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L’Italia fa sistema sull’underwater. Nasce il Polo per la subacquea


Un modello unico, di lavoro sinergico, che mette insieme ministeri, industrie, università ed enti di ricerca sulla nuova dimensione strategica dell’ambiente sottomarino. Così il capo di stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio Enrico Credendino,

Un modello unico, di lavoro sinergico, che mette insieme ministeri, industrie, università ed enti di ricerca sulla nuova dimensione strategica dell’ambiente sottomarino. Così il capo di stato maggiore della Marina militare, l’ammiraglio Enrico Credendino, ha definito il Polo nazionale della dimensione subacquea, inaugurato a La Spezia presso il Centro di supporto e sperimentazione navale della Marina nel corso di una cerimonia che ha visto partecipare i vertici dell’esecutivo interessati alla nuova dimensione, con il ministro della Difesa, Guido Crosetto, e il ministro per le Politiche del mare, Nello Musumeci. La nuova realtà, connotata da una marcata cooperazione tra strutture specialistiche della subacquea, dovrà fungere da incubatore delle tecnologie per la sicurezza del dominio sottomarino con le sue infrastrutture critiche, dalle dorsali dei dati ai gasdotti. Il centro, sotto l’egida della Marina militare, vede la partecipazione anche di Fincantieri e di Leonardo, che tra l’altro a ottobre hanno firmato un’intesa per la cooperazione nel dominio underwater puntando alla creazione di start up dedicate al nuovo dominio, sfruttando anche la vicinanza del Centre for maritime research della Nato. A ottobre 2024, come anticipato dall’ammiraglio Credendino, si terrà a Venezia un simposio internazionale tra le marine di ottanta Paesi dedicato al mondo subacqueo in cui il Polo sarà presentato a livello internazionale dopo un anno di rodaggio.

Il Polo di La Spezia

Come registrato dal ministro Crosetto, “molti interessi vitali del Paese si sviluppano sotto la superficie del mare” e la dimensione subacquea è una “dimensione strategica” nella quale la Difesa vuole svolgere il ruolo di “catalizzatore per riunire competenze e creare sinergie Istituzioni e privato”. Come spiegato dall’inquilino di Palazzo Baracchini, infatti, “comunicazioni internet ed energia passano sui fondali; le terre rare che sfrutteremo in futuro sono sotto il mare e dal mare arriveranno le risorse agricole per sostenere l’umanità nel futuro”. Ecco allora l’importanza di assicurare la difesa di questa dimensione e il ruolo del Polo nazionale, che riunirà “le migliori energie industriali, militari e universitarie italiane per creare un humus che consenta di ottenere risultati ancora migliori rispetto a quelli odierni, che già ci vedono ai primi posti nel mondo”. Un progetto nel quale sia la Difesa sia gli altri ministeri hanno intenzione di investire nei prossimi anni, perché diventi “uno dei pilastri sui quali costruire il futuro tecnologico del nostro Paese e il nostro peso in un ambiente rilevante come quello sottomarino”, ha detto ancora Crosetto. Nell’ottica della Difesa, inoltre, il Polo fa parte di una strategia più ampia che investirà la base di La Spezia. L’arsenale ligure, attivo del 1869, ha visto progressivamente ridimensionare il proprio ruolo operativo a seguito dei cambiamenti negli scenari tecnologici e politici. L’ambizione della Difesa, allora, è quello di costruire qui “l’arsenale del futuro, con un intervento da un miliardo di euro”.

La ricchezza della Blue economy

Come sottolineato dal ministro Musumeci, “la dimensione subacquea deve diventare un’opportunità per l’uomo prima ancora che per la ricchezza di una nazione, e questa sfida si vince soltanto facendo rete”. Il settore stesso, del resto, fa parte di quella cosiddetta Blue economy che, da sola, già vale il 9% del Pil nazionale. Il ministro è anche ritornato sull’importanza del Piano nazionale del mare e del Comitato interministeriale per le politiche del mare. Sul tema, del resto, il ministro era intervenuto anche in occasione dell’evento organizzato da Fincantieri e Formiche, dedicato proprio all’underwater. Nell’occasione, Musumeci aveva registrato come, per far crescere il settore, bisognasse partire dalla “consapevolezza che serve costruire un piano strategico per il futuro, mettendo insieme più dimensioni come, ad esempio, l’uso delle tecnologie spaziali a sostegno delle attività in mare”. Da qui l’importanza dell’approvazione del Piano per il mare, orientato a colmare alcune lacune soprattutto dal punto di vista normativo che regolavano le attività del settore.

L’importanza della sinergia industriale

Il Polo nazionale per la subacquea vedrà soprattutto la cooperazione tra i due grandi campioni industriali nazionali, Fincantieri e Leonardo. Alla base della cooperazione, che a La Spezia vede il suo consolidamento, c’è l’accordo che le due società hanno stretto a ottobre. In quel frangente gli amministratori delegati delle due società, Pierroberto Folgiero e Roberto Cingolani, avevano sottoscritto un memorandum d’intesa il cui obiettivo è quello di mettere insieme le capacità di entrambi e mettere a fattor comune le sinergie delle due società per rafforzare le capacità di ricerca e innovazione nel settore sottomarino. Nello specifico, l’accordo impegna le due società a sviluppare insieme una rete di piattaforme e sistemi di sorveglianza, controllo e protezione delle infrastrutture critiche e aree marittime subacquee, per rispondere alle esigenze indicate a livello nazionale e nell’ambito di iniziative europee. L’accordo, dunque, copre gli ambiti più disparati del nuovo dominio underwater, dalla protezione di reti strategiche sottomarine, cavi, dorsali di comunicazione e infrastrutture offshore, sistemi di allerta da minacce sottomarine, nonché la messa in sicurezza delle attività di prospezione, sea-mining ed estrattive sul fondale del mare per l’accesso a risorse minerarie preziose. In particolare, Leonardo e Fincantieri lavoreranno insieme per sviluppare soluzioni all’avanguardia per i cosiddetti droni sottomarini, e la loro integrazione delle unità navali, che saranno i grandi protagonisti dello spazio sottomarino.


formiche.net/2023/12/underwate…



In Cina e Asia – Xi in Vietnam, è la prima visita in sei anni


In Cina e Asia – Xi in Vietnam, è la prima visita in sei anni xi jinping vietnam
I titoli di oggi:
Xi in Vietnam, prima visita in sei anni
Yoon arriva nei Paesi Bassi. E visiterà nota azienda leader dei chip
Palestina, Wang Yi al ministro iraniano: "Perseguire un cessate il fuoco immediato"
Cina, la Conferenza centrale per l'economia: "Sviluppo è priorità politica"
Malaysia, pronto il nuovo ministero del Digitale

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La "resistenza morbida” di Hong Kong e il caso Agnes Chow


La agnes chow
Citata dalla BBC tra le 100 donne più influenti del 2020, Chow è stata tra i volti delle proteste pro-democrazia. Pochi giorni fa ha annunciato di aver scelto l'esilio in Canada. "Considerata la situazione politica a Hong Kong e la mia salute personale, mentale, fisica, ho deciso di non tornare indietro", ha spiegato su Instagram.

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Sul sito tuttostoria.net un ricordo del medico e criminologo astigiano Salvatore Ottolenghi, padre della polizia scientifica italiana attraverso la sua direzione della Scuola di polizia scientifica, da lui fondata nel 1902-1903 nell’ambito della Direzione Generale di Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno.
Come si legge “di rilievo segnalare anche il respiro internazionale che Ottolenghi seppe dare alla #poliziascientifica made in Italy: la Scuola ebbe scambi con quelle di diversi paesi, non mancando di partecipare al primo congresso internazionale di polizia giudiziaria che si tenne nel Principato di Monaco nel 1914 ed al terzo congresso internazionale di polizia di Anversa del 1930”.

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L’articolo su #Ottolenghi (in pdf, credito tuttostoria.net) qui: bit.ly/3RDiKX1
E qui la nostra storia sulle “dodici volontà” del Congresso di Monaco del 1914 : noblogo.org/cooperazione-inter…



Precario, malpagato e al di sotto di tutti gli standard Ue: il lavoro in Italia è di bassa qualità | La Notizia

"Un report della Cgil evidenzia come in Italia il lavoro sia di bassa qualità, precario e al di sotto di tutti i Paesi dell'Ue."

lanotiziagiornale.it/precario-…



VERSIONE ITALIANA USA, LA FCC HA FIRMATO DEI PROTOCOLLI DI INTESA PER COORDINARE LE INDAGINI RELATIVE ALLA SICUREZZA INFORMATICA E ALLA PRIVACYJessica Rosenworcel Presidente della FCC – Federal Communications Commission – ha annunciato una nuova iniziativa che formalizza la cooperazione tra la Commissione e i suoi partner statali in materia di privacy, protezione dei dati …


Il governo albanese utilizzerà ChatGPT per tradurre migliaia di pagine di misure e disposizioni legali dell’UE in shqip (lingua albanese) e poi integrarle nelle strutture legali esistenti, in seguito a un accordo con l’amministratore delegato della società madre, OpenAI, Mira...


