccesso, perché indica che le regole dell’istanza non sono state probabilmente espresse con la dovuta chiarezza. Ultimamente comunque è avvenuta molto di rado (ed ha quasi sempre coinvolto utenti che sono stati poi espulsi o che se ne sono andati spontaneamente)
  5. La sospensione di utenti, come già detto, avviene quasi soltanto per i profili di spam e avviene entro cinque/dieci minuti dall’iscrizione. Le altre volte in cui viene praticata è in presenza di utenti che pubblicano contenuti problematici ma non rispondono alle numerose sollecitazioni dei moderatori.

Il clima dell’istanza mastodon.uno è per noi una conferma del fatto che regole chiare e uno staff rapido nell’intervenire possano mitigare il rischio di derive spiacevoli e consentano di togliere quelle tossicità che hanno contraddistinto i social commerciali negli ultimi anni.

La moderazione verso le altre istanze


Un’istanza tuttavia non è una bolla ma, come già detto, una comunità interconnessa con altre comunità; la moderazione non può quindi prescindere da un’analisi del contesto linguistico, tecnologico e culturale nel quale è immersa l’istanza.

Se le regole e la moderazione possono dare a una comunità la forma che si ritiene migliore per liberare l’espressione degli utenti e favorirne le relazioni reciproche, questo diventa molto più difficile quando un numero smisurato di utenti con cui è possibile interagire si trova fuori dal perimetro entro il quale valgono le regole dell’istanza e questo è proprio il caso del Fediverso, ma è anche ciò che rende il Fediverso così interessante rispetto a qualsiasi altro ambiente digitale di socializzazione!

Tentativi di fissare alcune linee guida volontarie


Come già detto, Mastodon è il software che ha avuto la maggior risonanza mediatica, quello su cui “risiede” il maggior numero di iscritti del Fediverso e quello il cui staff di sviluppo ha avvertito prima di tutti l’esigenza di proteggere il proprio marchio da minacce reputazionali provenienti dalla comunità degli utilizzatori.

Mastodon è software libero e pertanto chiunque, nel rispetto delle condizioni di attribuzione e di licenza d’uso, può utilizzarlo liberamente per farci ciò che vuole. D’altronde, il rischio reputazionale che ne consegue è alto: per fare un esempio, un’istanza Mastodon dedita allo scambio di foto e video di abusi su minori, comporterebbe un danno di immagine importante per lo staff di sviluppo, danno che potrebbe essere utilizzato da chiunque desiderasse distruggere lo sviluppo della comunità di utenti. Benché tentativi del genere siano già avvenuti, la comunità dei giornalisti non è (quasi) mai caduta nella trappola di equiparare lo strumento all’uso che se ne può fare, ma per mitigare questo tipo di problemi lo staff di Mastodon ha elaborato una sorta di patto (il cosiddetto Mastodon Server Covenant) tra tutti i server che vogliono aderire per mantenere un livello etico (oltre che tecnologico, con aggiornamenti e livelli di servizio elevati) adeguato, promuovendo una moderazione attiva contro il razzismo, il sessismo, l'omofobia e la transfobia.

Oltre al Mastodon Server Covenant, un peso particolare sul fediverso hanno anche i termini di servizio di MastoHost, il servizio di hosting gestito più utilizzato nel Fediverso. Questi TOS sono ancora più restrittivi rispetto a quelli del Mastodon Server Covenant e costituiscono un freno significativo, dal momento che le soluzioni MastoHost sono sicuramente tra le più semplici per gestire un’istanza Mastodon con molti utenti.

Vi sono poi alcuni tentativi di trovare punti di contatto minimi per regolare la moderazione delle istanze: per esempio, l’amministratore dell’istanza qoto.org, particolarmente insofferente alle limitazioni e ad alcune dinamiche ha proposto un patto alternativo, la cosiddetta UFoI, Federazione Unita delle Istanze, che segnaliamo solo come curiosità, anche perché non ha riscosso molto successo in termini di adesioni.

