La scossa di Draghi all’Ue
Educazione, ricerca, formazione, energia, dazi, Cina, mercato unico, investimenti, transizione ecologica, intelligenza artificiale, Stato sociale e debito pubblico. Ruota attorno a queste parole l’intervento che Mario Draghi ha fatto ieri al Parlamento di Strasburgo davanti alla conferenza dei presidenti di commissione. Il terzo confronto con i rappresentanti delle principali istituzioni Ue, dopo quelli avuti con il collegio dei commissari e con l’Ecofin. Ed è proprio agli eurodeputati che l’ex premier ha rivelato di aver lanciato una stoccata ai ministri delle Finanze, dunque ai governi, nell’incontro di sabato allo stadio di Gand: «Mi hanno chiesto qual è l’ordine in cui queste riforme andrebbero fatte – ha raccontato Draghi –. Io non ho idea di quale sia l’ordine, ma posso dire solo una cosa: per favore fate qualcosa. Scegliete voi cosa, ma fatelo. Non potete passare altro tempo dicendo di no a tutto».
Chi lo ha ascoltato ha colto un messaggio indirizzato in particolar modo al governo tedesco, anche se l’ex numero uno della Bce non ha citato per nome nessuno dei ministri. Al di là di questo dettaglio, il suo ragionamento ha fatto trasparire una visione dell’Europa dai tratti federalista, soprattutto quando – in risposta a chi gli ricordava che spesso negoziare con i governi è difficile – ha invitato gli eurodeputati a non abbassare la testa. «Il Parlamento europeo è molto più ambizioso dei vari Consigli e se posso permettermi un consiglio, dovreste mantenere questa ambizione. Spero che gli altri vi seguiranno». Nel futuro immediato bisognerà prendere «decisioni cruciali» che comporteranno «discussioni difficili» e che richiederanno «alle nostre istituzioni e ai governi nazionali di fare scelte difficili». Ma si tratta di decisioni fondamentali perché «determineranno la capacità dell’Europa di tenere il passo con i suoi concorrenti globali negli anni a venire».
Draghi, su mandato di Ursula von der Leyen, sta lavorando a un rapporto sulla competitività che sarà presentato dopo le elezioni e che servirà da base di lavoro alla prossima Commissione. Ma, a giudicare dai suoi interventi, «il livello di ambizione» del suo lavoro sembra destinato ad andare al di là della questione competitività. Dalle sue parole emerge una chiara visione dell’Unione europea che a suo modo di vedere è chiamata a fare passi decisi e decisivi in avanti per non rimanere indietro. Ma lui stesso ha avvertito chi coltiva aspettative eccessive: «Io non ho la bacchetta magica”. Piuttosto bisogna definire «il minimo comune denominatore» per «ritrovare la capacità di agire insieme nell’interesse collettivo». Il problema è che la ricerca del minimo comune denominatore, soprattutto tra i governi, spesso si trasforma in un gioco al ribasso.
Anche in un altro passaggio del suo intervento Draghi è sembrato lanciare un messaggio alla Germania e agli altri Paesi che hanno puntato i piedi sulla riforma del Patto di Stabilità. Sul compromesso uscito dal negoziato traspare un giudizio piuttosto critico perché le nuove regole non sembrano favorire la competitività, che richiede una mole enorme di investimenti privati e pubblici. «Qual è il livello di debito pubblico tollerabile? Quello degli Stati Uniti (circa il 123% del Pil, ndr) oppure il 60% previsto dal vecchio e dal nuovo Patto di Stabilità?». Una domanda alla quale Draghi ha indubbiamente una sua risposta. C’è poi la questione del debito comune a livello europeo e qui ha rivelato nuovamente di aver avuto un acceso confronto con un ministro: «All’Ecofin ho menzionato un fondo dedicato – ha raccontato agli eurodeputati – e uno subito mi ha detto che allora serve una vera unione fiscale. A me non importa: scegliete qualsiasi cosa risulti la migliore, anche un mix, ma fate qualcosa».
Oltre al confronto con gli Stati Uniti, ha fatto poi un riferimento all’altro attore globale con il quale l’Europa dovrebbe cercare di competere meglio: la Cina. «Come può l’Ue continuare con i dazi sull’import di auto dalla Cina al 10%, quando gli Usa hanno il 27% e Donald Trump ha già detto che, se eletto, li porterà al 67%?». Pechino «negli ultimi 15 anni ha largamente sovrainvestito in molte cose, una delle quali sono le auto elettriche, ma anche le tecnologie legate alle batterie, sussidiando tutto. Ora hanno un’immensa sovracapacità produttiva che scaricano su di noi».
Sul piano interno ha poi insistito sulla mancanza di formazione che provoca una carenza di forza lavoro, sulla scarsità dei finanziamenti privati alla ricerca, sull’importanza dell’educazione per garantire l’innovazione e sulla necessità di rivedere il funzionamento del mercato elettrico «perché il prezzo resta alto nonostante il gas sia sceso». Insomma, secondo Draghi le riforme non sono più rinviabili. Ma vanno fatte «con il consenso dei cittadini».
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Difesa comune europea, anche il Parlamento Ue accelera
Dopo l’annuncio da parte di Ursula von der Leyen di un Commissario europeo ad hoc per la difesa, la plenaria di Strasburgo compie un altro passo concreto verso la difesa comune: la prossima apertura dell’Ufficio per Innovazione Difesa a Kiev non solo ha lo scopo di dimezzare le distanze tra l’Ucraina e l’Europa, ma si pone come cemento per strutturare, in maniera ampia e condivisibile, l’innovazione della Difesa industriale. L’annuncio della presidente della Commissione europea in occasione del dibattito sul rafforzamento della Difesa europea, nella plenaria del Parlamento europeo, rappresenta un ulteriore step di una precisa politica continentale, resa ancora più urgente dai fronti bellici e dalla dipendenza europea dagli Usa.
Architettura di sicurezza europea
La posizione espressa da von der Leyen è che bisogna “iniziare a lavorare sul futuro dell’architettura di sicurezza europea, in tutte le sue dimensioni e con tutta la rapidità e la volontà politica necessarie, perché la verità è che non conviviamo con il conflitto solo dal 2022, ma da molto più tempo”. Individua due tipi di minacce, quelle più facilmente riconoscibili e quelle più confuse, come il soft power che incide nelle infrastrutture critiche più che sul campo di battaglia. Rivendicazioni che sono state portate avanti da tempo dal governo italiano, sia per bocca del presidente del consiglio, Giorgia Meloni, che del ministro degli esteri Antonio Tajani.
Parola d’ordine, dunque, efficienza, un traguardo che si può raggiungere concordando “su una migliore integrazione degli eserciti nazionali e su una produzione comune degli armamenti, che costa ma è necessaria, che, se fatta insieme, può consentirci di spendere e meglio Servono coraggio, realismo e buon senso”, come osservato in aula dal copresidente del gruppo ECR al Parlamento europeo Nicola Procaccini di Fratelli d’Italia, che ha chiesto un cambio di passo.
Ovvero, mentre negli ultimi 5 anni in quest’aula si è parlato molto di monopattini elettrici e farfalle, adesso è arrivato il momento di concentrarsi su geopolitica e di difesa militare. “L’idea della sinistra rossa e verde di fare dell’Europa una superpotenza erbivora ha occupato interamente l’agenda della Commissione europea e di conseguenza quella parlamentare”.
L’obiettivo adesso, secondo Procaccini, deve essere quello di rendere più saldo ed efficiente il pilastro europeo della Nato, mossa che servirà a rafforzare anche l’alleanza atlantica. “Per favore, non scandalizziamoci quando Trump viene a svegliarci dal nostro sogno verde. Non possono essere sempre gli altri a pagare o a morire per noi. Comunque oggi non è necessario dividersi sulla prospettiva di un esercito europeo. Che, consentitemi la digressione personale, la destra italiana sostiene da cinquant’anni, quando altri sostenevano l’Armata Rossa”.
Usa e Ue
Proprio il tema del legame militare tra vecchio continente e Stati Uniti è stato citato dal presidente del Partito popolare europeo (Ppe), Manfred Weber, secondo cui Washington non può difendere l’Europa per sempre ma “dobbiamo pensare a farlo da soli e per questa ragione rafforzare la difesa europea non è in contraddizione col dire che rafforzare le Nato è un pilastro per l’ Ue”. Il ragionamento riguarda in concreto l’ottimizzazione di risorse e mezzi, nella consapevolezza che “stiamo sprecando denaro”. Weber spiega nel dettaglio che è necessario, oggi più che mai, realizzare il mercato unico europeo, dal momento che gli americani hanno un tipo di carro armato, mentre l’Europa 17; gli americani hanno 30 sistemi d’armamento, l’Europa 160.
Le critiche
Dura la reazione del Movimento 5 Stelle, che definisce il piano riarmo von der Leyen un piano che rinuncia alla pace e si mette elmetto: “Fanno rabbrividire le parole della von der Leyen sulla necessità dell’Europa di prepararsi alla guerra con un piano straordinario di riarmo europeo. La nuova strategia di difesa europea preannunciata dal presidente della Commissione è la massima espressione di una politica bellicista che, di fronte al rischio di escalation della tensione con la Russia, invece di lavorare per riportare la pace in Ucraina e ricostruire una nuova architettura di sicurezza europea in un’ottica di distensione con una nuova conferenza di Helsinki, preferisce mettersi l’elmetto e imbracciare il fucile preparandosi allo scontro”.
