How Discord Was Ported to Windows 95 and NT 3.1
On the desktop, most people use the official HTML and JavaScript-based client for Discord in either a browser or a still-smells-like-a-browser Electron package. Yet what if there was a way to use a third-party client and even run it on Windows XP, Windows 95, and NT 3.1? This is exactly what [iDontProgramInCpp] did with their Discord Messenger project.
Fortunately, as a web ‘app’ the Discord API is readily accessible and they don’t seem to be in a rush to ban third-party clients. But it did require a bit of work to add newer versions of TLS encryption to Windows XP and older. Fortunately OpenSSL still supports these older platforms, so this was not a major hurdle and Windows XP happily ran this new Discord client. That left porting to older Windows versions.
Most of the challenge lies in writing shims for API calls that do not exist on these older platforms when backporting software from Windows XP to older Windows versions, and GCC (MinGW) had to be used instead of MSVC, but this also was a relatively minor detail. Finally, Windows NT 3.1 was picked as the last challenge for Discord Messenger, which ran into MSVCRT runtime issues and required backporting features to the NT 3.1 version that was still part of the OS back then.
[MattKC] covers the project in a recent video, as well as the AeroChat client which targets Windows Live Messenger fans. Hopefully the API that allows these projects to operate doesn’t get locked down, as third-party clients like these bring their own unique advantages to the Discord ecosystem.
youtube.com/embed/wxdn30G2LE8?…
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Gli scioperi hanno smosso un po’ le cose: nelle scorse settimane 28 aziende hanno fatto accordi con i sindacati per garantire per la prima volta la settimana lavorativa di 40 ore.
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Perché il Garante italiano bacchetta l’IA cinese Deepseek
L'articolo proviene da #StartMag e viene ricondiviso sulla comunità Lemmy @Informatica (Italy e non Italy 😁)
Secondo il Garante, l'intelligenza artificiale Deepseek ometterebbe un'informazione importante agli utenti italiani. Motivo per cui ha avviato un’indagine formale, per la quale la società cinese dovrà fornire una serie
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Cyberattacco shock in Iran: Gli hacktivisti di Predatory Sparrow colpiscono Bank Sepah
Il gruppo di hacker Predatory Sparrow ha rivendicato martedì la responsabilità di un attacco informatico contro la Bank Sepah, uno dei più antichi istituti finanziari iraniani, legato al Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) e all’esercito.
Il gruppo ha affermato di aver “distrutto tutti i dati” della banca.
L’emittente semi-ufficiale iraniana Fars riporta che i clienti hanno riscontrato problemi con la Bank Sepah a causa di un attacco informatico, dopo che un gruppo di hacker legato a Israele ha affermato di essersi introdotto nell’istituto e di averne interrotto le operazioni. Secondo il rapporto di Fars, i problemi riscontrati con Sepah potrebbero avere ripercussioni anche sulle stazioni di servizio che si affidano alla banca per elaborare le transazioni.
L’affermazione arriva in concomitanza con le segnalazioni di diffuse interruzioni delle attività bancarie in Iran. Martedì diverse filiali della Bank Sepah sono rimaste chiuse e i clienti hanno comunicato a Iran International di non riuscire ad accedere ai propri conti.
Distruzione dell'infrastruttura della Sepah Bank, affiliata al Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche
Noi, i Predatory Sparrow, abbiamo distrutto tutti i dati della Bank Sepah in un'operazione informatica.
La Bank Sepah era un istituto utilizzato per aggirare le sanzioni internazionali e finanziare il terrorismo attraverso i conti correnti del popolo iraniano.
La Bank Sepah ha finanziato le forze armate per procura, i programmi missilistici e il progetto nucleare militare del regime.
Questo è il destino di un'istituzione dedita a preservare le fantasie terroristiche del dittatore.
Grazie agli amici patrioti che hanno reso possibile questo attacco.
Bank Sepah ( persiano : بانک سپه , Bānke Sepah ) è una banca iraniana . Fu fondata nel 1925 come prima banca iraniana. La sua prima filiale, a Teheran, aprì quello stesso anno. La banca ha anche filiali a Francoforte, Parigi e Roma, oltre a una sussidiaria, Bank Sepah International plc, a Londra. Sepah Bank ha recentemente unito altre quattro banche iraniane e un istituto di credito: Ansar Bank, Mehr Eghtesad Bank, Hekmat Iranian Bank, Ghavamin Bank e Kosar Credit Institution. L’app Omid Bank è un prodotto di Bank Sepah.