Resta il fatto che, tranne alcuni esempi (piuttosto disgustosi) di istanze internazionali, è molto difficile che le istanze normali tengano comportamenti divergenti rispetto alle linee guida ricordate in precedenza.

Pertanto i motivi che possono provocare tensioni, silenziamenti o sospensioni di singoli utenti o di tutta l’istanza sono determinati dalla “compatibilità” delle altre istanze o di alcuni utenti con il “clima dell’istanza”. La compensazione tra la sensibilità degli utenti “interni” e quelli “esterni” è lo sforzo più grande che i moderatori di un’istanza devono compiere per rendere “armonica” la propria presenza nel fediverso, ma tutto questo non è sempre possibile. Gli ostacoli maggiori sono dovuti per lo più ad alcuni “disallineamenti” tra istanze che, semplificando molto, possono essere di diversa natura:

  1. disallineamenti dovuti alla diversa tipologia delle istanze (generaliste, tematiche, locali, etc)
  2. disallineamenti dovuti al differente software utilizzato dalle istanze
  3. disallineamenti dovuti al sostrato culturale/ideologico dell’istanza


Disallineamenti dovuti alla diversa tipologia delle istanze


Mastodon.uno ha da sempre voluto rimarcare la propria natura generalista, laddove generalista non significa solo “non-tematica” o “non-locale” ma vuole acquisire il significato di istanza “aperta a chiunque” (con le dovute eccezioni di cui sopra…), un’istanza cioè nella quale non è necessario appartenere a una particolare città o nutrire un determinato interesse o sposare un preciso orientamento ideologico, ma che consenta al maggior numero di utenti di “stare bene”.

Per ottenere questo sono necessari alcuni accorgimenti di carattere limitativo anche verso le istanze esterne. Questi accorgimenti si esprimono attraverso le seguenti limitazioni verso gli utenti esterni:

  1. defederazione delle istanze che favoriscono espressamente suprematismo, razzismo, omofobia, pornografia infantile, pornografia violenta, terrorismo, genocidio, etc
  2. silenziamento delle istanze che hanno mostrato di tollerare sistematicamente alcuni dei comportamenti precedenti
  3. defederazione o silenziamento delle istanze che favoriscono lo spam pubblicitario, il flooding (pubblicazione di “troppi” messaggi) e i bot
  4. silenziamento di istanze che non tengono a freno i propri utenti in merito a comportamenti molesti diretti ai membri della nostra istanza
  5. ban degli account che pubblicano solo contenuti problematici (quelli di cui al punto a e c)
  6. ban degli account che tengono comportamenti molesti diretti ai membri della nostra istanza
  7. silenziamento degli account che pubblicano “anche” alcuni contenuti problematici (quelli di cui al punto a e c)
  8. silenziamento degli account che praticano flooding o che tengono frequentemente e insistentemente comportamenti molesti di lieve entità (interagiscono solo per contraddire maleducatamente l’interlocutore, rispondono con Gif sprezzanti)
  9. eliminazione dei messaggi problematici (quelli con contenuti ricordati nei punti a, c ed f)

Questa linea di condotta presenta diverse ricadute positive per una istanza generalista:

  • ampliamento dei limiti di età e di sensibilità dell’utenza di riferimento
  • possibilità di visualizzare la timeline a monitor anche in luoghi pubblici, senza provare imbarazzo (quei contenuti che vengono definiti NSFW, not safe for work…)
  • possibilità di escludere buona parte dei motivi di disagio che provengono da alcuni contenuti pubblicati e tollerati sui social network come Twitter o Facebook

Naturalmente quste scelte determinano anche alcune limitazioni:

