In Cina e Asia – Mar Rosso, dagli Houthi rassicurazioni alle navi cinesi e russe
Mar Rosso, dagli Houthi rassicurazioni alle navi cinesi e russe
L'Australia smentisce i commenti di Pechino su un incidente navale di novembre
Cina, circa il 70% dei cinesi supporta la leadership di Xi Jinping
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TAIWAN. Lai è un presidente dimezzato
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di Michelangelo Cocco
(questo articolo è stato pubblicato in origine da Rassegna Cina)
Pagine Esteri, 19 gennaio 2023 – Con la vittoria di William Lai Ching-te di sabato scorso, il Partito progressista democratico (Dpp) ha conquistato per la terza volta consecutiva la presidenza di Taiwan. Non era mai successo nella storia dell’isola, dove il Dpp e i nazionalisti del Kuomintang (Kmt) l’avevano mantenuta al massimo per due mandati di fila. Lai l’ha spuntata grazie all’incapacità del Kmt e del Partito popolare (Tpp) di presentare un candidato unitario: è stato eletto con il 40,05% delle preferenze, Hou Yu-ih del Kmt ha ottenuto il 33,49% e Ko Wen-jie del Tpp il 26,45%.
Il Dpp ha subìto un’emorragia di voti, passando dagli 8.170.231 (il 57,13 per cento) delle presidenziali di quattro anni fa a 5.586.019. Complessivamente il Kmt e il Dpp ne hanno ottenuti 8.361.487 (il 59,95%). Le elezioni legislative, che si sono svolte assieme alle presidenziali, hanno dato vita a un parlamento (113 seggi) in cui il Dpp ne avrà 51 (-10), il Kmt 52 (+14) e il Tpp 8 (+3).
Questo significa che Lai (che si insedierà il prossimo 20 maggio) dovrà scegliere i ministri (che saranno nominati il 1° febbraio) tenendo conto dei nuovi rapporti di forza nell’unica camera (lo Yuan legislativo) e che dovrà scendere a patti con le opposizioni su tutto – dalla politica economica alle relazioni con la Repubblica popolare cinese – se vorrà far passare i provvedimenti del suo governo.
Le reazioni di Pechino e Washington alla vittoria di Lai – più “indipendentista” rispetto alla sua predecessora Tsai Ing-wen – sono state improntate alla prudenza, come suggerito dai guardrail piazzati il 15 novembre scorso nell’incontro tra Xi Jinping e Joe Biden a San Francisco. Il governo cinese ha riaffermato l’inviolabilità del principio “una sola Cina”, mentre Biden ha dichiarato: «Non sosteniamo l’indipendenza» di Taiwan. Con il presidente democratico in corsa per la riconferma (negli Usa si voterà il 5 novembre), è probabile che nei prossimi mesi la sua amministrazione frenerà le iniziative del Dpp che potrebbero apparire a Pechino più “provocatorie”.
Due giorni dopo la vittoria di Lai, Taiwan ha subìto lo schiaffo di Nauru: il micro-stato insulare della Micronesia ha riconosciuto la Rpc invece di Taiwan, lasciando quest’ultima riconosciuta ufficialmente come Repubblica di Cina solo da undici staterelli più il Vaticano.
I risultati delle elezioni presidenziali e legislative di Taiwan del 13 gennaio
Le associazioni imprenditoriali taiwanesi hanno subito invitato il presidente eletto a promuovere una politica più pragmatica nei confronti della Rpc, a ripensare cioè il “de-risking”, la riduzione della dipendenza dalla Cina per quanto riguarda commercio e investimenti promossa negli ultimi anni.
Nei prossimi mesi Pechino insisterà – attraverso una costante opera di moral suasion, e con strumenti di pressione economica e commerciale – per il rispetto da parte di Taiwan del “Consenso del 1992” raggiunto tra rappresentanti del partito comunista e del Kmt, potendo contare dopo otto anni su una solida sponda parlamentare a Taipei, dove sia il Kmt che il Tpp sono favorevoli alla ripresa del dialogo interrotto nel 2016, con l’elezione di Tsai Ing-wen. Pagine Esteri
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I SETTE OBIETTIVI GLOBALI DI INTERPOL E LA LORO REVISIONE
Interpol, l’Organizzazione internazionale di cooperazione tra le Forze di Polizia di 196 Stati Membri (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter…) , ha rilasciato i suoi Global Policing Goals (GPG).
Le sfide odierne alla sicurezza sono interconnesse e globali e minacciano lo sviluppo sostenibile della società. La collaborazione multilaterale tra le forze dell’ordine è quindi vitale per affrontare questi rischi per la sicurezza complessi e in evoluzione.
Essendo l’unica organizzazione di polizia che opera a livello globale, l’INTERPOL svolge un ruolo unico nel sostenere gli sforzi internazionali per salvaguardare le comunità e rendere il mondo un luogo più sicuro.
Per fare ciò in modo coerente in tutto il mondo, è importante che tutti gli attori dell’architettura di sicurezza globale condividano una comprensione delle minacce e lavorino per raggiungere gli stessi risultati.
Sono stati così sviluppati sette Global Policing Goals (GPG) per affrontare una serie di questioni legate alla criminalità e alla sicurezza. Approvati dai nostri paesi membri nel 2017, gli Obiettivi sono stati lanciati ufficialmente nel 2018.
Coerentemente con la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e il principio di neutralità (sancito rispettivamente negli Articoli 2 e 3 della Costituzione dell'INTERPOL), gli Obiettivi di Polizia Globale sono universali, ambiziosi e sostenuti dall'azione collettiva.
Gli obiettivi di polizia globale si concentrano sugli sforzi collettivi della comunità internazionale delle forze dell’ordine per creare un mondo più sicuro e sostenibile per le generazioni future.
I sette obiettivi di polizia globale dell'INTERPOL:
Obiettivo 1 : consentire alla comunità globale delle forze dell’ordine di contrastare e prevenire in modo più efficace il terrorismo attraverso la cooperazione internazionale,
Obiettivo 2: promuovere la sicurezza delle frontiere in tutto il mondo,
Obiettivo 3: migliorare la risposta delle forze dell’ordine alla protezione delle comunità vulnerabili,
Obiettivo 4: ridurre il danno globale e l’impatto della criminalità informatica,
Obiettivo 5: Contrastare la corruzione e la criminalità finanziaria in tutte le sue forme,
Obiettivo 6: Contrastare le forme gravi di criminalità organizzata e il traffico di droga,
Obiettivo 7: Rafforzare la sicurezza ambientale e sostenere la promozione di mezzi di sussistenza sostenibili contrastando i crimini che colpiscono l’ambiente e il clima.
Impatto positivo sugli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDG) delle Nazioni Unite
Il Segretariato Generale dell'INTERPOL ha pubblicato un rapporto nel 2020 per mostrare le relazioni – sia dirette che indirette – tra ciascuno dei sette GPG dell'INTERPOL e i singoli SDG delle Nazioni Unite e i loro obiettivi.
