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Pensavo che sarebbe interessante (e forse esiste già, ma non l'ho trovato) sviluppare un servizio che funga da proxy aggregatore per i diversi account del fediverso che un utente può possedere.

Provo a spiegarmi. Esistono numerosi social network decentralizzati che utilizzano il protocollo ActivityPub, tramite il quale sono tra loro interoperabili. Così un utente Mastodon può ricevere i video pubblicati da un amico su un'istanza PeerTube. Come utente del Fediverso, potrei aprire un account Pixelfed per pubblicare le mie foto, PeerTube per i video, Friendica per il microblogging ecc. Ognuno di questi account avrà il proprio handle, i propri follower e i propri seguiti, il che può diventare scomodo da gestire.

Invece, mi piacerebbe esporre verso l'esterno un unico handle aggregato, ad esempio @c64@luca.it, e "agganciare" a questo handle i numerosi account del fediverso di cui dispongo, per esempio

- @c64@mastodon.uno per Mastodon,
- @c64@poliverso.it per Friendica, ecc.

Come funzionerebbe dunque l'handle aggregato? Tutti i messaggi in entrata verrebbero aggregati dal proxy, e replicati verso tutti gli account personali. In questo modo, per esempio, avrei la possibilità di leggere lo stream dei post dei seguiti tramite Mastodon, che ha un'interfaccia più comoda e matura rispetto a Friendica, oppure utilizzare proprio Friendica. Anche i messaggi in uscita (post, video ecc.) sarebbero mediati dal proxy, in modo tale che i miei follower vedrebbero tutti i messaggi che pubblico, indipendentemente dal social che ho utilizzato per la pubblicazione per ogni singolo messaggio.

Infine, l'handle aggregato potrebbe essere permanente: così potrei modificare l'istanza dei miei social in modo trasparente, senza dover chiedere ai follower di modificare l'handle seguito.




#NotiziePerLaScuola

#PNRR, decreto di approvazione delle graduatorie dell’investimento per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia.

Info ▶️ miur.gov.

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G20, Great Reset e tecno-socialismo


La Dichiarazione di Bali prodotta dal G20 contiene tutti gli elementi del Great Reset di Schwab e dell'ideologia tecno-socialista di Xi Jinping.

Il 15 e il 16 novembre si è tenuto a Bali (Indonesia) il 17esimo meeting del G20, dove i leader delle prime 20 nazioni per economia al mondo si sono ritrovati per discutere del destino di qualche miliardo di persone.

Dopo aver gozzovigliato per due giorni con carne, pesce e prelibatezze di ogni tipo, i cari leader sono tornati al loro paese d’origine a bordo di Jet privati e auto di lusso. Prima di questo hanno però discusso a lungo su temi che ci sono molto cari, come ad esempio l’inquinamento e il cambiamento climatico, la “crisi economica”, le pandemie, e il sistema finanziario e monetario globale.

Nell’ambito del G20 si è tenuto anche un altro forum, il B20 —praticamente il G20, ma con la partecipazione dei CEO e delegati delle più importanti corporazioni e aziende al mondo.

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Il G20 ha prodotto una Dichiarazione di 52 articoli, mentre il B20 ha dato l’occasione a Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, di fare un discorso di circa 12 minuti in cui esprime ancora una volta i suoi progetti per il futuro, ciò che ormai viene comunemente definito come Great Reset.

Sia la Dichiarazione di Bali che il discorso di Schwab hanno elementi in comune che puntano verso la pianificazione centrale assoluta dell’economia e della società, in una visione che ricorda il tecno-socialismo cinese. Partiamo con l’amico Klaus.

Il Great Reset di Klaus Schwab


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Klaus Schwab non ha deluso le aspettative. Il suo discorso è una piccola lezione sul Great Reset. Il concetto centrale è semplice: secondo Schwab il mondo, così come lo conosciamo, sicuramente è alla sua fine. Le multi-crisi che ci stanno accompagnando in questi ultimi anni lo dimostrano: economica, politica, sociale, istituzionale.

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Secondo lui bisogna cogliere l’occasione per ristrutturare il mondo e assicurarci che dall’altra parte ci aspetti un mondo migliore, la società perfetta dei suoi sogni. In questa società non c’è alcuna separazione tra governi, corporazioni e società civile. Lo stato sarà un Leviatano a più teste con la capacità e il potere di affrontare in modo coeso e unitario le “big issues of our world”. Lui lo chiama Stakeholder Capitalism1.

Nel discorso al B20 affronta il tema con una similitudine tra società e azienda. Cosa fare quando un’azienda è in crisi? Beh, si nomina qualcuno che la gestisca e abbia il potere di riformare qualche dipartimento, chiudere qualche ramo produttivo e fare tutte quelle scelte difficili ma necessarie…

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La manager di Twitter che dorme in ufficio? Schiavismo libertario - Kulturjam

"La foto diventata virale della manager di Twitter che dorme in ufficio per rispettare le scadenze, ha suscitato tanta ammirazione. Siamo alla mistificazione della realtà, all’esaltazione simbolica dello schiavismo democratico occidentale."

kulturjam.it/costume-e-societa…



Calcio di inizioTutto pronto per i mondiali di calcio maschile. L’apertura sarà tra due giorni a Doha, capitale di un paese al centro dell’attenzione globale per un’edizione dai molti record. Non tutti, però, positivi.


Come l’Iran minaccia la pace e la sicurezza del Caucaso meridionale


Dopo la vittoria dell'Azerbaigian sull'Armenia, nella seconda guerra del Karabakh, alla fine del 2020, l'Iran ha raddoppiato le sue provocazioni. La disputa tra Armenia e Azerbaigian sul corridoio di Zangezur sta ora tenendo banco, con un Iran motivato politicamente contro l'Azerbaigian

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Polonia, la star ‘rognosa’ della NATO


Dal 2014, le vicende ucraine hanno portato a una significativa ridefinizione degli equilibri interni all’Alleanza atlantica. Proseguendo un processo avviato con il primo allargamento del post-guerra fredda, che nell’aprile 1999 ha portato all’ingresso nella NATO di Repubblica Ceca, Polonia e Ungheria, esse hanno contribuito a spostare sempre più a est il suo baricentro, influenzandole gli […]

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#NotiziePerLaScuola

“A Scuola di OpenCoesione": online l’elenco delle scuole ammesse a partecipare al progetto per l’anno scolastico 2022/2023.

Info ▶️ miur.gov.



Corea del Sud: Yoon inciampa tra Pechino e Washington


Il Presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol sta risentendo delle recenti restrizioni del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti sulle esportazioni di tecnologia in Cina. Mentre i controlli sulle esportazioni potrebbero ostacolare la redditizia industria dei semiconduttori della Corea del Sud, sono emblematici di un problema più ampio: il bilanciamento tra Stati Uniti e Cina sta diventando […]

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Gaia: esplorare le profondità della Via Lattea.

Conferenza divulgativa di Marco Castellani, anche online su YouTube (canale Astrofili Mestre). Venerdì 25 Novembre ore 21:15.

feddit.it/post/94997



Hanno appena citato Mastodon a RaiNews, nell'ambito della notizia sul fatto che i dipendenti di Twitter stanno dando le dimissioni in massa... prepariamoci allo sbarco 😁

Luca Gasperini reshared this.