  • diventa difficile seguire le conversazioni nelle quali c’è un messaggio eliminato o il messaggio di un utente bannato, perché quel messaggio non verrà visto dall’utente di mastodon.uno e, soprattutto, la conversazione risulterà “mutila”. L’unico modo per seguire la conversazione è “uscire” dalla propria timeline e visualizzarla da web
  • alcuni utenti del fediverso sembrano non esistere
  • non è facile esplorare pienamente dal proprio account mastodon.uno tutta la pornografia disponibile sul fediverso :–)
  • l’account di mastodon.uno sfortunatamente non consente di interagire liberamente con terroristi, pedofili, suprematisti e criminali

Se l’ultimo punto vi sembra costituire una limitazione spiacevole, allora forse quando vi siete iscritti non avete còlto le sfumature che trasparivano dal nostro regolamento: avete mai pensato che mastodon.uno non sia l’istanza giusta per voi?

Quanto alla pornografia, non abbiamo nulla in contrario, ma confermiamo che l’account mastodon.uno non è il più adatto per godersi il pornoverso.

Riguardo alle prime due limitazioni tuttavia siamo consapevoli che l’utente di mastodon.uno possa ritenere disagevole il non poter seguire una conversazione, ma questa eventualità si verifica assai di rado. Gli utenti bannati su mastodon.uno ma ancora attivi nel fediverso sono molto pochi, nell’ordine di una decina, e il ban spesso ha una durata limitata.

Disallineamenti dovuti al differente software utilizzato


In alcuni casi alcuni software del Fediverso possono generare messaggi non facilmente intellegibili per gli utenti Mastodon; in altri casi gli amministratori di istanze basate su software diversi non hanno strumenti di moderazione adeguati; altre volte ancora alcuni messaggi possono risultare così lunghi da occupare una ventina di schermate della timeline; altre volte, i meccanismi di pubblicazione di alcune istanze portano alla pubblicazione di decine e decine di messaggi nell’arco di pochi secondi.

In casi del genere diventa necessario silenziare alcuni account perché creerebbero un disagio notevole sulla timeline generale.

A causa di strumenti di moderazione quasi mai interoperabili, inoltre, un’istanza potrebbe non accorgersi in tempi rapidi della pubblicazione di tanti contenuti problematici e questo potrebbe determinare una defederazione dell’istanza poco reattiva.

Per esempio, un gruppo di utenti potrebbe iscriversi a un’istanza Friendica per molestare altri utenti di un’istanza Mastodon. Le segnalazioni degli utenti mastodon però non giungerebbero mai all’amministratore di Friendica che potrebbe non intervenire mai sui propri utenti. Se questi attacchi fossero frequenti e ingestibili, a quel punto gli amministratori dell’istanza mastodon potrebbero addirittura trovarsi costretti a defederare cautelativamente l’intera istanza, in attesa di riuscire a mettersi in contatto con l’amministratore di Friendica

Disallineamenti dovuti al sostrato culturale/ideologico


Per spiegare bene cosa vogliamo intendere, presenteremo un esempio realistico che rappresenta bene come alcuni problemi di “compatibilità” accettabili possono diventare critici in base all’intensità e alla frequenza con cui si verificano.

Mastodon.uno è un’istanza laica e, sebbene tenda a essere piuttosto permissiva nei confronti di alcune espressioni blasfeme, come le bestemmie “espressive”, ha spesso posto dei limiti forti alla blasfemia come strumento per offendere la sensibilità religiosa di alcuni utenti.

In alcune istanze tuttavia, la bestemmia non viene solo considerata una libera manifestazione espressiva, ma un irrinunciabile espressione di orgoglio identitario; inotre vengono spesso favorite tutte le possibili combinazioni figurative che portino a risultati blasfemi.

Questa differenza di approccio rende incompatibile la presenza di alcuni messaggi nella timeline generale di mastodon.uno e, nel caso di alcuni utenti particolarmente compulsivi, rende necessario il silenziamento di quegli utenti.

