Blues a Teheran di Gohar Homayounpour
"Blues a Teheran" di Gohar Homayounpour, edito da Cortina Editore, è un libro che sfida le convenzioni e ci porta in un viaggio intimo e vibrante attraverso la Teheran odierna. L'autrice, psicoanalista di professione, intreccia magistralmente la sua storia personale con le esperienze dei suoi pazienti, creando un'opera ricca di spunti di riflessione e di umanità.
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Blues a Teheran di Gohar Homayounpour 2024
Blues a Teheran: un viaggio introspettivo tra musica, psicoanalisi e vita quotidiana nella Teheran contemporanea.In Your Eyes ezine
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L’Altra Asia – La raccolta di dati biometrici e digitali, per il Vietnam che verrà
In Vietnam i cittadini potranno (o forse dovranno) fornire i propri dati biometrici per le nuove carte d'identità, mentre aumenta la repressione dell'attivismo.
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In Cina e Asia – Nel 2023 gli investimenti cinesi nell’Asia-Pacifico segnano un +37%
Nel 2023 aumento del 37% degli investimenti cinesi nell'Asia-Pacifico
Crisi immobiliare, la Cina è pronta a lasciare "fallire" le aziende insolventi
Cina, lo scrittore Premio Nobel Mo Yan preso di mira dai nazionalisti
La Corea del Nord avrebbe sviluppato armi e tecnologie militari con il supporto di paesi terzi
Cina, Alipay e WeChat Pay facilitano le operazioni di pagamento agli stranieri
Usa, approvati in ritardo finanziamenti a Isole Marshall, Micronesia e Palau
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GUERRE FUTURE. La Leonardo parteciperà alla costruzione di 12 sottomarini nucleari USA
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di Antonio Mazzeo
Pagine Esteri, 11 marzo 2024 – Il più ambizioso e costoso progetto delle forze armate degli Stati Uniti d’America per affrontare la tanto invocata guerra nucleare tra una decina di anni: la costruzione di dodici sottomarini a propulsione nucleare armati di missili balistici intercontinentali con testate atomiche da centinaia di kiloton. Un futuro mondiale a tinte fosche a cui darà il proprio contributo la holding regina del complesso militare-industriale italiano, Leonardo SpA, controllata per il 30% dal ministero dell’Economia e delle finanze.
Lo scorso mese di gennaio la controllata Leonardo DRS con quartier generale e stabilimenti negli USA ha sottoscritto un contratto del valore complessivo di 3 miliardi di dollari per fornire il sistema integrato di propulsione elettrica che sarà montato a bordo dei nuovi sistemi di guerra subacquea. Nello specifico Leonardo DRS curerà per conto di US Navy e della società contractor (General Dynamics Electric Boat) la progettazione e la realizzazione del motore elettrico di propulsione principale a magnete permanente e i relativi sistemi di conduzione e controllo. (1)
In vista della commessa miliardaria, i manager di Leonardo DRS hanno sottoscritto nei giorni scorsi un contratto di locazione nell’area metropolitana di Charleston (South Carolina), per sviluppare un impianto che sarà destinato alla produzione avanzata, all’assemblaggio e all’effettuazione delle prove di funzionamento dei sistemi di propulsione navale, con un investimento netto di 120 milioni di dollari. “La prossima struttura del South Carolina consentirà alla società di accrescere la propria capacità di propulsione navale, al fine di razionalizzare il suo sostegno ai programmi prioritari della Marina degli Stati Uniti”, riporta l’ufficio stampa del gruppo industriale. “Le nuove capacità rese possibili da questo investimento avranno un ruolo chiave nella continua espansione dell’integrazione e delle prove dei sistemi di propulsione della nostra società”. L’impianto di Charleston entrerà in funzione a partire del 2026 ed interagirà con gli altri stabilimenti di Leonardo DRS specializzati nel settore della propulsione navale, come ad esempio quelli di Fitchburg (Massachusetts), Menomonee Falls (Wisconsin), Danbury (Connecticut) e High Ridge (Missouri).
“Siamo fieri di poter produrre le componenti della prossima generazione del sistema a propulsione elettrico della nuova classe di sottomarini Columbia con missili balistici”, ha dichiarato Wlliam J. Lynn, amministratore delegato di Leonardo DRS ed ex sottosegretario alla difesa durante l’amministrazione Obama. “La nuova struttura in South Carolina espande la nostra capacità di supportare i clienti della Marina militare degli Stati Uniti d’America in questo ed altri programmi strategici che rafforzeranno la base industriale sottomarina del paese”. Grazie al nuovo impianto di Charleston i manager di Leonardo DRS sperano pure di rafforzare la partnership con le autorità civili e militari, gli operatori economici, le università e i maggiori centri di ricerca statali. (2)
La futura classe di sottomarini nucleari “Columbia” è destinata – secondo US Navy – a sostituire l’odierna flotta della classe “Ohio”. Con una lunghezza di 170 metri e un dislocamento poco inferiore alle 21.000 tonnellate, i sottomarini “Columbia” saranno i più grandi mai costruiti nella storia delle marine di guerra. “Le nuove unità supporteranno la missione strategica di deterrenza USA e trasporteranno il 70% circa delle testate nucleari operative della nazione”, enfatizza il Pentagono. Ogni sottomarino sarà armato con 16 missili balistici intercontinentali “Trident II D5” in grado di trasportare, singolarmente, fino a 14 “veicoli di rientro che possono selezionare target in modo indipendente” con testate termonucleari del tipo W76 o W88 e potenze, rispettivamente, di 100 e 475 kiloton. (3) I “Trident II D5” sono stati prodotti a partire dal 1990 dal colosso statunitense “Lockheed Martin” e possono essere lanciati fino a 12.000 km di distanza.
La Marina militare USA prevede di spendere più di 132 miliardi di dollari per varare i dodici sottomarini “Columbia”. Le prime due unità sono state finanziate con il budget annuale 2024 (oltre 24 miliardi e mezzo di dollari) e dovrebbero essere realizzate entro il 2027; il terzo, quarto e quinto sottomarino nucleare saranno finanziati con i budget del triennio 2026-2028 con una spesa prevista per oltre 24 miliardi di dollari. Tra le forze armate e i congressisti USA sono in molti a temere che la spesa finale per la flotta subacquea sarà molto più alta di quanto oggi preventivato. (4)
I sottomarini con missili balistici saranno costruiti dalla società Electric Boat, interamente controllata dal gruppo General Dynamic, in collaborazione con i cantieri navali Newport News Shipbuilding di proprietà di Huntington Ingalls Industries (HII), il principale gruppo della cantieristica militare USA sotto il controllo azionario di Northrop Grumman. La realizzazione degli scafi sarà effettuata in Virginia, Rhode Island e Connecticut, mentre una parte della componente del sistema d’armamento e l’integrazione dei centri di comando e controllo dei missili intercontinentali “Trident II D5” saranno affidati a BAE Systems Land & Armaments. Trident II D5”. All’ammodernamento delle testate termonucleari contribuirà invece Northrop Grumman.
I sottomarini utilizzeranno un reattore nucleare per generare l’energia che alimenterà il motore di propulsione elettrica che verrà realizzato da Leonardo DRS. Il sistema di propulsione sarà in grado di far navigare i sottomarini ad una velocità di 20 nodi circa ad una profondità di 240 metri. Secondo il Pentagono, per tutta la vita operativa delle unità della classe “Columbia”, 42 anni, non sarà necessario impiegare altro combustibile nucleare. (5)
Note
1 navaltoday.com/2024/01/11/leon…
2 leonardodrs.com/news/press-rel…
3 naval-technology.com/projects/…
4 news.usni.org/2024/02/19/repor…
5 naval-technology.com/projects/…
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LIBRI. “Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese”
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di Daniele De Michele “Donpasta”
“Pop Palestine. Viaggio nella cucina popolare palestinese” (Melteni Editore, Febbraio 2024) di Fidaa Abu Hamdiya e Silvia Chiarantini è un romanzo d’avventura, un diario di bordo da marinai, un libro di geografia scritto da un politico avveduto, un tomo di storia redatto da un vecchio studioso chiuso nella sua biblioteca impolverata. Questo libro è talmente immerso tra le storie che le ricette sono un momento di tregua, di pace prima della tempesta, dolce, malinconica e poetica, che questi avventurosi compagni di viaggio ci hanno regalato.
Perché parlare di Palestina è un non senso, non ne parla nessuno in questi termini, a pochi viene in mente di considerarla meta turistica, nessuno immagina che ci sia una vita oltre la guerra, che esista una cucina che non sia da campo. Questo libro racconta la Palestina attraverso una serie di escamotage narrativi geniali: le ricette, i viaggi, i sorrisi, le cose belle. Pare di dimenticare, ma tanto più il viaggio si fa leggero, tanto più si percepiscono la dignità, la fantasia di questa gente, il coraggio, ed emerge forte il disagio di vivere con loro ogni piccola lesione della dignità che vivono nella quotidianità della cucina.
Messa così, possiamo dirlo che questo è un libro di viaggio e di cucina. Come ce ne sono pochi, perché spesso, troppo spesso ci si dimentica il nocciolo della questione: cos’è la cucina? E cosa rappresenta? Rappresenta la vita quotidiana della gente, il suo stare al mondo, il suo affrontare le difficoltà e poi sedersi per un istante a rinfrancarsi, e per farlo ci si mette in connessione con i propri avi, ci si siede con i propri ospiti e si preparano dolci manicaretti che rendono per un istante più bella la realtà. È come la poesia, la cucina. Rende più belle le cose. Questo non è un libro di viaggi, neppure un libro di cucina, ma è cucina degli incontri casuali, erranti, generosi. È una raccolta di poesie, dunque.
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Eppur si muove. I primi passi della Difesa comune europea secondo il gen. Caruso
Il Commissario europeo Ursula Von der Leyer l’aveva già annunciato e la prima strategia industriale europea per la difesa (European defence industrial strategy, Edis) è stata presentata, proposta dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante. L’attacco russo all’Ucraina ha evidenziato la totale inadeguatezza della Difesa comune europea e soprattutto il fatto che, a fronte di considerevoli investimenti fatti dai paesi europei, la mancanza di coordinamento e l’atavica rivalità tra i principali paesi dell’ Unione – specie nel settore dell’industria della difesa – hanno portato alla situazione attuale: l’industria europea nel suo complesso non è in grado di sostenere un conflitto ad alta intensità al pari degli eserciti europei a cui manca una struttura di comando e controllo capace di gestire una potenziale aggressione al territorio europeo. Bisogna investire di più nella difesa, ma bisogna farlo meglio e insieme. La strategia presentata punta ad acquistare in modo congiunto almeno il 40% delle attrezzature entro il 2030; garantire che, entro il 2030, almeno il 35% dell’intero valore del mercato della difesa sia in Ue; arrivare entro il 2030 ad avere il 50% ed entro il 2035 il 60% degli appalti all’interno dell’Ue.
In risposta alla guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina, la strategia prevede anche un insieme di azioni per accrescere la prontezza industriale europea nella difesa, inclusa la proposta legislativa per un Programma industriale europeo per la difesa (Edip) e misure per garantire la disponibilità e la fornitura tempestiva di prodotti per la difesa.
I principali obiettivi dell’Edis è quello di sviluppare una visione a lungo termine per la prontezza industriale nella difesa dell’Ue e di presentare un European defence investment orogramme (Edip) – un Programma europeo degli investimenti della difesa, per promuovere la cooperazione e l’investimento negli ambiti della difesa.