Tabacco riscaldato e approccio all’innovazione: sistemi normativi a confronto
Indice dei documenti:
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Italia, Europa, Cina: influenze accademiche e squilibri economici
6 marzo 2024, ore 17:00 presso Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani, Via della Dogana Vecchia, 29 – Roma
APERTURA
Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente 4′ Commissione Politiche dell’UE
L’INFLUENZA CINESE NEL MONDO ACCADEMICO E CULTURALE ITALIANO
PRIMA SESSIONE: 17.00 – 18.30
Giulia Pompili, Giornalista de Il Foglio
André Gattolin, già Senatore e Vice Presidente della Commissione affari esteri del Senato francese, membro onorario GCRL
Andrea Merlo, Membro del Consiglio scientifico GCRI
Antonio Stango, Presidente della Federazione Italian Diritti Umani
Luke de Pulford, Direttore esecutivo Inter-Parliamentary Alliance on China
Matteo Angioli, Moderatore
GLI INVESTIMENTI CINESI NELLE INFRASTRUTTURE MARITIME ITALIANE E EUROPEE
SECONDA SESSIONE: 18.30 – 20.00
Gianni Vernetti, Editorialista de La Repubblica, già Senatore e Sottosegretario agli Affari esteri
Marco Casale, Direttore responsabile di PortNews
Claudio Pagliara, Corrispondente Rai dagli Stati Uniti
Plamen Tonchev, Direttore unità Asia presso l’Institute of International Economic Relations; MERICS EU-China Policy Fellow
Simona Benedettini, Consulente indipendente politiche energetiche
Francesco Galietti, Scenarista e docente di analisi di rischio politico, LUISS Guido Carli; fondatore di Policy Sonar
Nicola Iuvinale, Analista presso Extrema Ratio
Ottavia Munari, Moderatore
CHIUSURA DEI LAVORI
Sen. Giulio Terzi di Sant’Agata, Presidente 4′ Commissione Politiche dell’UE
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XVIII Concorso Nazionale "Tricolore Vivo" anno scolastico 2023/2024, promosso da A.Ge. Associazione italiana genitori della Regione Sicilia, è rivolto agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola XVIII Concorso Nazionale "Tricolore Vivo" anno scolastico 2023/2024, promosso da A.Ge. Associazione italiana genitori della Regione Sicilia, è rivolto agli studenti delle scuole di ogni ordine e grado.Telegram
Chat control: New EU government attempt to bulk search private messages and destroy secure end-to-end encryption
According to a document leaked by netzpolitik.org, the Belgian Council Presidency, led by conservative Home Affairs Minister Annelies Verlinden, proposes minor changes to the controversial EU Commission’s Chat Control 2.0 proposal (officially “child sexual abuse regulation”) in order to secure a majority among EU governments. The proposed “new approach” will be discussed on Friday in a Council working group and on Monday by the EU interior ministers.
Pirate Party Member of the European Parliament and most vocal opponent of chat control Patrick Breyer criticises:
“Now that the extension of voluntary chat control 1.0 has been agreed, EU Commissioner ‘Big Sister’ Johansson and her network are immediately go back to making general mass monitoring of our private messages mandatory and destroying secure encryption of our chats.
Verlinden’s claim that her proposal was ‘more targeted’ than the Commission’s is a brazen lie. Nothing is targeted about it, in the meaning of the European Court of Justice. In reality, the proposal again aims to impose on communications services the unreliable automated mass monitoring of private chats of citizens who are not even remotely connected to child sexual abuse. This destruction of the digital privacy of correspondence has unanimously and repeatedly been rejected by independent legal experts as likely illegal and subject to annulment in court. The proposed untargeted scanning of ‘parts’ of a service has also long been been officially rejected by the EU Council’s own legal service. Law enforcement paranoia about ‘threats’ and ‘risks’ does not justify deploying unreliable suspicion machines to search and expose the private and intimate communications of millions of law-abiding citizens.
Verlinden’s claim that her proposal would protect cyber security and encrypted data also constitutes disinformation. In reality, secure end-to-end encryption would be destroyed as a result of installing chat scanning technology on our private devices (so-called client-side scanning). Just a fortnight ago, the European Court of Human Rights banned such general weakening of secure end-to-end encryption because encryption protects us all from data theft and fraud. Secure encryption saves lives, the Belgian initiative jeopardises them.
With their minimal amendments, the intransigent Belgian hardliners are ignoring the alternative and much more effective measures proposed by the European Parliament to protect children: Security by design obligations for communications services, cleaning the open Internet, removal obligations – none of this is part of the Belgian initiative.
This latest attack on digital privacy of correspondence and secure encryption is doomed to fail both politically and legally. Likely Verlinden doesn’t even have her own government’s backing. By clinging to chat control mass surveillance, Verlinden will achieve nothing at all to better protect our children. Victims of abuse deserve politicians who are able to protect children effectively, in line with fundamental rights and in a court-proof way.”
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Disinformare: ecco l’arma di Mario Caligiuri e Alberto Pagani
La mente umana è un campo di battaglia dove si combatte una guerra fatta di narrazioni bugiarde. Una competizione strategica che plasma le percezioni, influenza le decisioni e avvelena le democrazie. Il saggio di Mario Caligiuri e Alberto Pagani, introdotto dal Comandante generale emerito dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, e scritto in collaborazione con la giornalista Michela Chioso, indaga origini, tattiche e implicazioni di questo nuovo terreno di scontro, a due anni dall’inizio della operazione militare speciale russa, una guerra a tutti gli effetti che sta ridefinendo la carta d’Eurasia.
A due anni da quando, il 24 febbraio 2022, le truppe della Federazione Russa ne hanno violato il confine, l’Ucraina è in stallo militare, il sostegno internazionale vacilla e Mosca si prepara alle elezioni presidenziali all’ombra della morte, in un carcere siberiano, del dissidente Aleksej Naval’nyj.
Nel pieno di una guerra a più dimensioni, il cui esito resta ancora incerto, Disinformare: ecco l’arma. L’emergenza educativa e democratica del nostro tempo (Rubbettino), narra le avventure e le disavventure della verità di un evento che sta cambiando il mondo.
Da qui parte il dialogo tra Mario Caligiuri, esperto di Intelligence e Pedagogia, e Alberto Pagani, docente di Sociologia con esperienze parlamentari: un confronto che affonda le sue radici nell’interesse condiviso per l’universo della Sicurezza.
Il saggio – introdotto dal Comandante generale emerito dell’Arma dei Carabinieri, Giovanni Nistri, e scritto in collaborazione con la giornalista Michela Chioso – è suddiviso in due parti: la prima centrata sulle questioni geopolitiche, la seconda di ispirazione umanistica. La narrazione segue i codici dell’intervista giornalistica e spiega come e perché siamo entrati nell’era della disinformazione.
Caligiuri e Pagani indagano il conflitto che serve a Mosca per confermarsi impero: non più impiego armato della forza ma guerra cognitiva che vede nella mente umana un campo di battaglia.
La disinformazione è la guerra e la prima vittima è la verità.
Nulla di nuovo sotto il sole, poiché da sempre le bugie sono parte costitutiva del conflitto: la differenza risiede neglistrumenti di diffusione, che ora includono piattaforme, come i social media globali, e siti di controinformazione per massimizzare l’efficacia delle strategie impiegate: pubblicità,deception, disinformazione, intossicazione e propaganda. Tattiche in grado di soggiogare e devitalizzare una società senza ricorrere alla forza o alla coercizione.
Sebbene la propaganda russa attiri su di sé grande attenzione, Pagani avverte: “la maggior parte delle notizie false è prodotta in casa nostra”. Storie che hanno dell’incredibile ma che pure proliferano, fino a diventare virali.
“L’antidoto alla disinformazione è l’istruzione” : lo ricorda Caligiuri con un richiamo alla consapevolezza:
fake news e complottismi non sono che la parte più evidente della questione. “La vera minaccia risiede nella disinformazione di Stato, la comunicazione istituzionale” che stritola le coscienze e sbriciola la fiducia nelle istituzioni.
Affrontare la sfida significa, quindi “proposte educative più funzionali, alta formazione per gli insegnanti e ampliamento dei saperi”. Perché la Scuola sia sempre più un vivaio dove germogliare e non l’arena dove competere. E in tale prospettiva “l’Intelligence si conferma scienza del futuro e merita pieno riconoscimento accademico “.
Questo libro – così lo compendia Caligiuri – “è un atto di responsabilità nel contrastare l’idea che la verità possa essere sacrificata sull’altare della menzogna e della propaganda”.
L’invito finale a mantenere elevati standard di fedeltà al vero. Un atto rivoluzionario in questa società dove la verità – lo estrinseca magnificamente il filosofo Byung-chul Han – “si disintegra in polvere di informazioni, spazzata via dal vento digitale”.
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In Cina e Asia – Qin Gang si è dimesso dalla carica di deputato
I titoli di oggi: Cina, l’ex ministro degli Esteri Qin Gang si è dimesso dalla carica di deputato Segreti di stato, Pechino approva emendamenti e preoccupa le aziende straniere Cina, pronta la normativa nazionale per regolare e-bike e scooter elettrici Coree, Cuba ufficializza le relazioni diplomatiche con il Sud Cina, Qin Gang si è dimesso dalla carica di deputato L’ex ...
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Lapidi, la Grande carestia in Cina
Il libro-inchiesta che ha portato alla luce l’immane eccidio provocato dal regime maoista dal 1958 al 1962.
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Forse non tutti i Friulinuxiani sanno che... esiste un'istanza mastodon del LUG di Trieste
L'istanza è amministrata da @AdminLug@mastodon.lug.ts.it e si trova a questo indirizzo:
mastodon.lug.ts.it/public/loca…
Mastodon | Lug Trieste
Un'istanza di mastodon per la cittá di Trieste, ospitata sul server del Linux user Group TriestinoMastodon hosted on mastodon.lug.ts.it
I'm grateful for the service your account offers, but it's a shame that it's not possible to sort servers by number of active users. Unfortunately, the number of overall users is a value that rewards very old instances, even if they are practically dead
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Weekly Chronicles #65
Questo è il numero #65 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti racconta l’Era Digitale e ti aiuta a preservare la tua libertà e la tua privacy.