In alcuni casi, tutti e sette i GPG INTERPOL sostengono lo stesso SDG delle Nazioni Unite, a causa della natura trasversale dell’SDG in questione. Ciò è particolarmente vero per l’Obiettivo 5 (Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’emancipazione di tutte le donne e le ragazze) e per l’Obiettivo 17 (Rivitalizzare il partenariato globale per lo sviluppo sostenibile). In altri casi, i collegamenti tra GPG e SDG sono più specifici.
Processo di revisione del 2023
L’evoluzione del panorama della sicurezza è stata sempre più guidata dall’innovazione tecnologica. I GPG sono stati quindi rivisti nel 2023 come parte di un processo di collaborazione guidato dall’INTERPOL in collaborazione con le forze dell’ordine regionali di tutto il mondo. Il risultato di questa revisione è stato adottato durante la conferenza centenaria della polizia a Vienna, in Austria (leggi qui => noblogo.org/cooperazione-inter…) .
Il processo di revisione dei GPG per il 2023 è stato condotto parallelamente alla revisione intermedia dell’attuazione degli SDG. Questa revisione ha individuato cinque aree principali che avranno un impatto futuro sulla polizia:
• Condivisione di dati e informazioni
• Collaborazione e partenariati
• Buon governo, Stato di diritto e rispetto dei diritti umani
• Sviluppo di capacità e formazione, innovazione e digitalizzazione
• Facilitatori della criminalità informatica e della criminalità finanziaria
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21 gennaio iniziative a Livorno per centenario Lenin
21 gennaio 2024: 103 anni dalla fondazione del Partito Comunista d'Italia, 100 anni dalla morte di Lenin 21 gennaio 2024: 103 anni dalla fondazione delRifondazione Comunista
C'è del ghiaccio sepolto all'equatore di Marte? I MEDIA INAF
"Si tratta del più grande deposito di acqua mai rilevato in questa porzione del pianeta: se si sciogliesse, potrebbe coprire la superficie di Marte con uno strato d’acqua profondo da 1,5 a 2,7 metri. Sulla Terra, una simile massa di acqua sarebbe sufficiente a riempire il Mar Rosso."
Threads, il nuovo social network text-based rivale di Twitter si dovrebbe distinguere per la federazione e la privacy
Oltre alle caratteristiche innovative, come la "federazione" e l'utilizzo del protocollo #ActivityPub, #Threads solleva importanti questioni riguardo alla privacy e ai rischi associati all'iscrizione. Esaminiamo a fondo gli aspetti che definiscono Threads e il suo impatto sulle esperienze digitali degli utenti.
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Sfrontati
Il tema non è bello, ma fuggirne lo peggiora. Pone inaggirabili problemi politici, che una parte dovrebbe far valere sull’altra, mentre si ha l’impressione che se li risparmino a vicenda. Vivere in pace non è una condizione naturale ma una conquista, un delicato prevalere della ragione sulla forza, degli interessi commerciali sulle allucinazioni nazionalistiche, ideologiche o mistiche. La pace si conserva mettendo la deterrenza al posto della guerra, predisponendo la forza militare, regolandone l’uso e contando in questo modo di farla valere senza doverla dispiegare. Ed è su quel che serve a conservare la pace che c’è pericolosa confusione.
Le guerre sono tutte brutte, ma non tutte uguali. Si dice che dopo la Seconda guerra mondiale abbiamo avuto la più lunga stagione di pace, ma vale solo per noi: in realtà non c’è stato un solo giorno senza guerre. Ma anche dove riguardavano nostri interessi, non attentavano alla nostra sicurezza. Lo scenario è cambiato, purtroppo.
La criminale offensiva scatenata da Putin in Ucraina non è una qualsiasi guerra, ma una scelta che ha nel mirino l’ordine seguito all’ultimo conflitto mondiale. Lì si è aperto un inferno le cui disastrose conseguenze si liberano anche a fronte del fallimento dell’attacco russo e della trasformazione dell’invasore in difensore delle poche terre che è riuscito a invadere. È l’inferno ucraino ad avere portato l’Iran nella posizione di fornitore essenziale di armi ai russi (assieme alla Corea del Nord) e, quindi, ad avere suggerito l’opportunità di usare Hamas per il colpo di maglio a Israele, giustamente considerato un bastione occidentale in Medio Oriente. Lo stesso Iran che ha finanziato e armato gli Houthi yemeniti, capaci di mettere a repentaglio la sicurezza dei trasporti nel Mar Rosso, quindi arrecando un danno immediato alla prosperità e produttività delle nostre libere economie. Non si tratta di focolai separati, ma di fronti collegati. E destinati ad allargarsi, come dimostra l’attacco iraniano in Pakistan.
Tutto questo porta a un aumento delle spese militari. Sia per alimentare la resistenza del fronte ucraino – la cui caduta non riguarderebbe solo gli ucraini, ma noi direttamente, con una drammatica perdita di sovranità e sicurezza in casa nostra – sia per evitare quel che il nostro ministro della Difesa va ripetendo, ovvero che appaia vuoto l’arsenale. L’aumento della spesa militare non è soltanto una questione economica – tanto più che siamo anche produttori di sistemi difensivi – ma eminentemente politica. E qui si viene all’incredibile vuoto nella nostra discussione pubblica.
Ci sta eccome che la maggioranza di destra non conceda tregua alla sinistra, sulla spesa militare e sulla fornitura di aiuti all’Ucraina. Ci sta perché la sinistra ha avuto il Ministero della Difesa fino a ieri mattina, perché ha condiviso la scelta di stare al fianco degli ucraini e perché sono stati molti i suoi governi che hanno sottoscritto l’assicurazione – data in sede Nato – di portare al 2% la spesa militare. Chiedere conto dei cambiamenti è mettere in evidenza l’incoerenza e, quindi, l’inaffidabilità.
Ci sta che la sinistra ponga alla destra il tema dell’integrazione europea, perché quello è il solo razionale livello di difesa della sovranità (monetaria e difensiva), quello il solo ambito in cui la spesa può contare su economie di scala (e su un più vasto mercato), quella la sola alternativa a tornare alla divisione dell’Europa in aree di influenza, con minore sovranità. Chiedere conto delle castronerie dette in passato (e di talune ripetute) è mettere in evidenza l’incoerenza, quindi l’inaffidabilità.
È pur interessante discutere delle candidature alle europee, purché solo fino a un certo punto e sebbene riguardi solo ed esclusivamente i partitanti. Mentre fissare la propria posizione sul fronte della sicurezza, segnalando la sfrontatezza di certe giravolte, sarebbe essenziale. Ma, all’evidenza, meno attraente, dovendosi riconoscere che serve più spesa e maggiore integrazione Ue.