La strategia si basa su un ampio processo consultivo con gli Stati membri, l’industria della difesa, il settore finanziario e il mondo accademico, e mira a rafforzare la prontezza e la capacità di risposta dell’industria europea della difesa attraverso investimenti collaborativi, miglioramento della reattività industriale, promozione di una cultura della prontezza alla difesa e cooperazione con partner internazionali strategici. Attraverso il supporto agli investimenti nel settore della difesa per adattarsi meglio al nuovo contesto di sicurezza, l’incremento dell’efficienza nella domanda collettiva di difesa dei membri dell’Ue, si spera di imprimere un passo significativo verso l’integrazione e il rafforzamento dell’industria della difesa europea, riconoscendo l’importanza della cooperazione tra gli stati membri e la necessità di adattarsi a un contesto di sicurezza in evoluzione. Attraverso il sostegno finanziario e regolamentare, come evidenziato dall’Edip, l’Ue mira a migliorare la propria autonomia strategica e la capacità di rispondere efficacemente alle sfide di sicurezza, beneficiando gli stati membri e i partner strategici.
Sarà sufficiente? Si poteva fare di più? È un primo passo e ci sono degli spunti interessanti, quanto coraggiosi che vanno verso un approccio non convenzionale, ma forse più efficace, in un momento in cui le minacce all’ Europa diventano sempre più cocenti e l’ombrello americano sembra rimpicciolirsi sempre di più con l’avvicinarsi delle elezioni presidenziali americane.
A mio avviso due sono i punti più qualificanti introdotti dall’ Edis.
Il primo riguarda l’introduzione di una nuova cornice giuridica nota come la Struttura per il programma di armamento europeo (Seap), progettata per superare le sfide legate alla cooperazione tra gli stati membri dell’Ue nella realizzazione di programmi d’armamento comuni. Questa nuova struttura mira a fornire procedure standardizzate per l’avvio e la gestione di tali programmi, al fine di facilitare e incentivare la cooperazione in materia di difesa.
Un aspetto significativo di questa struttura è la possibilità per gli stati membri di beneficiare di un tasso di finanziamento maggiorato nell’ambito del Programma europeo di sviluppo industriale nel settore della difesa (Edip), nonché di procedure di acquisto semplificate e armonizzate. Quando gli stati membri acquisiscono equipaggiamenti in modo congiunto tramite il Seap, operando come un’organizzazione internazionale, possono godere di esenzione dall’Iva. Inoltre, il Seap prevede un bonus per i prodotti sviluppati e acquisiti in questo contesto, a patto che gli stati membri coinvolti concordino su un approccio comune sulle esportazioni della difesa.
Inoltre, il documento chiarisce che gli stati membri, agendo attraverso il Seap, possono emettere titoli di debito per assicurare il finanziamento a lungo termine dei programmi d’armamento. Questo meccanismo consente una maggiore flessibilità nel finanziamento di programmi d’armamento di ampio respiro e di lunga durata, garantendo allo stesso tempo che l’Unione Europea non sia responsabile per l’emissione del debito da parte degli stati membri. Questa capacità di emettere titoli di debito potrebbe migliorare le condizioni di finanziamento da parte degli stati membri per i programmi d’armamento che ricevono supporto dall’Ue tramite il Seap.
Una rivoluzione copernicana, ma che vede i paesi europei confrontarsi, come sempre, tra i frugali e fiscalmente più conservatori e quelli più esposti alla minaccia da est come Polonia e Paesi baltici. Forse, per la prima volta, si mettono al centro gli Stati membri piuttosto che le grandi industrie della difesa. Gli Stati membri vengono incoraggiati a trovare accordi e alleanze strategiche tra di loro per sviluppare programmi di difesa comuni che potranno beneficiare di meccanismi dedicati e particolari forme di finanziamento.
Il secondo aspetto degno di nota è la possibilità di trasferire all’Ucraina le riserve russe congelate in Europa e Usa subito dopo l’invasione da parte di Mosca. Si tratta di circa trecento miliardi di dollari che farebbero la differenza e che contribuirebbero a finanziare la difesa di Kiev control’ aggressione russa. Sarà interessante osservare i differenti approcci al problema tra un Macron scettico sulla possibilità legali e altri – come il presidente ungherese Orban – totalmente contrari per principio. La soluzione di compromesso sembrerebbe essere di reinvestire i profitti, decisamente minori, ma sicuramente più certi.
La strategia industriale europea per la difesa segna certamente un passo significativo verso l’integrazione e il rafforzamento dell’industria della difesa europea, riconoscendo l’importanza della cooperazione tra gli stati membri e la necessità di adattarsi a un contesto di sicurezza in evoluzione. Attraverso il sostegno finanziario e regolamentare, come evidenziato dall’Edip, l’Ue mira a migliorare la propria autonomia strategica e la capacità di rispondere efficacemente alle sfide di sicurezza, beneficiando gli stati membri e i partner strategici.
Ma era la cosa giusta da fare? O meglio, era la prima cosa giusta da fare? Come sempre l’approccio europeo, anche nel campo della difesa e sicurezza europea, è prima finanziario ed economico. Napoleone Bonaparte diceva che per vincere le guerre occorrevano tre cose: Argent, argent, argent. E quindi ben vengano queste iniziative che tendono a ottimizzare le risorse per la Difesa comune, incoraggiando alleanze tra industrie europee della difesa e potenziando gli strumenti che facilitano questi approcci comuni. Ma cosa servirà una maggiore cooperazione, innovazione e resilienza industriale se poi non avremo delle Forze armate europee capaci di operare in modo integrato e con capacità multi dominio sotto un’unica struttura militare di comando controllo?
Ritengo quindi che – ancora una volta – non si abbia avuto la forza o il coraggio di affrontare il problema in modo olistico analizzando tutti gli aspetti della difesa comune europea. È chiaro che a novembre, chiunque vinca le elezioni negli Stati Uniti, ridimensionerà il proprio appoggio alla vecchia Europa e ci troveremo da soli ad affrontare gravi minacce alla nostra sicurezza. Non c’è più tanto tempo per disegnare e attuare un nuovo progetto di difesa comune europea che dovrà essere tanto più ardito quanto breve sarà il tempo per realizzarlo.
Elezioni europee: lettera di Sinistra Europea e Rifondazione al Presidente della Repubblica, garante supremo della nostra Carta Costituzionale e del sistema democratico
"Il blitz con cui la maggioranza di governo ha cancellato il nostro diritto all'esenzione dalla raccolta firme per la presentazione alle elezioni europee è antRifondazione Comunista
GoToSocial: il Fediverso a misura di individuo. Il post di @ sulla propria esperienza in self hosting
Una delle caratteristiche che rendono il Fediverso attrattivo per molte persone che considerano la privacy importante e che mal sopportano di perdere il controllo sui propri dati, testi, immagini e video, è la possibilità di partecipare alla vita sociale online utilizzando i propri mezzi, cioè un proprio server e un proprio client.
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Dossieraggi
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MERCATO DELLA DROGA IN EUROPA: UNA PANORAMICA #EUDrugMarkets
Mercati della droga nell’UE: spunti chiave per la politica e la pratica (EU Drug Markets: Key insights for policy and practice) è il modulo finale di una serie di analisi approfondite sul mercato della droga da parte di #Europol e dall’Osservatorio europeo delle droghe e delle tossicodipendenze (#EMCDDA)..
Il nuovo rapporto offre una sintesi strategica e di alto livello del mercato della droga nell’UE, basata su una solida conoscenza dell’attuale panorama della droga e delle minacce emergenti. Fornisce inoltre una panoramica degli sviluppi chiave per ogni farmaco e delinea le azioni per affrontare le minacce attuali e aumentare la preparazione.
Il rapporto è il modulo finale del più ampio rapporto sui mercati della droga nell’UE: analisi approfondita delle due agenzie, la loro quarta panoramica completa dei mercati delle droghe illecite nell’UE dal 2013
Il traffico illecito di droghe domina la criminalità grave e organizzata nell’Unione europea, con un impatto significativo sulla globalizzazione e sulle reti interconnesse. Il mercato europeo della droga ha registrato un aumento senza precedenti della disponibilità, guidato dalla forte domanda e dall’innovazione criminale. Ciò ha portato a decessi legati alla droga, a un aumento della domanda di cure e all’espansione della criminalità organizzata. Il traffico di droga alimenta anche la corruzione e lo sfruttamento di individui vulnerabili, portando a violenza e danni ambientali. L’economia e lo stato di diritto sono indeboliti dallo sfruttamento delle imprese legali.
Il mercato della droga nell’UE richiede un approccio su più fronti che coinvolga l’applicazione della legge, la sanità pubblica, l’istruzione e la cooperazione internazionale. Riconoscere l’interconnessione globale è fondamentale per risposte efficaci. La tabella di marcia dell’UE si concentra sulla riduzione dell’offerta, sullo smantellamento delle reti criminali ad alto rischio, sul miglioramento dell’accesso a misure di riduzione del danno basate sull’evidenza e sul rafforzamento della resilienza sociale per affrontare i fattori socioeconomici che contribuiscono al mercato illecito della droga.
Sulla base dei dati del 2021, si stima il mercato della droga nell’UE avere un valore al dettaglio minimo di almeno 31 miliardi di euro. È una delle principali fonti di reddito per la criminalità organizzata. Una chiave caratteristica di questo mercato è l’interconnessione tra diverse droghe illecite, con reti criminali e broker e facilitatori chiave spesso coinvolti nella policriminalità legata alla droga. Il grande mercato della droga nell’UE si interseca anche con e ha un impatto significativo su altri ambiti criminali, come il traffico di armi da fuoco e riciclaggio di denaro.
La disponibilità delle principali droghe in Europa rimane elevata, con grandi quantità sequestrate e un mercato diversificato per le droghe illecite. L’emergere di oppioidi altamente potenti e di nuovi modelli di consumo, in particolare di cocaina, rappresentano una minaccia complessa per la salute pubblica. La tendenza al traffico di spedizioni singole più grandi via mare ha aumentato l’efficienza, mentre i sequestri sono diminuiti. Questa diminuzione potrebbe essere in parte dovuta a una minore attenzione rivolta ai reati di possesso e consumo di droga in alcuni Stati membri.
L’UE sta assistendo alla produzione su scala industriale di cannabis e droghe sintetiche, tra cui anfetamine, metanfetamine, MDMA , sia per i mercati nazionali che internazionali. L’Europa è anche un’importante zona di transito per i flussi globali di droga, in particolare di cocaina proveniente dall’America Latina. Le reti criminali nel mercato della droga dell’UE dimostrano un’elevata adattabilità, sfruttando i progressi tecnologici, i cambiamenti sociali e le strutture commerciali legali. Diversificano le fonti, i prodotti, le rotte del traffico e i metodi di occultamento.
Il mercato della droga dell’UE ha dimostrato resilienza alle crisi globali, all’instabilità e ai cambiamenti politici ed economici, consentendo alle reti criminali di adattarsi, diversificare i metodi ed emergere nuovi mercati e preferenze dei consumatori.
I mercati della droga illecita e l’economia regolare si intersecano in vari modi, compresi i criminali che sfruttano le infrastrutture di trasporto commerciale e le scappatoie legislative per la produzione di droga e dirottano i prodotti legalmente disponibili per scopi illegali.
