Salta al contenuto principale



Errore della sinistra è definire “islamofobia” ogni critica al radicalismo islamico


Ciò che è accaduto nel Parlamento europeo dipende da gruppi privi del senso della politica e della storia che orienta le scelte delle autentiche classi dirigenti Diceva Mark Twain che non conviene fare un uso eccessivo della morale nei giorni feriali: si

Ciò che è accaduto nel Parlamento europeo dipende da gruppi privi del senso della politica e della storia che orienta le scelte delle autentiche classi dirigenti


Diceva Mark Twain che non conviene fare un uso eccessivo della morale nei giorni feriali: si rischia di ritrovarsela tutta stropicciata la domenica. È una regola della politica quella secondo cui, se ci si trova con le spalle al muro, la mossa più conveniente consiste nel «buttarla in morale», ridurre tutto a una faccenda di «mariuoli». Evitando così di parlare delle precondizioni politiche che spiegano l’esistenza del mariuolo.

In che contesto politico si inserisce il Qatargate, questa faccenda di mariuoli e Stati corruttori? Il contesto è dato dall’ambiguo rapporto fra settori della sinistra europea e il fondamentalismo islamico. Il riferimento qui non è, ovviamente, alla sua ala combattente. Ma a quelle forme di fondamentalismo che non fanno ricorso alle armi ma che tuttavia, a causa del loro spirito anti occidentale, sono comunque per noi assai insidiose. Quando in Europa si parla male del Qatar ci si riferisce ai diritti umani violati dall’emirato a casa propria. Ma in gioco c’è di più. Il Qatar, con le sue ricchezze, è uno dei più importanti sponsorizzatori della penetrazione del fondamentalismo nel mondo islamico e nelle comunità musulmane in Europa. Tramite al-Jazeera, l’emittente televisiva più popolare di lingua araba, finanziata dallo Stato, e tramite il sostegno finanziario e organizzativo a gruppi fondamentalisti, il piccolo Qatar è ormai da anni un centro di influenza internazionale di prima grandezza.

Anche se non sapevano della corruzione, i dirigenti del Pd e il gruppo socialista europeo sapevano che Panzeri e soci erano stretti collaboratori sia del Qatar che di altri centri di potere del Medio Oriente, i cui valori sono incompatibili con quelli della civiltà europea. Ma, prima che esplodesse lo scandalo, non hanno mai avuto nulla da obiettare. Da dove deriva questa indulgenza nei confronti di regimi e movimenti apertamente ostili alla civiltà occidentale? Quell’indulgenza può stupire solo chi non si è reso conto dei mutamenti intervenuti nelle forze politiche europee e nel loro retroterra intellettuale dopo il tramonto delle ideologie otto-novecentesche. Se a destra si è imposto il neonazionalismo, una reazione difensiva nei confronti della accresciuta interdipendenza internazionale e delle sue conseguenze sociali, la sinistra ha preso un’altra strada, ha riempito di nuovi contenuti la sua antica alleanza con i chierici, con l’intellighenzia.

Un tempo, a cementare quell’alleanza, erano i miti connessi al ruolo della classe operaia, della lotta di classe, dell’utopia socialista variamente declinata. Persino il partito laburista britannico aveva allora, fra i suoi scopi statutariamente definiti, la statalizzazione dei mezzi di produzione. Andato in cenere quel mondo con che cosa si potevano sostituire gli antichi miti? Come tenere in piedi l’alleanza fra sinistra politica e chierici? La scelta è stata di dare vita a varianti del catch-all party , a partiti pigliatutto. Organizzazioni che tutelano una pluralità di interessi ma anche agenzie dedite alla promozione di diritti: qualunque diritto (o supposto tale), purché rivendicato da una minoranza.

Tramontato il socialismo, una vaga e indefinita ideologia progressista è ora la ragione sociale dei partiti pigliatutto della sinistra. Con due conseguenze. La prima è che il progressismo è un surrogato debole del socialismo, fatica a entrare in sintonia con le richieste delle maggioranze. Proprio per questo, nel tentativo di vincere le recenti elezioni, o di contenere le perdite, il partito socialdemocratico svedese ha dovuto assumere una posizione molto dura sull’immigrazione. La seconda conseguenza è che vengono messe insieme cose che fanno a pugni fra loro. Come il sostegno al movimento Lgbt e, per l’appunto, l’indulgenza verso il fondamentalismo islamico. Di quella indulgenza le prove sono tante. Si pensi alla copertura data per anni dai socialisti belgi e dalla sinistra francese alla islamizzazione (nel segno dell’islamismo radicale) di interi quartieri delle città belghe e francesi.

In Italia, se si va a spulciare fra gli eletti dei partiti di sinistra in ambito locale, qua e là si scopre la presenza di fondamentalisti. C’è una parte della sinistra che definisce «islamofobo» qualunque discorso che metta in guardia contro il radicalismo islamico. Ma poiché il termine islamofobia è stato inventato da islamici fondamentalisti per squalificare le critiche, che esponenti della sinistra abbiano adottato quell’espressione testimonia di un avvenuto cortocircuito culturale. Certamente, c’è anche un calcolo politico: l’indulgenza verso i più attivi (che sono spesso i più radicali) delle comunità islamiche europee dovrebbe aiutare a canalizzare voti verso la sinistra medesima. Ma conta, soprattutto, la crisi identitaria: se non sai più bene chi sei, non riesci a distinguere fra quelli con cui puoi accompagnarti e quelli con cui non devi farlo.

Vediamo, a proposito di Qatar, di chiarire bene. Una cosa sono gli accordi dettati da esigenze geo-politiche, nonché gli affari fra diversi che restano consapevoli delle loro radicali diversità – della loro incompatibilità politica – e altro sono i rapporti di stretta collaborazione che cercano di occultare quelle diversità. Prendiamo il tema dell’energia. Non possiamo più dipendere dalla Russia. Dobbiamo differenziare i fornitori. Ma molti di loro, come la Russia di Putin, non ci sono affini, sono retti da governanti che, alla luce degli standard occidentali, consideriamo tipacci. Il problema, come abbiamo ormai capito, è che non possiamo più dipendere da un solo tipaccio. Cosicché se il «tipaccio A» vuole ricattarci dobbiamo poterlo scaricare e rivolgerci al «tipaccio B». Per dire che non c’è niente di scandaloso nel fare accordi col Qatar in materia di energia. Altro è invece pretendere di annullare le differenze, stabilire «legami pericolosi» con mondi che sono dichiaratamente ostili alle libertà occidentali. La causa di ciò che è accaduto nel Parlamento europeo va ricercata nello stato confusionale di
gruppi politici culturalmente fragili, in crisi di identità, privi di quel senso della politica e della storia che orienta le scelte delle autentiche classi dirigenti. Prede perfette per chi quel senso politico possiede. E sa come sfruttare tutte le risorse che servono per la conquista delle menti e dei cuori, nelle lotte per l’egemonia.

Corriere della Sera

L'articolo Errore della sinistra è definire “islamofobia” ogni critica al radicalismo islamico proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Politica estera USA: il futuro della moderazione dopo l’Ucraina


Scrivendo su The Atlantic alla fine del mese scorso, il giornalista George Parker ha postulato una ‘nuova teoria del potere americano’, un internazionalismo liberale che spiegava un ‘riconoscimento dei limiti’ per la politica estera degli Stati Uniti. Packer ha riassunto questa strategia verso la fine del suo saggio: “Allineare la politica degli Stati Uniti con il desiderio […]

L'articolo Politica estera USA: il futuro della moderazione dopo l’Ucraina proviene da L'Indro.