Weekly Chronicles #58


Affaire RADIOSBORO, nuove rivelazioni e libertari anti-sistema.

Questo è il numero #58 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.

Nelle Cronache della settimana:

  • Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
  • Nuove rivelazioni: i governi ci spiano con le notifiche push

Nelle Lettere Libertarie:

  • Klaus Schwab odia i libertari

Rubrica OpSec & OSINT:

  • Così ti hackerano l’automobile

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Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO


Dopo Patrick Zaki, è Gino Cecchettin il beniamino del momento della sinistra “woke” italiana. La tragedia che l’ha colpito è stata usata come forza inerziale per spingere Gino verso la luce del palcoscenico pseudo-politico, con una consacrazione che si è tenuta al tempio di Che Tempo Che Fa, con un rito presieduto dal sacerdote Fabio Fazio.

Gino Cecchettin è però anche stato il protagonista di un particolare hashtag nato in questi giorni su X: #RADIOSBORO.

L’Affaire RADIOSBORO riguarda la diffusione di alcuni contenuti pubblicati negli scorsi anni proprio da Gino sulla piattaforma social. Il tenore dei contenuti è quello tipico del boomer senza filtri, con commenti spinti di vario tipo a diverse donne, post golardici e l’indecifrabile post in cui scrisse semplicemente “radiosboro”, da cui è nato anche l’omonimo hashtag.

Molti “fact checker” in questi giorni hanno sostenuto che l’account fosse falso, ma è evidente che così non è, dato anche il confronto incrociato fatto con altri account social in cui era presente il link allo stesso account X, oltre a diversi dati di localizzazione. Ma non è questo a interessarci.

A interessarci è la reazione scomposta da parte di un ampio gruppo di utenti che hanno condannato aspramente la diffusione sul social dei contenuti scritti da Gino stesso. Bisogna lasciarlo stare, dicono. In altre parole: Gino avrebbe bisogno di un po’ di privacy, che qualcuno definì proprio come il “right to be left alone”.

Le stesse persone però non esitano un momento a chiedere a gran voce, anche politicamente, il divieto di ogni anonimato sui social network. Bisogna prendersi la responsabilità di ciò che si scrive, dicono.

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Questo accade ogni volta che un account pseudoanonimo osi scrivere contenuti contrari alla loro ideologia e pensiero (unico).

Insomma, questi soggetti hanno un rapporto a dir poco contraddittorio con la privacy: la odiano quando serve a tutelare le idee di qualcuno che la pensa diversamente da loro, mentre la chiedono a gran voce per proteggere i loro beniamini.

Se è vero che ognuno dovrebbe essere identificato e responsabile di ciò che scrive, perché mai prendersela con #RADIOSBORO, quando non è stato fatto altro che diffondere post scritti dall’autore? Una contraddizione vivente: non comprendono e non sono in grado di comprendere; solo odiare.


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📣 Oggi è stata inviata a tutte le scuole la nota con le indicazioni relative alle iscrizioni per l’anno scolastico 2024/2025.


MeStrazio


Anche solo ripeterlo è diventato un noiosissimo strazio, quindi proviamo a prendere la cosa da un altro punto di vista: pare che nessuno si proponga di votare contro la riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Nessuno conduce una battaglia affinché si

Anche solo ripeterlo è diventato un noiosissimo strazio, quindi proviamo a prendere la cosa da un altro punto di vista: pare che nessuno si proponga di votare contro la riforma del Meccanismo europeo di stabilità. Nessuno conduce una battaglia affinché sia apertamente bocciato, mentre le bizze di taluni inducono la maggioranza a scantonare e posticipare quel che un giorno dovrà approvare. Una sontuosa dimostrazione di debolezza politica. Messa in scena nel momento meno opportuno, quello in cui si negozia il Patto di stabilità e crescita. Non è un totem, dice Meloni, ma uno strumento. Giusto, basta non darselo sulle ginocchia e che non sia un totem lo dica ai suoi alleati ideologizzati.

Volere bocciare il Mes e la sua riforma sarebbe legittimo. Io penso l’opposto, ma è evidente che si possono valutare diversamente le cose. Però nessuna forza politica propone di portare quel testo in Aula e votare contro perché dovrebbe prima farsi le boccacce allo specchio.

Il Mes fu negoziato e approvato – nel 2011 – dal governo Berlusconi, poi ratificato con una maggioranza comprendente il centrodestra. Vale a dire quelli che si sono messi a dire che il Mes era il demonio. Il che è falso, ma se fosse vero loro ne sarebbero i responsabili. Mentre l’ultima riforma del Mes, quella che ora va ratificata, è stata negoziata dal governo Conte 1, con il determinante sostegno della Lega. Questi i fatti. Se poi non si è votato per ratificarlo è perché la Lega della stagione putiniana e dell’uscita dall’euro e dall’Europa aveva impresso tale torsione all’intera destra (Meloni compresa) e la sinistra, nel frattempo alleatasi con i pentastellati, era già il regno del tentennare. Poi venne il governo Draghi, ma la ratifica è di competenza parlamentare e il frammischione di propaganda e trasformismo suggerì a ciascuno di evitare il voto. Ed eccoci qui: votare contro il Mes, per la destra, sarebbe votare contro sé stessa, ma votare a favore significa votare contro le bubbole che ha raccontato, quindi preferiscono non votare. Ridicolo.

Lo strazio, a un certo punto, dovrà finire. Se la maggioranza tarderà ancora a votare a favore della ratifica non avrà fatto altro che prolungare lo spettacolo della viltà. Se voterà contro avrà fatto cadere l’impalcatura su cui si regge il governo Meloni. Cosa faranno le opposizioni non è poi così rilevante ma – ove mai intendano fare politica, uscendo dalla seduta di psico-partitismo – farebbero bene ad annunciare (in realtà avrebbero dovuto farlo già mesi addietro): noi voteremo a favore, il governo non corre alcun rischio, se non si arriva al voto è soltanto perché la maggioranza è spaccata. Piuttosto facile ma, appunto, richiederebbe il far politica.

Vabbe’, il MeStrazio finirà. Il suo solo esito è un indebolimento del governo, perché chi non sa come fare quel che sa di dovere fare non consegna di sé un’immagine accattivante e confortante. Suggerimmo di farlo a Ferragosto, ora c’è Natale, poi l’Epifania che tutti i rimpiatti si porta via. Ma il resto rimane.

Il negoziato per la riforma del Patto di stabilità e crescita approderà a un compromesso, non essendo sensato immaginare un ritorno in funzione del vecchio e meschino prolungarne la sospensione. Quale che sia il punto di compromesso, poi conteranno la realtà e la sua misurabilità: il 2024, nel frattempo cominciato, renderà necessario un aggiustamento dei conti, senza il quale il peso percentuale del debito pubblico sul Prodotto interno lordo salirebbe anziché scendere, mentre la crescita economica – senza la quale i conti non si aggiustano mai – richiederà l’accompagnarsi della spesa reale dei soldi Pnrr (in investimenti che comportino sviluppo) alle riforme già concordate e fin qui ferme. Compresa quella che comporta un vigoroso e opportuno contenimento dell’evasione fiscale.

Sono cose non facili e non indolori. Per questo è grottesco incartarsi sul Mes, ovvero sul nulla. Un meccanismo la cui sola novità consiste in un fondo a garanzia degli europei che hanno un conto in banca, cioè quasi tutti. È bello avere un governo con il coraggio di sostenere l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione europea, lascia sbalorditi che lo stesso ostacoli il proprio ingresso nella serietà.

La Ragione

L'articolo MeStrazio proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Oggi ricorre l'anniversario della strage di Piazza Fontana che il 12 dicembre 1969 provocò 17 vittime a cui bisogna aggiungere il compagno anarchico Giuseppe P


Stamattina è arrivata una buona notizia dalla Russia. E' stato rilasciato Boris Kagarlitsky, il più noto intellettuale marxista russo arrestato mesi fa per la


European Health Data Space: My health is my business, respect that!


In the run-up to tomorrow’s vote in the European Parliament on the creation of a European Health Data Space and on amendments to prevent a mandatory European patient file, Pirate Party …

In the run-up to tomorrow’s vote in the European Parliament on the creation of a European Health Data Space and on amendments to prevent a mandatory European patient file, Pirate Party MEP Patrick Breyer the following speech in today’s plenary debate:

“Madam President, Commissioner, honourable colleagues.

We are representatives of the people. Surveys tell us: Citizens do not want all treatment, all of our physical and mental disorders to be collected in a Europe-wide networked electronic patient file without being asked, exposing them to security risks, as you are planning. Mandatory electronic patient records are unacceptable!