Gli Stati membri dell’UE stanno sperimentando livelli senza precedenti di violenza legata al mercato della droga, in particolare nei mercati della cocaina e della cannabis. Questa violenza, che spesso comporta omicidi, torture, rapimenti e intimidazioni, ha un impatto sulla società e sull’insicurezza pubblica. La corruzione facilita il traffico di droga e mina lo stato di diritto. La tecnologia e l’innovazione sono i motori chiave dei mercati della droga, su cui le reti criminali fanno affidamento per facilitare le attività e mitigare i rischi. L’innovazione nella produzione di droghe illecite porta a risultati più elevati, potenza e una gamma più ampia di prodotti di consumo, mentre i progressi digitali e le opportunità tecnologiche rendono la comunicazione illecita più accessibile.
Il mercato della droga nell’UE presenta numerose minacce che richiedono un approccio multidisciplinare, flessibile e orientato al futuro per monitorare e rispondere efficacemente a tali minacce.
Il mercato della droga nell’UE deve essere monitorato e analizzato utilizzando tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale e le immagini satellitari. Dovrebbero essere individuate le sostanze nocive, come gli oppioidi sintetici e le nuove sostanze psicoattive. Le valutazioni delle minacce dovrebbero essere rafforzate e la violenza legata al mercato della droga dovrebbe essere meglio compresa. Le piattaforme online dovrebbero essere monitorate per il commercio e la distribuzione della droga e dovrebbero essere sviluppati nuovi quadri per analizzare i cambiamenti legislativi sui mercati delle droghe illecite.
Sorge la necessità di rafforzare le risposte operative contro le reti criminali, in particolare quelle ad alto rischio, e di dare priorità allo smantellamento di intere reti. Evidenzia inoltre la necessità di migliorare le risposte al traffico e alla diversione di droga, rafforzare le barriere amministrative, migliorare la capacità di interdizione nei porti marittimi e negli hub di posta e pacchi e dare priorità alle politiche di prevenzione della criminalità per i giovani a rischio di sfruttamento e reclutamento da parte di reti criminali.
L’UE dovrebbe rafforzare la cooperazione con le organizzazioni internazionali e i paesi terzi per combattere il traffico illecito di droga, in particolare nei centri chiave. Lo scambio di dati sulle reti della tratta dovrebbe migliorare la consapevolezza situazionale. Le normative europee e gli accordi internazionali dovrebbero essere implementati per interrompere il traffico di droga, e i partenariati pubblico-privato dovrebbero essere rafforzati per prevenirne lo sfruttamento.
L’UE deve aumentare le risorse per le risposte operative e strategiche al traffico di droga, concentrarsi sullo sviluppo delle capacità nei principali punti di ingresso, investire in tecnologie di rilevamento innovative, formare i lavoratori, sostenere i paesi terzi sulle rotte del traffico di droga, rafforzare l’elaborazione di politiche basate su dati concreti, migliorare le prevenzione della criminalità, investire in interventi basati sull’evidenza e migliorare la consapevolezza politica dei rischi ambientali associati alla produzione, al traffico e al consumo di droga.
Il quadro legislativo dell’UE è fondamentale per le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie nella lotta alla criminalità organizzata. Offre strumenti come #EMPACT per interrompere le catene di approvvigionamento dei farmaci. È necessario rafforzare gli approcci integrati per affrontare le cause profonde dei mercati delle droghe illecite.
La più maestosa opera satanica della storia: la moneta-debito
Roma – Se si vuol comprendere la storia, quella vera, non si può far a meno di seguire la pista bancaria e l’inconfondibile odore delle banconote. Il Comunismo s’impose in Russia grazie all’azione ordinata e scientifica del sistema bancario internazionalista. Stesso avvenne ai tempi del gran pontefice della massoneria americana, Albert Pike negli Usa: ai tempi, cioé, dell’assassinio di Abramo Lincoln e della guerra usuroctratica per il controllo dell’emissione monetaria mossa contro il popolo americano sotto l’egida del casato Rothschild (il casato da più parti definito come “la stirpe di Satana”). Tutte le maggiori guerre e rivoluzioni della storia sono state ingenerate dallo strumento satanico per eccellenza. Allora è utile, in tal sede, comprendere oltre quel che ci è dato di sapere… il futuro dei nostri figli, infatti, dipenderà anche da questo e dall’esito di una guerra di religione che va avanti da duemila anni…
introduzione di Sergio Basile
La moneta nella confusione tra oggetto e soggetto
Roma – di Nicola Arena – Le parole sono importanti per dare un significato alle cose. Spesso alcuni oggetti o concetti spirituali, per essere spiegati hanno bisogno di molte definizioni, che ne danno un significato appropriato e per questo motivo, a volte, si cercano termini sostitutivi che, però, non potranno mai rendere giustizia a un concetto più complesso. A volte, ancora, si usano degli acronimi che da un lato semplificano, dall’altro rendono incomprensibile il significato stesso; in definitiva, la buona o cattiva fede induce l’utilizzatore a un impiego delle parole con finalità di bene o di male. Questa premessa appare doverosa, nonostante un’apparente ovvietà, per condurci alla spiegazione di un oggetto molto importante, semplice e che condiziona le vite di tutti noi, ovverosia la moneta. Adesso per una più semplice spiegazione del significato di quest’oggetto, ci concentriamo esclusivamente sulla banconota. Cominciamo con lo spiegare in maniera articolata il significato di moneta.
Moneta: Promessa di pagamento, contenitore di valore convenzionale
Esso indica: 1) “una promessa di pagamento di beni reali o immateriali, che il beneficiario cioe’ colui che emette quella promessa si impegna ad onorare e a mantenere nel tempo nei confronti di chi gli ha gia’ erogato beni e servizi”. 2) “un contenitore di valore convenzionale esigibile dal portatore, dalla comunita’ che ha emesso quel simbolo”: per questo motivo la moneta dev’essere dichiarata di proprietà del portatore. Questa promessa di pagamento, quindi, determina il “diritto assoluto di pretendere beni e servizi in cambio”, per ricompensare i servizi erogati o erogabili dall’accettante.
Moneta: unità di misura di valore di beni reali, simbolo materiale
Esso indica ancora: 3) “un’unita’ di misura di valore di beni reali, corrispondente essa stessa a un valore incorporato nella stessa unita’ di misura”. Premettiamo che il professor Giacinto Auriti dopo quaranta anni di studi universitari ha già espresso chiaramente questo concetto nei suoi libri e nei tanti video realizzati e disponibili sul web. Egli affermava che poiché la moneta è un’unità di misura del valore e tutte le unità di misura hanno la qualità di quello che devono misurare, la moneta è quindi unità di misura del valore e valore della misura, cioè potere d’acquisto. 4) un simbolo materiale necessario a rendere visibile un concetto spirituale, qual è appunto il valore.
Cos’è il valore? Cos’è la moneta in veste giuridica?
Ricordiamo sempre il concetto di valore espresso dal “professore”: il valore è una previsione fatta da una persona in un rapporto fra fasi di tempo conseguenti, finalizzata al raggiungimento del proprio benessere (fisico o spirituale). Es.: “la penna ha valore perché prevedo di scrivere” quindi non è l’oggetto a possedere un valore proprio ma è la persona umana che glielo conferisce. 5) La moneta e’ quindi una fattispecie giuridica oggetto di diritto individuale (nel riceverla, in cambio di beni o servizi resi) e allo stesso tempo, un oggetto di obbligo collettivo (nell’accettarla). Questo connubio di diritti e doveri è regolato convenzionalmente e sancito dalla legge attraverso il corso legale.
L’aspetto psicologico della moneta
Ovviamente scrivere su una banconota tutte quelle definizioni sopra riportate – e sicuramente tante altre, che ne accrescano l’importanza e ne dettaglino il senso – sarebbe impossibile e oltremodo inutile, quindi, per semplicità ogni comunità o Stato ha chiamato la moneta con un proprio nome: dollaro, sterlina, lira, franco ecc. ecc.. Qui entra in gioco l’aspetto psicologico inizialmente spiegato. Chiamando con un nome unico un oggetto così complesso, se ne snatura semplicisticamente il significato e quindi lo stesso strumento potrà essere interpretato dalla comunità come oggetto avente un valore proprio. Si realizza così, erroneamente – come dimostrò Auriti – la dimostrazione del concetto Hegeliano, cioè quello di confondere il SOGGETTO (persona umana vera creatrice di valore, perché capace di previsione temporale, di cui al punto 4) con l’OGGETTO moneta (mezzo materiale utilizzato per rendere visibile il valore ma, per i motivi spiegati al punto 4, privo di valore proprio se scorporato dalla convenzione).
La moneta è solo un “valore potenziale”
La moneta perciò, pur avendo un potere d’acquisto certificato dalla legge, è solo un potenziale valore, che lo rende effettivo solo dopo la materializzazione in beni reali ricevuti e che quindi realizza quella previsione temporale nel giudizio di valore creato dal pensiero umano.
Un facile esempio
Facciamo adesso un breve esempio, per rendere meglio l’idea: Lo Stato (comunità) ha bisogno di un bene collettivo, per esempio un ospedale. Attraverso gare d’appalto, la ditta aggiudicatrice realizza l’opera per un valore di 10 milioni di euro. Lo Stato (comunità) consegna al titolare della ditta costruttrice una promessa di pagamento di 10 milioni di euro, che corrispondono al bene realizzato. A questo punto la ditta distribuisce tale somma a tutto il personale impegnato nell’opera. Queste persone adesso si rivolgono ai membri dello Stato (comunità) per ricevere in cambio beni e servizi, presentando quella forma di pagamento ricevuta in precedenza. A quel punto si compie il baratto e tutti sono soddisfatti. Inoltre, poiché la moneta è un bene ripetibile all’infinito, quel denaro ha accresciuto la ricchezza dei cittadini della comunità. Infatti, lo Stato si trova adesso in possesso sia dell’ospedale sia della moneta corrispondente.
Ecco perché la moneta deve essere di proprietà del portatore
Per questo motivo, chi accetta la moneta è sicuramente il creditore nei confronti della comunità, di beni e servizi. Ripetiamo il concetto ancora una volta: CHI ACCETTA È CREDITORE NEI CONFRONTI DI CHI EMETTE DENARO. Per questo per realizzare la vera giustizia, sul biglietto a corso legale dovrebbe essere riportata questa dicitura: PROPRIETA’ DEL PORTATORE, come avvenne sui SIMEC, messi in circolazione da Giacinto Auriti. Per i motivi sopra riportati, chi accetta dev’essere DICHIARATO “ CREDITORE”, mentre chi emette, dev’essere dichiarato “DEBITORE”, almeno fino a quando tutti i beni reali non siano tornati in possesso del CREDITORE, a quel punto la moneta continua a circolare come ricchezza individuale.
Il paradosso dei “privati abusivi” della BCE. in Europa
Tutti sanno che la Banca Centrale Europea è composta di una moltitudine di banche private e quindi di proprietà di azionisti privati e che emette la moneta solo prestandola. Per i motivi sopra esposti, appare doveroso chiedersi: che motivo c’è di affidare ai banchieri privati i privilegi e diritti che un’intera comunità si crea? Se ci riflettiamo attentamente, i banchieri si sono inseriti in questa catena, abusivamente, perché non avrebbero alcun titolo a emettere le promesse di pagamento, che non possono onorare, ma che invece obbligano a essere onorate da altri.
