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CINA: ANCHE LA MINORANZA MONGOLA NEL MIRINO DELL’OFFENSIVA CULTURALE


CINA: ANCHE LA MINORANZA MONGOLA NEL MIRINO DELL’OFFENSIVA CULTURALE minoranza mongola
Dopo Tibet e Xinjiang, Pechino abbatte il suo pugno duro sulla Regione, tra imposizioni linguistiche e dissenso popolare. La nostra analisi in collaborazione con Gariwo Onlus

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In Cina e Asia – Inviato cinese per il Medio Oriente a Israele: "La Cina è dalla parte della pace”


In Cina e Asia – Inviato cinese per il Medio Oriente a Israele: israele
I titoli di oggi: Xi visita azienda produttrice di elicotteri militari La Corea del Sud accusa Pechino di aver rimpatriato centinaia di nordcoreani Cina, i giovani riducono le loro loro aspettative di lavoro La Cina è diventata uno dei principali fornitori di armamenti della Serbia Golden Week 2023: su Alipay i cinesi all’estero hanno speso di più rispetto al 2019 ...

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N. 183/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Alcuni genitori di religione ebraica hanno ricevuto dalle scuole l’ordine di cancellare i social media dai telefoni dei loro figli in seguito alla guerra tra Israele e Gaza.Una delle preoccupazioni principali riguarda la condivisione di possibili video di ostaggi che, a detta dei genitori, potrebbero causare ansia.Gli avvertimenti...


LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 7. Israele intima a 1 milione di palestinesi di lasciare il nord di Gaza. Oggi “Giorno di Rabbia”


La scorsa notte, comunica il ministero della sanità, a Gaza 120 palestinesi sono stati uccisi dagli attacchi aerei. Oggi in Cisgiordania e a Gerusalemme Est si attendono proteste contro l'offensiva israeliana. L'articolo LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 7. Isr

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della redazione

Pagine Esteri, 13 ottobre 2023L’esercito israeliano ha intimato a oltre un milione di palestinesi di lasciare entro 24 ore le loro case nel nord della Striscia di Gaza e di dirigersi subito verso sud. Il portavoce delle Nazioni Unite, Stéphane Dujarric, avverte che una simile decisione avrà conseguenze umanitarie devastanti. “L’Onu esorta ad annullare qualsiasi decisione di questo tipo – ha detto Dujarric – per evitare di trasformare ciò che è già una tragedia in una situazione catastrofica”. L’ultimatum riguarda anche il personale Onu, incluso quello che lavora nelle scuole e nella sanità. Israele ha replicato criticando duramente le Nazioni Unite.

Questa mossa dei comandi militari israeliani rappresenta con ogni probabilità un passo ulteriore verso l’inizio dell’offensiva di terra che, come ha affermato ieri il capo di stato maggiore Herzi Halevi, è finalizzata a cambiare la faccia di Gaza e a rimuovere dal potere Hamas responsabile dell’uccisione sabato scorso di circa 1400 israeliani e del ferimento di altre migliaia.

Nel frattempo va avanti l’offensiva aerea. L’aviazione dello Stato ebraico, ha sganciato in sei giorni 6000 bombe su Gaza. Su obiettivi di Hamas affermano i conandanti militari israeliani. I palestinesi invece parlano di “attacchi indiscriminati” in un territorio che peraltro è piccolo e densamente popolato. Soltanto la scorsa notte, comunica il ministero della sanità di Gaza, i raid aerei hanno ucciso 120 persone e ferito altre centinaia. In totale i palestinesi morti da sabato scorso sono 1600 tra i quali, aggiunge il ministero, ci sono circa 500 minori e 276 donne. A Gaza inoltre manca l’elettricità e scarseggia l’acqua potabile. Gli ospedali sono al collasso di fronte a oltre 6mila feriti.

Da parte sua il governo israeliano ribadisce che i miliziani di Hamas sabato scorso hanno commesso atrocità contro gli abitanti delle località intorno a Gaza che, denuncia, non hanno risparmiato neppure i bambini.

La tensione intanto è sempre più alta anche a Gerusalemme Est e in Cisgiordania dove oggi è stato proclamato un Giorno di Rabbia per l’attacco militare israeliano a Gaza. La scorsa notte una donna palestinese è stata uccisa e il figlio ferito da soldati israeliani che hanno aperto il fuoco contro la sua auto all’ingresso del villaggio di Silwad (Ramallah). Pagine Esteri

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Troppa frammentazione per la Difesa europea. Il punto di Folgiero


La frammentazione europea per quanto riguarda i budget della difesa disperde le risorse e mette a rischio le aziende del settore. A dirlo è stato l’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, a margine della terza edizione della Conferen

La frammentazione europea per quanto riguarda i budget della difesa disperde le risorse e mette a rischio le aziende del settore. A dirlo è stato l’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, a margine della terza edizione della Conferenza Europea sulla difesa e la sicurezza, tenutasi a Bruxelles, dove ha richiamato i principali gruppi industriali della difesa del Vecchio continente. “In Europa – ha detto Folgiero – l’industria militare è retta da singoli Stati membri, ognuno con il proprio budget nazionale”, un quadro che non facilita né gli investimenti, né la programmazione di progetti comuni. “È fondamentale promuovere la collaborazione all’interno del comparto, per cui abbiamo anche degli strumenti a disposizione, come la bussola strategica dell’Ue”.

Gli strumenti Ue

Come registrato dall’amministratore delegato, l’Unione europea ha già messo in campo alcuni strumenti, come il Fondo europeo della Difesa, impegni di cui l’Ue deve farsi sempre più carico. “L’Ue ha il compito di fare la sua attraverso politiche volte a favorire la cooperazione e la competitività”. Come ricordato ancora da Folgiero, l’Ue sta attualmente elaborando una strategia per consolidare il settore. Un programma che include il fondo per il rafforzamento del procurement congiunto, l’Edirpa, e il piano di investimenti nella difesa imminente dell’European defence improvement programme (Edip), “strumenti che mirano a promuovere una maggiore cooperazione tra le aziende degli Stati membri”

Un budget unico

Sul tema, del resto, è intervenuto anche commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, che intervenendo all’European Defence and security conference ha proposto di collegare insieme gli otto miliardi del Fondo europeo per la Difesa con i trecento milioni messi a disposizione dall’Edirpa (iniziativa per il procurement congiunto), e i cinquecento milioni dell’Asap (programma per finanziare il rinfoltimento degli arsenali ridotti dall’invio di aiuti all’Ucraina). “Ci serve un programma che cristallizzi l’ambizione europea, che diventi un precursore di un reale programma industriale per la difesa all’interno del prossimo framework finanziario multi-annuale del budget Ue” ha osservato Breton, aggiungendo come “il nostro obiettivo è chiaro, dobbiamo sostenere e allargare l’Asap e l’Edirpa, dobbiamo evitare uno shut down della difesa nel 2025 e costruire un ponte verso il prossimo budget Ue”. E per fare questo, ha sottolineato Breton, ci sarà bisogno del supporto dell’industria europea.

L’impegno dell’industria

Sul tema del necessario supporto delle aziende, ciascuna “con le proprie priorità e resistenze” allo sforzo europeo di sostruzione di una sua dimensione della Difesa è intervenuto anche Folgiero, riconoscendo come la sfida stia “nel garantire che l’approccio dall’alto verso il basso, che promuove la collaborazione, si traduca in un impegno effettivo da parte delle aziende”. Per fare questo, è però necessario che l’Ue metta a disposizione le sue realtà, come l’Agenzia per la Difesa europea (Eda) e l’Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti (Occar) “per garantire che gli interessi comuni si traducano in azioni concrete”.

La realtà di Fincantieri

In questo senso, un’esperienza come quella di Fincantieri, che già partecipa a diversi programmi congiunti europei, come dimostrato dalla joint venture Naviris insieme alla francese Naval Group, per la costruzione di fregate di prossima generazione, attraverso programmi come Horizon e Fremm, o con la Germania per la costruzione di sottomarini, possono essere una preziosa piattaforma di partenza per future collaborazioni industriali europee. Nel dettaglio, per esempio, la joint venture con Naval Group “vede come prioritari i temi della ricerca e sviluppo, puntando a sinergie significative anche in termini industriali”, priorità che hanno il fine di “promuovere un’industria della difesa europea più integrata, contribuendo all’allineamento dei requisiti e alla cooperazione industriale”.


formiche.net/2023/10/troppa-fr…



Il governo indiano contro Arundhati Roy: “promuove la secessione del Kashmir”


Il governo indiano incrimina la scrittrice e attivista Arundhati Roy per un suo intervento del 2010 nel quale difese il diritto all'autodeterminazione del Kashmir, regione contesa con il Pakistan L'articolo Il governo indiano contro Arundhati Roy: “promu

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di Redazione

Pagine Esteri, 12 ottobre 2023 – Martedì scorso Vinai Kumar Saxena, vicegovernatore della regione della Capitale Delhi, ha confermato le accuse formulate contro la scrittrice e attivista sociale indiana Arundhati Roy. Insieme a lei è stato incriminato anche il professore di diritto internazionale dell’università del Kashmir Sheikh Showkat Hussain, che aveva solidarizzato con l’attivista.

Le accuse contro la vincitrice nel 1997 del Booker Prize con “Il dio delle piccole cose” risalgono ad un suo intervento formulato il 21 ottobre del 2010 nel corso di una conferenza a Nuova Delhi dal titolo “Libertà, l’unica via” incentrata sul diritto all’autodeterminazione del Kashmir, regione da tempo contesa tra l’India e il Pakistan e per la quale è in corso un conflitto pluridecennale tra i due paesi asiatici.

In quell’intervento e in vari articoli Roy denunciò la repressione e i soprusi compiuti dalla polizia e dalle forze armate indiane nei confronti dei movimenti per l’autodeterminazione del Kashmir – solo nel 2010 furono uccise 120 persone – e per tutta risposta l’attivista venne accusata di aver utilizzato un linguaggio provocatorio nei confronti delle autorità e di aver promosso la secessione della regione.
Durante la conferenza Roy aveva affermato che il Kashmir «non era mai stato parte integrante dell’India» e che lo stesso governo indiano ne era consapevole. La scrittrice era stata denunciata da un attivista induista che aveva accusato lei e altri partecipanti alla conferenza di «minacciare la pace e la sicurezza» e di «promuovere la secessione del Kashmir».

Ora, a ben 13 anni di distanza, il governo dell’India ha confermato le accuse per le quali Arundhati Roy dovrà essere ora processata. Se condannata per sedizione, la scrittrice potrebbe essere condannata a pesanti pene detentive. Altri due coimputati – Syed Ali Shah Geelani, un leader separatista del Kashmir, e Syed Abdul Rahman Geelani, un docente – sono nel frattempo deceduti.

Secondo molti analisti la decisione risponde alla volontà da parte del governo indiano di punire la scrittrice per i suoi interventi apertamente criticinei confronti delle politiche del premier nazionalista e conservatore Narendra Modi, spesso accusato di aver adottato misure di limitazione alla libertà di espressione e di criminalizzare le proteste politiche e sociali. Modi e il suo partito di destra hanno spesso fomentato, negli ultimi anni, le persecuzioni della maggioranza induista nei confronti della minoranza musulmana. In alcuni casi tali persecuzioni sono sfociate in veri e propri pogrom che hanno causato centinaia di morti, come in Gujaratnel 2002. – Pagine Esteri

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L’antisionismo come abito buono dell’antisemitismo


Pur se in un culmine di orrore e di violenza senza precedenti, sulla questione arabo-israeliana i discorsi sono sempre gli stessi. Discorsi spesso ipocriti, immancabilmente prevedibili. È l’eterno ritorno del sempre uguale, per dirla con Nietzsche. Puo, p

Pur se in un culmine di orrore e di violenza senza precedenti, sulla questione arabo-israeliana i discorsi sono sempre gli stessi. Discorsi spesso ipocriti, immancabilmente prevedibili. È l’eterno ritorno del sempre uguale, per dirla con Nietzsche. Puo, pertanto, avere una qualche utilità rileggere oggi un estratto del breve discorso che pronunciai nell’aula del Senato il 20 maggio del 2021 in occasione dell’informativa dell’allora ministro degli Esteri Luigi di Maio sulla sicurezza nel Mediterraneo.