Il ‘capitale sociale’: capitale senza capitale


Il Festival della Letteratura di Mantova (sul modello di quello di Hay-on-Wye, che si svolge annualmente in Galles) nasce grazie all’iniziativa dei mantovani che hanno colto la possibilità di valorizzare le potenzialità della città di Mantova al fine di creare un’iniziativa caratterizzata dal ‘divertimento culturale’. Le potenzialità culturali della città di Mantova furono dettagliatamente analizzate da […]

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Cosa fa lo Speaker della Camera degli Stati Uniti?


Nancy Pelosi lascia la guida dei democratici e l'incarico di Speaker passa ai repubblicani, guidati da Kevin McCarthy . Ecco quali sono i compiti di chi guida la Camera dei Rappresentanti

L'articolo Cosa fa lo Speaker della Camera degli Stati Uniti? proviene da L'Indro.



The MED This Week newsletter provides expert analysis and informed insights on the most significant developments in the MENA region, bringing together unique opinions on the topic and reliable foresight on future scenarios.


La Corea del Nord lancia un missile intercontinentale verso il mare del Giappone. Sale la tensione intorno al 38° parallelo. La Corea del Nord ha effettuato un nuovo test con un missile balistico intercontinentale (Icbm) verso il mar del Giappone.


Cosa potrebbe significare per la Polonia la perdita dei fondi UE


Le ‘riforme’ giudiziarie della Polonia, pari alla politicizzazione del sistema giudiziario, significano che i cittadini del Paese rischiano ora di perdere due importanti fonti di denaro provenienti dall’UE: 35 miliardi di euro in sovvenzioni e prestiti dal fondo di ripresa post-pandemia dell’UE e altri 75 miliardi di euro provenienti dai fondi della politica di coesione, […]

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USA: la candidatura di Trump guardata dal mondo


Dalla Russia alla UE, a Pechino: ecco come i leader del mondo guardano alla candidatura di Donald Trump alla Casa Bianca. Tutti i leader sanno che devono prepararsi alla possibilità di Trump 2.0

L'articolo USA: la candidatura di Trump guardata dal mondo proviene da L'Indro.



Borsa: canapa, USA positiva, Canada negativa


Mentre la Borsa americana prosegue sulla ventata ottimistica della settimana precedente, la Borsa Canapa Canada cede e chiude con un profilo al ribasso sebbene lievemente. Permane la volatilità sulle piazze internazionali soprattutto per gli ormai noti fattori legati alla invasione russa dell’Ucraina. Quel quadro complessificatosi e -in una certa parte- cristallizzatosi, determina un contesto difficile […]

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«Secondo il WEF: "Questi passaporti [vaccinali] servono per natura come forma di identità digitale" e l’identità digitale, a sua volta, comprende tutti i dati personali di un individuo, compresi i siti web che vengono visitati, gli acquisti online, le cartelle cliniche, i conti finanziari e le “amicizie” sui social media. Il “Grande reset”, sviluppato grazie al sostegno di tutti gli organismi internazionali, incluso il G20, potrebbe comportare quindi una stretta sul controllo della popolazione che ben si addice al modello tecnocratico abbracciato ormai da buona parte dei governi occidentali e non solo.»

lindipendente.online/2022/11/1…



NATO – Russia: occhio al Baltico


Conflitto baltico: il Mar Baltico e i Paesi prospicienti, una regione strategica chiave in cui gli interessi della NATO e gli interessi militari ed economici russi si sovrappongono, sono al centro di un conflitto con la Russia. Una guerra multidominio su vasta scala non si può escludere

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Che differenza hanno fatto le elezioni di midterm negli Stati Uniti?


I sondaggi ci hanno detto che l’85% della popolazione pensava che il paese stesse andando nella direzione sbagliata. Tuttavia, gli elettori sono usciti e hanno rieletto quasi tutti. Gli elettori della Pennsylvania hanno persino rieletto un rappresentante statale che era morto da quasi un mese. Allora, cosa sta succedendo? Forse è che pochissimi sfidanti promettevano […]

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Francesco Rocchetti, Segretario Generale ISPI, e la giornalista Silvia Boccardi parlano con Alessandro Colombo, professore di Relazioni internazionali e responsabile del programma relazioni transatlantiche dell’ISPI, di G20, 'crisi del missile', dipl…



Il fondamento tragico della libertà. Benedetto Croce, un animo inquieto


Settant’anni e non sentirli. Così potrebbe riassumersi il senso dell’anniversario della morte di Benedetto Croce che andò via il 20 novembre 1952 in una piovosa mattinata alle 10,45, mentre leggeva nel suo studio in compagnia della figlia Alda. Perché, do

Settant’anni e non sentirli. Così potrebbe riassumersi il senso dell’anniversario della morte di Benedetto Croce che andò via il 20 novembre 1952 in una piovosa mattinata alle 10,45, mentre leggeva nel suo studio in compagnia della figlia Alda. Perché, dopo la stagione del marxismo e del neopositivismo, l’interesse per il pensiero del filosofo della libertà è vivo e testimoniato, in Italia e nel mondo, dalla letteratura critica, dalla pubblicazione delle sue opere con Adelphi, dalla Edizione Nazionale presso Bibliopolis, nonché dalla vitalità della sua “creatura” come l’Istituto Italiano per gli Studi Storici e dalla Fondazione Biblioteca Benedetto Croce che le figlie nel 1955 istituirono a Palazzo Filomarino dove il filosofo visse e lavorò.

Ma con l’attenzione per l’opera cresce anche l’interesse per la vita perché da un po’ di tempo ci si è resi conto che l’esistenza di Croce, tutt’altro che olimpica e caratterizzata da una dimensione tragica, è un’opera nell’opera. Se lo si volesse dire con una felice formula si potrebbe far riferimento a Gabriele d’Annunzio che ambiva a fare della sua vita un’opera d’arte, mentre Croce ne fece un’opera di filosofia. E’ questo l’impianto dell’ultima biografia di Croce, scritta dallo studioso Emanuele Cutinelli-Rendina, che ora arriva in libreria: Benedetto Croce. Una vita per la nuova Italia (Aragno).

Si tratta di un volume ponderoso che divide la vita di Croce e la vita dell’Italia del moderno Stato nazionale in tre momenti e, a sua volta, divide il testo in tre tomi. Il primo, di oltre settecento pagine, è dedicato alla “Genesi di una vocazione civile” e va dal 1866, anno di nascita di Benedetto Croce, al 1918, anno in cui si conclude la Grande guerra e, come avrebbe detto lo stesso Croce, finisce il vecchio mondo mentre all’orizzonte non si intravede nulla di buono. Gli altri due tomi dovrebbero uscire nel giro di circa due anni.

Tutta la vita di Croce, dal terremoto di Casamicciola alla vocazione filosofica, dall’amore nella vita privata (con Angelina Zampanelli e dopo la morte di lei il matrimonio con Adele Rossi) all’amore nella vita pubblica con la battaglia per il non intervento nel conflitto e la passione e trepidazione per le sorti della “giovine Italia” dopo Caporetto, passa sotto l’occhio del lettore e sotto la lente d’ingrandimento dell’autore e così Croce si mostra con “un profilo infinitamente più complesso e sfaccettato, mobile e inquieto” di quel che poteva sembrare al tempo della sua morte.

Tuttavia, quando Croce morì aveva da un anno pubblicato un libro come Indagini su Hegel e schiarimenti filosofici in cui vita e pensiero sono presentati come una lotta incessante con l’inquietudine e il tragico, giacché la filosofia fin dalle origini è il tentativo di ricomporre il tragico.