Il Qatar e i politici fragili


Ciò che è accaduto nel Parlamento europeo dipende da gruppi privi del senso della politica e della storia che orienta le scelte delle autentiche classi dirigenti Diceva Mark Twain che non conviene fare un uso eccessivo della morale nei giorni feriali: si

Ciò che è accaduto nel Parlamento europeo dipende da gruppi privi del senso della politica e della storia che orienta le scelte delle autentiche classi dirigenti


Diceva Mark Twain che non conviene fare un uso eccessivo della morale nei giorni feriali: si rischia di ritrovarsela tutta stropicciata la domenica. È una regola della politica quella secondo cui, se ci si trova con le spalle al muro, la mossa più conveniente consiste nel «buttarla in morale», ridurre tutto a una faccenda di «mariuoli». Evitando così di parlare delle precondizioni politiche che spiegano l’esistenza del mariuolo.

In che contesto politico si inserisce il Qatargate, questa faccenda di mariuoli e Stati corruttori? Il contesto è dato dall’ambiguo rapporto fra settori della sinistra europea e il fondamentalismo islamico. Il riferimento qui non è, ovviamente, alla sua ala combattente. Ma a quelle forme di fondamentalismo che non fanno ricorso alle armi ma che tuttavia, a causa del loro spirito anti occidentale, sono comunque per noi assai insidiose. Quando in Europa si parla male del Qatar ci si riferisce ai diritti umani violati dall’emirato a casa propria. Ma in gioco c’è di più. Il Qatar, con le sue ricchezze, è uno dei più importanti sponsorizzatori della penetrazione del fondamentalismo nel mondo islamico e nelle comunità musulmane in Europa. Tramite al-Jazeera, l’emittente televisiva più popolare di lingua araba, finanziata dallo Stato, e tramite il sostegno finanziario e organizzativo a gruppi fondamentalisti, il piccolo Qatar è ormai da anni un centro di influenza internazionale di prima grandezza.

Anche se non sapevano della corruzione, i dirigenti del Pd e il gruppo socialista europeo sapevano che Panzeri e soci erano stretti collaboratori sia del Qatar che di altri centri di potere del Medio Oriente, i cui valori sono incompatibili con quelli della civiltà europea. Ma, prima che esplodesse lo scandalo, non hanno mai avuto nulla da obiettare. Da dove deriva questa indulgenza nei confronti di regimi e movimenti apertamente ostili alla civiltà occidentale? Quell’indulgenza può stupire solo chi non si è reso conto dei mutamenti intervenuti nelle forze politiche europee e nel loro retroterra intellettuale dopo il tramonto delle ideologie otto-novecentesche. Se a destra si è imposto il neonazionalismo, una reazione difensiva nei confronti della accresciuta interdipendenza internazionale e delle sue conseguenze sociali, la sinistra ha preso un’altra strada, ha riempito di nuovi contenuti la sua antica alleanza con i chierici, con l’intellighenzia.

Un tempo, a cementare quell’alleanza, erano i miti connessi al ruolo della classe operaia, della lotta di classe, dell’utopia socialista variamente declinata. Persino il partito laburista britannico aveva allora, fra i suoi scopi statutariamente definiti, la statalizzazione dei mezzi di produzione. Andato in cenere quel mondo con che cosa si potevano sostituire gli antichi miti? Come tenere in piedi l’alleanza fra sinistra politica e chierici? La scelta è stata di dare vita a varianti del catch-all party , a partiti pigliatutto. Organizzazioni che tutelano una pluralità di interessi ma anche agenzie dedite alla promozione di diritti: qualunque diritto (o supposto tale), purché rivendicato da una minoranza.

Tramontato il socialismo, una vaga e indefinita ideologia progressista è ora la ragione sociale dei partiti pigliatutto della sinistra. Con due conseguenze. La prima è che il progressismo è un surrogato debole del socialismo, fatica a entrare in sintonia con le richieste delle maggioranze. Proprio per questo, nel tentativo di vincere le recenti elezioni, o di contenere le perdite, il partito socialdemocratico svedese ha dovuto assumere una posizione molto dura sull’immigrazione. La seconda conseguenza è che vengono messe insieme cose che fanno a pugni fra loro. Come il sostegno al movimento Lgbt e, per l’appunto, l’indulgenza verso il fondamentalismo islamico. Di quella indulgenza le prove sono tante. Si pensi alla copertura data per anni dai socialisti belgi e dalla sinistra francese alla islamizzazione (nel segno dell’islamismo radicale) di interi quartieri delle città belghe e francesi.

In Italia, se si va a spulciare fra gli eletti dei partiti di sinistra in ambito locale, qua e là si scopre la presenza di fondamentalisti. C’è una parte della sinistra che definisce «islamofobo» qualunque discorso che metta in guardia contro il radicalismo islamico. Ma poiché il termine islamofobia è stato inventato da islamici fondamentalisti per squalificare le critiche, che esponenti della sinistra abbiano adottato quell’espressione testimonia di un avvenuto cortocircuito culturale. Certamente, c’è anche un calcolo politico: l’indulgenza verso i più attivi (che sono spesso i più radicali) delle comunità islamiche europee dovrebbe aiutare a canalizzare voti verso la sinistra medesima. Ma conta, soprattutto, la crisi identitaria: se non sai più bene chi sei, non riesci a distinguere fra quelli con cui puoi accompagnarti e quelli con cui non devi farlo.

Vediamo, a proposito di Qatar, di chiarire bene. Una cosa sono gli accordi dettati da esigenze geo-politiche, nonché gli affari fra diversi che restano consapevoli delle loro radicali diversità – della loro incompatibilità politica – e altro sono i rapporti di stretta collaborazione che cercano di occultare quelle diversità. Prendiamo il tema dell’energia. Non possiamo più dipendere dalla Russia. Dobbiamo differenziare i fornitori. Ma molti di loro, come la Russia di Putin, non ci sono affini, sono retti da governanti che, alla luce degli standard occidentali, consideriamo tipacci. Il problema, come abbiamo ormai capito, è che non possiamo più dipendere da un solo tipaccio. Cosicché se il «tipaccio A» vuole ricattarci dobbiamo poterlo scaricare e rivolgerci al «tipaccio B». Per dire che non c’è niente di scandaloso nel fare accordi col Qatar in materia di energia. Altro è invece pretendere di annullare le differenze, stabilire «legami pericolosi» con mondi che sono dichiaratamente ostili alle libertà occidentali. La causa di ciò che è accaduto nel Parlamento europeo va ricercata nello stato confusionale di
gruppi politici culturalmente fragili, in crisi di identità, privi di quel senso della politica e della storia che orienta le scelte delle autentiche classi dirigenti. Prede perfette per chi quel senso politico possiede. E sa come sfruttare tutte le risorse che servono per la conquista delle menti e dei cuori, nelle lotte per l’egemonia.

Corriere della Sera

L'articolo Il Qatar e i politici fragili proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Evasione dal carcere Beccaria: episodio grave, ma Stato assente


Ottimo – lo si dice senza ombra di ironia – che il Ministro per le Infrastrutture, Matteo Salvini, sia accorso a visitare l’Istituto Penale per i minorenni ‘Cesare Beccaria’ di Milano dal quale sono evasi sette giovani. Ottimo che abbia espresso il proposito-assicurazione che “tutte le carceri saranno messe in sicurezza”. Magari avrebbe dovuto lasciarlo dire al Ministro […]

L'articolo Evasione dal carcere Beccaria: episodio grave, ma Stato assente proviene da L'Indro.



PODCAST. Serbia-Kosovo “Crisi pericolosa ma è ridotto il rischio di una guerra”


Intervista a Marco Siragusa, esperto di Balcani e collaboratore del sito d'informazione Meridiano 13. Escalation - spiega - tra i due paesi parte da lontano e si è aggravata lo scorso agosto con la decisione di Pristina di imporre le targhe kosovare alla

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 28 dicembre 2022 – Il confronto tra Belgrado e Pristina si è riacceso questo mese facendo temere una nuova guerra nei Balcani. Pesano le mosse unilaterali, il mancato rispetto di soluzioni avanzate in passato, il non rinoscimento reciproco e le diverse collocazioni internazionali delle due parti. Ma Serbia e Kosovo difficilmente andranno allo scontro armato. Ne abbiamo parlato con Marco Siragusa, esperto di Balcani e collaboratore del sito d’informazione Meridiano 13.
widget.spreaker.com/player?epi…

L'articolo PODCAST. Serbia-Kosovo “Crisi pericolosa ma è ridotto il rischio di una guerra” proviene da Pagine Esteri.