Cronache della settimana
- Le vending machines ti osservano
- L’AI Act europeo è stato finalizzato, cosa ci aspetta
- Londra potenzia la sorveglianza di massa
Lettere Libertarie
- In Argentina arriva il carcere per chi stampa denaro
Rubrica OpSec:
- I consigli della NSA per usare lo smartphone
Le vending machines ti osservano
Vending.FacialRecognition.App.exe - Application Error
È il messaggio di errore che è apparso a uno studente della University of Waterloo mentre cercava di comprare una merendina da una vending machine del campus.
Lo studente ha poi postato l’immagine su Reddit, da cui è scaturito un intenso dibattito: “okay, perché le vending machines hanno il riconoscimento facciale?”
Qualcuno ha anche postato parte della privacy policy della vending machine:
“The facial recognition camera and video display signage on the front of the vending machine can collect data about the customer’s age and gender. Once the data has been sent to the control unit, the data can be combined with other information, such as local weather conditions and time of day. The platform can then send a message back to the video display to trigger targeted promotions to stimulate add-on sales in a single transaction.”
In generale gli utenti che hanno postato nel thread su Reddit sembravano abbastanza stupiti dalla possibilità che una vending machine avesse tali capacità — tanto da protestare con l’amministrazione dell’università, che è stata poi costretta a disabilitare la macchina.
Bene, ma non proprio. Purtroppo non è una novità che le macchinette abbiano capacità di riconoscimento facciale. Lavorando nel settore della privacy posso dirvi che da diversi anni il settore del vending ha fatto grandi passi in avanti nell’acquisizione di dati personali: riconoscimento facciale, profilazione, concorsi a premi e molto altro.
Per quanto riguarda il riconoscimento facciale, la questione è più complessa di ciò che sembra. Prima di tutto, bisogna distinguere tra riconoscimento facciale e analisi facciale.
Il primo implica la creazione di dati biometrici attraverso modelli applicati da algoritmi sulle immagini del viso in tempo reale. I dati biometrici creano poi dei codici univoci che descrivono e identificano matematicamente un singolo volto.
Viceversa, gli algoritmi di analisi facciale non creano modelli biometrici ma sono in grado di identificare caratteristiche comuni e distinguere tra vari elementi. Ad esempio, sono in grado di distinguere il genere di una persona (over 9000), esaminando il volto.
Nel secondo caso la macchina sa che siamo esseri umani, magari di genere maschile o femminile e di età compresa tra i 25 e i 30 anni, ma non crea dati biometrici che possono essere usati per identificarci tra miliardi di altre persone.
Inutile dire che il primo caso è molto peggio del secondo. Purtroppo non è facile come sembra scoprire con quale tipo di sistema abbiamo a che fare. Molte aziende produttrici di software e macchine usano il termine riconoscimento facciale impropriamente, per vendere meglio i loro prodotti. Altri invece lo usano davvero.
In alcuni casi addirittura le macchine vengono vendute con la capacità di riconoscimento facciale, senza neanche che il commerciante che le installa lo sappia.
Una cosa è certa: nell’Era Digitale dobbiamo presumere che ogni macchina abbia telecamere, microfoni e sensori ad hoc per acquisire i nostri dati e profilarci.
Il mondo sta cambiando: stupirsi di queste cose significa essere preda delle macchine, degli algoritmi, delle corporazioni e dei governi. Prenderne atto, usare la tecnologia con accortezza, e adeguarsi.
Niente siti web o app, niente tracking IP, nessun documento richiesto. Solo Telegram. Clicca qui per iniziare ad accumulare BTC con BitcoinVoucherBot!
L’AI Act europeo è stato finalizzato, cosa ci aspetta
Dopo lunghi anni di discussioni e ripensamenti, il testo finale dell’IA ACT è stato approvato dall’Unione Europea e sarà pubblicato in Gazzetta ad aprile 2024. Da quel momento inizieranno a decorrere i vari termini di efficacia delle diverse disposizioni.
Prima proiezione internazionale per “La rivoluzione di Ayten”
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Pagine Esteri, 28 febbraio 2024. Si è tenuta a Londra la prima proiezione internazionale del documentario “La rivoluzione di Ayten”, realizzato da Eliana Riva e prodotto da Pagine Esteri. Dopo la presentazione ufficiale del lavoro, è cominciato il tour di presentazioni che farà tappa in diversi Paesi europei e città italiane.
Il documentario racconta la storia di Ayten Öztürk, l’oppositrice politica turca che ha denunciato di essere stata rapita e torturata per sei mesi in un centro segreto di detenzione ad Ankara. La campagna per la sua liberazione ha coinvolto centinaia di persone in tutto il mondo ma la battaglia per la chiusura dei centri di tortura ha significato per Öztürk una repressione giudiziaria che l’ha costretta per tre anni agli arresti domiciliari. Pochi giorni fa è stata arrestata e rimane tutt’ora in carcere.
I raid della polizia turca hanno portato al fermo di decine di persone, tra cui gli avvocati della stessa Ayten, intervistati nel documentario insieme ad alcune delle madri degli oppositori politici arrestati o uccisi dalla polizia.
Il docufilm ripercorre la storia recente della repressione dentro e fuori dalle carceri, delle campagne di sciopero della fame per opporsi agli arresti di avvocati, insegnanti, musicisti e dell’uso politico dei tribunali e della giustizia.
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Centrale di riciclaggio internazionale mediante bit-coin tra il Napoletano, Lettonia e Lituania
Associazione per delinquere, riciclaggio, autoriciclaggio, ricettazione, intestazione fittizia di beni, bancarotta per distrazione, omessa dichiarazione dei redditi, nonché detenzione, diffusione e installazione abusiva di apparecchiature e altri mezzi atti a intercettare o interrompere comunicazioni informatiche o telematiche. Queste le accuse mosse dal Comando provinciale della #guardiadifinanza di Napoli, a seguito di indagini che hanno potato alla emissione di un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali nei confronti di otto persone, emessa dal gip del Tribunale di Napoli, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
La centrale di riciclaggio internazionale era attiva a Portici ed Ercolano. Una parallela misura cautelare è stata eseguita del comando provinciale di Lecce, nell’ambito di una squadra investigativa comune coordinata da Eurojust, alla quale hanno preso parte parte anche le autorità giudiziarie della Lettonia e della Lituania. Due degli arrestati italiani erano residenti a Riga e da lì dirigevano le società coinvolte, uno è ritenuto il capo dell'organizzazione.
Dietro il paravento di servizi di consulenza e promozione finanziaria operava una centrale di riciclaggio internazionale con sede a Portici ed a Ercolano, nel Napoletano, che offriva alla clientela un “pacchetto” di servizi finalizzato a delocalizzare ed investire all’estero proventi illeciti derivanti, tra l’altro, da frodi fiscali, truffe sui bonus edilizi e bancarotte fraudolente, con modalità tali da ostacolare l’identificazione dei beneficiari effettivi dei fondi riciclati.
I promotori del sodalizio avrebbero diretto e gestito un’articolata struttura organizzativa con ramificazioni anche in Paesi off-shore, che svolgeva in Italia una vera e propria attività bancaria occulta, attraverso un Istituto di moneta elettronica lituano e una società lettone ad esso collegata, assicurando alla clientela società fittizie intestate a soggetti “prestanome”, conti correnti gestibili interamente online attraverso un’applicazione scaricabile dai principali app store, carte di pagamento anonime nonché servizi di raccolta, custodia e trasporto di denaro contante.
Secondo l’accusa, gli indagati avrebbero movimentato, tra il 2018 e il 2023, oltre 2,6 miliardi di euro, proponendo il proprio servizio a oltre 6mila clienti (per lo più italiani, principalmente localizzati in Campania, Lombardia e Lazio) che avevano necessità di un meccanismo capace di “nascondere” agli occhi del fisco italiano e dell’autorità giudiziaria ingenti capitali di illecita provenienza.
Tra i clienti eccellenti della centrale di riciclaggio sgominata dalla Guardia di Finanza figurano anche elementi di spicco del clan dei casalesi e della 'ndrangheta. Poi ci sono studi medici, veterinari, professionali (anche legali) e un imprenditore napoletano già condannato per un'evasione fiscale di 70 milioni di euro.
Avvalendosi di 15 dipendenti, il sodalizio avrebbe offerto assistenza sia mediante un centralino telefonico, sia attraverso una chat online, pubblicizzando i servizi offerti su numerosi siti web e su un ebook. Secondo l’ipotesi investigativa, condivisa dal gip del Tribunale di Napoli, alla base del sistema di riciclaggio scoperto vi era una struttura organizzativa imponente, costituita da sedi occulte a Portici ed Ercolano, da forza lavoro specializzata e fidelizzata e da un caveau per la custodia del contante, individuato nel corso delle perquisizioni eseguite in collaborazione con il Nucleo speciale Tutela privacy e Frodi tecnologiche.
Gli indagati si sarebbero avvalsi anche di strumentazioni informatiche e telematiche per impedire e interrompere le comunicazioni relative a sistemi telefonici e telematici, allo scopo di evitare qualsiasi tipologia di sorveglianza, captazione e intercettazione da parte delle forze di polizia. Eseguita in collaborazione con le autorità giudiziarie della Lettonia e della Lituania, con la Procura della Repubblica di Lecce e con il Nucleo di Polizia economico-finanziaria a quella sede, che ha eseguito una misura cautelare personale e reale nell’ambito di un parallelo filone investigativo, l’indagine avrebbe permesso di accertare anche un’evasione fiscale attribuibile ai principali promotori del sodalizio per un imponibile netto di quasi 80 milioni di euro.