La vita di Croce è la lotta contro il drago che nella storia italiana ed europea diventa la lotta per la libertà contro i drammi dei mostri totalitari – dal fascismo al nazionalsocialismo al comunismo – e il filosofo passa dal piano speculativo alla battaglia civile. Non a caso quella che i manuali di storia della filosofia chiamano scolasticamente “filosofia dei distinti” altro non è che – come amava dire uno studioso serio come Nicola Matteucci – l’atto di fondazione del pluralismo senza il quale ogni democrazia è tale solo di nome.

Aveva ragione Renato Serra quando diceva di Croce – e Cutinelli-Rendina mette la nota frase in esergo – che dietro l’immagine di un napoletano senza gesti si celava un “pensiero ignoto”. Ecco il punto: scrivere della vita di Croce significa capirne il pensiero in cui il tragico, che è presente dall’ “inizio” greco, più che essere composto è mostrato fino a diventare una forma di tutela dalla tracotanza del potere e la difesa della libertà umana che è chiamata a smontare l’ossessione totalitaria insita nella cultura moderna. Una vita filosofica.

Il Corriere della Sera

L'articolo Il fondamento tragico della libertà. Benedetto Croce, un animo inquieto proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Forse una delle feat che avevo sottovalutato di #friendica è che l'interfaccia "retro" la rende resistente a esodi, diaspore e migrazioni di massa 😁

Andrea reshared this.

in reply to J. Alfred Prufrock

Altro punto per #friendica : miliardari "eccentrici" non ne conoscono l'esistenza e non li bloccano nei social che decidono di trasformare nella propria corte


USA: etichettatura corretta ed effettiva legalità del contenuto dei prodotti a base di cannabis


Un altro problema oggetto di analisi e discussioni negli USA: la reale veridicità e legalità del contenuto dei prodotti a base di cannabis segnalato sulla confezione. L’analisi di decine di campioni di fiori di canapa acquistati online negli Stati Uniti ha rivelato che la maggior parte di essi non corrisponde alla definizione legale di canapa in […]

L'articolo USA: etichettatura corretta ed effettiva legalità del contenuto dei prodotti a base di cannabis proviene da L'Indro.



Qualcuno è riuscito a capire il motivo scatenante per cui nelle ultime sei ore c'è stata un'ondata migratoria eccezionale di iscrizioni a #Mastodon?

- Ne ha parlato forse qualche youtuber?
- Un tiktoker?
- Facebook ha deciso di far collassare i server più grandi di Mastodon per eliminare la potenziale concorrenza?
- C'è stato un servizio giornalistico in TV?
- Radio Maria ha sconsigliato mastodon?
- Una catena di S. Antonio che se non ti iscrivi a Mastodon vieni bocciato alla maturità?
- PIERO FASSINO HA DICHIARATO CHE MASTODON NON SARA' MAI UN FENOMENO DI MASSA? 😱😱😱



Sono prove di “disgelo” quelle che sono andate in scena al Summit G20 di Bali? L’incontro bilaterale tra Biden e Xi ha rivelato che tra Stati Uniti e Cina ci sono spiragli di dialogo, pur nel quadro di una situazione competitiva che le due parti non …


Mastodon può sopravvivere alla legge europea sui servizi digitali? Konstantinos Komaitis, un esperto di regolamenti di Internet e diritto d'autore prova a rispondere a questa domanda


Proponiamo di seguito l'articolo di Konstantinos Komaitis

Sono passate circa due settimane da quando Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo, ha acquisito Twitter e, già, i crescenti timori su cosa questo significhi per la libertà di parola sulla piattaforma di microblogging hanno iniziato a proliferare. Con Musk che licenzia alcuni membri del personale chiave di Twitter, tra cui il capo legale di Twitter Vijaya Gadde e rescinde i contratti con moderatori di contenuti in outsourcing, molti utenti sono alla ricerca di un'alternativa.

Un numero considerevole sta migrando al "fediverse", e in particolare a Mastodon, una piattaforma di microblogging simile che è stata chiamata "Twitter, con l'architettura sottostante della posta elettronica". Il decentramento di Mastodon solleva interrogativi sostanziali su come si applicheranno i regimi normativi esistenti, come il Digital Services Act (DSA) europeo.

Il passaggio a Mastodon

Il fediverso - una parola macedonia formata da federazione e universo - è una rete di server interconnessi che comunicano tra loro sulla base di protocolli di rete decentralizzati. Questi server possono essere utilizzati per la pubblicazione sul Web e l'hosting di file e consentono agli utenti di comunicare tra loro nonostante si trovino su server indipendenti.

Per Mastodon, l'interoperabilità è fondamentale. Pensalo come un account di posta elettronica: un utente può utilizzare un servizio di posta di Google, ma ciò non gli impedisce di comunicare con qualcuno che utilizza Hotmail o anche con qualcuno che ospita il proprio server di posta. Finché viene seguito un insieme di protocolli, gli utenti possono comunicare facilmente tra i server. L'idea alla base di un'architettura così decentralizzata è dare agli utenti il ​​controllo diretto del loro utilizzo e della loro presenza online. Mastodon è uno dei tanti social network che operano utilizzando software gratuito e open source; altri esempi includono Peertube, che è simile a YouTube, e diaspora* (non capisco perché viene richiamata più spesso Diaspora rispetto a Friendica, ndr) , che assomiglia di più a Facebook.

Dall'acquisizione di Twitter da parte di Musk e dalle turbolenze che ha causato, la crescita di Mastodon è passata da 60-80 nuovi utenti all'ora a 3.568 nuove registrazioni in un'ora la mattina del 7 novembre. Ora ha accumulato oltre 6 milioni di account utente ed è ancora in crescita.

Per iscriversi a Mastodon, un utente può unirsi a un numero di server diversi (noti come "istanze") di sua scelta; queste istanze determinano i contenuti che gli utenti possono vedere e le linee guida della comunità a cui devono iscriversi. In sostanza, l'amministratore o gli amministratori di ciascuna istanza fungono da "moderatore" - decidendo cosa è consentito o meno in quell'istanza - e hanno il potere di filtrare o bloccare i contenuti che contraddicono le regole stabilite. Gli amministratori possono agire da soli come moderatori o utilizzare un team di moderatori. All'interno di un'istanza, un utente può pubblicare testo o altri media, seguire e comunicare con altri utenti (all'interno e all'esterno della propria istanza) e condividere dati pubblicamente o con un gruppo selezionato.

Proprio come Twitter, Mastodon usa gli hashtag, ha un limite di caratteri per i post (500 invece dei 280 di Twitter) ed è già popolato di immagini di gatti. Sebbene alcuni utenti si siano lamentati della complessità del processo di registrazione e della generale facilità d'uso del sito (o della sua mancanza), Mastodon si è rivelato un'alternativa salutare e ha dimostrato che gli utenti sono pronti ad abbandonare i servizi di social media consolidati se lo desiderano sono presentati con le opzioni.