Sappiamo che questa nostra attenzione verso la sensibilità di alcuni nostri utenti costituisce una “vulnerabilità” che può essere usata per minare la fondatezza del nostro approccio alla moderazione e può essere utilizzata per creare veri e propri paradossi (“un’istanza laica che punisce le bestemmie è in realtà un’istanza confessionale che finge di essere laica. E questo dimostra che a mastodon.uno piace censurare!”), ma sinceramente non abbiamo ancora trovato un modo per superare questo tipo di paradossi.

Di fronte a questi comportamenti abbiamo praticato strategie (lo ammettiamo) non sempre coerenti, utilizzando di volta in volta gli strumenti messi a disposizione di Mastodon, ma cercando di applicare il principio base di un amministratore di istanza: bilanciare il mantenimento di “un buon clima” con le necessità di consentire “il massimo ricambio d’aria”.

Infatti, seppur comprendiamo la perplessità di alcuni utenti, facciamo notare che molti di quegli utenti che sembrano avere un approccio provocatorio, sono effettivamente provocatori: non solo sono perfettamente consapevoli che il loro comportamento avrà ripercussioni su mastodon.uno, ma spesso cercano deliberatamente l’occasione per farsi bannare e, aprendo una serie di discussioni sulla presunta vocazione censoria di mastodon.uno, attirare l’attenzione su se stessi e massimizzare la propria visibilità.

Il problema dei disallineamenti presenta perciò un impatto piuttosto basso che tuttavia può aumentare in base alla presenza di utenti più versati alla provocazione e alla polemica.

.uno contro tutti e guerre tra istanze


Il problema più grande però si verifica quando un’istanza A che condivide valori diversi da un’istanza B, diventa un ambiente favorevole alla proliferazione di utenti ostili all’istanza B.

A questo proposito, l’istanza mastodon.uno ha spesso dato l’impressione di mostrare un atteggiamento vittimista o, d’altra parte, di sottovalutare il fatto che, “se tanti utenti ce l’hanno con l’istanza, forse un motivo c’è”; noi però riteniamo che alcune circostanze sistemiche aiutino a fare luce su questa percezione:

  1. effetto moltiplicatore: mastodon.uno è l’istanza italiana più grande per numero di utenti e perciò gli utenti che hanno avuto problemi con mastodon.uno sono fisiologicamente di più rispetto a quelli che hanno avuto problemi con altre istanze
  2. entità del danno percepito: un utente che si veda tagliato fuori da un’istanza da 70.000 utenti può sentirsi piuttosto danneggiato e risentito rispetto a essere escluso da un’istanza da 1.000 utenti
  3. acceleratori del contagio: utenti ostili a mastodon.uno (chi vuole “vendicarsi” da vecchi provvedimenti disciplinari, chi ha problemi con le istanze “troppo grandi”, chi non ritiene abbastanza etico il suo approccio, chi prova antipatia per i suoi moderatori, chi vuol vedere di nascosto l’effetto che fa...) in cerca di solidarietà presso altre istanze cercheranno di fare leva su eventuali diversità di valori rispetto all’istanza mastodon.uno per trasformare quella diversità in una possibile trincea
  4. ostilità che scala a livello di istanza: quando la trincea è stata tracciata diventa più facile sviluppare una narrazione polarizzata in cui c’è da una parte l’istanza mastodon.uno e dall’altra “la nostra istanza” o “istanze come la nostra” e a quel punto, ogni difetto trovato per mastodon.uno diventa un punto di merito per la propria istanza.

Se pertanto le lamentele di mastodon.uno verso alcuni utenti ostili e ad alcune istanze compiacenti sono apparse improntate al vittimismo -e sappiamo bene che è sembrato proprio così- vogliamo far riflettere sul fatto che mastodon.uno più di tutte le altre istanze si presta ad essere oggetto di attacchi, ma questo non è legato né alla presunta “cattiveria” di chi ci attacca, né alla nostra presunta “spregevolezza” nel quadro degli attori del Fediverso italiano, ma solo a fattori “numerici”.