Contestualmente alle misure cautelari personali è eseguito il sequestro delle disponibilità finanziarie e del patrimonio degli indagati per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro. Tra i beni sequestrati vi sono quindici immobili a Vilnius (di cui due appartamenti di lusso nel centro storico, due alberghi e un bar-ristorante), quattro immobili a Riga (di cui due appartamenti di lusso), una villa ad Ercolano con piscina e campo di calcio, un immobile a Portici, un immobile a Como e uno yacht.
Nel corso delle indagini, erano già sequestrati oltre 700mila euro in contanti, criptovaluta detenuta in nove portafogli digitali per 1,3 milioni di euro e beni di lusso (orologi e gioielli) per 330mila euro. L’ordinanza applicativa di misure cautelari personali e reali è eseguita dai militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria della guardia di finanza di Napoli nell’ambito di una Squadra Investigativa Comune coordinata da #Eurojust.
controinformazione.info/per-la…
Pirates end EU silence on Julian Assange’s looming extradition to the USA
Following an initiative of the Pirate Party, the European Parliament will discuss the looming extradition and prosecution of Wikileaks founder Julian Assange and its implications on freedom of the press on Wednesday. In a narrow vote on Monday, the majority of MEPs decided to request EU Commission and Council statements on the case followed by a political debate.
Patrick Breyer, MEP for the German Pirate Party, is delighted:
“We have put an end to the EU’s silence and looking the other way on Assange. Double standards just because the United States are an ally undermine Europe’s credibility when it comes to upholding human rights.
The US wants to make an example of Wikileaks founder Julian Assange to make sure no one will dare to leak internal information that exposes war crimes, unlawful detention, human rights violations and torture by the world power ever again. To us Pirates, such transparency is both a mission and an obligation, because transparency is the only way to hold the powerful accountable for state crimes and stop abuses of power. That is why we are calling for the release of Julian Assange.
When I raised the Assange case during a trip to the USA by the Home Affairs Committee, government representatives told me that every journalist would be prosecuted according to the same standards. In other words, freedom of the press and investigative journalism, our right to truth and justice are at stake here.
The world is now looking at the UK and its respect for human rights and the Convention on Human Rights. Britain’s relationship with the EU is at stake if it fails to respect its obligations.”
Previously, a group of 46 MEPs from different political groups had already sent a final appeal to the British Home Secretary to protect Wikileaks founder Julian Assange and prevent his possible extradition to the United States. In a letter to the British Home Secretary last week, the signatories emphasised their concerns about the Assange case and the impact on press freedom as well as the serious risks to Assange’s health in the event of extradition to the US. According to the letter, the US government is attempting to use the Espionage Act of 1917 against a journalist and publisher for the first time. If the US succeeds and Assange is extradited, this would mean a redefinition of investigative journalism. It would extend the application of US criminal laws to the whole world and also to non-US citizens, without extending the application of the US constitutional guarantee of freedom of expression.
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📌 L'associazione Italiana Oncologia Toracica, in collaborazione con il #MIM indice, per l'anno scolastico 2023/2024, la terza edizione del #Concorso Nazionale "Respiriamo insieme".
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola 📌 L'associazione Italiana Oncologia Toracica, in collaborazione con il #MIM indice, per l'anno scolastico 2023/2024, la terza edizione del #Concorso Nazionale "Respiriamo insieme".Telegram
Erotik Twist - The Street, the Night, the Rebel
E gli Erotik Twist fanno proprio questo: mantengono le promesse evocate dal loro nome, dai titoli della maggior parte delle loro canzoni e, perché no, dalla copertina di questo album. @Musica Agorà
iyezine.com/erotik-twist-the-s…
Erotik Twist - The Street, the Night, the Rebel - 2024
Erotik Twist: un album affilato come un lama di rasoio in un thriller italiano degli anni settanta, di quelle che colpiscono senza dare scampo alla vittima.In Your Eyes ezine
RECs Report: Towards a Continental Approach to Data Protection in Africa
On July 28, 2022, the African Union (AU) released its long-awaited African Union Data Policy Framework (DPF), which strives to advance the use of data for development and innovation, while safeguarding the interests of African countries. The DPF’s vision is to unlock the potential of data for the benefit of Africans, to “improve people’s lives, safeguard collective interests, protect (digital) rights and drive equitable socio-economic development.” One of the key mechanisms that the DPF seeks to leverage to achieve this vision is the harmonization of member states’ digital data governance systems to create a single digital market for Africa. It identifies a range of focus areas that would greatly benefit from harmonization, including data governance, personal information protection, e-commerce, and cybersecurity.
In order to promote cohesion and harmonization of data-related regulations across Africa, the DPF recommends leveraging existing regional institutions and associations that are already in existence to create unified policy frameworks for their member states. In particular, the framework emphasizes the role of Africa’s eight Regional Economic Communities (RECs) to harmonize data policies and serve as a strong pillar for digital development by drafting model laws, supporting capacity building, and engaging in continental policy formulation.
This report provides an overview of these regional and continental initiatives, seeking to better clarify the state of data protection harmonization in Africa and to educate practitioners about future harmonization efforts through the RECs. Section 1 begins by providing a brief history of policy harmonization in Africa before introducing the RECs and explaining their connection to digital regulation. Section 2 dives into the four regional data protection frameworks created by some of the RECs and identifies key similarities and differences between the instruments. Finally, Section 3 of the report analyzes regional developments in the context of the Malabo Convention through a comparative and critical analysis and, lastly, provides a roadmap for understanding future harmonization trends. It concludes that while policy harmonization remains a key imperative in the continent, divergences and practical limitations exist in the current legal frameworks of member states.
Political advertising: EU fights cookie banners, but not voter manipulation and microtargeting
Today, Members of the European Parliament adopted new rules on transparency and targeting of political advertising, which will essentially apply from 2025. In addition to a mandatory publicly accessible collection of political advertising (“ad library”), the EU Parliament, with the participation of Pirate Party MEP Patrick Breyer, was able to implement an unprecedented ban on annoying consent banners if the user rejects personalised political advertising via browser default settings (“do not track”). Parliament was also able to ensure that consent to political surveillance advertising must not be required as a precondition for using internet services (“tracking walls”). On the downside, contrary to Parliament’s intention, personally micro-targeting political messages based on every user’s the individual preferences, weaknesses, life situation and personality will continue (so-called surveillance advertising). Patrick Breyer, MEP and digital freedom fighter for the Pirate Party, who co-negotiated the regulation on behalf of the Committee on Home Affairs, sums up the result:
“This law is the beginning of the end of annoying cookie banners and outrageous forced consent walls. Every user will be able to decide in favour of or against political surveillance advertising – but the consequences of that decision are beyond the average consumer’s comprehension.
The digital manipulation of elections in the style of Cambridge Analytica, targeted disinformation before referendums such as Brexit, contradictory election promises to different voter groups – all of this remains legal. This non-regulation benefits anti-democratic and anti-European forces in particular: they can continue to use surveillance advertising to target hate messages and lies at those voters who are susceptible to them in order to undermine our democracy.
Here, the short-sighted self-interest of EU governments in election advertising and the surveillance capitalist profit interests of big tech have combined to create a mixture that is toxic to democracy. Transparency is not enough – it will only allow us to watch attacks on our democracy.”
The existing ban in the Digital Services Act on analysing users’ political opinions, sexual orientation or health for advertising purposes remains in place. In practice, however, micro-targeted political advertising tends to be based on matching interests and other correlations, which remains permissible. Cambridge Analytica also analysed users’ personalities rather than their political opinions prior to Trump’s election as US president.
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Success thanks to the Pirates: EU Parliament approves new level of transparency for the European Court of Justice
The European Parliament today voted by a large majority in favour of a reform of the ECJ Statute. In future, the European Court of Justice will proactively and systematically publish the pleadings and arguments submitted by the parties to proceedings on its website once the proceedings have been concluded. An exception applies if the author of a pleading objects, but in this case there is a right of access to information via the EU Commission upon request. The new transparency rule will apply to all legal questions referred to the ECJ by national courts (“preliminary rulings”), as most landmark cases result of such references. MEP Patrick Breyer (Pirate Party), who is himself a judge by profession, had proposed the new transparency rule and fought for its adoption during the negotiations.
“With the systematic publication of pleadings, the European Court of Justice will be more transparent than ever before. This also sets standards for the national judiciaries,” said Breyer. “It is a privilege that, as a Pirate Party MEP, I was able to introduce our core aim of a transparent state into the negotiations and successfully see it through thanks to the support of my colleagues. Pressure from civil society also contributed to this.
After landmark judgements with far-reaching consequences, the public has a right to know and discuss the positions of governments and institutions in the run-up to the decision. I am sure we will be surprised by some of the arguments put forward by them. In a democracy where freedom of press reigns, we need to be able to hold the powerful accountable for their behaviour in court. At a time when the EU and its Court of Justice are facing a crisis of confidence, transparency creates trust.
Of course, the new transparency rule with its restrictions and reservations does not yet fully meet our expectations. In particular, we will be keeping a close eye on whether transparency objectors will systematically abuse their right to object to publication. Nevertheless, the introduction of the principle of proactive transparency in the EU judiciary is a milestone and a paradigm shift.”
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ONU: Israele deve smettere di attaccare ambulanze e convogli umanitari
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Pagine Esteri, 27 febbraio 2024. In una dichiarazione pubblicata il 27 febbraio, le Nazioni Unite hanno denunciato gli attacchi continui ai convogli umanitari dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, alle ambulanze e ai membri della Mezzaluna Rossa Palestinese. I raid avvengono nonostante le missioni umanitarie e di soccorso siano regolarmente comunicate e coordinate con l’esercito israeliano, il quale pretende la trasmissione preventiva dei dati dei pazienti trasportati e degli stessi operatori sanitari. Questi ultimi vengono fermati, spogliati e spesso arrestati per giorni, senza notizie sulle accuse né sui luoghi di detenzione. I convogli di aiuti, denunciano le Nazioni Unite, sono attaccati e bloccati e viene sistematicamente negato l’accesso ai beni da parte delle persone che stanno patendo la fame.