L’errore di fondo
Codificando erroneamente un giudizio, si è indotti a pensare al valore come una caratteristica intrinseca della moneta per cui, tutti noi, attraverso un plagio culturale che dura da almeno 321 anni, se non più, siamo convinti che la banca centrale ci dia un valore reale (e non una promessa di valore con potere d’acquisto) e per questo ci sentiamo in dovere di dare qualcosa in cambio (pagamento interessi passivi su titoli di stato e tasse e balzelli vari per ripagare un debito pubblico ingannevole e fittizio).
La più maestosa opera satanica della storia
Attraverso questo ribaltamento del giudizio di valore, si realizza la più maestosa opera satanica della storia: la moneta-debito. Per le ragioni sopra esposte, il ricevente della promessa di pagamento, da creditore verso la comunità, si è trasformato in debitore verso le banche. Una follia così mostruosa da far tremare i polsi persino i più grandi registi di film Horror. Occorre la consapevolezza da parte di tutti che viviamo in un regime di usura.
Non esiste Democrazia, ma spietato democratismo usurocratico
In tal contesto la democrazia, senza il diritto di pretendere ciò che ci appartiene, non ha alcun significato. Esiste solo un bizzarro democratismo usurocratico (dittatura dei numeri estorti con plagio mediatico e con il potere satanico del danaro). Togliere ai banchieri privati la possibilità di emettere moneta prestandola – come sosteneva il grande professor Auriti – è un atto dovuto che il dovere morale nei confronti delle future generazioni ci obbliga ad attuare. Non esisterà vera libertà fino a quando non sparirà da questo mondo lo strumento satanico per eccellenza che è, ribadiamo, la moneta-debito.
Nelle ultime settimane la propaganda mediatica filo-governativa e filo-europeista (cioé liberal-capitalista e social-comunista) si è fatta alquanto aggressiva. E’ il caso di dire che ha “superato se stessa”. Le aziende falliscono a ritmi impressionanti, i giovani lasciano in massa l’Italia, di “politiche per la famiglia” e “reddito di cittadinanza a credito dei cittadini” (e non a “debito” degli stessi, come suggerito da pseudo-politici di casa nostra) neppure a parlarne di striscio… ma per gli organismi mediatici di prima fascia, istituzionali e non, “l’Italia è in ripresa e la disoccupazione diminuisce”. Se non fosse il tutto così tragico e sconcertante, sembrerebbe quasi di assistere ad un grottesco spettacolo teatrale, nel quale si alternano battute di attori (pazzi) degne del più degradante manicomio criminale. Ma evidentemente questi slogan falsi piacciono al Grande Usuraio, che si pasce sulle disgrazie altrui e sguazza nel sangue dei nuovi martiri del terzo millennio.
Gli adepti del Grande Usuraio
Il grande usuraio si serve spesso di adepti che hanno lo scopo unico di dire il falso e occultare la verità, cercando – con l’uso distorto delle parole e con la loro strategica inversione – di carpire la buona fede della gente e convincerla della bontà di una realtà artefatta. Spesso “esperti economisti ” o per meglio dire “FALSI PROFETI”, agendo in assoluta mala fede tentano di mistificare la realtà – economica, sociale, scientifica e religiosa – e nel contempo di smontare le verità sulla guerra di religione e monetaria in atto. Particolarmente abili, poi, tali adepti si rivelano nell’attaccare le verità più scomode e pericolose, come quelle svelate dal grande Professor Giacinto Auriti: tesi giuridico-monetarie elaborate in più di quarant’anni di studi accademici (indipendenti e dignitosi). Il mondo moderno è pieno di questi personaggi, i quali hanno un discreto seguito, solo perché la cassa di risonanza mediatica li agevola nel loro compito meschino.
Il tempo del nuovo analfabetismo di massa
Oggi, in aggiunta, viviamo nel tempo del nuovo analfabetismo di massa (vedi qui Sovversione sociale e nuovo analfabetismo moderno) e siamo immersi in uno stato d’ignoranza programmata dai grandi usurai, che non permette alle persone di risvegliarsi e autodeterminarsi. L’iper diffusione tecnologica a la correlata superficialità mediatica nel “raccontare” le notizie senza il dovuto approfondimento, non aiutano l’inversione di questo processo.
Il timore del Grande Usuraio
L’essere umano autonomo e responsabile, dunque, fa paura ai grandi usurai, i quali non potendo indebitarlo non ne hanno il controllo. Parimenti essi temono l’essere spirituale il quale, svincolato dai retaggi della pura materia e della carne, agisce nel mondo da disilluso, nella consapevolezza che la sfida che ci attende, prima di rientrare in una sfera economica e/o politica e/o sociale è prettamente spirituale. Che ci crediamo o no, il gran duello finale tra bene e male sta vivendo gli ultimi stadi del suo divenire.
La grande arma satanica del “Grande Usuraio”
L’usuraio attraverso lo strumento satanico per eccellenza, che è la moneta-debito, vuol mantenere il totale controllo dei popoli sottomettendoli al suo volere. L’usuraio non ha cuore né coscienza, agisce secondo gli interessi di una mente oscura di cui, a volte forse inconsapevolmente, si trova a essere sia complice che veicolo, portatore d’iniquità e morte. L’usuraio non ha bisogno del nostro denaro per vivere, ma ha assoluto bisogno di farci esistere in uno stato di perenne debito nei suoi confronti. Il debito opprime, logora, impaurisce, offende lo spirito e svilisce le forze e lo spirito. Spesso leva dal cuore lo spirito di ringraziamento verso Dio e la fede, esponendo lo scoraggiato e il debole alle insidie più subdole del grande nemico dei popoli: satana.
Dalla caduta dell’Impero Romano alla schiavitù dei tempi moderni
L’angelo oscuro, travestito di luce e buone intenzioni, trae dalla moneta-debito, da secoli, la sua linfa vitale. Tutte le macro-crisi economiche della storia egli ha fomentato, espropriando i popoli dell’universalità dei loro beni (specie i popoli cristiani che abitarono fin dai primi secoli dopo Cristo, il bacino Mediterraneo). La diffusione della falsa cambiale debitocratica e convenzionale (ricevuta di credito/debito prima e carta-moneta poi..) fu la vera causa dello sfaldamento dell’Impero Romano (prima) e dell’indebitamento di massa delle nazioni moderne (poi).
Schiavi perenni di un debito non dovuto
Allora accade anche oggi che mentre Renzi, Mattarella e gli altri eroi della politica si riempiono la bocca di paroloni sprizzanti “fiducia” e “ottimismo”, senza far alcun riferimento alle antiche e sataniche armi di distruzione e distrazione di massa del “Grande Usuraio”, attorno a noi il male oscuro avanza. Male che potrebbe di certo essere fermato mediante le armi della conoscenza, della verità, dello spirito di solidarietà e, soprattutto, della preghiera. Ma per indirizzare bene le nostre energie spirituali al cospetto di Nostro Signore Gesù Cristo, sarebbe necessario uscire prima dall’oblio, liberandosi da questa corazza d’ignoranza che ci soffoca e rende pachidermici i nostri movimenti, impedendoci di riconoscere i veri golia che attentano alla nostra esistenza, materiale e spirituale. La realtà più tremenda da scoprire è quella che ci obbliga a essere schiavi di un debito non dovuto. L’usuraio, attraverso l’inganno ci espropria dei nostri beni e della possibilità di poter esprimere il nostro valore umano per raccoglierlo convenzionalmente in un simbolo. L’usuraio si appropria dell’immagine e ci vieta così di poter rendere visibile la creazione del nostro spirito.
A chi appartiene la carta-moneta?
Chi ha concesso questo enorme potere al grande usuraio? Perché i popoli non si “incazzano” a tale scempio di diritto? Domande alle quali è difficile dare una risposta. In molti cercano di distribuire perle di “saggezza economica”, non accorgendosi che il vero punto di Cournot, ancor prima di essere economico è giuridico. Di chi è la proprietà del valore incorporato nella carta-moneta? Molti economisti sono spiazzati da questa domanda così semplice, alla quale non sapendo fornire risposte logiche, trovano la via più comoda che è quella sostenuta dai testi universitari, i quali per “statuto” non trattano (curiosamente) questo argomento.
Il “segreto dei segreti” celato dal mondo accademico
Il “segreto dei segreti” è dunque reso inaccessibile alle masse con la complicità dei politici servi dei banchieri. Ciò implica che i nostri eruditi giovani universitari crescano in una evidente ignoranza diffusa sui temi davvero importanti: qual è quello monetario. Il motivo di questa difficoltà nel comprendere la truffa in atto da secoli è legato al fatto che tutta la scienza economica si basa sulla più grande atrocità menzognera della storia: la moneta-debito. Un economista che accetta la verità è disposto a mettere in dubbio tutti i suoi anni di studi. Ma quanti oggi sono disposti a farlo? Davvero pochi! Eppure è in gioco la vita di miliardi di uomini.
No Auriti, No Party!
E’ necessario che i popoli, specie le nuove generazioni, prendano coscienza di questo, sacrificando magari il loro tempo di svago per dedicarlo alla comprensione dei motivi che da sempre generano evidenti iniquità nel mondo. Il motto da insegnare ai nostri giovani potrebbe essere “meno discoteca e cocktail e più Auriti!”. Oppure: “No Auriti, No Party!”. Ma in fondo, dovremmo semplicemente ascoltare e far proprie le parole del Vangelo ed essere quindi portatori di giustizia divina, fiduciosi che alla fine la Verità vince sempre.
Nicola Arena / introduzione di Sergio Basile Qui Europa
da: Alfredodecclesia.blogspot.it/
(tra poco, chiederanno di tassare i passeggini?)
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Ministero dell'Istruzione
#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta della costruzione della nuova Scuola Secondaria di I grado Vincenzo Campanari dell’ICS Ildovaldo Ridolfi, a Tuscania, in provincia di Viterbo e nel Lazio, per contrastare la dispersione scolastica e per rid…Telegram
Little New About Hampshire
On March 6, 2024, Governor Sununu signed SB 255 into law, making New Hampshire the fourteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. SB 255 is the second comprehensive privacy law enacted in 2024, the first having been New Jersey’s S332, which was also a holdover from the 2023 legislative session. Another example of states following the “Connecticut model,” S255 bears a strong resemblance to other laws following the Washington Privacy Act (WPA) framework. The law will take effect on January 1, 2025. This blog post addresses two unique facets of SB 255, including its narrow rulemaking authority and a unique provision addressing conflicts with other laws, while ultimately reflecting on how SB 255 is arguably the first “boring” state comprehensive privacy law.
1. Two Novel Provisions in New Hampshire
a. Narrow Rulemaking Authority
Prior to New Hampshire joining the fray, there were two approaches to rulemaking in the state comprehensive privacy landscape. In the first category are laws that provide no rulemaking authority, which includes a majority of enacted legislation. However, a handful of states—California, Colorado, and New Jersey— exist in another category where the legislation provides broad rulemaking authority, either to promulgate regulations for the purpose of carrying out the law or, in California’s case, to issue regulations on a variety of important topics.