AFGHANISTAN. Ora i Talebani vietano alle donne anche di lavorare nelle ONG


Il divieto arriva pochi giorni dopo il bando delle studentesse dalle università. Le conseguenze umanitarie saranno drammatiche. Già quattro ONG, tra le quali Save The Children, costrette ad abbandonare il Paese. L'articolo AFGHANISTAN. Ora i Talebani vie

di Valeria Cagnazzo

Pagine Esteri, 26 dicembre 2022 – Erano già state escluse dalle scuole e dalle università. Con un nuovo decreto i talebani hanno vietato adesso alle donne afghane anche di lavorare nelle Organizzazioni Non Governative (ONG). In una lettera diramata il 24 dicembre scorso il Ministero dell’Economia ha, infatti, disposto il bando delle donne locali dal lavoro nelle ONG, sia nazionali che internazionali. La minaccia alle organizzazioni umanitarie che dovessero trasgredire è la perdita della licenza per continuare a lavorare nel Paese.

Secondo il governo talebano, negli ospedali e nelle altre strutture dove si svolge il lavoro delle organizzazioni umanitarie le lavoratrici afghane non avrebbero indossato adeguatamente l’hijab. Poiché con il loro abbigliamento e il loro comportamento non rispettavano la Sharia, dovranno pertanto abbandonare i loro posti di lavoro.

Una perdita immane, una ferita drammatica non solo per le centinaia di donne finora impegnate nelle ONG operanti in Afghanistan e per le loro famiglie, ma per tutto il Paese. L’ennesimo atto dei talebani per silenziare e annientare metà della popolazione afghana, che potrebbe essere quello definitivo, quello decisivo a far calare il buio sull’Afghanistan.

Quasi la totalità della popolazione afghana dipende oggi dall’aiuto delle organizzazioni umanitarie. Dopo vent’anni di occupazione occidentale e poi l’ascesa del regime talebano, le sanzioni internazionali e il congelamento dei fondi del Paese, per milioni di afghani l’unica possibilità di accesso a beni di primaria sopravvivenza nel dilagare della malnutrizione e di ricevere cure mediche deriva proprio dal lavoro delle ONG. Il nuovo decreto del governo de facto potrebbe renderlo adesso impossibile.

1/4 Our teams started working in #Afghanistan more than forty years ago and have provided medical assistance to millions of people since then. Women are the ones who’ve made it possible. Without them, there can be no healthcare. pic.twitter.com/ykdCX25VUv

— MSF Afghanistan (@MSF_Afghanistan) December 25, 2022

L’ONG premio Nobel per la Pace Medici Senza Frontiere, impegnata da oltre quarant’anni nel Paese, è stata tra le prime a commentare la decisione. “In un Paese che dipende largamente dal supporto umanitario e che si confronta con una povertà dilagante alimentata dalla disoccupazione alle stelle, le donne giocano un ruolo fondamentale nel fornire aiuto medico e nessuna organizzazione potrà assistere la comunità locale senza di loro”, scrive l’ONG su Twitter. E ancora sottolinea “Senza di loro, non ci può essere assistenza medica. Escludere le donne dalla vita pubblica, mette a rischio tutti”.

Il lavoro delle donne afghane nelle ONG è stato, infatti, fondamentale in questi anni, soprattutto nell’assistenza a donne e bambini nei reparti ospedalieri a loro dedicati, in un Paese in cui le pazienti possono essere assistite solo da personale femminile e in cui oltre la metà della popolazione è costituita da minori. Escludere le donne dal lavoro umanitario avrà l’effetto di escludere le organizzazioni umanitarie dall’Afghanistan.

Una conseguenza che inizia già a verificarsi. Con un comunicato congiunto, Save the Children, il Norvegian Refugee Council e CARE hanno annunciato la sospensione delle loro attività in Afghanistan. “ Non possiamo raggiungere efficacemente bambini, donne e uomini in situazioni di disperato bisogno in Afghanistan senza il nostro staff femminile. Mentre cerchiamo di ottenere chiarezza su questo annuncio, sospenderemo i nostri programmi, pretendendo che uomini e donne possano ugualmente continuare a lavorare per la nostra assistenza salvavita in Afghanistan”.

“Devastated that the authorities in #Afghanistan have decided to suspend women’s right to work in NGOs. I have seen firsthand how essential our female staff are to our humanitarian response.” Inger Ashing @SaveCEO_Intl @save_children @Save_globalnews t.co/O44eDXEUzN

— Save the Children Global Media (@Save_GlobalNews) December 24, 2022

Con un altro comunicato, anche l’International Rescue Committee (IRC) ha dichiarato sospese le sue attività nel Paese, sottolineando come oltre 3.000 dei suoi 8.000 impiegati in Afghanistan siano donne.

Sono ore tragiche e delicate. Decine di ONG e i rappresentanti delle Nazioni Unite, riuniti nell’Humanitarian Country Team, si sono incontrati a Kabul per decidere se sospendere immediatamente tutti i progetti delle ONG attualmente attivi in Afghanistan. Come un taglio alla corrente, un black out istantaneo su tutto il Paese. Ospedali chiusi, missioni sospese, operatori umanitari e aiuti internazionali rispediti indietro da dov’erano venuti, per lasciare la popolazione afghana abbandonata a se stessa: lo scenario peggiore per un Paese sprofondato nel fondo della sua catastrofe, ma per il quale al momento non sembrerebbero esserci alternative.

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, si è detto profondamente turbato dalla notizia. “Le Nazioni Unite e i loro partner, che includono ONG nazionali e internazionali, aiutano oltre 28 milioni di afghani che dipendono dall’aiuto umanitario per sopravvivere”, si legge in un comunicato del 24 dicembre. “Il divieto alle donne di lavorare con la comunità internazionale per salvare vite e fornire mezzi di sussistenza in Afghanistan causerà ulteriori indicibili difficoltà al popolo afghano”.

Preoccupazione per il bando è stata espressa anche dalla Farnesina, che sottolinea il ruolo fondamentale delle donne nei lavori di assistenza.

Forte preoccupazione dell’Italia per la decisione delle Autorità di fatto di impedire alle donne operatrici umanitarie di lavorare in Afghanistan. Decisione inaccettabile e contraria a principi diritto umanitario. Il ruolo delle donne nelle attività di assistenza è insostituibile pic.twitter.com/wgmyIIPX0Q

— Farnesina 🇮🇹 (@ItalyMFA) December 25, 2022

Non è certo per la presunta vocazione delle donne per i lavori di cura e assistenza, retaggio di altri maschilismi nostrani, che l’attuale norma potrebbe rappresentare la catastrofe definitiva per l’Afghanistan. Colpendo di nuovo le donne, questa volta sembra che i talebani stiano riuscendo a liberarsi definitivamente anche degli occhi e delle ingerenze occidentali rappresentate dalle ONG nel territorio. Un proverbio afghano recita “Chi ti nutre, ti comanda”, ed è inevitabile immaginare chi fossero i primi destinatari di questo divieto. Con il bando delle donne, i talebani potrebbero apporre i sigilli definitivi al Paese. Le donne rinchiuse nelle case e le ONG fuori dai confini dell’Afghanistan. Il buio totale, il silenzio assoluto per i diritti umani.

Il Presidente della Missione delle Nazioni Unite in Afghanistan, Ramiz Alakbarov, intanto, ha incontrato nella mattinata di oggi 26 dicembre il Ministro dell’Economia del governo talebano Mohammad Hanif, per chiedere la revoca del divieto. E’ questa adesso la speranza, le ONG aspettano con il fiato sospeso.