The majority of citizens also do not want our doctors to be able to view our entire medical history, from mental disorders to abortions and potency problems, without being asked. Interconnected electronic health records can have advantages, but as a Pirate, my conviction is: Nobody other than myself has the right to decide what is good for me and my health.

More than 2/3 of Europeans are opposed to industry being able to access our non-anonymised health data, such as psychotherapy records, without our consent e.g. for product development, as you propose. Why don’t you ask patients what they want?

In the interest of industry profits, you intend to undermine medical confidentiality, which is essential for not being deterred from agreeing to marital therapy or drug abuse therapy, for example, which may constitute a risk to our reputation. Do you realise what you are doing to families?

Stop trying to tell us that good care or research would only be possible by disempowering patients in this way. Our amendments show how progress and respect for the patients’ will can go hand in hand.

I insist: My physical and mental health is my business. My health data belongs to me. Respect that!”

Background: For tomorrow’s vote, MEPs are proposing amendments to prevent a mandatory Europe-wide interconnected health data space and to keep patients in control of their health data. The proposed EU Health Data Space regulation would oblige doctors to enter a summary of each patient’s treatment in the Europe-wide interconnected, remotely accessible system. The text does not provide for exceptions or a right to object even for particularly sensitive diseases and therapies such as mental disorders, sexual diseases and disorders such as erectile dysfunction or infertility, HIV or addiction therapies. Patients would only be able to object to access to their electronic patient file. How this right to object could be exercised is not specified. A survey by the European Consumer Organisation (BEUC) has shown that 44% of citizens are concerned about theft of their health data; 40% fear unauthorised access to data.

The plenary of the European Parliament is due to vote tomorrow and can approve final changes. The first round of trilogue negotiations between the EU Council, EU Parliament and EU Commission is due to take place on Thursday.


patrick-breyer.de/en/european-…

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Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies


Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data. Organizations building immersive technologi

Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data.

Organizations building immersive technologies like extended reality and virtual worlds often rely on large amounts of data about individuals’ bodies and behaviors. While body-related data allows for new, positive applications in health, education, entertainment, and more, it can also raise privacy and safety risks. FPF’s risk-based framework helps organizations seeking to develop safe, responsible immersive technologies, guiding them through the process of documenting how and why they handle body-related data, complying with applicable laws, evaluating their privacy and safety risks, and implementing best practices.

While the framework is most useful for organizations working on technologies with immersive elements, it is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts.

Download the framework

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Stage 1: Understanding How Organizations Handle Personal Data


Understanding your organization’s data practices is the first step toward identifying potential privacy risks, ensuring legal compliance, and implementing relevant best practices to improve privacy and safety. It can also allow organizations to better communicate about those practices. To this end, organizations should:

  1. Create data maps of their data practices, particularly in regard to body-related data types.
  2. Document the purpose of each data practice.
  3. Identify all relevant stakeholders impacted by data practices, including third-party recipients of personal data and data subjects.


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Stage 2: Analyzing Relevant Legal Frameworks and Ensuring Compliance


Collecting, using, or transferring body-related data may implicate a number of current and emerging U.S. privacy laws. As such, organizations should:

  1. Understand the individual rights and business obligations that apply under existing comprehensive and sectoral privacy laws.
  2. Analyze how emerging legislation and regulations will impact body-based data practices.


Stage 3: Identifying and Assessing Risks to Individuals, Communities, and Society


Privacy harms may stem from particular types of data being used or handled in particular ways, or transferred to particular parties. In that regard, legal compliance may not be enough to mitigate risks, and organizations should:

1. Proactively identify and minimize the risks their data practices could pose to individuals, communities, and society. Factors that impact the risk of a data practice include:

IdentifiabilityUse for critical decisions
SensitivityPartners and third parties
Potential for inferencesData retention
Data accuracy and biasUser expectations and understanding


2. Assess how fair, ethical, and responsible the organization’s data practices are based on the identified risks.

Stage 4: Implementing Relevant Best Practices


There are a number of legal, technical, and policy safeguards that can help organizations maintain statutory and regulatory compliance, minimize privacy risks, and ensure that immersive technologies are used fairly, ethically, and responsibly. Organizations should:

1. Implement best practices intentionally—adopted with consideration of an organization’s data practices and associated risks; comprehensively—touching all parts of the data lifecycle and addressing all relevant risks; and collaboratively—developed in consultation with multidisciplinary teams within an organization including stakeholders from legal, product, engineering, privacy, and trust and safety. Such practices include:

Data minimizationLocal and on-device processing and storage
Purpose specification and limitationThird party management
Meaningful notice and consentData integrity
User controlsPrivacy-enhancing technologies (PETs)


2. Evaluate best practices in regard to one another, as part of a coherent strategy.

3. Assess best practices on an ongoing basis to ensure they remain effective.


fpf.org/blog/risk-framework-fo…

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Sabino Cassese – Il governo dei giudici


L'articolo Sabino Cassese – Il governo dei giudici proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/sabino-cassese-il-governo-dei-giudici/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Commercio illegale di legname, attività internazionale coinvolge anche i carabinieri italiani


#UE, #Brasile, #CostaRica e #Panama uniti contro la criminalità ambientale
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Nello scorso mese di novembre #Europol ha fornito sostegno operativo (attraverso un posto di comando virtuale) ed ha coordinato un'operazione internazionale che ha coinvolto pr la parte europea #Francia, #Germania, #Italia (con la partecipazione dell' #Armadeicarabinieri), #PaesiBassi, #Portogallo e #Spagna, ma anche le autorità brasiliane, e le forze dell'ordine di Costa Rica e Panama. Le attività hanno mirato a contrastare la criminalità ambientale, il disboscamento illegale, il contrabbando, la frode documentale, il riciclaggio di denaro e l'evasione fiscale.

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Una fase dell'operazione

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Una fase dell'operazione


L'operazione si è sviluppata attraverso 226 ispezioni e sequestri, che hanno riguardato legname proveniente dal Myanmar (valore stimato di 12.000 euro), e brasiliano - equivalente a 2 container marittimi - per un valore stimato di 67.000 euro.

E' stato calcolato che il commercio illegale di legname corrisponde al disboscamento di un'area di foresta equivalente a un campo da calcio ogni due secondi in tutto il mondo. Impoverisce inoltre le risorse naturali dei paesi di origine e ha un impatto diretto sulla deforestazione e, di conseguenza, sul cambiamento climatico.

Allo stesso tempo, è una delle attività criminali transnazionali più redditizie dal punto di vista finanziario, generando circa 7 miliardi di dollari. I gruppi criminali organizzati camuffano l'origine del legname attraverso la falsificazione di documenti e la corruzione per superare i controlli doganali e raggiungere la loro destinazione.

Il teak, il palissandro, l'ipé e il pernambuco sono molto richiesti nei paesi europei, dove possono essere utilizzati per molteplici scopi, tra cui la creazione di ornamenti e l'edilizia.

Prima dell'operazione, le autorità impegnate si sono riunite in un seminario informativo, dedicato a condividere le conoscenze e le migliori pratiche per combattere il commercio illegale di legname.

Le Autorità e le polizie partecipanti:
- Brasile: Polizia Federale (Polícia Federal);
- Francia: Gendarmeria nazionale francese (Gendarmerie Nationale) – Ufficio centrale per la lotta contro gli attentati all'ambiente e alla salute pubblica (Office central de lutte contre les atteintes à l'environnement et à la santé publique OCLAESP);
- Costa Rica: Dipartimento di Investigazione Criminale (Departamento de Investigaciones Criminales) e Procuratore;
- Germania: polizia criminale federale (Bundeskriminalamt);
- Italia: Carabinieri (Arma dei Carabinieri);
- Paesi Bassi: Autorità olandese per la sicurezza alimentare e dei prodotti di consumo (Nederlandse Voedsel- en Warenautoriteit);
- Panama: Polizia Nazionale (Policía Nacional) e Procuratore;
- Portogallo: Guardia Nazionale Repubblicana - SEPNA (Guarda Nacional Republicana – SEPNA).
- Spagna: Guardia Civil spagnola (Guardia Civil – SEPRONA) e SVA della dogana spagnola (Servicio de Vigilancia Aduanera).



Gaza, i bombardamenti cancellano anche millenni di storia della Striscia


Un patrimonio archeologico importante, che solo di recente si iniziava a valorizzare. Impossibile fare stime precise in questa fase, ma di sicuro la moschea Al Omari (VII sec.) non esiste più. Colpita anche la Basilica di San Porfirio, ritenuta una delle

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di Michele Giorgio –

(Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto).

