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GAZA. Fuga dall’ospedale Nasser assediato dai cecchini e dai carri armati


Decine di persone provano ad uscire dalla struttura circondata, privata dell'elettricità, dei rifornimenti medici, del cibo e dell'acqua. L'esercito ferma gli sfollati al checkpoint appositamente allestito e si prepara ad entrare nella struttura dove sono

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di Eliana Riva

Pagine Esteri, 14 febbraio 2024. Centinaia di persone provano a uscire dall’ospedale Nasser assediato, circondato dai cecchini, privato dell’elettricità, dei rifornimenti medici, del cibo e dell’acqua. Il più grande ospedale del sud di Gaza, a Khan Yunis, diventato rifugio per centinaia di palestinesi sfollati, sta per essere invaso dai militari israeliani che nelle ultime settimane hanno attaccato in diversi modi la struttura pur di costringere medici, pazienti e famiglie in fuga ad abbandonarla per andare chissà dove.

Sono stati lanciati volantini, poi si sono posizionati i cecchini che per giorni hanno sparato, senza far differenza tra donne, uomini e bambini, a chi cercava di entrare nell’ospedale o di uscirne. Sono numerosi i video diffusi dai giornalisti e dalle persone che si rifugiano nel Nasser o nelle scuole proprio di fronte, che mostrano le persone colpite e lasciate a terra. Una madre con suo figlio, lei morta e il bambino gravemente ferito, un ragazzino di cui non sono riusciti per ore a recuperare il cadavere, a causa dei fucili di precisione sistemati dai soldati sui tetti delle case sgomberate nei dintorni. Mentre il corpo era ancora sull’asfalto, proprio all’ingresso della struttura sanitaria, un piccolo drone è stato mandato dai soldati per ordinare a tutti con un messaggio vocale di andare via. I cecchini, denunciano i medici, hanno iniziato a colpire attraverso le finestre dell’ospedale le persone che si trovano al suo interno. Almeno due bambini sono stati così feriti, e un infermiere, mentre si trovava in sala operatoria.

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Un video mostra un ferito che si trascina all’interno dell’ospedale, con il sangue che si rovescia copioso da una gamba. Un medico prova a strisciare sul pavimento per tirarlo lontano dalla porta. Un giornalista ha ripreso una dottoressa che coraggiosamente si sfila il cappotto per correre con più agilità, cercando di evitare i cecchini e attraversare la strada per portare soccorso a un uomo ferito dai militari.

Decine di persone sono state uccise e molte altre ferite. L’esercito ha ordinato all’amministrazione dell’ospedale di mandar via gli sfollati e trattenere pazienti e personale sanitario.

Il Ministero della Sanità denuncia che la situazione al Nasser di Khan Yunis è “sempre più catastrofica”, mentre l’esercito di occupazione ha ordinato di allontanare le centinaia di sfollati e di trattenere i pazienti, circa 450 persone, e il personale sanitario, 300 tra medici, paramedici e infermieri. Il Ministero della Sanità ha denunciato che i militari hanno sparato sulla folla che cercava di lasciare la struttura, causando diverse vittime.

Le macchine escavatrici dell’esercito hanno spostato e depositato terra e detriti tutto intorno, bloccando l’entrata nord. I palestinesi che erano rifugiati nell’0spedale stanno uscendo in fila, passando tra le colonne di mezzi, sotto il controllo dei militari armati e delle telecamere di riconoscimento facciale montate nel checkpoint allestito all’esterno. Questo significherà, dicono le persone che ci sono già passate in altri luoghi di Gaza ormai distrutti, centinaia di arresti, o “rapimenti”, come li chiamano i palestinesi, non avendo modo di sapere dove vengono portati i propri parenti fermati dall’esercito, né quali siano le accuse, senza garanzie sul trattamento che li attende. Quasi tutti gli arrestati che sono stati poi rilasciati hanno raccontato di aver subito torture, di essere rimasti legati, senza vestiti, di essere stati brutalmente picchiati. Un uomo che, fermato e liberato dall’esercito è riuscito a ricongiungersi con la sua famiglia, ha spiegato che anche alle donne è riservato il trattamento peggiore: lasciate nude insieme agli uomini, ritornano dagli interrogatori spesso con i capelli tagliati e rasati.

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Alcuni sfollati dell’ospedale Nasser sono arrivati a Rafah, dove l’esercito israeliano intende compiere una massiccia operazione militare.

Gli sfollati costretti a lasciare il Nasser sono stati fermati e trattenuti. Tra loro famiglie e numerosi bambini. Alcune persone hanno provato a ritornare nella struttura a causa degli spari e della situazione estremamente pericolosa trovata all’esterno. Altri sfollati sono già arrivati o si stanno dirigendo verso Rafah, secondo le indicazioni dell’esercito israeliano. L’ultima città di Gaza, schiacciata al confine con l’Egitto, con una popolazione pre-guerra di 280.000 abitanti, accoglie già circa 1,4 milioni di persone, per la maggior parte profughi costretti dai militari a spostarsi verso sud. Le persone, che vivono nelle tende o affollano le abitazioni ancora in piedi, sono terrorizzate dall’imminente attacco annunciato dal governo israeliano. Qualcuno ha provato a fuggire, disposto a cercare rifugio tra le rovine delle proprie abitazioni al centro e al nord della Striscia. Ma l’esercito intende fare qualsiasi cosa per evitare il ritorno dei profughi. Anzi, continua a mandare a Rafah anche i nuovi sfollati, in attesa che venga chiuso e approvato un “piano di evacuazione” per la popolazione civile che è la popolazione quasi dell’intera Striscia di Gaza. L’esercito ha presentato varie proposte al gabinetto di guerra: campi profughi lungo la costa, forse. O nelle zone già devastate dai bombardamenti e dalle demolizioni controllate. Una nuova trattativa con l’Egitto, magari. Non è chiaro neanche con quali forze immagina (e se lo immagina) Israele fornire assistenza a quasi 2 milioni di persone, soprattutto intendendo dichiaratamente liberarsi dell’UNRWA e dell’Onu in generale. Ma forse anche della Difesa civile e della Mezzaluna Rossa Palestinese. Con i coloni che sempre più numerosi si affollano ai valichi per impedire ai camion degli aiuti di entrare nella Striscia.

Intanto si è fatta sera e al Nasser sono rimasti solo pochi medici e i pazienti che non possono camminare sulle loro gambe o rinunciare all’ossigeno che rimane. I dottori sono pronti a tutto. E noi non sappiamo più se ci sarà qualcuno che potrà continuare a raccontarci cosa sta succedendo in quel buco nero fuori dal mondo e dalla legge che è diventato l’ospedale Nasser di Khan Younis, nel sud della Striscia di Gaza.