SB 255 breaks this trend by including two narrow rulemaking provisions. First, in section 507-H:6, which notes that the secretary of state will establish standards for privacy notices. The second rulemaking provision is section 507-H:4(II), which specifies that the secretary of state will establish a “secure and reliable means” for individuals to exercise their rights under the law. Most other states task controllers with establishing their own means for individuals to exercise their rights (e.g., Delaware). California was slightly more prescriptive in its requirements (e.g., requiring that businesses offer a toll-free telephone number to exercise rights) but ultimately leaves much to the discretion of businesses. New Hampshire’s requirement that the secretary of state establish a uniform means for exercising data rights could make it easier for individuals to submit requests given that the mechanism will not vary from controller-to-controller. Businesses interact with their customers in a variety of ways, however, and this standardization could pose challenges for businesses if it is overly rigid.
b. Compliance with Other Law
SB 255 contains a unique provision regarding compliance with “other law.” Section 507-H:12 provides that anyone covered by SB 255 and “other law regarding third party providers of information and services” must comply with both laws, and, where there is a “direct conflict” between the two laws, the individual or entity “shall comply with the statute that provides the greater measure of privacy protection to individuals.” For the purposes of that provision, opt-in consent for disclosing personal information is deemed more protective than the opt-out rights in SB 255.
This language was added while SB 255 was in committee to prevent potential conflicts between SB 255 and HB 314, a distinct bill that was being considered in parallel to SB 255. Originally intended to curtail government acquisition of personal information, HB 314 was expanded significantly by the House Judiciary Committee to place strict limits on the disclosure of personal information by a “third-party provider of information,” defined broadly under that bill to encompass telephone companies, utilities, internet service providers, streaming services, social media services, email service providers, banks and financial institutions, insurance companies, and credit card companies.
HB 314 passed the New Hampshire House of Representatives in early January 2024, but it has not progressed in the Senate at the time of writing. Retaining this conflict provision in SB 255 without also passing HB 314 raises questions about the provision’s function, given that “third-party provider of information or services” currently is not defined in law.
2. The First “Boring” Privacy Law?
Perhaps what is most interesting about SB 255 is how uninteresting it is—at least in regard to comprehensive privacy law, there is very little new in New Hampshire:
- The law’s applicability thresholds are low—applying to controllers who process the personal data of either 35K consumers or 10K consumers and deriving more than 25% of revenue from the sale of personal data—but these thresholds are not uniquely low (matching those set in Delaware).
- Sensitive data is defined broadly, including personal data revealing sex life, but it omits elements of the broadest such definitions (e.g., status as transgender or nonbinary and status as a victim of crime, included in Oregon, or financial information, included in California and New Jersey).
- The definition of biometric data is broader than that in Virginia (covering data generated from a photograph or an audio or video recording if generated to identify a specific individual), but narrower than that in New Jersey or Oregon.
- A controller can respond to a deletion request regarding personal data obtained from third parties by opting that individual out of non-exempt processing purposes, following the approach in most WPA-style laws (except Delaware and New Jersey).
- New Hampshire joins California, Colorado, Connecticut, Montana, Oregon, Delaware, and New Jersey as the eighth state to allow individuals to opt-out of the processing of personal data for targeted advertising or the sale of personal data on a default basis through a universal opt-out mechanism (UOOM).
That SB 255 adds little new to the state comprehensive privacy landscape is indicative of the maturity of state privacy law. Once upon a time, a state enacting comprehensive privacy legislation warranted an emergency blog post with detailed analysis and lofty questions about a looming “patchwork” of incompatible laws. In the almost six years since the California Consumer Privacy Act was enacted, fourteen states have now joined the fold. As noted in FPF’s forecast of the 2024 privacy landscape, while there was a general regulatory convergence on the WPA framework, there are still meaningful differences between most of the post-California comprehensive state privacy laws. Many have wondered whether any states would buck the consensus trend in 2024 and adopt a novel approach to data privacy. That may be the case, as several states are currently considering bills inspired by the American Data Privacy and Protection Act. But if New Hampshire is anything to go by, perhaps 2024 will instead be a year of greater convergence and uniformity amongst the states. Time will tell.
BRASILE. Sempre più diffusa la dengue: nel 2024 già 195 morti
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di Pasquale Pugliese
San Salvador De Bahia, 8 marzo 2024 – È sempre allerta dengue in Brasile. Il ministero della Salute brasiliano riferisce che alla data del 27 febbraio i casi confermati della grave malattia erano già 973.347. Sette stati Acre, Goias, Minas Gerais, Espirito Santo, Rio de Janeiro e Santa Catarina hanno decretato lo stato di emergenza. Gli ospedali sono affollati e le forniture di vaccino non soddisfano tutte le numerose richieste. Soltanto un anno fa le autorità sanitarie brasiliane hanno approvato il primo vaccino contro la dengue, prodotto dall’azienda giapponese Takeda.
Negli ultimi anni la diffusione della malattia in Brasile è aumentata notevolmente. Nel 2023 sono decedute 149 persone, soltanto nei primi due mesi del 2024 ci sono state 195 vittime.
La dengue è trasmessa da una zanzara, Aedes Egypti, che prolifera nelle acque stagnanti, anche nell’acqua del vaso da fiori. Si manifesta con febbre, dolori, senso di stanchezza e nella fase più acuta diventa emorragica. La malattia trova terreno fertile nei quartieri più poveri oltre che nelle favelas. I tratti di fogne a cielo aperto, copertoni abbandonati di auto, piscine private senza manutenzione, sono gli ambienti preferiti da questa zanzara. Il governo ha stanziato già 1,5 miliardi di real (283 milioni di euro) in favore di Stati e municipalità per sostenere le spese degli enti locali nella lotta contro l’epidemia, ma l’arma migliore per contrastarla resta la tutela dell’igiene nei luoghi tanto pubblici che privati. L’Aedes Egypti oltre alla dengue può trasmettere anche Zica e Chikungunya. Le donne incinte colpite dallo Zica virus hanno una probabilità alta di partorire figli con microcefalia.
Il livello di allerta si sta alzando anche in Europa, specialmente negli aeroporti. In Italia negli anni scorsi ci sono stati casi di queste malattie che hanno colpito in prevalenza viaggiatori che rientravano in patria, ma anche casi autoctoni. Pagine Esteri
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Diffusione della cultura della legalità e promozione del merito. È stata approvata la graduatoria delle istituzioni scolastiche ammesse a partecipare al concorso promosso dal MIM in collaborazione con la LUISS.
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INCHIESTA. Anche raffiche di mitragliatrice contro i giornalisti colpiti da Israele in Libano
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della redazione
Pagine Esteri, 8 marzo 2024 – Il carro armato israeliano che lo scorso ottobre ha ucciso un reporter della Reuters in Libano del sud, sparando contro un gruppo chiaramente identificato di giornalisti, in seguito ha “probabilmente” anche aperto il fuoco su di loro con una mitragliatrice pesante per un minuto e 45 secondi. Lo afferma un’inchiesta dell’Organizzazione olandese per la ricerca scientifica applicata (Tno), incaricata dalla Reuters di analizzare la dinamica dell’attacco del 13 ottobre che ha ucciso il giornalista libanese Issam Abdallah.
I sette giornalisti presenti al momento dell’uccisione di Abdallah indossavano giubbotti antiproiettile ed elmetti blu, la maggior parte con la scritta “Press”. Prima dell’attacco avevano filmato da lontano i bombardamenti in un’area aperta su una collina vicino al villaggio libanese di Alma al-Chaab. Il carro armato posizionato a 1,34 km di distanza in Israele ha sparato due cannonate da 120 mm contro i giornalisti. Il primo proiettile ha ucciso Abdallah, 37 anni, e ferito gravemente la fotografa dell’Agence France-Presse (Afp), Christina Assi, 28 anni. Nell’attacco sono rimasti feriti più leggermente anche il fotografo della Reuters Thaier Al-Sudani, il cameraman Maher Nazeh, nonché due giornalisti di Al Jazeera e un altro dell’Afp.
La Tno rivela che l’audio registrato da una videocamera di Al Jazeera evidenzia che i giornalisti sono stati colpiti anche da colpi calibro 0,50 del tipo utilizzato dalle mitragliatrici Browning montate sui Merkava israeliani.
“Si ritiene probabile che un carro armato, dopo aver sparato i due colpi, abbia usato la sua mitragliatrice i giornalisti”, si legge nel rapporto. “Ciò non può essere concluso con assoluta certezza poiché non è stato possibile stabilire la direzione e la distanza esatta del fuoco (della mitragliatrice)”. Da parte sua la Reuters non è stata in grado di determinare se l’equipaggio del carro armato israeliano sapesse che stava sparando sui giornalisti, né se avesse sparato contro di loro anche con una mitragliatrice e, in caso affermativo, perché. Nessuno dei due reporter Reuters sopravvissuti e un altro giornalista dell’Afp presente ricordano il fuoco della mitragliatrice. Tutti hanno detto che in quel momento erano sotto shock.
Il diritto internazionale umanitario vieta gli attacchi contro i giornalisti poiché i media godono della protezione concessa ai civili e non possono essere considerati obiettivi militari.
In risposta all’indagine della Tno, l’Esercito israeliano ha spiegato di aver risposto ad attacchi dei militanti libanesi Hezbollah vicino a Hanita, con l’artiglieria e il fuoco dei carri armati. Il giorno dopo l’attacco, l’esercito israeliano aveva dichiarato di avere immagini dell’incidente e che era in corso un’indagine. Nessun risultato è stato reso pubblico sino ad oggi.
Lo scorso novembre un drone israeliano ha ucciso altri due giornalisti libanesi, Farah Omar e il cameraman Rabih Maamari, sempre in Libano del sud, mentre realizzavano un servizio per la televisione Al Mayadeen.
“Condanniamo con la massima fermezza l’attacco contro un gruppo di giornalisti chiaramente identificabili che lavoravano all’aperto. L’attacco ha ucciso il nostro collega Issam Abdallah e ne ha feriti molti altri. Ribadiamo i nostri appelli a Israele affinché spieghi come ciò sia potuto accadere e chiedere conto ai responsabili”, ha replicato la caporedattrice della Reuters, Alessandra Galloni. Pagine Esteri
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FILMTRANSCRIPT è un progetto amatoriale che riporta la trascrizione, completa ed in italiano, dei dialoghi di alcuni film!
Queste pagine sono il frutto di un lavoro amatoriale, e le segnalazioni di eventuali refusi (od altro) saranno ben accette.Per il resto utilizzate a piacere queste pagine, ma siete pregati di rispettare la Licenza Creative Commons.
@Cinema, Televisione e Serie TV
Ecco i film trascritti:
- L'altra metà dell'amore
- Andromeda
- Apollo 13
- Il bacio della donna ragno
- Balle spaziali
- Berlinguer ti voglio bene
- The big Kahuna
- The Blues Brothers
- Brian di Nazareth
- Caro Diario
- La città incantata
- Come tu mi vuoi
- Le conseguenze dell'amore
- Cyrano De Bergerac
- Donnie Darko
- Il dottor Stranamore
- 2001: Odissea nello spazio
- E... ora qualcosa di completamente diverso
- Enrico V
- Fargo
- Il favoloso mondo di Amélie
- Forrest Gump
- Frankenstein Junior
- Il gladiatore
- Il grande Lebowski
- Ghostbusters - Acchiappafantasmi
- Guerre Stellari Episodio 1: la minaccia fantasma
- Guerre stellari Episodio 2: l'attacco dei cloni
- Guerre Stellari Episodio 3: la vendetta dei Sith
- Guerre stellari Episodio 4: una nuova speranza
- Guerre stellari Episodio 5: l'Impero colpisce ancora
- Guida galattica per autostoppisti
- Hair
- Harry Potter e la Pietra Filosofale
- Le iene
- Kill Bill volume 1
- Ladyhawke
- Marvel's The Avengers
- Mary Poppins
- Matrix
- Matrix reloaded
- Monty Python e il Sacro Graal
- Moulin Rouge!