Pagine Esteri, 12 dicembre 2023. Migliaia di famiglie di Gaza piangono i loro cari uccisi dai bombardamenti degli ultimi due mesi. Con il passare delle settimane però emerge con chiarezza non solo l’enorme costo in vite umane delle bombe sganciate dagli aerei e dell’avanzata dei carri armati israeliani. L’offensiva in corso rischia anche di disintegrare il patrimonio storico-archeologico di Gaza che progetti governativi locali e di ong internazionali avevano contribuito a riportare alla luce in particolare negli ultimi anni. Al momento, per ragioni comprensibili, archeologi e studiosi di Gaza non sono in grado di stimare i danni che hanno subito palazzi storici e siti archeologici. I bombardamenti hanno devastato a Jabaliya la moschea Al Omari del VII secolo, e a Gaza city è stata danneggiata la Basilica di San Porfirio, ritenuta una delle tre chiese più antiche del Medio oriente. Poco si sa dei danni che, alla luce della potenza di fuoco usata contro Gaza, potrebbero aver subito altri siti religiosi e archeologici.

L’ong Heritage for Peace in un rapporto riferisce che le esplosioni hanno causato danni gravi a 104 siti tra cui le moschee Ibn Uthman, risalente al XV secolo, e Sayed Hashem, dove la tradizione popolare vorrebbe sia sepolto il bisnonno di Maometto. Tra le aree colpite c’è Anthedon, il primo porto marittimo di Gaza, abitato dall’800 a.C. al 1100 d.C. che figura tra i tre siti della Striscia nella lista provvisoria del patrimonio mondiale dell’Unesco. Sono stati danneggiati anche progetti recenti come il Gazamap, lanciato nel 2022, che si proponeva di esaminare i siti costieri di Gaza di interesse archeologico che si stanno erodendo rapidamente, con particolare attenzione a Tell Ruqaish, dell’età del ferro nel sud, e Tell es-Sakan, l’area archeologica più grande della Striscia. Poche è noto del nord di Gaza occupato quasi per intero dall’esercito israeliano e dichiarato «zona di combattimento». Impossibile fare delle verifiche. Di sicuro c’è che Gaza può perdere un patrimonio storico e archeologico che gli esperti ritengono significativo e che solo negli ultimi anni era stato scavato e conservato in modo più adeguato.

La storia della Striscia di Gaza va indietro di millenni. È stata sotto il dominio egiziano (XV secolo a.C.), poi filisteo (XII secolo a.C.) e babilonese (intorno al 601 a.C.). Conquistata da Alessandro Magno (332 a.C.) divenne un centro di cultura greca. I Romani se ne impossessarono nel 63 a.C. e ne fecero una città commerciale. Quindi sono arrivati i bizantini, seguiti da varie dinastie islamiche dopo il VII secolo. Infine, Gaza ha fatto parte dei territori Ottomani dal XVI secolo fino all’occupazione britannica nel 1917. Egiziani, persiani, greci, romani, bizantini, arabi, fatimidi, mamelucchi, crociati e ottomani. Un insieme di culture che di recente è venuto in superficie. Il ritrovamento nel 2013 di una stupenda statua in bronzo a grandezza naturale di Apollo, finita nelle reti di un pescatore, è stato un incentivo per le attività di ricerca e scavo nonostante il disinteresse iniziale delle autorità locali. Qualche anno fa l’ong Premiere Urgence, con un gruppo di studenti palestinesi di archeologia ha ridato vita a Deir al Balah al Monastero di Mar Hilarion: conosciuto come Tell Umm Ammer, è uno più antichi e grandi del Medio Oriente, visitato ogni anno da migliaia di giovani di scuole ed università. L’anno scorso un contadino che piantava alberi ha portato alla luce un mosaico bizantino di eccezionale bellezza con uccelli e animali, con colori ancora brillanti. E non si può dimenticare la necropoli romana di 2.000 anni, contenente dozzine di tombe antiche e due rari sarcofagi di piombo, scoperta l’anno scorso durante i lavori di costruzione di un complesso residenziale. «È una zona piccola ma con un patrimonio importante. Quell’eredità rischia di non essere mai conosciuta perché i bombardamenti potrebbero aver distrutto ciò che è sottoterra e quello sopra», avverte Isber Sabrine, presidente di Heritage for Peace.

Mohammad Abulehia, che nel 2016 ha fondato il Museo Al Qarara – accanto a Khan Yunis in questi giorni al centro dell’offensiva israeliana -, in un’intervista ha riferito che l’edificio e la collezione hanno subito danni gravi il 12 ottobre quando un missile ha colpito una casa adiacente. Nel museo a ingresso gratuito, che fungeva anche da centro comunitario, sono contenuti oggetti di epoca bizantina. «Ho fondato il museo per proteggere e preservare il patrimonio culturale di Gaza. Ho raccolto beni minacciati di furto e distruzione e mi sono impegnato nella ricerca, nell’esplorazione e nella documentazione. Tutto ciò che resta della collezione è ora in pericolo a causa degli attacchi in corso. Non c’è posto sicuro a Gaza».

Si teme anche che, approfittando della guerra, i contrabbandieri possano impadronirsi di medaglie, monete e reperti archeologici. Tempo fa uno spettacolare medaglione d’oro raffigurante l’imperatore Diocleziano su un lato e il dio Giove sull’altro, è stato venduto a New York a un offerente anonimo per 2,3 milioni di dollari. Si ritiene che facesse parte di un piccolo tesoro trovato nella Striscia.

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In Ucraina è l’ora delle brutte notizie


La Nato avvisa che dall'Ucraina occorre attendersi brutte notizie. Al fronte i russi avanzano mentre il sostegno di Bruxelles e Washington vacilla e si chiude il rubinetto degli aiuti L'articolo In Ucraina è l’ora delle brutte notizie proviene da Pagine

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di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 7 dicembre 2023 – «Dobbiamo essere preparati anche alle cattive notizie». L’avviso è arrivato nei giorni scorsi dal segretario generale della Nato nel corso di un’intervista alla tv tedesca ARD. Jens Stoltenberg ha ribadito che «dobbiamo stare al fianco dell’Ucraina sia nei momenti buoni sia in quelli cattivi» spiegando che «più sosteniamo l’Ucraina, più velocemente questa guerra finirà», ma le quotazioni di Kiev nel conflitto in corso contro la Russia stanno rapidamente crollando.

“Putin può vincere”
Solo due giorni prima, il settimanale “The Economist” scriveva che «per la prima volta da quando Vladimir Putin ha invaso l’Ucraina sembra che abbia la possibilità di vincere. Il presidente russo ha preparato il suo Paese alla guerra e rafforzato il suo potere. Si è procurato forniture militari all’estero e sta aizzando il sud del mondo contro gli Stati Uniti. Fondamentalmente, sta minando la convinzione in Occidente che l’Ucraina possa emergere dalla guerra come una fiorente democrazia europea».

Lo stesso Volodymyr Zelensky, che pure insiste sul fatto che il conflitto potrà terminare solo con la riconquista ucraina di tutti i territori sottratti dai russi, ha dovuto ammettere che la controffensiva estiva «non è riuscita a produrre i risultati desiderati a causa della persistente carenza di armi e forze di terra». Una dichiarazione che ha fatto arrabbiare il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko. In un’intervista l’ex pugile ha accusato il presidente di dare un’immagine euforica della guerra, e ha sottolineato: «La gente si chiede perché non fossimo meglio preparati per questa guerra. Perché Zelensky ha negato fino alla fine che si sarebbe arrivati ad un conflitto (…) Troppe informazioni non corrispondevano alla realtà».

Tutti contro Zelensky
Più la situazione dal punto di vista militare si fa difficile, più a Kiev aumentano le tensioni e le divisioni all’interno dell’establishment, anche in vista di elezioni presidenziali che prima o poi Zelensky, dopo averle sospese, dovrà indire. Il moltiplicarsi delle critiche e degli attacchi espliciti nei confronti del presidente è evidente.

Le polemiche sono esplose quando l’SBU, i servizi di sicurezza di Kiev, hanno impedito al leader del partito “Solidarietà Europea” Petro Poroshenko di lasciare l’Ucraina, nonostante l’esponente politico di opposizione avesse già ottenuto tutte le autorizzazioni. Il motivo è che intendeva incontrare il premier ungherese Viktor Orban, colpevole di aver posto il veto all’ingresso dell’Ucraina nell’Ue e di essere troppo vicino a Mosca. L’ex presidente ucraino avrebbe dovuto partecipare anche al vertice dell’IDU – l’organizzazione che riunisce i partiti di centrodestra occidentali – ed incontrare a Washington i dirigenti repubblicani e democratici; probabilmente Zelensky ha temuto che il miliardario gli rubasse la scena ed ha deciso di bloccarlo, dando però un segnale di debolezza.

Ivanna Klympush-Tsintsadze, che è stata la vice di Petro Poroshenko, ha denunciato la «involuzione autoritaria» in atto nel paese. Klitschko afferma che «Zelensky sta pagando gli errori che ha commesso» e di temere che «ad un certo punto non saremo più diversi dalla Russia, dove tutto dipende dal capriccio di un uomo». Al notiziario svizzero “20 minuten” il sindaco della capitale ha spiegato di sostenere il capo di stato maggiore Valery Zaluzhny, da tempo in contrasto con le alte sfere del governo, perché non avrebbe paura di dire le cose come stanno rispetto all’andamento della guerra. Secondo “Ukrayinska Pravda”, l’ex attore starebbe intanto comunicando con i comandanti militari fedeli tagliando fuori Zaluzhny, nel tentativo di isolarlo.