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VERSIONE ITALIANA UE, IL DSA E’ ORA APPLICABILE A TUTTE LE PIATTAFORME ON LINEIl 17 febbraio scorso è entrata in vigore, per tuti gli intermediari on line che operano nell’Unione Europea, la legge sui servizi digitali (DSA). Questa legge che ha come scopo quell’odio garantire la sicurezza online degli utenti si applica a varie piattaforme, …


Dopo le parole su Gaza del Presidente del Brasile, Luiz Ignacio Lula da Silva, pronunciate ad Addis Abeba, la reazione del governo israeliano non si è fatta at


Giusto per tutelare i civili palestinesi, ci pensa l'ipocrisia Yankee.
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EU parliamentarians call for protection of Julian Assange from possible extradition to the USA


46 Members of the European Parliament today made a final appeal to the UK Home Secretary to protect Wikileaks founder Julian Assange and prevent his possible extradition to … https://www.patrick-breyer.de/wp-content/uploads/2024/02/Letter-Assange-before-

46 Members of the European Parliament today made a final appeal to the UK Home Secretary to protect Wikileaks founder Julian Assange and prevent his possible extradition to the United States. The day before the final court hearing on Julian Assange’s extradition, the signatories emphasise their concerns about the Assange case and its impact on press freedom, as well as the serious risks to Assange’s health if he is extradited to the US.

According to the letter, the US government is attempting to use the Espionage Act, which was passed in 1917, against a journalist and publisher for the very first time. If the US succeeds and Assange is extradited, this would redefine investigative journalism. It would extend the application of US criminal laws internationally and apply it to a non-US citizen without a corresponding extension of First Amendment rights.

Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the Pirate Party Germany and co-initiator of the letter, comments:

“Europe is watching the UK and its respect for human rights and the Human Rights Convention closely. Britain’s relationship with the EU is at stake.

The imprisonment and prosecution of Assange sets an extremely dangerous precedent for all journalists and press freedom. Any journalist could be prosecuted in the future for publishing ‘state secrets’. Representatives of the US government have confirmed to me that the standards applied to Assange would also be applied to any other journalist. We cannot accept this to happen.

The public has a right to know about state crimes committed by those in power so that they can stop them and bring the perpetrators to justice. With Wikileaks, Julian Assange has started an era where injustice can no longer be swept under the carpet – now it is up to us to defend transparency, accountability and our right to the truth.”


patrick-breyer.de/en/eu-parlia…



Sarà la volta buona che metteranno sanzioni agli USA? 😁😁. W gli psicopatici UE...
imolaoggi.it/2024/02/19/ue-san…


A ripreso a sparare cazzate, senza se e senza ma, (quello che doveva ritirarsi dalla politica...)
imolaoggi.it/2024/02/19/renzi-…


La segretaria generale dell'associazione a delinquere UE, vuole continuare a delinquere e finire i suoi inciuci approfittando dell'immunità parlamentare. Prima o poi i nodi verranno al pettine...
imolaoggi.it/2024/02/19/von-de…


I servi babbei atlantisti europeisti, a parlare di Navalny. Nessuna parola riguardo ad Assange. I soliti doppiogiochisti meschini


L’ipocrisia di chi manifesta per Navalny e poi consegna gli ucraini a Putin


È sempre cosa buona e giusta quando tutte le forze politiche convergono senza distinzione tra maggioranza e opposizione su un punto dirimente di politica estera. È cosa buona e giusta, purché sia chiaro che di politica estera si tratta. Ma non sempre è co

È sempre cosa buona e giusta quando tutte le forze politiche convergono senza distinzione tra maggioranza e opposizione su un punto dirimente di politica estera. È cosa buona e giusta, purché sia chiaro che di politica estera si tratta. Ma non sempre è così.

Ad esempio. L’odierna manifestazione promossa dal leader di Azione Carlo Calenda in memoria del dissidente russo Alexei Navalny ha un sottinteso politico evidente (Putin è un autocrate che ammazza senza pietà chi si oppone al suo regime) e, avvenendo nel pieno di un conflitto che lambisce l’Europa, un’altrettanto evidente implicazione strategica (la guerra di aggressione della Federazione Russa all’Ucraina va fermata). Concetto, quest’ultimo, ben chiarito da Marina Litvinenko, vedova dell’ex agente del Kgb assassinato a Londra nel 2006 dai killer del Cremlino con qualche goccia di polonio radioattivo in una tazza di te. “La reazione migliore dell’Occidente alla morte di Navalny è il sostegno all’Ucraina, perché quella è anche una guerra per una nuova Russia: se Putin perde, a Mosca le cose possono cambiare”, ha detto la Litvinenko. Concetto chiaro a tutti i leader dei partiti che oggi parteciperanno alla manifestazione indetta da Carlo Calenda. A tutti tranne a due.

Giorni fa hanno chiesto a Matteo Salvini se la Lega parteciperà alla manifestazione. “Assolutamente sì – ha risposto il segretario – spero che il 2024 sia l’anno della chiusura delle troppe guerre in corso, tra Russia e Ucraina, tre Israele e Palestina. La guerra è sempre morte, sofferenza, sconfitta e quindi conto che l’Italia sia protagonista di pace”. Ora, delle due l’una: o Salvini non ha compreso il senso della manifestazione odierna, oppure finge di non averlo compreso. In entrambi i casi c’è un problema, e a lume di naso si tratta di un problema di coerenza.

Discorso simile per Giuseppe Conte. Che senso ha mandare, come annunciato oggi a Repubblica dal leader del Movimento 5 Stelle, una delegazione di partito alla manifestazione sull’omicidio di Navalny, e al tempo stesso spianare la strada dell’espansionismo militare russo negando gli armamenti necessari al popolo ucraino per difendersi? Nessun senso, evidentemente. Si tratta di una mossa furbesca volta ad allinearsi allo sconcerto dell’opinione pubblica per la morte del dissidente, senza per questo assumere impegni politici conseguenti. In una parola: un’ipocrisia.

È sempre cosa buona e giusta quando tutte le forze politiche convergono senza distinzione tra maggioranza e opposizione su un punto dirimente di politica estera. È cosa buona e giusta, purché sia chiaro che di politica estera si tratta. Una chiarezza che manca ad almeno due leader politici tra i tanti che oggi parteciperanno alla fiaccolata di protesta contro la satrapia putiniana.

Formiche.net

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Un uomo in marcia a testa alta verso la morte


Abbiamo perso la memoria, e di conseguenza smarrito il senso, di scelte come questa. Scelte che, infatti, ci affascinano e ci sconvolgono in modo particolare. Con tutta evidenza, Aleksej Navalny sapeva che sarebbe stato ucciso. E tuttavia non si è sottrat

Abbiamo perso la memoria, e di conseguenza smarrito il senso, di scelte come questa. Scelte che, infatti, ci affascinano e ci sconvolgono in modo particolare. Con tutta evidenza, Aleksej Navalny sapeva che sarebbe stato ucciso. E tuttavia non si è sottratto, ma ha scelto di consegnarsi al proprio destino per testimoniare con la vita un principio generale e rendere onore ad una particolare idea di sé. Del proprio stile, della propria incrollabile identità. Sacrificio, destino, principi, coerenza, identità: parole oggi dimenticate, a volte ridicolizzate e tuttavia essenziali alla dignità umana. Parole possenti, di cui ciascuno di noi riconosce istintivamente il valore e patisce naturalmente l’assenza, per poi rimanere folgorato al loro inaspettato manifestarsi.