Moderazione dei contenuti su Mastodon

Alla fine, tuttavia, il futuro di Mastodon dipenderà dal modo in cui le sue singole istanze e il sito, come un insieme collaborativo, si occuperanno della moderazione dei contenuti e della libertà di parola. Il fascino di Mastodon sta nel suo decentramento. Quando Eugen Rochko ha fondato la rete nel 2016, proveniva da un "sentimento di sfiducia nei confronti del controllo dall'alto che Twitter esercitava" . Contrastando questa sfiducia, affermando anche con orgoglio che "non è in vendita",la rete Mastodon non ha un unico proprietario o amministratore che possa stabilire le regole; invece, l'amministratore di ciascuna istanza locale stabilisce le regole del proprio server, che gli utenti devono rispettare. Se un utente non è d'accordo con queste regole, può facilmente passare a un'istanza che si allinea con il suo punto di vista, creando solide strade per la libertà di parola. Se un amministratore rileva che un utente ha pubblicato qualcosa in violazione delle regole dell'istanza, può rimuovere il contenuto o persino rimuovere l'utente dall'istanza; l'utente può quindi semplicemente passare a un altro server.

L'amministratore può anche bloccare il contenuto dall'istanza che esegue se disturba gli utenti. Nel 2019, la piattaforma di social media Gab, un hub per i suprematisti bianchi, ha testato i limiti di Mastodon sulla moderazione dei contenuti. Anche se Mastodon non poteva negare l'uso da parte di Gab del suo software open source, dal momento che chiunque può utilizzare il software se "mantiene la stessa licenza e rende pubbliche le proprie modifiche", le singole istanze sono state in grado di bloccare, e di conseguenza isolare, Gab e i suoi utenti. Non essendo in grado di interagire con altre istanze, Gab divenne un'istanza senza valore per il collettivo Mastodon. In risposta a questo, mastodon . sociale— uno dei server gestiti da Mastodon — ha aggiornato la sua politica relativa alla promozione delle istanze sul proprio sito Web ufficiale, prima di bloccare definitivamente Gab.

Sebbene non esista un'autorità centrale su Mastodon, quando ti iscrivi alla rete ti mostra alcune istanze popolari a cui puoi unirti per avere un'idea generale del contenuto sulla rete. Queste istanze devono rispettare determinate regole come non consentire il razzismo, il sessismo, l'omofobia, la transfobia, ecc. Sui loro server. Questo mostra come il contenuto (o meglio una piattaforma) può essere moderato su una rete decentralizzata: mentre il contenuto offensivo non è necessariamente completamente rimosso dalla rete, l'azione locale può essere intrapresa da ciascun amministratore di istanza per evitare e infine ostracizzare i server "problematici".

I chiari vantaggi di tali sistemi decentralizzati, specialmente se non sono a scopo di lucro, come Mastodon, sono le responsabilità diffuse di moderazione dei contenuti, l'empowerment degli utenti e i disincentivi per i conflitti degli utenti (soprattutto legati alla conduzione del coinvolgimento, come si vede nei grandi social media). Tuttavia, questo ci lascia ancora con la questione dei contenuti manifestamente discutibili, come materiale sullo sfruttamento sessuale di minori o contenuti terroristici. Certamente, le istanze hanno i propri incentivi per moderare e sbarazzarsi di tali contenuti; tuttavia, è anche importante ricordare che le reti decentralizzate non sono al di sopra della legislazione del governo, né sono una panacea per la moderazione dei contenuti. Allo stesso modo in cui i governi possono ordinare la rimozione di un sito Web, possono anche ordinare la rimozione delle istanze di Mastodon.

Mastodon e la legge sui servizi digitali

Mentre Mastodon continua a guadagnare popolarità, una domanda che rimane è come gli sforzi legislativi esistenti possano influenzare l'intero sito web e/o le sue istanze. In particolare, il Digital Services Act (DSA) in Europa è stato creato per affrontare i problemi di moderazione dei contenuti che si manifestano in piattaforme molto più grandi e centralizzate, come Facebook. Quale sarà l'effetto del DSA su Mastodon?

Attualmente, ci sono più di 3000 istanze sulla rete, tutte con i propri utenti, linee guida e amministratori. In questo contesto, il DSA non fornisce chiarezza sulle questioni dei social media decentralizzati. Tuttavia, sulla base delle categorizzazioni del DSA, è molto probabile che ogni istanza possa essere vista come una ' piattaforma online ' indipendente su cui un utente ospita e pubblica contenuti che possono raggiungere un numero potenzialmente illimitato di utenti. Pertanto, ciascuna di queste istanze dovrà rispettare una serie di obblighi minimi per i servizi di intermediazione e hosting, incluso avere un unico punto di contatto e un rappresentante legale, fornire termini e condizioni chiari, pubblicare relazioni semestrali sulla trasparenza, avere un meccanismo di notifica e azione e comunicare informazioni su rimozioni o restrizioni sia ai fornitori di avvisi che a quelli di contenuto .

Oggi, dato il modello senza scopo di lucro e l'amministrazione limitata e volontaria della maggior parte delle istanze esistenti, tutti i server Mastodon sembrerebbero esenti dagli obblighi per le grandi piattaforme online. Tuttavia, cosa significherà se un'istanza finirà per generare oltre 10 milioni di EUR di fatturato annuo o assumerà più di 50 membri del personale? Ai sensi del DSA, se tali soglie vengono raggiunte, gli amministratori di tale istanza dovrebbero procedere all'attuazione di requisiti aggiuntivi, tra cui un sistema di gestione dei reclami, la cooperazione con segnalatori attendibili e organismi extragiudiziali per le controversie, una maggiore trasparenza delle relazioni e l'adozione delle misure di protezione dei bambini, così come il divieto di modelli oscuri. Il mancato rispetto di questi obblighi può comportare multe o il blocco geografico dell'istanza in tutto il mercato dell'UE.

Inoltre, in teoria, c'è sempre la possibilità che un'istanza possa raggiungere la soglia per lo stato "Very Large Online Platform" (VLOP) del DSA se la sua base di utenti continua a crescere e raggiunge i 45 milioni di utilizzo mensile. Oggi, mastodon.social è l'istanza più grande, con 835.227 utenti . Se supera la soglia dell'utente VLOP, vi è un numero significativo di obblighi che questa istanza dovrebbe rispettare, come valutazioni del rischio e audit indipendenti. Questo può rivelarsi un onere amministrativo costoso e gravoso, dato il suo fatturato attuale . È quindi importante che la Commissione europea fornisca ulteriori chiarimenti su questi casi e lo faccia rapidamente.

È difficile prevedere cosa accadrà se, e quando, il numero di utenti di Mastodon raggiungerà piattaforme come Twitter e Facebook, specialmente nel regno della moderazione dei contenuti. Poiché la moderazione nelle principali piattaforme di social media è condotta da un'autorità centrale, il DSA può effettivamente ritenere una singola entità responsabile attraverso obblighi. Questo diventa più complesso nelle reti decentralizzate, dove la moderazione dei contenuti è prevalentemente guidata dalla comunità.

Ambiguità normativa e Fediverso

Attualmente, Mastodon tenta di rispondere ai problemi della moderazione dei contenuti attraverso la sua architettura decentralizzata. Non esiste un'autorità o un controllo centrale che si possa indicare e ritenere responsabile per le pratiche di moderazione dei contenuti; invece, la moderazione avviene in modo organico dal basso verso l'alto. Per quanto riguarda il modo in cui le imminenti normative digitali possono essere applicate a queste piattaforme, ci rimangono ancora una miriade di domande, che crescono solo se consideriamo come una rete decentralizzata potrebbe implementare questi requisiti.