La Ragione
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Etica bancaria, il carteggio Malagodi-Mattioli
Concluso il cinquantenario della scomparsa di Raffaele Mattioli, non vengono meno gli interessi per ulteriori approfondimenti su uno dei principali banchieri italiani del Novecento. Nell’archivio dellaFondazione Luigi Einaudi di Roma emerge il carteggio fra Mattioli e Giovanni Malagodi che fu il suo principale collaboratore alla Banca Commerciale Italiana, soprattutto nei difficili anni 30. Molto importante, in particolare per l’etica e il risparmio, è una lettera di Mattioli a Malagodi sullo scandalo Giuffrè, l’ex bancario autore delle truffe che, negli anni 50, colpirono soprattutto sacerdoti e suore. Il 12 gennaio 1959 Mattioli scrisse a Malagodi: «Caro Giovanni, ho letto attentamente la relazione Giuffrè e non posso che confermarti il parere negativo che già ti diedi circa l’opportunità di modificare la legge bancaria (…) La Commissione accerta che il Giuffrè non ha esercitato il credito, non è quindi incappato nelle sanzioni previste dall’art. 96 della legge bancaria», ma, continua (pag. 22), «poiché il caso Giuffrè è «un fenomeno abnorme» che può recar nocumento, «direttamente o di riflesso», alle normali attività delle aziende di credito, ci vorrebbe un’“integrazione” della legge bancaria per tutelare il risparmio «contro forme organizzate di rastrellamento di capitali», ecc. Ora, la legge bancaria regola l’attività delle banche e se anche le banche avessero avuto un nocumento qualsiasi dall’attività del Giuffrè, riconosciuto non-banchiere, ne sarebbero state le vittime, ma in nessun modo le complici, nemmeno involontarie.
Aggravare e complicare le norme che regolano l’attività delle banche, vorrebbe dire prendersela con le vittime (putative), non con il colpevole. E già recherebbe gravissimo, sicuro nocumento al buon nome delle banche qualunque provvedimento ad esse relativo che volesse giustificarsi con il caso Giuffrè. «Ma –si dice – è a protezione
delle banche che s’invocano nuove regolamentazioni (…) Se per “rastrellare” capitali a detrimento del sistema bancario occorre offrire interessi come quelli pagati (o promessi)dal Giuffrè, il pericolo è immaginario. (…) La misura degli interessi offerti dal Giuffrè è la prova incontestabile che egli non faceva il banchiere: non avrebbe mai potuto impiegare i fondi“rastrellati” allo stesso saggio. Che cosa pensavano dunque quelli che gli portavano quattrini? Che avesse il segreto per vincere alla roulette? Che avesse scoperto la pietra filosofale? Certamente no».«Che cosa c’entra con tutto questo la legge bancaria?» – scriveva ancora Mattioli – «(…) Alle banche lo scandalo Giuffrè – nonostante le insistenze quotidiane sulla “anonima banchieri” – non ha fatto male alcuno, anzi è stato un giovamento. Non è serio chiedere che la vigilanza sulle attività bancarie venga estesa e rafforzata per colpire anche chi non svolge attività bancaria. Si arriverebbe così a un intervenzionismo aprioristico ed esasperato, che deformerebbe e smusserebbe proprio quegli organi di vigilanza e controllo che già esistono e funzionano ai fini di ciò che li fa esistere.
Si intralcerebbe un’attività sana, lecita, di sua natura espansiva, per la fisima di prevenire, meglio, per darsi l’aria di voler prevenire imprevedibili, truffaldine irregolarità (“fenomeni abnormi”). Per i delinquenti ci sono le leggi penali (anche i
ladri rastrellano fondi!), le leggi di polizia, le leggi fiscali». «È tutelato dalla legge» – aggiungeva Mattioli – «chi i propri soldi li porta alle banche. Ma ognuno è libero di fare con i propri soldi quel che vuole; e se li dà a un imbroglione, si accomodi pure. Equando scoppierà l’imbroglio, le leggi esistenti – civili e penali – sono quelle che debbono“rendergli giustizia”. Ma non la legge bancaria, quella non regola l’attività degli imbroglioni – e non può aspirare a regolarla. La legge bancaria non è per usurai, strozzini, giocolieri, benefattori – ma è legge intesa a regolare l’attività delle banche, cioè di chi fa credito e per far credito raccoglie quattrini. La legge stabilisce che chi fa credito raccogliendo quattrini deve essere iscritto nell’apposito albo – e se chi fa credito raccogliendo quattrini non è iscritto all’albo incappa appunto negli artt. 87 e 96 della legge bancaria. Ed è una legge molto restrittiva che ha funzionato e funziona egregiamente. Si vuole renderla inefficiente?» rilevava Mattioli. Nel carteggio fra Mattioli e Malagodi, negli anni in cui Giovanni non era più in Comit, ma nelleIstituzioni della Repubblica, molta parte riguarda, oltre all’economia e alla finanza, la storia e la cultura che accomunavano i loro
interessi e passioni ideali. Di particolare significato è una lettera del 5 febbraio 1968 di Malagodi a Mattioli, allora Presidente della Banca Commerciale, in cui gli segnala che il nipote di Giovanni Giolitti, Architetto Chiaraviglio, stava mettendo in ordine il carteggio fra Giovanni Giolitti e Alfredo Frassati che era stato Direttore de «La Stampa» di Torino nei primi decenni del Novecento e molto vicino a Giolitti.
Mattioli, anche a fine anni 60, continuava ad avvalersi della competenza bancaria di Malagodi chiedendogli anche pareri preventivi sulle attività e sulle innovazioni da inserire nella BancaCommerciale Italiana, in particolare sull’importanza «del capitale di una banca come presidio e garanzia dei depositi».La questione era particolarmente importante e complessa, poiché allora la Banca Commerciale apparteneva al mondo
delle Partecipazioni Statali e, quindi, le decisioni relative al capitale della banca implicavano procedure complesse. Il 24 aprile 1972, proprio nei giorni dell’uscita di Mattioli dal vertice della Banca Commerciale, Malagodi scrisse una lettera molto riservata all’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone in cui proponeva «di nominare alla prima occasione possibile Senatore a vita il nostro comune amico Raffaele Mattioli. Tu ne conosci i grandissimi meriti verso l’Italia, sia sul piano culturale, sia sul piano della politica economica e di conseguenza sociale. Lo conosci e lo apprezzi anche personalmente, per le sue doti veramente insigni di animo e di mente. Sai anche quanto sia valido e vigoroso. Quanto a me sono 46 anni che lo conosco, che lo apprezzo e gli voglio bene, che lavoro con lui da vicino e da lontano, nella professione bancaria o nella concordia discorde delle opinioni – entrambi però sempre sul piano di una intransigente intuizione di libertà. So che è una decisione che rileva nella tua competenza esclusiva.Perciò ti faccio questa proposta in via confidenziale…» Purtroppo, Mattioli scomparve un anno dopo, il 27 luglio 1973, e non ebbe tempo di poter ricevere l’importante riconoscimento.
Il Sole 24 Ore
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Il rapporto del centro studi NIST sulla privacy dei dati genetici
Il National Cybersecurity Center of Excellence del NIST ha pubblicato un interessante documento su sicurezza informatica e protezione dei dati personali connessi all’utilizzo di dati genetici o genomici. Ecco un’analisi dettagliata per sottolinearne alcuni aspetti rilevanti e proporre utili riflessioni
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Google aveva detto che avrebbe tolto i dati sulle cliniche per abortire, sorpresa sorpresa non lo ha fatto!
