La rete degli anglicismi nell’italiano. Quando l’inglese (non) impoverisce
Di Antonio Zoppetti
Chi denuncia con preoccupazione il moltiplicarsi degli anglicismi che nel nuovo millennio sta cambiando il volto dell’italiano viene spesso bollato come “purista”. Questa parola ha un’accezione negativa, ed evoca un atteggiamento retrogrado, passatista e conservatore. È anche una parola che va inquadrata nel suo significato storico, visto che le accesissime diatribe sulla “questione della lingua” – cioè su quale sia il modello ideale dell’italiano da impiegare nella scrittura, più che nell’oralità – si possono far risalire almeno a Dante, oggi considerato il padre dell’italiano, e si sono perpetuate per secoli. “Purista” è comparso nel Settecento, mutuato dal francese purisme con un significato spesso negativo per indicare chi teorizzava un modello linguistico basato sull’immobilismo. L’idea di fondo era la supposta esistenza di una lingua originariamente “pura” e perfetta, la lingua delle tre corone fiorentine – Dante, Petrarca e Boccaccio – che successivamente si sarebbe “contaminata” e “corrotta” per l’influsso delle lingue straniere che apportavano “barbarismi”, ma anche per il diffondersi di voci non toscane, dunque da respingere ed emendare in quanto impure. Il terzo cardine di questo immobilismo era la stigmatizzazione dei neologismi, le parole nuove nate successivamente, che venivano accolte parzialmente e con molte remore, soprattutto nel caso delle voci scientifiche e tecniche, che erano fuori dalla letteratura alta. Questa visione è stata teorizzata con successo nel Cinquecento da Pietro Bembo, ed è diventata operativa nelle prime grammatiche dell’italiano e soprattutto nel primo vocabolario della Crusca. Nell’Ottocento il purismo si è trasformato in una vera e propria corrente letteraria e linguistica che elevava la lingua del Trecento e del Cinquecento al canone da seguire nell’alta sfera delle lettere. Ma passando dalle prescrizioni e dagli anatemi contro chi non si adeguava a questi canoni alla realtà, sempre più autori denunciavano l’assurdità di questo modello di italiano libresco e artificiale che finiva per privilegiare la “lingua dei morti” invece di quella dei vivi.
Tutto ciò appartiene alla storia, anche se riemerge nelle odierne controversie linguistiche in modo spesso insensato. La situazione, rispetto all’Ottocento è profondamente cambiata. Se alla proclamazione dell’unità d’Italia le masse si esprimevano sostanzialmente nei propri dialetti e l’italiano era una lingua letteraria che richiedeva un assiduo studio per chi non era toscanofono di nascita, nel Novecento è divenuto patrimonio di tutti, sono spuntate le prime generazioni italofone anche fuori dalle aree centrali del Paese e l’italiano scritto e parlato si è finalmente unificato divenendo una lingua comune.
In questo cambio di paradigma epocale, intanto, dopo secoli e secoli in cui era soprattutto il francese la lingua dominante che ci influenzava da un punto di vista culturale, sociale e internazionale, il neoitaliano ha cominciato a confrontarsi soprattutto con l’angloamericano. E l’interferenza dell’inglese nel nuovo millennio ha cominciato a farsi sentire con un’intensità e una profondità di ordini di grandezza superiori rispetto all’epoca del francese.
Se un tempo i puristi deprecavano gli scrittori “infranciosati” e non ammettevano le voci “impure” che provenivano dal francese, benché fossero italianizzate, oggi abbiamo a che fare con migliaia e migliaia di parole inglesi “crude” che ibridano l’italiano con modalità mai viste nella storia.
Stando alle marche di un dizionario come il Gradit di Tullio De Mauro, le parole che provengono dal francese sono state adattate e italianizzate nel 70% dei casi, mentre oggi quelle che provengono dall’inglese vedono queste percentuali invertite: in oltre il 70% dei casi mantengono la loro forma grafica e la loro pronuncia in inglese (computer, privacy, news…), e solo il 30% di esse produce parole strutturalmente italiane (resilienza, femminicidio, drone).
Questo fenomeno sempre più consistente e inarginabile sta producendo conseguenze mai viste in passato, quando era il francese la lingua dominante, e prima ancora lo spagnolo. Se fino agli anni Ottanta del secolo scorso avevamo a che fare con una moltiplicazione selvaggia di anglicismi crudi, dunque l’interferenza riguardava soprattutto il vocabolario, oggi le radici inglesi si strutturano in una rete interconnessa che si allarga nel nostro lessico a scapito dell’italiano. E così dai “prestiti” – come li chiamano i linguisti – concepiti come entrate isolate stiamo passando a dei modelli formativi che si appoggiano all’inglese invece che all’italiano o alle vecchie radici derivate dal latino e dal greco. L’inglese si trasforma in un modello espressivo, in una sorta di regola inconscia e istintiva. Una parola come babysitter agevola l’entrata di pet sitter o dog sitter, mentre baby diventa un prefisso formativo che si incrocia con altre radici inglesi (baby boom) e si ibrida con quelle italiane (babycalciatore). Le ibridazioni escono dal lessico e coinvolgono la morfologia, cioè la formazione e la flessione delle parole, dunque le desinenze in -er o in -ing si moltiplicano, e parliamo di blogger e non di bloggatori o di blogging invece che di bloggare. L’interiorizzazione di questi meccanismi porta alla formazione di pseudoanglicismi che non arrivano più dall’anglosfera, ma sono delle nostre ricombinazioni maccheroniche che seguono un inglese – e un itanglese – a orecchio e producono parole come beauty case, footing o smart working che non sono in uso in inglese. E in questo processo si fa strada il cambiamento sintattico e la collocazione delle parole all’inglese (dal family day invece della giornata della famiglia al mortadella day delle sagre paesane). Sono tutti segnali di una newlingua incipiente che spezza la continuità storica dell’italiano. E tutto ciò non ha niente a che fare con il “purismo”, ma con qualcosa di nuovo che ha invece a che fare con l’ecologia linguistica.
Dal purismo all’ecologia linguistica
Se una lingua si può interpretare come un ecosistema che ha le sue caratteristiche e il suo equilibrio, nel caso dell’italiano l’interferenza dell’inglese lo sta snaturando e distruggendo, e la nuova questione della lingua riguarda questo aspetto. È un problema di numeri non di principio. L’allargarsi dell’inglese non si sta configurando come un arricchimento ma rappresenta un depauperamento e una regressione della lingua del bel paese dove il sì suonava.
Se i puristi si scagliavano contro le voci impure e infranciosate – per esempio bugia, dal falso amico francese bougie nel significato di candela invece che di menzogna – oggi l’interferenza dell’inglese cambia la nostra lingua dal punto di vista strutturale, non semantico (cioè sul piano dei significati).
Magari l’inglese si limitasse a questo tipo di interferenza! A parte l’istintivo moto di fastidio che si può provare davanti a certi falsi amici e slittamenti di significato – per esempio si sente parlare sempre più spesso di narrativa invece di narrazione – questi cambiamenti non producono una newlingua che spezza la continuità strutturale dell’italiano, ma rappresentano dei cambiamenti normali, che possono piacere o non piacere sul piano stilistico, ma dal punto di vista linguistico non costituiscono affatto un pericolo o un cambio di pelle.
Il paradosso è che eredi del purismo non sono affatto coloro che vengono tacciati di essere puristi perché lamentano l’anglicizzazione, sono al contrario quelli che considerano l’italiano solo nei suoi significati storici, e davanti alle nuove parole e accezioni non ammettono i nuovi usi e li condannano come “errore”. E così davanti a selfie, invece di considerare questa parola come equivalente di autoscatto si affannano a spiegare, arrampicandosi spesso sui vetri, che la parola inglese non è proprio come il vecchio autoscatto, ha un qualcosa in più e di diverso. E allora gli odiatori non sono proprio come gli hater, e gli influenti non sono proprio come gli influencer. Questa visione non contempla la possibilità che l’italiano si evolva e cambi insieme al mondo – tra l’altro in modo a mio avviso sano – ma lo cristallizza nei suoi significati storici. E pur di non modificarlo, i nuovi “anglopuristi” preferiscono introdurre parole direttamente in inglese. L’italiano, ingessato e privo dell’elasticità che caratterizza le lingue vive rischia perciò di diventare immobile come una lingua morta, perché ciò che è nuovo viene detto prevalentemente in inglese: il calcolatore è quello degli albori, oggi c’è solo il computer.
Curiosamente, certi personaggi linguisticamente schizofrenici si appellano all’uso e si proclamano “descrittivisrti” quando si tratta di legittimare le parole in inglese in circolazione che qualche linguista etichetta come “necessarie”; ma quando invece compaiono delle nuove alternative e traduzioni in italiano, gli stessi personaggi cessano di essere descrittivi e rivelano la loro vera natura prescrittiva che indica la retta via e lancia anatemi contro chi se ne distacca.
E così si indignano e scandalizzano se i giornali traducono incel (fusione di involuntary e celibate) con celibi involontari, perché celibe nell’italiano storico indica lo stato civile di chi non è sposato e non un maschio costretto a un’astinenza sessuale forzata in quanto non trova una compagna. Per la cronaca, un incel designa chi letteralmente è uno “sfigato”, che nell’italiano storico si può rendere con la parola “zitello” per scegliere un altro registro. Ma se tutti i giornali lo rendono con celibe involontario qual è il problema? Perché chi si proclama descrittivo non prende atto del nuovo uso invece di deprecarlo? Non è preferibile un’espressione in italiano, anche se si carica di nuove valenze semantiche, rispetto a una parola in inglese puro?
La verità è che il porsi come descrittivi viene invocato quando fa comodo, soprattutto per legittimare le parole inglesi che si preferiscono, ma quando si tratta di cambiare l’uso storico dell’italiano per educare i cittadini a parlare in modo inclusivo o politicamente corretto il descrittivismo si nasconde sotto al tappeto e per esempio si predica la femminilizzazione di “avvocata” anche se le donne avvocato preferiscono il maschile, nelle targhette dei loro studi e nei biglietti da visita. E così, guai alle donne che preferiscono definirsi ministro invece di ministra o il presidente invece che la presidente. E le pressioni sociali che criminalizzano i cittadini che osano parlare di ciechi invece di non vedenti, di handicappati o di razze… seguono lo stesso orientamento degli anatemi lanciati dai puristi del passato.
Credo che a questo punto sia più chiaro che la questione del “purismo” — invocato a sproposito, in modo tendenzioso e mistificatore per condannare chi denuncia l’anglicizzazione — sia del tutto fuori luogo. E lo steso vale per chi si proclama descrittivista solo quando fa comodo alla propria idea dell’italiano.
La questione dell’interferenza dell’inglese è un fenomeno nuovo rispetto a ciò che abbiamo visto all’epoca del francese, e utilizzare le categorie del passato per interpretare la situazione odierna significa non comprendere l’avvenuto cambio di paradigma.
Queste riflessioni nascono a margine di una lezione in video che terrò giovedì 5 giugno all’università di Treviri, che è in italiano nonostante la sede tedesca, e aperta a tutti per chi si volesse connettere.
Si intitola: La rete degli anglicismi interconnessi nell‘italiano scritto. Quando l’inglese (non) impoverisce.
Partecipano e moderano:
Michelle Hamböcker (Italienzentrum – Università di Treviri);
Paula Rebecca Schreiber (Università di Bergamo).
L’orario è dalle 10,30 alle 12, e per collegarsi questo è il collegamento:
uni-trier.zoom.us/j/8126376750…
Meeting-ID: 812 6376 7505
Kenncode: 80190511a
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“This Pride Month, please remember: DO NOT USE THIS FLAG” — “Questo Mese dell’Orgoglio, ricorda: NON USARE QUESTA BANDIERA” (🇮🇹)
Ieri era la Festa della Repubblica Italiana, ma spiritualmente io ero fottutamente addormentata, perché questo è semplicemente cosa comporta esistere nel mese di giugno… e vabbè, l’ho già detto, ora basta. Per fortuna, però… tecnicamente non c’è motivo di limitare gli italici festeggiamenti alla sola giornata di ieri… perché giugno in teoria è il mese dell’orgoglio, e quindi in teoria anche di quello fieramente italianissimo!!! 🇮🇹 🇮🇹 🇮🇹 E quindi, detto ciò sarebbe tutto apposto… anche se, a dirla tutta…Ahinoi, c’è ancora chi discrimina contro gli italiani. E quindi, non solo nonostante il periodo continuano certamente imperterrite le solite persecuzioni al nostro popolo, erede del perfettissimo Impero Romano, ma in più c’è chi attivamente diffonde propaganda anti-italiana, come chi ha creato questo memino assolutamente non ironico e chiaramente a dir poco malevolo, chiaramente a sua volta una persona nemica dello Stato. Mah, io non ho quasi parole… ma si può discriminare così, contro una bandiera, oppure una qualche altra, nel mese dell’orgoglio???
Io ve lo dico chiaro e semplice… I-TA-LIA-NI! Ribelliamoci contro i nostri oppressori morali e iniziamo da oggi e per sempre a sventolare il tricolore senza alcuna soluzione di continuità!!! (…E io vi dirò… a maggior ragione ad oggi, periodo in cui, a parte tutti gli scherzi, chi ci governa ha un evidente disprezzo per la natura democratica che starebbe alla base della Repubblica, motivo per cui servirebbe avere in giro tante più persone che con l’Italia non si riempiono semplicemente la bocca, ma che all’atto pratico credono in quello che la nostra costituzione sancisce.)
#giugno #Italia #italian #june #pridemonth #Repubblica
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la musica contro il silenzio
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#bambini #children #colonialism #Gaza #genocide #genocidio #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #massacri #musicA_ #musicaControIlSilenzio #Palestina #Palestine #sionismo #sionisti #starvingcivilians #starvingpeople #warcrimes #zionism
La Musica contro il Silenzio on Instagram: "🎶 La musica contro il silenzio Una rete di musiciste e musicisti nelle piazze, da nord a sud Senza palco, senza sigle, con la sola forza della presenza 📍 Le date e le piazze sono state aggiornate: controlla la
661 likes, 8 comments - lamusicacontroilsilenzio on May 30, 2025: "🎶 La musica contro il silenzio Una rete di musiciste e musicisti nelle piazze, da nord a sud Senza palco, senza sigle, con la sola forza della presenza 📍 Le date e le piazze sono sta…Instagram
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oggi, 3 giugno, a roma, allo studio campo boario: prima presentazione di “nz”, di antonio syxty
OGGI, martedì 3 giugno, ore 17:00
Studio Campo Boario
(viale Campo Boario 4a)
presentazione del nuovo libro di Antonio Syxty
NZ
(edizioni ikonaLíber, ikona.net/antonio-syxty-nz/)
interventi dell’autore e di Marco Giovenale
*
evento facebook:
facebook.com/events/1373346107…
Ingresso libero fino a esaurimento posti*
locandina:
#AntonioSyxty #EdizioniIkonaLíber #IkonaLíber #MarcoGiovenale #NZ #scritturaDiRicerca #StudioCampoBoario #tarallucciEVino
Presentazione nuovo libro di Antonio Syxty: “NZ”
Événement à Rome, Latium par Fabrizio M. Rossi et 2 autres personnes le mardi, juin 3 2025www.facebook.com
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“Incubi e Drammi”: quando la letteratura sfida l’oscurità dell’anima
Indice dei contenuti
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Nell’attuale panorama letterario indipendente, pochi testi riescono a restituire con tale efficacia il senso di smarrimento, dolore e rinascita che “Incubi e Drammi” riesce a evocare già dalle prime pagine. Si tratta di un’opera composita, intensa e viscerale, capace di trascinare il lettore in un viaggio attraverso le fragilità dell’essere umano, toccando corde profonde con una scrittura schietta e suggestiva.
Il dolore che plasma. Il sogno che condanna. Il cuore che resiste.
Queste tre anime coesistono nei racconti che compongono il volume. L’autore, affronta senza riserve i fantasmi interiori che ci abitano: la perdita, l’abbandono. E lo fa scegliendo stili narrativi diversi, che alternano il realismo psicologico a incursioni nel fantastico e nel surreale, creando un affresco sfaccettato della sofferenza umana.