L'ambiguità sul fediverso mostra che quando si progetta la regolamentazione di Internet, è importante farlo con la più ampia creatività e innovazione possibile, invece di avere in mente determinati attori. L'ultima cosa che l'Europa vuole è la sua regolamentazione che limiti l'innovazione futura, alzando le barriere all'ingresso sia per le nuove imprese che per gli utenti.

Link al post originale: techpolicy.press/can-mastodon-…
Note sugli autori:

Konstantinos Komaitis è un veterano dello sviluppo e dell'analisi della politica Internet per garantire un Internet aperto e globale. Konstantinos ha trascorso quasi dieci anni nello sviluppo di politiche e strategie attive come Senior Director presso la società di Internet. Prima di allora, ha trascorso 7 anni come docente senior presso l'università di Strathclyde, Glasgow, nel Regno Unito, dove facevamo ricerca e insegnavamo politica di Internet. Konstantinos è un oratore pubblico che ha parlato a molti eventi in tutto il mondo, incluso un discorso TedX, e uno scrittore che ha scritto per vari punti vendita tra cui Brookings, Slate, TechDirt, EuroActive. Ha conseguito due lauree magistrali e un dottorato ed è autore di un libro sulla regolamentazione dei nomi a dominio. È anche co-conduttore del "Podcast di Internet of Humans". Il suo sito personale è: www.komaitis.org .
Louis-Victor de Franssu è il CEO e co-fondatore di Tremau, una start-up tecnologica Trust & Safety che aiuta i servizi online ad adattarsi al quadro normativo in evoluzione. Prima di Tremau, Louis-Victor è stato vice dell'ambasciatore francese per gli affari digitali. In questo ruolo, si è specializzato in questioni relative alla lotta ai contenuti illegali online e alla disinformazione, guidando anche il lavoro della Francia sull'invito all'azione di Christchurch. Prima di entrare a far parte del Ministero per l'Europa e gli Affari Esteri, Louis-Victor ha lavorato per un'importante società di consulenza per la gestione del rischio non finanziario nel settore finanziario. Louis-Victor ha conseguito un MBA presso l'INSEAD e un BA presso l'Università di Notre Dame.


Mondiali in Qatar, Hrw chiede un risarcimento per i lavoratori


L'organizzazione per i diritti umani chiede che anche la FIFA, non solo il Qatar, istituisca un fondo per risarcire i lavoratori stranieri abusati durante la costruzione degli stadi e le famiglie di quelli morti nei cantieri. L'articolo Mondiali in Qatar

di Michele Giorgio* –

Pagine Esteri, 18 novembre 2022 – Non solo proteste e articoli di stampa. Chiedono un risarcimento alla FIFA e al Qatar i lavoratori migranti, in gran parte asiatici, che con litri di sudore e la forza delle braccia hanno costruito gli stadi e le infrastrutture che ospiteranno da domenica i Mondiali. Altrettando reclamano le famiglie delle migliaia di manovali morti sul lavoro. A farsi carico di questa richiesta è Human rights watch (Hrw) che ieri ha presentato un video in cui parlano soprattutto lavoratori e tifosi del Nepal, paese dal quale sono partiti migliaia di uomini attirati in Qatar dalla possibilità di percepire un salario e mantenere le loro famiglie in patria. Ottenere quel risarcimento sarà faticoso, come il lavoro di 12 anni che è stato necessario per dotare il piccolo ma ricco regno del Qatar degli impianti sportivi che ospitano il Mondiale.

Hrw spiega che se i regnanti di Doha, dopo proteste e denunce, hanno istituito un fondo per risarcire, anche se solo una parte, delle famiglie dei morti sul lavoro e gli operai che non sono stati retribuiti dalle imprese di costruzioni, al contrario la FIFA ha ignorato i problemi legati all’organizzazione del Mondiale in un paese che pure è noto per le violazioni dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori stranieri. Eppure, sottolinea il centro per i diritti umani, la Federazione mondiale del gioco del calcio si prepara ad incassare miliardi dal torneo che prende il via il 20 novembre. «La strategia della FIFA di seppellire la testa sotto la sabbia e di guadagnare tempo, sperando che l’entusiasmo per il gioco offuschi le violazioni dei diritti umani, è destinata a fallire», prevede Rothna Begum, ricercatrice di Human Rights Watch.

Il costo in vite umane e lo sfruttamento dei lavoratori rendono unica la Coppa del Mondo 2022 in Qatar. Sarebbero almeno 6500 i morti secondo una inchiesta pubblicata all’inizio dello scorso anno dal quotidiano britannico The Guardian. Amnesty International parla addirittura di 15mila decessi tra il 2010 e il 2019. Senza dimenticare gli infortuni, gli infarti, i suicidi e le malattie sviluppate dai lavoratori una volta tornati a casa. Le autorità qatariote ne sono consapevoli e con ogni probabilità hanno raccolto molti dati in questi anni. Ma preferiscono, per motivi di immagine, parlare di poche decine di vittime. Sono convinte che lo sportwashing – di cui fanno uso un po’ tutte le petromonarchie del Golfo – e i gol che segneranno le stelle vecchie e nuove del calcio mondiale faranno dimenticare presto le polemiche che circondano da anni questa edizione della Coppa del Mondo.

Non tutti dimenticheranno. Per gli appassionati di calcio nepalesi le emozioni andranno ben oltre la gioia di guardare le partite. La realtà sportiva si intreccia con i sacrifici che hanno fatto tanti nepalesi partiti per il Qatar per guadagnare poche centinaia di dollari al mese lavorando per gran parte dell’anno in condizioni estreme. Manovali che non hanno goduto dell’aria condizionata, di cui si parla tanto, che hanno installato negli stadi di ultima generazione sorti dove prima non c’era nulla. Nel video diffuso da Hrw parla Hari, un operaio che per 14 anni ha lavorato in diversi cantieri, tra cui lo stadio Al Janoub. Hari ricorda che l’area di Lusail a Doha era vuota quando è arrivato in Qatar: ora è piena di torri. «Abbiamo costruito noi quelle torri», dice perentorio. Ricorda di aver lasciato il Nepal quando suo figlio aveva solo 6 mesi e di averlo visto solo cinque volte in 14 anni. «Mio figlio non mi ha riconosciuto quando sono tornato in Nepal la prima volta». In quei 14 anni di distanza dalla famiglia Hari invece ha visto e contribuito alla trasformazione del Qatar. Ram Pukar Sahani, un altro nepalese, dice di aver saputo non dalle autorità di Doha ma da un amico della morte di suo padre operaio in un cantiere qatariota. Non ha mai ricevuto un risarcimento perché secondo i medici è stata una «morte naturale» dovuta a una insufficienza cardiaca. La diagnosi della morte naturale è il pretesto che più di frequente il Qatar ha usato per negare il risarcimento alle famiglie dei lavoratori stranieri deceduti. Le temperature vicine ai 50 gradi in cui i manovali erano costretti a lavorare non sono state considerate valide dalle autorità per spiegare quelle «morti naturali».