“Il 25 febbraio, la Società della Mezzaluna Rossa Palestinese (PRCS) e le Nazioni Unite hanno evacuato 24 pazienti dall’ospedale Al Amal di Khan Younis, tra cui una donna incinta e una madre e un neonato. L’ospedale Al Amal è stato all’epicentro delle operazioni militari a Khan Younis per oltre un mese. Quaranta attacchi all’ospedale, dal 22 gennaio al 22 febbraio, hanno ucciso almeno 25 persone.
Nonostante il precedente coordinamento per tutti i membri del personale e i veicoli con la parte israeliana, le forze israeliane hanno bloccato il convoglio guidato dall’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) per molte ore nel momento in cui ha lasciato l’ospedale. L’esercito israeliano ha costretto i pazienti e il personale a uscire dalle ambulanze e ha spogliato tutti i paramedici dei loro vestiti. Tre paramedici PRCS sono stati successivamente arrestati, anche se i loro dati personali erano stati condivisi con le forze israeliane in anticipo, mentre il resto del convoglio è rimasto sul posto per oltre sette ore. Un paramedico è stato rilasciato e facciamo appello per il rilascio immediato degli altri due e di tutti gli altri operatori sanitari detenuti.
Questo non è un incidente isolato. I convogli di aiuti sono sotto tiro e viene sistematicamente negato l’accesso alle persone bisognose. Gli operatori umanitari sono stati molestati, intimiditi o detenuti dalle forze israeliane e le infrastrutture umanitarie sono state colpite. Poco prima dell’incidente di domenica, due familiari di Medici Senza Frontiere sono stati uccisi in un attacco non sollecitato dalle forze israeliane contro un complesso in conflitto dove dormivano il loro personale e i loro familiari.
L’inadeguata facilitazione per la consegna degli aiuti in tutta Gaza significa che gli operatori umanitari sono soggetti a un rischio inaccettabile di essere arrestati, feriti o peggio; lasciando noi e i nostri partner incapaci di raggiungere in sicurezza Gaza settentrionale e sempre più parti di Gaza meridionale.
L’ONU e i partner hanno costantemente comunicato alle autorità israeliane i requisiti per una facilitazione significativa degli sforzi di soccorso in tutta Gaza. Il minimo indispensabile è questo: riconoscere in anticipo la notifica di una missione umanitaria comporta la responsabilità di facilitare un passaggio sicuro, regolare e rapido sul terreno. Continueremo il nostro impegno con le forze israeliane affinché tali requisiti siano soddisfatti, in modo che la risposta umanitaria assolutamente necessaria sia abilitata.
L’ONU e il PRCS hanno dovuto lasciare altri trentuno pazienti non critici all’ospedale Al Amal”.
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L'articolo ONU: Israele deve smettere di attaccare ambulanze e convogli umanitari proviene da Pagine Esteri.
Traffico internazionale di specie animali. Il caso del pangolino, considerato una prelibatezza sulle tavole cinesi
Nel nostro blog abbiamo avuto modo di parlare in più occasioni del traffico di specie animali (link in nota 1), noto come #wildlifetrafficking: la vendita illegale di specie selvatiche è tra i cinque commerci illegali più redditizi a livello globale, contrastato dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) in vigore dal 1975 (in Italia dal 1980).
In questo contesto i pangolini, specie unica di mammiferi, sono tra – se non i più – trafficati. Oltre un milione di pangolini sono stati uccisi nell'ultimo decennio, rappresentando il 20% di tutto il commercio illegale di fauna selvatica.
Per tale motivo il 15 febbraio è stata designata la Giornata Mondiale del Pangolino, per sensibilizzare l'opinione pubblica su questi animali unici.
I pangolini sono mammiferi e si trovano principalmente in ambienti acquatici, tuttavia non vivono nell'acqua. Essi usano efficacemente i loro artigli per difendersi e creare armature quando si raggomitolano. Il termine "pangolino" deriva dal termine maschile "penggulung", che significa oggetto ruvido o ricurvo.
Giant pangolin (Smutsia gigantea), Autore Louise Prévot, @louiseprevot_art
Esistono otto specie di pangolini riconosciute, la maggior parte delle quali vive in Asia e Africa. Tutte e otto le specie sono considerate in pericolo a causa dell'alto rischio di sfruttamento e distruzione del loro habitat.
La più grande minaccia per i pangolini è il loro uso eccessivo nel traffico di animali selvatici e nella caccia. La loro carne viene utilizzata come cibo e le loro squame per scopi medicinali. Ma nonostante il loro uso diffuso, i benefici degli artigli del pangolino non sono stati riconosciuti e le loro squame sono realizzate semplicemente con materiale cheratinoso, che non li rende diversi dagli esseri umani.
Stanno diventando un mercato significativo in alcune parti del mondo, in particolare nei paesi asiatici, poiché il prezzo di un chilogrammo di pangolini in Cina può arrivare fino a 1300 euro, e il prezzo di un chilogrammo di carne può arrivare fino a 300 euro. A tale proposito il presidente cinese Xi Jinping criticò i prezzi elevati dei pangolini, citando i rischi per la salute pubblica derivanti dal consumo di animali selvatici. Fu approvata -anche in risposta alle preoccupazioni internazionali che il coronavirus Sars-Cov2, che si ritiene abbia origine nei pipistrelli, possa essere stato trasmesso all'uomo attraverso animali selvatici venduti in un mercato di Wuhan, in Cina - una decisione che vieta il commercio illegale di fauna selvatica in Cina ed elimina le normative esistenti relative al consumo di fauna selvatica. L'identità della fonte animale del coronavirus, denominata nCoV-2019, è stata una delle domande chiave per i ricercatori. È noto che i coronavirus circolano nei mammiferi e negli uccelli e gli scienziati hanno già suggerito che nCoV-2019 originariamente proveniva da pipistrelli, una proposta basata sulla somiglianza della sua sequenza genetica con quella di altri coronavirus noti. Ma il virus è stato probabilmente trasmesso all'uomo da un altro animale. Il coronavirus che ha causato una grave sindrome respiratoria acuta o SARS, diffuso dai pipistrelli ai gatti di zibetto agli umani. La South China Agricultural University di Guangzhou, tramite due dei suoi ricercatori, ha identificato il pangolino come la potenziale fonte di nCoV-2019 sulla base di un confronto genetico di coronavirus prelevati dagli animali e da esseri umani infetti nell'epidemia e altri risultati. Le sequenze sono simili al 99%, hanno riferito i ricercatori alla conferenza stampa del 7 febbraio.
Comunque, niente di tutto questo ha aiutato i pangolini né ora né nel recente passato. Se è vero che nel 2018, la provincia di Hubei ha creato 300 zone di conservazione e ha represso la caccia e il commercio senza licenza, nel 2019, nove tonnellate di carne di pangolino furono sequestrate a Hong Kong e successivamente sono state trovate 14 tonnellate di carne di pangolino a Singapore. Oltre un milione di pangolini sono stati uccisi nell'ultimo decennio, rappresentando il 20% di tutto il commercio illegale di fauna selvatica.
La mappa della presenza mondiale del pangolino, tratta da www.itsprettydata.com
Appare evidente come il traffico illegale di animali selvatici è in forte espansione, con la domanda di pangolini che supera l’offerta.
I pangolini asiatici sono stati storicamente sotto pressione, con il pangolino della Sonda che ha registrato il maggior numero di casi di traffico.
Le popolazioni di pangolini in Asia stanno diminuendo e l'attenzione dei cacciatori si sta spostando verso le specie africane che vengono sempre più cacciate a causa dell'eccessivo sfruttamento.
Molte aree dell’Africa dove vivono i pangolini sono anche aree con elevata povertà e disunione.
Traffic, una rete globale che monitora il commercio di fauna selvatica, ha riferito che circa 9.000 pangolini sono stati introdotti clandestinamente in Cina dal 2007 al 2016. Nel 2017 è stato introdotto un accordo commerciale internazionale che consente l'importazione commerciale di tutte e otto le specie di pangolini. Tuttavia, la popolazione di pangolini cinesi è diminuita dell'80% negli ultimi anni.
La carne di pangolini è considerata una prelibatezza, con molti ristoranti che cercano di stupire gli ospiti con la carne di pangolino, considerata uno status symbol e le persone credono che il consumo di pangolino possa curare le malattie della pelle e prevenire le infezioni.
Nota . Tra gli altri articoli si segnalano: [noblogo.org/cooperazione-inter… [noblogo.org/cooperazione-inter… [noblogo.org/cooperazione-inter…
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UCRAINA. I russi avanzano, Macron propone l’invio di truppe occidentali
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di Marco Santopadre
Pagine Esteri, 27 febbraio 2024 – Il presidente ucraino ha di nuovo ammesso il fallimento della controffensivalanciata da Kiev parecchi mesi fa, ma ha promesso che presto le sue truppe torneranno all’attacco fino alla “vittoria finale”.
Ma per ora ad avanzare è l’esercito russo che dopo la conquista strategica di Avdiivka – ridotta ad un cumulo di macerie dopo quattro mesi di feroci combattimenti – si è impossessato di altri territori in Donbass. In vari punti le truppe di Mosca hanno sfondato le linee difensive ucraine, soverchiando i militari ucraini ormai sfiancati e a corto di munizioni.