Una struttura a specchio tra sogno e incubo
L’elemento onirico è una costante. Non come fuga dalla realtà, bensì come specchio distorto dell’inconscio. Il racconto si svolge in un ritmo cadenzato da immagini forti, simbolismi densi e un finale strepitoso. Ma è proprio questo il punto di forza dell’opera: non cercare facili vie di uscita, ma scavare in profondità.
Stile e linguaggio: diretto, lirico, crudele
Il linguaggio è diretto, quasi teatrale in certi passaggi. Ma non mancano momenti di vera liricità, soprattutto quando si dà voce alla vulnerabilità. Le emozioni sono descritte con precisione chirurgica, come nel racconto della perdita di una madre, o nella scena in cui un amore malato si trasforma in prigionia. Ogni parola è scelta con cura per ferire, o guarire, a seconda della direzione in cui si muove il racconto.
Un libro necessario
Un’opera intensa, disturbante e poetica. Una lettura consigliata a chi ha il coraggio di guardare in faccia i propri mostri. E a chi crede ancora che le parole, anche le più cupe, possano far luce nell’oscurità.
Trama
Lasciare casa dei genitori e avere la propria indipendenza può costare caro, come scoprirà il ragazzo che, per necessità, dovrà accettare il lavoro di portiere di notte in un quartiere residenziale. E qualcosa di altrettanto terribile toccherà alla baby gang che, per farne il proprio passatempo, prende di mira quello che sembra un innocuo anziano. Così come alla principessa che, succube di un padre talmente avaro ed anaffettivo da tenerla rinchiusa in una torre pur di non dare un soldo di dote a chiunque chieda la sua mano, subirà la persecuzione di un inquietante visitatore notturno e al commesso viaggiatore che intraprende un viaggio a bordo di una nave mercantile che si accinge ad attraversare un banco di fitta nebbia attraverso la quale è impossibile vedere nulla, ma dove si cela qualcosa che potrebbe decidere di non fargli rimettere più piede sulla terraferma. Dopotutto l’orrore può colpire perfino gli animali della savana, e quando si vuole comprare un regalo al proprio figlio bisogna sempre accertarsi che il venditore sia una persona affidabile. E del resto, la delusione del primo amore può obnubilare la mente, portando a prendere decisioni sbagliate e a generare reazioni e pensieri distorti. Questo è ciò che scoprirete in questa raccolta di racconti che spaziano dall’horror alla fantascienza, al fantasy, al dramma umano.
“Incubi e Drammi”: quando la letteratura sfida l’oscurità dell’anima
“Incubi e Drammi”: quando la letteratura sfida l’oscurità dell’anima - Il Mago di OzGloria Donati (Magozine.it)
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x edizione del premio cesare zavattini: il bando è online
Al via la X edizione del Premio Cesare Zavattini: aperto il Bando per giovani filmmaker
Iscrizioni, Bando e Regolamento disponibili sul sito www.premiozavattini.it.
Scadenza il 20 luglio 2025.
È online il Bando della X edizione del Premio Cesare Zavattini, iniziativa che intende consolidare le competenze di giovani cineasti interessati al riuso creativo e sperimentale delle immagini d’archivio, consentendo loro di realizzare i propri progetti di cortometraggio, e nello stesso tempo promuovere la conoscenza degli archivi filmici e del cinema che li utilizza in modo originale e sperimentale. Il Bando è rivolto a filmmaker tra i 18 e i 35 anni, professionisti e non, di qualsiasi nazionalità, i quali possono candidarsi proponendo un progetto di cortometraggio della durata massima di 15 minuti, che preveda il riuso, anche parziale, di materiale filmico d’archivio.
Una Giuria composta da cinque personalità del cinema italiano selezionerà, tra i progetti pervenuti, nove finalisti e fino a tre uditori. Gli autori e le autrici delle proposte selezionate parteciperanno gratuitamente a un Workshop formativo e di sviluppo, articolato in incontri di formazione collettiva e sessioni di tutoring individuale per l’approfondimento delle idee progettuali. Al termine del percorso, i partecipanti presenteranno il proprio lavoro alla Giuria attraverso un pitch, che condurrà alla selezione dei tre progetti vincitori, con eventuale assegnazione di una Menzione speciale.
I progetti vincitori potranno utilizzare liberamente il materiale filmico dell’AAMOD e degli archivi partner e riceveranno servizi gratuiti di supporto alla produzione dei cortometraggi e un contributo economico di 2.000 euro ciascuno. Il Workshop si svolgerà tra settembre e dicembre 2025, mentre la fase di realizzazione è prevista tra febbraio e maggio 2026.
Le candidature devono essere inviate entro la mezzanotte di domenica 20 luglio 2025, compilando il form disponibile al seguente link: Modulo di iscrizione
Alla proposta progettuale (da redigere secondo il format scaricabile nella sezione “Bando” del sito www.premiozavattini.it), vanno allegati in formato PDF anche un curriculum vitae e una copia di un documento d’identità.
La presentazione ufficiale della X edizione del Premio, con la sua articolazione, le novità previste e le modalità di partecipazione, si terrà sabato 31 maggio 2025 alle ore 18.30 presso lo Spazio SCENA (Via degli Orti d’Alibert 1, Roma). Interverranno Antonio Medici, direttore del Premio, Aurora Palandrani, coordinatrice, e Matteo Angelici, project manager. L’evento rientra nella cornice di “Riuso di classe”, sezione collaterale della III edizione di UnArchive Found Footage Fest, festival internazionale dedicato al riuso creativo delle immagini d’archivio, promosso – come il Premio Zavattini – dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (AAMOD).
A completamento della X edizione, nel mese di dicembre 2025, la sezione Zavattini Live! ospiterà una rassegna speciale con tutti i cortometraggi vincitori delle passate edizioni e una selezione di film italiani che si distinguono per l’uso originale di materiale d’archivio. La rassegna includerà anche una giornata di studio dedicata agli sguardi e alle pratiche dei giovani filmmaker che hanno partecipato al Premio nel corso degli anni, offrendo una riflessione sul presente, sulla memoria e sull’evoluzione del cortometraggio come forma espressiva contemporanea.
Il Premio Cesare Zavattini è una iniziativa promossa e organizzata dalla Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, sostenuta da Cinecittà S.p.A. – Archivio Storico Luce, con la partnership di Fondazione Home Movies – Archivio Nazionale del Film di Famiglia e la collaborazione di Nuovo Imaie, Cineteca Sarda, Archivio delle Memorie Migranti, Premio Bookciak Azione!, Deriva Film, OfficinaVisioni, Associazione Cinema del reale, UCCA, FICC e Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza. Media partner: Radio Radicale e Diari di Cineclub.
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Da Montemarcello a Tellaro e ritorno
Sabato mattina di metà maggio, e il tempo non promette nulla di buono.
Sotto un cielo grigio lasciamo Pietrasanta in direzione Montemarcello, in provincia di La Spezia.
Durante il trasferimento in auto, per raggiungere il punto di partenza, in lontananza sul mare scorgiamo l'arcobaleno. Proprio in direzione del nostro punto di partenza, la ci piove!
Arrivati a Montemarcello[1]è subito tempo di attrezzarsi per la pioggia, leggera ma costante. Proviamo a partire ugualmente nella speranza che le nuvole si aprano come da previsioni meteo.
Usciamo velocemente dal borgo, in direzione del mare, e ben presto, tra la folta vegetazione, si aprono scorci di panorama sul Golfo di La Spezia.
Il sentiero corre lungo la costa, a picco sul mare, tra saliscendi continui e tratti più impegnativi resi scivolosi dalla pioggia che, fortunatamente, ha smesso di cadere.
Il percorso, ben segnalato, è impegnativo più che altro per alcuni tratti sconnessi ma la vista ripaga tutte le difficoltà.
Ci troviamo nel Parco di Montemarcello Magra Vara[2], a confine tra Liguria e Toscana, in un territorio ricco di valenze naturali, storiche e culturali, che ricomprende i 16 comuni di Ameglia, Arcola, Beverino, Bolano, Borghetto Vara, Brugnato, Calice al Cornoviglio, Carro, Carrodano, Follo, Lerici, Rocchetta Vara, Santo Stefano di Magra, Sarzana, Sesta Godano e Vezzano Ligure.
Il tempo scorre via veloce, così come il sentiero, e ben presto arriviamo a Tellaro[3]che ci accoglie con i colori vivaci delle sue case, il blu del mare e i vicoli stretti che si inerpicano tra le abitazioni.
Il borgo marinaro di Tellaro, frazione del Comune di Lerici, è animato dai residenti e dai turisti che passeggiano, per gli stretti vicoli, ammirando lo spettacolo.
Facciamo un giro per il borgo, nell'occasione scatto qualche foto, e ci concediamo una sosta nella piazza del paese per rifocillarci e fare un giro tra i banchetti della Tellaria, festa di primavera, che si svolge proprio oggi.
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Ci siamo riposati ed è tempo di ripartire. Per il ritorno decidiamo di percorrere il sentiero più interno che dal borgo di Tellaro raggiunge Zanego e da li prosegue per Montemarcello.
Il tracciato che seguiamo per il ritorno è più agevole, sviluppandosi internamente alla costa e attraversa un paesaggio meno aspro dell'andata.
Anche se il sentiero è più lungo saliamo velocemente fino a raggiungere l'abitato di Zanego da dove continuiamo fino a riscendere a Montemarcello. Ritornando al nostro punto di partenza.
Il ritorno, anche se abbiamo attraversato un paesaggio molto meno impervio, ci ha regalato ulteriori squarci sul paesaggio che caratterizza questa terra di confine tra la terra e il mare e tra la Liguria e la Toscana.
Torniamo a casa con molte emozioni e un buon motivo per programmare altre escursioni lungo i sentieri[4] del Parco di Montemarcello Magra Vara.
Il percorso
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Note:
- Montemarcello - Frazione del Comune di Amelia
- Tellaro - Sito ufficiale
- Parco di Montemarcello Magra Vara - Frazione del Comune di Lerici
- Il Parco a piedi - Sentieri da percorrere
Tags: Trekking | Fotografia
Trekking - Giovanni Bertagna
Articoli e Tutorial dedicati alla Fotografia, alla Fotografia Microstock, all'uso di applicazioni per il fotografo come Lightroom e notizie di Tecnologia.Giovanni Bertagna
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video in diretta: presentazione online di “retriever”, di june scialpi @ la finestra di antonio syxty – h. 21:00
youtube = youtube.com/@MTMTeatroMilano/s…
e facebook = facebook.com/lafinestradianton…
La Finestra di Antonio Syxty presenta Retriever, di June Scialpi, Tic Edizioni 2025, in conversazione con June Scialpi e Giorgia Esposito.
June Scialpi (Gallipoli, 1998) ha pubblicato il libro Il Golem. L’interruzione (Fallone Editore, 2022) con il quale ha vinto il Premio Flaiano Poesia Under 35 e le plaquette Condotta del simbionte (La Collana Isola,
2023), illustrata da Majid Bita, e in mezzo ai giorni (i) dati (Zacinto/Biblion, 2024). Alcuni suoi racconti sono apparsi su ‘Spore Rivista’ e ‘Mandos’, inserto cartaceo di ‘Palin Magazine’ e nell’antologia Stasera faremo cadere il cielo (Zona42, 2024). S’interessa di studi queer e transfemminismo. Collabora con diverse realtà online.
Ha tradotto Indumenti contro le donne, di Anne Boyer (Tic, 2025).
Retriever (Possibile inquadramento teorico di un) ci presenta l’allegoria di una testualità che cerca di chiarire cosa significhi la rappresentazione riportando al linguaggio, dove è nata, la realtà, per scoprire che non vi si riduce. La capacità delle parole di logorare le cose e la realtà stessa è la verità che questo libro, con un’ambizione filosofica non esibita ma anzi del tutto inapparente, ci consegna. Questo sottile omaggio alla scrittura di ricerca dimostra che cani, animali e libri non ci bastano mai.
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La Finestra di Antonio Syxty presenta “Retriever” di June Scialpi, Tic Edizioni 2025
La Finestra di Antonio Syxty presenta “Retriever” di June Scialpi, Tic Edizioni 2025, in conversazione con June Scialpi e Giorgia Esposito.June Scialpi (Gall...YouTube
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Why do we fall?
3 minuti
Alfred: «Why do we fall sir?» (Perché noi cadiamo?)
Bruce: «So we can get up again» (Così possiamo rialzarci di nuovo)Il ritorno del cavaliere oscuro
Rialzarsi
In realtà non è Alfred, ma il padre di Bruce, Thomas Wayne, che per la prima volta chiede a Bruce: «Why do we fall Bruce?». E glielo chiese quando Bruce da bambino cadde in un fosso, rimanendo ferito dalla caduta e spaventato dal buio e dai pipistrelli. Nella storia raccontata da Nolan, Bruce diventa Batman perché vuole rendere la sua più grande paura il suo simbolo di giustizia.
Il pipistrello rappresenta tutto ciò che teme. E proprio con questa sua paura insuperabile Bruce decide di rialzarsi e di rinascere. Batman diventa l’alter ego tramite cui rende ordine e combatte ciò che teme. Batman è tutto ciò che Bruce, non riesce e, non può essere.
Coraggio non è non aver paura
Il coraggio non coincide con l’assenza di paura. Il coraggioso è colui che affronta ciò che lo spaventa. Senza paura non c’è nemmeno il coraggio.
Essere liberi significa essere con scontro con ciò che ci opprime. Essere coraggiosi significa affrontare ciò che ci fa paura e spaventa. Bruce diventa coraggioso, usando Batman come maschera della giustiza e “del coraggio”, affrontando e, letteralmente, indossando ciò che lo terrorizza. Non cerca né vuole eliminare le sue paure, ma vuole imparare ad usarle come spinta ad agire.
La domanda «Why do we fall?» è uno sprono alla consapevolezza della propria fallibilità. La domanda conduce ad una precisa risposta. Fondamentale è imparare ad educarsi a farsi le giuste domande. Molto prima che imparare a darsi risposte. La domanda non mette in discussione un dato, ma lo evidenzia. La domanda cerca di dare un significato educativo all’inevitabile fallimento a cui ognuno di noi andrà in contro. Più volte nella propria vita. A volte anche cadendo male, fino in fondo al baratro.
La risposta «So we can get up again», invece, è uno sprono alla reazione. Il fatto di aver fallito non dice nulla su di noi. Se abbiamo sbagliato non significa che non siamo abbastanza o che siamo inetti o sbagliati… Falliamo, accettiamo l’errore e poi ci riproviamo. O come diceva Samuel Beckett:
«Ho provato, ho fallito. Non importa, riproverò. Fallirò meglio.»
Ma senza la domanda non ci sarebbe la risposta. Senza la consapevolezza della propria fallibilità, imperfezione e limitatezza non ci sarebbe nemmeno l’accettazione del fallimento. Ogni buona risposta è sempre preceduta da una buona domanda.
Accettare il fallimento
Nessuno è perfetto. Tutti sbagliano e falliscono. La differenza sta nel saper reagire agli inevitabili fallimenti della propria vita . Non è la ricetta per il successo, ma semplicemente per una buona vita. Fatta di tentativi e non di arrese.
L’insegnamento del padre di Bruce tramandato da Alfred è un’educazione al fallimento. Al saper accettare il fallimento da cui poi ripartire. Nessuno vuole dire che non bisogna soffrire o patire il dolore, la rabbia o la sofferenza per aver fallito.
Così come per essere coraggiosi aver paura e saper accettare la stessa paura per poi affrontarla, allo stesso modo questo vale per i propri successi personali.