È stato per questo che, in un’epoca in cui la fedeltà ideale è considerata il vezzo degli imbecilli e l’immolazione di sé il costume dei perdenti, la vicenda gloriosa e tragica di Aleksej Navalny ci ha colpiti nel profondo più dei precedenti, pur numerosi, casi di dissidenti o di giornalisti russi assassinati dai sicari di Putin. Evidentemente, il caso Navalny è diverso. E non è diverso solo perché di lui conosciamo più di altri il volto e la storia, ed entrambi ci piacciono. La vicenda di Aleksej Navalny è più choccante e potente delle altre perché choccante e potente più di ogni altra è l’immagine dell’uomo che sceglie, sceglie di non piegarsi e accetta implicitamente il proprio martirio. È la figura, classica, dell’eroe. Perché è vero che, come canta Guccini, “gli eroi sono tutti giovani e belli” e di conseguenza affascinanti, ma ancor più vero e che, come osservava Plutarco, “eroi sono solo quelli morti”. Ed è proprio il rapporto esibito con la propria morte che della vicenda di Aleksej Navalny più ci seduce. Ha scritto il poeta Emil Cioran che “di tutti gli uomini, l’eroe è colui che pensa meno alla morte. Eppure, nessuno vi aspira, sia pure inconsciamente, quanto lui. Questo paradosso definisce la sua condizione: volontà di morire senza il sentimento della morte”.

Nell’agosto 2020 Navalny è stato avvelenato, nel gennaio 2021 si è spontaneamente consegnato al suo avvelenatore. Un uomo in marcia a testa alta verso morte come Gesù Cristo e come Gesù Cristo consegnato di conseguenza all’immortalità.

Huffington Post

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Un bifacciale acheuleano nel Dittico di Melun? Secondo gli studiosi sembra proprio che il dipinto contenga l’immagine di una pietra lavorata in età preistorica. Il Dittico di Melun, opera attribuita a Jean Fouquet, rappresenta unoContinue reading

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Ecco Space cloud, il progetto di Leonardo per il supercalcolo in orbita


Si chiama Military space cloud architecture, ed è il progetto con cui Leonardo mira a portare la capacità di calcolo dei supercomputer direttamente nello Spazio, per metterla a servizio della Difesa italiana. L’obiettivo per piazza Monte Grappa è quello d

Si chiama Military space cloud architecture, ed è il progetto con cui Leonardo mira a portare la capacità di calcolo dei supercomputer direttamente nello Spazio, per metterla a servizio della Difesa italiana. L’obiettivo per piazza Monte Grappa è quello di diventare leader nel settore, in crescita vorticosa, delle comunicazioni e della computazione spaziale. A spiegare la strategia dell’azienda è stato lo stesso amministratore delegato, Roberto Cingolani, in un’intervista al Corriere della Sera: “Spazio e digitale, quest’ultimo inteso come supercalcolo, cloud e intelligenza artificiale, sono rispettivamente un dominio e un abilitatore chiave per costruire quello scudo digitale strategico per la sicurezza globale dei cittadini”. Il progetto, infatti, mira a portare direttamente in orbita le capacità di calcolo e di memoria ad alta prestazione, tipiche dei supercomputer e dei cloud basati a terra, per metterle poi a disposizione degli enti governativi e delle Forze armate nazionali. Un programma unico in Europa.

Military space cloud architecture

Lo Space cloud potrà immagazzinare oltre cento terabyte di dati generati sulla Terra e nello spazio a bordo di ogni satellite della costellazione. Potrà eseguire elaborazioni con una potenza superiore a 250 Tflops (250mila miliardi di operazioni al secondo) a singola precisione, adottando avanzati algoritmi, che sfruttano l’intelligenza artificiale, tecniche di machine learning e analisi di big data e comunicando e scambiando i dati autonomamente con gli altri satelliti. Questo significherà alla fine del programma di poter disporre di un supercomputer e di un avanzato sistema di archiviazione dei dati cyber sicuri nello spazio. Questo garantirà agli utenti accesso a dati strategici (comunicazione, osservazione della terra e navigazione) ovunque e in qualsiasi momento, riducendo al contempo significativamente le tempistiche di elaborazione dei dati, processati direttamente in orbita, fornendo informazioni in tempo reale, facilitando così operazioni multi-dominio. Grazie al trasferimento delle sole informazioni di interesse a Terra, saranno lasciate libere le reti trasmissive per altri collegamenti e lo storage di dati in orbita rappresenterà anche un utile back-up dei centri di Terra più esposti a calamità naturali.

I supercomputer di Leonardo

Alla base del progetto ci sono le capacità sviluppate con la realizzazione del supercomputer Hpc davinci-1, tra i primi Hpc al mondo dell’aerospazio e difesa per potenza di calcolo e prestazioni, installandone parte delle capacità, hardware e software, su un satellite per immagazzinare cento terabyte di dati. A queste capacità, naturalmente, saranno affiancati i sistemi di protezione cyber, di intelligenza artificiale e di proiezione spaziale dell’azienda. “In uno scenario multidominio, gestione, sicurezza e scambio rapido di una sempre maggiore quantità di dati, molti dei quali tattici, diventano elementi strategici per la difesa del Paese”, ha spiegato Simone Ungaro, chief innovation officer di Leonardo, che ha aggiunto come il gruppo sarà il primo in Europa “a sviluppare un progetto di Space Cloud, dimostrando fattibilità e benefici derivanti dall’utilizzo di una architettura di questo tipo e abilitando un nuovo paradigma di cloud e edge computing”.

Collaborazione spaziale

Protagoniste di questa iniziativa saranno anche le joint venture spaziali del gruppo, Telespazio e Thales Alenia Space. Nei prossimi due anni si avvierà la prima fase per la definizione la definizione dell’architettura del sistema e una seconda fase che terminerà con lo sviluppo di un digital twin del satellite che ospiterà il supercomputer, insieme al dimostratore del terminale satellitare multi-costellazione per simulare, in un ambiente digitale, i diversi scenari di applicazione. Questi test saranno a loro volta effettuati grazie al davinci-1. Lo studio sarà precursore di un’ulteriore fase sperimentale che, se confermata, prevederà il dispiegamento di una costellazione di satelliti dimostrativi in orbita”.


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Da lunedì 11 marzo partiranno le prove scritte dei #concorsi ordinari per l’assunzione in ruolo dei #docenti su posto comune e su posto di sostegno nelle scuole di ogni ordine e grado.


Un commissario Ue per la Difesa? Le sfide secondo Edward Lucas


Il comportamento degli europei di fronte al rischio è variabile. Il gruppo “Vivere liberi o morire” considera il rischio di diventare schiavi sottomessi alla Russia di gran lunga peggiore della morte. Combatteranno per la loro libertà e sovranità, a qualu

Il comportamento degli europei di fronte al rischio è variabile. Il gruppo “Vivere liberi o morire” considera il rischio di diventare schiavi sottomessi alla Russia di gran lunga peggiore della morte. Combatteranno per la loro libertà e sovranità, a qualunque costo. I primi tra loro sono gli ucraini, che lo stanno già facendo. Seguono a ruota gli Stati baltici di Estonia, Lettonia e Lituania, oltre a Finlandia e Polonia. Vedono la guerra – soprattutto se l’Ucraina perde – come una possibilità fin troppo probabile. E agiscono di conseguenza. La Finlandia, sempre ben preparata anche nei decenni di illusione post-1991, ha aumentato la sua preparazione militare e civile nel 2022. Estonia, Lettonia e Lituania stanno costruendo rinforzi al confine orientale. La Polonia sta raddoppiando le dimensioni del suo esercito. Tutti questi Paesi stanno aumentando la spesa per la difesa, ben oltre il parametro di riferimento della Nato del 2% del prodotto interno lordo. La Svezia li segue a ruota in termini di preparazione e consapevolezza, seguita da Danimarca e Norvegia.