I russi avanzano in Donbass
Ad Avdiivka inizialmente i comandi ucraini avevano imposto alle proprie truppe la resistenza ad oltranza, nonostante la “Brigata Autonoma d’Assalto Azov” – com’è stato ribattezzato il Battaglione Azov, l’unità militare costituita da gruppi di estrema destra nel 2014 – fosse quasi interamente circondata dalle truppe russe. Poi però, non è chiaro se in seguito ad un ordine di ritirata da parte dei comandi o ad una iniziativa delle truppe, la Azov ed altri reparti hanno abbandonato le posizioni ritirandosi oltre la “linea di difesa” già realizzata a qualche chilometro di distanza.
Nei mesi scorsi, infatti, quando ormai era chiaro che la controffensiva ucraina non stava producendo affatto i progressi decantati ed anzi l’apparato militare russo si preparava a nuovi assalti, forte del potenziamento dell’industria militare interna, il governo di Kiev ha ordinato la costruzione di una linea di difesa fortificata a poca distanza dal fronte, proprio per evitare un possibile sfondamento da parte russa.
Ma neanche il licenziamento del comandante in capo delle forze armate del generale Valery Zaluzhny e la sua sostituzione da parte di Zelensky con Oleksandr Syrsky, suo fedelissimo, ha impedito alla truppe di Mosca di approfittare dell’estrema debolezza di Kiev causata da fattori interni ma anche dal parziale allentamento del sostegno statunitense ed europeo.
I russi hanno preso prima il villaggio di Lastochkine, che si trova a circa 10 km ad ovest di Avdiivka, e poi i villaggi di Stepnoye e Severnoye, segno che l’avanzata di Mosca in Donbass sta procedendo in maniera spedita dopo la conquista, a metà febbraio, di un nodo strategico costato centinaia, forse migliaia di vittime da entrambe le parti.
Da alcuni giorni scontri molto violenti si stanno verificando a Marinka e a Vuhledar, ad ovest e a sud-ovest di Donetsk; le truppe russe stanno tentando una manovra a tenaglia contro alcuni reparti nemici, e di allontanare il più possibile il fronte dalla città oggetto di continui bombardamenti ucraini fin dal 2014, quando una parte della popolazione del Donbass, dopo il regime-change avvenuto a Kiev, si sollevò e proclamò un’indipendenza di fatto così come avvenne nel confinante oblast di Lugansk.
Mosca continua nel frattempo a martellare le città ucraine, mirando soprattutto alle infrastrutture e ai depositi di armi e munizioni. Durante la scorsa notte l’esercito russo ha lanciato una pioggia di droni e missili sulle regioni ucraine orientali e centrali, da Kharjiv a Sumy, da Dnipropetrovsk a Khmelnytska,
Di fronte ad una situazione che si aggrava di ora in ora e alla mancanza di rifornimenti di munizioni, il presidente Zelensky – scagliandosi in particolare contro Donald Trump e i repubblicani – ha avvertito Washington che senza la ripresa di aiuti militari massicci il suo paese non otterrà “alcun nuovo successo”.
Funerale di un militare ucraino
Macron: “truppe occidentali in Ucraina”
Nelle ultime ore quindici paesi europei si sarebbero detti favorevoli a sostenere la proposta ceca di acquistare munizioni in Europa per inviarle a Kiev, ma non si tratterebbe di un contributo risolutivo. Oltretutto il cancelliere tedesco Scholz ha ribadito che la Germania non ha per ora intenzione di consegnare agli ucraini i missili Taurus, come hanno fatto invece Francia e Regno Unito.
A prendere l’iniziativa è stato il presidente francese Emmanuel Macron, che al vertice internazionale sull’Ucraina tenutosi ieri a Parigi ha annunciato la volontà di creare una nuova coalizione per fornire a Kiev missili e munizioni, aggiungendo di non escludere l‘invio di truppe europee per contrastare l’avanzata russa.
Secondo le indiscrezioni finora filtrate, il leader francese non avrebbe parlato di una missione militare della Nato – coalizione guidata dagli Stati Uniti all’interno della quale Parigi si è spesso mossa in autonomia se non in antagonismo con Washington – ma di una coalizione di “paesi occidentali volontari”. Macron ha affermato che bisogna rendersi contro «che siamo sempre stati in ritardo di sei-otto mesi» per quanto riguarda le iniziative di sostegno all’Ucraina.
Lo scetticismo degli alleati, il rischio è la guerra totale
La proposta di Macron – che potrebbe essere una boutade propagandistica, strumentale a concedere alla Francia un maggiore ruolo internazionale nel momento in cui Washington si sta parzialmente sfilando da un sostegno all’Ucraina che non ha prodotto i risultati sperati – è stata accolta con estremo scetticismo tra i rappresentanti dei governi presenti a Parigi. La maggior parte dei rappresentanti europei avrebbero polemizzato con Macron.
Da parte sua un funzionario della Casa Bianca ha spiegato all’agenzia Reuters che Washington non ha alcuna intenzione di inviare truppe a combattere in Ucraina, anche se è noto che un certo numero di consiglieri militari e uomini dei corpi speciali statunitensi e di vari paesi occidentali sono presenti a Kiev ormai da anni a supporto delle truppe ucraine.
Ovviamente un coinvolgimento diretto degli eserciti europei nei combattimenti con le forze armate russe causerebbe una escalation ulteriore che potrebbe sfociare in un conflitto su vasta scala, ma Macron non sembra preoccuparsene. Anche in patria la proposta del capo dell’Eliseo ha provocato contestazioni e polemiche, sia tra le opposizioni di sinistra che tra quelle di destra. Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto e Berria
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L'articolo UCRAINA. I russi avanzano, Macron propone l’invio di truppe occidentali proviene da Pagine Esteri.
Vane tentazioni
Guardate come sono futili le tentazioni proposte dal diavolo in questo racconto e dunque vano tutto quello che propone. Propone di sfamarsi come un gioco di prestigio, di buttarsi dall’alto del pinnacolo, in una vana dimostrazione di coraggio, propone tutti i regni del mondo con la loro gloria che è vana, perché sono soggetti alla distruzione e alla morte.
Invece, Gesù Cristo, come risorto, vincendo la morte, e quindi i poteri del mondo, che sulla paura della morte basano il loro potere, ci dà una speranza viva. E un dono reale ed eterno, non vano. Per questo non ha senso arrenderci al male e agli errori, ma è pieno di futuro il tentare il bene nuovamente e nuovamente in ogni tempo.
pastore D'Archino - Vane tentazioni
Il racconto delle tentazioni di Gesù annuncia che Egli è veramente il Figlio di Dio. Infatti, Gesù viene tentato, anzi messo alla prova come sarebbe più corretto tradurre, come Figlio di Dio. Viene…pastore D'Archino
Nel nuovo decreto legge #PNRR, approvato dal Consiglio dei Ministri, sono presenti le misure proposte dal Ministro Giuseppe Valditara.
Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.it/web/guest/-/cdm-le…
Ministero dell'Istruzione
Nel nuovo decreto legge #PNRR, approvato dal Consiglio dei Ministri, sono presenti le misure proposte dal Ministro Giuseppe Valditara. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.miur.gov.it/web/guest/-/cdm-le-misure-del-mim-per-il-nuovo-dl-pnrrTelegram
Analisi della geopolitica occidentale: ipocrisia e genocidio - Giornalismo Libero
Nel panorama geopolitico attuale, emergono chiaramente le disparità di trattamento riservate a Russia ed Israele da parte dell'Occidente.homo vivo giuseppe rago (Giornalismo Libero)
Il Medio-Oriente nel mondo multipolare. L’analisi di Saïd Boumama l Contropiano
«Per contrastare l’immenso progetto cinese di infrastrutture di trasporto della Via della Seta, gli Stati Uniti e i loro alleati hanno sviluppato un progetto concorrente che richiede il controllo di Gaza.
Annunciato al vertice del G20 a settembre 2023, questo progetto chiamato “Corridoio India-Europa-Medio Oriente” è stato presentato da una nota della Casa Bianca del 9 settembre.»
Potresti aver notato che alcune persone pubblicano post molto più lunghi rispetto al solito limite di 500 caratteri. Ci sono tre modi in cui ciò è possibile:
-Il proprietario del server ha personalizzato il software del proprio server Mastodon per modificare il limite di caratteri
-Il proprietario del server ha installato una versione pre-personalizzata di Mastodon come Glitch o Hometown
-Il server non funziona affatto con il software Mastodon, ma con qualcosa di totalmente diverso come Friendica, WordPress ecc
Maggiori informazioni:
➡️ fedi.tips/why-do-some-people-o…
Il post di @Fedi.Tips
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A seconda delle impostazioni, gli utenti di Friendica possono eseguire ricerche per varie cose utilizzando la pagina di "ricerca" (o la barra di ricerca nel pannello di navigazione superiore).
Ricerca account
- Modello: @name
- Risultato: elenca tutti i profili che corrispondono al nome. Il nome può essere utilizzato nel campo del nome visualizzato del profilo o del nickname e può essere solo una parte dell'intero testo.
Ricerca di un gruppo
- Modello: !name
- Risultato: elenca tutti i gruppi che corrispondono al nome. Il nome può essere utilizzato nel campo del nome visualizzato del profilo del gruppo o del nickname e può essere solo una parte dell'intero testo. I gruppi possono essere ospitati su qualsiasi piattaforma supportata, ad esempio Friendica, Lemmy, gupp.pe.
Ricerca di testo
- Modello: name
- Risultato: ( dipende dalle impostazioni dell'amministratore ) cerca tutti i messaggi che contengono name
e li elenca. Poiché le ricerche nel testo completo richiedono molte risorse, gli amministratori possono limitare la ricerca affinché venga eseguita solo sui tag.
Operatori booleani
Per la ricerca testuale è possibile utilizzare operatori booleani anteponendo ai termini di ricerca una +(la parola deve essere inclusa) o una -(l'annuncio non deve contenere la parola). Inoltre è possibile utilizzare parentesi per combinare gli operatori.
Se per una parola non viene utilizzato alcun operatore booleano, viene ORutilizzato .