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‘quaderni di fisica e metafisica’, 2
fondazionecerruti.org/pubblica…
Il «Quaderno» numero 2, Morale della collezione traccia una fenomenologia del collezionista contemporaneo attraverso i contributi “metafisici” dello scrittore Michele Mari, dal titolo Homo collector e dello storico dell’arte e collezionista Giuseppe Garrera, che firma Autoritratto come collezionista borghese. La prospettiva “fisica” dell’essere collezionista è approfondita dallo scrittore Elio Grazioli a partire dal luogo che ne custodisce la raccolta, in La casa del collezionista; e in coda al fascicolo, da un testo di Marco Vallora in Testimonianze di un amico, già pubblicato in La Collezione Cerruti. Catalogo generale (2021). La pubblicazione comprende, inoltre, un intervento dell’artista Gala Porras-Kim (Bogotà, 1984) tratto da Least likely to be on view, un’indagine sul senso delle opere presenti nei depositi delle collezioni di musei e istituzioni.
#CollezioneCerruti #collezionismo #ElioGrazioli #GalaPorrasKim #GiuseppeGarrera #MarcoVallora #MicheleMari #QuaderniDiFisicaEMetafisica #Quaderno
Quaderni di Fisica e Metafisica, N° 2 Morale della collezione
I «Quaderni di Fisica e Metafisica» della Collezione Cerruti, pubblicati dalla casa editrice Allemandi di Torino, sono uno spazio di approfondimento dedicato allo studio e alla riflessione su temi legati alla raccolta dell’imprenditore e collezionist…Fondazione Cerruti
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i vincitori della terza edizione di ‘unarchive found footage fest’
Annunciati i vincitori della terza edizione di UnArchive Found Footage Fest
Tra i premiati trionfano Trains per il miglior riuso d’archivio, Soundtrack to a Coup d’État come miglior lungometraggio e Man Number 4 nei corti
Le sale di Trastevere invase da giovani, studenti, cinefili e curiosi registrano un’affluenza di oltre 6000 spettatori complessivi
Si è svolta domenica 1° giugno, presso il Cinema Intrastevere di Roma, la cerimonia di premiazione della terza edizione di UnArchive Found Footage Fest, alla presenza dei direttori artistici Marco Bertozzi e Alina Marazzi, dei membri delle giurie, degli organizzatori e di un pubblico numeroso e partecipe. L’evento ha segnato la chiusura di un’edizione particolarmente vitale e riuscita, con un’affluenza complessiva di oltre 6000 spettatori, segno tangibile di un interesse crescente verso il riuso creativo di immagini d’archivio.
In una settimana di incontri, proiezioni, installazioni e performance, il festival – prodotto dall’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico – ha riaffermato la sua vocazione come piattaforma internazionale dedicata al found footage e alle pratiche artistiche che trasformano il passato in gesto contemporaneo. Il concept di quest’anno, la rigenerazione, ha assunto una forza ancora più incisiva anche per il suo valore simbolico ed ecologico: il riutilizzo dei materiali audiovisivi si configura non solo come atto estetico e politico, ma anche come risposta sostenibile alla sovrapproduzione e all’oblio delle immagini.
La giuria internazionale, composta da Federica Foglia, Costanza Quatriglio ed Eyal Sivan, ha assegnato i premi ufficiali del concorso internazionale – composto da venti opere selezionate tra lungometraggi e cortometraggi – privilegiando lavori capaci di interrogare criticamente il materiale d’archivio e di restituirlo a nuove forme, significati e sensibilità.
Il premio per il Miglior utilizzo creativo del materiale d’archivio è andato a Trains di Macie J. Drygas, un film che si è distinto per la sua radicale semplicità e per la maestria con cui utilizza le immagini d’archivio come treno narrativo attraverso sogno e incubo, gioia e dolore. Il film incarna una profonda fiducia nel potere evocativo del cinema e nel suo potenziale di trasformazione politica dello sguardo sul passato.
Il premio per il Miglior lungometraggio è stato assegnato a Soundtrack to a Coup d’État di Johan Grimonprez, un’opera poderosa e necessaria, che affronta la responsabilità storica del proprio paese con rigore e intensità artistica. Il film interroga la relazione tra arte, potere e capitale, chiedendo agli spettatori – e agli artisti – di riflettere sul proprio ruolo e sulle seduzioni del compromesso politico. Una vera opera di resistenza.
Il premio per il Miglior cortometraggio è stato attribuito a Man Number 4 di Miranda Pennell, un’opera che mette in crisi la passività dello sguardo contemporaneo attraverso un dispositivo tanto semplice quanto destabilizzante: la ripresa di un desktop che si fa campo di battaglia tra visione e responsabilità. Il corto invita a riconsiderare la funzione stessa del “guardare” in relazione al potere.
Una Menzione speciale è stata inoltre conferita a Like a Sick Yellow, di Norika Sefa, per l’intensità del suo approccio intimo e politico. Il film costruisce un dialogo delicato ma potentissimo tra la regista e la sua memoria familiare, rivelando come lo spazio domestico possa diventare un campo di tensione esistenziale e politica, con la guerra fuori campo ma sempre visibile.
Anche la Giuria Studenti UnArchive 2025, guidata da Agostino Ferrente, ha premiato le opere più significative del concorso, offrendo uno sguardo giovane ma straordinariamente consapevole, segno del crescente coinvolgimento delle nuove generazioni nel pensiero critico e nella pratica del cinema d’archivio.
Il Premio per il Miglior riuso creativo è stato assegnato a I’m Not Everything I Want to Be di Klára Tasovská, riconosciuto per la potenza narrativa e la raffinatezza della sua costruzione visiva. Il film ricostruisce la vita di una grande artista attraverso migliaia di fotografie, dando nuova voce e corpo a un’esistenza vissuta in immagini.
La Menzione speciale per il lungometraggio è andata a My Armenian Phantoms di Tamara Stepanyan, per la capacità di intrecciare il racconto personale con quello storico del popolo armeno, offrendo una nuova luce su un cinema ancora troppo poco conosciuto e valorizzato.
Un’altra menzione speciale è stata conferita a Razeh-Del di Maryam Tafakory, un’opera che si impone come gesto di autodeterminazione artistica e politica, attraverso un riuso sovversivo e potente delle immagini. Un film che rivendica lo sguardo delle donne iraniane come atto di resistenza e speranza.
Il Premio per il Miglior cortometraggio, secondo la giuria studenti, è andato a Man Number 4, per la capacità di interrompere il flusso anonimo delle immagini e restituirgli peso, forma e valore. Il corto riesce a rieducare lo sguardo e mette lo spettatore di fronte alle proprie responsabilità.
Infine, il Premio per il Miglior lungometraggio è stato assegnato anche dalla giuria studenti a Soundtrack of a Coup d’État, confermando l’unanime riconoscimento alla potenza di quest’opera. La giuria ha sottolineato l’eccellenza del montaggio, il ritmo sostenuto e il lungo lavoro di ricerca durato sei anni da parte del regista, premiando l’atto di memoria come esercizio critico e civile sul presente.
Con questa intensa giornata di chiusura, che ha visto anche la proiezione di Subject: Filmmaking di Edgar Reitz e Jörg Adolph, UnArchive 2025 si congeda lasciando un segno indelebile: il riuso creativo dell’archivio non è solo un atto estetico, ma un gesto politico, ecologico e generativo, capace di far germogliare nuove visioni dal terreno fertile della memoria.
Il bando per partecipare alla quarta edizione del festival sarà aperto in autunno.
Tutti gli aggiornamenti saranno disponibili su www.unarchivefest.it e sui canali social ufficiali del festival.
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il bruciapelo estivo della sofferenza propiziatoria
Mi è giusto così, poco fa, soggiunto il dubbio che io ieri non sia stata sufficientemente comprensiva, palese, cristallina sul fatto immediatamente più importante di questi giorni… ossia che, c’è poco da fare, ODIO, detesto fottutamente la stagione estiva!!! Quindi, pur a costo di sembrare un disco più rotto del solito, m’è parso necessario fare questa comunicazione ben esplicita… perché nel mio caso davvero questo mese è già bello che naufragato. 🗺️
Porca miseria, io ieri ero mezza ironica, ma qui davvero pare che, da una mezza acerba primavera, si è passati alla prima estate nel giro di un letterale giorno! Distruggetemi giugno a questo punto, suvvia, fatemelo saltare, se così stanno le cose, perché io non posso subirmi la piena estate dopo veramente appena 1 mese e mezzo di primavera, che è l’unica stagione dell’anno in cui si sta davvero senza soffrire (…polline a parte, mannaggia alla fioranza)! Perché mai mi merito pure questa, tra le mie tante punizioni??? 😩
Stamattina è stato per me, coincidentalmente, il primo giorno di spiaggia del 2025, e ovviamente quindi la mia stagione balneare inizia già malissimo. Mi sono messa giustamente al sole sulla sdraio, perché altrimenti la mia marciscenza marittima non si sviluppa per bene, ma senza spogliarmi ancora. Quindi, dato da una parte ciò, mentre dall’altra il fatto che non andrò mai a pensare che debba succedere qualcosa di strano proprio il secondo giorno di giugno, e ancora il fatto che quando sono all’aperto sto in genere sempre al sole se non è troppo forte (ossia, anche non al mare)… ho pensato ben 2 volte che fosse totalmente inutile mettere la crema addirittura settimane prima che sia legalmente estate, visto che tanto non siamo in Australia o chissà dove. E invece no. 😾
Non è molto, certamente, ma in foto si può comunque ben vedere il disastro grazie alla differenza tra la piccola area del mio braccio coperta dalla Mi Band, e tutto il resto che non era coperto. La cosa strana però è che io ero perfettamente al sole, eppure il braccio sinistro si è cotto sensibilmente più di quello destro… ma che vogliamo farci, lo spettro della luce subito sopra il visibile non ha davvero alcun cazzo di senso logico, e a questo punto non ha nemmeno troppo senso starsi ad incazzare. 🤖
Cosa devo fare allora? Ormai, nulla. Prendo giusto atto del fatto che la fisica in pratica non funziona mai come quella dei modelli teorici e che, pure se il sole è sempre precisamente lo stesso, al mare ti brucia anche se in tutti gli altri posti no, semplicemente perché c’è un complotto in corso. Da un lato l’errore è anche mio, perché andare il 2 giugno al mare in maniche corte, come ho immaginato ieri, certamente non è un’idea spettacolare… dovevo mettere una maglietta si leggera, ma lunga e nera come i pantaloni che invece stamattina avevo; nera come la morte che causa l’estate… ma anche come il tumore che prima o poi ci si becca, se si prende il sole a maniche corte. Meglio prendere ispirazione dai beduini. 💔
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ante”prima dell’oggetto”: 4 segmentini
Carlo Sperduti alias déclic ha nel tempo anticipato vari frammenti da Prima dell’oggetto. Eccone quattro, che possono funzionare da assaggio del libro, insieme a questa pagina. Buona lettura:
Pagina del libro:
declicedizioni.it/prodotto/pri…
#CarloSperduti #déclic #déclicEdizioni #MarcoGiovenale #PrimaDellOggetto #prosa #ProsaInProsa #prose #proseBrevi #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #testiDiMgInRete #testiDiMgOnline
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I 10 film più visionari su viaggi astrali e sogni lucidi
Indice dei contenuti
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- Film su viaggi astrali e sogni lucidi: quando il cinema esplora la coscienza
- I 10 migliori film sui viaggi astrali e i sogni lucidi
- Inception (2010) – Il sogno dentro il sogno
- Doctor Strange (2016) – Viaggio astrale e potenzialità della coscienza
- Vanilla Sky (2001) – Il confine tra sogno lucido e realtà simulata
- Waking Life (2001) – Filosofia e sogni lucidi all’interno della coscienza
- Nosso Lar (2010) – Un viaggio astrale oltre la morte
- The OA (2016) – Viaggi tra dimensioni e coscienza
- Enter the Void (2009) – Un viaggio astrale tra vita, morte e reincarnazione
- Paprika (2006) – I sogni come portale per la coscienza collettiva
- The Cell (2000) – Un viaggio guidato nella psiche profonda
- The Matrix (1999) – Risvegliare la coscienza dalla realtà simulata
- Cos’è un Sogno Lucido?
- Cosa si intende per Viaggio Astrale?
Dopo aver scoperto le profondità della mente e della coscienza con la nostra selezione dei 10 romanzi più avvincenti sui sogni lucidi e aver acquisito nuove consapevolezze dai 10 saggi che affrontano questi temi, è giunto il momento di varcare la soglia del grande schermo. Preparati a immergerti in realtà parallele e a sfidare i confini della percezione: ecco i 10 migliori film su viaggi astrali e sogni lucidi che ti faranno dubitare di ciò che è reale.
Film su viaggi astrali e sogni lucidi: quando il cinema esplora la coscienza
Il confine tra sogno e realtà, tra mente e universo, è da sempre terreno fertile per il cinema. Dai viaggi astrali alle esperienze fuori dal corpo (OBE), passando per i sogni lucidi e le esperienze extracorporee, molti registi hanno scelto di esplorare questi temi attraverso linguaggi visivi sorprendenti e trame profonde. Il risultato? Film che non solo intrattengono, ma spingono lo spettatore a interrogarsi sul senso della realtà, sul potere della mente e sulla natura della coscienza.
Sogni lucidi e viaggi astrali: due vie verso mondi interiori e invisibili
I sogni lucidi permettono di diventare consapevoli durante il sonno e, in alcuni casi, di controllare l’esperienza onirica. I viaggi astrali, invece, vengono descritti come esperienze in cui la coscienza si separa dal corpo fisico, permettendo di esplorare altre dimensioni o livelli dell’essere. Entrambi questi fenomeni sono rappresentati in numerosi film – talvolta con approccio realistico, talvolta in chiave simbolica o visionaria.
Che tu sia appassionato di esperienze extrasensoriali, interessato alla coscienza espansa, o semplicemente alla ricerca di film che fanno riflettere, questo viaggio cinematografico è per te. E per orientarti meglio, nella prossima sezione troverai una tabella riassuntiva dei 10 migliori film su sogni lucidi e viaggi astrali, con temi, generi e motivi per cui ciascuno merita di essere visto.
I 10 migliori film sui viaggi astrali e i sogni lucidi
Il cinema ha saputo tradurre le esperienze extracorporee e i sogni lucidi in linguaggi visivi potenti e spesso indimenticabili. Alcuni film si ispirano direttamente alle Out of Body Experience (OBE), altri si addentrano nei paesaggi mentali e nella dimensione onirica come forma di introspezione o di ribellione al reale. In tutti i casi, queste opere ci portano a riflettere sul misterioso legame tra corpo, mente e coscienza.
La tabella qui sotto offre una panoramica sintetica ma completa dei 10 film da non perdere per chi vuole scoprire il tema dei viaggi astrali e dei sogni lucidi attraverso il cinema. Questa guida ai film sui sogni lucidi e viaggi astrali ti aiuterà a scoprire le migliori rappresentazioni cinematografiche del tema.
Film | Anno | Regista | Tema Principale | Genere | Perché vederlo |
---|---|---|---|---|---|
Inception | 2010 | Christopher Nolan | Sogni lucidi controllati | Fantascienza, Thriller | Per la sua complessità onirica e visiva |
Doctor Strange | 2016 | Scott Derrickson | Viaggio astrale | Supereroi, Azione | Per l’iconica rappresentazione delle OBE |
Vanilla Sky | 2001 | Cameron Crowe | Confine sogno/realtà, criogenesi | Thriller Psicologico | Per la sua indagine sulla percezione |
Waking Life | 2001 | Richard Linklater | Filosofia dei sogni lucidi | Animazione, Filosofico | Per l’approccio intellettuale al sogno |
Nosso Lar | 2010 | Wagner de Assis | Viaggio astrale post-mortem | Drammatico, Spirituale | Per la visione unica dell’aldilà |
The OA (serie) | 2016 | Brit Marling, Zal Batmanglij | Esperienze extracorporee, dimensioni alternative | Mistero, Dramma | Per l’esplorazione profonda della coscienza |
Enter the Void | 2009 | Gaspar Noé | Viaggio astrale post-mortem, Bardo | Drammatico, Sperimentale | Per l’esperienza sensoriale intensa |
Paprika | 2006 | Satoshi Kon | Invasione e manipolazione dei sogni | Animazione, Sci-Fi | Per la sua influenza su Inception e la creatività visiva |
The Cell | 2000 | Tarsem Singh | Viaggio nella psiche, sogno guidato | Thriller, Horror Psicologico | Per l’estetica onirica e inquietante |
The Matrix | 1999 | Wachowski Sisters | Realtà simulata, risveglio della coscienza | Fantascienza, Azione | Per la metafora potente sulla realtà e l’identità |
Inception (2010) – Il sogno dentro il sogno
Inception di Christopher Nolan è probabilmente uno dei film più rappresentativi quando si parla di sogni lucidi nel cinema. Ambientato in un mondo dove i sogni possono essere condivisi e manipolati, il film segue un gruppo di esperti in “estrazione onirica”, una tecnica per entrare nei sogni altrui e carpire informazioni segrete. Il protagonista, Dom Cobb (Leonardo Di Caprio), è un sognatore professionista che si muove tra diversi livelli di sogno con assoluta consapevolezza, un’abilità che lo rende simile a un onironauta esperto.