Naturalmente a volte si verificano anche situazioni al limite del patologico laddove alcuni ex moderatori di mastodon.uno dicono peste e corna di mastodon.uno ad alcuni utenti mastodon.uno per “strapparli” a mastodon.uno e portarli nella propria istanza (e nel proprio “gruppo di supporto” matrix) per trascorrere parte del proprio tempo a… parlare male di mastodon.uno. Ma queste vicende sfuggono alla presente trattazione perché non riguardano tanto la sociologia del Fediverso quanto la psicologia di alcuni individui.

Come abbiamo visto, il numero di provvedimenti presi contro certi utenti e i “disallineamenti dovuti al sostrato culturale/ideologico” possono alimentare un percorso che conduce a una vera e propria ostilità tra due istanze.

I rapporti tra le istanze del Fediverso italiano e l’approccio di mastodon.uno

Mastodon.UNNO


No, mastodon.uno non è mai stata la prima istanza del fediverso italiano ma è stata la prima istanza italiana a voler creare un ambiente generalista e non connotato politicamente, guardando con spirito di emulazione all’approccio adottato da molte delle istanze internazionali più inclusive, prima tra tutte mastodon.social.

Il numero straordinario di utenti che si sono iscritti nella nostra istanza e la loro natura meno caratterizzata rispetto al passato delle altre istanze, che ha anche contribuito a cambiare gli equilibri demografici del Fediverso italiano (la comunità geek o quella anarchica costituivano gran parte del nucleo originario, mentre oggi la gran parte della popolazione è costituita da utenti molto meno caratterizzati), è probabilmente dovuto a questa nostra scelta ma l’arrivo di tutti questi nuovi utenti è stato visto come una specie di invasione unna e noi siamo consapevoli di questa percezione, ma probabilmente ci sfuggono ancora alcune implicazioni.

Volenti o meno, in questo momento, occupiamo una posizione così tanto rilevante nel Fediverso italiano che dobbiamo fare i conti con il nostro peso e dobbiamo essere ancora più consapevoli di quanto sia urgente rivalutare frequentemente alcuni dei provvedimenti assunti verso certi utenti che magari con il loro pessimo carattere e le loro tossicità si sono meritati ban e silenziamenti, ma che credono nel Fediverso e, magari in modi che non condividiamo o in cui non crediamo, operano per il suo sviluppo.

La critica degli utenti verso altre istanze


Ogni utente ha il diritto di criticare altre istanze, ma la critica ripetuta e ossessiva verso un’istanza è un atteggiamento che non abbiamo mai ritenuto accettabile. Quando ci siamo accorti che alcuni nostri utenti avevano iniziato a criticare altre istanze abbiamo sempre avuto questo approccio:

  • verifica del problema
  • valutazione sulla portata generale (impatta sui nostri utenti?) o particolare (riguarda solo chi se ne lamenta?) del problema
  • tentativo di contribuire alla risoluzione del problema, anche prendendo contatto con gli amministratori dell’altra istanza

Una volta giunti alla terza fase, che il problema sia risolubile o meno, l’utente viene sempre invitato a non proseguire le sue tirate contro l’istanza, Infatti:

  • se il problema è stato risolto, allora non ha senso rivangare il passato
  • se il problema non è risolvibile (ricade nella legittima diversità tra istanze) o non è un problema, allora non ha senso continuare a discuterne.

Lasciare che un utente iscritto alla propria istanza critichi continuamente un’altra istanza è infatti un comportamento irresponsabile, sia nel senso della vigliaccheria sottesa (lasciare che siano gli utenti a criticare, invece di prendere direttamente posizione come amministratori), sia nel senso dell’incapacità di valutare l’impatto negativo di quelle polemiche (potenzialmente irrisolubili) per il clima degli utenti di tutto il Fediverso.

Se si ritiene che un’istanza abbia un’influenza negativa, allora è sempre possibile silenziarla o defederarla, ma alimentare un clima di ostilità è inaccettabile.