- Il muro di gomma
- Nightmare Before Christmas
- Oltre il giardino
- La parola ai giurati
- Il portaborse
- I predatori dell'Arca perduta
- Pulp Fiction
- Ridere per ridere
- Ritorno al futuro
- Ritorno al futuro - Parte II
- Ritorno al futuro - Parte III
- The Rocky Horror Picture Show
- Il secondo tragico Fantozzi
- Il senso della vita
- Il settimo sigillo
- Shining
- Sideways - In viaggio con Jack
- Il Signore degli Anelli: la Compagnia dell'Anello
- Il Signore degli Anelli: le due torri
- Il Signore degli Anelli: il ritorno del Re
- Smoke
- Spider-Man
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- Star Trek Primo Contatto
- La strada per El Dorado
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- Titanic
- Una poltrona per due
- Wargames
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HAITI. Le bande criminali creano il caos, il primo ministro fugge in esilio a Portorico
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di DavideMatrone – [/b]
Pagine Esteri, 8 marzo 2024. [b]Precedenti storici. Haiti, il paese più povero dell’emisfero occidentale ripiomba nuovamente nel caos e nell’incertezza assoluta. Eppure questa nazione registra nella sua gloriosa storia avvenimenti di grande rilievo a livello internazionale. Haiti diede i natali al primo “Giacobino nero”, Toussaint de l’Overture denominato anche il Napoleone nero che a capo di un esercito di ribelli afrodiscendenti sconfisse l’esercito colonizzatore francese. Con la Rivoluzione Haitiana, ispirata ai principi della Rivoluzione Francese, si aprì una nuova fase per il Paese indipendente con la formazione di un Governo composto totalmente da uomini neri e liberi provenienti dalle fila degli insorti della prima sollevazione armata dell’anno 1791. “Oggi siamo liberi perché siamo i più forti” disse il generale Toussaint de l’Overture nel 1801, considerato ancora oggi il Padre della Patria. Tuttavia, dopo pochi decenni la libertà e l’indipendenza conquistata con la Francia vennero attentate dall’intervento degli Stati Uniti con l’applicazione della famosa Dottrina Monroe del 1823 e dall’invasione militare nel 1915. Di lì in avanti per l’ex Hispaniola non c’è stata più pace, fino a sprofondare agli ultimi posti delle classifiche internazionali, con indici di povertà, malnutrizione infantile, disoccupazione, tassi di omicidi e violenze sulle donne tra i più alti di tutto il continente americano.
Il Primo Minsitro di fatto Ariel Henry fugge dal paese dopo le scorribande dei gruppi criminali nella capitale
In questi ultimi giorni nel paese c’è una grave e profonda instabilità politica e sociale. Il lider delle bande criminali, l’ex poliziotto Jimmy Cheriziér alias Barbecue oggi è un attore da non sottovalutare, il boss dell’alleanza della Federazione delle pandillas di Haiti “G9”. Nei giorni scorsi aveva dichiarato che avrebbe attaccato con le sue bande i due sistemi penitenziari più grandi della capitale Port au Prince, e l’ha fatto, liberando circa 3700 detenuti di diverso calibro. L’atto di guerra delle bande criminali era stato la risposta all’accordo siglato dal Primo Ministro Henry con il governo del Kenya per far arrivare sull’isola un contingente di militari kenioti per sedare le scorribande della criminalità organizzata del Paese. Il Primo Ministro, dopo le minacce dei criminali non è poi più potuto rientrare nel Paese. Ha cercato prima rifugio nella vicina Repubblica Domenicana, dove gli è stata rifiutata l’autorizzazione ad entrare. Quindi ha optato per il Portorico dove oggi si trova in esilio. Non può tornare ad Haiti: il lider delle bande criminali, Jimmy Cheriziér, ha dichiarato che se il presidente Henry non si dimette si compirà un genocidio e che se la Comunità Internazionale continuerà ad appoggiarlo, ci sarà una guerra civile. Jimmy Cheriziér nella giornata del 7 marzo ha dichiarato ai giornali di tutto il mondo accorsi sull’isola in una conferenza stampa improvvisata: “Ci sono zone strategiche che stiamo disputandoci affinché si convertano in nostri territori. A breve cominceremo la lotta contro il sistema vigente per avere il paese che vogliamo e cioè una Haiti con occupazione per tutti, con sicurezza ed educazione gratis per tutti. Un paese senza discriminazione sociale dove tutte le persone possono raggiungere la posizione sociale ed economica che si meritano”. Queste dichiarazioni sembrano un programma politico per una campagna elettorale che, viste le condizioni, comincerà presto. Dal 2016 non si svolgono regolari elezioni nel Paese e dalla morte dell’ex Presidente Moises, ucciso nel luglio del 2021, l’attuale Primo Ministro di fatto non ha mai organizzato indetto votazioni. La convocazione di nuove elezioni e l’arrivo di una missione di appoggio (l’ennesima) alle forze di sicurezza sembra essere la via d’uscita alla grave crisi. Non sappiamo ancora se Cheriziér si candiderà o se appoggerà qualche candidato ma certamente la criminalità nell’isola di Haiti – come in altri paesi del continente – sta diventando purtroppo un attore importante che influisce nella vita politica, economica e sociale di ogni nazione americana.
Per saperne di più, Pagine Esteri ha contattato Robby Glessiel attivista dei diritti umani haitiano che ci ha dato una testimonianza dal Paese.
pagineesteri.it/wp-content/upl…
Qual è la situazione ad Haiti?
Non c’è molta differenza tra quello che sta passando ora e tutto quello che è successo l’anno scorso. Gli obiettivi del governo di fatto erano di garantire un clima di sicurezza e di organizzare le elezioni. Niente di questo è stato fatto dal momento dell’assunzione del potere nel 2021.
Sono già 8 anni che non si convocano elezioni e oggi ci ritroviamo con un assoluto vuoto istituzionale. Il 2024 è cominciato con molte proteste che chiedevano al governo di lasciare il potere, assunto senza il voto. Il Primo Ministro di fatto è andato in Kenya per firmare un accordo per l’invio di truppe militari ad Haiti mentre il paese si trovava in una situazione caotica.
Le bande e i gruppi criminali oggi controllano l’80% della capitale e la settimana scorsa avevano annunciato una grande agitazione armata con lo scopo di liberare i detenuti delle due grandi carceri del paese. L’hanno detto e l’hanno fatto. La notte tra sabato 2 e la domenica 3 Marzo hanno svuotato la principale prigione di Port au Prince liberando migliaia di detenuti tra cui criminali di alto profilo che oggi si sono arruolati nelle bande delle due grandi città del paese. La situazione odierna ad Haiti è di totale incertezza, non c’è nessuna comunicazione reale da parte di questo governo, c’è un silenzio totale. Le uniche voci che si ascoltano sono le voci dei gruppi criminali e di alcuni membri delle opposizioni politiche.
Il Primo Ministro del paese ha provato a fuggire verso la Repubblica Domenicana ma non ha avuto l’autorizzazione. Ora dov’è?
Dopo aver firmato l’accordo con il governo del Kenya, il Primo Ministro doveva ritornare ad Haiti ma la situazione nel paese è degenerata e non gli è stato permesso il ritorno in patria: sapendo del suo arrivo, le bande hanno attaccato i due principali aeroporti internazionali di Haiti Quindi, in un primo momento il premier ha optato per l’esilio nella vicina Repubblica Domenicana ma il presidente domenicano non ha concesso l’autorizzazione perché non vuole impicciarsi in problemi che non gli riguardano. Secondo la stampa haitiana, da ieri notte il Primo Ministro si troverebbe nell’isola di Portorico. Ora non si sa se da Portorico intenderà viaggia per raggiungere Haiti. Quello che si dice oggi è che il Primo Ministro sta ricevendo molte pressioni da parte della comunità internazionale perché rinunci al suo ruolo. Ufficialmente non c’è nessun comunicato da parte del Governo per spiegare cosa farà il premier, dove si trova e quando e come ritornerà ad Haiti. Pagine Esteri
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Ministero dell'Istruzione
📌 In occasione dell’#8marzo il #MIM celebra la #GiornataInternazionaleDellaDonna con un’iniziativa della Biblioteca tutta al femminile.Telegram
In Cina e Asia – Usa, TikTok a rischio ban, Biden rivendica successi contro la Cina
I titoli di oggi: Usa, TikTok a rischio ban, Biden rivendica successi contro la Cina Hong Kong: consegnata la bozza della legge sulla sicurezza nazionale Xi chiede all’esercito di coordinare difesa marittima e sviluppo economico, e riforme alla difesa tecnologica Le aziende statali cinesi dovranno smettere di utilizzare tecnologie informatiche occidentali entro il 2027 India, mobilitazione di truppe senza precedenti ...
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European Health Data Space (EHDS): Patients risk losing control over their data
In the morning at 4 am, the negotiations (trialogue) on the creation of a European Health Data Space (EHDS) ended behind closed doors without a deal. Negotiations were postponed to next Thursday. One of the negotiators, MEP and civil rights activist Patrick Breyer from the Pirate Party, explains what is at stake in the negotiations:
“Depending on the outcome of the negotiations, you could see your sexually transmitted diseases and sexual disorders, impotence and infertility, abortions, addictions and mental illnesses transferred to health ministries, universities and health insurance companies – without any patient control, without a guaranteed right to opt-out or any requirement for consent, even for the most intimate conditions. The patient data could be accessible under a pseudonym and remain identifiable. Ultimately, this could mean the end of medical confidentiality and deterring patients from seeking urgently needed treatments for fear of stigmatisation, possibly even resulting in suicides. Profit interests could be blatantly prioritised over the interests of patients.
The EU Parliament has been calling for a Europe-wide, guaranteed and full right for patients to opt out of their health data being passed on to third parties, but it is encountering fierce resistance from EU governments and the EU Commission. Even the existing national rights to opt out of the transfer of data to third parties could come under pressure eventually if no right to object applies in other EU states and their ‘pharmaceutical industry’ therefore complains of being disadvantaged.
Depending on the outcome of the negotiations, it will be impossible for patients to use the national electronic health system without their data being accessible across borders throughout the EU. Independent certification of the security of European health data systems may not be required . And the storage of our patient records threatens to be permitted even outside Europe, for example in the USA.
Overall, EU governments and the EU Commission want to accumulate, interconnect and pass on the most sensitive patient records without wanting to guarantee patients’ control over their data. , ‘Anything goes, no obligations’ is not an approach that patients can trust. Without trust, a European Health Data Space cannot exist. According to surveys, more than 80% of EU citizens want to decide for themselves about the transfer of their patient records to third parties. I will do my utmost in the final negotiations to fight for citizens’ right to privacy and medical confidentiality.”
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Due sessioni e multipolarizzazione globale
Racconto e analisi della conferenza stampa annuale sulla politica estera e le relazioni internazionali del ministro degli Esteri Wang Yi, tornato nel ruolo dopo la meteora Qin Gang. Prima della fine della lianghui verrà approvata la revisione della legge sul consiglio di stato
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FPF Statement on President Biden’s 2024 State of the Union Address
“At this critical moment in time, the U.S. is positioned to demonstrate leadership to develop and regulate emerging technologies such as AI. These tools, while incredibly advantageous when deployed responsibly, also carry tremendous potential to cause harm. We commend the Biden administration for recognizing the multifaceted challenges and opportunities presented by AI technologies.