All’altra estremità troviamo coloro che non combatteranno, qualunque cosa accada. Tra questi ci sono i free-rider (Irlanda) e i trough-feeder (Austria), oltre a coloro i cui leader, per motivi di opportunità o interesse personale, hanno deciso di stringere amicizia con il Cremlino. L’Ungheria ne è l’esempio principale. Sono collusi con la Russia e (nel caso dell’Ungheria) disturbano attivamente l’unità dell’alleanza.

La maggior parte dei Paesi europei si trova nel mezzo. Si presentano alle esercitazioni della Nato, come per esempio Steadfast Defender, attualmente in corso, la più grande esercitazione dell’alleanza dalla fine della Guerra Fredda. Aumentano la spesa per la difesa, anche se a malincuore, in ritardo e lentamente.

In caso di crisi, questa via di mezzo diventa destabilizzante. Immaginiamo, per esempio, una violenta provocazione russa contro gli Stati baltici o la Polonia. Un piccolo sconfinamento, forse, perpetrato da presunti volontari, accompagnato da attacchi informatici, intrusioni nello spazio aereo, sabotaggi e altre intimidazioni mirate.

Le vittime e i loro alleati la vedranno, giustamente, come una minaccia esistenziale. Una provocazione che deve essere affrontata con decisione e (per la Russia) con durezza, a tutti i costi. In caso contrario, deterrenza e difesa saranno inevitabilmente compromesse. Il prossimo attacco e quindi la sconfitta diventano inevitabili.

Ma gli altri Paesi europei non la vedranno in questo modo, soprattutto se storditi e intimoriti dalle minacce e dalle trovate russe. Inviteranno alla cautela, alla diplomazia e al dialogo. Perché rischiare la distruzione nucleare delle città europee per qualche campo nell’Europa orientale? Ma non saranno solo parole. Questi Paesi (per esempio la Germania o il Belgio) potrebbero impedire ai rinforzi diretti da Ovest a Est di utilizzare il loro sistema ferroviario, le loro strade o il loro spazio aereo. Non è un’ipotesi: la Germania lo ha fatto con l’Ucraina nel 2021.

Non molto tempo fa, uno scenario del genere sarebbe sembrato troppo losco e inverosimile da considerare. La Nato prevede un processo decisionale rapido e unito in caso di crisi. Ma il carburante che spinge la Nato è la forza di volontà americana. E questa, come gli ucraini stanno scoprendo a loro spese, è ora accesa solo a intermittenza. Così come l’ombrello nucleare americano è vitale per la deterrenza europea, la pressione americana è vitale per l’unità del continente. La credibilità degli Stati Uniti in Europa è stata gravemente pregiudicata dalle manovre del Congresso sul pacchetto per l’Ucraina. I risultati sono già visibili.

Il Regno Unito, dopo la Brexit, non è in grado di colmare il vuoto decisionale. La Francia, a causa delle idiosincrasie politiche e presidenziali, non gode di piena fiducia nell’Europa orientale. La Germania potrebbe in teoria svolgere questo ruolo, ma non presto e non facilmente. Rimangono le istituzioni europee, soprattutto la Commissione. Molto derisa in passato, è ora la migliore (anche se preoccupantemente esile) speranza di coordinare la difesa del continente. Non è ancora stato trovato un accordo sulla figura di un commissario europeo per la difesa – un omologo dell’Alto rappresentante per la politica estera – né tantomeno è stato assegnato l’incarico. Ma i problemi sono già affastellati, fumanti, sulla scrivania del prossimo arrivato.


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#NotiziePerLaScuola
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🔶 Il Ministro Valditara inaugura il primo polo didattico in campo agrario in Italia
🔶 Adozione dei libr…


L’Altra Asia – Uno, nessuno, centomila Prabowo Subianto


L’Altra Asia – Uno, nessuno, centomila Prabowo Subianto 12826841
Le tante facce (problematiche) del futuro presidente dell'Indonesia, Prabowo Subianto e le altre storie dai paesi meno raccontati del continente.

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In Cina e Asia – Guerra in Ucraina, Wang Yi incontra il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba


In Cina e Asia – Guerra in Ucraina, Wang Yi incontra il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba
I titoli di oggi: Guerra in Ucraina, Wang Yi incontra il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba Capodanno lunare: viaggi in Cina sopra i livelli del 2019 Palau chiede i finanziamenti americani per continuare a riconoscere Taiwan La Commissione Europea avvia indagine contro azienda cinese accusata di distorsione del mercato unico Giappone, lanciato con successo il nuovo razzo H3 Guerra ...

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Nell’insediamento di Har Bracha si cementa l’alleanza tra coloni israeliani e cristiani sionisti


CISGIORDANIA OCCUPATA. Ogni anno migliaia di volontari e attivisti evangelici, alcuni cowboy dell'Arkansas, garantiscono un aiuto decisivo allo sviluppo della colonizzazione dei territori palestinesi. L'articolo Nell’insediamento di Har Bracha si cementa

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Reportage di Michele Giorgio*

(nella foto di Michele Giorgio in evidenza, la colonia israeliana di Har Bracha)

Pagine Esteri, 19 febbraio 2024 – Raggiungere la colonia israeliana di Har Bracha, nel cuore della Cisgiordania occupata, è più semplice da Tel Aviv che da Gerusalemme. Grazie alla «statale» n°5, costruita apposta per i coloni, dalla città costiera si arriva allo svincolo di Tappuach, a pochi chilometri da Nablus, in meno di trenta minuti. Si passa accanto all’insediamento di Ariel, la sua area industriale, Barkan, e diversi villaggi palestinesi, chiusi e isolati dal Muro costruito da Israele. Quindi nei pressi Tappuach, battezzato così dalle autorità di occupazione, si svolta a sinistra e percorsi alcuni chilometri si giunge nell’area in cui si concentrano alcune delle colonie più militanti: Yizhar, Kedumim, Elon Moreh, Itamar e Har Bracha, costruita su una collina che domina Nablus. La città cisgiordana più grande dopo Hebron, circondata dall’esercito israeliano dal 7 ottobre, è proprio lì sotto. Tra qualche settimana i coloni avranno a disposizione l’intera tangenziale fatta costruire dal governo Netanyahu che permetterà loro di aggirare la cittadina di Hawara, uno dei punti di maggior tensione e violenze della Cisgiordania nel 2023.

«Grazie a quella strada, eviteremo Huwara e i disordini provocati dagli arabi» ci dice ricevendoci ad Har Bracha, il colono Nir Lavi. Si riferisce all’uccisione da parte di palestinesi armati, a fine febbraio del 2023, di un israeliano in quella zona, seguita dall’assalto di Huwara da parte di centinaia di coloni, giunti da ogni parte della Cisgiordania, che diedero fuoco o tentarono di farlo a decine di case e negozi e a circa 150 automobili palestinesi. Fu ucciso un abitante e feriti diversi altri. Per Lavi i violenti «sono solo gli arabi». «Andiamo avanti comunque» ci dice fiducioso. Anzi, aggiunge, «qui in Samaria e nella Giudea (i nomi biblici con i quali i coloni chiamano la Cisgiordania palestinese, ndr) siamo tranquilli, la vita scorre senza sussulti anche se molti dei nostri ora sono in uniforme per combattere Hamas (a Gaza) e Hezbollah. Al nord e al sud di Israele si sta peggio che qui, al centro del paese».