Acting UNAMA head @RamizAlakbarov met Taliban Economy Minister Mohammad Hanif today in Kabul, calling for reversal of decision to ban women from NGO & INGO humanitarian work. Millions of Afghans need humanitarian assistance and removing barriers is vital.

— UNAMA News (@UNAMAnews) December 26, 2022

L'articolo AFGHANISTAN. Ora i Talebani vietano alle donne anche di lavorare nelle ONG proviene da Pagine Esteri.



L’ipocrisia liberaldemocratica - La Città Futura

"La liberaldemocrazia occidentale, che pretende di dare lezioni di diritti, civiltà, democrazia, difesa delle minoranze a tutto il mondo, è in realtà da sempre la migliore alleata proprio dei regimi più dispotici, oscurantisti e totalitari del globo, ai quali offre il decisivo sostegno per mantenersi al potere. [...]
I diritti sociali ed economici e ogni forma di eguaglianza sostanziale sono stati sempre aspramente contrastati da tutte le sedicenti liberaldemocrazie che, di fatto, stanno progressivamente cancellando ogni traccia di democrazia sostanziale nei loro stessi sistemi. Questi ultimi si stanno sempre più trasformando da formalmente liberaldemocratici in regimi che sarebbe decisamente più appropriato definire liberal-oligarchici."

lacittafutura.it/editoriali/l%…



Austerità sociale e ambiguità politica - Contropiano

"Il punto vero è che separare i diritti civili da quelli sociali è stata una trappola nella quale si è fatto cadere il senso comune, lasciando a intendere che certi diritti siano un di più, l’importante è il reddito, per ricevere il quale ogni condizione di lavoro è accettabile, come fosse un dovere categorico."

contropiano.org/news/politica-…



I coloni si appropriano di terreni palestinesi nel nord della Valle del Giordano | Infopal

"Fonti locali hanno riferito che i coloni hanno recintato con filo spinato un terreno palestinese dedicato al pascolo a est dell’area di al-Farisiya come preludio alla sua confisca."

infopal.it/i-coloni-si-appropr…



#uncaffèconluigieinaudi ☕ – Unico limite alle libertà fondamentali


Unico limite alle libertà fondamentali è il pericolo di giovare al nemico, che quelle libertà vuole distruggere da Maior et sanior pars, in “Idea”, gennaio 1945 L'articolo #uncaffèconluigieinaudi ☕ – Unico limite alle libertà fondamentali proviene da F
Unico limite alle libertà fondamentali è il pericolo di giovare al nemico, che quelle libertà vuole distruggere

da Maior et sanior pars, in “Idea”, gennaio 1945

L'articolo #uncaffèconluigieinaudi ☕ – Unico limite alle libertà fondamentali proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Giorgia Meloni e la laicità (dimenticata) dello Stato


Adesso, si consolida sempre più, addirittura quotidianamente, l’abitudine o forse la propensione al pianto, al piagnucolio, più precisamente. I politicanti piangono. Deve esserci qualche sondaggista che ha spiegato loro che piagnucolare fa incassare consensi. Io non sarei molto d’accordo, ma non sono un politico e nemmeno un politicante, quindi non mi posso pronunciare in merito. […]

L'articolo Giorgia Meloni e la laicità (dimenticata) dello Stato proviene da L'Indro.



Ingabbiati


La notizia può essere curiosa, ma freddina. Ai più dirà poco. Ma meno dice loro e più li riguarda, perché dietro una faccenda giudiziaria ce n’è un’altra di enorme portata e valore collettivo. La notizia è che Meta, la società di Zuckerberg che possiede e

La notizia può essere curiosa, ma freddina. Ai più dirà poco. Ma meno dice loro e più li riguarda, perché dietro una faccenda giudiziaria ce n’è un’altra di enorme portata e valore collettivo. La notizia è che Meta, la società di Zuckerberg che possiede e governa i suoi social media, a seguito di una class action è stata costretta a pagare 725 milioni di dollari, per chiudere la faccenda. La contestazione mossa dai coalizzati che hanno fatto causa è quella di avere reso accessibili i loro dati personali a Cambridge Analytica, che li ha utilizzati per favorire Trump e Brexit. Si tratta della più alta cifra mai pagata da un privato, a seguito di un’azione collettiva.

Vabbè, interessante, ma a noi che ce ne importa, posto che tanto Zuckerberg povero non diventa? Ci interessa molto. E non solo per un aspetto tecnico, ovvero che quel genere di cause in Italia non si possono fare, visto che, come al solito, abbiamo chiamato class action quel che manco le somiglia, denominando “cavallo” un cane, senza poi poterlo sellare. Ma questo è il meno. La vera sostanza della notizia consiste nella premessa: i miei dati sono preziosi. Perché?

In fondo i miei dati sono già pubblici e di scarso valore. Magari non conoscete il mio indirizzo di casa (né sapreste cosa farvene), ma più o meno sapete tutto di me e le mie opinioni provo a diffonderle giorno dopo giorno. Perché qualcuno dovrebbe essere interessato a comprarle? Per come funzionano quei canali sociali, non di rado veri strumenti asociali. Nessuno paga per sapere cosa pensa la sora Cesira o il sor Augusto, ma per aggregare atteggiamenti, pregiudizi, prevenzioni e fissazioni di gruppi distinti, in modo da conoscere la chiave con cui far loro pensare quel che si desidera.

I dati hanno valore non in quanto consentono di entrare in contatto con Tizio o Caio, ma in quanto consentono di farli entrare in recinti dove trovano i loro simili, per poi condurli come una mandria. Se un certo numero di persone mostra di credere che esistano guardiani dell’universo che governano i nostri destini (e questa è letteratura), allora li spingo in un recito e, al momento giusto, farò loro sapere che il candidato a me sgradito è al servizio del lato oscuro (e questo è cinema). Certo che è roba da cretini, ma quelli già credevano ai guardiani. Se si crea omogeneità contro l’immigrazione posso portarne i succubi dentro un recinto e poi far sapere loro che c’è un disegno del primo millennio e una profezia che li vedrà tutti morti e sostituiti prima della prossima primavera. Certo che è da svalvolati, ma a me serviva per favorire delle donazioni ai guerrieri che si oppongono. E così via. Ovvio che l’umanità non è composta (solo) da cretini, ma succedono due cose:
a. gli aggregati di cretini si moltiplicano;
b. la politica e la società non possono non tenerne conto e, quindi, si mettono a fare i conti con i mandriani di scimuniti, i quali hanno trovato la formula per nobilitarli: in democrazia il mio tonto vale quanto il tuo astuto e se lo neghi sei per la ditttaura.

Questa roba è micidiale, ecco perché quella class action non è una notiziuola secondaria o solo curiosa. Ma c’è ancora un aspetto da esplorare: perché, a parte l’essere cretini, funziona quel frazionare in gruppi manovrabili? Perché ciascuno di noi tende a sentirsi confortato dal fatto che altri la pensino allo stesso modo. Qualche volta si viene presi dal dubbio di avere torto e di star diventando fessi, ma poi si pensa al Tale, stimabile e accreditato, che la pensa come noi e ci si tranquillizza. Ancora una volta, quindi, il digitale non ha creato un mondo, ma ne ha reso più potenti alcuni aspetti.

A chi vende i dati per manomettere le democrazie s’infliggano pene severe, ma l’antidoto migliore è vecchio come il mondo ed è anche bellissimo: ascoltare. Le opinioni più interessanti siano non quelle uguali alla mia, ma quelle diverse. Non (necessariamente) per cambiare idea, ma per mettere alla prova le mie. A salvarci dai mandriani non sarà mai il mettere in ceppi il digitale, ma il liberare La Ragione.