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Resistere all'inevitabile. Iniziano oggi le pubblicazioni della nuova newsletter di Diletta Huyskes
«Da tempo penso se e come fare una cosa del genere, e alla fine a inizio ottobre 2023, durante un volo Fiumicino-L’Havana, ho sentito definitivamente il bisogno di condividere con altre persone alcuni pensieri. Ho iniziato a scrivere. Perché non voglio più che tutte le mie domande rimangano solo sulle note del mio telefono: penso sia più bello se vengono accolte anche da altre persone. E quindi, anche se non ho ancora capito bene come si usa e nonostante l’assenza di un piano chiaro, ho deciso di partire.»
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FPF Files Comments with the Consumer Financial Protection Bureau Regarding Personal Financial Data Rights
On December 21st, 2023, the Future of Privacy Forum filed comments with the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) in response to the notice of proposed rulemaking (NPRM) regarding personal financial data rights. FPF’s comments focus on promoting privacy as a core tenet in the U.S. open banking ecosystem in order to protect individuals’ personal information while enhancing user trust.
This NPRM is the latest milestone in the Bureau’s multi-year effort to create a regulatory framework for open banking in the U.S. using its Section 1033 authority. Section 1033 was passed as part of the Consumer Financial Protection Act (CFPA) of 2010 and it governs access to a person’s data held by a consumer financial services provider. The CFPB’s proposed rule requires data providers, such as banks, card issuers, and digital wallets, to share certain kinds of consumer financial data (e.g., transactions information and account balance) with authorized third parties at the consumer’s request. As the CFPB sets out, “[t]his proposed rule aims to . . . push for greater efficiency and reliability of data access across the industry to reduce industry costs, facilitate greater competition, and support the development of beneficial products and services.”1
In our submission, FPF provides several recommendations to the CFPB, including:
- Encouraging the development of industry standards for third party privacy rules and data provider denials of access requests;
- Supporting an opt-in standard and use of de-identified data, while providing an approach for high-risk uses;
- Clarifying an approach to address ‘dark patterns’ to discourage consumer manipulation;
- Strengthening the phase-out of and directly prohibiting third parties from engaging in screen scraping of data from online consumer accounts; and
- Harmonizing various privacy rules that result in numerous and different notices and choices.
FPF’s comments are the culmination of over a year of meetings with key stakeholders in the open banking ecosystem. Both build upon earlier recommendations that FPF made in response to the Bureau’s “Outline of Proposal and Alternatives Under Considerations for the Personal Financial Data Rights Rulemaking,” which was a prerequisite to the NPRM. Last year, FPF also released an infographic, “Open Banking And The Customer Experience,” visualizing the U.S. open banking ecosystem and the challenges affecting it, which are also addressed in FPF’s latest comment.
1Required Rulemaking on Personal Financial Data Rights, 88 Fed. Reg. 74796, 74843 (Oct. 31, 2023).
Attacco del Pakistan in Iran, 9 morti
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di Redazione
Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’Iran ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata di Pakistan a Teheran per chiedere spiegazioni sugli attacchi sferrati questa notte dalle forze armate pakistane contro presunti obiettivi terroristici nella provincia di Sistan e Balochistan, nel sud dell’Iran.
Gli attacchi, una evidente risposta a quelli sferrati il 16 gennaio dall’Iran contro alcuni obiettivi nel Belucistan, sono stati confermati dal ministero degli Esteri pakistano, secondo cui gli attacchi sferrati in territorio iraniano hanno portato all’uccisione di alcuni terroristi «nell’ambito di un’operazione di intelligence dal nome in codice Marg Bar Sarmachar (“Morte ai ribelli”)». «Negli ultimi anni il Pakistan ha costantemente espresso grave preoccupazione per i rifugi sicuri utilizzati dai terroristi di origine pakistana che si autodefiniscono ‘Sarmachar’ nei territori non governati all’interno dell’Iran» afferma una nota del governo pakistano.
Secondo le autorità iraniane, però, i missili pakistani contro l’area di Saravan hanno ucciso nove persone, tra cui quattro bambini e tre donne. Testimoni hanno affermato sui social media che almeno sette località vicino a Saravan – compresi i villaggi di Shamsar e Haghabad, e un’area vicino alla base di Saravan delle guardie rivoluzionarie – sono state presi di mira dalle forze di Islamabad.
Ieri il governo del Pakistan aveva annunciato la decisione di richiamare il suo ambasciatore in Iran. La portavoce del ministero degli Esteri pachistano, Mumtaz Zahra Baloch, ha riferito anche che l’ambasciatore iraniano a Islamabad, attualmente in Iran, per il momento potrebbe non tornare. Inoltre, sono state sospese tutte le visite ad alto livello in corso o previste per i prossimi giorni tra i due Paesi. – Pagine Esteri
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European Parliament o extend voluntary chat control with some modifications
Now that the EU plans for mandatory screening of private communications and the removal of secure encryption (chat control 2.0) have been put on ice for the time being due to a lack of majority in the EU Council, the European Parliament‘s rapporteur Birgit Sippel (S&D) in today‘s draft report proposes to approve the Commission’s proposal to extend the existing voluntary chat control regime with some changes. So far, the EU‘s regulation greenlighting the indiscriminate scanning of direct messages for suspected content on Instagram Messenger, Facebook Messenger, GMail and XBox is set to expire on 3 August 2024. Pirate Party Member of the European Parliament and most prominent opponent of chat control Patrick Breyer, who is also his group’s lead negotiator, comments:
“Instead of taking up the EU Parliament’s new approach for more effective and court-proof child protection without chat control mass surveillance, EU Commissioner ‘Big Sister’ Johansson is incorrigibly insisting in the destruction of digital privacy of correspondence, playing for time and hoping to manipulate critical EU states into agreeing by running infamous campaigns and spreading misinformation. This approach has gotten us into deadlock politically, failing children and abuse victims alike. We should clearly reject this strategy and insist on finding better solutions than mass surveillance, as proposed by the European Parliament last year.”
According to her draft report, Sippel wants to extend voluntary chat monitoring by one instead of two years as proposed by the Commission or three years as requested by the Council. She wants to phase out the automated searching of chat texts for grooming-related keywords – although this is hardly used anyway and accounts for 0.2% of reports only.
Breyer sharply criticises the instrument of voluntary chat control: “The voluntary mass surveillance of our private communication by US services such as Meta, Google or Microsoft does not make any significant contribution to saving abused children or convicting abusers, but conversely criminalises thousands of minors, overburdens law enforcement officers and opens the door to arbitrary private justice by internet companies. If, according to Johansson’s own statements, only one in four flagged converations are relevant to the police at all, this means 75,000 leaked intimate beach photos and nude pictures for Germany every year, which are not safe with unknown moderators abroad and do not belong in their hands.”
“The regulation on voluntary chat control is both unnecessary and contrary to fundamental rights: social networks as hosting services do not need a regulation to check public posts. The same applies to suspicious activity reports by users. And the error-prone automated reports from the screening of private communications by Zuckerberg’s Meta Group, which account for 80% of chat messages, will be eliminated anyway by the announced introduction of end-to-end encryption. The legal opinion of a former ECJ judge proves that voluntary chat monitoring as a suspicionless and comprehensive surveillance measure is contrary to fundamental rights. A victim of abuse and I are taking legal action against this and the Ministry of Digital Affairs has confirmed that the exemption regulation does not allow for voluntary chat monitoring in Germany at all.”