We’re also encouraged to hear President Biden reaffirm his commitment to enacting stronger privacy protections for kids online. Technology creates both terrific opportunities and real risks for young people, and as kids spend more time online and as AI and other technologies continue to evolve, finding that balance has become more difficult ― and more important ― than ever before. We stand by the fact that a comprehensive federal privacy law would address some of the most pressing privacy concerns associated with AI, including algorithms’ use of mass amounts of sensitive data.”
– Jules Polonetsky, CEO, Future of Privacy Forum
Read the full State of the Union Address here.
Event Recap: FPF X nasscom Webinar Series – Breaking Down Consent Requirements under India’s DPDPA
Following the enactment of India’s Digital Personal Data Protection Act 2023 (DPDPA), the Future of Privacy Forum (FPF) and nasscom (National Association of Software and Service Companies), India’s largest industry association for the information technology sector, co-hosted a 2-part webinar series focused on the consent-centric regime under the DPDP Act. Spread across two days (November 9, 2023 and January 29, 2024), the webinar series comprised four panels that brought together experts from industry, governments, civil society, and the global data privacy community to share their perspectives on operationalizing consent under the DPDPA. This blog post provides an overview of these discussions.
Panel 1 – Designing notices and requests for meaningful consent
The first panel was co-moderated by Bianca Marcu (Policy Manager for Global Privacy, FPF) and Ashish Aggarwal (Vice President for Public Policy, nasscom) They were joined by the following panelists:
- Paul Breitbarth, Data Protection Lead, Catawiki & Member of the Data Protection Authority, Jersey.
- Eduardo Ustaran, Partner, Global Co-Head of Privacy & Cybersecurity, Hogan Lovells.
- Eunjung Han, Consultant, Rouse, Vietnam.
- Swati Sinha, APAC, Japan and China Privacy Officer & Senior Counsel, Cisco.
The panel began with a short presentation by Priyanshi Dixit (Senior Policy Associate, nasscom) that introduced the concepts of notice and consent under the DPDPA. During the discussion, panelists emphasized the importance of clear, understandable written notices and discussed other design choices to ensure that consent is “free, specific, informed, unconditional, and unambiguous”. To this end, Swati Sinha highlightedconsent notices for different categories of cookies under the EU General Data Protection Regulation (GDPR), and granular notices with separate tick boxes in South Korea and China as examples of how data fiduciaries under the DPDPA could design notices to enable individuals to make informed decisions. However, Swati also stressed that consent forms should not bundle different purposes or come with pre-ticked boxes. Eduardo Ustaran observed that the introduction of strict consent requirements in many new data protection laws internationally has transformed the act of giving consent from a passive action into a more active and affirmative one. Eduardo also stressed the importance of ensuring that consent was clearly and freely given and maintaining clear records.
Adding to this, Paul Breitbarth suggested that visuals such as videos and images could help make the information in notices more accessible, particularly given that long text-based notices might not be convenient for individuals using mobile devices. Paul used the example of airline safety videos as an effective method for presenting notices, with voiceovers and subtitles to ensure accessibility for a broader audience. However, Paul cautioned that it is always advisable to include written notices alongside such visual representations.
The panelists also highlighted challenges to relying on consent as a basis for processing personal data, such as varying levels of digital literacy, the risk of “consent fatigue,” and the use of deceptive design choices (such as pre-ticked consent boxes). The discussions therefore considered alternatives to consent under different data protection laws. The panelists highlighted that in Europe, consent is not always the most popular legal basis for processing personal data as under the GDPR consent is one of several equal bases for processing personal data. The panelists also considered that in jurisdictions whose data protection laws emphasize consent over other legal bases, organizations may face difficulties in ensuring that consent is meaningful. Eunjung Han cited Vietnam’s recent Personal Data Protection Decree as an example of a framework that emphasizes consent and could potentially limit businesses’ ability to process personal data for their operations. She also noted that industry stakeholders in Vietnam are engaging in conversations with the government to share global practices where business necessity serves as a legal basis for processing.
Regarding regulatory actions, the panelists noted that regulators initially offer guidance and support to industry but over time, may transition to initiating enforcement actions. As final takeaways, panelists stressed the importance of accountability and emphasized the need to clearly identify usage of personal data, only collect personal data that is necessary for a specific purpose, and adhere to data protection principles.
Panel 2 – Examining consent and its alternatives
The second panel was co-moderated by Gabriela Zanfir-Fortuna (Vice President for Global Privacy, FPF) and Ashish Aggarwal (Vice President for Public Policy, nasscom). They were joined by the following panelists:
- Francis Zhang, Deputy Director, Data Policy, PDPC Singapore.
- Leandro Y. Aguirre, Deputy Privacy Commissioner, Philippines National Privacy Commission.
- Kazimierz Ujazdowski, Member of Cabinet, European Data Protection Supervisor.
Varun Sen Bahl (Manager, nasscom) set the context for the panel discussion through a brief presentation, outlining various alternatives to consent under the DPDP Act: legitimate uses (section 7) and exemptions (sections 17(1) and 17(2)).
Throughout the discussion, the panelists drew from their experiences with their respective data protection laws: Singapore’s Personal Data Protection Act (PDPA), the Philippines’ Data Privacy Act (DPA), and the EU’s GDPR. In particular, a common experience shared by the three panelists was that they had all faced questions on the interpretation of alternative bases to consent in their respective jurisdictions. They noted that this was an evolving trend and suggested that it would likely extend to India as well.
Panelists noted that some data protection authorities were proactively promoting alternative legal bases to consent. This need arose because organizations in their jurisdictions were over-relying on consent as the de facto default legal basis for processing personal data, leading to “consent fatigue” for data subjects. For instance, Francis Zhang explained that Singapore amended its PDPA in 2020 to include new alternatives to consent that aim to strike a balance between individual and business interests.
Gabriela highlighted the similarities between section 15(1) of Singapore’s PDPA and section 7(a) of the DPDP Act. Both provisions allow for consent to be deemed where an individual voluntarily shares their personal data within an organization. In this context, Francis Zhang shared Singapore’s experience with this provision and explained that it was intended to apply in scenarios where consent can be inferred from the individual’s conduct, such as sharing payment details in a transaction or health information during a health check-up.
Reflecting on his experience in Europe, Kazimierz Ujazdowski observed that data protection authorities tend to be reactive as they are constrained by the resources at their disposal. He suggested that Indian regulators could be better prepared than the ones in Europe at the time of the enactment of the GDPR by proactively identifying practices that are likely to adversely affect users. He also highlighted the importance of taking a strategic approach to map areas of risk requiring regulatory attention. Deputy Commissioner Aguirre emphasized the need for India’s Data Protection Board to establish effective mechanisms to offer guidance regarding the interpretation of key legal provisions and how to comply with them. He highlighted that effective communication between regulators and industries was crucial for anticipating lapses and promoting compliance. He also explained that complaints and awareness efforts during the transition period before the Philippines’ DPA took effect helped to refine the Philippines’ data protection legal frameworks.
Panel 3 – Realizing the ‘consent manager’ model
The third panel was focused on the novel concept of consent managers introduced under the DPDPA and was moderated by Malavika Raghavan (Senior Fellow, FPF) and Varun Sen Bahl (nasscom). They were joined by the following panelists:
- Vikram Pagaria, Joint Director, National Health Authority of India.
- Bertram D’Souza, CEO, Protean AA and Convener, AA Steering Committee, Sahamati Foundation.
- Malte Beyer-Katzenberger, Policy Officer, European Commission.
- Rahul Matthan, Partner – TMT, Trilegal.
- Ashish Aggarwal, Head of Public Policy, nasscom.
To kick off the discussions, Varun Sen Bahl provided a quick overview of the provisions on “consent managers” under the DPDPA.The law defines a “consent manager” as a legal entity or individual who acts as a single point of contact for data principals (i.e., data subjects) to give, manage, review, and withdraw consent through an accessible, transparent, and interoperable platform. Consent managers must be registered with the Data Protection Board of India (once established) and will be subject to obligations under forthcoming subordinate legislation to the DPDPA.
As the concept of a consent manager is not found in other legislation in India or internationally, there has been a great deal of speculation as to what form consent managers will take, and what role they will play in India’s technology ecosystem, once the DPDPA and its subordinate legislation are fully implemented.
The discussion among panelists touched upon the evolving role of consent managers and their potential impact under the DPDPA.
Rahul Matthan highlighted two concepts from existing consent management frameworks in India: the “account aggregator” framework in the financial sector, and the National Health Authority’s Ayushman Bharat Digital Mission (ABDM) in the health sector that could serve as potential operational models for consent managers under the DPDPA. He also suggested that these initiatives could facilitate data portability, even though the DPDPA does not expressly recognize such a right. He also anticipated that forthcoming subordinate legislation would clarify how these existing initiatives will interface with consent managers under the DPDPA.
Bertram D’Souza and Vikram Pagaria provided background on how these two sectoral initiatives function in India.
Bertram noted that in India’s financial sector, account aggregators currently enable users to manage their consent with over 100 financial institutions, including banks, mutual funds, and pension funds and enable users to manage their consent. Several different account aggregators exist on the market today, but must register with the Reserve Bank of India to obtain an operational license.
Vikram highlighted how ABDM enables users in the health sector to access their health records and consent to requests from various different entities (such as hospitals, laboratories, clinics, or pharmacies) to access that data. Users can also control the type of health record to be shared and the duration for which the data needs to be shared. Vikram also noted that approximately 500 million individuals have consented to create their Health IDs (Ayushman Bharat Health Account), with around 300 million health records linked to these IDs.
Malte Beyer-Katzenberger drew parallels between these existing sectoral initiatives in India and the EU’s Data Governance Act (DGA), a regulation that establishes a framework to facilitate data-sharing across sectors and between EU countries. He explained how the DGA evolved from business models trying to solve problems around personal data management and consent management. In this context, he noted that EU regulators are keen to collaborate with India on the shared objectives of empowering users with their data and enabling data portability.
Ashish highlighted that the value of consent managers lies in providing users a technological means to seamlessly give and withdraw consent. He also saw scope for data fiduciaries to rely on consent managers as a tool to safeguard against liability and regulatory action. When asked about what business model consent managers would adopt, Bertram noted that it is an evolving space and the market in which consent managers will operate is extremely fragmented. While he anticipated that based on his experience with account aggregators, consent managers would initially be funded by India’s technology ecosystem system, they may eventually shift to a user-paid model. The panelists also highlighted the need to obtain “buy-in” from data fiduciaries and ensure that they are accountable towards users towards users). Malte also pondered how consent managers could achieve scale in the absence of a legislative mandate requiring their use.
Rahul Matthan highlighted the immense potential of the market for consent managers in India, noting that as of January 2024, account aggregators have processed 40 million consent requests, twice the number from August of the previous year. Though account aggregators are not mandatory for users, Rahul noted that the convenience and efficiency that they offer is likely to encourage people to opt into using these services, whether they are within the formal financial system or outside it. Agreeing with this, Bertram highlighted the need for consent managers to focus on enhancing user experience and foster cross-sectoral collaborations.
In his concluding remarks, Ashish underscored the importance of striking a balance by allowing the industry to develop the existing account aggregators framework while ensuring that use of this framework is optional for consumers. He agreed that the account aggregator framework is likely to influence the development of consent managers under the DPDPA, and suggested that there may also be use cases for similar frameworks in other areas and sectors, such as in e-commerce, to address deceptive design patterns.