In questo labirinto di realtà e illusioni, Inception riesce a rappresentare in modo metaforico e spettacolare la pratica del sogno lucido controllato, dove il sognatore è cosciente di trovarsi in un sogno e può modificarne lo sviluppo. Pur non affrontando direttamente il viaggio astrale, il film si addentra nei territori delle esperienze extrasensoriali e mette in discussione il confine tra sogno e realtà, un tema comune anche a chi pratica le esperienze fuori dal corpo (OBE).
Con effetti visivi spettacolari e una narrazione multilivello, Inception si distingue per la sua capacità di stimolare riflessioni profonde sulla coscienza, sul libero arbitrio e sull’identità, rendendolo una visione imperdibile per chi è affascinato dal mondo dei viaggi astrali e sogni lucidi.
Doctor Strange (2016) – Viaggio astrale e potenzialità della coscienza
Il film Doctor Strange, diretto da Scott Derrickson, ha introdotto il grande pubblico al concetto di viaggio astrale attraverso una narrazione avvincente e visivamente spettacolare. Il protagonista, Stephen Strange, è un neurochirurgo brillante che, dopo un incidente, intraprende un cammino di guarigione e scoperta spirituale che lo porta a esplorare le dimensioni nascoste della realtà. L’incontro con l’Antico segna l’inizio del suo addestramento nelle arti mistiche, durante il quale sperimenta la proiezione astrale, ovvero una forma di esperienza extracorporea in cui la coscienza si separa temporaneamente dal corpo fisico.
Pur rientrando nel genere dei film di supereroi, Doctor Strange tocca in modo sorprendentemente accurato tematiche legate alle esperienze fuori dal corpo (OBE), rappresentandole con una forza visiva che ne esalta il carattere simbolico e trasformativo. Le sequenze in cui il protagonista si distacca dal proprio corpo per osservare il mondo da una prospettiva altra sono tra le più iconiche del cinema recente legato alle esperienze extrasensoriali.
Questo film non solo intrattiene, ma invita anche a riflettere sulla natura della realtà, sul potere della mente e sull’esistenza di piani sottili al di là di quello fisico. È una visione consigliata a chi è interessato a scoprire il potenziale latente della coscienza e i confini tra la scienza e la spiritualità.
Vanilla Sky (2001) – Il confine tra sogno lucido e realtà simulata
Vanilla Sky, diretto da Cameron Crowe e interpretato da Tom Cruise, è un thriller psicologico che affronta i territori ambigui tra sogno, esperienze extracorporee, realtà simulata e coscienza alterata. Il protagonista, David Aames, si ritrova coinvolto in un tragico incidente che trasforma radicalmente la sua percezione della realtà. Da quel momento in poi, lo spettatore viene trascinato in un’esperienza onirica sospesa tra la veglia e il sogno, in cui nulla è più certo.
La narrazione sfuma progressivamente i contorni della realtà, portando il protagonista (e con lui il pubblico) a chiedersi se ciò che vive sia una seconda possibilità, una punizione o un’illusione creata dalla mente. In questo senso, Vanilla Sky tocca con profondità il tema dei sogni lucidi, dove il soggetto ha parziale o totale consapevolezza di trovarsi in un sogno, e può talvolta manipolarlo.
Il film affronta anche il tema della criogenesi e dell’immortalità digitale, concetti affini a una esperienza fuori dal corpo prolungata o sospesa, dove la coscienza continua a vivere in una realtà creata artificialmente. Non è un caso che il film venga spesso accostato a riflessioni filosofiche sul libero arbitrio, sull’identità e sulla natura delle percezioni. Consigliato a chi ama le narrazioni che sfidano la logica e sollecitano domande profonde sull’esistenza, Vanilla Sky è un’opera intensa e destabilizzante che mette in scena una delle rappresentazioni più potenti di viaggio astrale emozionale nella cultura pop.
Waking Life (2001) – Filosofia e sogni lucidi all’interno della coscienza
Waking Life, diretto da Richard Linklater, è un’opera d’animazione sperimentale che si addentra con coraggio nei meandri della coscienza, delle percezioni e dell’identità. Attraverso una narrazione frammentata e volutamente onirica, il film approfondisce il fenomeno dei sogni lucidi, presentandoli non solo come esperienze notturne, ma come strumenti di indagine filosofica e spirituale.
Il protagonista vaga da una scena all’altra senza soluzione di continuità, incontrando personaggi che discutono di libero arbitrio, esistenzialismo, fisica quantistica e natura della realtà. Questo fluire ininterrotto richiama la sensazione di un viaggio extracorporeo o di un’esperienza di Out of Body Experience (OBE), in cui l’individuo sembra staccarsi dal corpo fisico e navigare tra livelli differenti dell’esistenza.
Il tratto visivo del film, ottenuto con una tecnica di rotoscopia digitale che trasforma le riprese reali in immagini animate, contribuisce a creare un effetto di realtà simulata e mutevole, dove ogni scena sembra vivere e respirare come un sogno. In questo universo instabile e cangiante, la coscienza del protagonista cerca punti fermi, interrogandosi sul senso della vita e della morte.
Waking Life non fornisce risposte, ma lascia lo spettatore immerso in un’esperienza sensoriale e mentale che somiglia molto a un viaggio astrale interiore: un’esplorazione lucida e consapevole dei propri pensieri più profondi. È un film ideale per chi ricerca non solo intrattenimento, ma riflessione sulle dimensioni meno superficiali dell’essere. Waking Life è un ottimo film per capire i sogni lucidi e le implicazioni filosofiche della coscienza onirica.
Nosso Lar (2010) – Un viaggio astrale oltre la morte
Nosso Lar, diretto da Wagner de Assis e basato sui racconti medianici dello spirito André Luiz tramite il medium Chico Xavier, è un film che affronta il tema delle esperienze extracorporee in chiave spirituale, portando sullo schermo una visione profonda e articolata dell’aldilà. Al centro della narrazione c’è il viaggio astrale post-mortem del protagonista, un medico materialista che, dopo la morte, scopre di trovarsi in una dimensione intermedia, simile al purgatorio, da cui inizierà un percorso di redenzione e comprensione.
Nosso Lar è una delle pellicole su esperienze extracorporee più emblematiche, basata su racconti medianici brasiliani. Il film descrive con grande dettaglio l’esistenza extracorporea in una città spirituale, Nosso Lar (tradotto “La nostra dimora”), dove anime disincarnate imparano a guarire le proprie ferite interiori. Qui, le leggi che governano la realtà sono legate al pensiero e alla vibrazione: concetti spesso ricorrenti anche nella letteratura esoterica sui viaggi astrali e sulle esperienze fuori dal corpo (Out of Body Experience o OBE).
Il protagonista attraversa un’evoluzione coscienziale che rispecchia perfettamente il significato simbolico del viaggio astrale: un distacco dal corpo fisico per comprendere il senso più profondo dell’esistenza, delle relazioni e del karma. La rappresentazione visiva di Nosso Lar, con le sue strutture armoniche e luminose, stimola l’immaginazione di chi ha già sperimentato o è curioso di intraprendere viaggi astrali guidati o esperienze extrasensoriali.
Il valore del film non risiede solo nell’aspetto narrativo, ma anche nel messaggio di speranza e trasformazione che trasmette: la coscienza non finisce con la morte del corpo, ma continua a espandersi, a conoscere, a evolversi. Nosso Lar è consigliato a chi è interessato a un approccio più spirituale e introspettivo ai fenomeni della coscienza.
The OA (2016) – Viaggi tra dimensioni e coscienza
The OA, ideata da Brit Marling e Zal Batmanglij, è una delle opere televisive più audaci degli ultimi anni nell’affrontare il tema delle esperienze extracorporee e dei viaggi tra dimensioni parallele. Attraverso una narrazione misteriosa e stratificata, la serie è incentrata sul concetto di coscienza che trascende il corpo e la possibilità di accedere ad altre realtà attraverso pratiche corporee e mentali.
La protagonista Prairie Johnson, dopo essere scomparsa per sette anni, torna con poteri inspiegabili e racconta di essere stata prigioniera in un luogo dove, insieme ad altri individui, ha vissuto esperienze fuori dal corpo in stato di pre-morte. Queste esperienze – che ricordano le OBE (Out of Body Experience) – diventano il fulcro della serie, intrecciandosi con elementi di scienza, spiritualità e mitologia.
The OA è un esempio potente di come la fiction possa integrare temi legati al viaggio astrale e alla coscienza multidimensionale in una narrazione moderna. Le esperienze della protagonista non sono solo metaforiche, ma si presentano come reali esplorazioni di altre dimensioni, suggerendo che la mente possa oltrepassare i limiti fisici in stati di coscienza espansa.
Dal punto di vista sensoriale e simbolico, la serie invita lo spettatore a riflettere sull’idea che esistano molteplici strati della realtà e che, attraverso certe tecniche o esperienze di confine, sia possibile viaggiare consapevolmente in esse. I riferimenti al dolore, alla guarigione, alla perdita e al mistero del destino rendono questa serie un’esperienza profonda e coinvolgente per chi si interessa di viaggi astrali, esperienze extrasensoriali e sogni lucidi in chiave filosofica e narrativa.
The OA non offre risposte semplici, ma stimola interrogativi importanti sulla natura dell’identità, della coscienza e del libero arbitrio, diventando così una pietra miliare per chi cerca opere che sfidano la percezione della realtà. The OA è un perfetto incontro tra cinema e dimensioni parallele, con una narrazione visionaria.
Enter the Void (2009) – Un viaggio astrale tra vita, morte e reincarnazione
Enter the Void, diretto da Gaspar Noé, è forse uno dei film più radicali e sperimentali mai realizzati sul tema del viaggio astrale. Ambientato in una Tokyo psichedelica e caotica, il film segue la coscienza di Oscar, un giovane spacciatore americano, dopo la sua morte violenta. Da quel momento, lo spettatore assiste a un’esperienza extracorporea visivamente ipnotica, che esplora i momenti salienti della sua vita, la morte e la transizione verso una nuova esistenza.
L’intero film è costruito come un’unica, lunga esperienza fuori dal corpo (OBE): la telecamera fluttua sopra i personaggi, si muove tra i muri, attraversa stanze e corpi, dando forma a un linguaggio visivo che imita la prospettiva di una coscienza disincarnata. Questo approccio rende Enter the Void un esempio straordinario di cinema sensoriale, dove la dimensione onirica e quella astrale si fondono in modo disturbante ma affascinante.
Il film prende ispirazione dal Libro Tibetano dei Morti, proponendo una rappresentazione intensa del bardo, il luogo di transizione tra una vita e l’altra secondo la tradizione buddhista. È un’opera che affronta tematiche esistenziali profonde come la reincarnazione, la memoria, il karma e l’illusorietà dell’ego, tutti elementi che si connettono al tema dei viaggi astrali e delle esperienze extrasensoriali.
Enter the Void è consigliato a chi cerca non solo un film sul viaggio astrale, ma un’esperienza immersiva e totalizzante. Non è una visione semplice: lo stile visivo è volutamente disturbante e prolungato, ma chi è interessato a esplorare il confine tra cinema, sogno e coscienza troverà in quest’opera una rappresentazione potente e unica.
Paprika (2006) – I sogni come portale per la coscienza collettiva
Paprika, capolavoro dell’animazione giapponese diretto da Satoshi Kon, è un film che anticipa molte delle riflessioni moderne sui sogni lucidi, la manipolazione onirica e il confine labile tra sogno e realtà. La trama ruota attorno a una tecnologia sperimentale chiamata DC Mini, capace di entrare nei sogni delle persone. Quando il dispositivo viene rubato, il mondo dei sogni comincia a contaminare la realtà, scatenando un’escalation di eventi imprevedibili.
Il film tratta il concetto di sogno lucido come spazio di trasformazione interiore e collettiva. La protagonista, la dottoressa Atsuko Chiba, assume nei sogni l’identità di Paprika, un alter ego in grado di guidare e curare i pazienti nel loro universo onirico. Attraverso questa figura, il film presenta la possibilità di viaggio astrale guidato, dove il sogno diventa non solo un rifugio, ma un terreno attivo di intervento psicologico e spirituale.
Paprika si distingue anche per la sua straordinaria creatività visiva: il flusso di immagini è fluido, trasformativo, dominato da simbolismi che evocano il potere immaginifico dei viaggi astrali e delle esperienze extracorporee. Il film non offre risposte nette, ma suggerisce che i sogni siano parte di un campo più vasto, dove l’identità personale può espandersi, dissolversi e rigenerarsi.
Non a caso, Paprika ha ispirato film come Inception, contribuendo a diffondere nell’immaginario collettivo l’idea del sogno come dimensione esplorabile e manipolabile. È una visione imprescindibile per chi è interessato ai sogni lucidi, alle esperienze fuori dal corpo, e a come l’immaginazione possa diventare strumento di trasformazione.
The Cell (2000) – Un viaggio guidato nella psiche profonda
The Cell, diretto da Tarsem Singh, è un thriller psicologico che combina estetica onirica, tecnologia e introspezione. Il film racconta la storia di una psicologa, interpretata da Jennifer Lopez, che utilizza una tecnologia sperimentale per entrare nella mente di un serial killer in coma. Lo scopo è scoprire dove si trovi l’ultima vittima ancora viva. Questo viaggio all’interno della psiche altrui assume presto i contorni di un viaggio astrale guidato, dove la protagonista deve mantenere la lucidità per non perdersi nei meandri mentali e oscuri del soggetto.
Il film non tratta direttamente di esperienze fuori dal corpo o viaggi astrali secondo l’accezione classica, ma l’immersione cosciente in un’altra mente e in un altro spazio mentale richiama fortemente i concetti di OBE (Out of Body Experience) e di esperienze extrasensoriali. L’ambiente onirico è dominato da simboli archetipici, inquietudine e trasformazioni visive che evocano il territorio incerto e fluido dei sogni lucidi.
La rappresentazione visiva è uno dei punti di forza del film: scenografie barocche, paesaggi mentali disturbanti e sequenze sospese tra arte e incubo rendono il viaggio nella mente qualcosa di fisicamente percepibile, simile alle sensazioni durante un viaggio astrale, dove la coscienza è immersa in un mondo nuovo, eppure stranamente familiare.
The Cell è un film che interroga la relazione tra trauma, inconscio e salvezza, offrendo una rappresentazione affascinante e disturbante del potenziale della mente umana. È consigliato a chi cerca un’esperienza intensa e visivamente potente legata ai temi dell’esplorazione della coscienza e del sogno lucido controllato.
The Matrix (1999) – Risvegliare la coscienza dalla realtà simulata
The Matrix, diretto dalle sorelle Wachowski, è molto più di un film d’azione o di fantascienza. È diventato, a partire dalla sua uscita nel 1999, un vero e proprio cult che ha segnato l’immaginario collettivo. Il cuore pulsante del film ruota attorno al concetto di realtà simulata: gli esseri umani vivono in un mondo illusorio, la Matrix, mentre i loro corpi sono tenuti in uno stato di sonno artificiale dalle macchine.
Questo punto di partenza apre a una potente metafora sul risveglio della coscienza, perfettamente in linea con le riflessioni su sogni lucidi, esperienze extracorporee e viaggi astrali. Il protagonista, Neo, vive un’esperienza che richiama fortemente un’OBE (Out of Body Experience): dissociarsi da ciò che credeva essere reale per accedere a un livello più profondo e autentico dell’esistenza.