Le proteste internazionali hanno spinto Doha ad avviare alcune riforme del lavoro e della kafala, il sistema di reclutamento in uso in molti paesi del Medio oriente che permette ai datori di lavoro di tenere i manovali stranieri in uno stato di semi schiavitù. Tanti però non ne hanno beneficiato. Quei lavoratori sfruttati, abusati e spesso non retribuiti, insiste Hrw, hanno diritto almeno a un risarcimento finanziario dal Qatar e dalla FIFA. Pagine Esteri

*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto

ilmanifesto.it/mondiali-in-qat…

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Qatar, i Mondiali della vergogna


Migliaia di morti sul lavoro, centinaia di migliaia di lavoratori stranieri in condizioni di semi schiavitù, violazione sistematica dei diritti umani, civili e politici. Eppure in Qatar andranno in scena i prossimi mondiali di calcio, un grande business i

di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 17 novembre 2022 – «Gli alimenti non sono freschi. Puzzano già quando arrivano, ma bisogna mangiarli (…) L’acqua da bere era molto sporca, per bere quella di qualità bisogna avere i soldi. Noi bevevamo acqua sporca… e ti vengono malattie ai reni, calcoli. Il denaro che ho guadagnato l’ho speso all’ospedale» racconta un lavoratore nepalese, reduce da un lungo periodo in Qatar, intervistato nel suo paese da “La Media Inglesa” nel documentario “Qatar: el mundial a sus pies”. «Trasportavo, da solo, 300 o 400 sacchi ogni giorno. Non potevamo mai riposare, le guardie non ce lo permettevano» racconta un altro manovale. Questo anche per 12 ore al giorno, esposti a temperature che arrivano sovente a 50°.

Sportwashing
Lavoro forzato, caldo, morti sul lavoro, maltrattamenti: i racconti dei lavoratori e delle lavoratrici straniere sono spesso una fotocopia l’uno dell’altro. E i rapporti delle organizzazioni internazionali per i diritti umani riportano in maniera unanime una situazione caratterizzata da una violazione sistematica.

Eppure, il 20 novembre nel piccolo emirato si aprirà la ventiduesima edizione della Coppa del Mondo di calcio maschile. Per quanto, dopo anni di parziali silenzi, i media di tutto il mondo stiano finalmente rivelando il contesto in cui 32 squadre si sfideranno per la conquista del più ambito dei trofei, i timidi tentativi di boicottaggiodella competizione non hanno sortito gli effetti sperati e la kermesse andrà in onda per un mese, catalizzando l’attenzione di miliardi di persone.

Un’enorme vetrina internazionale per la petromonarchia qatariota, che sull’evento ha investito – non sempre in maniera limpida e legale – miliardi di euro al fine di rendere possibile una formidabile occasione di sportwashing che accrediti Doha come potenza mondiale dello sport e non solo.

Da quando nel 2010 riuscì ad aggiudicarsi il ballottaggio contro gli Stati Uniti – 16 dei 22 grandi elettori della Fifa, nel frattempo, hanno o hanno avuto a che fare con la giustizia per vicende di corruzione – ottenendo la possibilità di ospitare la prestigiosissima competizione, il piccolo ma incredibilmente ricco Qatar ha fatto molta strada.
Con soli 3 milioni di abitanti, Doha occupa il 55esimo posto nella classifica del FMI con un Pil di 221 miliardi di dollari. Sempre secondo il Fondo Monetario, i cittadini possono contare su un reddito pro capite di quasi 83 mila dollari, il decimo più alto al mondo (in classifica è tra le Isole Caiman e Singapore). Questa grande ricchezza è in gran parte dovuta al fatto che il paese detiene il 15% delle riserve mondiali di gas naturale, terzo al mondo alle spalle di Russia e Iran.

Dal 2017 l’emirato ha dovuto subire un certo isolamento da parte dei suoi soci del Consiglio di Cooperazione del Golfo che, guidati dall’Arabia Saudita, lo hanno sottoposto ad un duro embargo commerciale, accusando la tv satellitare Al Jazeera di fomentare il terrorismo e spingere i popoli del Medio Oriente alla rivolta contro i propri regimi. Dopo che Doha si è legata a doppio filo ad Ankara in nome della comune adesione alla Fratellanza Musulmana – un contingente militare turco è incaricato della sicurezza del piccolo petrostato – Riad e soci hanno deciso di concludere l’assedio e il Qatar arriva all’appuntamento dei mondiali al massimo della sua influenza.
Per dotarsi delle infrastrutture necessarie ad ospitare i Mondiali di Calcio il Qatar ha speso l’esorbitante cifra di 229 miliardi di dollari, un valore equivalente al proprio Pil annuale.

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Un sistema basato sull’apartheid
Il sistema sociale e politico della petromonarchia, governata col pugno di ferro dall’emiro Cheikh Tamim bin Hamad Al Thani (la cui dinastia regna ininterrottamente dalla metà del XIX secolo) si fonda su una netta separazione tra i cittadini autoctoni e gli immigrati, che costituiscono il 95% circa della forza lavoro complessiva, e sulla discriminazione totale di questi ultimi.
Il 79,6% della popolazione attuale del paese (alcune fonti parlano addirittura dell’85%) è costituita da immigrati provenienti dall’India (la comunità più grande con 700 mila membri), dal Bangladesh, dall’Indonesia, dal Nepal, dal Pakistan, dalle Filippine, dallo Sri Lanka e da alcuni paesi africani come il Kenya.

Ovviamente sono stati centinaia di migliaia di migranti a costruire le mirabolanti infrastrutture di cui il Qatar si è dotato negli ultimi 12 anni: 7 stadi (climatizzati!), un nuovo aeroporto, una rete ferroviaria ad hoc, grattacieli, strade, autostrade, hotel e Lusail, una città costruita dal nulla nel deserto sulla costa orientale.
Prima dell’assegnazione dei Mondiali, il Qatar contava meno di un milione di abitanti. Dal 2010, attratti dal miraggio di uno stipendio – 7-800 euro – in grado di consentirgli di sfamare le proprie famiglie, milioni di lavoratori sono arrivati in Qatar da vari paesi per scoprire che le condizioni di lavoro e le retribuzioni non erano affatto quelle promesse.

La kafala
Centinaia di migliaia di immigrati – manovali, operai, vigilantes, inservienti, domestici – sono caduti nella rete della kafala, un sistema di “patrocinio” – vigente in molti paesi della Penisola Arabica e del Medio Oriente – da parte delle imprese che permette ai lavoratori stranieri di accedere al paese, ottenere il permesso di residenza temporanea e quello di lavoro. Il sistema della kafala, affermatosi negli ultimi 50 anni, assogetta i lavoratori stranieri ad una condizione semi-schiavile, privandoli dei più elementari diritti: al loro arrivo gli viene confiscato il passaporto in modo che non possano cambiare lavoro né tantomeno allontanarsi dal paese, se non dopo aver ottenuto l’approvazione del padrone. In questa condizione le aziende impongono condizioni di lavoro disumane, contando anche sul fatto che i cittadini stranieri in Qatar non possono affiliarsi ai sindacati. I reportage di numerosi media e i rapporti delle organizzazioni umanitarie internazionali hanno documentato orari di lavoro anche di 14-16 ore al giorno per retribuzioni medie di 200 euro – che spesso non vengono corrisposte affatto o lo sono con mesi di ritardo; turni di lavoro di sette giorni a settimana senza giorno di riposo; lavoratori alloggiati in tuguri sporchi e striminziti; maltrattamenti; licenziamenti e rimpatri arbitrari; aggressioni; violenze sessuali.