Bank Sepah ha 1.800 filiali in Iran e altre in Gran Bretagna, Francia, Germania e Italia. Gli Stati Uniti hanno imposto sanzioni a Bank Sepah nel 2019, dopo il suo ritiro dall’accordo nucleare iraniano del 2015. Gli utenti hanno anche segnalato che le carte emesse da Kosar e Ansar, entrambe collegate alle banche militari iraniane, non funzionavano. Anche Ansar era sottoposta a sanzioni statunitensi .
Le autorità iraniane non hanno rilasciato dichiarazioni sulle interruzioni o sull’attacco informatico. Tuttavia, l’agenzia di stampa Fars dell’IRGC ha affermato che il problema alla Sepah Bank sarà risolto entro poche ore. Predatory Sparrow, che in passato aveva rivendicato operazioni informatiche contro acciaierie e stazioni di servizio iraniane, ha affermato in un post sui social media che Bank Sepah era stata utilizzata per finanziare programmi militari e aggirare le sanzioni internazionali.
Il gruppo, che l’Iran ha precedentemente accusato di avere sostegno straniero, in particolare da Israele, ha affermato di aver preso di mira la banca per il suo presunto ruolo nel sostenere gli sforzi missilistici e nucleari dell’Iran.
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Al G7 la bugia della pace: sostegno a Israele e silenzio su Gaza
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Sotto la retorica della de-escalation, i leader delle potenze industriali appoggiano senza riserve l’offensiva israeliana contro l’Iran e ignorano la strage in corso a Gaza. Il “nuovo Medio Oriente” prende forma tra bugie, dominio militare e pulizia etnica.
L'articolo Al G7 la
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BrowserVenom, il malware che sfrutta DeepSeek per rubare dati. Può colpire anche in Italia?
Autori: Simone D’Agostino e Antonio Piovesan
Abbiamo spesso parlato di casi di vettori di attacco come e-mail/sms di phishing, siti abbeveratoio (watering hole) o altro riconducibile in generale a social engineering, quest’oggi invece vi parleremo di una nuova modalità che sfrutta una tecnologia nata da pochi anni e che si sta sempre più diffondendo.
Il 12 giugno 2025, Kaspersky GReAT ha pubblicato un’allerta riguardante una sofisticata campagna malware che sfrutta la crescente diffusione di modelli linguistici offline (Offline LLM) per colpire utenti Windows.Il malware, mai emerso prima, è stato denominato BrowserVenom: è progettato per intercettare il traffico web delle vittime, rubando credenziali e informazioni personali.
Ma la vera novità è appunto il vettore d’inganno: si presenta come una falsa versione installabile del noto LLM DeepSeek-R1.
Come funziona l’attacco
BrowserVenom si diffonde attraverso un sito fake che replica in modo credibile la homepage di DeepSeek-R1, uno dei modelli open-source più ricercati del momento, in grado di funzionare offline tramite strumenti come Ollama o LM Studio.
Catena d’infezione:
- L’utente cerca “DeepSeek R1” su Google;
- Clicca su un risultato pubblicitario o SEO manipolato;
- Apre una pagina che emula la UI ufficiale;
- Scarica un falso installer (che include Ollama o LM Studio contraffatti), al cui interno è incorporato anche BrowserVenom;
- Se l’utente dispone di privilegi di amministratore, il malware si installa e modifica i proxy dei browser.
Impatto tecnico
Una volta installato, BrowserVenom:
- Devia tutto il traffico web (HTTP/HTTPS) verso proxy remoti controllati dagli attaccanti;
- Intercetta dati di navigazione: cookie, credenziali, contenuti dei form, cronologia;
- Aggira Windows Defender mediante tecniche di evasione comportamentale;
- Persiste nel sistema modificando i file di configurazione proxy nei browser principali (Chrome, Edge, Firefox).