L’allenamento che riceve, le prove che affronta e la consapevolezza crescente dei meccanismi di controllo che lo circondano ricalcano il percorso di molti viaggiatori astrali, che imparano a distinguere ciò che è reale da ciò che è proiezione mentale, ad agire consapevolmente in ambienti non fisici e a superare le proprie paure per ampliare la coscienza.
The Matrix è una riflessione filosofica, esistenziale e spirituale, travestita da film d’azione. Offre un contributo importante alla narrazione dei viaggi astrali e dei sogni lucidi proprio perché affronta il tema della libertà mentale: la possibilità di risvegliarsi e scegliere, invece di subire passivamente ciò che ci viene imposto come “reale”.
Se cerchi un’opera che metta in discussione le basi stesse della percezione e ti spinga a interrogarti sul significato della tua esperienza di vita, The Matrix è imprescindibile.
Cos’è un Sogno Lucido?
Un sogno lucido è un tipo di sogno in cui il sognatore è consapevole di stare sognando. Durante un sogno lucido, si può acquisire il controllo su persone, narrazioni e ambiente del sogno. Si distinguono due tipi principali:
– Sogni lucidi indotti nel sogno (DILD): si diventa lucidi all’interno di un sogno in corso.
– Sogni lucidi indotti al risveglio (WILD): si passa direttamente dalla veglia al sogno lucido, rimanendo consapevoli.
Cosa si intende per Viaggio Astrale?
Il viaggio astrale (o proiezione astrale) è l’interpretazione di un’esperienza fuori dal corpo (OBE) in cui si ritiene che l’anima o la coscienza lascino il corpo fisico e “viaggino” nel piano astrale.
– È spesso descritto come una sensazione di “galleggiamento” o di “uscita dal corpo”.
– Viene riportato sia durante esperienze spontanee (es. NDE – Near Death Experience) che attraverso tecniche di meditazione o induzione.
– Molti credono che permetta di esplorare altre dimensioni o di visitare luoghi fisici da una prospettiva disincarnata.
Il concetto è presente in diverse tradizioni spirituali e mistiche antiche e moderne.
Un viaggio tra sogni lucidi e viaggi astrali sul grande schermo
Attraverso questi dieci film, abbiamo intrapreso un vero e proprio viaggio cinematografico che ci ha condotto oltre i confini della percezione, tra sogni lucidi e viaggi astrali, stati alterati di coscienza e realtà parallele. Dal labirinto mentale di Inception alla trascendenza di The Matrix, ogni titolo offre uno sguardo unico sulla possibilità di esplorare mondi interiori e invisibili.
Questa selezione raccoglie i migliori film su viaggi astrali e sogni lucidi, offrendo al pubblico una guida attraverso mondi interiori e paralleli.
Il cinema ha il potere di evocare domande profonde sulla natura della realtà, della coscienza e dell’identità. Guardare o riguardare questi film non è solo intrattenimento, ma un’opportunità per riflettere su chi siamo e su ciò che potremmo essere oltre i limiti del corpo fisico. I viaggi astrali al cinema ci ricordano quanto il linguaggio visivo sia potente nel raccontare l’invisibile.
Hai vissuto esperienze di sogni lucidi o viaggi astrali? Hai un film che ti ha colpito particolarmente?
#10miglioriobe #film #obe #SogniLucidi #viaggiAstrali
I 10 film più visionari su viaggi astrali e sogni lucidi
Sei pronto a scoprire l'ignoto? Ti guidiamo attraverso 10 film che ti porteranno nel mondo dei sogni lucidi e delle esperienze extracorporee.Francesco Scatigno (Magozine.it)
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Adam Wardzinski si ritira dalle competizioni nel punto più alto della sua carriera
Adam Wardzinski ha appena lasciato la sua cintura sul tatami, segnalando il ritiro immediato subito dopo essere diventato il primo europeo a completare un Grand Slam IBJJF. È stato un percorso incredibilmente lungo per Wardzinski, che ha trascorso circa un decennio a competere ai massimi livelli del Jiu-Jitsu. Aveva iniziato relativamente tardi, a 18 anni, ma con dedizione è riuscito a scalare le cinture fino a diventare uno dei migliori grappler della Polonia, ottenendo la cintura nera nel 2016.
Da allora, Wardzinski è diventato un beniamino del pubblico per la sua padronanza della butterfly guard, ma è solo nel 2022 che ha davvero raggiunto l’apice. All’età di 30 anni ha conquistato il suo primo grande titolo IBJJF, l’oro agli Europei 2022. Il secondo è arrivato l’anno dopo, con la vittoria ai Pan Ams 2023. A quel punto era ormai riconosciuto come uno dei contendenti più temibili a livello internazionale, ma la sua corsa non era finita.
Nel 2024 ha scritto la storia diventando il primo uomo europeo a vincere un Mondiale IBJJF, a 33 anni, segnando un nuovo standard nella scena globale. E nonostante nel 2025 abbia compiuto 34 anni, ha messo insieme la miglior stagione della sua carriera, vincendo i tre tornei major IBJJF e presentandosi come favorito anche per il titolo mondiale.
Rappresentante del team CheckMat, Wardzinski ha concluso la sua storica cavalcata battendo Leo Ferreira in finale, completando così il Grand Slam IBJJF tra il 2024 e il 2025. Un’impresa che comprende gli ori ai Mondiali 2024 e 2025, i titoli ai Pan Ams 2023 e 2025, le vittorie agli Europei 2024 e 2025, e l’oro a IBJJF The Crown 2024.
Negli ultimi sette anni è passato dall’essere una promessa a una forza dominante del panorama internazionale, con vittorie su nomi di primissimo piano come Pedro Machado, Roberto Jimenez, Gustavo Batista e lo stesso Leo Ferreira, spesso ottenute per sottomissione.
Considerato oggi il più grande pesi massimi europeo in kimono, Adam Wardzinski ha scelto di congedarsi in silenzio, senza discorsi: solo la sua cintura nera lasciata sul tatami del Walter Pyramid, gesto semplice ma potente, a suggellare una carriera leggendaria.
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pod al popolo, #062: audio del primo giorno di dialoghi @ blocco 13, sul lavoro artistico di alberto d’amico e l’attività dello studio campo boario
Il 6 maggio 2025, a Blocco 13, si è tenuto il primo di tre incontri dedicati ad Alberto D’Amico e alle iniziative nel tempo ospitate dallo Studio Campo Boario. In questo primo (imperfetto, non editato) audio si possono ascoltare le voci di Marco Giovenale, Michela Becchis e Roberta Melasecca, precedute da un’introduzione di Alberto D’Amico. Come sempre su Pod al popolo. Il podcast irregolare, ennesimo fail again fail better dell’occidente postremo. Buon ascolto.cliccare per ingrandire
#AlbertoDAmico #audio #Blocco13 #Blocco13 #MarcoGiovenale #MichelaBecchis #mp3 #PAP #pap062 #pap062 #podAlPopolo #podalpopolo #podcast #registrazioneImperfetta #RobertaMelasecca
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oggi, 2 giugno, presentazione online di “retriever”, di june scialpi @ la finestra di antonio syxty
oggi, lunedì 2, alle ore 21:00
L’incontro si svolge sui canali:
youtube = youtube.com/@MTMTeatroMilano/s…
e facebook = facebook.com/lafinestradianton…
La Finestra di Antonio Syxty presenta Retriever, di June Scialpi, Tic Edizioni 2025, in conversazione con June Scialpi e Giorgia Esposito.
June Scialpi (Gallipoli, 1998) ha pubblicato il libro Il Golem. L’interruzione (Fallone Editore, 2022) con il quale ha vinto il Premio Flaiano Poesia Under 35 e le plaquette Condotta del simbionte (La Collana Isola,
2023), illustrata da Majid Bita, e in mezzo ai giorni (i) dati (Zacinto/Biblion, 2024). Alcuni suoi racconti sono apparsi su ‘Spore Rivista’ e ‘Mandos’, inserto cartaceo di ‘Palin Magazine’ e nell’antologia Stasera faremo cadere il cielo (Zona42, 2024). S’interessa di studi queer e transfemminismo. Collabora con diverse realtà online.
Ha tradotto Indumenti contro le donne, di Anne Boyer (Tic, 2025).
Retriever (Possibile inquadramento teorico di un) ci presenta l’allegoria di una testualità che cerca di chiarire cosa significhi la rappresentazione riportando al linguaggio, dove è nata, la realtà, per scoprire che non vi si riduce. La capacità delle parole di logorare le cose e la realtà stessa è la verità che questo libro, con un’ambizione filosofica non esibita ma anzi del tutto inapparente, ci consegna. Questo sottile omaggio alla scrittura di ricerca dimostra che cani, animali e libri non ci bastano mai.
#AntonioSyxty #GiorgiaEsposito #JuneScialpi #LaFinestraDiAntonioSyxty #MTM #MTMLaFinestraDiAntonioSyxty #MTMManifattureTeatraliMilanesi #presentazione #Retriever #Tic #TicEdizioni
La Finestra di Antonio Syxty presenta “Retriever” di June Scialpi, Tic Edizioni 2025
La Finestra di Antonio Syxty presenta “Retriever” di June Scialpi, Tic Edizioni 2025, in conversazione con June Scialpi e Giorgia Esposito.June Scialpi (Gall...YouTube
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Briciole Spaziali: Marco ci racconta “Le aurore boreali”
edu.inaf.it/rubriche/briciole-…
Marco (13 anni, di Bari) racconta le aurore boreali per la rubrica ‘Briciole Spaziali’.
#astronomia #auroreBoreali #BricioleSpaziali #GalileoGalilei #GruppoStorieINAF #mitologia #sorvegliatiSpaziali
Briciole Spaziali: Marco ci racconta “Le aurore boreali”
Marco (13 anni, di Bari) racconta le aurore boreali per la rubrica 'Briciole Spaziali'.Adamantia Paizis (EduINAF)
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5 giugno, roma, sic 12, christine jean: “costellazioni infinite”
SIC 12 artstudio
via Francesco Negri, 65 Roma
è lieta di segnalare l’inaugurazione della mostra
Christine Jean
COSTELLAZIONI INFINITE
Giovedì 5 giugno ore 17:30
Questo progetto di ampio respiro è nato in collaborazione con l’Institut Français Centre Saint Louis e la Libreria Stendhal di Roma.
“Costellazioni infinite” propone un dialogo tra materia, tempo e memoria, attraverso una pratica artistica che fonde pittura, disegno, installazione e processi naturali. Articolato in tre sedi espositive, rappresenta un’occasione unica per avvicinarsi all’universo di Christine Jean, seguendo la stratificazione e la trasformazione della materia e del pensiero creativo.
Il progetto inizia con una serie di residenze che l’artista ha tenuto a Roma e Parigi tra il 2024 e il 2025. Durante questo periodo di ricerca, intitolato “Pietre, muri, tessiture del tempo”, Christine Jean ha esplorato le alterazioni del tempo e le trasformazioni delle superfici murarie. Attenta agli indizi di vita, ma anche di erosione e di abbandono, l’artista fotografa o prende le impronte di diversi frammenti di muri. Per lei, lo spirito delle pietre, che emana dal lungo tempo necessario alla loro formazione, risuona con i processi messi in atto nel suo lavoro.
Come scrive Maria Giovanna Gilotta, “Sintesi di una carriera segnata dall’erranza creativa e dalla trasformazione, il progetto attuale di Christine Jean costituisce un’esplorazione sia delle forze della natura che dello spirito umano, ma anche di come l’arte cattura e trascende le loro energie. A monte della sua indagine, Christine Jean richiama l’idea di costellazione, cara a Novalis. Come afferma il poeta nella sua ‘Bozza generale’, ogni frammento, ogni opera e ogni gesto partecipano a un tutto infinito e aperto, dove l’incompiuto rivela una ricerca più vasta e lascia intravedere una gamma infinita di possibilità.”
Dal 29 maggio al 28 giugno presso l’Istituto francese Centre Saint Louis, Largo Giuseppe Toniolo 20/22: presentazione di “Vie anonime”, una serie di disegni a carboncino su carta in cui l’artista interpreta liberamente i muri parzialmente coperti di edera in un villaggio della regione francese Charentes.
Martedì 3 giugno alle ore 17: incontro con Christine Jean presso l’Istituto francese Centre Saint Louis (ingresso libero e gratuito).
Mercoledì 4 giugno, alle ore 19:00, appuntamento alla libreria Stendhal,
P.zza S.Luigi de Francesi,23 per la presentazione di una collezione di libri d’artista dipinti da Christine Jean, con un’intervista guidata dalla critica d’arte Françoise Monnin.
Giovedì 5 giugno dalle ore 17:30: vernissage della mostra “Costellazioni infinite” presso SIC12 Artstudio. Il percorso espositivo presenterà una selezione di disegni e pitture recenti di Christine Jean in dialogo con opere della collezione di art brut e contemporanea di Gustavo Giacosa e Fausto Ferraiuolo.
Sabato 7 giugno dalle ore 10 alle 12: visita guidata alla mostra e laboratorio di disegno collettivo sull’idea della costellazione presso SIC12 Artstudio. Posti limitati prenotazione indispensabile.
#art #arte #ChristineJean #FaustoFerraiuolo #GustavoGiacosa #lInstitutFrançaisCentreSaintLouis #LibreriaStendhal #MariaGiovannaGilotta #Sic12 #Sic12
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4 giugno, roma: “verso i referendum” dell’8-9 giugno
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Le parole di Trantino, un discorso di odio e divisione in un momento di dolore
Facciamo nostra la rifessone di Antonio Fisichella sui recenti fatti di Ognina e sulle dichiarazioni del sindaco Trantino.
Catania è incredula, piegata su se stessa per la morte di Santo Re, giovane lavoratore che lascia la moglie e la figlia di pochi mesi. Una morte crudele e assurda, avvenuta ad Ognina, causata da un uomo dello Zimbabwe, posteggiatore abusivo, già noto alle forze di […]
Leggi il resto: argocatania.it/2025/06/02/le-p…
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pertinenza e correttezza della parola “genocidio” in rapporto al (precisamente) genocidio che israele sta commettendo in palestina
il Dr. #Perlmutter, medico di origini ebraiche, americano, membro di #PAMA , Palestinian-American Medical Association (youtu.be/qB-wOSP72TE), intervistato da #cartabianca, spiega molto chiaramente (1) la situazione sanitaria a #Gaza , (2) l’intenzionalità della #distruzione del #PopoloPalestinese , (3) la piena pertinenza della parola #genocidio , e (4) quello che chiunque in #Palestina vede del comportanemto di #israele
tutto questo su un tg mediaset, non propriamente un canale filopalestinese:
tgcom24.mediaset.it/mondo/gaza…
*
sempre a proposito di genocidio, consiglio di nuovo la visione del video qui: slowforward.net/2025/02/06/gen…
in cui #AmnestyIternational parla del rapporto che ha stilato. suggerisco in particolare l’ascolto attento dell’intervento di #VitoTodeschini , che spiega molto chiaramente la correttezza della parola, applicata al caso della Palestina, secondo criteri legali.
#genocidio #Palestine #Palestina
#starvingpeople #starvingcivilians
#iof #idf #colonialism #sionisti
#izrahell #israelterroriststate
#invasion #israelcriminalstate
#israelestatocriminale #children
#bambini #massacri #deportazione
#amnesty #AmnestyInternational #AmnestyIternational #apartheid #bambini #cartabianca #children #colonialism #concentramento #deportazione #distruzione #ethnicCleansing #Gaza #genocide #genocidio #ICC #icj #IDF #invasion #IOF #israelcriminalstate #Israele #israelestatocriminale #israelterroriststate #izrahell #MarkPerlmutter #massacri #mediaset #Palestina #Palestine #PalestinianAmericanMedicalAssociation #PAMA #Perlmutter #PopoloPalestinese #puliziaEtnica #sionismo #sionisti #situazioneSanitaria #starvingcivilians #starvingpeople #VitoTodeschini #VitoTodeschini #warcrimes #zionism
Orrore a Gaza, lo sconvolgente racconto di un medico volontario: "Bambini in fin di vita mi chiedevano aiuto afferrandomi i pantaloni"
Mark Perlmutter parla, in videochiamata, con l’inviata di "È sempre Cartabianca"Tgcom24
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“Di più” non è sempre meglio: il mito dell’espansione infinita
Nel panorama attuale dei giochi da tavolo e di ruolo, il contenuto non è più il re: è un’alluvione. Stiamo annegando in un mare di nuove uscite, con piattaforme come Kickstarter, Backerkit e simili che agiscono sia da diga che da imbuto. Dai nuovi sistemi alle guide d’ambientazione, dai manuali dei mostri ai pacchetti di mappe, l’assunto ormai è: se lo crei, lo finanzieranno.