- Ad esempio +(Fediverse Friendica) +Berlin
cercherà tutti i messaggi sul nodo Friendica che contengono Fediverso o Friendica e inoltre i messaggi dovranno contenere anche la parola Berlin. Al contrario, -(Fediverse Friendica) +Berlin
cercherebbe i messaggi che includono la parola Berlino ma escluderebbe dal risultato tutti i messaggi che contengono anche la parola Fediverse o Friendica
Ricerca URL
- Modello: http://example.com/some/page
- Risultato: Friendica proverà a trovare il contenuto abilitato per ActivityPub nell'URL utilizzato. In caso di esito positivo, il post verrà importato nel nodo, in modo che l'utente possa ora interagire con il contenuto come al solito (mi piace, ricondividi, commenta, ecc.)
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Colloqui di lavoro a norma di privacy. Durante un colloquio di lavoro vietato chiedere ai candidati se sono stati licenziati o se hanno intenzione di avere figli. Nemmeno se l’intervistato è consenziente. Vietato, inoltre, pescare dati dai social
Dai social vietato prendere dati salvo che non si tratti di un network professionale con dati che riguardano la posizione lavorativa. Vietato anche domandare referenze a precedenti datori di lavoro, salvo assenso dell'interessato. Sono queste alcune delle prescrizioni del Codice di condotta per le Agenzie per il lavoro (Apl), promosso da Assolavoro e approvato dal Garante della privacy (provvedimento n. 12 dell'11/11/2024, in corso di pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale).
Clicca per aprire/chiudere
Il codice di condotta è una attuazione del Regolamento Ue sulla privacy n. 2016/670 (Gdpr) e ha il compito di precisare modalità applicative del Gdpr.Il codice è rivolto alle agenzie, autorizzate dall'Anpal (Agenzia nazionale delle politiche attive del lavoro), che svolgono attività di somministrazione, intermediazione, mediazione tra domanda e offerta di lavoro, ricerca e selezione del personale e di supporto alla ricollocazione professionale.
L'adesione al codice, utile a dimostrare la conformità al Gdpr, è facoltativa ed è aperta a tutte le agenzie, anche quelle non iscritte ad Assolavoro.
Il codice per le Apl, corredato da due fac simile (modello di informativa e di registro dei trattamenti), è ricco di indicazioni pratiche.
Un primo chiarimento riguarda i ruoli privacy nei rapporti tra agenzie e loro clienti/utilizzatori: eccetto le attività di esecuzione di servizi in outsourcing, Apl e utilizzatori/clienti sono definiti titolari autonomi.
Nel modello di informativa, allegato al Codice, sono dettagliate basi di liceità del trattamento e specifici termini di conservazione dei dati. Con esclusione della somministrazione di lavoro, le Apl possono conservare i dati per 48 mesi (salvo cancellazione anticipata a richiesta). Con riferimento ai rapporti di somministrazione di lavoro, invece, le Apl conservano i dati per un periodo di undici anni dalla cessazione del rapporto di lavoro.
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A riguardo delle basi giuridiche, il Codice specifica che non ci vuole il consenso per verificare le informazioni sul candidato mediante consultazione di un social network, purché sia di natura professionale.Il Codice riprende anche la regola, ancora spesso disattesa nella prassi, per cui non è dovuto il consenso al trattamento dei dati presenti nei curricula spontaneamente trasmessi dagli interessati, ai quali deve essere fornita un'informativa privacy al primo successivo contatto utile.
Quanto alle operazioni di trattamento, il Codice dà una serie di prescrizioni. Durante le selezioni di personale, non si devono scremare i candidati sulla base di informazioni che riguardano stato matrimoniale, gravidanza, handicap, neanche con il consenso dei candidati.
Non si possono, poi, acquisire referenze professionali del candidato presso precedenti datori di lavoro e comunicarle ai chi ha commissionato una ricerca di personale, senza una previa autorizzazione esplicita del candidato.
Infine, non si possono trattare, neanche con il consenso del candidato, informazioni relative a illeciti disciplinari o procedimenti giudiziari (salvi obblighi di legge).
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Peraltro, la comunicazione dei dati dei candidati tra Apl e clienti è ammessa, senza necessità di consenso, per finalità strettamente connesse al perfezionamento dell'assunzione.Quanto all'uso di algoritmi e decisioni automatizzate, materia che dovrà essere necessariamente revisionata a seguito dell'entrata in vigore del regolamento UE sull'Intelligenza Artificiale, il codice riprende le disposizioni del Gdpr (obbligo di redazione della valutazione di impatto privacy e di informativa, rispetto dei diritti degli interessati all''intervento umano, ad esprimere la propria opinione e a contestare la decisione)
Con il citato provvedimento 12/2024 l'autorità guidata da Pasquale Stanzione ha, infine, accreditato l'Organismo di monitoraggio, un ente indipendente, chiamato a verificare l'osservanza del Codice e a gestire eventuali reclami.
Sapetevate che c'è uno sviluppatore italiano che si sta cimentando con lo sviluppo di un'app per Lemmy? L'app si chiama #Raccoon...
Lo sviluppatore è @Dieguito 🦝 e qui potete trovare la sua app, qui la comunità Lemmy dedicata e qui il canale Matrix dedicato allo sviluppo.
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Sangue, sangue e ancora sangue l La Città Futura
"Per la quarta volta il Paese capofila dei guerrafondai ha posto il veto all’ONU su una risoluzione che chiedeva l'immediato cessate il fuoco nella striscia di Gaza. Dall’inizio del conflitto gli statunitensi si riempiono la bocca di pace con proclami ipocriti e poi operano per tenere non solo aperto il conflitto -continuando a vendere armi a Israele- ma ne aprono di nuovi come quello in Yemen."
Fin dove si estende la Fascia di Kuiper? I Passione Astronomia
"Il team ha scoperto un certo numero di oggetti trans-nettuniani (KBO) ben oltre il tradizionale bordo esterno della fascia di Kuiper. Si pensava che questo bordo esterno (dove la densità degli oggetti inizia a diminuire) si trovasse a circa 50 UA, ma le ultime osservazioni suggeriscono che potrebbe estendersi fino a 80 UA ed oltre."
La mafia albanese
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Sul European Law Enforcement Research Bulletin, numero 22, un periodico pubblicato online e in formato cartaceo (cepol.europa.eu/scientific-kno…) dalla #CEPOL, l'Agenzia dell'Unione europea per la formazione delle autorità di contrasto appare tra gli altri un articolo sull’impatto della Mafia Albanse sulla sicurezza dell’Unione Europea (#UE) di José Luis Gil Valero, della International Union of Judicial Officers.
PREMESSA
Lo studio si concentra sul pericolo delle organizzazioni criminali di lingua albanese nei Balcani, in Europa e altrove. La metodologia si basa su due aspetti: lo studio delle caratteristiche essenziali di questi gruppi criminali sulla base degli ultimi studi resi pubblici nel settore accademico e lo studio delle principali operazioni di polizia e delle azioni internazionali svolte durante questo periodo sulla base delle relazioni di #Europol sull'accesso aperto che coinvolgono il comunicato stampa di Europol.
L'analisi di questi dati rivela il volume e la portata delle operazioni e l'ambito geografico delle principali attività criminali delle organizzazioni balcaniche, in particolare della mafia albanese. Ciò dimostra che abbiamo a che fare con organizzazioni criminali uniche a causa delle loro caratteristiche _sui generis_ e della loro attività criminale, che le rendono estremamente difficili da combattere da parte delle forze dell'ordine.
L'articolo è diviso in tre sezioni ben definite: la metodologia utilizzata per raccogliere i dati, le caratteristiche delle organizzazioni criminali nei Balcani, e appunto il _focus_ sulla mafia albanese.
L'attenzione è quindi posta proprio sulla mafia albanese, e i dati ottenuti sono analizzati utilizzando sei punti chiave: (1) il numero di operazioni di polizia effettuate, (2) il tipo di attività criminale, (3) le operazioni di polizia per tipo di traffico di droga, (4) i paesi coinvolti nelle operazioni, (5) il numero di membri della mafia albanese arrestati, e (6) il numero di operazioni di polizia effettuate contro i diversi gruppi criminali.
Questo articolo presenta un quadro teorico delle organizzazioni criminali nei Balcani, con l'obiettivo di approfondire le caratteristiche specifiche che rendono sia i gruppi balcanici che la mafia albanese in un unico gruppo di organizzazioni criminali. Lo smantellamento della Kompania Bello, una delle più grandi organizzazioni criminali albanesi al mondo, è esposto per evidenziare questo punto.
La ricerca analizza anche le operazioni di polizia condotte da Europol negli anni 2018-2021, presentando in forma grafica i punti chiave che mostrano la rilevanza della minaccia rappresentata dai gruppi criminali organizzati balcanici, in particolare dalla mafia albanese, per l'Unione europea nel suo complesso.
I BALCANI
I Balcani hanno costantemente formato un quadro complesso su etnia, religione, crocevia geografico, fattori sociali, rimostranze regionali e politiche storiche tra paesi, guerre, terrorismo e crollo dell'ex Jugoslavia.
La mancanza di una forte democrazia e di valori giuridici, combinata con la debolezza delle istituzioni politiche, ha reso i gruppi criminali dei Balcani una _tempesta perfetta_ per i criminali e le loro attività. La globalizzazione ha contribuito a creare un mondo più connesso e meno sicuro, e i gruppi criminali dei Balcani ne hanno approfittato per passare da una minaccia regionale a una globale.