Il popolo curdo rispetto alla Turchia, gli armeni del Nagorno-Karabakh rispetto all’Azerbaigian e, di fatto, alla Turchia, le minoranze uiguri, tibetana e mongola, oltre ai cittadini di Hong Kong, rispetto alla Cina, la minoranza Harratin in Algeria, Marocco e Mauritania, il popolo Sahrawi in Marocco, le popolazioni dell’Abkhazia e dell’Ossezia in Georgia e rispetto alla Russia, i Tamil nello Sri Lanka, la popolazione del Karen in Birmania…

Potrei andare avanti a lungo, etnia per etnia, lingua per lingua, religione per religione, nell’elencare i popoli che si trovano oggi senza uno Stato, o i popoli che uno Stato lo hanno ma sono oppressi da un regime autoritario. E a questo triste e sterminato elenco potrei, anzi, dovrei aggiungere i cristiani. I cristiani perseguitati in Nigeria, in Congo, in Mozambico, in Camerun, in Burkina Faso, in Corea del Nord, in Somalia, in Pakistan, nelle isole Molucche… Ogni giorno, nel mondo, vengono uccisi dai 13 ai 18 cristiani e vengono uccisi in quanto cristiani.

Eppure, le élite occidentali non sembrano occuparsene. Non vedo manifestazioni di piazza o raccolte di firme, non leggo vibranti editoriali, non assisto a ripetute e ferme prese di posizione da parte di leader politici, intellettuali, artisti, cantanti, attori, organismi internazionali e associazioni per i diritti umani in difesa dei cristiani perseguitati, o dei curdi, o degli armeni, o degli uiguri e via elencando.

Reazioni del genere le vedo solo in un caso: il caso del popolo palestinese rispetto allo Stato di Israele, di cui Hamas nega il diritto di esistere. Il mainstream occidentale parteggia per i palestinesi, non c’è dubbio. E allora, se le cose hanno un senso, le possibilità sono due. Due sole: una particolare affinità delle élite occidentali e dei maitre à penser nei confronti del popolo palestinese, o una loro particolare avversità nei confronti dello Stato di Israele.

Sbaglierò, ma non percepisco reali affinità. Il problema, dunque, è lo Stato di Israele in quanto tale. Ma cos’è che distingue lo Stato di Israele da tutti gli altri? Cosa distingue Israele da, poniamo, la Cina? Facile: la sua natura ebraica. Sarebbe intellettualmente onesto, allora, ammettere una volta per tutte, anche di fronte a noi stessi, che, non in tutti, ma nella maggior parte dei casi l’antisionismo è solo l’abito buono dell’antisemitismo.

Formiche.net

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Chat Control 2.0: EU governments set to approve the end of private messaging and secure encryption


By making a minor concession EU governments hope to find a majority next week to approve the controversial „chat control“ bill. According to the proposed … https://www.euractiv.com/section/law-enforcement/news/child-sexual-abuse-material-spanish-presiden

By making a minor concession EU governments hope to find a majority next week to approve the controversial „chat control“ bill. According to the proposed child sexual abuse regulation (CSAR), providers of messengers, e-mail and chat services would be forced to automatically search all private messages and photos for suspicious content and report it to the EU. To find a majority for this unprecedented mass surveillance, the EU Council Presidency proposed Tuesday that the scanners would initially search for previously classified CSAM only, and even less reliable technology to classify unknown imagery or conversations would be reserved to a later stage. The proposed „deal“ will be discussed by ambassadors tomorrow and could be adopted by ministers next week.

Patrick Breyer, Pirate Party Member of the European Parliament and co-negotiator of the proposal, warns about the consequences of such a „deal“:

„Firstly, the proposed text would mandate the implementation of surveillance bugs and vulnerabilities into currently securely end-to-end encrypted messenger apps such as Whatsapp or Signal. It would mean the end of secure encryption because we could never be sure whether our messages or photos would be forwarded to persons we don’t know and can’t trust. The so-called client-side scanning would either make our communications fundamentally insecure, or Europeans would no longer be able to use Whatsapp or Signal at all, as their providers have contemplated.

Secondly, the proposed indiscriminate mass scanning of private communications of millions of citizens not even remotely connected with crime would inevitably be struck down by the courts, utterly betraying the hopes of children or victims. All independent legal experts and even the EU Council’s own legal service agree that indiscriminate content analysis fails to comply with fundamental rights and the jurisprudence of the EU Court of Justice. The disaster surrounding the failed data retention directive would repeat itself.

Thirdly, indiscriminate scanning mass criminalizes our children, with 40% of criminal suspects for possession of CSAM being minors in Germany alone. Youths are usually not aware of the criminal nature of seemingly funny content, which they often receive inadvertedly via chat channels.

Fourthly, scanning for known, thus old material does not help identify and rescue victims, or prevent child sexual abuse. It will actually make safeguarding victims more difficult by pushing criminals to secure, decentralised communication channels which are impossible to intercept even with a warrant. Although some US corporations such as Meta are already scanning European messages for previously classified CSAM ‚only‘, up to 80% of reported messages are classified by the police as not criminally relevant, thus implicating innocent citizens. The Commission estimates the number of reported messages to multiply as a result of mandatory scanning, which would flood law enforcement and overload the resources already lacking for targeted or undercover investigations into the organised producers of such material and into ongoing child sexual abuse.

Fifth, opening the door to indiscriminate surveillance will put us on a slippery slope, with Europol already calling to scan for other types of content.

The proposed ‚compromise‘ does not even touch upon other fundamental problems of the draft legislation, including ending anonymous communications and whistleblower tips as a result of mandatory age verification, and the prohibition of commonplace messenger, social networking, gaming and video conferencing apps for teenagers under 16 years of age, even where their parents consent.

This proposal urgently needs a fresh start that focuses on security by design instead of mass surveillance, paternalism and breaking IT security. The future of our privacy and security, and that of our children, is at stake!“

Breyer’s website on the Chat Control proposal


patrick-breyer.de/en/chat-cont…



Israele, Ucraina e i fondi per la difesa. Cos’ha detto Crosetto


“Lo scenario internazionale ci pone di fronte a criticità e sfide difficili per tutti. Dobbiamo lavorare insieme per evitare escalation. Il governo italiano e la Difesa sono al fianco del popolo d’Israele e ribadisco la piena solidarietà per gli attacchi

“Lo scenario internazionale ci pone di fronte a criticità e sfide difficili per tutti. Dobbiamo lavorare insieme per evitare escalation. Il governo italiano e la Difesa sono al fianco del popolo d’Israele e ribadisco la piena solidarietà per gli attacchi subiti e la vicinanza ai familiari delle vittime e ai feriti. Mi auguro che grazie allo sforzo della comunità internazionale si sappia trovare un canale per liberare le centinaia di ostaggi innocenti rapiti dai terroristi”. Lo ha affermato, come si legge in un comunicato, il ministro della Difesa, Guido Crosetto, al termine del Consiglio atlantico in formato ministri della Difesa che si è tenuto ieri e oggi presso il quartier generale della Nato alla presenza del segretario generale Jens Stoltenberg e dell’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza Josep Borrell.

AL FIANCO DI ISRAELE

Israele si è sentito attaccato e deve difendersi, la sua reazione è legittima, ha spiegato Crosetto sottolineando che l’Italia si impegna a evitare un’ulteriore escalation e a fare in modo che il conflitto non coinvolga civili innocenti. “Probabilmente questa convivenza con Hamas, che fino ad adesso è avvenuta e non ha avuto effetti così devastanti, adesso è impossibile. La reazione di Israele è assicurarsi il futuro, e probabilmente adesso comprende uno scontro con Hamas molto duro”, ha aggiunto. Le immagini mostrate dal ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant oggi ai ministri della Nato riuniti a Bruxelles evidenziano “la violenza con cui Hamas ha deciso di agire nei confronti di neonati, di donne anziane, di donne giovani. Anche la guerra ha, nella sua drammaticità, delle regole: quando si superano si va al di là di quello che è umano. È normale, quindi, che la reazione di chi ha subito una ferita così forte sia forte”, ha aggiunto.

L’ALLARGAMENTO DEL CONFLITTO

Gli eventi di questi ultimi giorni, ha spiegato ancora il ministro in una nota, “dimostrano l’importanza e la fragilità del Fianco Sud e quanto sia necessaria, oggi più che mai, un’Alleanza forte e coesa a 360 gradi. Siamo profondamente preoccupati per la possibile estensione del conflitto in Medio Oriente e per il rischio di una nuova stagione di attacchi terroristici. L’instabilità in questa area, nei Paesi del Nord Africa e nel Sahel ha infatti riflessi sulla sicurezza dell’intera area euro-atlantica. Questo significa che anche per il Sud dobbiamo disporre di forze, con adeguata reattività e capacità, da impiegare in caso di necessità così come avvenuto sul Fianco Est, dove l’Italia sta partecipando in maniera attiva”.

GLI INVESTIMENTI

Secondo Crosetto, gli investimenti in sicurezza e difesa sono sempre più necessari davanti ai sempre maggiori elementi di possibile destabilizzazione del mondo. “Dobbiamo preparaci a affrontare situazioni che non pensavamo più di affrontare”, ha dichiarato in un punto stampa. “I miei timori sono molti non da oggi. Ho parlato del problema medio orientale e Iran quando nessuno lo faceva. Gli elementi di possibile destabilizzazione di un mondo che ha già varie aree di destabilizzazione ci sono e sono costanti. Vediamo la situazione dei Balcani e cosa sta succedendo in Medio Oriente. Dobbiamo attrezzarci per affrontare situazioni a cui non eravamo abituati o che pensavamo di non trovare più sulla nostra strada”, ha continuato. “Questo significa, purtroppo, investire in sicurezza e in difesa, ma anche molto in diplomazia e in crescita economica, così come nella redistribuzione delle ricchezze, che probabilmente non sono allocate in modo giusto rispetto alla popolazione”, ha aggiunto. “Questo è però un problema a lungo termine, che non possiamo risolvere in un anno, due o cinque. Il problema della difesa, invece, è importante e riguarda l’oggi e il domani, e cambierà il nostro scenario. Forse non è abbastanza percepito nell’ambiente occidentale”.

LA FINANZIARA

Se ci saranno abbastanza soldi per la difesa nella finanziaria? “Lo vedremo lunedì, io per rispetto di [Giancarlo] Giorgetti (ministro dell’Economia, ndr) non ho voluto chiamarlo né influenzarlo”, ha risposto ai cronisti Crosetto. “Giorgetti sa quali sono gli impegni per la Nato, quali sono le esigenze, ma sa anche quali sono le sue disponibilità. È inutile che io mi aggreghi alla pletora di persone che vanno a chiedere. Lunedì vedremo e prenderò atto di quello che ha deciso e ha potuto decidere”.

GLI AIUTI A KYIV

Del nuovo pacchetto di aiuti militari all’Ucraina, “ne abbiamo parlato e ne parliamo continuamente”, ha dichiarato durante il punto stampa. “L’Ucraina sta combattendo una guerra per cui il mondo occidentale si è assuefatto ma a cui gli ucraini su cui più piovono ogni giorno bombe in testa, non riescono e non vogliono assuefarsi. Giustamente stanno continuando a difendersi. Noi li stiamo aiutando in questa guerra per la sopravvivenza, non è una guerra di conquista quella Ucraina, è una guerra di sopravvivenza e di difesa”. Ciò che ho detto, ha spiegato il ministro riferendosi a un’intervista in cui affermava che “gli aiuti militari non sono illimitati”, “era una banalità: parliamo di risorse non illimitate, per cui l’Italia ha aiutato fino ad adesso nei limiti delle possibilità e continuerà a farlo. Non significa dare un giudizio politico ma quantitativo”, ha sottolineato.


formiche.net/2023/10/israele-u…



Il Diavolo di Lisbona


Lo stampo del Diavolo di Lisbona rappresenta una eccezionale testimonianza dei riti e delle superstizioni del quartiere musulmano della capitale portoghese nel XIV secolo. Nel 2012, un team di archeologi ha effettuato degli scavi pressoContinue reading

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Survey of Current Universal Opt-Out Mechanisms


With contributions from Aaron Massey, FPF Senior Policy Analyst and Technologist, Keir Lamont, Director, and Tariq Yusuf, FPF Policy Intern Several technologies can help individuals configure their devices to automatically opt out of web services’ request

With contributions from Aaron Massey, FPF Senior Policy Analyst and Technologist, Keir Lamont, Director, and Tariq Yusuf, FPF Policy Intern

Several technologies can help individuals configure their devices to automatically opt out of web services’ requests to sell or share personal information for targeted advertising. Seven state privacy laws require that organizations honor opt-out requests. This blog post discusses the legal landscape governing Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs), as well as the key differences between the leading UOOMs in terms of setup, default settings, and whether those settings can be configured. We then offer guidance to policymakers to consider clarity and consistency in establishing, interpreting, and enforcing UOOM mandates.