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Vitali Klitschko e Petro Poroshenko

L’Ucraina ora gioca in difesa
Dal fronte continuano ad arrivare brutte notizie per Zelensky. Le forze russe starebbero continuando ad avanzare, seppur molto lentamente, in alcuni punti del Donbass, con l’obiettivo di conquistare Avdiivka e spingersi fino a Lyman e Kupyansk, per poi occupare Sloviansk e Kramatorsk.
Mosca sta già intensificando gli attacchi contro le infrastrutture energetiche ucraine; la possibilità che milioni di persone passino un nuovo inverno al buio e al freddo, e che calino quindi ulteriormente il morale e la fiducia degli ucraini, è molto concreta e preoccupa non poco Kiev.

Intanto Putin ha ricominciato ad ammassare uomini e mezzi nelle regioni di confine ed ha firmato venerdì scorso un decreto che punta ad aumentare gli effettivi del proprio esercito, tramite arruolamenti più o meno volontari, di 170 mila unità, in maniera da avere più forze a disposizione in vista dello “scongelamento” dei combattimenti in primavera. Probabilmente Mosca non ha fatto ricorso ad un’ulteriore mobilitazione dei riservisti per non aumentare lo scontento nella società russa, dove le opinioni critiche nei confronti dell’avventura militare di Putin in Ucraina sembrano aumentare, almeno stando ad alcuni sondaggi.

Per ora la strategia di Mosca sembra essere quella di reggere un minuto più di Kiev e di non forzare quindi troppo la mano dal punto di vista militare, continuando nel frattempo a premere sull’Ucraina nell’attesa che le difficoltà crescenti spingano Zelensky – o chi lo sostituirà – a negoziare un cessate il fuoco che congelerebbe una situazione favorevole alla Federazione Russa.

Le lamentele e le proteste dei militari ucraini si fanno sempre più forti, e ora le famiglie di molti coscritti bloccati al fronte anche da 650 giorni chiedono una più ampia turnazione tra gli uomini e le donne mobilitate, l’abolizione del servizio militare a tempo indeterminato e l’abbassamento dell’età per essere richiamati.

Per evitare che le forze russe, dopo il disgelo, sfondino le linee di un esercito ucraino sempre più debilitato, Zelensky avrebbe scelto di dare la priorità al rafforzamento e alla fortificazione delle proprie posizioni, copiando di fatto la strategia utilizzata da Mosca per bloccare la controffensiva estiva di Kiev. In attesa delle decisioni dei politici dei due opposti schieramenti, quella in corso potrebbe diventare una logorante guerra di trincea.

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Soldato ucraino ferito

Il sostegno USA vacilla
Altre brutte notizie stanno arrivando a Kiev dai paesi che finora l’hanno sostenuta (se non aizzata) finanziariamente e militarmente contro la Russia e che ora sembrano tirare i remi in barca, alle prese con reali problemi di budget o interessati a congelare lo scontro con Mosca.

La responsabile del bilancio della Casa Bianca, Shalanda Young, ha suonato l’allarme: i fondi stanziati dagli Stati Uniti a sostegno dell’Ucraina potrebbero esaurirsi nel giro di poche settimane a causa della mancata approvazione di nuovi stanziamenti da parte del Congresso americano, bloccato dai Repubblicani di Trump. Young ha rivolto un accorato appello ai congressisti affinché approvino presto un nuovo pacchetto di aiuti finanziari a Kiev, perché altrimenti «l’interruzione del flusso di armi ed equipaggiamenti statunitensi metterà in ginocchio l’Ucraina sul campo di battaglia, mettendo a rischio i successi ottenuti e aumentando la probabilità di vittorie militari russe».

L’esponente dell’amministrazione Biden ha chiarito che gli ultimi stanziamenti «in materia di sicurezza sono già diventati più ridotti e le consegne di aiuti sono diventate più limitate». In cambio dello sblocco dei 106 miliardi di dollari chiesti da Biden per Ucraina e Israele, alcuni senatori repubblicani pretendono l’approvazione di nuove restrizioni all’immigrazione e al diritto di asilo.

La situazione è così incerta che nei giorni scorsi Zelensky ha inviato a Washington il capo del suo staff, Andriy Yermak, il ministro della Difesa e il presidente del parlamento per incontrare personalmente deputati e senatori recalcitranti. L’esito negativo dei colloqui avrebbe però convinto il presidente a rinunciare al previsto video-appello ai legislatori statunitensi. La notte scorsa al Senato i repubblicani (e il democratico di sinistra Bernie Sanders) hanno bloccato l’approvazione di una legge straordinaria che avrebbe stanziato circa 106 miliardi di dollari, di cui 61 di aiuti all’Ucraina e 10 a Israele.

L’UE è divisa
Il problema è che ora anche i rubinetti europei potrebbero chiudersi o comunque farsi più avari. I forti disaccordi tra i paesi dell’Unione Europea potrebbero ritardare o bloccare del tutto il pacchetto di assistenza finanziaria da 50 miliardi promesso da Bruxelles. Nonostante l’impegno dei dirigenti comunitari, poi, la recente decisione della Corte Costituzionale tedesca di limitare l’indebitamento pubblico del paese starebbero complicando il raggiungimento di un accordo con i partner. A bloccare esplicitamente gli aiuti a Kiev c’è il premier ungherese Viktor Orbán, seguito dal nuovo primo ministro slovacco Robert Fico che ha anche sospeso le spedizioni di armi all’Ucraina. Nel frattempo il presidente della Bulgaria, Rumen Radev, ha posto il veto alla fornitura di veicoli blindati all’Ucraina, chiedendo al parlamento di rivedere la legge di ratifica dell’accordo raggiunto con Kiev.

Questo mentre la rivista statunitense “Forbes” ammette che i carri armati “M-1 Abrams” forniti all’Ucraina da Washington non sono adeguati a operare nei terreni fangosi, che rappresentano la normalità sul fronte orientale ucraino durante i mesi invernali e primaverili, a causa dei delicati filtri che impediscono alla turbina del motore di intasarsi. Se non vengono puliti almeno ogni 12 ore, i filtri degli Abrams sono soggetti a gravi danni che possono essere riparati solo in strutture specializzate situate in Polonia. Pagine Esteri

11037012* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.

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In Cina e Asia – La Cina apre indagini sul flusso transfrontaliero di dati geografici


In Cina e Asia – La Cina apre indagini sul flusso transfrontaliero di dati geografici dati geografici
I titoli di oggi:

La Cina apre indagini sul flusso transfrontaliero dei dai
Giappone, Kishida accetta le dimissioni del capo gabinetto Matsuno
Produzione oppio: il Myanmar supera l'Afghanistan
Pilota taiwanese accusato di aver accettato 15 milioni dollari da Pechino per disertare
Cina, centri per la quarantena trasformati in appartamenti
Alla Cop28 l’eredità di Kerry e Xie, veterani della politica climatica

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VERSIONE ITALIANA QUANTAS , VIETA AI PROPRI PASSEGGERI LE FOTO SENZA PERMESSOChi di noi non ha passato parte del propio tempo in volo a scattare foro? Ebbene la linea aerea Quantas ha vietato scattare foto o effettuare qualsiasi tipo di ripresa senza autorizzazione, come parte di una nuova strategia per proteggere la privacy del personale …


Pubblicata la guida alla privacy di Mastodon della Data Protection Foundation. L'articolo di Netzpolitik

Come funziona effettivamente la protezione dei dati in Mastodon? Una nuova guida della Data Protection Foundation fornisce informazioni preziose per chiunque desideri gestire i propri server e istanze in Fediverse.

@Che succede nel Fediverso?

Mentre il social network Twitter e il suo proprietario Elon Musk si spostano sempre più a destra, molte persone, media e istituzioni cercano una nuova casa digitale . Un’opzione è Fediverse, un’associazione di social network indipendenti in cui operano insieme molte migliaia di persone e istituzioni. Mastodon, un social network con funzionalità simili a Twitter, è attualmente il capofila del Fediverso.

Ma cosa devo considerare in termini di protezione dei dati se eseguo la mia istanza Mastodon? Il software può essere utilizzato in modo tale da essere compatibile con il regolamento generale sulla protezione dei dati e con le leggi tedesche sulla protezione dei dati? Quali impostazioni devo effettuare sul software affinché sia ​​conforme alla legge?

A queste e ad altre domande la Fondazione per la protezione dei dati ha risposto in una guida (qui il PDF). È rivolto a chiunque desideri gestire la propria istanza di Mastodon. Se invece volete cliccare solo su un account, al momento della selezione dell'istanza dovreste verificare quali norme sulla protezione dei dati si applicano lì.