La Ragione

L'articolo Ingabbiati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



La Costituzione è stata promulgata 75 anni fa, è ora di riformarla


Il 27 dicembre di settantacinque anni fa, nel 1947, a Roma, a Palazzo Giustiniani, ai sensi della XVIII Disposizione transitoria della Costituzione, apponendo in calce la propria firma, Enrico de Nicola, capo provvisorio dello Stato, promulgò la Costituzi

Il 27 dicembre di settantacinque anni fa, nel 1947, a Roma, a Palazzo Giustiniani, ai sensi della XVIII Disposizione transitoria della Costituzione, apponendo in calce la propria firma, Enrico de Nicola, capo provvisorio dello Stato, promulgò la Costituzione italiana, appena approvata qualche giorno prima – il 22 dicembre – dall’Assemblea Costituente. Unico documento controfirmato non solo dal presidente del Consiglio Alcide De Gasperi (a sgravio della responsabilità del capo provvisorio dello Stato), ma anche dal presidente dell’Assemblea costituente Umberto Terracini (a riprova della conformità di quel testo rispetto a quello approvato dall’Assemblea), la firma di Enrico de Nicola è il segno grafico più importante nella storia della Repubblica, non soltanto dal punto di vista simbolico.

Con esso infatti De Nicola attestava agli italiani, in modo ufficiale, l’esistenza del testo della Costituzione; ne dava una sua eccezionale, perché doppia, pubblica contezza – «affinché ogni cittadino possa prenderne cognizione» – tanto tramite la pubblicazione nello stesso giorno in Gazzetta Ufficiale, quanto tramite l’affissione del testo «nella sala comunale di ciascun Comune della Repubblica per rimanervi esposto durante tutto l’anno 1948», come previsto dal c. 2 della XVIII Disp. trans.

Infine, anche per evitare di utilizzare, ex art. 5 del d.l.lgt. n. 98 del 16 marzo 1946, il potere monarchico della sanzione regia – che sarebbe stato un vero e proprio controsenso applicare alla Costituzione repubblicana! -, marcava la discontinuità, sottolineando il termine di entrata in vigore, ossia il «1° gennaio 1948». Oggi allora che quel diritto costituzionale transitorio non soltanto si è fatto passato ma addirittura storia, in quella firma dobbiamo ritrovare un monito chiaro: quello di non perdere l’opportunità di ammodernare la nostra democrazia, dando alla Parte II della Costituzione una meccanica più adeguata ai tempi che stiamo vivendo. Senza travolgerne evidentemente né la sua anima né il suo spirito.

Se ha un senso infatti quel “ritorno alla politica” che con decisione alcuni partiti hanno inteso dare, facendo brutalmente terminare in anticipo il governo Draghi, questo si deve manifestare innanzitutto per affrontare con consapevolezza, dialogo e fiducia reciproca, tanto le note inadeguatezze della Parte II della Costituzione (dal bicameralismo, al rapporto tra lo Stato e le Autonomie, ad un governo debole ed instabile anche rispetto agli altri governi europei, solo per citarne tre) quanto per fronteggiare la questione rappresentativa, la cui naturale
trasformazione non è stata adeguatamente accompagnata proprio da quelle istituzioni di cui era espressione; istituzioni che invece sono state lasciate progressivamente in balìa di un populismo che ha trovato non poca linfa proprio in quelle disfunzioni, che eppure sono ampiamente note e da decenni invero denunciate. Consapevole allora sia dei fallimenti in tema, sia che non basta dire “no” per migliorare il quadro, la politica stavolta non perda l’opportunità: che siamo ancora in tempo infatti per “riscoprire” le istituzioni come bastioni di stabilità. E per dare a quella firma, a settantacinque anni dalla sua apposizione, un rinnovato valore.

Il Sole 24 Ore

L'articolo La Costituzione è stata promulgata 75 anni fa, è ora di riformarla proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Il Ponte sullo Stretto come il Muos di Niscemi e Sigonella - Infoaut

"In passato avevamo già invitato a guardare ai rischi che il ponte portava con sé anche sotto questo profilo. Ci avevano guardati un po’ perplessi. Il ponte ci metterebbe in pericolo, farebbe da traino ad una ulteriore forte militarizzazione e ad un più asfissiante controllo del territorio proprio perché naturale obbiettivo strategico in caso di conflitto. Eccoci serviti. Lucio Caracciolo ce lo sbatte in faccia senza neanche prepararci con parole di circostanza. E a chi pensa che con il ponte i propri figli non emigrerebbero più potremmo consigliare di arruolarli, che forse lì di lavoro ne troverebbero."

infoaut.org/crisi-climatica/il…



Questi ultimi 7 giorni, davvero poco è stato detto o fatto qui sul sitoctt. Ho creato questa sezione per usarla come diario generico, ma solo ora sto ...


Ormai, si sa, più passa il tempo e più finisco con l'esplorare dettagli sempre più minuti del Fediverso. Oggi racconto un po' di una piattaforma di qu...


"L’informazione è potere. Ma come con ogni tipo di potere, ci sono quelli che se ne vogliono impadronire. L’intero patrimonio scientifico e culturale, pubblicato nel corso dei secoli in libri e riviste, è sempre più digitalizzato e tenuto sotto chiave da una manciata di società private. Vuoi leggere le riviste con i più famosi risultati scientifici? Dovrai pagare enormi somme a editori come Reed Elsevier."

devol.it/it/guerrilla-open-acc…



Buon Natale a tutti!



✨ Il Ministero dell’Istruzione e del Merito augura a tutte e a tutti buone feste!

Qui il messaggio del Ministro Giuseppe Valditara ▶ miur.gov.it/web/guest/-/messag…



Ho letto una caratteristica di #GrapheneOS che trovo meravigliosa: quella di poter impostare dei profili utente isolati.
Per me sarebbe la soluzione perfetta per avere un solo device e separare le app che sono costretto a tenere per lavoro (WA, voip aziendale, Teams) in un profilo, mantenendo l'altro pulito e senza servizi Google.

Purtroppo questo significa dover acquistare un Pixel dal 6 in su, i cui prezzi del ricondizionato sono tristemente vicini al nuovo.

Mi chiedevo: si tratta di una caratteristica esclusiva o ci sono altri OS #android che permettono di ottenere uno scenario simile?

in reply to J. Alfred Prufrock

Non volevo fare una domanda oziosa, ho provato a documentarmi prima di lasciare qui una domanda, ma senza riuscire a venirne a capo.
Leggo che #lineageos implementa SELinux, ma serve a imporre delle policies su cosa possa fare o non fare un processo. Molto importante, ma mi sembra un concetto diverso; immagino che sia così anche per /e/, che lo deriva
Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
J. Alfred Prufrock

@matchboxbananasynergy really useful insights and advice, thank you!

I am very much oriented towards GrapheneOS, it seems to me that it is a well-designed system, and that it offers concrete and efficient solutions to have (a little) more control over one's device.

So I'm starting to keep an eye on the ads for a Pixel 😁



Twitter Files, depistaggi politici e psy-ops


Continua il viaggio nei Twitter Files diffusi da Elon Musk. Il ruolo dell'FBI nella censura e depistaggio della storia di Hunter Biden e le psy-ops del Pentagono.

In queste settimane numerosi giornalisti sono alle prese con documenti e comunicazioni riservate di Twitter diffusi da Elon Musk. Li chiamano “Twitter Files”.

I primi cinque Twitter Files hanno rivelato i meccanismi interni alla moderazione di Twitter, tra manager politicizzati con deliri di onnipotenza e interferenze da parte dell’intelligence. Oggi scaveremo ancora un po’ nella tana del bianconiglio, per portare allo scoperto le attività di censura, manipolazione e propaganda politica da parte dell’FBI e del Pentagono — con la collaborazione di Twitter.