Analisi OSINT: come è emerso deepseek-r1.com
La nostra analisi OSINT indipendente ha individuato il dominio deepseek-r1.com come nodo centrale della campagna.
Partendo dalle tecniche descritte da Kaspersky — in particolare l’uso fraudolento del nome DeepSeek — è stato possibile, tramite monitoraggio SEO e analisi delle SERP, isolare il dominio compromesso.
Le SERP (Search Engine Results Pages) sono le pagine di risultati che i motori di ricerca mostrano all’utente quando effettua una ricerca per una certa parola chiave: al loro interno link e pagine web sono selezionati e ordinati tenendo conto della capacità dei contenuti di soddisfare l’intenzione di ricerca insieme ad altri fattori.
Il sito risultava posizionato nei primi risultati sponsorizzati o organici di Google, accanto a fonti legittime come Hugging Face o deepseek.com, sfruttando tecniche avanzate di SEO poisoning.
Cosa abbiamo scoperto
Il dominio deepseek-r1.com
- Il dominio deepseek-r1.com:
- Registrato a gennaio 2025 tramite Namecheap, con protezione privacy attiva;
- Hostato su IP 147.79.79.153 e 147.79.72.122, appartenente a un range Hostinger già associato ad attività sospette;
- Segnalato da 12 motori antivirus su VirusTotal come malware, infostealer o phishing (tra cui BitDefender, Fortinet, G-Data, Kaspersky).
Cos’è il SEO poisoning?
Il SEO poisoning è una tecnica in cui gli attaccanti manipolano i motori di ricerca per far apparire link fraudolenti accanto a contenuti legittimi.
Nel caso di deepseek-r1.com, il sito sfrutta:
- Iniezione massiva di keyword come “DeepSeek no login” o “Download GPT open source”;
- Sitemap ben strutturate e frequentemente aggiornate;
- Hosting su CMS ottimizzati (WordPress + CDN Hostinger);
- Probabile cloaking: contenuti differenti per i bot dei motori di ricerca rispetto agli utenti reali.
Il cloaking è una tecnica mediante la quale, grazie a particolari script, è possibile fare in modo che un sito web mostri ai motori di ricerca un contenuto differente da quello che realmente il sito stesso propone agli utenti fisici/ai visitatori, consentendo così di ottenere un migliore posizionamento all’interno delle pagine SERP.
Domini collegati: riflessioni e precauzioni
L’analisi ha evidenziato collegamenti tecnici e di referral tra deepseek-r1.com
e altri domini:
8pixlabs.com
: presente nei referral. Alcuni motori AV lo classificano come “malicious”, ma non vi sono elementi per attribuirgli un ruolo diretto nella catena d’infezione.ai-pro.org
: linkato dalla falsa UI, presenta DNS Cloudflare e IP 172.67.38.167.
È stato registrato nel 2022 via Moniker. La sua infrastruttura è menzionata in alcuni dump OSINT legati a traffico automatizzato o anomalo, ma non risulta flaggato al momento su VirusTotal.
Potrà avere vittime in Italia?
Ad oggi non risultano infezioni accertate in Italia, ma:
- Il sito è accessibile da IP italiani;
- È indicizzato su Google.it tra i risultati legittimi;
- Il file si scarica senza allarmi AV o blocchi DNS.
Indicatori di Compromissione (IoC)
- Dominio: deepseek-r1.com
- IP: 147.79.79.153 – 147.79.72.122
- CDN: Hostinger CDN
- CMS: WordPress 6.7.2
- Certificato TLS: ZeroSSL RSA, valido fino ad agosto 2025
- SHA256 (installer infetto): non pubblico, ma rilevato da almeno 12 AV
Conclusione
La campagna BrowserVenom sfrutta il boom dell’AI offline per colpire in modo silenzioso ma efficace.
Il dominio deepseek-r1.com, al centro della catena d’infezione, è stato scoperto dalla nostra redazione OSINT prima delle segnalazioni ufficiali.
L’indagine dimostra come campagne SEO ben orchestrate possano alterare i risultati di ricerca, convincendo l’utente ad affidarsi a strumenti, in questo caso di AI, manipolati per rubare credenziali o altre informazioni personali o sensibili.