Panel 4 – Operationalizing ‘verifiable parental consent’ in India
The final panel in the webinar series was focused on examining the requirements for verifiable consent for processing the personal data of children under the DPDPA. The panel was co-moderated by Christina Michelakaki (Policy Counsel for Global Privacy, FPF) and Varun Sen Bahl and they were joined by the following panelists:
- Kieran Donovan, Founder, k-ID.
- Rakesh Maheshwari, Former Head of the Cyber Laws and Data Governance Division, Ministry of Electronics and Information Technology.
- Iqsan Sirie, Partner, TMT, Assegaf Hamzah & Partners, Indonesia.
- Vrinda Bhandari, Advocate – Supreme Court of India.
- Bailey Sanchez, Senior Counsel, Youth & Education Privacy, Future of Privacy Forum.
Varun Sen Bahl presented a brief overview of verifiable parental consent under the DPDPA. Specifically, the legislation requires data fiduciaries to seek verifiable consent from the parent or lawful guardian when processing the personal data of minors aged eighteen years or below or persons with disabilities. However, the Act empowers India’s Central Government to:
- exempt specific classes of data fiduciaries from this requirement for certain purposes; and /or
- reduce the age of consent for data fiduciaries that can prove they process children’s personal data in a ‘verifiably safe’ manner.
The forthcoming subordinate legislation under the DPDPA is expected to provide further detail on how these provisions will be implemented.
Building on the presentation, the panelists shed light on the complexities surrounding parental consent requirements under different data protection laws. Iqsan Sirie drew parallels between India’s DPDPA and Indonesia’s recently enacted Personal Data Protection Law, which also introduced parental consent requirements for processing children’s data that will only be clarified through enactment of secondary regulation. Iqsan cited guidelines issued by Indonesia’s Child Protection Commission as “soft law” which businesses could refer to when developing online services.
Rakesh Maheshwari explained that the Indian Government’s intent in introducing these measures in the DPDPA was to address concerns regarding children’s safety, albeit while providing the Central Government flexibility in implementing these measures.
Vrinda Bhandari focused on the forthcoming subordinate legislation to the DPDPA and stressed that any method for verifying parental consent must be risk-based and proportionate. Specifically, she highlighted privacy risks and low digital literacy as challenges in introducing such tech-based solutions. First, she pointed out that biometric-based verification methods, such as India’s national resident ID number (Aadhaar) or any other government-issued ID that captures sensitive personal data, could pose security risks, depending on who can access this information. Second, she noted that the majority of Indians belong to a mobile-first generation, where parents may not be digitally literate. Although Vrinda cited tokenization as a good alternative, she questioned whether it would be feasible to implement it in India, given the costs and technical complexity of deploying this solution.
Drawing from his expertise at K-ID, which aids developers in safely authenticating and safeguarding children’s online privacy, Kieran Donovan highlighted the array of methods for implementing age-gating, ranging from simple email verifications to advanced third-party services aimed at privacy preservation. He discussed the use of payment transactions, SMS 2-factor authentication, electronic signatures, and question-based approaches designed to gauge user maturity.He also pointed out that only 4 of the 103 countries requiring parental consent specify the exact method for verifying parental consent. Healsospoke about the challenges faced by businesses in implementing age-gating measures, including the cost per transaction and resistance from users to sophisticated verification methods.
Comparing India’s DPDPA with the Children’s Online Privacy Protection Act (COPPA) Bailey Sanchez noted that the age for consent in this context is 13 years in the US and is applicable only for services directed at children. Bailey also observed that it is not straightforward to demonstrate compliance under the COPPA. However, the Federal Trade Commission proactively updates the approved methods for parental verification and also works with industry to review new methods that reflect technological advancements. Christina spoke about the legal position on children’s consent in the EU under GDPR, and the challenges in relying on other legal bases for processing children’s data.
As final takeaways, the discussion touched on the importance of regulatory guidance and risk-based intervention that incentivizes stakeholders to participate actively. Overall, panelists noted that a nuanced approach balancing privacy protection and practical considerations is essential for effective implementation of parental consent requirements globally.
To conclude the webinar series, Josh Lee Kok Thong (Managing Director for APAC, FPF) expressed his gratitude to all the panelists, viewers, and hosts (from FPF and nasscom) for their active participation, extending a special note of thanks for their contributions.
Conclusion
In the run up to the notification of the subordinate legislation which will enforce key provisions of the DPDPA, the FPF x nasscom webinar series aimed to foster an active discussion that captured the insights of regulators, industry, academia, and civil society from within India and beyond. Going forward, FPF will play an active role in building on these conversations.
European Health Data Space (EHDS): Patients risk losing control over their data in decisive round of negotiations
Tonight from 6 pm, the presumed final round of negotiations (trialogue) on the creation of a European Health Data Space (EHDS) will take place behind closed doors. One of the negotiators, MEP and civil rights activist Patrick Breyer from the Pirate Party, explains what is at stake in the negotiations:
“Depending on the outcome of the negotiations, you could see your sexually transmitted diseases and sexual disorders, impotence and infertility, abortions, addictions and mental illnesses sold off to tech companies and the pharmaceutical industry for ‘product development’ or for training AI products, to health ministries and health insurance companies, to teaching staff for showing patient records in lectures – without any patient control, without a guaranteed right to opt outor requirement for consent, even for the most intimate conditions. The patient data could be accessible under a pseudonym and remain identifiable. Ultimately, this could mean the end of medical confidentiality and deterring patients from seeking urgently needed treatments for fear of stigmatisation, possibly even resulting in suicides. Profit interests could be blatantly prioritised over the interests of patients.
The EU Parliament is calling for a Europe-wide, guaranteed and full right for patients to opt out of their health data being passed on to third parties, but is encountering fierce resistance from EU governments and the EU Commission. Even the existing national rights to opt out of the transfer of data for research purposes, is at stake in the negotiations and could be restricted. In any case, they could come under pressure eventually if no right to object applies in other EU states and their ‘pharmaceutical industry’ therefore complains of being disadvantaged.
Depending on the outcome of the negotiations, it will be impossible for patients to use the national electronic health system without their data being accessible across borders throughout the EU. Independent certification of the security of European health data systems may notbe required . And the storage of our patient records threatens to be permitted even outside Europe, for example in the USA.
Overall, EU governments and the EU Commission want to accumulate, interconnect and pass on the most sensitive patient records without wanting to guarantee patients’ control over their data. , ‘Anything goes, no obligations’ is not an approach that patients can trust. Without trust, a European Health Data Space cannot exist. According to surveys, more than 80% of EU citizens want to decide for themselves about the transfer of their patient records to third parties. I will do my utmost in the final negotiations to fight for citizens’ right to privacy and medical confidentiality.”
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📣 Torna Didacta Italia 2024! Online il programma completo degli eventi organizzati dal #MIM in occasione del più importante appuntamento fieristico sull’innovazione nel mondo della #scuola che si terrà dal 20 al 22 marzo a Fortezza da Basso, Firenze.Telegram
Cantieristica e subacquea, ecco i pilastri del bilancio di Fincantieri
L’underwater rappresenta la nuova frontiera in cui vogliamo guidare sempre più l’industria ed il Paese. Così ha stabilito gli obiettivi di Fincantieri l’amministratore delegato Pierroberto Folgiero, commentando i risultati dalla società presentati con il progetto di Bilancio di esercizio al 31 dicembre 2023 e il Bilancio consolidato al 31 dicembre 2023 approvati dal consiglio di amministrazione presieduto da Claudio Graziano. Fincantieri, inoltre, ha promosso anche la sua Guidance 2024, confermando per l’anno in corso i suoi obiettivi: ricavi a circa otto miliardi (per una crescita di 4,5%) e una marginalità intorno al 6%, in crescita rispetto all’anno passato di un punto percentuale. Anche rispetto al rapporto di indebitamento, è previsto un miglioramento rispetto alla Guidance del 2023 raggiungere un valore compreso tra il 5,5 e il 6,5x nel 2024, accelerando il deleveraging atteso nell’arco di piano.
I risultati
Crescono anche gli ordini, con uno sviluppo commerciale in crescita in tutti i business. Nel 2023 i nuovi ordini sono stati pari a oltre sei miliardi e mezzo (un aumento di quasi il 24% rispetto all’anno precedente) con una accelerazione del settore offshore. L’anno scorso, inoltre, sono state consegnate 26 navi da dodici stabilimenti, e fino al 2030 ci sono in portafoglio ulteriori 85 unità. Per Folgiero, i risultati sono frutto soprattutto della solida performance operativa dell’attività cantieristica militare e civile, e alla ripresa delle attività commerciali del settore offshore e delle navi speciali. Del resto, questa soddisfazione si legge anche dai numeri: i ricavi dell’azienda si sono assestati a sette miliardi e 651 milioni, in aumento del 2,8%, un Ebitda pari a 397 milioni e un margin al 5,2%.
Iniziative sull’underwater
Inoltre, l’azienda continua a puntare su nuovo settore del subacqueo. L’adesione al progetto del Polo nazionale della dimensione subacquea intende porre il gruppo al centro dei programmi di sviluppo della filiera dell’underwater, con opportunità di business puntando sulle capacità di Fincantieri di guidare l’integrazione tra l’industria della difesa e quella civile. Per quanto riguarda le iniziative già intraprese nel 2023, prosegue il programma Near future submarine della Marina militare, in cui Fincantieri svolge il ruolo di prime contractor e design authority, con l’esercizio dell’opzione del terzo sottomarino di nuova generazione U212 Nfs. Il Gruppo ha inoltre siglato un a ottobre un memorandum d’intesa con Leonardo nell’ambito della subacquea per definire iniziative e sviluppi legati a sistemi (inclusi droni subacquei) di protezione delle infrastrutture critiche sottomarine, con l’obiettivo di “creare una task force stabile comune – ha indicato Folgiero – per mettere insieme le expertise dei due grandi gruppi nell’underwater” al netto della grande esperienza del gruppo nella realizzazione di sottomarini, ne abbiamo costruiti cento”. Altro accordo importante è quello con C.A.B.I. Cattaneo, azienda specializzata nella progettazione, sviluppo e fornitura di mezzi subacquei per le forze speciali della Marina. In ambito civile, invece, Fincantieri ha siglato un memorandum con WSense, azienda di deep tech specializzata in sistemi di monitoraggio e comunicazione subacquei.
Operazione Wass?
Rimane ancora aperta la partita su Wass, specializzata in armamenti navali, siluri, sonar e sistemi di difesa subacquei (attualmente parte della divisione Sistemi difesa di Leonardo). Non è la prima volta che si vocifera di un potenziale passaggio della società a Fincantieri, e nel 2021 Leonardo l’aveva messo in vendita (insieme a Oto Melara, attiva negli armamenti terrestri) e navali, ma la potenziale cessione è rimasta congelata fino ad oggi. Per il gruppo non sarebbe la prima operazione di M&A, dato che è stato recentemente finalizzato l’accordo per l’acquisizione di Remazel, azienda globale nella progettazione e fornitura di top side equipment ad alta complessità per mezzi sottomarini. L’aggiunta di Wass rappresenterebbe per il gruppo un ulteriore passo nella direzione di diventare “la locomotiva dell’underwater”, come aveva definito la società triestina lo stesso Folgiero commentando a novembre scorso i risultati presentati dalla società nei primi nove mesi del 2023
informapirata ⁂
in reply to Andrea Russo • • •ammazza che mazzo tanto che si sono fatti!
@cinema_serietv