Se non sai di cosa sto parlando ti consiglio di leggere prima qui:

Immagine/fotoPrivacy Chronicles

Twitter Files, una sintesi

Nelle scorse settimane Elon Musk ha distribuito ad alcuni giornalisti migliaia di documenti e comunicazioni riservate di Twitter. L’analisi di questi documenti ha dato vita a un piccolo cataclisma. Le prime notizie che arrivano dai “Twitter Files” raccontano di…
Read more
7 days ago · 12 likes · 2 comments · Matte Galt

Ti piace Privacy Chronicles? Perché allora non ti iscrivi?

Ancora sul laptop di Hunter Biden


Nel primo articolo dedicato ai Twitter Files abbiamo visto come nel 2020 Twitter abbia censurato a tutto spiano ogni notizia relativa al contenuto del laptop abbandonato di Hunter Biden (figlio di Joe Biden) e di come abbiano anche shadowbannato e sospeso diverse persone che osavano parlarne sul social network.

Ciò che non traspariva pienamente era il ruolo attivo dell’intelligence — in particolare dell’FBI — in tutta questa vicenda.

La storia per l’FBI, come racconta Michael Shellenberger, inizia a dicembre 2019 — quando il proprietario di un negozio di riparazione di computer del Delaware (J.P. Mac Isaac) comunicò all’agenzia federale di avere ricevuto un laptop di proprietà di Hunter Biden. Nel laptop, a suo dire, c’erano delle informazioni che potevano dimostrare l’esistenza di alcuni reati commessi da Hunter Biden. Passarono alcuni giorni e Mac Isaac venne chiamato a comparire per consegnare il laptop nelle mani dell’FBI.

Passarono i mesi e non accadde nulla. Così Mac Isaac decise ad agosto 2020 di inviare una email a Rudy Giuliani (politico repubblicano ed ex sindaco di New York) per spiegare tutta la faccenda e informarlo dei suoi sospetti sul contenuto del laptop.

Tenete presente che a novembre 2020 si sarebbero tenute le elezioni presidenziali. Una storia che raccontava di possibili reati legati a Biden sarebbe stata una pistola fumante per i repubblicani contro la campagna elettorale di Biden. Fu probabilmente per questo che Rudy Giuliani decise di spifferare tutto al New York Post.

Il 14 ottobre 2020 il New York Post pubblicò la storia. Come sappiamo, nel giro di poche ore, Twitter avviò una penetrante opera di censura, giustificata con la scusa della diffusione di possibile materiale “hackerato”.

Ma perché mai Twitter avrebbe dovuto pensare che le notizie sul laptop di Hunter Biden fossero collegate ad operazioni di hacking? Non c’era nulla che lo lasciasse presumere. E come facevano ad essere così preparati a censurare una storia che apparentemente non aveva violato alcuna policy?

Share

Twitter, succursale dell’FBI


Una spiegazione plausibile è che i team di moderazione di Twitter fossero stati preparati e indotti ad agire in quel modo. Ma da chi? Beh, dall’FBI.

I Twitter Files mostrano infatti che già dai primi mesi del 2020, dopo aver preso possesso del laptop, l’FBI avviò una serie di incontri con Twitter per discutere del rischio di possibili campagne di “hack and dump” che avrebbero potuto essere realizzate dai russi a ridosso delle elezioni.

238288

In realtà, come racconta Michael Shellenberger e come affermato anche da Twitter in vari comunicati, nel 2020 ci furono ben poche attività legate ad “interferenze russe”.

Nonostante tutto, l’FBI continuò per tutto l’anno un’opera di persuasione sui rischi di un possibile “hack and dump”. Fu ad agosto 2020 che l’FBI contattò nuovamente Twitter, attraverso Yoel Roth, condividendo alcuni documenti riservati che indicavano il rischio di possibili future attività di “hack and dump” del collettivo hacker russo APT28. Il mese successivo, lo stesso Yoel Roth partecipò a un’esercitazione organizzata dall’Aspen Institute su un possibile scenario di “hack and dump” riguardante proprio Hunter Biden e Joe Biden.

238289

Sempre in quel periodo, a settembre 2020 — un mese prima dello scoop del New York Post — Yoel Roth e Elvis Chan (agente FBI) crearono un network cifrato per le comunicazioni tra Twitter e l’FBI e una virtual war room” — come se fossero in preparazione per una vera emergenza.

E in effetti erano ben preparati. In poche ore Twitter fu in grado di censurare sistematicamente ogni notizia riguardante il contenuto del laptop di Hunter Biden. Eppure… di hacker russi non c’era traccia, così come non c’era traccia di violazioni.

Lo disse chiaramente Roth in una comunicazione interna: “it isn’t clearly violative of our Hacked Materials Policy, nor is it clearly in violation of anything else, but this feels a lot like a somewhat subtle leak operation” e le confermano anche le seguenti comunicazioni interne:

238290

Nonostante questo, le pressioni e le influenze dell’FBI avevano colpito nel segno e raggiunto il loro obiettivo. Forse, anche grazie ai numerosi ex-agenti e consulenti dell’intelligence che in quel periodo lavoravano dentro Twitter. Come ad esempio Dawn Burton, ex capo dello staff del Direttore dell’FBI James Comey (2013-2017) e assunto da Twitter nel 2019 come “Director of Strategy”.

O forse, grazie ai $3.4 milioni di dollari che l’FBI ha pagato a Twitter per i suoi servizi da fine 2019 a inizio 2021.

Iscriviti adesso

Il depistaggio politico dell’FBI


A questo punto vale la pena ripercorrere brevemente i fatti, per capire meglio la gravità di questi eventi:

  • L’FBI prese possesso del laptop di Hunter Biden già nel 2019 — un anno prima che uscisse la storia sul NY Post
  • L’FBI conosceva i contenuti del laptop e sapeva che Rudy Giuliani aveva passato le informazioni al NY Post, poiché era sotto sorveglianza
  • L’FBI sapeva che il contenuto del laptop era reale e che non aveva nulla a che fare con propaganda e o hacker russi, ma nonostante questo spinsero Twitter a censurare i contenuti sotto il falso pretesto dell’influenza russa nelle elezioni
  • L’FBI pagò Twitter più di 3 milioni di dollari da fine 2019 a inizio 2021
  • Nel 2020 Hunter Biden era oggetto di indagini da parte dei senatori repubblicani Grassley e Johnson

Insomma, è molto probabile che, come affermato anche da Michael Shellenberger, l’attività dell’FBI fosse un vero e proprio depistaggio politico — una campagna di disinformazione per screditare politicamente i contenuti del laptop di Hunter Biden, che sarebbero usciti, e che avevano il potere di affossare Joe Biden durante le elezioni.

A tutti gli effetti, l’FBI potrebbe aver agito come strumento di censura e disinformazione politica con l’aiuto (a caro prezzo) di Twitter — proprio quelle cose da cui i legislatori di tutto il mondo cercano di proteggerci, togliendoci libertà di parola.

Michael Shellenberger scriveva due giorni fa: “At this point, members of Congress should be extremely concerned that FBI is engaged in a cover-up. There needs to be an aggressive investigation of the apparent politicization of the FBI by Congress, and perhaps even a Special Counsel in the DoJ to investigate what happened”.

L’FBI non ha mancato di rispondere alle accuse, con un eccellente esempio di gaslighting:

238291

Cari lettori, siamo certamente un branco di complottisti senza cervello.

Share

Twitter, arma per le psy-ops militari


Se la censura e disinformazione politica dell’FBI non vi basta, continuiamo con il Twitter Files numero 8, di Lee Fang (20 dicembre).

Il thread di Lee approfondisce il ruolo e l’acquiescienza di Twitter nelle “psy-op” (operazioni per influenzare psicologicamente l’opinione delle masse) portate avanti dal Pentagono. Per anni Twitter ha dichiarato di combattere le campagne di propaganda di stato sulla piattaforma, salvo scoprire che erano loro stessi a supportarle.

Le prime avvisaglie di questa particolare partnership arrivano nel 2017, quando il CENTCOM (Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti) inviò a Twitter una lista di 52 account di lingua araba che sarebbero stati usati per “amplificare certi messaggi”.