The legal environment behind Universal Opt-Out Mechanisms


Online advertising continues to evolve, specifically in reaction to new regulatory requirements as an increasing number of international jurisdictions and U.S. states have enacted comprehensive privacy laws. As of October 2024, twelve states grant individuals the right to opt out of businesses selling their personal information or processing that data for targeted advertising. Of these twelve state privacy laws, seven include provisions that make it easier for individuals to opt out of certain uses of personal data. This includes the kind of personal and pseudonymized information that is routinely shared with websites, such as browser information or information sent via cookies.

Historically, a significant practical hurdle existed in the implementation of opt-out rights: users wishing to exercise the right to opt out of the use of this information for targeted advertising must locate and manually click opt-out links that businesses provide on their web pages, and they generally must do so for every site they visit. To make opting out easier, seven state’s privacy laws (California, Colorado, Connecticut, Delaware, Montana, Oregon, and Texas) require businesses to honor individuals’ opt-out preferences transmitted through Universal Opt-Out Mechanisms (UOOMs) as valid means to opt out of targeted advertising and data sales. UOOMs refer to a range of desktop and mobile tools designed to provide consumers with the ability to configure their devices to automatically opt out of the sale or sharing of their personal information with internet-based entities with whom they interact. These tools transmit consumers’ opt out preferences by using technical specifications, chief among these the Global Privacy Control (GPC).

California became the first state to establish the force of law for opt-out signals as valid opt-outs through an Attorney General rulemaking process in August, 2020. Specifically, businesses who do not honor the Global Privacy Control on their websites may risk being found in noncompliance with the California Consumer Privacy Act (CCPA), which was the central topic in the recent enforcement action against Sephora, an online retailer. In the complaint, state authorities alleged that Sephora’s website was not configured to detect or process any GPC signals and, as a result, failed to honor users’ opt-out preferences by not opting them out of sales of their data.

Survey of UOOM Tools Available to Consumers

The California Attorney General references the Global Privacy Control as the leading opt-out specification that meets CCPA standards. As of this writing, eight UOOMs are endorsed by the creators of the GPC specification:

Although other UOOMs exist (and more are likely to emerge), we focus exclusively on the tools endorsed by the creators of the Global Privacy Control specification. In 2023, the FPF team downloaded and installed each tool and evaluated each tool’s installation process, whether GPC signals were sent without additional configuration, and whether those settings could be adjusted (see Figure 1 below).

InstallationGPC Signals Sent without Additional ConfigurationCan the Configuration Be Adjusted?
IronVestRequires account sign-up❌ NoYes; GPC can be enabled only on a per-site basis, not globally.
Brave BrowserNo steps required after installation✅YesNo; GPC cannot be disabled, either globally or per-site, even when other protections in the “Shields” feature are turned off.
DisconnectNo steps required after installation❌ NoYes; GPC can be enabled globally but not on a per-site basis using a checkbox in the main browser plugin window.
DuckDuckGo Privacy BrowserNo steps required after installation✅YesYes; GPC can be disabled globally but not on a per-site basis.
DuckDuckGo Privacy EssentialsNo steps required after installation✅YesYes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling “Site Privacy Protection.”
FirefoxRequires technical configuration❌ NoYes, GPC can be disabled globally in the browser’s technical configuration but not on a per-site basis.
OptMeowtNo steps required after installation✅YesYes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling the “Do Not Sell” feature.
Privacy BadgerNo steps required after installation✅YesYes; GPC can be disabled both globally or on a per-site basis by disabling the “Do Not Sell” feature.

Figure 1: Observations of eight leading UOOM tools

Our survey allows us to make four key observations about the state of these UOOMs.


  • Current GPC implementations are largely limited to browser plugins for desktop environments. Google Chrome, Microsoft Edge, and Safari do not natively support the GPC signal. Mozilla Firefox supports sending the GPC signal, but configuring was the most challenging setup of all the tools we tested. Brave and DuckDuckGo are the only browsers that natively support the GPC. In addition, Brave and DuckDuckGo are the only desktop and mobile browsers with GPC enabled by default.
  • GPC tools significantly differ from one another in user experiences for both installation and use. The installation process for six of the tools was direct and, therefore suitable to a broad range of consumer knowledge. Two of the tools, IronVest and Firefox, require additional steps to enable GPC. Ironvest requires the creation of an account upon downloading the tool, and through that account offers not only GPC but also a subscription-based suite of further online security services like password managers and email maskers. By contrast, Firefox does not require an account, but it requires users complete more steps to enable the GPC that require technical knowledge or experience. Specifically, users must access the about:config settings page in Firefox, which warns the user to “Proceed with Caution” and requires users to know how to find the GPC configuration options. Users with limited experience configuring about:config settings on this browser may struggle to enable the GPC signal on Firefox.
  • GPC tools differ significantly in their default settings after installation, potentially creating consumer confusion in switching from one service to another. Three of the tools leave the GPC off by default following final installation; four of them enable the GPC by default. Firefox, for example, does not enable GPC by default, and it requires the most work to enable, whereas Brave enables GPC by default without notifying users or allowing them to disable it. Many tools include other privacy features in addition to GPC, such as Privacy Badger’s ability to block surreptitious tracking mechanisms like supercookies. These tools were not examined in this report, though they may create divergent user experiences that can cause consumers to draw different conclusions as to each tool’s utility and effectiveness. Users installing a privacy-focused browser extension or using a privacy-focused browser may be unaware that in certain cases privacy features are disabled by default and require additional configuration after installation.
  • Finally, we observe that these tools significantly differ in configuration options for when and where to send the GPC signal. The tools collectively deploy two types of configuration: globally sending the GPC to every site and/or selectively sending the GPC on a per-site basis. None of the tools have pre-configured profiles or “allow / deny” lists for when to send the GPC, and about half of the tools allow users to set the GPC both as a global setting and on a per-site basis. IronVest only allows sending the GPC on a per-site basis, while Brave only enables the GPC on a global basis. However, given that most state laws that require compliance with a UOOM also require affirmative consent to opt back in following an opt-out, it is unclear whether disabling the GPC signal for a site after visiting it will have legal effect.


Next Steps & Policy Considerations


In 2023 alone, six states passed comprehensive privacy laws. In the years ahead, we expect that more states will be added to this list, and many are likely to include provisions regarding UOOMs. Policymakers must ensure that all UOOM requirements offer adequate clarity and consistency.

One place where greater detail from policymakers would provide benefit to organizations seeking to comply with legal requirements is in guidance not only for covered businesses, but also for vendors of consumer-facing privacy tools. Specifically, guidance would be useful regarding how a UOOM must be configured or implemented to give assurance that the GPC signals being sent are a legally valid expression of individual intent. For example, a minor detail such as whether a tool contains a “per-site” toggle for the GPC may be significant in one state, but not another.

Similarly, the question of “default settings” and their legal significance requires greater clarity in many jurisdictions. For example, to be considered a valid exercise of individuals’ opt-out rights under Colorado law, a valid GPC signal occurs when individuals provide “affirmative, freely given, and unambiguous choice.” This requirement creates an engineering ambiguity for publishers and websites over the validity of GPC signals they receive. For example, users installing a browser extension that requires a separate, affirmative user configuration prior to sending the GPC signal will unambiguously be a valid expression of individual choice. On the other hand, an individual using a browser marketed with a variety of privacy preserving features, including the GPC, may be sending a GPC signal that does not meet the law’s standards for defaults if those features are enabled by default and they do not provide notice to users. The user may have wanted a privacy feature other than GPC and not been aware that the GPC signal would be sent. On the other hand, another user may both be seeking and appreciate a default-on GPC and not want it to be legally ignored because they didn’t affirmatively enable it. Publishers and websites do not have an engineering mechanism to differentiate between these scenarios, incentivizing them to use nonstandard techniques, like fingerprinting, for the purposes of discerning which GPC signals are valid.

New states implementing comprehensive privacy laws also increase the odds that specific privacy rights may fracture across jurisdictions in ways that are either cohesive or irreconcilable. The current GPC specification does not support conveying users’ jurisdictions, so it is unclear how organizations must differentiate between signals originating from one jurisdiction or another. The result could be that entities must choose which state to risk running afoul of the law in such that they may follow the requirements of a conflicting jurisdiction.

As user-facing privacy tools are developed and updated, responsible businesses will likely err on the side of over-inclusion by treating all GPC signals as valid UOOMs. However, increased user adoption and the expansion of the GPC into new sectors (such as connected TVs or vehicles) could change expectations and put more pressure on different kinds of advertising activities. In the absence of uniform federal standards that would create guidance for such mechanisms, most businesses will aim to streamline compliance across states, providing a significant opportunity for policymakers to shape the direction of consumer privacy in the coming years. Policymakers must be aware of these developments and strive for clarity and consistency in order to best inform organizations, empower individuals, and set societal expectations and standards that can be applied in future cases.


fpf.org/blog/survey-of-current…



PODCAST. Testimonianza da Gaza: “non esistono posti sicuri, tanti feriti sotto le macerie”


"Gli israeliani non colpiscono più obiettivi specifici, questa volta stanno distruggendo quartieri e zone residenziali. Un numero enorme di feriti è ancora sotto le macerie" La testimonianza di Aziz Kahlout, giornalista della Striscia di Gaza L'articolo

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Pagine Esteri, 12 ottobre 2023. Aziz Kahlout, giornalista di Gaza, ci parla della situazione nella Striscia: “Gli israeliani non colpiscono più obiettivi specifici, questa volta stanno distruggendo interi quartieri e zone residenziali. Un numero enorme di feriti è ancora sotto le macerie. L’acqua non arriva più nelle case“.
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Dopo Ford, ecco Eisenhower. Nuova portaerei Usa nel Mediterraneo


Gli Stati Uniti hanno inviato nel Mediterraneo il gruppo portaerei del Uss Eisenhower. Il nuovo Strike group si aggiunge a quello del Uss Ford, inviato nelle acque israeliane a seguito dello scoppio della crisi. Lo schieramento della nuova unità a stelle

Gli Stati Uniti hanno inviato nel Mediterraneo il gruppo portaerei del Uss Eisenhower. Il nuovo Strike group si aggiunge a quello del Uss Ford, inviato nelle acque israeliane a seguito dello scoppio della crisi. Lo schieramento della nuova unità a stelle e strisce, il primo per l’Eisenhower in oltre due anni, sebbene lungamente pianificato rappresenta un segnale importante sia della risolutezza degli Stati Uniti nel sostenere Israele, sia nell’importanza che il Mediterraneo, e la sua sicurezza, continuano a rivestire per gli equilibri globali.

Il gruppo dell’Eisenhower

Come annunciato dalla Us Navy, il gruppo portaerei lascerà l’attuale porto della base navale di Norfolk in Virginia nelle prossime settimane. Nel suo insieme, l’intero gruppo ha a bordo oltre cinquemila marinai, oltre al 3° Stormo aeronavale, i cacciatorpediniere Uss Gravely e Uss Mason, oltre all’incrociatore Uss Philippine Sea. “Lo schieramento del Gruppo Eisenhower è pianificato da tempo – ha detto la Marina Usa – e condurrà delle esercitazioni all’interno dell’area di responsabilità del Comando europeo Usa a supporto delle attività e operazioni Nato di sorveglianza rafforzata”.

Presenza mediterranea

Le portaerei della Marina statunitense sono state schierate nella Sesta Flotta subito dopo l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. Averne ora ben due nella regione permetterà agli Stati Uniti di continuare a rispondere all’aggressione russa, rimanendo al contempo vicini a Israele e alla Striscia di Gaza, da dove è stata lanciata la principale direttrice offensiva contro Tel Aviv. Nei giorni scorsi, il gruppo portaerei dello Uss Gerald R. Ford ha ricevuto l’ordine di dirigersi verso il Mediterraneo orientale per mettersi a disposizione di Israele nell’assisterla a resistere all’attacco a sorpresa lanciato da Hamas, decisione confermata dal segretario alla Difesa statunitense Lloyd Austin. Secondo il Comando centrale degli Stati Uniti, il Ford è arrivato nel Mediterraneo orientale martedì. Il gruppo comprende otto squadriglie di aerei d’attacco e di supporto, i cacciatorpediniere Uss Thomas Hudner, Uss Ramage, Uss Carney e Uss Roosevelt e l’incrociatore Uss Normandy.