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freezonemagazine.com/articoli/…
Sarà l’aria che tira in questi anni bastardi, ma da un album come questo il senso del cantare nel presente queste canzoni che vengono dal passato appare cristallino. Sarà anche per la formula (la voce di Susanna Buffa e il contrabbasso di Igor Legari) che riporta tutto all’osso e distilla da questo repertorio una bellezza non […]
L'articolo Susanna
"This is a moment where that community feels collectively under threat and isn't sure what the process is for solving the problem.”
"This is a moment where that community feels collectively under threat and isnx27;t sure what the process is for solving the problem.”#News
AI Scraping Bots Are Breaking Open Libraries, Archives, and Museums
"This is a moment where that community feels collectively under threat and isn't sure what the process is for solving the problem.”Emanuel Maiberg (404 Media)
ANALISI. La guerra di Netanyahu per il “nuovo Iran”
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il bersaglio non sono soltanto gli impianti nucleari. Obiettivo di Israele è anche un cambio di regime. Una pressione continua, con l'aiuto degli Usa, come a Gaza e in Libano, attraverso Accordo di Abramo e forza militare
L'articolo ANALISI. La guerra di Netanyahu per il “nuovo Iran” proviene da Pagine
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Privacy e sostenibilità: la protezione dei dati non si sospende per mancanza di budget
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Un provvedimento del Garante Privacy ha ribadito che l’inerzia operativa non può essere mascherata da mancanza di risorse. Ecco la portata strategica della decisione e le indicazioni operative per enti pubblici e
Informatica (Italy e non Italy 😁) reshared this.
Quando la logistica incontra l’innovazione. Il ruolo delle tecnologie Hrg nel dominio terrestre
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Mentre l’attenzione mediatica privilegia sovente i domini aereo e cibernetico, i conflitti contemporanei hanno riaffermato un principio strategico immutabile: le guerre si vincono ancora sul terreno. Il dominio land, con la sua
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L’ombra di Sigonella sui bombardamenti israeliani all’Iran
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Sigonella crocevia strategico: velivoli-spia e tanker USA in movimento mentre cresce il rischio di un intervento diretto nella guerra Israele-Iran
L'articolo L’ombra di Sigonella sui bombardamenti pagineesteri.it/2025/06/17/mon…
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freezonemagazine.com/articoli/…
Susanna Buffa, Igor Legari - Quando l’anarchia verrà | FREE ZONE MAGAZINE
Carta e mp3 per undici canti anarchici e libertari. Susanna Buffa (voce, chitarra, autoharp e melodica) e Igor Legari (contrabbasso e voce).FREE ZONE MAGAZINE
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Robot Dinosaur YOLOs Colors and Shapes for Kids
YOLO can mean many things, but in the context of [be_riddickulous]’s AI Talking Robot Dinosaur it refers to the “You Only Look Once” YOLOv11 object-detection algorithm by Ultralytics, the method by which this adorable dino recognizes colors and shapes to teach them to children.
If you’re new to using YOLO or object recognition more generally, [be_riddiculous]’s tutorial is not a bad place to get started. She goes through how many images you’ll need and what types to get the shape-and-color recognition needed for this project, as well as how to annotate them and train the model, either locally or in the cloud.
The project itself is an adorable paper-mache dinosaur with a servo-actuated mouth hiding some LEDs and a Raspberry Pi camera module to provide images. In operation, the dinosaur “talks” to children using pre-recorded voice lines, inviting them to play a game and put a specific shape, or shape of a specific color (or both) in its mouth. Then the aforementioned object detection (running on a laptop) goes “YOLO” and identifies the shape so the toy can provide feedback on the child’s choice via a speaker in the belly of the beast.
The link to the game code is currently not valid, but it looks like they used PyGame for the audio output code. A servo motor controls the mouth, but without that code it’s not entirely clear to us what it’s doing. We expect by the time you read this there’s good odds [be_riddickulous] will have fixed that link and you can see for yourself.
The only thing that holds this back from being a great toy to put in every Kindergarten class is the need to have a laptop close by to plug the webcam into. A Raspberry Pi 5 ought to have the horsepower to run YOLOv11, so with a little extra effort the whole thing could be standalone — there might even be room in there for batteries.We’ve had other hacks aimed at little ones, like a kid-friendly computer to relive the glory days of the school computer lab or one of the many iterations of the RFID jukebox idea. If you want to wow the kiddos with AI, perhaps take a look at this talking Santa plush.