The Committee on Home Affairs (LIBE) is expected to approve the extension of voluntary chat controls on 29 January. The Parliament wants to reach an agreement with the Council in the second week of February, and the extension should be approved shortly afterwards.
Meanwhile, the EU interior ministers are to vote again in March on the introduction of mandatory chat control 2.0 for all providers, according to the Belgian Presidency‘s planning.
In Cina e in Asia – Blinken: "Maggiore collaborazione tra Cina e Usa nel prossimo anno”
I titoli di oggi: Blinken: “Maggiore collaborazione tra Cina e Stati Uniti nel prossimo anno” Cina, Shein sotto indagine per trattamento dei dati Cina, la produzione hi-tech segna la crescita più bassa mai registrata Iran e Cina hanno firmato un protocollo di intesa sulle forze di polizia Un laboratorio cinese ha mappato il Covid-19 due settimane prima delle comunicazioni ufficiali ...
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Corno d’Africa: l’Etiopia accende una nuova miccia nella polveriera
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’accordo firmato il primo gennaio tra Etiopia e Somaliland – uno stato della Somalia che rivendica la propria indipendenza da Mogadiscio – per dotare Addis Abeba di uno sbocco al mare ha già provocato una seria crisi regionale che rischia di degenerare nell’ennesimo conflitto armato.
Uno sbocco al mare per fare grande l’Etiopia
L’utilizzo del grande porto di Berbera, la città costiera del Somaliland oggetto delle mire di Addis Abeba, concederebbe all’Etiopia un accesso diretto al Golfo di Aden e quindi al Mar Rosso, una delle rotte economicamente più redditizie e importanti anche dal punto di vista strategico. L’intesa potrebbe avere infatti anche un risvolto militare, come testimonia un recente incontro tra i capi di stato maggiore degli eserciti dei paesi contraenti. Nell’area di 20 chilometri di coste che il Somaliland assegnerebbe all’Etiopia per 50 anni, o secondo alcune fonti a Lughaya, nella regione di Adal, Addis Abeba ha intenzione di costruire una base navale.
L’intesa preoccupa molti paesi
Non stupisce che il progetto abbia suscitato, oltre a quella somala, la contrarietà di diversi paesi – dagli Stati Uniti al Regno Unito, dall’Egitto alla Turchia all’Arabia Saudita – che considerano contraria ai propri interessi una crescita del ruolo geopolitico dell’Etiopia e la destabilizzazione della regione.
Il memorandum rischia inoltre di far entrare Addis Abeba in contraddizione con la Cina, con cui negli ultimi anni l’Etiopia ha sviluppato relazioni preferenziali. Non solo il Somaliland è riconosciuto solo da Taiwan, territorio a sua volta rivendicato da Pechino, ma l’accordo consente ad Addis Abeba di bypassare del tutto Gibuti, paese che finora ha assicurato l’85% delle importazioni e delle esportazioni etiopi e nel quale è presente la più grande base militare cinese all’estero, inaugurata nel 2017. É anche vero che senza uno sbocco al mare l’Etiopia rischia di rimanere in gran parte tagliata fuori dalle potenzialità offerte dalla “Belt and Road Initiative”, l’enorme progetto infrastrutturale guidato proprio dalla Cina.
Il Somaliland spera nell’effetto domino
Secondo vari media regionali, tra cui il sito “Garowe Online”, nei prossimi giorni il primo ministro etiope Abiy Ahmed intende visitare Berbera. La stessa visita di Ahmed costituirebbe una forma di legittimazione per la regione de facto indipendente, rappresentando quindi un’inaccettabile provocazione per la Somalia. Il Somaliland sorge sui territori occupati e amministrati dall’Impero Britannico dal 1884 al 1960, quando la regione ottenne l’indipendenza ma decise di unirsi a quelle liberatesi dal dominio italiano per formare la Repubblica di Somalia. Presto però le tensioni sfociarono in una sanguinosa guerra civile finché nel 1991 l’ex Somalia Britannica ha tagliato completamente fuori Mogadiscio dalla gestione della regione. Da molti anni, poi, il Somaliland è impegnato anche in un conflitto a bassa intensità, causato da contrapposte rivendicazioni territoriali, con il confinante Puntland, stato somalo che pure accampa pretese indipendentiste da Mogadiscio.
Il governo del Somaliland punta molto sull’intesa con Addis Abeba. Nei giorni scorsi, in un’intervista concessa al quotidiano “Observer”, il ministro degli Esteri di Hargheisa (la capitale dell’entità indipendentista) Essa Kayd ha sottolineato che in cambio della concessione all’Etiopia dell’utilizzo di Berbera, il governo etiope dovrà riconoscere formalmente la sovranità del Somaliland. Hargheisa spera che il passo possa generare un effetto domino in Africa e nel resto del mondo spianando la strada ad un ampio riconoscimento internazionale.
Manifestazione in Somalia contro l’intesa tra Etiopia e Somaliland
La “prigione geografica” è una “ingiustizia storica”
Per ora il premier etiope sembra cauto sul riconoscimento formale del Somaliland, ma Ahmed insiste sull’urgenza di risolvere quella definisce «un’ingiustizia storica», ricordando che a partire dal 1993 – quando l’indipendenza dell’Eritrea sottrasse all’Etiopia centinaia di km di coste – il suo paese è diventato il più grande al mondo senza accesso al mare e che «quest’errore minaccia l’esistenza stessa del popolo etiope». «Nel 2030 avremo 150 milioni di abitanti, che non possono vivere in una prigione geografica» ha affermato il leader etiope.
Ad ottobre il governo etiope ha presentato in parlamento un documento intitolato “Interesse nazionale dell’Etiopia: principi e contenuti” nel quale per la prima volta la rivendicazione di un accesso al mare veniva tramutata in azione concreta.
Tra la fine di ottobre e i primi di novembre, il governo etiope ha poi avanzato alla Somalia, all’Eritrea, al Sudan, al Kenya e a Gibuti la richiesta di concedergli l’uso di alcune porzioni delle loro coste, ricevendo però in cambio dei secchi dinieghi. A quel punto le attenzioni di Addis Abeba si sono concentrate sul Somaliland che, pur essendo uno stato indipendente solo de facto, si è dimostrato interessato alla proposta.
La miccia accesa da Ahmed rischia di accendere il Corno d’Africa
La strategia di Ahmed però rischia ora di accendere una nuova miccia in una regione dove sono già attivi numerosi conflitti e dove altri potrebbero esplodere. La stabilità stessa dell’Etiopia è minata dagli scontri etnici e tribali in numerose regioni, a partire dal Tigray e dall’Oromia, e le condizioni economiche del paese sono peggiorate a tal punto che per pagare l’affitto del territorio concesso dal Somaliland Addis Abeba ha offerto una parte delle azioni della propria compagnia aerea e della Ethio-Telecom.