Nel 2020, dopo anni di pressioni e denunce e quando comunque la maggior parte delle infrastrutture per il mondiale erano state completate, il Qatar ha approvato due leggi per “umanizzare” questa moderna forma di schiavitù, permettendo in alcune condizioni ai lavoratori migranti di cambiare lavoro o di abbandonare il paese senza il consenso dell’azienda, fissando un salario minimo (circa 250 euro) e regolamentando in maniera più precisa gli orari di lavoro. La legislazione ha anche inasprito le regole per evitare l’esposizione dei lavoratori a temperature troppo elevate e teoricamente dal primo giugno al 15 settembre è vietato lavorare all’aperto.
Se applicate capillarmente, le nuove leggi potrebbero contrastare efficacamente il sistema della kafala, ma nonostante le rassicurazioni dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (agenzia dell’Onu basata proprio a Doha) Amnesty International e Human Rights Watch continuano a documentare abusi sistematici contro i lavoratori stranieri.

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I cantieri, un bagno di sangue
La realizzazione delle strabilianti infrastrutture del Mondiale è costata un vero e proprio bagno di sangue. Le autorità qatariote forniscono un bilancio di pochi morti sul lavoro certificati, ma la realtà è ben diversa. Nel febbraio del 2021 un reportage del Guardian parlò di 6500 morti considerando solo alcune delle comunità immigrate nella petromonarchia. Altre fonti azzardano addirittura cifre ancora più spaventose, come Amnesty che dal 2010 al 2019 documenta 15 mila decessi. Si tratta ovviamente di stime, non suffragate da documenti ufficiali che Doha si guarda bene dal fornire. E a chi tenta di indagare le autorità del petrostato non rendono le cose facili: nel novembre del 2021 due giornalisti norvegesi che realizzavano un’inchiesta sulle condizioni di lavoro nei cantieri dei mondiali sono stati arrestati per 30 ore e tutto il girato è stato cancellato prima della loro espulsione.

Secondo il Guardian, «un documento proveniente dal servizio legale del governo qatariota raccomandava di commissionare uno studio sulle numerose morti per arresto cardiaco dei lavoratori migranti, e di varare una legge che permettesse di fare autopsie in tutti i casi di morti improvvise o inaspettate sul lavoro, ma nessuno di questi provvedimenti è stato adottato».

A queste già drammatiche cifre vanno aggiunte quelle riguardanti gli infortuni, i suicidi e le migliaia di lavoratori stranieri tornati a casa con gravi patologie sviluppate a causa delle condizioni di lavoro alle quali sono stati sottoposti.

Una monarchia assoluta fondata sulla discriminazione
Non sono solo i lavoratori stranieri a subire la violenza del sistema. La monarchia assoluta, che non ammette l’esistenza di partiti politici ed esercita una ferrea censura sulla stampa, secondo un rapporto di Human Rights Watch «applica un sistema discriminatorio di tutela maschile che nega alle donne il diritto a prendere decisioni fondamentali sulle proprie vite».
Tempo fa Nasser Al-Khater, l’amministratore delegato del Mondiale, ha minacciato nel corso di una conferenza stampa: «chiunque sventoli una bandiera del movimento LGBTIQ+ potrà essere condannato a pena tra i 7 e gli 11 anni di carcere» salvo poi affermare che in Qatar «tutti sono ben accolti, ma devono rispettare la cultura e le tradizioni del paese». Ma poi l’ambasciatore dell’evento, Khalid Salman, nel corso di un’intervista alla tv tedesca Zdf ha definito l’omosessualità «un danno psichico».

Anche tralasciando le preoccupazioni sull’impatto ambientale della kermesse calcistica qatariota (ben documentate ad esempio in questo articolo), la definizione di “mondiali della vergogna” è più che giustificata. Vergogna per le autorità del Qatar, che respingono le accuse e le denunce parlando di una campagna di calunnie contro il Qatar. Ma vergogna anche per un sistema sportivo, mediatico ed economico internazionale che nasconde la polvere sotto il tappeto in nome dell’enorme occasione di business e di legittimazione politica che il Mondiale di Calcio rappresenta. – Pagine Esteri

3706830* Marco Santopadre, giornalista e scrittore, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna e movimenti di liberazione nazionale. Collabora anche con il Manifesto, Catarsi e Berria.

LINK E APPROFONDIMENTI:

amnesty.it/qatar-lavoratori-mi…

hrw.org/es/news/2021/03/29/qat…

indianexpress.com/article/expr…

theguardian.com/global-develop…

apnews.com/article/world-cup-s…

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VIDEO. Libri. “La montagna sola. Gli ezidi e l’autonomia democratica di Shengal”


Il saggio ricostruisce la storia millenaria degli Ezidi, la loro cultura e la religione, e ne riporta la voce diretta raccolta da Chiara Cruciati e Rojbîn Berîtan nei loro ripetuti viaggi a Şengal. Zerocalcare è l'autore dell’illustrazione in copertina.

della redazione

Pagine Esteri, 18 novembre 2022 – Gli ezidi sono diventati noti a livello internazionale dopo il massacro subito dall’Isis nell’agosto del 2014. Un popolo di cui si è sempre saputo pochissimo – anche per l’assenza di testi scritti dovuta a un ferreo ricorso alla tradizione orale – è stato preso come esempio della brutalità dello Stato islamico e usato per giustificare l’intervento militare occidentale. Relegando gli ezidi al ruolo di vittime senza speranza né capacità di pensiero politico.

“La Montagna sola. Gli ezidi e l’autonomia democratica di Şengal” (Edizione Alegre) ne ricostruisce la storia millenaria, la cultura e la religione, e ne riporta la voce diretta raccolta dalla giornalista del manifesto Chiara Cruciati e dalla mediatrice culturale Rojbîn Berîtan nei loro ripetuti viaggi a Şengal, di cui uno compiuto insieme a Zerocalcare, autore dell’illustrazione in copertina.

Sulla montagna sola si respira la voglia di una vita finalmente libera dalla paura insieme all’entusiasmo di chi ha preso in mano le redini del proprio destino. Una popolazione chiusa al mondo esterno, conservatrice e legata alle proprie pratiche ha saputo costruire una forma di autogestione del proprio territorio secondo un paradigma estremamente moderno e allo stesso tempo adattabile alle peculiari e antiche caratteristiche dei popoli mediorientali – perché è da lì che trae origine e ispirazione. Pagine Esteri

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#uncaffèconLuigiEinaudi – Alla felicità sulla terra…


Alla felicità sulla terra, se vi è modo di avvicinarla, ci si avvicina col lavoro ordinato e col progresso metodico da Corriere della Sera, 9 novembre 1919 L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi – Alla felicità sulla terra… proviene da Fondazione Luigi Einau
Alla felicità sulla terra, se vi è modo di avvicinarla, ci si avvicina col lavoro ordinato e col progresso metodico


da Corriere della Sera, 9 novembre 1919

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Protect children from exploitation and mass surveillance online!


Today, 18 November, is European Day on the Protection of Children against Sexual Exploitation and Sexual Abuse. Children and young people need special legal protection, online and offline. The Pirates therefore …

Today, 18 November, is European Day on the Protection of Children against Sexual Exploitation and Sexual Abuse. Children and young people need special legal protection, online and offline. The Pirates therefore call for more resources to be allocated to methods that have been demonstrably successful and being currently neglected, instead of investing in ineffective and easily circumvented mass surveillance, data retention and chat control.