Sostegno a Israele

Il Pentagono ha dichiarato che gli aerei, i cacciatorpediniere e gli incrociatori statunitensi che hanno navigato con il Ford condurranno operazioni marittime e aeree che potrebbero includere la raccolta di informazioni, interdizioni e attacchi a lungo raggio. Lunedì, inoltre, la Casa Bianca ha confermato di aver già iniziato a consegnare a Israele munizioni ed equipaggiamenti militari, e il Pentagono sta rivedendo i suoi inventari per vedere cos’altro può essere inviato rapidamente per aiutare l’alleato mediorientale.

Foto: Us Navy


formiche.net/2023/10/dopo-ford…



Glovo traccia i rider anche fuori dall’orario di lavoro


Il gruppo di ricerca tracking.exposed, che studia la profilazione e analizza gli algoritmi online, ha realizzato tra il 2021 e il 2023 un reverse engineering dell’app Glovo Couriers in dotazione a ogni rider che lavora per la piattaforma spagnola. Lo scop

Il gruppo di ricerca tracking.exposed, che studia la profilazione e analizza gli algoritmi online, ha realizzato tra il 2021 e il 2023 un reverse engineering dell’app Glovo Couriers in dotazione a ogni rider che lavora per la piattaforma spagnola. Lo scopo dello studio era quello di fornire una prova tecnica e verificata di come Glovo utilizzi i dati raccolti dall’app durante il suo utilizzo (e non solo), e come questo abbia ripercussioni in termini di privacy e di violazione dei diritti dei lavoratori.

L’analisi tecnica, avvenuta in più momenti, ha reso evidente come la posizione dei rider sia tracciata non solo durante lo svolgimento delle consegne, ma anche quando l’app Glovo Couriers rimane in background. Così come quelli relativi al livello della batteria e alla velocità del rider durante i turni di lavoro, informazioni inviatiìe a intervalli irregolari in diversi momenti della giornata e anche di notte.

Un resoconto dello studio su Wired Italia

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In Cina e in Asia – La Cina appoggia l’Egitto per una soluzione del conflitto israelo-palestinese


In Cina e in Asia – La Cina appoggia l’Egitto per una soluzione del conflitto israelo-palestinese 9741388
I titoli di oggi: La Cina appoggia l’Egitto per una soluzione del conflitto israelo-palestinese La Cina risparmia miliardi di dollari grazie alle importazioni di petrolio da paesi sanzionati La Cina ottiene sesto mandato nel Consiglio per i diritti umani La Cina lancia un’indagine nazionale per valutare i cambiamenti demografici Cina e Arabia Saudita lavorano insieme per sviluppare AI in lingua ...

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LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 5: A Gaza sotto le bombe si spegne anche la centrale elettrica


La Striscia di Gaza è rimasta senza elettricità. Dozzine di droni e razzi lanciati dal Libano verso Israele L'articolo LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 5: A Gaza sotto le bombe si spegne anche la centrale elettrica proviene da Pagine Esteri. https://pagineest

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AGGIORNAMENTO ORE 19.30


Per un falso allarme scattato contemporaneamente in decine di località israeliane era stata data comunicazione, come da cartina, di un massiccio attacco con droni e razzi dal Libano. I sistemi di sorveglianza israeliani avevano rilevato dozzine di droni e razzi lanciati dal Libano verso Israele e 15-20 parapendisti. Il tutto, hanno dichiarato le autorità israeliane, per colpa di un problema con i sistemi di rilevamento. 9741366

AGGIORNAMENTO ORE 17


Sarebbero stati coloni israeliani a colpire i tre palestinesi uccisi a colpi d’arma da fuoco nel villaggio di Qusra i Cisgiordania. Lo riferisce il ministro della sanità dell’Anp. Un video dell’incidente mostra uomini mascherati che sparano nel villaggio.

AGGIORNAMENTO ORE 16.15


Secondo una fonte interna al partito Likud di Netanyahu, è stato raggiunto un accordo tra il primo ministro Benjamin Netanyahu e il leader del partito di Unità Nazionale, Benny Gantz, sulla formazione di un governo di emergenza.

Di fatto è un governo per la guerra a Gaza. È stato concordato che Netanyahu, il ministro della Difesa Gallant e Gantz faranno parte di un gabinetto di guerra. Gadi Eizenkot, membro del partito di Gantz ed ex capo di stato maggiore, e il ministro degli Affari strategici Ron Dermer fungeranno da osservatori. Il partito di Gantz avrà cinque ministri nel governo senza portafoglio.

AGGIORNAMENTO ORE 15.47


Finito il carburante, si è spenta l’unica centrale elettrica di Gaza.

Raggiunto un accordo sul governo di unità nazionale in Israele. I media israeliani informano che il primo ministro Benjamin Netanyahu e il leader del partito di unità nazionale, Benny Gantz hanno trovato un’intesa.

Tre palestinesi sono stati uccisi nella Cisgiordania occupata, a sud di Nablus.

AGGIORNAMENTO ORE 12.50


L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati palestinesi (UNRWA) ha riferito che nove membri del suo staff sono stati uccisi in attacchi aerei israeliani di rappresaglia su Gaza a partire da sabato.

Secondol”UNRWA gli attacchi hanno ucciso il personale delle Nazioni Unite mentre si trovava nelle proprie case. 18 scuole dell’UNRWA, trasformate in rifugi, sono state danneggiate dai bombardamenti, così come il quartier generale dell’Agenzia, a Gaza City.

L’esercito israeliano ha fatto sapere di non avere informazioni che confermino la storia, diffusa ampiamente nel mondo e sulle prime pagine di alcuni dei principali quotidiani italiani, secondo cui Hamas avrebbe decapitato decine di bambini israeliani. A svelarlo l‘agenzia di stampa turca ANADOLU, che ha chiesto all’esercito di confermare ciò che era stato detto sul canale televisivo israeliano i24NEWS. La portavoce dell’esercito ha risposto “Abbiamo visto la notizia ma non abbiamo alcun dettaglio o conferma su questa storia“. Hamas e le brigate al-Qassam, in un comunicato avevano smentito categoricamente la notizia, accusando la stampa occidentale di fare disinformazione.


AGGIORNAMENTO ORE 11.50


Sale a 1.055 il numero dei morti palestinesi per i bombardamenti sulla Striscia di Gaza.

Israele ha richiamato 300.000 riservisti.


Pagine Esteri, 11 ottobre 2023. Si continuano a recuperare corpi, in Israele e il bilancio delle vittime dell’attacco improvviso di Hamas, sabato 7 ottobre, è salito a 1.200 persone. Parenti e amici di coloro che risultano attualmente dispersi, attendono di sapere se i propri cari sono stati uccisi oppure sono a Gaza come ostaggi. In una struttura militare sono stati allineati decine di corpi, per permetterne l’identificazione. L’esercito israeliano, che ha ammassato centinaia di migliaia di truppe al confine con Gaza, è pronto a lanciare un’offensiva di terra.


→ GLI EVENTI DEL QUARTO GIORNO


Non si sono mai fermati i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e continuano anche oggi, per il quinto giorno consecutivo. Sono stati uccisi 950 palestinesi tra cui almeno 260 bambini. Interi quartieri sono stati rasi al suolo, colpiti campi profughi e mercati, scuole, università, ospedali, moschee e ambulanze. Sono almeno 6 i giornalisti uccisi. La situazione umanitaria è catastrofica: Israele ha ordinato l’assedio totale della Striscia e non possono entrare aiuti umanitari, farmaci, acqua. L’unico possibile passaggio per i cittadini di Gaza, il valico di Rafah al confine con l’Egitto, è stato prima chiuso e smantellato dall’Egitto stesso, per “ragioni di sicurezza”, poi bombardato dall’aeronautica israeliana, mentre centinaia di palestinesi erano in attesa, nel tentativo di lasciare Gaza. Anche il porto è stato bombardato, non ci sono vie di fuga. La centrale elettrica interna alla Striscia, secondo il presidente dell’Autorità energetica palestinese Thafer Melhem, potrebbe spegnersi completamente entro 10-12 ore, a causa dell’embargo di carburante e lasciare così 2 milioni e 300mila persone completamente al buio e senza elettricità.


SCARICA IL DOSSIER → PALESTINA-ISRAELE. LE RAGIONI DEL CONFLITTO


Sono rimasti inascoltati gli appelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’ONU e delle ONG per aprire un corridoio umanitario che porti a Gaza medicine, alimenti e acqua.

Hamas ieri ha continuato a sparare razzi su Israele, colpendo soprattutto Ashqelon, a sud di Israele, senza fare vittime.

Leggeri scambi di fuoco, tra Israele e Hezbollah in Libano si sono registrati ieri, dopo l’uccisione da parte di Israele di 4 membri del partito libanese. In serata un razzo partito dalla Siria è finito in un’area nel Golan, la zona occupata da Israele nel 1967, senza fare danni.

Nella Cisgiordania occupata si sono tenute manifestazioni a sostegno della popolazione palestinese di Gaza. Al momento sono 23 i palestinesi, soprattutto giovani, uccisi in Cisgiordania da Israele. Secondo The Times of Israel, il Ministro israeliano della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, sta acquistando 10.000 pistole da distribuire ai coloni e agli israeliani residenti nelle città abitate anche da cittadini arabi.

L’Unione Europea ha deciso ieri, a maggioranza dei leader dei Paesi che ne fanno parte, di non sospendere gli aiuti economici ai palestinesi. Al contrario, dopo l’Austria, anche la Svezia e la Danimarca hanno deciso di sospendere gli aiuti.


LEGGI → ISRAELE-GAZA: IL MONDO SI DIVIDE


Gli Stati Uniti hanno inviato una potentissima portaerei in supporto a Israele che era già la potenza armata più temibile dell’area. Un primo carico di munizioni USA sarebbe già stato consegnato.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha commentato negativamente l’invio, da parte degli Stati Uniti, della portaerei che dovrà rimanere nella regione a sostegno di Israele, dichiarando che non potrà far altro che portare altra violenza e altre stragi.

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LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 6. Sono 1.203 i morti palestinesi da sabato. 1300 gli israeliani


Gli sfollati sono oltre 338mila e vengono accolti nelle scuole dell'Onu. In Israele formato un gabinetto di guerra L'articolo LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 6. Sono 1.203 i morti palestinesi da sabato. 1300 gli israeliani proviene da Pagine Esteri. https://

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della redazione

Pagine Esteri, 12 ottobre 2023 – Non è scattata nella notte, come si ipotizzava ieri, l’offensiva di terra israeliana contro Gaza. Ma l’aviazione dello Stato ebraico ha ripreso con più intensità i suoi raid con effetti devastanti. Solo nelle ultime ore, riferisce il ministero della salute di Gaza, sono stati uccisi 51 palestinesi ed altri 281 sono rimasti. Queste ultime vittime si aggiungono alle distruzioni di case e infrastrutture. Colpiti duramente i campi profughi di Shate e Jabaliya. Il totale dei morti palestinesi da sabato scorso è salito a 1.203, i feriti sono migliaia.

Gli sfollati sono oltre 338mila e in maggior parte vengono accolti nelle scuole dell’Unrwa (Nazioni unite). Una massa enorme di persone che ha bisogno di assistenza ad ogni livello. Gaza inoltre senza elettricità. Ieri si è fermata l’unica centrale per mancanza di gasolio e gli ospedali possono contare solo sulle scorte per i generatori autonomi che dureranno pochi giorni.

Israele non rinuncia al pugno di ferro dopo l’attacco di Hamas che il 7 ottobre ha fatto 1300 morti tra gli abitanti del sud del Paese. Ieri è stato annunciato che sarà formato un governo di emergenza nazionale, con il premier Netanyahu e uno dei capi dell’opposizione, Benny Gant. Sarà un vero e proprio gabinetto di guerra per tutta la durata del conflitto. “Ora è tempo di guerra” ha detto perentorio Gantz, un ex di capo di stato maggiore che nel 2014 guidò l’offensiva Margine Protettivo contro Gaza, che circa 2500 morti tra i palestinesi e provocò distruzioni di massa lungo la fascia orientale della Striscia.