Nei giorni scorsi il governo somalo ha ottenuto dal proprio parlamento un documento che dichiara “nullo” l’accordo siglato da Etiopia e Somaliland. In un intervento televisivo, poi, il premier Hamza Abdi Barre ha dichiarato che in caso di «intervento etiope in territorio somalo» Mogadiscio sarà costretta ad una risposta militare. Nei giorni scorsi il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud aveva già affermato che Mogadiscio «è in grado di combattere contemporaneamente i terroristi di al Shabaab e gli invasori etiopi».
In realtà da alcuni anni un numeroso contingente di truppe etiopi è presente nelle regioni meridionali somale per affiancare, insieme agli eserciti di altri paesi africani, il debole governo di Mogadiscio nel contrasto alle bande di fondamentalisti islamici. Secondo varie segnalazioni le truppe etiopi schierate nel sud della Somalia starebbero già rafforzando la propria presenza e scavando trincee.
La sortita etiope e la dura reazione somala hanno spinto gli organismi regionali a convocare riunioni urgenti dirette a impedire l’allargamento della crisi. Ieri è stata la Lega Araba a riunire la propria direzione, precedendo di un giorno il vertice dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (Igad, che riunisce i paesi del Corno d’Africa), convocato in Uganda dal governo di Gibuti che esprime attualmente la presidenza di turno dell’organismo. Sia l’Igad sia l’Unione Africana hanno esortato i due paesi a non esasperare la crisi dopo il richiamo da parte somala dell’ambasciatore ad Addis Abeba. Ma il ministero degli Esteri etiope ha fatto sapere che non parteciperà al meeting ad Entebbe, adducendo difficoltà logistiche.
Inoltre ieri le autorità somale preposte al controllo del traffico aereo hanno bloccato un volo dell’Ethiopian Airlines diretto ad Hargeisa, che secondo alcune indiscrezioni ospitava a bordo dei rappresentanti diplomatici etiopi.
Repressione in Somaliland contro i contrari all’intesa
Invece le autorità del Somaliland hanno arrestato l’ex ministro dell’Agricoltura, Ahmed Mumin, a causa delle sue dichiarazioni negative a proposito dell’accordo firmato da Ahmed e dal leader locale Muse Bihi Abdi. L’arresto dell’esponente politico segue quello di diverse persone, tra cui alcuni giornalisti, che hanno espresso la propria contrarietà all’accordo con Addis Abeba. Il ministro della Difesa, Abdiqani Mohamud Aateeye, si è invece dimesso contro quella che definisce una minaccia alla sovranità del Somaliland.
La contesa sulla Gerd
Per tentare di convincere i paesi vicini a concedere all’Etiopia l’agognato sbocco al mare, Ahmed ha proposto di barattare alcune delle quote della Grande Diga della Rinascita Etiope(Gerd) che Addis Abeba ha realizzato sul Nilo Azzurro, fortemente contestata però da Egitto e Sudan che accusano il vicino di ridurre la portata del fiume e di mettere a rischio il proprio approvvigionamento idrico e la propria agricoltura. Ma poi, approfittando del relativo coinvolgimento dell’Egitto nella gravissima crisi di Gaza e della guerra civile in corso in Sudan, Addis Abeba ha avviato nei giorni scorsi il processo di completamento dei lavori che apre la strada al quinto e definitivo riempimento del bacino della grande infrastruttura. Il ministro degli Esteri etiope Demeke Mekonnen ha accusato l’Egitto per il fallimento dei negoziati intavolati negli ultimi mesi.
All’opposto, il governo egiziano ha denunciato che le azioni “unilaterali” di Addis Abeba riguardo al riempimento e alla gestione della diga costituiscono una “guerra esistenziale” per l’Egitto e minacciano la sua stabilità.
La controffensiva somala
Dopo l’annuncio dell’intesa tra Etiopia e Somaliland, il presidente somalo Mohamud ha lanciato una controffensiva diplomatica diretta ad assicurarsi il sostegno dei paesi dell’area che hanno dei contenziosi con Addis Abeba, in particolare l’Eritrea – che pure ha partecipato con le sue truppe alla guerra lanciata da Ahmed contro il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray – e l’Egitto.
Mohamud ha ricevuto a Mogadiscio una delegazione egiziana e poi è volato ad Asmara per consolidare le relazioni con il dittatore Isaias Afewerki, che in Eritrea garantisce da tempo ai soldati somali l’addestramento necessario al contrasto militare dei miliziani integralisti di al Shabaab affiliati ad al Qaeda. In un comunicato, i delegati del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi hanno ribadito un «incrollabile sostegno alla sovranità, all’unità e all’integrità territoriale della Somalia».
Anche il governo di Gibuti ha ovviamente espresso «preoccupazione» per la mossa etiope.
L’Etiopia, invece, dovrebbe poter contare sul sostegno degli Emirati Arabi Uniti, che hanno ceduto ad Addis Abeba armi e droni durante l’offensiva in Tigray e che vantano già una presenza militare e commerciale a Berbera, grazie ad un patto del 2019 che affidava il 51% della gestione del porto al gigante emiratino della logistica DP World, il 19% all’Etiopia e il 30% al Somaliland. – Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria
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Olimpiadi di Parigi e video sorveglianza algoritmica
Abbiamo discusso qui il regolamento UE sull'utilizzo della intelligenza artificiale e le possibili conseguenze della "video sorveglianza" => noblogo.org/cooperazione-inter… , mentre qui abbiamo parlato dell’accordo tra Ministero dell’Interno francese con Interpol ed Europol per rafforzare la sicurezza delle ormai prossime Olimpiadi di Parigi => noblogo.org/cooperazione-inter…
I due argomenti ora vanno ad intrecciarsi.
UN PO’ DI RIEPILOGO È NECESSARIO
Nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio europeo su un regolamento per i sistemi di intelligenza artificiale.
Si tratta di porre fine all'uso massiccio di chatbot non dichiarati che producono testi, immagini e video senza che sia chiaramente possibile identificare chi li ha creato. Per intenderci, dovranno essere riconoscibili fotografie, immagini, video e contenuti di testo creati con l'Intelligenza Artificiale.
Con alcune eccezioni, l'accordo stabilisce che il regolamento si applica due anni dopo la sua entrata in vigore. Il concetto di "video sorveglianza" e l'uso di artificial intelligence nelle operazioni di polizia sono stati approvati dall'Unione Europea (EU). In questo caso, l'uso di artificial intelligence è stato oggetto di discussione a causa delle regole stabilite dall'Unione Europea sull'intelligenza artificiale e delle sue possibili applicazioni in campi sportivi e di polizia. L'obiettivo della legislazione è quello di limitare l'utilizzo di artificial intelligence in aree con elevata densità di persone, (come il centro di Parigi in occasione dei Giochi Olimpici), dove sono previste installazioni di AI e video-camere.
Inoltre, la regolamentazione impone che gli algoritmi di intelligenza artificiale non raccolgano dati biometrici o utilizzino tecnologie di riconoscimento facciale. Il regolamento è stato approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio d'Europa e resterà in vigore per due anni dopo la sua introduzione.