Ma vorrei mettere in discussione questo presupposto. “Di più” non è intrinsecamente “meglio”. Anzi, potremmo essere vicini a una soglia critica—un punto in cui il flusso sempre crescente di progetti inizia a esaurire non solo il portafoglio del pubblico, ma anche la sua attenzione, la sua energia e la sua curiosità creativa.
Quando l’adattamento diventa un gioco di specchi
Prendiamo, ad esempio, il recente Kickstarter per The World of Paksenarrion, un’ambientazione per GdR adattata dai romanzi Deed of Paksenarrion di Elizabeth Moon. Questi libri, pur apprezzati da alcuni per il loro realismo militare e la narrazione a combustione lenta, sono rimasti una presenza relativamente modesta nel canone fantasy più ampio. Non sono best seller. Sono però nati dalla campagna personale di D&D dell’autrice—che lei ha trasformato in romanzi, che ora vengono riconvertiti in un’ambientazione da gioco.
Questo è, sotto ogni punto di vista, un ciclo affascinante. Ma solleva una domanda importante: che cosa stiamo davvero producendo qui? Un gioco? Un omaggio? Una simulazione di una simulazione?
Il risultato sembra meno una proposta creativa audace e più un’eco ricorsiva. Un gioco basato su libri basati su un gioco—non un mondo nuovo, ma una copia di seconda generazione.
Crowdfunding e l’ascesa della “fattoria di IP”
Il crowdfunding ha fatto cose meravigliose per la comunità dei giochi da tavolo. Ha dato potere a piccoli team, voci diverse, generi di nicchia e formati sperimentali. Ma ha anche introdotto una tendenza meno ispirante: la trasformazione della narrativa di genere e della cultura ludica in un’enorme fattoria di proprietà intellettuali.
Se prima le idee nascevano dal gioco e si affinavano in ambienti creativi, ora spesso sono confezionate fin dall’inizio come asset da marchio. Se è esistito, può essere riutilizzato. Se è stato giocato, letto o anche solo vagamente ricordato, può diventare un prodotto. La logica è semplice e cinica: qualsiasi IP con anche solo una traccia di memoria affettiva pregressa è oggi vendibile, meglio ancora con un’edizione deluxe cartonata, dadi in metallo e obiettivi extra.
Questo modello non è sostenibile.
Favorisce la riconoscibilità rispetto all’originalità, la nostalgia emotiva rispetto alla profondità narrativa, e l’estetica superficiale rispetto a sistemi significativi. Ciò che si perde in questo processo è meno visibile, ma non meno reale: la possibilità di coltivare mondi audaci e sconosciuti. Un tipo di worldbuilding che non si basa sulla familiarità o su una lore riciclata, ma che ti chiede di entrare in qualcosa di davvero nuovo e impararne la logica dall’interno.
Non stiamo solo vedendo nuovi contenuti—stiamo vedendo vecchi contenuti riconfezionati, rinominati e ripubblicati, fino al punto in cui la creatività che una volta alimentava l’hobby rischia di ridursi a una serie di ammiccamenti e battute per iniziati. C’è una sottile differenza tra onorare la tradizione e riproporla all’infinito. Il modello attuale pende decisamente verso la seconda opzione.
L’importanza del discernimento creativo
Chiariamo subito: questo non è un appello all’elitarismo o all’esclusione. I progetti personali, le ambientazioni di nicchia e le idee profondamente idiosincratiche sono il cuore pulsante del gioco di ruolo. Ma c’è una differenza tra espandere il confine creativo e semplicemente gonfiare la catena di produzione. Dobbiamo recuperare il valore del discernimento—sia come creatori che come sostenitori.
Cosa merita davvero di diventare un’ambientazione completa per campagne? Quali mondi offrono qualcosa di nuovo—a livello meccanico, narrativo, tematico? Cosa parla alle domande, ai giocatori e ai bisogni immaginativi di oggi?
Non ogni storia ha bisogno di diventare un box set. Non ogni scintilla di nostalgia deve essere monetizzata. E non ogni idea, per quanto amata in un angolino di internet, deve essere trasformata in canone.
Meglio > Di più
Questo non è un invito a ridurre la creatività. È un invito a renderla più profonda. Un promemoria che l’innovazione non coincide sempre con l’espansione. Che l’originalità, a volte, richiede contenimento. Che creare mondi non riguarda solo ciò che aggiungi—ma anche ciò che scegli di non inserire.
Non abbiamo bisogno di infinite versioni degli stessi cliché logori. Abbiamo bisogno di nuovi miti. Nuove strutture. Nuovi modi di pensare i mondi—non solo di allungare all’infinito quelli vecchi.
Di più non è sempre meglio. Meglio è meglio.
E come creatori, costruttori di mondi e giocatori, abbiamo il potere—e la responsabilità—di riconoscere la differenza.
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giugno è già in calore, e si soffre di malamorte
Appena oggi è iniziato giugno e, a parte che mi trovo sinceramente a chiedermi che cavolo ho combinato nell’effettivo in questa quasi metà di anno, perché il tempo è passato tutto in maniera così sia veloce e sfuggente che pesante e soffocante che davvero mi sembra a tratti di non essere un individuo esistente… magicamente oggi sto iniziando a sentire quel caldo fastidioso-merdoso classico dell’estate. Un segno terribile, perché la primavera è già iniziata francamente in ritardo; non vorrei a questo punto che l’estate cominci, come da tempo gli spiriti mi avvertono, in anticipo, per poi finire a durare ancora più tempo del già troppo dovuto… 🥵
Mentre la prima delle cose che oggi mi fa disperare è plausibilmente colpa del rottingcore che risiede persistentemente nella mia anima, finendo alcune volte al massimo dormiente senza però mai svanire… mi chiedo se è possibile che la seconda sia colpa dei gay che, a causa del loro orgoglio, staranno già facendo sesso nelle strade, ossia pesante attività fisica, dunque complessivamente aumentando la temperatura media di tutta l’aria dei centri urbani… Perché, cioè, altrimenti un cambio così repentino e casuale di temperatura percepita non si riesce a spiegare. 😮💨
Quello che sto cercando di dire è che, ad ogni modo, il nuovo mese non ha fatto neanche in tempo ad iniziare che già mi sono rotta le scatole ampiamente, già mi rode il culo al punto che di questo passo per psicosomasi mi usciranno le emorroidi, e ok… di tutto, però, veramente non riesco a comprendere questo fatto del calore! Perché oggi non fa davvero più caldo di ieri, stando al meteo e a quello che vedo io; però, è semplicemente capitato che oggi pomeriggio a casa avessi addosso una maglietta a maniche corte, e ho di conseguenza sentito molto più caldo di ieri, in cui a parità di condizioni ambientali (tra cui non c’è in ogni caso espozione diretta al sole, ma comunque l’aria è calda) avevo solo maniche lunghe… 🤒
Stava insomma per uscire fuori in questi giorni il meme per cui inizia a fare caldissimo e io sto ancora con la roba lunga addosso… semplicemente per inerzia, perché (almeno per dentro casa) prendo sempre i vestiti che mi servono senza mai pensarci granché… ma qui la cosa rischia di diventare voluta. Cioè, se spogliandomi sento più caldo di prima, allora di che cosa stiamo parlando??? E francamente, arrivata a questo tragico punto della mia esistenza, in cui sono ovviamente ben complici anche la società industriale e le sue conseguenze, non mi interessa nemmeno capire se sono io strana o cosa… mi rassegno alla marciscenza, e sto. 🕸️
…Scherzi parzialmente a parte, la mia teoria è che, in media, le magliette corte che possiedo sono più grosse delle lunghe, che invece mi stanno più strette addosso; dunque, le prime potrebbero fare un piccolo effetto cappa se non mi muovo, mentre invece le seconde mi starebbero più strette sul corpo e quindi permetterebbero una maggiore traspirazione… Bah, qua finirà veramente che arrivo ad agosto con indosso ancora i felponi e le magliette lunghe; magari addirittura in spiaggia… che sotto sotto sarebbe la meglio cosa, così non mi faccio vedere troppo, che la forma fisica da femcel non è socialmente accettata. (Sperando solo di sopravvivere alla stagione senza liquefarmi.) 🎃
#caldo #calore #estate #giugno #temperatura
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Padova 21 giugno 2025 – Convegno DL Sicurezza: contro le spinte autoritarie, questioni di costituzionalità e tutela dei diritti umani
Promosso da Associazione Nazionale Giuristi Democratici e Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”, Università di Padova.
Programma
- 9:00-9.30
Apertura dei lavori e saluti introduttivi
Marco Mascia, Presidente delCentro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca”, Università di Padova
Roberto Lamacchia e Aurora d’Agostino, Co-Presidenti dell’Associazione Giuristi Democratici
- 9:30-13:00
Coordina: Paola Degani, Centro di Ateneo per i Diritti Umani, Università di Padova
Intervengono
Alessandra Algostino, Università di Torino
Fabio Corvaja, Università di Padova
Antonello Ciervo, Unitelma, Sapienza Università di Roma
Paolo De Stefani, Università di Padova
Antonio Cavaliere, Università di Napoli
Gian Luigi Gatta, Università Statale di Milano
Chiara Pigato, Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione – ASGI
Evento in fase di accreditamento
- 13.00 – 14.00
Pausa pranzo
- 14:00 – 16.30
Tavola Rotonda
Confronto operativo su possibili strategie di contrasto alla normativa
Per partecipare è necessaria l’iscrizione al seguente link: forms.gle/Ag5Z2nVQLQ9z13HD6
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L’Avv. Roberto Lamacchia Presidente dell’Associazione Giuristi Democratici presenta l’iniziativa
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catherine mathis: “l’exposition à rêves de la tate modern”
Catherine Mathis: L’exposition à rêves de la Tate Modern
artshebdomedias.com/article/le…
‘ArtsHebdoMédias’, 30 mai 2025
“Le parcours conçu par Val Ravaglia, conservateur du département « art international » à la Tate Modern, offre un vaste panorama sur les relations art/technologie avant Internet, lorsque l’ordinateur ne faisait pas encore partie de l’équipement des foyers ni même de la plupart des ateliers d’artiste. L’ensemble opère un flash-back vertigineux sur la culture d’avant le tout numérique, celle d’un monde sans portable…”
#artnumérique #AtsukoTanaka #BrionGysin #CarlosCruzDelgado #exhibit
#CarlosCruzDiez #ElectricDreams #CatherineMathis #oeuvresinteractives
#internet #TateModern #ValRavaglia #ordinateur #computer #computerart
#ArtsEbdoMedias
#art #arte #artnumérique #ArtsHebdoMédias #AtsukoTanaka #BrionGysin #BrionGysin #CarlosCruzDelgado #CarlosCruzDiez #CatherineMathis #computer #computerart #ElectricDreams #exhibit #internet #oeuvresinteractives #ordinateur #TateModern #ValRavaglia
L'exposition à rêves de la Tate Modern - ArtsHebdoMédias
Profondément ancrées dans notre quotidien, les technologies numériques sont devenues incontournables et l’existence sans elles … Continuer la lecture de « L’exposition à rêves de la Tate Modern »Catherine Mathis (ArtsHebdoMédias)
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Il cielo del mese: giugno, Jimbo e il giorno più lungo
edu.inaf.it/rubriche/il-cielo-…
Andiamo alla scoperta degli eventi e delle costellazioni che caratterizzano il cielo di giugno 2025, a cavallo tra primavera ed estate.