Continuano anche i lanci di razzi palestinesi che prendono di mira il sud di Israele e, più sporadicamente, Tel Aviv e il centro del Paese. Ieri per la prima volta un razzo a lungo raggio è caduto nell’area di Haifa. Nelle ultime ore è tornata in primo piano la questione degli oltre 100 ostaggi israeliani a Gaza. La tv al Jazeera ha mostrato il video di una donna che assieme ai suoi figli viene liberata da presunti miliziani di Hamas. Da Israele non giungono conferme.

E’ in programma in Giordania un incontro tra il Segretario di stato Usa Blinken e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen. In Cisgiordania le città palestinesi sono state sigillate dall’esercito israeliano. L’accesso attraverso i posti di blocco è fortemente limitato. Pagine Esteri

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N. 182/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Politici e attivisti per la tutela della privacy hanno chiesto di vietare l’uso delle telecamere per il riconoscimento facciale, ma alcuni piccoli negozi stanno portando avanti il progetto di installare il sistema in seguito all’aumento dei furti nei negozi. Cosa spinge i proprietari di piccole imprese a investire...


Stefano Galieni*   A parlare di Medio Oriente e di Palestina, in queste ore, si corre il rischio di lasciarsi trascinare in analisi dettate dall’


Questa notte la nostra direzione nazionale è stata messa a soqquadro da ignoti che hanno rubato cinque personal computer. Il furto colpisce un partito democrat


Salutiamo con gioia e sollievo la sentenza che ha cancellato l'impianto accusatorio che aveva portato all'abnorme condanna del nostro fratello e compagno Mimmo



Una portaerei europea? Per Breton (e Fincantieri) si può fare


Una portaerei europea. L’idea, per quanto ambiziosa, arriva proprio da Bruxelles per voce del commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, i cui compiti ricoprono anche le iniziative per la Difesa comune. Parlando alle grandi aziende del settore eur

Una portaerei europea. L’idea, per quanto ambiziosa, arriva proprio da Bruxelles per voce del commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, i cui compiti ricoprono anche le iniziative per la Difesa comune. Parlando alle grandi aziende del settore europeo alla terza edizione dell’European Defence and security conference nella capitale belga, Breton ha infatti sottolineato come “con il ritorno dei un conflitto ad alta intensità sul continente europeo, non abbiamo altra scelta” che investire in tutti i campi della difesa, tra cui anche “una nave portaerei per pattugliare i mari, un sistema di difesa aerea, chiamato Eurodome (“l’Eurocupola”) e una capacità di individuazione e identificazione delle minacce nello spazio comune”.

Ambizioni europee

Per Breton, dunque, l’Unione deve potenziare le proprie ambizioni anche in aree precedentemente ritenute fuori dalla portata d’azione dell’Ue, intensificando il supporto per le industrie della difesa del Vecchio continente di fronte alla minaccia rappresentata dalla Russia dopo l’invasone dell’Ucraina. La Commissione “deve presentare un programma ambizioso di investimenti per la Difesa” che assicuri il sostegno “alla produzione di munizioni e missili, ma che garantisca al contempo lo sviluppo di programmi bandiera come vascelli e programmi di difesa missilistica di nuova generazione” ha detto Breton, anticipando in parte i temi che dovrebbero essere inseriti nella prossima Strategia di difesa industriale europea pianificata per il prossimo 8 novembre.

Potenziare i fondi

Tra le altre iniziative lanciate da Breton c’è anche quella di collegare insieme gli otto miliardi del Fondo europeo per la Difesa, che tra l’altro dovrebbe essere potenziato – ha segnalato Breton – con i fondi messi a disposizione dall’Edirpa per il procurement congiunto, trecento milioni, e quelli Asap per finanziare il rinfoltimento di missili e munizioni europei ridotti a causa dell’invio di aiuti all’Ucraina, altri cinquecento milioni. “Ci serve un programma che cristallizzi l’ambizione europea, che diventi un precursore di un reale programma industriale per la difesa all’interno del prossimo framework finanziario multi-annuale del budget Ue” ha osservato Breton, aggiungendo come “il nostro obiettivo è chiaro, dobbiamo sostenere e allargare l’Asap e l’Edirpa, dobbiamo evitare uno shut down della difesa nel 2025 e costruire un ponte verso il prossimo budget Ue”. E per fare questo, ha sottolineato Breton, ci sarà bisogno del supporto dell’industria europea.

Fincantieri risponde all’appello

L’idea di Breton per una portaerei europea è stata subita raccolta dall’amministratore delegato di Fincantieri, Pierroberto Folgiero, che ha confermato come “concettualmente, abbiamo tutti gli ingredienti” per farlo. Per il manager italiano, infatti, l’idea di Breton è “un obiettivo molto ambizioso ed emblematico, ma che ha senso in ogni suo aspetto”. Fincantieri, del resto, partecipa già a diversi programmi congiunti europei su vascelli militari, come dimostrato dalla joint venture Naviris insieme alla francese Naval Group, una piattaforma che potrebbe essere alla base del progetto di una portaerei Ue. In questo quadro, per esempio, Fincantieri sta partecipando alla realizzazione della Corvetta da pattugliamento europea. Un altro esempio di collaborazione europea di successo sono le fregate classe Orizzonte o Fremm, riconosciute tra le migliori unità al mondo e frutto della collaborazione italo-francese. Per Folgiero, dunque, pur mancando piani precisi e scadenze, la linea è semplice “se c’è la volontà, si trova la strada”.


formiche.net/2023/10/portaerei…



Una doppia partita vitale per le democrazie occidentali


In enigmistica si tratterebbe di unire i puntini. Purtroppo, il quadro che se ne compone, da Kiev a Tel Aviv, da Bucha al Negev, ha contorni via via più ampi rispetto ad aree di crisi drammatiche ma pur sempre circoscrivibili, almeno nelle speranze di mol

In enigmistica si tratterebbe di unire i puntini. Purtroppo, il quadro che se ne compone, da Kiev a Tel Aviv, da Bucha al Negev, ha contorni via via più ampi rispetto ad aree di crisi drammatiche ma pur sempre circoscrivibili, almeno nelle speranze di molti. E vale la pena di rammentare la preveggenza di papa Francesco che nove anni fa, nell’agosto 2014, di fronte agli orrori perpetrati su civili inermi, donne e bambini in Siria e in Iraq, cominciò a parlare di «Terza guerra mondiale già in corso, a pezzetti». Con l’invasione di Putin in Ucraina il 24 febbraio 2022 è apparso chiaro a molti di noi occidentali che la resistenza di Zelensky e dei suoi era fatta anche per conto nostro e dei nostri valori, fragili finché si vuole, come lo sono la tolleranza e il consenso, ma sui quali abbiano costruito il mondo libero dal 1945 in poi, coi suoi organismi sovranazionali e una parvenza (talvolta assai precaria) di legalità internazionale. Adesso un altro passo è stato compiuto.

Ed è difficile dubitare che le democrazie stiano giocando in questi anni una doppia partita vitale su uno scacchiere che non ha più confini. Non soltanto perché, banalmente, blogger e propagandisti russi plaudono all’assalto di Hamas contro Israele in quanto «distoglie l’attenzione dell’Occidente dall’Ucraina» (e, temiamo noi, anche i rifornimenti di armi). Piuttosto perché la sfida coinvolge cuori e menti sull’approccio con cui governare le complessità del Ventunesimo secolo, interrogando tali democrazie sull’adeguatezza e la capacità di risposta di fronte alla veloce ed efficiente brutalità delle dittature. Per capirci, dietro l’aggressione dei miliziani di Hamas contro Israele e contro migliaia di innocenti civili è ben visibile il profilo della più crudele tirannia mediorientale, quell’Iran che impicca i dissidenti alle gru e ha finanziato a Sud i terroristi di Ismail Haniyeh (il leader fotografato in preghiera, nel blasfemo ringraziamento a Dio per il massacro di ebrei) e sul fronte settentrionale le basi libanesi di Hezbollah. Basta seguire i puntini per trovare migliaia di droni iraniani scagliati dall’esercito invasore di Putin sulle città, sulle scuole e sugli ospedali dell’Ucraina martoriata in questi diciannove mesi di guerra. Gli stessi puntini che ci mostrano gli istruttori militari di Mosca al lavoro nella terra degli ayatollah. Non è necessario immaginare un’internazionale delle tirannie: isolati insieme dalle sanzioni, russi e iraniani sono assai distanti, ad esempio, su dossier delicati come la Siria o l’Afghanistan.

L’intesa sta nelle cose, nell’odio per il Grande Satana o per l’Occidente Globale, nella paralisi dell’ormai inutile Consiglio di sicurezza dell’Onu, col supporto defilato di una Cina sempre più desiderosa di mettere mano senza fastidi al dossier Taiwan o di una sempre più autoritaria Algeria che ha applaudito all’azione contro Israele e alla quale abbiamo affidato forse con troppo ottimismo buona parte del nostro destino energetico, come ha rilevato su queste colonne Federico Fubini. L’inizio della Seconda guerra mondiale fu un lungo rosario di segnali non colti, scontri in teatri locali di cui non si vide la portata come la Spagna, arrendevolezze camuffate da strategie diplomatiche da Monaco in poi. Fino al 1941, con l’Operazione Barbarossa dei nazisti contro l’Unione Sovietica e il bombardamento giapponese su Pearl Harbor, non fu così chiara la dimensione planetaria del conflitto, ha osservato Paolo Mieli di recente. A costo di apparire ingenui, vogliamo crederci ancora distanti da un nuovo baratro. Ma la libertà è posta in questione in quegli stessi Paesi che propugnano guerre d’aggressione. Le dittature hanno bisogno di nemici contro i quali convogliare la rabbia di sudditi conculcati. Chi fosse tentato dal generale distacco dalla causa ucraina (il grande freddo su Kiev di cui parla Ezio Mauro) provi a rammentare qualche numero utile (a tener duro). Il primo è 684: tanti sono o, almeno, erano a fine agosto, i prigionieri politici in Russia, secondo la ong Memorial. Poco meno di quelli del regime sovietico nel 1987, settecento, prima che Gorbaciov aprisse le galere. Il sorpasso è alle viste: dal principio dell’invasione fino allo scorso 27 settembre, gli imputati in processi penali per opposizione alla guerra sono già 713, gli arrestati 19.810.

Questi dati, forniti dall’associazione per i diritti umani Ovd-Info, e le durissime forme di detenzione (con un gran ritorno dei gulag siberiani) devono far riflettere non meno della recente strage di Hroza (51 civili uccisi da un missile a una veglia funebre in un bar) chi, spesso in buonafede, è convinto sia giunto il tempo trattare con Putin. «Se mi abbandonate ve lo troverete alle porte entro il 2028», ha preconizzato Zelensky parlando all’Europa allargata di Granada. Anche dietro la mossa iraniana contro Israele, realizzata tramite Hamas, si deve leggere tutta la ferocia e l’affanno di una teocrazia che solo nel 2022 ha giustiziato cinquecento prigionieri (tra cui numerosi minorenni) e arrestato ventimila oppositori, che continua a massacrare le donne ma deve fronteggiare una rivolta ormai permanente, dilagata lo scorso anno in 139 città. Evocare il detestato nemico sionista serve molto al regime, naturalmente. Ma, come si vede, la questione coincide solo in parte con l’Islam, di cui l’Iran rappresenta la versione più arcaica e violenta. Un’ondata di islamofobia sarebbe l’ultima cosa di cui abbiamo bisogno. La prima, poiché in ballo è l’idea stessa di libertà, è non cedere al rancore o alla paura, sostenendo quegli avamposti di democrazia occidentale oggi a rischio, con tutti i mezzi: politici, economici e militari. Nel programma va inclusa anche l’educazione dei nostri ragazzi. Se inneggiano agli assassini di Hamas persino dei collettivi scolastici di Milano (su cui il ministro Valditara fa benissimo a intervenire) il senso prezioso delle nostre società aperte va spiegato sin dal tinello di casa.