Il cartello balcanico, costituito principalmente da organizzazioni mafiose di lingua albanese, non solo costituisce una porta primaria per la droga verso l'Unione europea, ma crea anche un modello di business criminale essenziale che minaccia l'Unione europea. I limiti dello studio risiedono nei limitati dati disponibili, che estenderebbero la portata dello studio e lascerebbero la porta aperta per ulteriori ricerche sull'argomento
Le minacce alla sicurezza provenienti dai Balcani hanno avuto un impatto significativo sui paesi al di fuori della regione e dell’Unione Europea, in particolare sulla criminalità organizzata di lingua albanese, nota anche come mafia albanese. Questi gruppi si sono diffusi a causa delle specificità geografiche, delle condizioni politiche ed economiche nei Balcani, degli alti tassi di disoccupazione, delle ondate di immigrazione verso l’Europa e del sostegno dei membri della diaspora albanese. Hanno creato un panorama criminale complesso che mette alla prova le forze dell’ordine.
LA MAFIA ALBANESE
Europol e altre forze dell'ordine fanno riferimento a gruppi di lingua albanese, inclusi cittadini dell'Albania in senso stretto, albano-kosovari e persone di lingua albanese del Montenegro. Questi gruppi spesso appaiono come facilitatori e fornitori di servizi per altri gruppi criminali, ma potrebbero anche far parte di una rete criminale più ampia.
Europol descrive i gruppi criminali organizzati albanesi come organizzazioni di tipo mafioso, che combinano elementi tradizionali e moderni della criminalità organizzata. Questi gruppi sono governati da clan familiari chiamati 'fis' con rigide regole interne di comportamento e lealtà al clan. Le loro comunicazioni hanno caratteristiche come il linguaggio codificato, dialetti come il gheg albanese e il cosiddetto codice del silenzio.
I gruppi criminali albanesi seguono una solida gerarchia interna per interagire con altre squadre e hanno sviluppato un modello di business poli-criminale, occupandosi di droga e armi da fuoco e fornendo servizi come sicari. Alcuni membri di questi gruppi, soprattutto quelli di lingua albanese, sono considerati ex dipendenti dei servizi segreti o agenti di polizia e paramilitari, elementi che rimangono parte del loro carattere.
La mafia albanese ha dimostrato un’incredibile capacità di sviluppare operazioni internazionali altamente complesse, creando un avamposto vitale soprattutto nell’Unione Europea. Uno dei suoi maggiori successi è la grande segretezza e l'alto livello di professionalità mentre opera all'estero.
Nelle indagini, alcuni individui appartenenti a queste reti criminali potrebbero essere identificati in base ai loro ruoli, il che potrebbe portare a bersagli giudiziari. Questi obiettivi all’interno delle catene criminali rappresentano importanti punti di rottura e potrebbero portare a obiettivi di alto valore per sconfiggere la vera minaccia.
I gruppi mafiosi albanesi sono collegati alle istituzioni statali, come funzionari della polizia di frontiera, investigatori delle forze dell'ordine, giudici e pubblici ministeri, che svolgono un ruolo cruciale nel garantire il regolare svolgimento delle attività criminali. L'intermediario, elemento cruciale della struttura criminale, è un intermediario perfetto per contattare le persone e salvare entrambe le parti coinvolte in accordi illegali. Se le forze dell’ordine riuscissero a scoprire e contrastare questi elementi della catena illegale, potrebbero abbattere e sconfiggere alcune organizzazioni criminali.
Le reti mafiose di lingua albanese si stanno diffondendo in tutto il mondo, ma i loro legami sono incredibilmente fitti nell’Unione Europea. Una consapevolezza dettagliata di questi legami è necessaria per comprendere come questi gruppi regionali siano diventati una minaccia alla sicurezza internazionale di alto livello per le nostre società. I punti caldi delle reti internazionali con la partecipazione segnalata di gruppi criminali albanesi legati al traffico illecito di droga includono cocaina, eroina e cannabis. Inoltre, il traffico di armi da fuoco è un mercato critico in Europa, con i gruppi criminali organizzati italiani, in primo luogo la 'Ndrangheta, che agiscono come principali clienti degli albanesi.
I principali paesi europei in cui la mafia albanese mantiene le proprie reti di diffusione e le proprie radici sono Belgio, Paesi Bassi, Germania, Francia, Italia, Spagna, Regno Unito, Svizzera e Germania. Gli Stati Uniti e i paesi dell’America Latina sono i loro principali avamposti fuori dall’Europa.
LE OPERAZIONI DI POLIZIA
L’operazione di polizia LOS BLANCOS, coordinata da Europol nel settembre 2020, ha coinvolto oltre dieci Paesi, europei ed extraeuropei, contro la pericolosa e complessa mafia albanese, conosciuta come Kompania Bello. Il sindacato criminale, guidato da Dritan Rexhepi (recentemente arrestato, di cui ci siamo già occupati nel nostro blog), controllava l'intera catena del traffico di droga tra i cartelli della droga sudamericani e l'Europa, in particolare i porti dei Paesi Bassi e del Belgio. Da questi punti la cocaina veniva consegnata in Germania, Italia e Albania. Il gruppo coinvolgeva quasi quattordici gruppi criminali albanesi e reclutava i loro membri dalla estesa diaspora di lingua albanese nei paesi europei.
Durante l'indagine, le capacità di intelligence sviluppate dalla Kompania hanno dimostrato che i membri dei gruppi si scambiavano informazioni sulle operazioni di polizia e sui casi penali durante l'elaborazione in tribunale come analisi strategica focalizzata su future attività illegali. È stato osservato anche il ricorso a garanti e la corruzione di funzionari pubblici nei porti mercantili. Il sistema di pagamento utilizzava un sistema organizzativo cinese (feich’ien) senza portare contanti.
La situazione attuale tra il 2018 e il 2021 si basa sul comunicato stampa di Europol, che ha partecipato e coordinato queste operazioni in Europa e in altri paesi. Per rispondere alla domanda se la mafia albanese rappresenti una minaccia per l’UE, sono stati utilizzati sei punti di riferimento chiave rispetto ai quali valutare i dati ottenuti.
La minaccia della mafia albanese nell'ambiente europeo viene valutata utilizzando i dati dei comunicati stampa di Europol. La principale attività criminale della mafia albanese è il traffico di droga, a cui si aggiungono reati come il riciclaggio di denaro e il traffico di migranti identificato.
La principale sostanza illegale trafficata è la Cannabis Sativa e i suoi prodotti derivati, come la marijuana (74.755 piante di cannabis; 73 piantagioni; 3.400 kg sequestrati; e 280 kg di marijuana sequestrati), seguita dalla cocaina (5.650 kg sequestrati, principalmente a Kompania Bello, durante Operazione BLANCOS e anche operazione GOLDFINGER). L’Albania è il fulcro centrale della produzione e del traffico di cannabis verso l’UE, e uno dei principali varchi della cocaina dall’America Latina all’Europa utilizza la rotta balcanica, simile al cartello balcanico.
L’ESPANSIONE TERRITORIALE
Uno dei punti di forza delle organizzazioni criminali balcaniche, in particolare della mafia albanese, è la loro incredibile espansione territoriale. I dati forniscono informazioni preziose sulla minaccia della mafia albanese nell'ambiente europeo.
La mafia albanese, una minaccia significativa per l’UE, è attiva nella regione dal 2019, con una tendenza preoccupante all’arresto di circa 200 detenuti all’anno. Tra il 2018 e il 2021, 375 persone sono state arrestate in diverse operazioni di polizia sostenute da Europol. Tuttavia, non sono disponibili dati sul numero effettivo di persone detenute legate alla mafia albanese nei paesi membri dell’UE.
In questo periodo il numero delle operazioni di polizia contro tutti i gruppi organizzati della regione balcanica è arrivato a 21, con la mafia albanese in testa di dieci (47,65%) tra gli obiettivi operativi. Seguono altri gruppi balcanici con sei operazioni (28,57%) e il 'cartello balcanico' con cinque operazioni (23,80%). Il cartello balcanico è considerato la seconda minaccia più importante a causa dei suoi progressi strutturali e del carattere di sindacato della criminalità organizzata.
MAFIA ALBANESE ED AMERICA LATINA
Nei mercati criminali, il traffico di droga rimane l’attività criminale principale, con i prodotti derivati dalla cannabis seguiti dalla cocaina che costituiscono i principali stupefacenti. La mafia albanese rappresenta una continua minaccia per l’UE a causa del suo potere in America Latina e della sua complessa rete di facilitatori che garantiscono che la droga raggiunga i mercati europei. Il volume del traffico di cannabis all’interno dei confini dell’UE ha reso gli albanesi i principali produttori e distributori.
CONCLUSIONI
Per combattere queste organizzazioni criminali, è fondamentale prendere di mira i fattori chiave o i principali facilitatori delle loro attività, sia legali che illegali. L’UE dovrebbe considerare l’attuale numero di operazioni e arresti effettuati in tutta l’UE e lavorare per affrontare le sfide che pongono.
La mafia albanese è una rete criminale complessa e adattiva con cui le forze dell’ordine devono confrontarsi. La Kompania Bello, un ottimo esempio, rappresenta una minaccia per la sicurezza dell'UE. Le questioni chiave da affrontare includono la struttura dei clan, la diffusione della diaspora globale, i collegamenti internazionali tra altri gruppi criminali e lo sviluppo di attività criminali da parte di broker e intermediari. Le forze dell’ordine devono migliorare le capacità di intelligence e rafforzare la cooperazione tra polizia e agenzie di sicurezza. L’analisi di programmi come “AP Copper” di Europol e “IPA 2019 Countering Serious Crime in the Western Balkans” può aiutare a coordinare gli sforzi contro la criminalità organizzata di lingua albanese. Tuttavia, la complessità del fenomeno e i limiti delle indagini richiedono ulteriori ricerche sulla criminalità organizzata di lingua albanese nell’UE e altrove. Nonostante le molteplici operazioni di polizia, permangono significative lacune informative, che richiedono una ricerca continua per comprendere meglio la minaccia per le società europee.
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