#AlgernonBlackwood #congiunzioni #costellazioni #giugno #Luna #solstizio
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antonio syxty a roma! il 3 giugno, allo studio campo boario: prima presentazione assoluta del libro “nz” (ikonalíber, 2025)
Martedì 3 giugno, ore 17:00
Studio Campo Boario
(viale Campo Boario 4a)
presentazione del nuovo libro di Antonio Syxty
NZ
(edizioni ikonaLíber, ikona.net/antonio-syxty-nz/)
interventi dell’autore e di Marco Giovenale
*
evento facebook:
facebook.com/events/1373346107…
Ingresso libero fino a esaurimento posti*
locandina:
#AntonioSyxty #EdizioniIkonaLíber #IkonaLíber #MarcoGiovenale #NZ #scritturaDiRicerca #StudioCampoBoario #tarallucciEVino
Presentazione nuovo libro di Antonio Syxty: “NZ”
Événement à Rome, Latium par Fabrizio M. Rossi et 2 autres personnes le mardi, juin 3 2025www.facebook.com
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4 giugno, roma, libreria tomo: presentazione di “anatre di ghiaccio”, di mariano baino
cliccare per ingrandire
#critica #LeAnatreDiGhiaccio #libreriaTomo #MarianoBaino #MarianoBàino #poesia #poesiaContemporanea #presentazione #reading #SamueleMaffei #SaraGregori #scritturaDiRicerca #scrittureDiRicerca #TommasoOttonieri #Tomo #TomoLibreria
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Buon viaggio verso Gaza, Freedom Flotilla
Ti proteggerò se sarai ferito o morirai nel cuore di questo assedionel ventre della balenaA ogni bomba cadutale nostre strade lodano Dioe pregano per case e moschee […]Ti proteggeròse sarai ferito o soffriraicon le sacre scritture ho custoditodal fosforo il sapore delle arancee dal fumo tossico le tinte delle nubiti proteggeròun giorno la polvere si disperderàe rideranno i due […]
Leggi il resto: argocatania.it/2025/06/01/buon…
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gufo pubblicitastico ci farà piangere nel gran disturbo
Non mi è per niente chiara la logica dietro questa nuova ennesima merdata, ma mi è evidente che la portata di quello che il gufo di Duolingo sta facendo a me in questo momento è comparabile a quella che il capo di un esercito potrebbe fare ad una nazione confinante non alleata schierando delle truppe sul confine per condurre una “operazione militare speciale”… qualcuno sta testando il terreno per far partire un attacco ai miei danni. 💔
In sostanza, io non ho mai visto pubblicità su Duolingo (se non tipo la prima volta che installai la app nativa Android, ma fu l’unica per un bel periodo)… perché boh, suppongo che l’algoritmo sappia bene che io sono tirchia e stratirchia, quindi non compro niente (anche perché ho la personalizzazione disattivata, figurarsi se gli do il permesso legale di profilarmi), quindi nemmeno clicco le pubblicità, e quindi mandarle a me significa sprecare parte del budget. Eppure… in qualche modo, negli ultimi tempi, stanno iniziando ad uscire, piano piano, lentamente ma certamente…
Qui nel video (in cui ho messo la musichetta sotto perché spero faccia ridere, anche se probabilmente sarà solo cringe) sono tutte le ultime che mi sono uscite, esclusa una manciata di doppioni… 9 pubblicità, di cui 7 di TEMU! Ma stiamo scherziamo o cosa? Io ho seriamente paura che stia finendo la pacchia di pubblicità scampate per grazia divina, senza usare ad-blocker, se ormai è questo ciò che vedo… 🛸
Sono in ordine dalla più recente alla più vecchia, con una sola (1) della sera passata, 3 dell’altra sera (questo venerdì), 5 di domenica 11 maggio, e infine una sola di domenica 27 aprile. Già qui, la cosa non mi piace, perché noto ben 2 pattern: innanzitutto, il fatto che in realtà il gufo ha iniziato a “schierare i soldati” già un mese fa, ma piano piano, senza farmi allarmare troppo, facendomi accorgere solo ora che qualcosa non va; poi, sembra che (per ora…) queste appaiano tutte nel fine settimana, ma vattelappesca che cosa significa. 🦧
Tutto questo è molto strano e, torno all’apertura, difficilmente spiegabile se non come un gombloddo. Cos’è, Duolingo si sta forse avviando per bombardarmi di pubblicità, nonostante io abbia diminuito le opportunità giornaliere per la app di mostrarmele (visto che per fin troppe settimane ho pensato quasi solo ai punti, e quindi a fare sempre tante ripetizioni veloci anziché poche lezioni nuove)? Se proprio devono inviarmele, guardate, spero che siano sul mezzo fatto male o lo strano forte, come quelle ultimissime… tipo l’ultima per dei fantomatici provini con una foto stock, e la penultima che vende del legno incomprensibile ad un prezzo arbitrarissimo. 😩
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pinzette unicornose ma ormai è la megafine
Dovendo pensarci in modo estremamente astruso, forse, tutto sommato, sotto sotto, perdere le pinzette mid è stata una fortuna… e questo non lo dico esclusivamente per sentirmi meno stupida-che-perde-le-cose, ma perché oggettivamente ho fatto un upgrade. Infatti, queste qui sono quelle nuove che ho trovato al casalinghi cinese… per 1 euro e 50, che un pochino come cosa mi rode, ma forse il prezzo non è troppo sbagliato vista l’entità dell’oggetto… 🦄
Cioè, aò, è bellissimo. Queste pinzette con la coda a testa di unicorno, con la criniera rosa e il corno giallo e il collo bianco con quelle stelline viola — e non si può dire altrimenti — fanno davvero tanto ragazza magica. Vorrei dire che mi sono saltate subito all’occhio, ma in realtà no, perché come al solito quei negozi sono un tripudio di disordine organizzato, e pur avendo subito intuito lo scaffale dove sarebbero dovute essere, ho dovuto passarci avanti e indietro per qualche minuto per trovarle. Ce n’erano tipo 3 tipi diversi, qualcuno che costava 50 centesimi in meno, però avevano la punta più piccola e quindi nah. È stata insomma solo fortuna che l’unica opzione rimasta fosse questa. (Ed è crazy che, nonostante la forma alternativa, si tenga tranquillamente in piedi di lato.) ✨
…Un caso fortuito un po’ come il fatto che le mie ‘nzette vecchie siano uscite fuori proprio ora, mentre scrivevo questo post (…ed è sempre un caso che ieri sera più tardi fossi troppo stanca per scriverlo al momento, perché se lo avessi fatto allora adesso non ci sarebbe questa rivelazione finale). Le ha trovate mia madre in lavatrice… quindi il mio presentimento era in realtà corretto. Ci starebbe contestualmente bene una bestemmia a questo punto, ma stiamo parlando di mia madre, non mio zio, quindi non suonerebbe bene, e allora lasciamo stare… però porco cazzo, io non ci posso credere, uccidetemi. 💀In tutto ciò, comunque, “la teoria del packaging“ si dimostra di nuovo corretta e, non avendo in questo caso la scatolina delle pinzette errori nelle illustrazioni o comunque di natura grafica, il brutto (ma bello da ridere) si esprime in termini testuali… Il retro ha questi 3 punti di cui l’unico scritto bene è il più corto, mentre i primi 2 non solo alla fin dei conti dicono la stessa cosa, ma ci sono spazi che mancano, maiuscole saltate via, virgole accostate dal lato sbagliato, parole in mezzo a caso che sembrano finite lì grazie ad un traduttore automatico di bassa qualità… un ennesimo troiaio da immortalare (e che, si spera, finirà in pasto agli LLM, peggiorando la qualità dei modelli). 😇
#pinzette
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oggi, 31 maggio, a roma, al teatro basilica: “roma chiama poesia” _ reading collettivo
Roma, 31 maggio 2025, h. 18:00 – 23:30
Teatro Basilica, P.za di S. Giovanni in Laterano, 10
L’evento
ROMA CHIAMA POESIAè un evento promosso e organizzato dal CentroScritture, pensato per essere un incontro di raccordo delle voci poetiche a Roma, un’occasione per presentare lo stato della poesia nella nostra città, un momento per la cittadinanza, e chiunque vorrà prendervi parte, per scoprire e raccogliersi attorno a quell’atto di conoscenza, resistenza e libertà che è da sempre, e ancora, la poesia.
Gli autori invitati, trenta tra i poeti più attivi a Roma, sono chiamati a proporre un intervento di dieci minuti che esprima la loro visione della poesia, attraverso un sintetico e libero bilanciamento tra riflessioni e letture di propri testi, nel contesto performativo proprio della sede, il TeatroBasilica a piazza San Giovanni in Laterano, Roma.
L’evento ad ingresso gratuito comincerà alle 18 e si concluderà alle 23.30 circa e sarà suddiviso in due sessioni, una pomeridiana (dalle 18 alle 20) e una serale (dalle 21.30 alle 23.30), con una pausa dalle 20 alle 21.30. Sarà possibile prendere da bere nel bar del teatro.
È previsto inoltre un banco di esposizione e vendita dei libri degli autori partecipanti all’interno del teatro.
Per assicurare un posto in platea, fino a esaurimento posti, è consigliata la prenotazione.
PROGRAMMA DEGLI INTERVENTI:
Sessione pomeridiana. Ore 18-20
- Valerio Massaroni: introduzione
- Emanuele Franceschetti legge alcuni autori: Antonella Anedda, Valerio Magrelli, Guido Mazzoni, …
- Maria Grazia Calandrone
- Alessandro Anil
- Stefano Bottero
- Elisa Davoglio
- Emanuele Franceschetti
- Andrea Franzoni
- Sonia Gentili
- Marco Giovenale
- Federico Italiano
- Giulio Marzaioli
- Laura Pugno
- Tommaso Ottonieri
Pausa. Ore 20-21.30
Sessione serale. Ore 21.30-23.30
- Sara Davidovics
- Fabio Orecchini
- Vincenzo Ostuni
- Massimo Palma
- Francesca Perinelli
- Antonio F. Perozzi
- Gilda Policastro
- Lidia Riviello
- Matteo Tasca
- Samuele Maffei
- Simona Menicocci
- Fabio Teti
- Sara Ventroni
Un’iniziativa CentroScritture
Coordinamento:
Emanuele Franceschetti, Valerio Massaroni, Antonio F. Perozzi, Matteo Tasca
SABATO 31 MAGGIO 2025
ore 18-23.30
Teatro Basilica
Piazza San Giovanni in Laterano, 10
www.teatrobasilica.com
Ingresso gratuito
COME ARRIVARE
Metro A, stazione San Giovanni (5 minuti a piedi)
o
in automobile: parcheggio consigliato in via Carlo Felice
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oggi, 31 maggio, a reggio emilia, alla biblioteca panizzi: giornata di studi per giorgio messori
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10 romanzi su viaggi astrali e sogni lucidi
Indice dei contenuti
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- Il confine sottile tra realtà e sogno
- È possibile che ciò che sogniamo sia reale quanto la veglia?
- Narrativa e coscienza: il potere della letteratura onirica
- Un viaggio tra mondi onirici e stati alterati
- Romanzi sui sogni lucidi e i viaggi astrali
- Oltre il corpo: viaggi astrali e coscienza libera
- Sognare da svegli: il potere dei sogni lucidi
- Romanzi e coscienza: quando la finzione ispira la pratica
- Trascendere la realtà: libertà e altre dimensioni
- La coscienza come specchio della realtà
- Il romanzo come spazio di espansione della coscienza
- FAQ – Domande frequenti su sogni lucidi e viaggi astrali nella narrativa
Sei pronto a immergerti in storie che trascendono la realtà? Dopo aver esplorato a fondo i sogni lucidi e i viaggi astrali con la nostra selezione di 10 saggi imperdibili e aver viaggiato con la mente grazie ai 10 film a tema, è tempo di addentrarci nel mondo della narrativa. In questo articolo, ti guideremo attraverso dieci romanzi che, con maestria, tessono trame avvincenti e personaggi indimenticabili, portandoti ai confini dell’esperienza umana e oltre.
Il confine sottile tra realtà e sogno
È possibile che ciò che sogniamo sia reale quanto la veglia?
Ogni notte ci abbandoniamo a visioni che sembrano talvolta più intense, più vere e più dense di significato della realtà quotidiana. Ma cosa accade davvero quando sogniamo? E cosa succede quando ci sembra di uscire dal nostro corpo, di fluttuare oltre la materia e osservare la vita da un’altra prospettiva?
Fin dall’antichità, sogni e visioni hanno affascinato l’essere umano. Culture di ogni tempo hanno cercato di interpretare ciò che accade nel sonno e in quegli stati misteriosi di coscienza espansa: esperienze fuori dal corpo (OBE), sogni lucidi, viaggi astrali, visioni mistiche.
Narrativa e coscienza: il potere della letteratura onirica
La letteratura ha sempre avuto un ruolo privilegiato nell’indagare questi confini sottili tra sogno e realtà, tra vita e morte, tra io e cosmo. I romanzi non si limitano a raccontare storie: creano mondi, esplorano stati alterati di coscienza, mettono in discussione ciò che chiamiamo “reale”. In particolare, molti autori hanno scelto di rappresentare sogni lucidi e OBE come strumenti per parlare della libertà, della memoria, del desiderio di trascendenza e del potenziale infinito della mente umana.
Un viaggio tra mondi onirici e stati alterati
In questo articolo vedremo alcuni dei migliori romanzi sulla coscienza espansa, capaci di portarci oltre il visibile, dove la realtà si piega, si trasforma e si dissolve. Dai viaggi astrali di Jack London ai sogni creatori di realtà immaginati da Ursula K. Le Guin, fino alle visioni psicologiche e surreali di Neil Gaiman e Philip K. Dick, ecco una selezione di libri che, attraverso la finzione narrativa, ci invitano a un vero e proprio viaggio interiore.
Romanzi sui sogni lucidi e i viaggi astrali
Se ti affascinano i sogni lucidi, le esperienze fuori dal corpo e le dimensioni alternative della coscienza, questi romanzi sono imperdibili. Ecco una selezione di libri che esplorano il confine tra sogno e realtà:
- Il vagabondo delle stelle di Jack London
- Dio la benedica, dottor Kevorkian di Kurt Vonnegut
- Attraverso lo specchio di Lewis Carroll
- Il mondo di Sofia di Jostein Gaarder
- Ubik di Philip K. Dick
- The Lathe of Heaven di Ursula K. Le Guin
- Frankenstein di Mary Shelley
- La coscienza di Zeno di Italo Svevo
- Jonathan Livingston Seagull di Richard Bach
- Nelle pieghe del tempo (A Wrinkle in Time) di Madeleine L’Engle
Oltre il corpo: viaggi astrali e coscienza libera
Alcuni romanzi ci trasportano in uno spazio in cui il corpo non è più un limite e la coscienza si espande oltre i confini del tempo e dello spazio. In queste narrazioni, l’esperienza extracorporea diventa simbolo di libertà interiore, di resistenza o di rivelazione. Si tratta di veri e propri viaggi astrali letterari, capaci di evocare la profondità delle esperienze fuori dal corpo (OBE), offrendo chiavi simboliche per interpretare la realtà.
Il vagabondo delle stelle – Jack London
Un classico sul viaggio astrale e la memoria delle vite passate
In uno dei suoi romanzi meno conosciuti ma più visionari, Jack London racconta la storia di Darrell Standing, un prigioniero condannato all’isolamento totale. Privato del contatto umano e immobilizzato in una camicia di forza, Standing scopre un metodo per distaccarsi dal corpo fisico e intraprendere veri e propri viaggi astrali. Le sue esperienze lo conducono attraverso epoche e civiltà, come se la sua coscienza espansa potesse attraversare reincarnazioni, guerre e culture perdute.
Questo romanzo è una potente riflessione sulla libertà della mente, sulla percezione della realtà e sulla sopravvivenza dell’identità oltre la materia. Un inno alla capacità dell’essere umano di viaggiare oltre i limiti sensoriali anche nei momenti più estremi della prigionia e della sofferenza.
Dio la benedica, dottor Kevorkian – Kurt Vonnegut
Dialoghi nell’aldilà e coscienza oltre la morte
Con il suo tono ironico e graffiante, Kurt Vonnegut immagina un mondo in cui è possibile andare nell’aldilà e tornare indietro, grazie a una speciale collaborazione con il famigerato dottor Kevorkian. In questo racconto giornalistico-fantastico, l’autore si sottopone volontariamente a brevi esperienze di morte temporanea, simili a una sorta di OBE controllata, per intervistare personaggi celebri deceduti.
Il testo diventa così un viaggio surreale in una dimensione post-mortem, dove la coscienza non è vincolata al corpo fisico e la frontiera tra la vita e la morte si dissolve. In queste incursioni extracorporee, Vonnegut riflette sull’etica, la società e il senso dell’esistenza, senza mai rinunciare al suo umorismo tagliente.
Sognare da svegli: il potere dei sogni lucidi
In alcuni romanzi, la coscienza non si limita a subire il sogno, ma diventa consapevole di sognare. Queste opere esplorano il fenomeno dei sogni lucidi, dove l’individuo, pur immerso nella dimensione onirica, mantiene lucidità, volontà e capacità di scelta. La letteratura ha spesso usato questa condizione per riflettere sulla natura della realtà, sulla costruzione dell’identità e sui limiti della percezione. Tra esperienze extrasensoriali e stati alterati, ecco tre esempi illuminanti.
Attraverso lo specchio – Lewis Carroll
Una realtà onirica speculare alla veglia
Nel seguito di Alice nel Paese delle Meraviglie, Lewis Carroll ci accompagna in un mondo che si nasconde “dall’altra parte dello specchio”. in Attraverso lo specchio tutto è ribaltato, la logica si piega, le parole cambiano senso e i personaggi sembrano sapere che esiste un’altra realtà oltre quella che stanno vivendo. Alice, con la sua curiosità e intelligenza, si muove in questo universo onirico come se stesse vivendo un sogno lucido, dove la consapevolezza di sé e la volontà di comprendere sono le sue armi più affilate.
Il romanzo è un’esplorazione ironica e profonda dei meccanismi del linguaggio, della percezione e della coscienza nel sogno, anticipando molte riflessioni moderne sui mondi paralleli e la natura illusoria della realtà.
La falce del cielo – Ursula K. Le Guin
Quando il sogno lucido modifica la realtà
In questo straordinario romanzo di Ursula K. Le Guin, tradotto in italiano come La falce del cielo, il protagonista George Orr possiede un dono (o una maledizione): ciò che sogna diventa realtà. Ma non si tratta di un semplice sogno che prevede o anticipa il futuro: è il sogno stesso a trasformare il mondo, senza possibilità di ritorno.
Guidato da uno psichiatra ambizioso che vuole controllare questo potere, George si trova prigioniero dei propri sogni lucidi, che diventano strumenti di manipolazione sociale, politica e persino cosmica. Un romanzo visionario che interroga il potere creativo (e distruttivo) della mente e la sottile linea tra percezione e oggettività.
Ubik – Philip K. Dick
Sospesi tra sogno, morte e illusione
In Ubik, uno dei capolavori più enigmatici di Philip K. Dick, i protagonisti si muovono in una realtà che si sfalda gradualmente, come se fosse un sogno che perde coerenza. La narrazione ci porta in una dimensione liminale, dove i confini tra sogno lucido, vita dopo la morte, realtà virtuale e allucinazione diventano indistinguibili.
Il lettore, come i personaggi, è costretto a interrogarsi continuamente: ciò che stiamo vivendo è reale o solo un’esperienza onirica guidata dalla coscienza? Dick usa la fantascienza per porre domande radicali sulla natura della realtà, sul libero arbitrio e sul significato dell’identità.
Romanzi e coscienza: quando la finzione ispira la pratica
Molti romanzi non si limitano a raccontare, ma attivano nel lettore un desiderio di esplorazione interiore. Alcuni libri — come Il vagabondo delle stelle o La falce del cielo — evocano esperienze simili ai sogni lucidi o ai viaggi astrali, spingendo a cercare tecniche reali per approfondire la coscienza.