Se gli amministratori di istanza non tengono a freno le tossicità che i propri utenti rilasciano nel fediverso, essi vengono meno a quel ruolo fondamentale che vede negli amministratori, anche quelli delle istanze monoutente, il perno dello sviluppo sostenibile del Fediverso e del suo clima.

Prese di posizione degli amministratori verso altre istanze


Qualcosa del genere va considerato riguardo alle “schermaglie” tra amministratori di istanza.

Noi riteniamo che le prese di posizione “ufficiali” degli amministratori di un’istanza contro altre istanze o verso i rispettivi amministratori siano legittime, ma abbiamo dovuto riscontrare che queste generano gravi conseguenze sul clima generale.

In passato noi amministratori di mastodon.uno abbiamo espresso critiche negative verso altre istanze, soprattutto in base alla nostra sensibilità, alla nostra valutazione di episodi che abbiamo ritenuto tossici o gravi, ma soprattutto perché eravamo convinti che quelle istanze fossero inadeguate e inospitali per la maggior parte dei nuovi utenti, quelli che non sapevano cosa avrebbero già trovato, ma che piuttosto assaggiavano il Fediverso per la prima volta. Istanze che aumentavano il rischio di abbandono dei nuovi utenti.

Per usare una metafora culinaria, a chi vuole assaggiare per la prima volta la cucina italiana, non è opportuno far assaggiare le milze in padella con la salvia e l’agresto, ma è meglio servire delle tagliatelle al ragù. Alla vista delle interiora, l’avventore potrebbe pensare che tutta la cucina italiana sia una cucina povera a base di frattaglie e strane salse: potrebbe apprezzare, ma più probabilmente potrebbe ritenere i sapori della cucina italiana troppo forti.

Se queste erano le motivazioni che ci hanno spinto a esprimere quelle valutazioni, possiamo dire, con il senno di poi, che abbiamo sbagliato. Le nostre critiche erano basate su presupposti scorretti e l’esperienza degli anni successivi ci ha dimostrato che il tasso di persone che si alzano da tavola e scappano via è molto meno legato quanto sembri al tipo di piatti serviti, quanto più ad aspetti che per noi (noi abituati alla cucina italiana) sono meno importanti: il tempo per raggiungere il ristorante (velocità del software), presenza di rampe e bagni accessibili (ergonomia almeno passabile), un menù facile da leggere (timeline? chi ha detto timeline?), forchette comode e coltelli taglienti (funzioni di ricerca decenti)… Fuor di metafora, tutti problemi di natura logistica che non dipendono dalla singola istanza.

Ora, queste nostre prese di posizione non hanno probabilmente dato un contributo utile agli utenti, ma soprattutto hanno contribuito a creare onde lunghe costituite da reazioni polemiche che non sono mai realmente finite, neanche ora che il fediverso italiano è cresciuto esponenzialmente.

Le recenti critiche sul Fediverso italiano


Le più importanti critiche al Fediverso italiano che abbiamo letto in questi giorni a proposito di una conflittualità troppo alta che ne peggiora l’esperienza d’uso sono state espressamente rivolte verso di noi, in merito all’impatto che avrebbe la nostra politica di ban e silenziamenti.

La nostra valutazione è che queste critiche sopravvalutano esageratamente il numero di questi provvedimenti, lasciano trapelare l’eccessivo autocompiacimento dell’autore, spesso non colgono l’obiettivo, mostrano una certa incompetenza degli strumenti di moderazione e si concentrano sulla predisposizione rancorosa e ossessiva di alcuni personaggi piuttosto irrilevanti nell’ecologia del Fediverso.

Certe soluzioni suggerite inoltre non contribuirebbero né a un miglioramento del Fediverso né costituirebbero un freno a certi comportamenti: l’idea del “museo della vergogna: un account di istanza che pubblica tutte le conversazioni più rancorose contro mastodon.uno…” sarebbe sicuramente divertente anche per noi, ma (al di là delle implicazioni di carattere morale) diventerebbe un pessimo esempio di amplificazione del rancore.