La guida è stata scritta da Jens Kubieziel, Malte Engeler e Rebecca Sieber. Secondo i tre autori è possibile gestire la piattaforma nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati:

Tuttavia, è necessario un quadro adeguato. Ciò riguarda, ad esempio, le informazioni richieste dalla legge, le configurazioni tecniche e la relativa organizzazione della protezione dei dati.

La checklist è pratica , con la quale gli operatori delle istanze possono vedere direttamente cosa si trovano di fronte e cosa potrebbe mancare. I requisiti in questo caso vanno da una semplice nota legale o informativa sulla protezione dei dati fino agli aggiornamenti regolari del sistema operativo o dei certificati. Nel complesso, la guida copre diversi casi e mostra cosa dovete fare affinché la protezione dei dati nel vostro caso non diventi un problema, ma piuttosto una caratteristica. In futuro è previsto anche un generatore di testi sulla protezione dei dati, che secondo il sito è in fase di preparazione.

Se volete approfondire ancora di più il tema Fediverse e la protezione dei dati, vi consigliamo il saggio scientifico allegato (PDF) di Rebecca Sieber.

@Che succede nel Fediverso?

Qui l'articolo originale di Markus Reuter

Markus Reuter


@Markus Reuter è un ricercatore e scrive di politica digitale, disinformazione, censura e moderazione, nonché sulle tecnologie di sorveglianza. Si occupa anche di polizia, di diritti fondamentali e civili oltre che di protesta e movimenti sociali. Ha ricevuto il Premio dell'Associazione bavarese dei giornalisti nel 2018 per una serie di inchieste sulla polizia su Twitter e il Premio di giornalismo informatico nel 2020 per un'indagine su TikTok . Su netzpolitik.org come redattore da marzo 2016. Può essere raggiunto su markus.reuter | ett | netzpolitik.org, nonché su Mastodon e Bluesky.



Malgrado i recenti rallentamenti (per usare un eufemismo) l'integrazione di Tumblr con il "fediverso" è ancora sul tavolo...

Lo afferma il proprietario e CEO di Automattic Matt Mullenweg

Nonostante i ritardi, a quanto pare il piano per collegare il sito di blogging di #Tumblr al più ampio mondo dei social media decentralizzati, noto anche come "fediverso", è ancora in corso. Più di un anno fa, il CEO di Automattic Matt Mullenweg , la cui società ha acquisito Tumblr da Verizon nel 2019 , ha pubblicato su Twitter che il sito avrebbe "presto" aggiunto il supporto per ActivityPub , il protocollo che alimenta Mastodon, rivale di Twitter/X, e altre app social decentralizzate. Ma col passare del tempo da quella dichiarazione, non era chiaro se Tumblr si stesse ancora muovendo in quella direzione.

Per complicare ulteriormente le cose, Tumblr ha recentemente tagliato un certo numero di membri del personale , trasferendone molti su altri progetti all'interno della sua società madre Automattic , che gestisce WordPress.com, WooCommerce, Pocket Casts e altro, incluso Texts.com recentemente acquisito . La riorganizzazione aveva lo scopo di alleviare le pressioni finanziarie a cui Tumblr è stato sottoposto, poiché il sito continuava a perdere denaro . Ma ciò ha anche portato molti sostenitori di Fediverse a chiedersi se anche i piani di Tumblr di unirsi al mondo dei social media decentralizzati fossero stati scartati.

Inoltre, un post di un dipendente di Tumblr sembrava indicare che il progetto era ormai nel dimenticatoio poiché affermavano che il piano fediverse era stato spostato sul terreno di prova di Tumblr, Tumblr Labs.

Ora, il CEO Matt Mullenweg sta chiarendo lo stato delle ambizioni fediverse di Tumblr in un AMA (Ask Me Anything) condiviso sul suo blog Tumblr. In risposta a una domanda di TechCrunch, Mullenweg ha spiegato che, nonostante la riorganizzazione, che vedrà molti dipendenti di Tumblr spostarsi su altri progetti alla fine dell'anno, Automattic ha trasferito qualcuno su Tumblr per lavorare sull'integrazione fediverse, che lo farà continuare nel nuovo anno.

@Che succede nel Fediverso?

Tuttavia, Mullenweg ha avvertito che, finora, Automattic non aveva ancora visto una domanda eccessiva da parte degli utenti per i social media federati.

news.yahoo.com/tumblrs-fediver…



  Da una deludente COP 28, dove si evince che l’economia globale non si tocca e si va avanti a bruciare fossili e rilanciare il nucleare, il ministro Pich


Onu, Nato, Ue e industria. I pilastri della sicurezza globale per Crosetto


Di fronte alle sfide geostrategiche che caratterizzano lo scenario internazionale attuale, la collaborazione internazionale sarà cruciale, a partire dalle principali organizzazioni e alleanze come l’Onu, la Nato e l’Unione europea. Questo è il cuore della

Di fronte alle sfide geostrategiche che caratterizzano lo scenario internazionale attuale, la collaborazione internazionale sarà cruciale, a partire dalle principali organizzazioni e alleanze come l’Onu, la Nato e l’Unione europea. Questo è il cuore della riflessione fatta dal ministro della Difesa, Guido Crosetto, intervenendo al Forum Adnkronos al palazzo dell’Informazione, nel corso della quale l’inquilino di palazzo Baracchini ha fatto un punto generale sulle principali sfide che attendono la Difesa del nostro Paese, sia nella sua aera geografica di competenza, sia nella costruzione di un ecosistema di sicurezza globale che veda l’Italia tra i protagonisti.

La situazione in Medio oriente

Il ministro è partito proprio dalla crisi in Medio oriente, che vede il nostro Paese impegnato in prima fila nel percorso verso una soluzione al conflitto. L’Italia, del resto, è il primo Paese contributore di truppe, con circa 1200 militari, alla missione Unifil al confine tra Israele e Libano, e l’Italia si sta prodigando attivamente attraverso la presenza di nave Vulcano della Marina militare, con a bordo personale sanitario delle Forze armate, e il prossimo invio di un ospedale da campo a Gaza. Sul tema, il ministro è tornato a chiedere un maggior coinvolgimento delle Nazioni Unite, sottolineando come in futuro “o l’Onu riacquisisce una centralità o non abbiamo un altro organismo multilaterale nel quale dirimere divergenze così ampie”.

Il coinvolgimento Onu

Crosetto, infatti, ha sempre ribadito che per arrivare a una soluzione nella regione sarà fondamentale sia il coinvolgimento degli attori locali, come i Paesi arabi del Medio oriente, a cui deve aggiungersi un coinvolgimento coordinato globale. “È una cosa di cui deve farsi carico la comunità internazionale” ha sottolineato Crosetto, indicando nell’Onu l’unico organismo in grado di garantire questo coordinamento. “Si fa il fuoco con la legna che si ha, e l’unica legna che abbiamo per accendere il fuoco della pace è l’Onu”, ha ribadito Crosetto, ritornando sulla possibilità, già espressa nel corso della sua recente visita al Palazzo di Vetro a New York, di stabilire una presenza Onu a Gaza, dal momento che “non vedo una forza palestinese esterna ad Hamas che sia in grado di garantire l’ordine”. L’idea del ministro, allora, è una “forza Onu dove ci sia una maggioranza di Paesi arabi” alla quale, se vorranno, potranno partecipare anche i Paesi occidentali, e alla quale l’Italia è disponibile a contribuire, come già espresso da Crosetto nell’incontro con il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres.

L’ombra russa sui Balcani

Altra direttrice di instabilità viene dal fianco orientale, con la minaccia rappresentata dalla Russia, che il ministro ha sottolineato come sia più vicina di quanto si possa immaginare. È nei Balcani, infatti, che la crescente influenza di Mosca sta contribuendo a destabilizzare i già fragili equilibri regionali, in particolare il delicato rapporto tra Serbia e Kosovo. In questo settore, ha ribadito il ministro “non si può fare il tifo per uno o per l’altro e l’approccio italiano, che ha incarnato benissimo il ministro Antonio Tajani fino a ora, è di un’Italia che ha previsto per entrambe un percorso che le porti in Europa allo stesso modo, e che dice a tutte e due di applicare le risoluzioni che riguardano l’una e l’altra in modo da fare passi avanti”. La questione è strategica per Crosetto, secondo il quale “non possiamo spingere la Serbia verso la Russia, sarebbe una follia”, facendo l’esempio anche di altri Paesi come Arzerbaigian o Kazakistan, il cui isolamento li porterebbe lontani dall’Occidente. “Serve un approccio pragmatico – ha detto il ministro – ma manca un approccio europeo più uniforme”. L’obiettivo, infatti, è “il percorso verso l’Europa” che “deve legare entrambe, il comune punto di arrivo deve essere l’Europa”.