Gli ufficiali chiesero a Twitter di verificare gli account fake (spunta blu) e di “whitelistarli”.

238292

Il “whitelisting”, da quello che ho capito, è sostanzialmente uno shadowban al contrario: gli account whitelisted sono immuni da attività di moderazione (immagino anche automatizzata) e hanno più visibilità degli accout normali. Gli account whitelisted furono usati, pare, per generare news e meme capaci di influenzare l’opinione pubblica in Yemen, Syria, Iraq, Kuwait e molti altri paesi.

Molti di questi account furono usati per promuovere la guerra in Yemen — una guerra che ha portato alla morte di migliaia di civili e distrutto la vita a milioni di persone.

Ad esempio, uno di questi era l’account @yemencurrent, che veniva usato per diffondere notizie sugli attacchi droni da parte degli Stati Uniti, enfatizzando la precisione degli attacchi aerei, capaci di risparmiare i civili e ammazzare soltanto “terroristi” con grande accuratezza.

Diverse comunicazioni interne mostrano che i manager di alto livello di Twitter sapevano dell’esistenza di questo vasto network di account fake usati per operazioni di manipolazione e propaganda dal Department of Defense, ma scelsero di chiudere un occhio — evitando così di sospenderli. Alcuni di questi account erano ancora attivi fino a pochi mesi fa.

Noi e loro


Mentre i nostri governi ci avvertivano dei pericoli della propaganda russa e cinese; mentre censuravano fonti d’informazione con la scusa della guerra e del covid; mentre promuovevano leggi liberticide contro la “disinformazione” come il Digital Services Act… mentre facevano tutto questo per noi — loro facevano l’esatto opposto: disinformazione, censura politica e propaganda per manipolare l’opinione pubblica.

La speranza è che i Twitter Files possano essere uno spunto per riflettere sugli enormi pericoli che arrivano proprio dalla manipolazione psicologica violenta e subdola dei nostri governi, sempre più “grandi” e sempre più lontani dallo scrutinio dei cittadini. Com’è possibile che un’agenzia come l’FBI possa essere usata così spudoratamente per fini politici? In quali altre occasioni è accaduta la stessa cosa?

Ancora una volta i fatti dimostrano che la “lotta alla disinformazione” non è altro che una lotta per il controllo dell’informazione e per la manipolazione delle masse. D’altronde, è così che i governi di tutto il mondo riescono a sopravvivere.

Leave a comment



Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che approva le Linee guida per l’orientamento, riforma prevista dal #PNRR.
#pnrr


strano bug in Firefox - post lungo


Nei miei pc uso #firefox installato via #Flatpak, per un paio di motivi: mi piace avere sempre l'ultima versione del browser, mi piace poter controllare (tramite #flatseal) quanto FF possa interagire col resto del mio sistema, e infine per me è stato il modo più semplice e indolore per avviare FF in modalità #wayland senza strani script (sempre grazie a Flatseal).

Tuttavia sto avendo esperienza di uno strano bug. Quando, in Gnome, apro firefox dall'icona, ho esperienza di continui crash, riproducibili. Di solito, basta aprire il browser e andare nelle impostazioni, o aprire due o tre bookmark, e il programma crasha e si chiude. Non viene proposto il tool per esaminare l'errore o inviarlo a FF e a volte riparte in safe mode, con tutte le estensioni disabilitate.

A questo punto ho lanciato il programma da terminale, usando
flatpak run org.mozilla.firefox per vedere se almeno, al momento del crash, fosse prodotto qualche output indicativo. Ma lanciandolo da terminale il crash non avviene.

Così apro Alacarte e scopro che il launcher grafico di FF è un po' più complesso di quello che avevo digitato in terminale:
/usr/bin/flatpak run --branch=stable --arch=x86_64 --command=firefox --file-forwarding org.mozilla.firefox @@u %u @@
copio-incollo la stringa in terminale (senza la parte finale, da @ in poi) per capire se il problema fosse in una delle opzioni passate dal launcher; ma, anche in questo caso, firefox lanciato da terminale è il solito vecchio firefox, solido come una roccia, zero crash, anche con tutte le estensioni attive.

Ho provato anche a fare il contrario, cioè a togliere dal launcher grafico le opzioni aggiuntive, ma aprendo FF da icona continuo a ottenere questi crash dopo le prime interazioni.

Ho cercato su DDG e financo su GGL, ma non sono riuscito a trovare segnalazioni simili.
La situazione si ripresenta in modo identico su entrambi i laptop su cui io abbia questa configurazione (Gnome, Firefox da Flatpak).


Le mie capacità di indagine si fermano qui. Se ci fossero suggerimenti, sarebbero molto graditi!

reshared this

in reply to J. Alfred Prufrock

A questo punto mi viene da sospettare di tutta quell'abbondanza di @ e di u nel launcher. Non dovrebbe essere solo un %u?

A meno che non sia una sintassi particolare per passare argomenti a un flatpak

Edit: a quanto sembra è proprio così
docs.flatpak.org/en/latest/fla…

in reply to J. Alfred Prufrock

AGGIORNAMENTO

Probabilmente non sarà utile a nessuno e sarò il solo ad averne avuto esperienza (su ben due pc!), ma credo di essere riuscito a risolvere il problema in un modo tanto anti-scientifico da vergognarmene quasi.

In pratica ho riaperto il fido Alacarte, copiato la stringa del launcher creato dal flatpak e fatto un nuovo launcher con la stessa identica stringa.

Se lancio #Firefox da questo nuovo launcher, il programma non crasha.
Se uso il launcher originale invece sì.

Lascio qui la "soluzione", magari torna utile a qualcuno.
Non senza disappunto per non aver capito il mistero dietro tutto questo



Uno dei motivi per cui, se possibile, è opportuno unirsi a piccole istanze


BIG NEWS: Pawoo.net, the world's 2nd biggest Mastodon instance, has just been acquired.

The entity acquiring them is the Mask Group, a business that also runs mstdn.jp and mastodon.cloud. They are also active in the so-called "Web 3.0" space.

If you haven't heard of pawoo.net, it's because many instances have de-federated from it.

finance.yahoo.com/news/mask-ne…




#IscrizioniOnline, il Ministero dell’Istruzione e del Merito accompagna le famiglie con una lettera dedicata, per valorizzare i talenti e le opportunità di studentesse e studenti.


Dallo Stato Sociale al Great Reset


Duecento anni fa nasceva l'idea di Stato (sociale) come strumento di ingegneria sociale. Oggi ci riprovano con il Great Reset e con l'aiuto della tecnologia.

Come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, l’idea di Stato Sociale nacque negli Stati Uniti da uno strano ma molto efficace connubio tra religione (protestante) e politica.

I pietisti protestanti del tardo ‘800 furono infatti in grado di sfruttare lo Stato centrale come strumento per plasmare la società a loro immagine e somiglianza, spesso attraverso politiche proibizioniste o misure di “welfare universale” che nascondevano in realtà specifiche volontà politiche (come la diffusione delle scuole pubbliche — la prima vera macchina di propaganda). Questo nuovo movimento intellettuale venne poi conosciuto come “progressismo”.

Privacy Chronicles è una newsletter indipendente che si sostiene solo grazie al contributo dei lettori. Perché non ti iscrivi anche tu?

L’idea dei protestanti-progressisti era tanto semplice quanto inquietante: lo Stato era uno strumento di Dio, che doveva essere usato per creare la società perfetta e preparare il mondo per il secondo avvento.

Personalmente, trovo che ci siano molte analogie tra i primi movimenti progressisti e il Great Reset promosso dal World Economic Forum e ormai da moltissimi intellettuali e politici in tutto il mondo. La tecnologia oggi può concretamente trasformare lo Stato in uno strumento divino, proprio come profetizzato dai primi intellettuali progressisti del tardo ‘800.