Malgrado questo abbiamo apprezzato alcune analisi, anche quelle sulla moderazione, perché potrebbero rappresentare bene come lo scenario appaia all’esterno.

In particolare accettiamo questo invito:

Ma la cosa più importante è che mastodon.uno imparasse a gestire le crisi in maniera meno dilettantesca”

Ovviamente siamodilettanti” (nessuno ci paga per il lavoro che facciamo...), ma, altrettanto ovviamente, non crediamo affatto di esseredilettanteschi” (ma in fondo, se lo fossimo come potremmo accorgercene?).

Ma se questa è l’impressione avuta da un utente che, pur con i suoi pregiudizi e le sue lacune tecniche, ha mostrato una attenta capacità di analisi, allora dobbiamo sentire la responsabilità di migliorare alcune nostre iniziative di carattere comunicativo e gestionale, o più precisamente, cercheremo di dare alle nostre future iniziative di carattere gestionale una copertura comunicativa più mirata e trasparente rispetto a quella che abbiamo offerto finora.

Soprattutto cercheremo di prestare una maggiore attenzione ai riscontri dei nostri utenti, ma anche ai riscontri di quegli utenti esterni che, pur non facendo parte della nostra istanza, sono ormai anch’essi parte della nostra comunità e che contribuiscono a rendere la nostra stessa comunità più diversa, più stimolante, più interconnessa e quindi più viva.


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Unknown parent

mastodon - Collegamento all'originale
informapirata ⁂

@PetroliniVideo ricordo bene: era marzo ed eravamo in una di quelle fasi in cui andava di moda lanciare bestemmie a caso e poi rimanere sulla riva del fiume ad attendere qualche reazione di cui sorprendersi...

Comunque non sono affatto sorpreso: gli utenti i cui messaggi vengono moderati ritengono spesso che il moderatore abbia interpretato male o per limiti cognitivi o per evidente malafede

@fediverso

Unknown parent

lemmy - Collegamento all'originale
filippodb - fddt

ho controllato il tuo account e non c'è alcuna limitazione nonostante tu sia stato segnalato ben 14 volte (!) da altri utenti per violazioni del regole, fra l'altro molti da altre istanze:

Image/Photo

posso dirti solo che m1 è un'istanza aconfessionale e di quello che dicono i cattolici ce ne può fregare fino a un certo punto, tanto che abbiamo l'account ufficiale dell'unione Atei e degli Agnostici Razionalisti che li randella tutti i giorni e nessuno se ne lamenta anzi sono fra i messaggi più condivisi e popolari su M1
detto questo quello che hai scritto non è vero, non ho lo screenshot ma di sicuro nessuno perde tempo a segnalare queste affermazioni sulle madonne nere, anzi riceveresti solo valanghe di condivisioni. Nessuno censura una frase del genere che di fatto non viola alcuna regola. Abbiamo però una regola che vieta il turpiloquio gratuito ed eccessivo ma questa c'è anche su livellosegreto e altre istanze. Questo per non far scendere le discussioni al livello di rutti da osteria.

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🎿 Il #Mim in collaborazione con la Fondazione Milano Cortina 2026, il CONI e il Comitato Italiano Paralimpico, presenta “Winter Games Week”, la settimana didattica dedicata a sensibilizzare studentesse e studenti sulle tematiche Olimpiche e Paralimpi…
#MIM


Nikki and the Corvettes


Ad avviarmi verso quel magnifico caleidoscopio di suoni, emozioni, sensazioni che viene generalmente etichettato come power pop, è stato indubbiamente Greg Shaw. Con i suoi scritti su Bomp e con le sue pubblicazioni, mi ha letteralmente preso per mano conducendomi in un mondo fatato dal quale nessuno potrà mai allontanarmi.


iyezine.com/nikki-and-the-corv…

@Musica Agorà

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La Nube di Oort: cos’è, origini, come è fatta e da cosa è formata l Passione Astronomia