Verso una Difesa europea

In questo quadro, allora, servirebbe una difesa comune europea, il cui orizzonte però resta ancora lontano. “Per parlare di esercito comune europeo bisognerebbe parlare di qualcosa di diverso dalle forze armate nazionali, e per costruirlo ci vogliono venticinque, trent’anni” ha infatti riferito Crosetto. Bisogna allora agire diversamente, e un modo “più semplice per avere forze armate europee” è quello di “usare il sistema della Nato: tu hai forze italiane, spagnole, francesi, inglesi e le rendi interoperabili, cioè insegni loro a lavorare insieme come se fossero la stessa cosa”. Per il ministro, ripetere lo stesso approccio in Europa è il modo migliore per arrivare ad avere veramente “forze armate europee, con un unico centro di comando e controllo, in grado di muoversi come se fossero una cosa sola”. Non un Esercito europeo tout court, ma la somma degli eserciti nazionali che diventano il pilastro di difesa europea integrato in quello della Nato. Un approccio molto più veloce, dal momento che non si avrebbe il bisogno “di cambiare completamente l’organizzazione, anche perché i tempi non ti concedono vent’anni”.

Collaborazioni industriali

Una parte consistente del rafforzamento della difesa europea, però, passa dalla sua industria, e in questo settore l’Italia può davvero giocare un ruolo da protagonista, in tutti i domini. Parlando per esempio del settore terrestre, il ministro ha sottolineato come tutti i governi abbiano fatto “interventi che consentono all’Italia di avere un potenziale investimento che permette alla nostra industria di consolidarsi e fare alleanze europee”, come dimostrato dalla scelta del carro armato Leopard, la cui selezione va nella direzione di una “potenziale creazione di un polo terrestre italo-franco- tedesco”. Ma anche negli altri comparti, dall’aeronautico al navale “non sono mai mancati gli investimenti della difesa, ma anche qui servono le alleanze” ha ribadito Crosetto, sottolineando come le aziende italiane “non possono essere rette solo dal bilancio italiano”, dovendosi basare soprattutto sull’export. In questo scenario, la nuova stagione di collaborazione tra Leonardo e Fincantieri è stata accolta con molto favore dal ministro: “Era ora! Il tema vero è quello di presentarsi insieme sui mercati internazionali, in modo che uno sfrutti la rete commerciale dell’altro”, uno sforzo che vedrà il pieno sostegno del governo, dal momento che “i grandi deal internazionali si fanno tra governi”.


formiche.net/2023/12/onu-nato-…



Preprint, teorie del complotto e necessità di governance della piattaforma

Una delle principali tendenze durante la pandemia di COVID-19 è stata l’aumento del volume di ricerche pubblicate come preprint prima della revisione formale tra pari. Mareike Fenja Bauer e Maximilian Heimstädt esplorano un esempio di come una prestampa sia stata parte integrante della costruzione delle teorie del complotto e suggeriscono come una migliore governance della piattaforma potrebbe mitigare questi rischi.

@Giornalismo e disordine informativo

blogs.lse.ac.uk/impactofsocial…

Unknown parent

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Franc Mac

Scusa @FronteAmpio potresti spiegarti meglio? MI sembra che le cose che hai detto siano o imprecise o false o allusive.

> la veritá sulla famosa "pandemia" probabilmente non la sapremo mai.


A cosa fai riferimento? Alla genesi precisa del virus? Oppure al fatto che il virus sia stato bioingegnerizzato in laboratorio? Perché dovresti sapere che allo stato attuale della conoscenza scientifica (analisi delle sequenze del DNA, tecniche di modifica del genome) quest'ultima ipotesi è stata già scartata da tempo

> Non é scientifica la chiusura delle due bolle (burionisti e anti-burionisti). Io credo che la Veritá stia a metá.


Se per "le due bolle" intendi le tifoserie social, la cosa ha senso. Se per due bolle intendi chi ha studiato (come Burioni) e chi non sa un cazzo, allora stai sbagliando perché non si tratta di due bolle, ma di persone che da una parte stanno facendo il loro lavoro sulla base degli studi svolti e dall'altra stanno facendo caciara o ciarlataneria truffaldina, senza sapere nulla di scienza.

> Troppi gli indizi che si é bluffato, per ragioni economiche e politiche da entrambe le parti.


A quali bluff stai facendo riferimento? Al fatto che i morti di Covid siano sovrastimati (è una cazzata: sono sicuramente sottostimati!) o al fatto che il confinamento non servisse (meno di quanto sia stato detto, ma secondo tutti i modelli è oggettivamente servito) o a qualche altra teoria?

> Poi le minacce. Chi ha ragione spiega la questione non minaccia, non ricatta. É un segno di debolezza di idee.


Quando si è in presenza di una pandemia (vuoi negarlo?) in cui muoiono persone (vuoi negarlo?), allora ogni organizzazione statuale deve prendere provvedimenti che prevedano anche pene e sanzioni contro chiunque dica il contrario o inviti a comportamenti dannosi o autolesionisti, lo faccia per interesse personale, semplice stupidità, tattica politica o narcisismo. Non sono minacce, ma precauzioni!

> A parte che tante Veritá sui presunti "vaccini", su quanto valevano sono poi uscite fuori.


A cosa ti riferisci? Perché di solito, chi fa queste allusioni non porta mai argomenti seri, cita fonti sputtanate o aggiunge altre allusioni, come uno che per coprire la propria cacca, ci fa sopra una cagata ancora più grande...


@CuccU @Giornalismo e disordine informativo

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friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
Franc Mac

@FronteAmpio @CuccU

> Non mi va di andare oltre su una tematica controversa e dove si ragiona a tifoserie

E invece sarebbe fondamentale smettere di definire controversa una questione che dal punto di vista scientifico non ha nulla di controverso. Non c'è nulla di controverso nella gravità della pandemia, nella Sicurezza dei vaccini o nella loro efficacia. Non c'è nulla di controverso relativamente alla inutilità e pericolosità delle pseudo terapie promosse dalla maggior parte delle persone che parlano di quanto siano controversi aspetti che controversi non sono.

Anche perché così facendo, e mi sembra che l'esperimento sia perfettamente riuscito, si finisce per Occultare gli aspetti veramente controversi della gestione pandemica: le responsabilità di chi ha lasciato arrivare ha un punto così basso la sanità all'alba della pandemia, i ritardi e gli errori commessi durante le primissime fasi in cui era possibile diminuire i contatti tra le persone, le politiche isteriche sul confinamento, i coprifuoco inutili, l'indiscriminata liberalizzazione della circolazione per i vaccinati, la strumentalizzazione pericolosissima della certificazione verde avvenuta solo in Italia.
È questo che mi fa venire il sangue al cervello quando sento parlare di presunte questioni controverse, A proposito di questioni che sono controverse solo nella testa di alcune persone che non hanno minimamente idea dello stato dell'arte dal punto di vista medico e che si lasciano usare non soltanto Dai ciarlatani che spesso gli spillano soldi, ma anche da quei politici ben contenti di scegliersi una opposizione di sciroccati, al fine di equiparare ogni critica, anche quelle più serie, ai deliri complottisti verso i quali la maggior parte della popolazione ha giustamente iniziato a provare disprezzo e intolleranza




Conte evoca la questione morale, una nemesi per sé e per la Meloni


Parafrasando la celebre massima dell’intellettuale britannico Samuel Johnson sul nazionalismo, “il moralismo è l’ultimo rifugio delle canaglie”. Dove per canaglie in politica si intendono i furbi, gli irresponsabili, i demagoghi. C’è da credere che Giusep

Parafrasando la celebre massima dell’intellettuale britannico Samuel Johnson sul nazionalismo, “il moralismo è l’ultimo rifugio delle canaglie”. Dove per canaglie in politica si intendono i furbi, gli irresponsabili, i demagoghi.

C’è da credere che Giuseppe Conte abbia negoziato con Repubblica non solo la pubblicazione dell’odierna lettera aperta a Giorgia Meloni, ma anche il titolo: il riferimento alla “questione morale” è, infatti, un classico della demagogia grillina. Lo è ancor più per Conte, il quale, dismessi i panni sovranisti, ora per erodere voti al Pd indossa con analoga classe quelli post comunisti. Di “questione morale” (degli altri, s’intende) parlò Enrico Berlinguer nel 1981 in una celebre intervista rilasciata proprio al fondatore di Repubblica, Eugenio Scalfari. Di questione morale parla di conseguenza Giuseppe Conte.

Il leader di quel che resta del Movimento 5stelle mette in sequenza i casi Delmastro, Donzelli, Santanchè, Sgarbi, Durigon e Lollobrigida, accusa la premier di privilegiare “gli interessi dei potenti” rispetto a quelli del popolo e conclude rammaricandosi del fatto che “sempre più italiani si allontanano dalla politica, si astengono, non partecipano più alla vita democratica perché non ritengono più credibile la classe politica”. Tale mancanza di credibilità, secondo Conte, è dovuta alla restaurazione di “privilegi” che non avrebbero ragion d’essere.