Got a cool project, AI, kid-related, or otherwise? Don’t forget to toss us a tip!
BruteCat buca Google: scoperti numeri di telefono nascosti con un semplice script
Una vulnerabilità nel modulo di recupero del nome utente legacy di Google permetteva di indovinare il numero di telefono completo associato a un account, conoscendo solo il nome visualizzato e parte del numero. Questa falla aumentava notevolmente il rischio di attacchi mirati, dal phishing al furto di SIM card.
La vulnerabilità è stata scoperta da un ricercatore con lo pseudonimo di BruteCat, divenuto famoso in precedenza per essere riuscito a violare gli indirizzi email privati dei proprietari di account YouTube. Questa volta, ha trovato un modo per aggirare le restrizioni del modulo di recupero del nome utente di Google, progettato per browser senza supporto JavaScript. A differenza della versione attuale, il vecchio modulo non includeva meccanismi moderni di protezione contro le azioni automatiche e rimaneva accessibile alle richieste.
BruteCat notò che il modulo gli permetteva di scoprire se un determinato numero di telefono fosse associato a un account Google specifico, conoscendo il nome del profilo e parte del numero. Iniziò a inviare richieste POST, sostituendo diverse combinazioni, e riuscì ad aggirare con successo la limitazione di base sul numero di tentativi. Per riuscirci, utilizzò la rotazione scalabile degli indirizzi IPv6: grazie alle subnet /64, era possibile generare un numero virtualmente infinito di IP univoci senza attivare blocchi.
Il ricercatore ha anche trovato un modo per aggirare la protezione CAPTCHA assegnando un token BotGuard valido, ottenuto dalla versione JavaScript dello stesso modulo, al parametro “bgresponse=js_disabled”. Ha estratto questo token automaticamente utilizzando il browser Chrome headless, scrivendo uno script separato per la generazione.
Queste tecniche sono state utilizzate per creare uno strumento chiamato gpb, che ha forzato in brute force i numeri di telefono rispetto a pattern specifici di diversi paesi, utilizzando la libreria libphonenumber di Google stessa e un database predefinito di maschere. A una velocità di 40.000 query al secondo, ci sono voluti circa 20 minuti per trovare un numero completo negli Stati Uniti, 4 minuti nel Regno Unito e meno di 15 secondi nei Paesi Bassi.
Per avviare l’attacco, era necessario conoscere l’indirizzo email della vittima, ma BruteCat ha aggirato anche questo ostacolo. Ha creato un documento in Looker Studio e ha trasferito la proprietà dell’account della vittima.
Non restava che specificare il numero, e qui entrarono in gioco altri servizi. Ad esempio, quando si cerca di reimpostare una password su PayPal, si possono vedere più cifre di un numero di telefono di quante ne mostri Google: questo era sufficiente per restringere l’intervallo di valori possibili. Quindi BruteCat ha raccolto i numeri completi associati agli account e, secondo lui, nella stragrande maggioranza dei casi si trattava dei numeri di telefono principali dei proprietari.
I dati ottenuti hanno dato al ricercatore di sicurezza l’opportunità di effettuare attacchi mirati, dall’ingegneria sociale al furto di un numero di telefono tramite più operatori. Questo approccio è diventato particolarmente pericoloso se combinato con e-mail e altre fughe di notizie precedentemente divulgate.
Il ricercatore ha segnalato la vulnerabilità a Google il 14 aprile 2025. Inizialmente, l’azienda ha valutato il rischio come basso, ma un mese dopo, il 22 maggio, ha aumentato il livello di minaccia a medio e ha implementato misure di mitigazione temporanee. BruteCat ha ricevuto una ricompensa di 5.000 dollari per la sua ricerca.
Il 6 giugno, Google ha disattivato completamente la vulnerabilità, rendendo impossibile qualsiasi ulteriore sfruttamento. Tuttavia, non è ancora noto se questa tecnica sia stata utilizzata da qualcuno prima che la vulnerabilità venisse ufficialmente chiusa.
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