Corriere della Sera

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L’Europa ha bisogno di una difesa missilistica. I piani Nato, Ue e nazionali


La guerra in Ucraina e l’attacco a Israele dimostrano l’importanza di una capacità di difesa missilistica adeguata. Ad affermarlo è stato il presidente della commissione Difesa della Camera dei deputati, onorevole Nino Minardo, intervenendo a margine dell

La guerra in Ucraina e l’attacco a Israele dimostrano l’importanza di una capacità di difesa missilistica adeguata. Ad affermarlo è stato il presidente della commissione Difesa della Camera dei deputati, onorevole Nino Minardo, intervenendo a margine dell’audizione informale dell’amministratore delegato di Mbda Italia, Giovanni Soccodato. Per il presidente, “Ci sono alcuni programmi importanti al vaglio parlamentare, credo che la valutazione dovrà tenere conto di questa variabile ma anche della necessità di partecipare a programmi di cooperazione europea in questo campo”.

Una difesa aerea per il Vecchio continente

L’audizione, tra l’altro, avviene in concomitanza con l’incontro dei ministri della Difesa dei Paesi Nato, durante il quale dovrebbe venire siglato un impegno formale degli alleati nel partecipare all’iniziativa dello Sky shield europeo, un piano guidato dalla Germania per fornire al Vecchio continente un sistema di difesa contraerea comune. Lanciato l’anno scorso, il progetto ha già ottenuto il sostegno di diciannove Paesi. Il programma, tutt’altro che libero da criticità, con Parigi apertamente contraria al progetto – basato principalmente su sistemi statunitensi e israeliani – è tuttavia un segnale forte delle priorità che i Paesi europea, sia membri Ue, sia Nato, stanno dando alle proprie strutture di difesa. Di recente, tra l’altro, anche il commissario Ue al Mercato interno, Thierry Breton, ha sottolineato la necessità della creazione di un sistema di difesa aerea comune Ue, chiamato Eurodome (“l’Eurocupola”).

Capacità missilistiche europee

Nel corso del suo intervento, l’amministratore delegato di Mbda, Soccodato, ha spiegato come, per “effetto indiretto della situazione geopolitica internazionale che ha portato con la crisi ucraina ad una maggior attenzione da parte dell’Europa e di altri Paesi per i sistemi di protezione missilistica” siano aumentati gli ordini della società, e in generale la richiesta di sistemi, con una “crescita importante a livello di export”. In questo quadro, l’esperienza di Mbda è da ritenersi positiva, essendo “il primo player europeo e il terzo a livello mondiale” nel campo missilistico. “Se non ci fosse stata la creazione di Mbda – ha detto Soccodato – probabilmente oggi l’Europa non avrebbe la capacità a tutto tondo che ha nel settore missilistico”. La società, infatti, è stata il primo progetto nel settore difesa “a mettere a fattor comune capacità progettuali e industriali di diversi Paesi”

Il caso di Mbda

E i risultati si vedono anche nei numeri, con un aumento progressivo del fatturato del gruppo “che ha superato la soglia dei quattro miliardi nel 2021” e che si prevede superi i cinque miliardi nel prossimo piano industriale. Alla base di questi esiti “è molto rilevante l’attività fatta per i clienti nazionali: Italia, Francia, Regno Unito e Germania, perché consente all’azienda di investire in nuova tecnologia, fare innovazione e realizzare prodotti che soddisfino le esigenze dei nostri clienti nazionali”.

Difesa ipersonica

L’amministratore delegato ha colto l’occasione dell’audizione anche per presentare il progetto di ricerca e capacità tecnologica a livello europeo per un intercettore contro i missili ipersonici: Hydis Aquila. “La prospettiva di sviluppo futuro è estremamente importante e completerà i nostri sistemi di difesa aerea con una capacità a lunghissimo raggio e ad alta quota contro missili ipersonici ad alta manovrabilità” ha spiegato Soccodato, aggiungendo come sia fondamentale, andando avanti, “che ci sia la capacità a livello Paese di partecipare a questi programmi a livello europeo e mantenere le competenze tecnologiche e produttive”.


formiche.net/2023/10/difesa-mi…



La centrale elettrica di Gaza, la luce di 2 milioni di persone


In questo video girato a Gaza in seguito ai bombardamenti israeliani del 2021, Michele Giorgio ci spiega l'utilizzo e l'importanza dell'unica centrale elettrica della Striscia L'articolo La centrale elettrica di Gaza, la luce di 2 milioni di persone prov

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Pagine Esteri, 11 ottobre 2023. Si è spenta la centrale elettrica della Striscia di Gaza, lasciando al buio e senza corrente 2 milioni e 300 mila abitanti.

L’assedio della Striscia e l’embargo di carburante aveva lasciato poche ore di corrente al giorno. Oggi le scorte di gasolio sono terminate.

In questo video girato a Gaza in seguito ai bombardamenti israeliani del 2021, Michele Giorgio ci spiega l’utilizzo e l’importanza dell’unica centrale elettrica di Gaza.

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Nuovo terremoto in Afghanistan: colpita Herat, altri morti si aggiungono alle migliaia di sabato


Una nuova, forte scossa nelle prime ore di mercoledì, dopo il sisma che ha colpito sabato le regioni occidentali del Paese. Sono più di 2.500 i morti accertati, ai quali si aggiungeranno altre vittime L'articolo Nuovo terremoto in Afghanistan: colpita He

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Pagine Esteri, 11 ottobre 2023. Un nuovo, pesante terremoto ha colpito questa mattina l’Afghanistan, dopo quello che sabato 7 ottobre ha ucciso più di 2.400 persone.

Alle prime luci dell’alba la zona di Herat, già in ginocchio per il sisma precedente, ha subito un’ulteriore forte scossa, di magnitudo 6,3.

L’ufficio del governatore di Herat ha fatto sapere che ci sono numerose perdite ma non si capisce ancora quante persone siano morte e quante ancora sotto le macerie.


di Valeria Cagnazzo –

Pagine Esteri, 8 ottobre. La mattina di sabato 7 ottobre, un terremoto di magnitudo 6.3 con epicentro a circa 40 km a nord-ovest di Herat ha scosso l’Afghanistan. Nelle ore successive, ulteriori scosse di assestamento hanno continuato a far tremare il Paese, che già contava a centinaia le proprie vittime. A circa ventiquattro ore dal sisma, il bilancio è drammatico: oltre 2.000 sono i morti e almeno 9.000 le vittime, mentre nelle regioni colpite, almeno 8 i villaggi distrutti, si continua a scavare e a cercare i dispersi.

La tragedia si abbatte su un Paese che già sta attraversando una profonda crisi umanitaria, i cui fondi statali sono congelati e in cui gli aiuti internazionali sono stati tagliati da quando nell’agosto 2021 le truppe americane hanno abbandonato i loro ultimi avamposti e i talebani hanno autoproclamato il loro governo.

“Questo terribile terremoto avviene in un momento di estremo bisogno umanitario in cui 15 milioni di persone non sanno da dove arriverà il loro prossimo pasto”, si legge sull’account del World Food Programme.

🚨#Afghanistan: “This terrible earthquake comes at a time of immense humanitarian needs when 15 million people do not know where their next meal will come from.”

More about the #AfghanistanEarthquake: t.co/ouwPNSQwNi pic.twitter.com/t9GSvHknFt

— World Food Programme in Afghanistan (@WFP_Afghanistan) October 8, 2023

Il rappresentante delle Nazioni Unite Stephane Dujarric ha intanto dichiarato che l’Onu e i suoi partner in Afghanistan stanno coordinando le proprie azioni di soccorso con le autorità de facto per raggiungere le comunità colpite. Il governo talebano, intanto, ha chiesto alle organizzazioni assistenziali locali di recarsi nelle regioni colpite per fornire aiuto ai superstiti e contribuire al recupero dei corpi intrappolati sotto le macerie e alla ricerca dei dispersi. Ha, inoltre, chiesto “ogni possibile collaborazione e aiuto ai fratelli afflitti” da parte dei loro “ricchi compatrioti”.

Nel giugno 2022, l’Afghanistan era stato colpito da un altro terremoto che aveva provocato almeno 1.500 morti.

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PODCAST. Situazione disperata a Gaza, aumentano le tensioni in Cisgiordania


Con l'embargo, l'assedio e la chiusura totale, la situazione all'interno della Striscia di Gaza si fa ora per ora più disperata. Da Ashqelon, vicino al confine con la Striscia di Gaza, il direttore di Pagine Esteri, Michele Giorgio, ci aggiorna sulla situ

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Pagine Esteri, 11 ottobre 2023. Da Ashqelon, vicino al confine con la Striscia di Gaza, il direttore di Pagine Esteri, Michele Giorgio, ci aggiorna sulla situazione. La città del sud di Israele è raggiunta da numerosi razzi lanciati da Hamas.

Ieri Israele ha compiuto ben 200 missioni su al-Furqan, un’area di Gaza City ritenuta roccaforte di Hamas. In una situazione di completo embargo e di chiusura totale, la situazione all’interno della Striscia di Gaza si fa ora per ora più disperata.

Al nord Hezbollah ha lanciato un razzo anticarro e Israele ha subito risposto bombardando aree del Libano. Truppe israeliane si stanno spostando verso il confine.

Intanto in Cisgiordania si moltiplicano le manifestazioni a sostegno della popolazione di Gaza ma esercito e polizia aprono il fuoco a vista. Sono 23 i palestinesi uccisi in Cisgiordania. Per Venerdì Hamas ha chiamato una sollevazione generale in Cisgiordania e a Gerusalemme Est.
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I suoceri del premier scozzese intrappolati a Gaza


I suoceri di Humza Yousaf sono intrappolati nella Striscia di Gaza. Il premier scozzese chiede l'apertura di un corridoio umanitario L'articolo I suoceri del premier scozzese intrappolati a Gaza proviene da Pagine Esteri. https://pagineesteri.it/2023/10

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di Redazione

Pagine Esteri, 11 ottobre 2023 – Il primo ministro scozzese Humza Yousaf ha dichiarato che i genitori di sua moglie, la palestinese Nadia El Nakla, sono intrappolati a Gaza, ed ha espresso tutta la sua preoccupazione per i bombardamenti indiscriminati che Israele sta conducendo contro la popolazione civile palestinese e che in pochi giorni hanno causato più di mille morti.
Maged ed Elizabeth El-Nakla erano andati a trovare la madre 92enne di suo suocero quando sabato scorso ha avuto luogo il primo attacco di Hamas.
«Sono intrappolati a Gaza. Gli israeliani dicono loro di lasciare Gaza, gli è stato detto che Gaza sarà effettivamente trasformata in un cumulo di macerie, ma non hanno nessun posto dove andare, non possono andarsene, Gaza è sotto assedio» ha denunciato il leader del Partito Nazionale Scozzese in un’intervista alla BBC.
Martedì sera, Yousaf ha detto di esser riuscito a contattare i suoi suoceri e che erano terrorizzati. Ha aggiunto che suo cognato, che è un medico a Gaza, ha raccontato che le scorte mediche «sono al livello più basso mai visto, al punto che devono usare pezzi dei loro vestiti per cercare di fasciare le ferite».

«Nonostante l’assistenza del Ministero degli Esteri britannico, nessuno può garantire un passaggio sicuro verso nessuno dei confini. Pertanto, potete immaginare quanto io e mia moglie siamo tormentati dalla preoccupazione sulle condizioni dei miei suoceri» ha detto Yousaf.

Yousaf, 38 anni, all’inizio dell’anno ha vinto le primarie dello Scottish National Party, diventando così il primo musulmano a guidare un paese dell’Europa occidentale nella storia recente.
Il premier scozzese ha pronunciato una “condanna inequivocabile” degli attacchi di Hamas e ha avvertito che i civili innocenti di entrambe le parti soffriranno maggiormente a causa dell’escalation del conflitto.

Pur condannando nettamente l’azione di Hamas, il premier scozzese ha invitato il ministro degli Esteri britannico a esercitare pressioni su Israele per la creazione immediata di un corridoio umanitario per evacuare i civili da Gaza. «La punizione collettiva di civili innocenti non può essere giustificata e non contribuirà a creare le condizioni per la pace nella regione» ha detto Yousaf. – Pagine Esteri

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LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 5: Israele è pronto all’invasione di terra.