Per quanto riguarda gli adempimenti, vengono identificati i sistemi di intelligenza artificiale generici che devono soddisfare requisiti di trasparenza e avere documentazione tecnica specifica per garantire il rispetto delle leggi UE sul diritto d'autore.
Tutti i contenuti creati dall'IA devono essere classificati come tali in modo che il consumatore possa distinguerli quando li fruisce o interagisce con loro.
Inoltre, è necessario condurre una valutazione dell'impatto sui diritti fondamentali per quanto riguarda gli obblighi per alcuni settori.
In conclusione, i cittadini avranno la possibilità di presentare reclami sui sistemi di IA e ricevere informazioni sulle decisioni basate sui sistemi di IA che potrebbero in qualche modo influenzare i loro diritti.
LE LEGGI FRANCESI SULLA SICUREZZA IN OCCASIONE DELLE OLIMPIADI
All'inizio del 2023, il disegno di legge olimpico volto a adottare una serie di misure considerate essenziali per il buon svolgimento dei Giochi Olimpici e Paralimpici ha scatenato lunghi e vivaci dibattiti sulla volontà delle autorità pubbliche di implementare la cosiddetta videosorveglianza intelligente.
La Francia ha stanziato un budget di 419 milioni di euro per garantire la sicurezza dei tre Giochi Olimpici, ai quali partecipano 15 milioni di visitatori. Il budget prevede 50 milioni di euro per l'installazione di 900 nuovi televisori nella capitale e nelle aree limitrofe. Inoltre, per un costo di 25 milioni di euro, saranno costruiti una "futura stazione di polizia" con droni a Élancourt e un nuovo centro di videosorveglianza a Saint-Denis. L'obiettivo è ridurre il rischio di violenze o di attentati. Per raggiungere questo obiettivo, 30.000 agenti di polizia saranno mobilitati ogni giorno.
Quest'estate dovrebbe essere implementata in modo limitato questa così detta videosorveglianza algoritmica, che implica l'uso dell'intelligenza artificiale per aiutare a reagire an eventi predeterminati.
Il sistema è già stato testato in alcuni eventi recenti, in particolare un test a Marsiglia durante una partita di calcio. L’efficacia è parsa abbastanza positiva, anche se pare vi siano ancora alcuni aggiustamenti e sviluppi da fare, in particolare considerando il breve tempo a disposizione che hanno produttori dopo l'adozione della legge olimpica nella primavera del 2023.
Le apparecchiature di videosorveglianza intelligente dovrebbero essere installate principalmente nelle zone ad alta densità, come nel centro di Parigi attorno ai siti e prima dei controlli durante l'estate dei Giochi.
L'obiettivo è permettere di identificare i pacchi abbandonati, le auto parcheggiate dove non sono autorizzate ed effettuare i relativi controlli.
DIBATTITI E POLEMICHE IN FRANCIA
La legge stabilisce che gli algoritmi non tratteranno alcun dato biometrico e non implementeranno alcuna tecnica di riconoscimento facciale.
Due disposizioni della legge che riguardano la sicurezza dei Giochi Olimpici hanno innescato polemiche e dibattiti: la prima, ai sensi dell'articolo 17, prevede una multa di 7.500 euro per chi staziona nell'area di uno stadio sportivo. La seconda, all'articolo 10, autorizza la videosorveglianza di eventi sportivi, creativi o culturali fino al 31 dicembre 2024.
L'idea di utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per analizzare le immagini catturate dai droni consente alla polizia di mettere in guardia contro comportamenti anomali, come camminare nella direzione sbagliata o rimanere fermi troppo a lungo. Questa tecnologia è considerata una nuova innovazione nell'Unione Europea, in quanto viola vari diritti fondamentali, tra cui la privacy, il diritto di libera espressione e di riunirsi pacificamente.
Si fa rilevare da parte di quanti dubitano sull’utilizzo di tali sistemi, che tra le altre cose la sola prospettiva del potenziale uso della sorveglianza automatizzata può avere un effetto altamente dissuasivo sull'esercizio dei diritti di cui abbiamo detto, in quanto le persone - condizionate - non agiranno in modo per loro naturale al solo pensiero di essere osservate.
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#Istruzione 4+2: sono 171 gli istituti tecnici e professionali, per 193 corsi, che sono stati ammessi alla sperimentazione della nuova istruzione tecnica e professionale.Telegram
La libertà è una sola
Il 2024 si appresta ad essere un anno di celebrazioni Einaudiane. Ricorre, infatti, il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi, avvenuta il 24 marzo 1874, e ci sarà tempo per esplorare i molteplici contributi di pensiero e politici dello statista di Dogliani che fu presidente della Repubblica dal 1948 al 1955. La riflessione di inizio anno, invece, la concentriamo, per la sua attualità, su quella che è passato alla Storia come il confronto tra Benedetto Croce, il maggior filosofo italiano del XX secolo, liberale ed idealista, con Einaudi stesso sulla compatibilità tra liberalismo e liberismo e che si svolse nell’arco di ben 14 anni, dal 1928 al 1942. La premessa di una simile discussione si annida nel fatto che la lingua italiana ha una distinzione, sconosciuta nel resto del mondo, tra i due termini. Il liberalismo è più ampio ed indica la dottrina politica liberale, mentre il liberismo ne definisce la teoria economica che Don Benedetto riassumeva nel motto ottocentesco “laissez faire, laissez passer”, che implica l’assenza di interferenze dello Stato.
ll filosofo napoletano concepiva il liberalismo come una dottrina dello spirito che ben si conciliava con la sua visione della storia come incessante lotta per la libertà. Proprio questa sua dimensione spiritualistica separava il liberalismo da una semplice tecnica di gestione dell’economia, il liberismo, che poteva essere più o meno efficiente. Se per ipotesi una soluzione comunista si fosse dimostrata più efficace, «il liberalismo non potrebbe se non approvare e invocare per suo conto» l’abolizione della proprietà privata. Infatti, per Croce «il liberalismo non coincide col cosiddetto liberismo economico», con il quale aveva avuto e forse aveva ancora «concomitanze ma sempre in guisa provvisoria e contingente». Per Einaudi, invece, «il liberismo fu la traduzione empirica, applicata ai problemi concreti economici, di una concezione più vasta ed etica, che è quella del liberalismo». E, citando quello che mi sembra la miglior sintesi del suo pensiero: «La concezione storica del liberismo dice che la libertà non è capace di vivere in una società economica nella quale non esista una varia e ricca fioritura di vite umane vive per virtù propria, indipendenti le une dalle altre, non serve di un’unica volontà. Senza la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera, non esiste liberalismo».
Nel corso degli anni si è argomentato che le due posizioni non erano così inconciliabili, ma il nocciolo del pensiero einaudiano è chiaro: il liberismo è essenziale per una società libera, perché, per dirla con il grande economista Ludwig von Mises «a cosa servirebbe la libertà di stampa se tutte le tipografie fossero di proprietà dello Stato?». Tuttavia, dopo la caduta del muro di Berlino, ci si è trovati di fronte ad un’altra domanda: può un’economia di mercato libera e aperta fiorire in un regime autoritario? La questione in passato riguardava piccoli casi di studio come Singapore, Corea del Sud e il Cile di Pinochet. Questi ultimi due paesi si sono evoluti in piene democrazie e Singapore è comunque una città-Stato dove la “rule of law” e i diritti civili sono decentemente rispettati e il sistema politico, pluralistico benché sotto tutela, gode di un ampio consenso. L’evoluzione politica liberale ha portato bene e i tre paesi oggi sono floridi. Diversi i casi di Russia e Cina che a partire dagli anni ’80 hanno cominciato a liberalizzare le economie e ad aprirle al commercio internazionale.