Lavi, 52 anni, è uno storico portavoce di Har Bracha, fondato nel 1984. «Mio padre – racconta – ha combattuto per conquistare la Samaria e la Giudea, per riportare sotto il nostro controllo la terra donata da Dio agli ebrei. Har Bracha è un caposaldo del nostro ritorno». Alla fine degli anni ’90 ha fondato la «Har Bracha Estate Winery», una casa vinicola che, nonostante il boicottaggio del Bds e le restrizioni varate dall’Unione europea contro i prodotti delle colonie, esporta negli Stati uniti, Francia, Olanda e altri paesi. «In Italia poco o nulla, ma contiamo di entrare anche nel vostro mercato», afferma sorridendo. «All’inizio producevamo solo 5mila bottiglie all’anno, ora 90mila e quest’anno oltre 100mila. Il nostro è un vino di grande qualità». Per dimostrarlo ci porta nel ristorante della colonia. Sui tavoli tante bottiglie vuote e i resti di un pranzo per 40 persone. «Abbiamo ricevuto una delegazione di membri di servizi di sicurezza israeliani e stranieri e come vedi hanno gradito parecchio il nostro vino: 45% Carbernet, 45% Merlot e 10% Petit Verdot» dice con orgoglio.

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Cristiani evangelici statunitensi aiutano a vendemmiare nelle colonie israeliane (foto di Heather Meyers)

La casa vinicola e le produzioni agricole di Har Bracha e di altre colonie israeliane possono contare su un alleato decisivo per garantire la vendemmia e la raccolta di frutta ed ortaggi, senza dover ricorrere alla manodopera palestinese. Si chiama HaYovel (Il Giubileo), un’associazione statunitense di cristiani evangelici e sionisti, che provvede a inviare nei vigneti di Nir Lavi e di altri produttori centinaia di volontari che lavorando nelle colonie contribuiscono alla «realizzazione della profezia». Vedono nel moderno Stato ebraico e nel suo dominio su tutta la Palestina storica (la biblica Eretz Israel), il «ritorno degli ebrei nella Terra Promessa», la condizione per il realizzarsi delle profezie con il ritorno di Cristo e il trionfo del Regno di Dio. All’interno di questo «disegno divino» i palestinesi non hanno alcun diritto, anzi, Israele deve negare loro qualsiasi sovranità, anche su un solo chilometro quadrato di terra. Questa «missione per conto di Dio» HaYovel permette di compierla a un costo di 1.200 dollari a persona per un periodo di 2 settimane a lavorare volontariamente nelle colonie. Chiediamo di parlare con Josh, figlio di Tommy Wallace, fondatore di HaYovel. All’inizio si mostra disponibile. «Certo, con molto piacere, va bene, posso tra un po’, ora sono occupato» ci dice con apparente gentilezza. Aspettiamo. Ma scompare e non risponde a telefonate e messaggi. Proviamo con Luke Hilton, un altro membro di Ha Yovel. «Perché no, ok. Magari più tardi, appena finisco una riunione», ci assicura. Sparisce anche lui, legge ma non risponde ai nostri messaggi.

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Un cowboy giunto dall’Arkansas rilascia una intervista video all’agenzia del movimento dei coloni israeliani

Non amano i giornalisti non israeliani i leader dei sempre più numerosi e folti gruppi di cristiani evangelici sionisti, specie quelli americani. Li considerano dei nemici e, nel migliore dei casi, incapaci di comprendere il loro «impegno religioso» per Israele e il compimento delle profezie. Ma devono tenere conto anche di un’altra «complicazione» che giunge proprio dai loro amici israeliani. Malgrado siano sostenitori della colonizzazione dei Territori palestinesi occupati – che sostengono anche con decine di milioni di dollari, tra donazioni e sussidi – sono guardati con sospetto dalle gerarchie religiose ebraiche timorose che dietro questi volontari cristiani ci sia l’intenzione di «diffondere il Vangelo». Nelle scorse settimane ha scatenato proteste la foto scattata, e finita sui social, ad un gruppo di cowboy, con i cappelloni e il look tradizionale, giunto dall’Arkansas e dal Montana grazie a HaYovel per prendersi cura degli allevamenti e del lavoro agricolo nelle colonie. Shannon Nuszen, direttrice dell’organizzazione contro-missionaria Beyneynu, ha espresso forti sospetti sulle attività di HaYovel al punto da accusare Tommy Waller di fare proselitismo tra gli ebrei. I cowboy, perciò, sono finiti nell’ombra e sono rientrati dopo pochi giorni negli Usa. Non è bastato a HaYovel affermare di operare sotto la supervisione del rabbino Eliezer Melamed di Har Bracha.

Il colono Nir Lavi, che di Waller è buon un amico, non appare preoccupato. I volontari cristiani della Geulà (Redenzione) comunque non mancano. E nel suo ristorante ha lavoratori thailandesi. «Dopo l’attacco di Hamas erano andati via, poi sono tornati, ancora più numerosi». Lui ed altri coloni di Har Bracha si dicono convinti che il 7 ottobre, l’offensiva a Gaza e gli scontri al confine con il Libano abbiano convinto gli israeliani «degli errori commessi in passato» da non ripetere più. Gli Accordi di Oslo, esortano, «vanno eliminati subito e definitivamente e con essi l’Autorità nazionale palestinese». La Cisgiordania, aggiungono, è parte della «terra del popolo ebraico e su di essa va estesa subito la giurisdizione israeliana», ossia va annessa allo Stato di Israele, «senza badare alle pressioni straniere». E della nuova colonizzazione israeliana di Gaza si dovrà discutere, ma in futuro, «è presto ora». Nir Lavi ci saluta esortandoci ad apprezzare l’aria fresca e pulita che si respira ad Har Bracha. «Siamo nella nostra bella terra e non ce ne andremo mai», ci ripete un paio di volte. Guidando verso lo svincolo di Tappuach passiamo davanti al posto di blocco militare israeliano nei pressi di Huwara. Una ventina di auto palestinesi sono in fila per i «controlli di sicurezza». I coloni invece sfilano veloci verso Tel Aviv. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato il 10 febbraio 2024 dal quotidiano Il Manifesto

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VERSIONE ITALIANA LOCKBIT HA HACKERATO ED ESPOSTO I DATI DEI CLIENTI DI MOTILAL OSWALIl un gruppo di ransomware noto come LockBit ha reso noto di aver hackerato la società di brokeraggio Motilal Oswal Financial Services. Secondo quanto riportato da TechCrunch, LockBit ha affermato di avere accesso a dati riservati e ha minacciato di esporre e …


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Asili nido, pochi posti pubblici e costi proibitivi l Pressenza

"Occorre ampliare l’attuale disponibilità dei posti negli asili comunali, rendere sostenibili i costi per le famiglie, superare la scarsa flessibilità degli orari, essere operativi anche durante l’estate. E occorre, soprattutto, porre in essere cambiamenti nelle strutture e nei servizi a supporto alle famiglie (asili, scuole, servizi post scolastici e così via) e ripensare totalmente il nostro welfare."

pressenza.com/it/2024/02/asili…



Drama about a bridge between the fediverse and Bluesky. The BBC extends their Mastodon trial. Flipboard expands their fediverse integration.