La centrale di Gaza potrà fornire elettricità solo per le prossime 10-12 ore. Se l'embargo continua sarà una catastrofe umanitaria L'articolo LIVE. GAZA/ISRAELE. Giorno 5: Israele è pronto all’invasione di terra. proviene da Pagine Esteri. https://pagin

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Pagine Esteri, 11 ottobre 2023. Si continuano a recuperare corpi, in Israele e il bilancio delle vittime dell’attacco improvviso di Hamas, sabato 7 ottobre, è salito a 1.200 persone. Parenti e amici di coloro che risultano attualmente dispersi, attendono di sapere se i propri cari sono stati uccisi oppure sono a Gaza come ostaggi. In una struttura militare sono stati allineati decine di corpi, per permetterne l’identificazione. L’esercito israeliano, che ha ammassato centinaia di migliaia di truppe al confine con Gaza, è pronto a lanciare un’offensiva di terra.


→ GLI EVENTI DEL QUARTO GIORNO


Non si sono mai fermati i bombardamenti israeliani sulla Striscia di Gaza e continuano anche oggi, per il quinto giorno consecutivo. Sono stati uccisi 950 palestinesi tra cui almeno 260 bambini. Interi quartieri sono stati rasi al suolo, colpiti campi profughi e mercati, scuole, università, ospedali, moschee e ambulanze. Sono almeno 6 i giornalisti uccisi. La situazione umanitaria è catastrofica: Israele ha ordinato l’assedio totale della Striscia e non possono entrare aiuti umanitari, farmaci, acqua. L’unico possibile passaggio per i cittadini di Gaza, il valico di Rafah al confine con l’Egitto, è stato prima chiuso e smantellato dall’Egitto stesso, per “ragioni di sicurezza”, poi bombardato dall’aeronautica israeliana, mentre centinaia di palestinesi erano in attesa, nel tentativo di lasciare Gaza. Anche il porto è stato bombardato, non ci sono vie di fuga. La centrale elettrica interna alla Striscia, secondo il presidente dell’Autorità energetica palestinese Thafer Melhem, potrebbe spegnersi completamente entro 10-12 ore, a causa dell’embargo di carburante e lasciare così 2 milioni e 300mila persone completamente al buio e senza elettricità.


SCARICA IL DOSSIER → PALESTINA-ISRAELE. LE RAGIONI DEL CONFLITTO


Sono rimasti inascoltati gli appelli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, dell’ONU e delle ONG per aprire un corridoio umanitario che porti a Gaza medicine, alimenti e acqua.

Hamas ieri ha continuato a sparare razzi su Israele, colpendo soprattutto Ashqelon, a sud di Israele, senza fare vittime.

Leggeri scambi di fuoco, tra Israele e Hezbollah in Libano si sono registrati ieri, dopo l’uccisione da parte di Israele di 4 membri del partito libanese. In serata un razzo partito dalla Siria è finito in un’area nel Golan, la zona occupata da Israele nel 1967, senza fare danni.

Nella Cisgiordania occupata si sono tenute manifestazioni a sostegno della popolazione palestinese di Gaza. Al momento sono 23 i palestinesi, soprattutto giovani, uccisi in Cisgiordania da Israele. Secondo The Times of Israel, il Ministro israeliano della sicurezza nazionale, Itamar Ben Gvir, sta acquistando 10.000 pistole da distribuire ai coloni e agli israeliani residenti nelle città abitate anche da cittadini arabi.

L’Unione Europea ha deciso ieri, a maggioranza dei leader dei Paesi che ne fanno parte, di non sospendere gli aiuti economici ai palestinesi. Al contrario, dopo l’Austria, anche la Svezia e la Danimarca hanno deciso di sospendere gli aiuti.


LEGGI → ISRAELE-GAZA: IL MONDO SI DIVIDE


Gli Stati Uniti hanno inviato una potentissima portaerei in supporto a Israele che era già la potenza armata più temibile dell’area. Un primo carico di munizioni USA sarebbe già stato consegnato.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha commentato negativamente l’invio, da parte degli Stati Uniti, della portaerei che dovrà rimanere nella regione a sostegno di Israele, dichiarando che non potrà far altro che portare altra violenza e altre stragi.

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In Cina e Asia – Un libro bianco sulla BRI rilancia l’iniziativa di Xi


In Cina e Asia – Un libro bianco sulla BRI rilancia l’iniziativa di Xi belt and road
I titoli di oggi: Cina, un libro bianco sulla Belt and Road Initiative rilancia l’iniziativa chiave di Xi La Cina rilascia la giornalista australiana Cheng Lei Country Garden, una nuova scadenza mette la società a rischio default Cina-Usa, la delegazione del Congresso: “Straordinario successo” Cina-Arabia Saudita, al via le esercitazioni militari congiunte Myanmar, strage tra gli sfollati interni in Kachin ...

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Il percorso scolastico è fatto di tanti momenti di crescita. Saper scegliere la direzione giusta è...

Il percorso scolastico è fatto di tanti momenti di crescita. Saper scegliere la direzione giusta è fondamentale per percorrere al meglio la strada, conoscere la destinazione, sapere come e quando chiedere supporto.



Weekly Chronicles #49


La chimera della protezione dei dati nelle smart cities. Il caso del giudice Apostolico. Google dice addio alle password. Meme e citazione della settimana.

La chimera della protezione dei dati nelle smart cities


Le città intelligenti, o "Smart Cities" sono la buzzword del momento.

L’idea sarebbe di usare grandi quantitativi di dati e tecnologie per migliorare la qualità della vita urbana. Tuttavia, quello a cui assistiamo è invece una raccolta massiva di dati personali e l’uso di tecnologie di sorveglianza di vario tipo: dalle telecamere, ai droni, fino ad arrivare ai sensori wi-fi, bluetooth e celle telefoniche.

Un documento pubblicato dall’International Working Group on Data Protection in Technology, disponibile qui, esplora a livello giuridico il tema della privacy nelle smart city, fornendo alcune raccomandazioni alle città che vorrebbero cimentarsi nel diventare “smart” nel rispetto della legge e dei dati delle persone.

Il documento fornisce spunti interessanti per chi lavora nel settore e per i politici che vorrebbero cimentarsi in tali attività. Le raccomandazioni, in estrema sintesi, sono queste:

  • Valutare i rischi e la proporzionalità del trattamento prima della raccolta dei dati
  • Garantire che i dati utilizzati nelle decisioni siano adeguati e rappresentativi della popolazione
  • Stabilire chiare procedure per soddisfare i diritti dei cittadini e assicurare trasparenza nella filiera del trattamento

La protezione dei dati nelle “smart cities” sembra però una chimera irrealizzabile. Le amministrazioni locali ricevono fondi nazionali ed europei per installare sistemi di sorveglianza evoluta che non capiscono e che non sanno usare, né comprenderne l’utilità. Come se non bastasse, ne ignorano completamente i rischi.

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Nel documento si cita un caso empirico che fa ben comprendere la natura del problema.

Il comune di Enschede, nei Paesi Bassi, per più di tre anni ha implementato un sistema di tracciamento wi-fi degli smartphones attivo 24/7 nel centro della città. L’obiettivo era quello di misurare l’efficacia degli investimenti municipali — qualsiasi cosa volesse dire.

Nella pratica, per tre anni i cittadini di Enschede sono stati spiati mentre passeggiavano in strada. Il sistema infatti raccoglieva dati (tra cui anche l’indirizzo MAC, identificativo unico del dispositivo) per analizzare il traffico pedonale, il tempo trascorso nelle diverse vie del centro e le abitudini delle persone.

In che modo quest’attività ha portato un beneficio agli abitanti di Enschede? Come sono stati valutati i rischi? Non è dato sapersi.

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Il caso del giudice Apostolico


In questi giorni sta facendo molto rumore il caso del giudice Iolanda Apostolico. Alcuni giorni fa è stato pubblicato un video risalente al 2018 in cui si vedeva la Apostolico partecipare a una manifestazione di protesta contro le politiche sull’immigrazione clandestina del governo di quel periodo.

Matteo Salvini, dopo la pubblicazione del video, ha presto chiesto le sue dimissioni per evidente mancanza di imparzialità. La giudice aveva infatti recentemente deciso in merito alla revoca dell’ordine di detenzione di alcuni tunisini in un centro in Sicilia.

Sulla questione prettamente politica non c’è molto da dire: chiunque pensi che i magistrati siano imparziali e che non si lascino influenzare dalle loro personalissime opinioni è un povero fesso.

Detto questo, la vicenda sottolinea l’importanza del concetto di privacy come capacità di controllare i propri dati e la propria identità, sia fisica che digitale. La giudice non aveva “nulla da nascondere” partecipando alla manifestazione politica, eppure a distanza di anni quel video, diffuso al pubblico, ha avuto un grande impatto negativo sulla sua persona.

Pensiamo ora al contesto dei social network. Potremmo dire che un social network sia un po’ come una manifestazione politica permanente. Capita a chiunque di esprimere più o meno palesemente le proprie opinioni. Che succederebbe se le autorità iniziassero un’opera di schedatura e dossieraggio su tutto ciò che abbiamo detto e fatto online? Le conseguenze sarebbero disastrose più o meno per chiunque.

Se vuoi approfondire il concetto di privacy, leggi qui:

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Google dice addio alle password


Pare che Google presto inizierà a spingere gli utenti verso un sistema di autenticazione senza password (passwordless) per migliorare la sicurezza1. L’autenticazione senza password utilizzerà i sistemi di identificazione biometrica presenti sui nostri dispositivi per il login nelle varie app di Google, facendo quindi a meno delle password.

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Se da un certo punto di vista è indubbiamente comodo, dall’altro potrebbe essere un ulteriore passo in avanti verso una crescente dipendenza nei confronti della Big Tech per utilizzare i nostri account e servizi. Sebbene infatti i dati biometrici siano salvati sul dispositivo, esistono meccanismi di backup in Cloud per mitigare il rischio in caso di perdita di cui difficilmente si potrebbe fare a meno.

Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione. Userete questo nuovo metodo di autenticazione o continuerete a preferire le password?

Meme della settimana


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Citazione della settimana

Questo cetriolo è amaro? Gettalo! Ci sono rovi nel cammino? Devia! È tutto ciò che occorre. Non dire sull'argomento: "Perché accadono queste cose nel mondo?"

Marco Aurelio

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theverge.com/2023/10/10/239109…


privacychronicles.it/p/weekly-…



Negative Approach Interview


Negative Approach May 12, 2022 at The Paramount

A product produced by Popburn Productions KRK & Ona

iyewebzine.com/negative-approa… @Musica Agorà

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Il mondo si divide, non tutti sostengono Israele


Se dopo l'operazione militare a sorpresa di Hamas i governi dei paesi aderenti o vicini alla Nato hanno espresso totale sostegno a Israele, nel resto del mondo le reazioni sono stato in genere più equilibrate se non schierate dalla parte del popolo sottop

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di Redazione

Pagine Esteri, 11 ottobre 2023 – Se dopo l’operazione militare a sorpresa del movimento palestinese Hamas contro Israele i governi dei paesi aderenti o vicini alla Nato hanno espresso totale sostegno a Israele, nel resto del mondo le reazioni sono stato in genere più equilibrate se non schierate dalla parte del popolo sottoposto a occupazione dall’ormai lontano 1948.

Il ministro degli Esteri cinese ha fatto sapere ieri che «la Cina si oppone ad azioni che intensificano i conflitti e minano la stabilità regionale» ma il governo cinese non ha esplicitamente condannato il sanguinoso blitz di Hamas in territorio israeliano, irritando non poco Washington, Bruxelles e Tel Aviv. La portavoce della diplomazia di Pechino ha comunque aggiunto di augurarsi di vedere presto un rapido cessate il fuoco».

Da parte sua la Federazione Russa ha condannato lunedì la violenza contro ebrei e palestinesi, ma ha criticato gli Stati Uniti per quello che definisce il loro approccio distruttivo che ha ignorato la necessità di uno Stato palestinese indipendente. Il Cremlino ha chiesto il ritorno alla pace e si è detto “estremamente preoccupato” per il fatto che la violenza possa degenerare in un conflitto più ampio in Medio Oriente. Il ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha condannato la violenza, ma ha detto che l’Occidente sarebbe miope se credesse di poter semplicemente condannare gli attacchi contro Israele e poi sperare in una vittoria israeliana senza risolvere la causa dell’instabilità, cioè l’occupazione della Palestina.