Per il Celeste Impero si è trattato di un successo epocale, mentre la Russia (che ha gravi problemi di corruzione) ha avuto alti e bassi e nel complesso è cresciuta come una monarchia mediorientale solo grazie alle materie prime. La Cina governata da Xi sta accentuando i suoi caratteri repressivi e per certi versi totalitari, di cui la repressione degli Uiguri, a Hong Kong e in Tibet sono solo i fenomeni più visibili. Questa smania di controllo si sta estendendo anche all’economia, ambito nel quale i sussidi politici, le intromissioni e le direttive di partito si fanno sempre più pesanti. Questo atteggiamento sta scoraggiando gli investitori internazionali e locali il che, unito alle guerre commerciali in cui Pechino si trova coinvolta, ne sta frenando fortemente la crescita. In altre parole, come osservava Einaudi, senza la «la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera» e questo vale anche per la libertà economica, perché chi comanda in modo arbitrario cerca di soffocare tutti gli spazi di libertà. D’altronde, pure il nostro fascismo cominciò che voleva privatizzare le poste e finì con l’Autarchia. Insomma, la prima lezione del 2024 di Luigi Einaudi è che la libertà è una sola, non implica l’inesistenza dello Stato, anzi, ma non può essere preservata a compartimenti stagni.
L'articolo La libertà è una sola proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
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Quali sono i blog italiani già integrati nel fediverso? Ecco una breve rassegna incompleta (ma suggeritecene altri!)
Da quando ci siamo accorti del plug-in sviluppato da @Matthias Pfefferle abbiamo fin da subito monitorato l'evoluzione di questo progetto che è poi stato "acquisito" direttamente da Automattic, l'azienda titolare del marchio Wordpress.
All'inizio abbiamo espresso alcune perplessità sullo stato di maturità del plug-in, ma via via abbiamo assistito a una maturazione sempre maggiore, al punto da farci pensare che il tandem tra un Wordpress federato e un Lemmy sempre più versatile, potrebbe contribuire a creare un vero e proprio #blogverso che dia agli utenti il piacere di bloggare dentro ai social...
Oggi avrei il piacere di presentare tutti i blog federati in cui mi sono imbattuto, con la precisazione che:
- non si tratta di una lista completa
- la lista verrà integrata con tutte le risposte che riceverò a questo post
I blog italiani (lista assolutamente incompleta)
Informapirata
Curato da @informapirata :privacypride: @informapirata è il nostro blog e quindi ci prendiamo la libertà di inserirlo in cima a questa lista. Il blog si occupa di politica pirata, informazione sui temi della digitalizzazione e, ovviamente, #fediverso
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Le Alternative
Curato da @skariko, il blog @Le Alternative è la principale risorsa italiana sulle alternative open source e rispettose della privacy.
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AISA - Associazione Italiana per la Promozione della Scienza Aperta
Curato da @AISA, @AISA è il blog dell'associazione pisana che intende incoraggiare i valori dell’accesso aperto alla conoscenza attraverso la promozione di attività
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EduINAF - Magazine di didattica e divulgazione dell'INAF, Istituto Nazionale di Astrofisica
Curato da @ulaulaman @EduINAF è uno spazio innovativo che dà voce alle attività di tutte le sedi dell’ente presenti sul territorio e mette in relazione la ricerca astronomica con i diversi pubblici. Risorse didattiche, rubriche, approfondimenti, corsi online, eventi trovano qui un punto d’incontro tra la comunità scientifica, gli insegnanti, gli studenti e il pubblico interessato a contenuti astronomici di qualità.
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Polo Tecnologico Imperiese
Il @I.I.S. POLO TECNOLOGICO IMPERIESE non è proprio un vero blog, ma è un sito scolastico che si è integrato nel fediverso!
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The Nerd Experience
Curato da @quasimagia (sì, è lo stesso @QuasiMagia 🌀 マルコ di livellosegreto), @Penna Stanca @Silwe37 @manuhero2@nerdexperience.it e @giocatoresingolo@nerdexperience.it e altri, The Nerd Experience è un blog in cui si raccontano "nerdate", cartoni animati o altri fenomeni della cultura pop.
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Q-Gin
Uno spazio di approfondimento dedicato ai videogiochi che tratta tutto ciò che non viene raccontato dai grandi portali
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Ruolatori solitariRuolatori Solitari
La casa dei giocatori di ruolo solitari, nata per fornire una piattaforma informativa e ispiratrice per tutti coloro che desiderano esplorare i mondi di fantasia da soli
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Il Fediverso fa schifo
Curato da @Il Fediverso fa schifo? il blog @Il Fediverso Italiano fa schifo... è un guazzabuglio di polemiche su diverse istanze del fediverso, ma siccome l'autore ha federato il proprio blog, non potevamo certo farci accusare di cenZura... 😅
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Argo Catania
Segnalatoci da @Oblomov, il blog @Argo è una sorta di rassegna catanese di quei giornali di quartiere che raccontano il territorio e le sfaccettature della città
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Il blog di Matteo Zenatti
Segnalatoci anch'esso da @Oblomov, il blog @Matteo Zenatti, gestito da @Matteo Zenatti è un diario ricco di notizie e informazioni sul canto, la musica antiqua, la didattica e tutte le diverse attività svolte dal suo autore.
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SEGNALATECI ALTRI BLOG FEDERATI O INFORMATECI QUANDO AVRETE FEDERATO IL VOSTRO!!!
PS: caro @zeruhur sbagliamo noi, oppure per un momento ci è sembrato che il tuo blog Ruolatori Solitari fosse stato activitypubbizzato?
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Ministero dell'Istruzione
Dal 18 gennaio partono le #IscrizioniOnline! Dubbi nella scelta della #scuola? Sulla nuova piattaforma #Unica è possibile consultare la pagina dedicata, confrontare gli Istituti e scegliere il percorso di studi più adatto.Telegram
La gloria di Dio, una festa che ci accompagna
Invece, ritrovando la capacità di meravigliarci dei segni che Dio miracolosamente sparge intorno a noi e nella nostra vita, vedremo i segni abbondanti del suo amore e della sua gloria. C’è da ragionare però non secondo il mondo, ma secondo Dio, dunque con fede e anche con speranza.
Così, vedendo i segni della la gloria di Dio nel quotidiano anche il solito nostro vissuto diviene un momento eccezionale. E ciò come per i discepoli a Cana fa in modo che crediamo, cioè ci rafforza nella fiducia nel Signore e ci fa affrontare con coraggio le situazioni in cui tutto sembra compromesso e difficile. pastoredarchino.ch/2024/01/14/…
Ryoma123
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
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