Read more



#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Elon Musk ha deciso che su Twitter è possibile promuovere piattaforme come Friendica, Pleroma, Misskey, Bonfire, Lemmy, Akkoma, SocialHome, Hubzilla, etc 😅

help.twitter.com/en/rules-and-…

reshared this

in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Visto che la barca sta per affondare, ho voluto tentare di sostituire i link con la ricerca dei link con il servizio Let me Google that For You.
Può anche accorciare i link delle ricerche.
Fatemi sapere se funziona.
googlethatforyou.com/
Unknown parent

mastodon - Collegamento all'originale
S_FangX
Semplicemente ho sostituito i link dell'aggregatore e dell'account di mastodon del mio account twitter con dei siti che ti cercano in automatico su #google i suddetti.
Devo solo sperare che questo trucchetto possa funzionare e durare abbastanza prima che lo staff di #birdsite capisca il trucchetto.
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Da domani, 19 dicembre, è possibile abilitarsi al servizio dedicato alle #IscrizioniOnline, effettuando l’accesso tramite SPID, CIE o eIDAS ▶ www.istruzione.



Dallo spreco di energia si può uscire


#Derrochólicos è un’iniziativa promossa dal ministero spagnolo per la transizione ecologica, in particolare dall’Istituto per la diversificazione e il risparmio energetico (#IDAE): derrocholicos.es/

Il titolo gioca con i termini “derroche” spreco e “alcoholicos”, alcolisti.

Marcos Martinez ha segnalato il simpatico video di apertura, riprendo qui la sua presentazione che riassume i contenuti del video in spagnolo.

"Il video di apertura è divertente ma purtroppo vero. Imitando una seduta di alcolisti anonimi, si incontrano chi tiene il riscaldamento così alto d'inverno da girare in mutande per casa, chi va in macchina anche a prendere il pane, chi fa partire la lavastoviglie con tre soli piatti, chi non usa la bici mai e poi mai, chi vota contro l'installazione di pannelli solari nel proprio condominio e chi è contrario a migliorare gli imballaggi."

Dallo spreco di energia si può uscire


yewtu.be/watch?v=VfMI2PUtNDg

Qui il toot di Marcos Martinez: framapiaf.org/@euklidiadas@red… Gracias 😀

@maupao @Informa Pirata @Ambiente :verified: @Goofy 📖 🍝 :unverified: @euklidiadas@red.niboe.info

reshared this



Il piú grande difetto


"Il più grande difetto che abbiamo, il difetto ineliminabile, è di fare fatica a rimanere concentrati su quello che accade, nel momento preciso in cui viene bene un disegno, quando il respiro dei bambini si fa più lento, prima di addormentarsi. Pensiamo, speriamo, progettiamo, e ci manca qualcuno, ricordiamo il film dell'altra sera, ripensiamo a un messaggio, contiamo sulle dita quanto manca al nostro compleanno, ci distraiamo, ci preoccupiamo, mentre quello che desideriamo è già vicino, speriamo e ci diamo da fare, mentre tutto già brilla e quello che abbiamo voluto e chiesto al cielo molti anni prima è proprio lì, in quel momento."
- Sara Gamberini - Infinito Moonlit

@Libri - Gruppo Forum
raicultura.it/letteratura/arti…




Costruzione dei dispositivi di IA: quali costi sociali?


Il costo sociale nella costruzione dei sistemi di Intelligenza Artificiale è alto. Ancora oggi, la produzione di questi sistemi è alimentata da lavoratori spesso sfruttati e sottopagati in tutto il mondo, che svolgono compiti ripetitivi in condizioni di l

Partendo dalla visione che il mondo delle Big Tech ci propone dell’intelligenza artificiale (IA) come dello strumento che darà un nuovo volto all’umanità, è necessaria una riflessione su come effettivamente l’IA impatti la vita dell’uomo. Come vedremo più avanti, analisi e reportage hanno svelato la matrice invisibile del lavoro umano e dell’impatto ambientale che si nascondono dietro costruzione...

Source

reshared this




Il cross posting di Un Tweet può non funzionare quando si imposta la modalità non elencato


Crea con l'IA un'immagine ispirata a Privacy Chronicles e vinci un abbonamento gratuito!


Sei mesi di abbonamento per il primo classificato, tre mesi per il secondo, un mese per il terzo!

Ciao a tutti,

grazie a un lettore oggi ho scoperto un software di intelligenza artificiale che permette di creare immagini a partire da un prompt umano. Lo strumento è davvero molto potente e l’unico limite è la fantasia.

Questo lettore l’ha usato per chiedere al software di creare delle immagini di copertina per Privacy Chronicles:

4235721

Il software si chiama Midjourney ed è davvero semplice da usare. Bisogna soltanto scaricare Discord, creare un account e poi entrare nel server del bot (discord.gg/midjourney).

Una volta dentro, sarà sufficiente entrare in una delle stanze denominate #newbies e chiedere al bot di creare qualcosa con il comando /imagine. Qui trovate tutte le istruzioni per conoscere le varie configurazioni del bot e avere risultati ottimali, ma in verità non ce n’è neanche bisogno.

Crea un’immagine a tema Privacy Chronicles


Ho giocato anch’io un po’ con il bot, e mi è piaciuto così tanto che ho pensato: hey, perchè non vedere cosa riescono a tirar fuori anche gli altri lettori di Privacy Chronicles?

E allora eccoci qui, vediamo cosa riuscite a tirare fuori dal cappello — o meglio, dall’intelligenza artificiale.

Stimoliamo la fantasia con un po’ di sana competizione tra noi. I lettori che riusciranno a creare l’immagine più bella vinceranno un abbonamento a Privacy Chronicles.

Ecco le regole:

  • Crea un’immagine a tema Privacy Chronicles — cioè un’immagine che raffiguri ciò che per te rappresenta Privacy Chronicles. Senza alcun limite, se non quello di spiegarmi l’immagine se eccessivamente astratta.
  • Inviami via posta elettronica (crypt04n4rch1st@tutanota.com) la tua immagine con titolo “IA prompt PC” (max 1 a persona)
  • Descrivi brevemente l’immagine (anche solo col prompt usato per crearla). Se non la capisco non la prendo in considerazione!

Le prime tre immagini che mi piaceranno di più vinceranno un abbonamento gratuito a Privacy Chronicles, in questi termini:

1° classificato/a: sei mesi di abbonamento gratuito

2° classificato/a: tre mesi di abbonamento gratuito

3° classificato/a: un mese di abbonamento gratuito

N.B. gli abbonati riceveranno un’estensione all’abbonamento già attivo

Verranno prese in considerazione solo le immagini inviate entro le 23:59 del 23 dicembre 2022. Non so quanti di voi parteciperanno a questa piccola gara amichevole, ma siete migliaia e mi ci potrebbe volere del tempo per scegliere i vincitori. Abbiate pazienza 😁

Cercherò comunque di postare le immagini che mi hanno colpito di più sul canale telegram, a prescindere dai primi tre posti. Se non sei ancora iscritto/a, è un buon momento per farlo!

Vi lascio con delle immagini che ho creato oggi e che mi piacciono particolarmente. Al software ho chiesto di immaginare una società in cui le persone sono valutate e punite per ciò che pensano:

4235723


privacychronicles.substack.com…



È da direi parecchio tempo che uso Standard Notes come app di note personali. Anni fa l'avevo scelta per il suo essere libera e open-source, ma allo s...


Statement on EU Comission adequacy decision on US


Dichiarazione sulla decisione di adeguatezza della Commissione europea nei confronti degli USA La nostra breve dichiarazione sulla bozza di decisione di adeguatezza UE-USA da parte della Commissione europea. Duct Taped Executive Order?


noyb.eu/en/statement-eu-comiss…



Notifications not visible


@Friendica Support I can't understand one thing: from the main screen of one of my friendica forums I don't see notifications or messages. But the browser tab shows me a number of notifications.
Why is there this difference?

reshared this