Siamo contro la guerra e la repressione del dissenso in Russia come in Ucraina. La notizia della morte in carcere di Navalny arriva dopo quella della condann


di Enrico Nardelli C’erano state da un po’ di tempo delle avvisaglie. Con l’arrivo degli strumenti di intelligenza artificiale generativa...


Il 15 febbraio scorso ricorrevano i 25 anni dall'arresto, illegale, da parte dei servizi turchi, del leader curdo Abdullah Ocalan. Oggi sabato 17 febbraio sarem


Monaco. L’Occidente alla ricerca del “nemico” per tenere insieme i pezzi l Contropiano

"Un nemico come la Russia per un po’ di tempo può aiutare a tenere insieme i pezzi ma a lungo andare potrebbe non funzionare più come catalizzatore di interessi comuni. Proprio un commentatore russo sulla Novosti, più o meno due anni fa, sottolineava che il problema dell’Occidente era il tempo: troppo poco per concludere il conflitto in Ucraina, troppo lungo per alimentarlo. Un problema che la Russia ha dimostrato di non avere."

contropiano.org/news/politica-…



VERSIONE ITALIANA USA, IL KIDS ONLINE SAFETY ACT OTTIENE UN AMPIO SOSTEGNO IN SENATO I senatori Blackburn e Blumenthal, dopo l’audizione del Senato che ha coinvolto i CEO di alcune Big Tech, hanno annunciato il crescente sostegno al Kids Online Safety Act. Sono stati inseriti nuovi emendamenti per rafforzare la legge e garantire la sua …


di Ufficio Informazione per il Kurdistan Il 15 Febbraio 2024 segna il venticinquesimo anniversario del rapimento di Abdullah Öcalan, catturato a Nairobi, i


in reply to Giovanni Petri

.@leviticoh Here's f(x)=20×x×exp(-x/0.25) interpolated using 20 equally spaced points (blue) and 20 Chebyshev points (red). For your function, Runge's phenomenon is not a problem.


Crescono morti e infortuni sul lavoro l l'interferenza

"Sono anni che il punto di vista assunto sul lavoro è quello delle associazioni datoriali e molti pensano, per combattere morti e infortuni, a una sorta di sistema premiante per le aziende virtuose in materia di salute e sicurezza attribuendo loro ulteriori e massicci sgravi fiscali. Eppure, anni di aiuti alle imprese non sono serviti a salvaguardare l’occupazione e a rendere sicuro il lavoro, siamo allora certi che l’aiuto economico e fiscale sia lo strumento giusto per imporre pratiche e culture della sicurezza?"

linterferenza.info/attpol/cres…



Muoiono pazienti nell’ospedale Nasser, sotto il controllo completo dell’esercito israeliano


Il Ministero della Sanità palestinese ha chiesto l'intervento della comunità internazionale per salvare i pazienti e del personale medico e "prima che sia troppo tardi" L'articolo Muoiono pazienti nell’ospedale Nasser, sotto il controllo completo dell’es

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AGGIORNAMENTI


Ore 12

Il Ministero della Sanità ha fatto sapere che un quinto paziente dell’ospedale Nasser è morto a causa della mancanza di elettricità, che non consente l’utilizzo dei macchinari medici essenziali per la sopravvivenza delle persone in terapia intensiva.


Pagine Esteri, 16 febbraio 2024. L’esercito israeliano ha preso il totale controllo dell’ospedale Nasser a Khan Younis. Sei pazienti di terapia intensiva e tre neonati potrebbero morire da un momento all’altro a causa della mancanza di energia elettrica dovuta all’embargo israeliano durato settimane. Il Ministro della Sanità palestinese ha fatto sapere che i generatori hanno smesso di funzionare e che l’alimentazione elettrica è completamente interrotta. Questo significa che tutti i macchinari, compresi i respiratori e le incubatrici, hanno smesso di funzionare. Sono già quattro, secondo fonti mediche, i pazienti morti questa mattina nel reparto di terapia intensiva a causa della mancanza di ossigeno.

Il Ministero ha aggiunto che ritiene Israele responsabile della vita dei pazienti e dello staff medico, dato che l’ospedale è sotto il completo controllo dell’esercito. Aggiungendo che due donne, in queste ore, hanno partorito in condizioni “disumane”, senza acqua, cibo né supporto medico adeguato, mentre l’esercito sta trasformando l’edificio del reparto maternità in una sala operativa militare, costringendo tutti i pazienti a lasciare l’ala dell’ospedale.

Il Ministero palestinese ha fatto appello alla comunità internazionale, perché “intervenga per salvare i pazienti e i medici dell’ospedale Nasser prima che sia troppo tardi“.

Il portavoce dell’esercito israeliano, Daniel Hagari, ha dichiarato che fino ad ora non sono state trovate prove che dimostrino che Hamas abbia nascosto ostaggi nella struttura sanitaria. In realtà, secondo il quotidiano israeliano Haaretz, i militari non starebbero cercando persone vive ma solo i corpi di alcuni ostaggi morti a Gaza, secondo informazioni che affermano di aver ricevuto da un prigioniero palestinese sotto interrogatorio.

In tarda mattinata l’esercito ha fatto sapere di aver arrestato decine di persone all’interno dell’ospedale, definendole “terroristi di Hamas”. Tra i fermati ci sarebbero anche medici che lavorano nella struttura.

Hamas ha dichiarato di non aver mai utilizzato l’ospedale a scopi militari e ha sottolineato di aver più volte chiesto all’ONU e alle organizzazioni internazionali di formare una commissione di inchiesta indipendente che potesse verificare le accuse accedendo liberamente al nosocomio. A tale richiesta non sarebbe mai seguita una risposta.

Intanto, nelle ultime 24 ore, sono state 112 le persone uccise nella Striscia di Gaza e 157 i feriti. Il totale delle vittime è salito a 28.775 persone.