Le relazioni diplomatiche del Sudafrica con Israele sono tese, perché il governo dell’African National Congress lo definisce uno “stato di apartheid”. L’ANC afferma che Tel Aviv tratta i palestinesi nello stesso modo in cui il governo dell’apartheidopprimeva i neri sudafricani, «segregandoli e impoverendoli» per il solo fatto di essere palestinesi. Il governo sudafricano ha ribadito la sua solidarietà incondizionata alla causa palestinese.

Tra i Brics si distingue l’India che ha adottato una posizione simile a quella dei paesi del blocco euro-atlantico. «Il popolo indiano è con fermezza al fianco di Israele in questo momento difficile» ha scritto su X il primo ministro Narendra Modi dopo un colloquio telefonico con l’omologo israeliano Benjamin Netanyahu.

L’Indonesia è «profondamente preoccupata dall’escalation del conflitto tra Palestina e Israele» e chiede «l’immediata cessazione della violenza per evitare ulteriori perdite umane» recita un comunicato pubblicato dal ministero degli Esteri di Giacarta. Secondo l’Indonesia, storicamente sostenitrice della causa palestinese, «devono essere risolte le radici del conflitto, in particolare l’occupazione dei Territori palestinesi da parte di Israele, in accordo con i termini stabiliti dalle Nazioni Unite».

Simile la posizione espressa dal governo della Malesia che ha esortato tutte le parti coinvolte a esercitare la moderazione e ad adoperarsi per la distensione ribadendo comunque il sostegno al diritto del popolo palestinese di vivere all’interno di uno stato indipendente. «I palestinesi sono stati soggetti alla prolungata occupazione illegale, al blocco e alle sofferenze, alla profanazione di Al Aqsa, così come alla politica di esproprio da parte di Israele in quanto occupante» ricorda una nota del ministero degli Esteri di Kuala Lumpur che definisce quella di Israele «un’amministrazione dell’apartheid».

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Moqtada al-Sadr

Rispetto al passato alcuni paesi arabi hanno espresso giudizi relativamente equidistanti, per lo meno quelli che negli anni scorsi sono stati protagonisti dei cosiddetti “Accordi di Abramo” mediati dagli Stati Uniti e volti alla normalizzazione dei rapporti con Israele. È il caso di Emirati Arabi, Bahrein e Marocco. Il Marocco ha condannato «gli attacchi contro i civili ovunque accadano» mentre gli Emirati hanno espresso «sincere condoglianze a tutte le vittime della crisi». Gli Emirati però hanno anche chiesto alla Siria di non intervenire nel conflitto tra Israele e i movimenti palestinesi e di non consentire attacchi dal territorio siriano.

Egitto e Giordania, che riconoscono Israele rispettivamente dal 1978 e dal 1994, hanno denunciato i gravi rischi di una possibile escalation militare. Il ministro degli Esteri di Amman ha però ricordato «gli attacchi e le violazioni dei diritti dei palestinesi in Cisgiordania». Il governo di Amman ha poi negato che gli Stati Uniti stiano utilizzando delle basi militari del paese per rifornire Israele di armi, accusa diffusa da alcuni media mediorientali.

L’Arabia Saudita, protagonista di un relativo processo di normalizzazione con Israele che però procede molto lentamente, ha chiesto l’immediata sospensione dell’escalation tra israeliani e palestinesi, la protezione dei civili e la moderazione, e ha invitato la comunità internazionale ad attivare un processo di pace credibile che porti a una soluzione a due Stati in Medio Oriente. Il Ministero degli Esteri di Riad ha ricordato i suoi «ripetuti avvertimenti sul pericolo che la situazione esploda a causa dell’occupazione e della privazione dei suoi diritti legittimi inflitta al popolo palestinese». Secondo molti analisti uno degli obiettivi dell’azione di Hamas di sabato scorso era proprio quella di far saltare l’avvicinamento tra Riad e Tel Aviv.

Anche il Qatar – che sostiene la Fratellanza Musulmana, corrente dell’Islam politico alla quale aderisce Hamas – ha indicato nelle politiche israeliane nei confronti dei palestinesi le cause della recente crisi.
Invece il presidente turco Erdogan ha espresso una posizione più equidistante. «Chiediamo a Israele di fermare i suoi bombardamenti sul territorio palestinese e ai palestinesi di fermare le loro aggressioni contro gli insediamenti civili israeliani» ha detto Erdogan in un discorso televisivo, aggiungendo che «anche la guerra ha i suoi modi e la sua morale». La Turchia è l’altra capofila internazionale dei Fratelli Musulmani e sostiene Hamas economicamente e politicamente, ma teme che la crisi attuale causi la rottura delle sue buone relazioni (economiche e militari) con Israele. Ankara e Tel Aviv hanno in cantiere la realizzazione di un gasdotto che consenta il passaggio via Turchia del gas estratto nel grande giacimento israeliano denominato “Leviatano”.

Sostegno incondizionato ad Hamas è giunto immediatamente dal governo dell’Iran. Secondo la guida suprema della Rivoluzione iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, di fronte all’attacco sferrato dal movimento di resistenza islamica palestinese il 7 ottobre Israele ha subito un «fallimento irreparabile» dal punto di vista militare e di intelligence. L’ayatollah ha quindi elogiato la «gioventù palestinese che ha ordito un’operazione di tale intelligenza» smentendo le accuse circolate nei giorni scorsi a proposito di un coinvolgimento dell’Iran. «Quando la crudeltà e il crimine passano il segno e la rapacità giunge al parossismo, bisogna attendersi la tempesta» ha commentato il leader iraniano.

Ieri il presidente della Repubblica dell’Algeria, Abdelmadjid Tebboune, ha espresso «la piena solidarietà con il popolo e il governo della Palestina» al leader dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas (che in realtà è il principale rivale del movimento Hamas), denunciando «le gravissime violazioni commesse dalle forze di occupazione contro il popolo palestinese a Gaza e in Cisgiordania». «Questi sviluppi ricordano a tutti che una pace giusta e completa, come opzione strategica, potrà essere raggiunta solo attraverso la creazione di uno Stato palestinese indipendente e sovrano con Gerusalemme come capitale, in conformità con il diritto internazionale» ha sottolineato il capo di stato algerino. Nei giorni scorsi il presidente della camera alta del parlamento di Algeri ha condannato fermamente i «vergognosi attacchi dell’occupazione israeliana contro il popolo palestinese» nella Striscia di Gaza definendola «una scena di vergognosa umiliazione internazionale di fronte alla crescente arroganza coloniale». Il presidente del parlamento ha denunciato «la continua ipocrisia internazionale che applica doppi standard nei suoi rapporti con la giusta causa palestinese, attraverso la procrastinazione intenzionale, palesi pregiudizi e la vergognosa giustificazione dello spargimento di sangue da parte israeliana e dei suoi crimini contro l’umanità».
Anche il ministero degli Esteri algerino ha preso una netta posizione a sostegno di Hamas e rivendicando il diritto dei palestinesi a combattere contro «l’occupazione sionista».

Una posizione simile è stata espressa dal regime tunisino. La Tunisia intende sostenere il popolo palestinese sia sul piano diplomatico che su quello sanitario, ha detto il presidente Kais Saied dopo una riunione con alcuni ministri. Intanto il sindacato Unione Generale dei Lavoratori sta organizzando una grande manifestazione di solidarietà nei confronti del popolo palestinese.

Le operazioni militari intraprese dal popolo palestinese sono il risultato naturale di decenni di «oppressione sistemica» da parte «dell’autorità di occupazione sionista», ha dichiarato il portavoce ufficiale del governo dell’Iraq. Nella dichiarazione si mette in guardia le autorità israeliane dall’evitare una continua escalation nei Territori palestinesi occupati, che potrebbe compromettere la stabilità della regione.
Da parte sua il leader sciita iracheno Moqtada al-Sadr ha condannato i leader arabi per il loro continuo fallimento nel sostenere adeguatamente il popolo palestinese. In una conferenza stampa nella quale ha annunciato un grande raduno a Baghdad in solidarietà con la Palestina, al-Sadr ha detto «siamo pronti a fornire cibo e acqua a Gaza attraverso l’Egitto, la Siria o altrove” e ha invitato gli stati arabi a garantire la fornitura di energia elettrica e acqua all’enorme prigione a cielo aperto bombardata incessantemente dall’aviazione israeliana. Il leader sciita iracheno ha anche denunciato il doppio standard della comunità internazionale: «Tutti i paesi si sono affrettati a sostenere l’Ucraina. Perché non fare lo stesso per Gaza?».

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Gustavo Petro

Passando all’America Latina, scontata la incondizionata solidarietà espressa ai palestinesi da parte dei governi di Cuba e del Venezuela.

Commentando una dichiarazione del ministro della Difesa israeliano Yoav Gallant che annunciava un “assedio completo” contro gli “animali” di Gaza il Presidente della Colombia Gustavo Petro ha detto: «Questo è ciò che i nazisti hanno detto degli ebrei».
Petro ha pubblicato dozzine di commenti sui social media sugli eventi da sabato, provocando uno scambio aspro con l’ambasciatore israeliano a Bogotà, Gali Dagan, che ha esortato la Colombia a condannare un «attacco terroristico contro civili innocenti». Nella sua risposta, Petro ha affermato che «il terrorismo consiste nell’uccidere bambini innocenti, sia in Colombia che in Palestina», esortando le due parti a negoziare la pace.

Sostanzialmente equidistante la posizione del governo brasiliano. Il Brasile non risparmierà alcuno sforzo per prevenire l’escalation del conflitto in Medio Oriente, anche mediante il proprio ruolo di presidente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, ha scritto il presidente Luiz Inacio Lula da Silva, che si dice «scioccato dagli attacchi terroristici compiuti oggi contro i civili in Israele». Il leader brasiliano invita la comunità internazionale a lavorare per una ripresa immediata di negoziati che portino a una soluzione del conflitto e che garantisca l’esistenza di uno Stato palestinese economicamente vitale, che coesista pacificamente con Israele entro confini sicuri per entrambe le parti.

Simile la posizione del presidente di centrosinistra del Cile Gabriel Boric che ha scritto: «Condanniamo senza riserve i brutali attacchi, omicidi e rapimenti da parte di Hamas. Niente può giustificarli o relativizzare il loro rifiuto più energico». Boric ha poi sottolineato che condanna anche «gli attacchi indiscriminati contro i civili portati avanti dall’esercito israeliano a Gaza e l’occupazione illegale del territorio palestinese».

«Il Messico è favorevole a una soluzione globale e definitiva al conflitto, con la premessa di due Stati, che affronti le legittime preoccupazioni di Israele in materia di sicurezza e consenta il consolidamento di uno Stato palestinese politicamente ed economicamente vitale che coesista con Israele all’interno di confini sicuri e riconosciuti a livello internazionale» ha ricordato il governo di Città del Messico. «Il Messico condanna inequivocabilmente gli attacchi insensati avvenuti contro il popolo di Israele il 7 ottobre da parte di Hamas e di altre organizzazioni palestinesi a Gaza» ha dichiarato il Ministero degli Esteri.
Israele ha però espresso lunedì la sua “insoddisfazione” per le dichiarazioni del presidente Andrés Manuel López Obrador, definite poco incisive.

I cinque aspiranti alla presidenza dell’Argentina hanno dedicato al conflitto in Medio Oriente del secondo e ultimo confronto televisivo, tenuto domenica sera. «In primo luogo, la mia solidarietà con Israele e il suo pieno diritto a difendere il territorio dai terroristi» ha detto il candidato dell’estrema destra liberista Javier Milei, favorito al primo turno del 22 ottobre, Milei ha da sempre indicato Israele come punto di riferimento della sua politica estera, primo Paese cui si recherà in visita in caso di vittoria delle elezioni. Solidarietà «con il popolo di Israele, in questo momento triste dell’attacco terroristico di Hamas» è stata espressa anche dalla conservatrice Patricia Bullrich, già ministro della Sicurezza nel governo dell’ex presidente, Mauricio Macri. La candidata della sinistra, Myriam Bregman, parla del dolore per «le vittime civili, registrate in un conflitto che ha alla base la politica dello Stato di Israele, di occupazione e apartheid contro il popolo palestinese». Il ministro dell’Economia Sergio Massa, candidato del centrosinistra, ha voluto rendere «chiara la sua solidarietà con tutte le vittime di un attacco terroristico brutale che oggi mette a lutto il mondo». Pagine Esteri

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