"Grazie alla sua posizione periferica, la Nube di Oort conserva molti dei materiali che hanno contribuito alla formazione del nostro Sistema Solare. Gli scienziati credono che l’analisi delle comete provenienti da lì possa offrire preziose informazioni sull’antica composizione del nostro Sistema Solare e sulle condizioni che c’erano al momento della sua formazione."

passioneastronomia.it/la-nube-…



LA SITUAZIONE DEL CONSUMO DI DROGHE ILLECITE IN UNIONE EUROPEA. UNA ANALISI APPROFONDITA (1 di 4), PARTENDO DAGLI OPPIOIDI: EROINA E FENTANIL


L’ European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (#EMCDDA, Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze) è la principale autorità in materia di droghe illecite nell’Unione Europea (#UE). Abbiamo già trattato del report di EMCDDA sulla cannabis (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter… , me pare opportuno proseguire nella revisione dello stato dell’uso negli Stati dell’Unione di altre sostanze stupefacenti.

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Il Rapporto europeo sulla droga 2023: tendenze e sviluppi, presenta l'ultima analisi dell'EMCDDA sulla situazione della droga in Europa.
Suddiviso in più capitoli, iniziamo quindi una veloce analisi di quanto riportato, partendo dalla situazione relativa all’eroina ed agli altri oppioidi.
L’eroina rimane l’oppioide illecito più comunemente utilizzato in Europa ed è responsabile di una parte significativa del carico sanitario attribuito al consumo illecito di droghe. Tuttavia, il problema degli oppioidi si è evoluto nel corso dell’ultimo decennio, con dati che mostrano un invecchiamento del gruppo di consumatori di eroina e un aumento dell’età media dei pazienti che si sottopongono a trattamenti specialistici per il consumo di eroina. Ciò solleva importanti sfide politiche e a livello di servizio, poiché i servizi devono rispondere agli utenti con esigenze più complesse di salute mentale e fisica, occupazione e assistenza sociale.

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Sebbene l’eroina continui a essere coinvolta nella maggior parte dei decessi correlati agli oppioidi, altri oppioidi hanno acquisito maggiore importanza. È stato osservato anche un allontanamento dal consumo di eroina per via parenterale tra i consumatori di eroina trattati per la prima volta e quelli trattati in precedenza, forse riflettendo messaggi sull'uso più sicuro e sforzi di riduzione del danno. Solo il 19% dei nuovi pazienti che entrano in terapia per problemi legati all’eroina ora segnalano l’iniezione come principale via di somministrazione, che è particolarmente associata a esiti negativi sulla salute.

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Nonostante i dati sul lato della domanda non mostrino un aumento osservabile nella prevalenza dell’eroina, gli indicatori di disponibilità sul lato dell’offerta sono tornati o addirittura hanno superato i livelli pre-pandemia. La quantità sequestrata dagli Stati membri dell’UE è più che raddoppiata nell’ultimo anno preso in esame, il 2021, mentre i sequestri in Turchia sono aumentati a livelli record. Tuttavia, vi sono poche prove che suggeriscano che ciò abbia ridotto significativamente la disponibilità, poiché sono osservabili solo cambiamenti marginali nelle tendenze indicizzate sui prezzi al dettaglio o sulla purezza.

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Gli oppioidi sintetici possono rappresentare una minaccia crescente per il futuro, poiché attualmente svolgono un ruolo relativamente piccolo nel mercato dei farmaci in Europa, ma rappresentano un problema significativo in alcuni paesi. La maggior parte delle preoccupazioni si è concentrata sulla disponibilità e sull’uso dei derivati del fentanil, ma i recenti sviluppi includono la comparsa di oppioidi benzimidazolici (nitazene) altamente potenti e il rilevamento di miscele di oppioidi contenenti nuove benzodiazepine e tranquillanti.

Per saperne di più: European Monitoring Centre for Drugs and Drug Addiction (2023), European Drug Report 2023: Trends and Developments, emcdda.europa.eu/publications/…