Autori come Castaneda e Monroe, anche se noti per opere saggistiche, hanno influenzato l’immaginario onirico e spirituale di molti lettori e scrittori. Tra le pratiche più ricorrenti citate o evocate troviamo:
✦ La lucidità nei sogni
✦ L’osservazione extracorporea
✦ Il risveglio consapevole all’interno del sogno
✦ La visualizzazione per accedere a stati alterati
Questi elementi non solo arricchiscono la narrazione, ma stimolano anche esperienze dirette come il journaling dei sogni, la meditazione ipnagogica o altre tecniche esplorative.
[La narrativa, in questo modo, diventa una soglia: un punto di accesso al viaggio interiore.]
Trascendere la realtà: libertà e altre dimensioni
La letteratura ci ha spesso insegnato che esistono altri modi di percepire il mondo — modi che vanno oltre i sensi, la materia e il tempo lineare. Alcuni romanzi mostrano personaggi che trascendono la realtà ordinaria, accedendo a dimensioni superiori grazie a una coscienza ampliata, un’intuizione profonda o una volontà di libertà radicale. In questi racconti, la realtà si apre come un sipario, rivelando mondi invisibili, dove la mente e lo spirito possono viaggiare oltre il corpo fisico.
Il gabbiano Jonathan Livingston – Richard Bach
Viaggi astrali sotto forma di volo interiore
In questo racconto breve e poetico, Richard Bach ci narra la storia di Jonathan, un gabbiano che rifiuta la mediocrità della vita quotidiana per inseguire la perfezione del volo. Ma il suo viaggio non è solo fisico: è un’ascesa spirituale. Jonathan sperimenta una sorta di viaggio astrale, un’evoluzione della coscienza che lo porta a comprendere l’essenza della libertà, della comunione e dell’eternità.
Il volo diventa metafora di esperienze extracorporee, dove l’individuo si libera dalle catene del corpo e dei limiti imposti dalla società. Un romanzo che, pur nella sua semplicità, riesce a comunicare una profonda ricerca interiore e il desiderio di accedere a una dimensione superiore dell’esistenza.
Nelle pieghe del tempo – Madeleine L’Engle
Tra scienza, spiritualità e viaggi interdimensionali
Tradotto in italiano come Nelle pieghe del tempo, questo romanzo per ragazzi di Madeleine L’Engle mescola fantascienza, fisica quantistica e spiritualità. I protagonisti, un gruppo di bambini guidati da figure misteriose, imparano a “tessere” lo spazio e il tempo per attraversare l’universo, scoprendo nuove forme di vita e dimensioni invisibili.
La narrazione suggerisce l’esistenza di realtà oltre quella tangibile, accessibili non solo tramite la scienza, ma anche attraverso la fiducia, l’amore e la consapevolezza. L’esperienza dei protagonisti può essere letta come un’allegoria di viaggi astrali consapevoli e di una coscienza che si espande oltre i limiti della materia. L’intreccio tra sapere e mistero rende questo romanzo una porta d’accesso a una visione integrata dell’universo.
La coscienza come specchio della realtà
Alcuni romanzi non si limitano a raccontare sogni o viaggi astrali, ma si interrogano sulla coscienza stessa: quella forza invisibile che osserva, interpreta, crea. Attraverso storie che mescolano filosofia, introspezione e inconscio, la narrativa diventa un laboratorio di esperienze interiori, uno specchio del pensiero e dell’identità. In queste opere, i sogni non sono semplici fantasie: sono verità che si svelano in forma simbolica, accessi privilegiati alla realtà profonda.
Il mondo di Sofia – Jostein Gaarder
Un sogno filosofico che esplora la natura della realtà
In questo celebre romanzo, la giovane Sofia riceve misteriose lettere che la conducono in un viaggio attraverso la storia della filosofia. Ma presto si scopre che la sua stessa realtà è parte di un altro racconto, un’illusione costruita dalla mente di qualcun altro.
Il testo è un esempio affascinante di realtà e sogno che si fondono, dove la riflessione filosofica si trasforma in esperienza extrasensoriale. Sofia prende coscienza di sé stessa come personaggio, superando la barriera tra il narrato e il reale. Il romanzo offre così una potente metafora della coscienza che si risveglia — come accade in un sogno lucido, in cui ci si accorge di stare sognando.
La coscienza di Zeno – Italo Svevo
Autoanalisi, sogni e verità psichiche
Nel romanzo di Svevo, l’indagine del protagonista sulla propria vita assume i toni di una psicanalisi narrativa. I sogni hanno un ruolo fondamentale nel portare a galla desideri, nevrosi e contraddizioni. La coscienza si osserva allo specchio, cercando di dare senso alla propria esistenza attraverso l’introspezione.
Zeno Cosini scrive per guarire, ma finisce per perdersi in un labirinto mentale. Il testo ci mostra come la mente possa essere un teatro di sogni, memorie distorte e autoinganni: una forma letteraria di viaggio nei territori dell’inconscio.
Frankenstein – Mary Shelley
Il sogno creativo come origine dell’incubo
Forse non tutti sanno che Frankenstein nacque da un sogno: Mary Shelley immaginò, durante una notte tempestosa, la visione di un essere mostruoso rianimato dalla scienza. Quel sogno, profondamente influenzato dall’inconscio e dal contesto culturale, divenne uno dei romanzi più importanti della letteratura moderna.
La creatura di Frankenstein è il frutto di un incubo che prende forma, una creazione mentale che incarna paure, desideri e dilemmi morali. In questo senso, il romanzo stesso è un viaggio nella coscienza collettiva, dove il sogno si fa materia, e la narrativa riflette le profondità oscure dell’animo umano.
Il romanzo come spazio di espansione della coscienza
Dal volo metafisico di un gabbiano all’alterazione onirica della realtà, dalle pieghe del tempo ai dialoghi con l’aldilà, i romanzi che abbiamo esplorato aprono porte invisibili verso l’interiorità. In questi testi, il sogno non è evasione, ma trasformazione. La coscienza non è solo ciò che osserva: è ciò che crea, plasma, trasmuta la realtà. Le esperienze extracorporee, i sogni lucidi, i viaggi astrali e le dimensioni simboliche dei racconti diventano strumenti per guardare dentro e oltre noi stessi.
Ogni libro è un invito a superare la superficie delle cose, a sospendere il giudizio razionale per lasciarsi toccare da ciò che si muove sotto. Come in uno stato di coscienza alterata — ma consapevole — la lettura diventa esperienza sensoriale e mentale al tempo stesso, capace di smuovere domande profonde.
Leggere questi romanzi è come attraversare un ponte tra mondi: tra la veglia e il sogno, tra la percezione ordinaria e l’intuizione. È un esercizio di libertà interiore. Perché ogni pagina può diventare uno specchio che riflette ciò che siamo e ciò che potremmo diventare.
FAQ – Domande frequenti su sogni lucidi e viaggi astrali nella narrativa
Quali sono i migliori romanzi sui viaggi astrali?
Tra i più celebri troviamo Il vagabondo delle stelle di Jack London, Dio la benedica, dottor Kevorkian di Vonnegut e Jonathan Livingston Seagull di Richard Bach. Questi libri affrontano il tema della coscienza che si distacca dal corpo, esplorando libertà, morte e consapevolezza.
Cos’è un sogno lucido e quali libri lo trattano?
Un sogno lucido è un’esperienza in cui si è consapevoli di sognare mentre si sogna. Romanzi come Attraverso lo specchio di Lewis Carroll e The Lathe of Heaven di Ursula K. Le Guin offrono interpretazioni narrative di questo fenomeno, mostrando realtà alterate e atti creativi onirici.
Ci sono romanzi che parlano di esperienze extracorporee?
Sì. Ubik di Philip K. Dick e Dio la benedica, dottor Kevorkian di Vonnegut mettono in scena coscienze che viaggiano oltre il corpo fisico, offrendo visioni profonde e spesso inquietanti della realtà post-mortem o alterata.
Perché leggere romanzi sui sogni e le esperienze fuori dal corpo?
Perché permettono di esplorare in modo simbolico e profondo la natura della mente, della realtà e della percezione. Sono strumenti per immaginare, comprendere e trasformare la propria coscienza.
[strong]Il tema dei sogni e delle OBE è solo fantascienza?[/strong]
Assolutamente no. Sebbene molti romanzi usino la fantascienza per esplorare questi concetti, opere come “La Coscienza di Zeno” di Italo Svevo o “Frankenstein” di Mary Shelley dimostrano come i sogni e gli stati alterati della mente possano essere analizzati anche nella letteratura psicologica, filosofica o gotica, influenzando la trama e lo sviluppo dei personaggi in modi profondi e realistici.
[strong]Come la narrativa usa i sogni per esplorare la psiche umana o la realtà?[/strong]
La narrativa impiega i sogni non solo come elementi fantastici, ma anche come potenti strumenti per l’introspezione. Libri come “American Gods” di Neil Gaiman mostrano come i sogni possano essere un campo di battaglia per divinità e credenze, o come in “Il mondo di Sofia” di Jostein Gaarder, essi possano mettere in discussione la natura stessa della realtà, spingendo il lettore a riflettere sulla propria percezione del mondo.
C[strong]i sono romanzi in cui i sogni influenzano direttamente la realtà dei personaggi?[/strong]
Sì, in diverse opere il confine tra sogno e realtà si fa estremamente labile. In “La falce dei cieli” di Ursula K. Le Guin, i sogni di un personaggio possono letteralmente riscrivere il mondo. Allo stesso modo, in “Frankenstein”, l’idea stessa della creazione del mostro nasce da un sogno vivido dell’autrice, dimostrando il potere generativo e trasformativo dell’immaginazione onirica sulla realtà narrativa.
#10miglioriobe #narrativa #obe #romanzi #viaggiAstrali
Alice attraverso lo specchio: viaggio tra simboli, logica e critica sociale
Scopri il viaggio di Alice attraverso lo specchio: un mondo di paradossi, simbolismo e riflessioni sulla logica e sulla società vittoriana.Francesco Scatigno (Magozine.it)
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a gagliano aterno, oggi, 31 maggio @ simon tanner: ilaria grasso e giuseppe garrera in dialogo sull’opera di letizia battaglia e pier paolo pasolini
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#dialogo #GiuseppeGarrera #IlariaGrasso #incontro #LetiziaBattaglia #SimonTanner
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a roma, oggi e domani, festa dell’arte a monteverde
Roma – Teatro Villa Pamphilj, oggi e domani, sabato 31 maggio e domenica 1 giugno 2025 dalle ore 10 alle 18. Ingresso libero
Il programma della Festa dell’arte a Monteverde prevede 28 eventi in due giornate, con una mostra collettiva, presentazioni di libri, sonorizzazioni sperimentali, dibattiti, performance, proiezioni, uno spazio espositivo per case editrici indipendenti, laboratori e attività per bimbe e bimbi, visite guidate al Gianicolo nei luoghi delle battaglie in difesa della Repubblica Romana.immagine della 4^ edizione della FESTA DELL’ARTE A MONTEVERDE
realizzata appositamente dall’illustratrice Franny Thiery, che sarà una delle ospiti
le prime tre edizioni:
● teatriincomune.roma.it/events/…
● teatriincomune.roma.it/events/…
● teatriincomune.roma.it/events/…
#art #arte #caseEditriciIndipendenti #dibattiti #editori #eventi #FestaDellArteAMonteverde #laboratori #mostraCollettiva #musicA_ #performance #presentazioni #proiezioni #RepubblicaRomana #sonorizzazioniSperimentali
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minitaglino in scatola ma con gli errori della miseria
È incredibile, ma purtroppo vero, un fatto riguardo le confezioni delle classiche cinesate a 1 euro… riescono ad essere sempre in qualche misura sbagliate, o quantomeno inaccurate, anche quelle (rare) volte in cui il testo è corretto; semplicemente, in tal caso saranno altri elementi del packaging a far alzare le sopracciglia (entrambe, si, dai). Quindi ecco stavolta una cosa che più la si guarda e più diventa sbagliata… 😵💫
Allora, bellissimo questo taglierino-ino-ino, perché è ino-ino e di un color magenta gasato, però compariamo attentamente la lama reale con quella in illustrazione… sono stati stranamente capaci di azzeccare quasi per bene la larghezza (in foto si noterà un millimetro di scarto, ma nella stampa ci può stare), ma tutto il resto neanche per sbaglio. La lama è disegnata molto più lunga di quello che può mai fisicamente essere dentro un coso del genere, però senza pensarci non te ne accorgi, perché appunto l’altra dimensione è indicata accuratamente, e quindi insomma le difese mentali si abbassano automaticamente… vabbé, problema di skill. 🤥
Allo stesso tempo, la lama è illustrata come fatta a segmenti… ma ovviamente non è così, perché è già talmente piccola che se si potesse spezzarla non rimarrebbe praticamente più niente. E poi insistono con le inconsistenze (“inconsistenzano”?), perché viene mostrata la plastica di un taglierino di quelli standard lunghi piccoli, che veramente non ci accezza niente neanche per sbaglio. E ancora: non capisco che robaccia è mai quell’apertura sul retro del cartone… cioè, c’è questa linguetta segmentata, che in teoria si dovrebbe poter sfondare spingendoci col dito, ma (come si nota in foto) gran parte della superficie va purtroppo a premere contro l’oggetto inscatolato (quindi non funziona), e premendo su quel poco di spazio libero in alto per poi tirare non si è aperto affatto in maniera soddisfacente; vicino alla linguetta si è strappato tutto… e poi ad ogni modo tutto il cartone si è aperto in 3 pezzi, nel tentare di cacciare fuori il merdino senza smontarlo tutto. Unboxing sgradevole… ma poteva andare peggio: ho visto taglierini in confezioni che francamente richiedono altri taglierini per essere aperte… 🍭Tra l’altro, detto tutto ciò, io non capisco che razza di forma dovrebbe essere questo affarino… direi “goccia”, però allo stesso tempo sarebbe strano. Sembra onestamente una gocciola, piuttosto… però ha ancora meno senso. Cosa dovrebbe rappresentare? …Per il bene della lore assumeremo che sia una goccia di sangue coagulata mezza storta, che tra tutte le ipotesi impossibili mi sembra la più intrigante. 🙊
#confezione #Stelan #taglierino
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30 maggio, h. 18, diretta della presentazione di “poesia, prima persona plurale” (argolibri)
youtube.com/embed/DJwy4F4lfjE?…
Lorenzo Mari e Gianluca Rizzo presentano un’inchiesta sull’uso del “noi”, condotta nel lit-blog Le parole e le cose, in forma di questionario rivolto a chi scrive versi (e “prosa in prosa”), raccolta in volume da Argolibri. Inducendo a definirsi collettivamente, in comunità, per incontrarsi in uno spazio condiviso, vedendo il mondo dal punto di vista dell’altro, la prima persona plurale, così poco frequentata dalla poesia moderna, incentrata sull’“io”, ha alimentato un dialogo fitto e insolito tra poete e poeti, italiani e stranieri. Interviene Rossella Renzi.
*
Poesia, prima persona plurale
a cura di Lorenzo Mari, Rossella Renzi, Gianluca Rizzo
in uscita per Argolibri, collana Territori, 2025
Presentazione 30 Maggio 2025, h. 18, Festival La punta della lingua
Partecipano: i curatori: Lorenzo Mari, Rossella Renzi, Gianluca Rizzo
Alcuni autori e autrici del volume: Maria Teresa Carbone, Florinda Fusco, Pablo López Carballo, Paul Vangelisti
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San Giovanni Li Cuti, da qui partirà, con Greta Thunberg, la Freedom Flotilla alla volta di Gaza
Secondo il premier israeliano Netanyahu la popolazione di Gaza non sta morendo di fame, non c’è nessuna carestia, nessun abitante appare “denutrito”. Esattamente l’opposto di quanto denunciato dalla Croce Rossa secondo cui mancano cibo, medicinali e beni di prima necessità.
Come se non bastassero le armi, che hanno letteralmente devastato uomini e strutture della Striscia, anche […]
Leggi il resto: argocatania.it/2025/05/30/san-…
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minioctt
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