In Europe, about 20% of all children are exposed to some form of sexual violence every year, of which 70-85% of the victims know the perpetrators. The goal of protecting children is too serious and the consequences of assaults are too tragic to instrumentalise for totalitarian and populist surveillance plans such as #ChatControl. Studies and statistics show that untargeted mass surveillance actually makes the work of the police in most cases more difficult. That is why the Pirate Party MEPs call on governments and police authorities to finally focus on the following effective measures in law enforcement, but which have been neglected for years.

>> Deleting instead of snooping

Law enforcement agencies must finally be obliged to report exploitative images known to them online for deletion. Neither Europol nor federal polices such as the German one report abuse material known to them to data storage services. A legal obligation for law enforcement to report and delete is neither in force nor planned.

>> Strengthening the capacity of law enforcement

Currently, the capacity of law enforcement is so inadequate it often takes months and years to follow up on leads and analyse collected data. Known material is often neither analysed nor removed. Those behind the abuse do not share their material via Facebook or similar channels, but on the darknet. To track down perpetrators and producers, undercover police work must take place instead of wasting scarce capacities on checking often irrelevant machine reports. It is also essential to strengthen the responsible investigative units in terms of personnel and funding and financial resources, to ensure long-term, thorough and sustained investigations. Reliable standards/guidelines for the police handling of sexual abuse investgations need to be developed and adhered to.

>> Addressing not only symptoms, but the root cause

Instead of ineffective technical attempts to contain the spread of exploitation material that has been released, all efforts must focus on preventing such recordings in the first place. Prevention concepts and training play a key role because the vast majority of abuse cases never even become known. Victim protection organisations often suffer from unstable funding.

>> Fast and easily available support for (potential) victims

1. Mandatory reporting mechanisms at online services: In order to achieve effective prevention of online abuse and especially grooming, online services should be required to prominently place reporting functions on the platforms. If the service is aimed at and/or used by young people or children, providers should also be required to inform them about the risks of online grooming.

2. Hotlines and counseling centers: Many national hotlines dealing with cases of reported abuse are struggling with financial problems. It is essential to ensure there is sufficient capacity to follow up on reported cases.

>> Improving media literacy

Teaching digital literacy at an early age is an essential part of protecting for protecting children and young people online. The children themselves must have the knowledge and tools to navigate the Internet safely. They must be informed that dangers also lurk online and learn to recognise and question patterns of grooming. This could be achieved, for example, through targeted programs in schools and training centers, in which trained staff convey knowledge and lead discussions. Children need to learn to speak up, respond and report abuse, even if the abuse comes from within their sphere of trust (i.e., by people close to them or other people they know and trust), which is often the case. They also need to have access to safe, accessible, and age-appropriate channels to report abuse without fear.

For more information, check out our website: www.chatcontrol.eu


patrick-breyer.de/en/protect-c…



Vicinanze


Le scelte da compiersi sono tante, gli aspetti della vita politica sono molteplici, è naturale che esistano differenze fra le forze politiche. Come anche al loro interno, ove non siano delle sette. L’omogeneità e le alleanze sono definite dalle priorità.

Le scelte da compiersi sono tante, gli aspetti della vita politica sono molteplici, è naturale che esistano differenze fra le forze politiche. Come anche al loro interno, ove non siano delle sette. L’omogeneità e le alleanze sono definite dalle priorità. In cima alla lista, oggi, c’è lo schierarsi rispetto all’aggressione russa dell’Ucraina. Subito dopo c’è la stabilità dei conti pubblici, che porta con sé l’inscindibile legame con le istituzioni dell’Unione europea. Non che il resto sia poco importante, ma le priorità sono quelle. È singolare non ci si voglia accorgere di quali siano le conseguenze e quali le opportunità.

Su quei temi la distanza fra le forze di maggioranza è superiore a quella che ne divide talune da altre dell’opposizione. Il che vale anche dall’altra parte. Non è una novità, visto che succedeva la stessa cosa con il governo Draghi, al punto che la forza d’opposizione più premiata dagli elettori, Fratelli d’Italia, era assai vicina, per non dire coincidente, con le posizioni del governo, certamente più di quanto non capitasse a forze della maggioranza.

A chiacchiere sono tutti atlantisti ed europeisti, ma se si guarda allo specifico dell’invio di armi agli ucraini, Fratelli d’Italia è assai vicina al Pd, come la Lega è assai vicina al Movimento 5 Stelle, essendo le due posizioni distanti fra loro. Tanto che il ministro della difesa, Crosetto, ha più volte ripetuto che fino a tutto dicembre potremo inviare armi senza bisogno di voti parlamentari. Che non dovrebbero disturbare chi ha una maggioranza tanto ampia, se non fosse che non è omogenea.

La stessa scena si ripete sui conti pubblici: Fratelli d’Italia (come anche il ministro dell’economia, Giorgetti) s’oppone allo sfondamento dei conti pubblici, mentre la Lega di ristoro & pensione lo festeggerebbe; il che si riproduce all’opposizione, con le stesse corrispondenze di morosi sensi già viste. Nessuno sembra guardare il cruscotto economico, ma c’è un indicatore che è bene fissare nella mente: lo spread. Non perché salga, ma perché è basso. Ciò dimostra che non ha un andamento politico, non sale perché vince la destra, se ne impipa delle colorazioni. Così come sale la Borsa. Ove domani andasse all’opposto non sarebbe per antipatia, ma perché si sarebbero commessi degli errori. Che il mercato non si aspetta.

La stabilità dei conti necessita di sincronia con le istituzioni europee. La sappiamo tutti, compresi quelli che pur di scassare l’Ue sono pronti a scassare l’Italia e i nostri conti. Questo crea delle distinzioni retoriche, ma la sostanza ripropone sempre le stesse distanze e le stesse vicinanze.

Nel mentre assistiamo allo strazio dell’Ucraina, mentre vediamo che la sola via verso la pace è quella che è stata imboccata, con noi occidentali che mandiamo armi per la loro guerra e loro che danno la vita per la nostra, in una sera abbiamo toccato l’incubo dell’escalation e del coinvolgimento diretto, quando il confine polacco, da mesi bombardato, è stato superato.

Nel mentre teniamo aperto l’eterno cantiere delle pensioni si continua a raccontare balle sulla discesa fiscale accompagnata dall’ascesa della spesa, contando solo sul fatto che lo sfondamento del muro del ridicolo non coincida con lo sfondamento dei conti, altrimenti si aprirebbe una corrida in cui saremmo il toro e il torero, comunque il morto.

Mettere a frutto le vicinanze non significa fare alleanze o creare governi. Che non ci saranno. Ma le vicinanze responsabili possono svenarsi nel cercare i temi identitari su cui dividersi, oppure rafforzarsi puntando su quelli che non è detto uniscano, ma almeno sono seri. Come le riforme istituzionali necessarie. L’alternativa è che s’affermino le vicinanze irresponsabili, incapaci di costruire alcunché, ma capacissime di demolire. FdI e Pd prigionieri di quella roba non è un male per loro, bensì per tutti. Sempre che a tenerli prigionieri non siano i loro incubi prenatali e l’incapacità di uccidere i padri e divenire adulti.

La Ragione

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Trattato del Quirinale: stupidità contro visione


Perchè il trattato del Quirinale è visionario e due o tre buzzurri di quartiere hanno mandato tutto all’aria. Il terzo lato del triangolo di punta di una nuova Europa moderna e progressista, viene bruciato dalla stupidità

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