Da qual pulpito, verrebbe da dire. È infatti noto che il Movimento 5stelle abbia tradito tutte le proprie istanze identitarie a base moralistica: non praticano la trasparenza, non si dimettono quando ricevono un avviso di garanzia, si spartiscono il denaro pubblico che un tempo restituivano, non rispettano la regola dei due mandati, versano ogni anno 300mila euro a Beppe Grillo di finanziamenti pubblici ai gruppi parlamentari…

“L’onestà in politica è l’ideale che canta nell’animo degli imbecilli”, scrisse il filosofo liberale Benedetto Croce. Di sicuro Conte imbecille non è: è semplicemente un demagogo, come lo fu Giorgia Meloni nel decennio trascorso all’opposizione. Fratelli d’Italia è stato infatti il partito di centrodestra che più ha predicato il pauperismo in politica, che più ha degradato a “privilegi” quelle garanzie poste dai padri costituenti a difesa della Politica e delle Istituzioni. Non a caso, i meloniani furono (naturalmente senza crederci) i più determinati sostenitori del vergognoso taglio alla rappresentanza parlamentare voluto, appunto, dal Movimento 5stelle allora guidato da Giggino Di Maio. Ora che si trova a ricoprire funzioni di governo, tocca a Giorgia Meloni incassare le accuse che Meloni Giorgia rivolgerebbe ad altri al suo posto. È la nemesi, bellezza. E prima o poi tocca tutti.

Formiche.net

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Russia, il Cremlino verso la limitazione del diritto all’aborto


Il Cremlino vuole che le donne russe facciano più figli per invertire la crisi demografica e vara misure per restringere il diritto all'aborto L'articolo Russia, il Cremlino verso la limitazione del diritto all’aborto proviene da Pagine Esteri. https://

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di Redazione

Pagine Esteri, 11 dicembre 2023 – Le autorità di Mosca stanno cercando di convincere le donne russe a dedicarsi al focolare domestico e a fare più figli, con le buone e con le cattive. «Nelle famiglie russe, molte delle nostre nonne e bisnonne avevano sette o otto figli, e forse anche di più. Dovremmo preservare e far rivivere queste meravigliose tradizioni. Le famiglie numerose dovrebbero essere la norma, lo stile di vita di tutti i popoli della Russia» ha spiegato la scorsa settimana Vladimir Putin.

La Russia sta affrontando da circa dieci anni una seria crisi demografica, aggravatasi negli ultimi anni: ormai nella Federazione nascono ogni anno solo 1,1 milioni di bambini e bambine, circa 150 mila in meno rispetto alla fine degli anni ’90, quando le nascite erano risalite dopo il crollo seguito allo scioglimento dell’Unione Sovietica. Oltre al calo delle nascite, il paese è alle prese con la morte sui campi di battaglia ucraini di migliaia di giovani uomini e con la crescente emigrazione all’estero.

Ma lo stesso presidente russo ha ammesso che «È impossibile superare le sfide demografiche estremamente difficili che affrontiamo solo con denaro, sostegni sociali e altri programmi individuali» e la soluzione individuata dal Cremlino sembra puntare, tra le altre cose, ad una restrizione del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza. Nel 1920 la Russia rivoluzionaria fu il primo stato al mondo a legalizzare l’aborto.

La finestra legale per l’aborto in Russia è stata lentamente ridotta a partire dagli anni ’90, quando le donne potevano interrompere la gravidanza senza condizioni fino a 12 settimane dal concepimento o anche fino a 22 settimane in alcune specifiche circostanze, non solo di tipo medico ma anche socio-economico. Dall’avvento al potere di Putin, però, il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza ha subito crescenti restrizioni. La Chiesa ortodossa russa preme affinché i tempi per l’aborto legale siano ridotti a otto settimane e a sole 12 settimane in caso di stupro.

Già durante l’estate, il ministro della Sanità di Mosca, Mikhail Murashko, ha proposto di limitare la vendita della pillola del giorno alle sole farmacie e di proibire gli aborti nelle cliniche private, affidando la procedura esclusivamente a centri medici controllati dallo Stato, all’interno dei quali le difficoltà per le donne che intendono interrompere le gravidanze indesiderate aumentano a causa delle crescenti ingerenze del clero ortodosso e degli ostacoli frapposti da una parte del personale sanitario.

«Una pratica decisamente viziosa ha permeato la società: la convinzione che una donna debba ricevere un’istruzione, poi avere una carriera, poi assicurarsi di avere una base finanziaria e solo dopo preoccuparsi di avere figli» ha detto Murashhko alla Duma di Stato, la Camera bassa russa, nel corso di un suo intervento lo scorso 18 luglio.

Il governo federale dovrebbe approvare le misure restrittive nei prossimi giorni, ma intanto molti governatori regionali si sono portati già avanti, anche se non tutte le formazioni politiche che sostengono il presidente Putin – che ha dichiarato il 2024 “l’anno della famiglia” – sono d’accordo con il giro di vite del Cremlino. Pagine Esteri

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GAZA. Nel sud la fame dilaga tra sfollati e residenti. Oggi altre decine di morti


Si moltiplicano gli assalti ai camion degli aiuti mentre i prezzi dei pochi generi di prima necessità ancora reperibili sono schizzati alle stelle. L'articolo GAZA. Nel sud la fame dilaga tra sfollati e residenti. Oggi altre decine di morti proviene da P

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della redazione

(foto di Mahmoud Fareed-WAFA)

Pagine Esteri, 11 dicembre 2023Palestinesi e agenzie umanitarie internazionali denunciano il dilagare della fame nella Striscia di Gaza ed esprimono il timore di un esodo di massa verso l’Egitto. La maggior parte dei 2,3 milioni di persone di Gaza sono state costrette ad abbandonare le proprie case e gli sfollati affermano che è impossibile trovare rifugi e cibo. Si moltiplicano perciò gli assalti ai camion degli aiuti mentre i prezzi dei pochi generi di prima necessità ancora reperibili sono schizzati alle stelle.

I camion degli aiuti rischiano di essere bloccati da persone disperate solo se rallentano a un incrocio, ha detto all’agenzia di stampa Reuters, Carl Skau, vicedirettore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite. “La metà della popolazione muore di fame, nove su 10 non mangiano tutti i giorni”, ha aggiunto.

Ancora alla Reuters un palestinese ha riferito di non aver mangiato per tre giorni e di aver dovuto mendicare il pane per i suoi figli. “Faccio finta di essere forte, ma ho paura di crollare davanti a loro da un momento all’altro”.

1,9 dei 2,3 milioni di abitanti palestinesi di Gaza sono sfollati e le agenzie umanitarie descrivono come “catastrofiche” le condizioni di vita nelle aree meridionali della Striscia dove si concentrano gli sfollati. “Mi aspetto che presto l’ordine pubblico crolli completamente e che possa svilupparsi una situazione ancora peggiore, comprese malattie epidemiche e una maggiore pressione per lo sfollamento di massa in Egitto”, ha avvertito ieri il segretario generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres.

Dopo la rottura del cessate il fuoco durato una settimana, Israele ha iniziato un’offensiva di terra nel sud e da allora si è spinto da est nel cuore della città di Khan Younis, con aerei da guerra che hanno attaccato anche aree a ovest. Philippe Lazzarini (Onu), commissario generale dell’UNRWA, sabato ha accusato Israele di spingere gli abitanti di Gaza sempre più vicino al confine in modo che vadano in Egitto. Il Cairo ha da tempo avvertito che non permetterà ai palestinesi di entrare nel suo territorio, temendo che non potranno più tornare a Gaza.

Israele dice di voler “annientare” Hamas responsabile dell’attacco del 7 ottobre in cui sono rimasti uccisi circa 1200 israeliani ed altri 240 sono stati sequestrati. Con questa motivazione ha lanciato una guerra a Gaza che si è rivelata devastante per la popolazione civile palestinese. Almeno 18.205 palestinesi sono stati uccisi e 49.645 feriti, secondo il ministero della Sanità di Gaza. Decine di migliaia di case sono state distrutte dai bombardamenti.

32 palestinesi sono stati uccisi a Khan Younis durante la scorsa notte. Il braccio armato di Hamas ha detto di aver colpito due carri armati con razzi e sparato colpi di mortaio contro le forze israeliane. Militanti e residenti hanno affermato che i combattimenti sono stati v iolenti anche a Shejaia, a est di Gaza City, a Sheikh Radwan e a Jabalia. L’ospedale Shuhada Al-Aqsa nei pressi di Deir Balah ha riferito di aver ricevuto i corpi di 40 uccisi. I medici hanno anche detto che un attacco aereo israeliano ha ucciso quattro civili in una casa a Rafah.

Oggi nella Cisgiordania occupata da Israele e nella vicina Giordania, la maggior parte dei negozi e delle attività commerciali sono rimasti chiusi in adesione allo sciopero globale a sostegno del popolo palestinese e di un cessate il fuoco immediato a Gaza.

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