LEGGI LE NOTIZIE DELL’ASSEDIO DELL’OSPEDALE NASSER

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28 ONG esortano le autorità di protezione dei dati dell'UE a respingere il "paga o va bene" su Meta Il Comitato europeo per la protezione dei dati (EDPB) emetterà presto quello che probabilmente sarà il suo parere più significativo fino ad oggi Bathtup Pay or Okay


noyb.eu/it/28-ngos-urge-eu-dpa…



Un'agenzia di credito tedesca guadagna milioni grazie alla manipolazione illegale dei clienti L'azienda utilizza disegni manipolativi per impedire alle persone di ottenere una copia gratuita dei loro dati in conformità con la legge SCHUFA Complaint


noyb.eu/it/german-credit-agenc…



The Mourning After - Lately / Quit Bazar 7"


Pronti alla bisogna per assolvere nel migliore dei modi tale irrinunciabile esigenza ecco qui per me e per noi tutti, direttamente da quel di Sheffield, i veterani e collaudatissimi Mourning After ed il loro 7" licenziato in questi giorni dalla Rogue Records.

iyezine.com/the-mourning-after…

#powerpop

@Musica Agorà

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Catania. La scuola pubblica in mimetica normalizza la guerra l Contropiano

"Oltre ad una scuola sempre più aziendalizzata, che plasma il mondo studentesco allo sfruttamento schiavista del lavoro e alla precarietà lavorativa, c’è anche una scuola sempre più militarizzata. Tutto questo si traduce con la normalizzazione della guerra, della militarizzazione dei territori, e delle spese militari senza limiti."

contropiano.org/regionali/sici…



Lotta agli hacker malintenzionati: smantellato il gruppo ransomware Hive ma c’è una nuova taglia su di loro


Circa un anno fa il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha annunciato di aver smantellato il gruppo ransomware Hive (tradotto in italiano: alveare), che aveva preso di mira oltre 1.500 vittime in oltre 80 paesi in tutto il mondo. Dalla fine di luglio 2022, l'FBI era penetrata nelle reti informatiche di Hive, catturando le sue chiavi di decrittazione, evitando che le vittime dovessero pagare 130 milioni di dollari di riscatto richiesto.
Gli attacchi ransomware Hive avevano causato gravi interruzioni nelle operazioni quotidiane delle vittime in tutto il mondo e hanno influenzato le risposte alla pandemia di COVID-19. Il gruppo utilizzava un modello ransomware-as-a-service (RaaS) con amministratori, a volte chiamati sviluppatori, e affiliati. RaaS è un modello basato su abbonamento in cui gli sviluppatori o gli amministratori sviluppano un ceppo di ransomware e creano un'interfaccia facile da usare con cui farlo funzionare e quindi reclutano affiliati per distribuire il ransomware contro le vittime.
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È stato utilizzato altresì un modello di attacco definito “a doppia estorsione”. Prima di crittografare il sistema della vittima, l'affiliato avrebbe esfiltrato o rubato dati sensibili. L'affiliato ha quindi chiesto un riscatto sia per la chiave di decrittazione necessaria per de-crittografare il sistema della vittima sia per la promessa di non pubblicare i dati rubati. Gli attori di Hive hanno spesso preso di mira i dati più sensibili nel sistema di una vittima per aumentare la pressione a pagare. Dopo che una vittima aveva pagato, gli affiliati e gli amministratori dividevano il riscatto in percentuali pari a 80/20.
A distanza di poco più di 11 mesi da quando l'FBI ha dichiarato di aver chiuso la rete dell'organizzazione criminale, Il governo degli Stati Uniti ha assegnato una taglia extra di 5 milioni di dollari ai membri della banda di ransomware Hive: la seconda ricompensa del genere in un anno.
Intanto, i criminali online continuano a fare soldi con le loro richieste di estorsione, con dozzine di nuovi arrivati che sono entrati nella mischia solo lo scorso anno.
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Chainalysis, nella sua analisi del 2023 pubblicata questa settimana (leggi qui, in inglese => Ransomware Hit $1 Billion in 2023 (chainalysis.com)), ha stimato che lo scorso anno le squadre di ransomware hanno incassato più di 1 miliardo di dollari in pagamenti estorti in criptovaluta dalle vittime, rispetto ai 567 milioni di dollari del 2022. La società di analisi delle criptovalute ha anche osservato che la rimozione di Hive probabilmente ha avuto un ruolo non banale nel calo dei pagamenti di ransomware nel 2022, che altrimenti sarebbero aumentati dal 2019.
La stima di 130 milioni di dollari dell'FBI "potrebbe non raccontare tutta la storia", osserva il rapporto, perché tiene conto solo dei riscatti direttamente evitati dalle chiavi del decrittatore. Da parte sua, Chainalysis ritiene che il fallimento di Hive abbia probabilmente evitato pagamenti di ransomware per almeno 210,4 milioni di dollari.
"Durante i sei mesi in cui l'FBI si è infiltrata in Hive, il totale dei pagamenti di ransomware per tutti i ceppi ha raggiunto i 290,35 milioni di dollari", ha osservato Chainalysis. "Ma i nostri modelli statistici stimano un totale previsto di 500,7 milioni di dollari durante quel periodo di tempo, sulla base del comportamento degli aggressori nei mesi precedenti e successivi all'infiltrazione, e si tratta di una stima conservativa."


Colorado’s Approval of Global Privacy Control: Implications for Advertisers and Publishers


The privacy laws of both Colorado and California require organizations to recognize Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs), a tool through which a person can invoke their opt out rights broadly across all the websites they visit. While California has requir

The privacy laws of both Colorado and California require organizations to recognize Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs), a tool through which a person can invoke their opt out rights broadly across all the websites they visit. While California has required responding to certain UOOMs since July 2021, the Colorado Attorney General has only recently approved their first tool – the Global Privacy Control – as valid within the scope of the state law. This sets the stage for organizations within the law’s jurisdiction to take appropriate action necessary to ensure that they are recognizing and responding to any person’s use of the GPC. Below we provide information for what organizations need to know about UOOMs going forward, including particular implementation challenges that must be addressed to avoid enforcement actions for falling afoul of the law.

Background

Governor Polis signed the Colorado Privacy Act (CPA) in July 2021, making Colorado the third state to pass a comprehensive privacy law. Among other things, the act requires the Colorado Attorney General to conduct a special process for approving Universal Opt Out Mechanisms (UOOMs) for people to use as a means of invoking their opt out rights. Under Colorado law, covered entities will be required to honor these UOOMs beginning July 1, 2024.

The Colorado AG’s office closed applications for UOOM tools on November 6, 2023. After a public comment period, the Colorado AG announced that only one tool – the Global Privacy Control (GPC) – would be acknowledged on the exclusive public list of acceptable UOOMs in Colorado.

The recognition of the GPC as a valid UOOM in Colorado leaves adtech vendors, advertisers, and publishers in a broadly similar place in both California and Colorado once enforcement begins this summer: Publishers will have to respond to valid GPC requests in both states; advertisers and vendors will have to adjust business practices accordingly. Although implementations of GPC must still satisfy the requirements of the CPA, Colorado’s decision aligns their enforcement of opt-out rights with those in California, creating momentum toward a national standard.

What should Advertisers, Publishers, and Other Organizations Know About the GPC and UOOMs in U.S. law

1. Implementations of GPC must still satisfy the requirements of CPA

Under the CPA, UOOMs in Colorado must satisfy three categories of rules. By selecting a single UOOM tool, the Colorado AG’s office has indicated that this is the only tool “recognized in so far as the UOOM or any authorized implementations meet the requirements of [the Colorado Privacy Act].”

The first and second of these rules relate to Notice and Choice under Rule 5.03 and Default Settings under Rule 5.04. The notice and choice requirements ask UOOM vendors to ensure that the signal represents an “affirmative, freely given, and unambiguous choice to opt out” of targeted advertising and data sales. The requirements for default settings seek to ensure the choice remains a genuine opt-OUT with respect to the device. The default browser installed on the device cannot simply negate the selection in a user interface to transform the user-facing mechanism into what would appear to be an opt-IN for the user. For browsers or browser extensions that do not come pre-installed on the device and that are marketed as tools for exercising a user’s opt out rights, the consumer’s decision to install and use these tools is considered an affirmative, freely given, and unambiguous choice.

The final requirement for UOOMs in the CPA is to follow Technical Specifications under Rule 5.06. The technical specification requirements make the tool “universal” in the sense that it can automatically transmit the opt-out to multiple publishers while remaining in compliance with other requirements, like the notice and choice requirements and the default settings requirements, and without unfairly disadvantaging controllers.

It is noteworthy that the AG’s office distinguishes between “the UOOM” – the GPC in this case – and “any authorized implementations” of the UOOM. Several organizations, including FPF, expressed broad support of the GPC while correctly observing that the GPC is a protocol-level technical specification and is implementable in valid and invalid ways in user-facing tools. Actual implementations of the GPC vary significantly in their interface and functionality. However, it is not clear what is required for an implementation to be “authorized”. One may read the language to require some additional recognition by the Colorado AG’s office (which has not produced a list of authorized implementations) or instead to include those implementations recognized by the creators of the GPC, which lists several implementations that support the GPC on their website. It is even possible that “authorized implementations” may even refer to other authorized, yet-to-be-approved UOOMs and have nothing to do with the GPC.

Based on this analysis, it is technically possible for publishers to receive an invalid GPC signal originating from a tool that fails to implement other requirements of the CPA. However, discerning the validity of GPC signals as they are received may require publishers to implement otherwise invasive means, like browser fingerprinting.

2. GPC will be a multi-state enforcement priority for 2024

Despite the limitations of approving a technical specification, the decision in Colorado to recognize only the Global Privacy Control marks an alignment with California that the GPC should be a clear priority for organizations looking to avoid an enforcement action in 2024. Controllers in Colorado and businesses in California should earnestly implement appropriate means to receive these signals and respond in their advertising technology stack. Industry preparation should include some mechanism for differentiating data that has been opted-out of sale or sharing from data that has not.

The Colorado AG also indicated that the current public list (which, again, consists solely of the GPC) will be “prioritized for enforcement,” meaning publishers will likely be required to respond to GPC opt-out requests as soon as the enforcement date of July 1, 2024 rolls around. Any relevant on-going or concluded investigations in California since the AG settlement with Sephora have not resulted in publicly announced enforcement actions. However, it has remained an area of active interest, including recent discussions by the California Privacy Protection Agency (CPPA) regarding the possibility of requiring browser vendors to implement a feature allowing users to express their opt-out preferences to publishers.1

3. Novel mechanisms may still be reconsidered in upcoming years

In naming the GPC as the current exclusive UOOM recognized in Colorado, Colorado AG also indicated that this did “not exclude additional UOOMs from meeting the requirements” in the future. This could mean the other shortlisted opt out mechanisms (i.e., the OptOut Code or the Opt-Out Machine) or some tool that has not yet been developed may be able to be approved in the future. However, the process for submitting applications is uncertain. The website is no longer accepting submissions, and although it may be opened to new submissions in the future, no plans for doing so are currently public.

The Colorado AG also indicated that when it does accept new applications, it will also seek public comments on them in a similar process. The three applications listed in the shortlist each took different approaches to standardizing expression of user opt out preferences. The OptOut Code proposal focused on prepending a code to human-readable device names, the Opt-Out Machine proposed an automated email-based opt out mechanisms, and the Global Privacy Control (GPC) proposed using their HTTP-based protocol-level specification in Colorado, having already been recognized as a UOOM in California.

Challenges Ahead for Enforcement

Enforcement of the Colorado Privacy Act’s requirements for opt-outs will begin later this year. Although the Colorado AG selected the GPC, they did not reveal their rationale or respond substantively to the concerns raised during the comment process. As a result, specific enforcement techniques and investigative approaches are hard to predict. At least four enforcement challenges exist for Colorado: (1) responding to the GPC alone may not be enough to ensure compliance with the CPA, (2) confirmation of signals by controllers is not required making verification of the receipt of valid signals difficult, (3) invalid GPC signals are difficult to detect definitively, and (4) the current move toward enforcement is happening at a time of transition in the industry at large.

First, responding to the GPC alone is not enough for compliance with the CPA. Although the GPC specification includes optional requirements allowing publishers to confirm to users that they have received the GPC signal, this confirmation is not technically tied to any advertising that appears on the publisher site. In other words, it is possible for a publisher site to continue serving targeted ads while confirming to users that their GPC opt-out signal has been received, either intentionally or accidentally. The Colorado AG will need some mechanism for discerning whether any advertising displayed was targeted or not. For people who have invoked the GPC, publishers are likely to replace targeted advertising with contextual advertising, and these ads may be served by similar ad servers, making discernment challenging. (The opt-out also applies to the sale of personal data, but that would not be immediately obvious to an enforcement agency in a single web browsing session regardless of the GPC configuration.)

Second, optional confirmation requirements in the GPC specification are not strictly required by the CPA. Although confirmation may be useful for users, advertisers, and publishers seeking to test their configuration of their GPC tool of choice, their utility as part of regulatory enforcement remains unclear, and without them it is unclear how Colorado enforcement agencies will determine whether a signal has been received and responded to. It is worth noting here that California’s recently proposed revisions to the California Consumer Privacy Act (CCPA) would require businesses to display the status of the consumer’s choice.2

Third, invalid implementations of the GPC can transform the opt-out into a user-facing opt-in. Developers of privacy-oriented browsers and browser extensions have evinced a desire to make the user’s experience of setting up both the browser and the GPC as fast and easy as possible, but the legal environment is inherently complex. The installation and configuration process for these tools will be critical to ensuring that GPC signals are valid in each jurisdiction where they are intended to apply. The GPC signal does not embed information on which browser, extension or tool sent the signal. This can make it difficult for organizations seeking to determine a mechanism’s validity and investigators seeking to respond to GPC signals sent using an invalid mechanism or configuration. Investigators will also have to determine if the person covered by the signal is a Colorado resident.

Finally, enforcement of the CPA comes at a time when the industry is transitioning away from the third-party cookie and toward new advertising APIs, presenting an additional challenge for discernment of targeting information. Publishers will need to be able to connect receipt of the GPC signal to their new infrastructure for advertising APIs during this transition. Similarly, Colorado’s enforcement will need to be able to verify compliance with the CPA, including responses to valid GPC signals, during this industry transition. Many other states are considering comprehensive privacy laws, some with subtly different opt out rights. Colorado has indicated that they prefer a harmonious, multi-state approach where possible, but this possibility remains an open question as states consider new approaches to privacy.

Conclusion

Colorado’s adoption of the GPC as the only valid universal opt out mechanism, for now at least, represents a critical step for vendors, advertisers, publishers, and users. Broad alignment with California marks this as important outside of Colorado as well, particularly with other states adopting or considering comprehensive privacy laws. Although some challenges and open questions remain, covered entities should earnestly work towards compliance to be able to honor these UOOMs beginning July 1, 2024.

1 Note that this requirement may complicate the default setting requirements discussed earlier given Colorado’s differentiation between a browser that comes pre-installed on a device and one that does not.

2 See page 40, in § 7025 on Opt-out Preference Signals.


fpf.org/blog/colorados-approva…