Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Glossario (3) | Pressenza
"Boicottaggio-Disinvestimenti-Sanzioni (BDS)
BDS è una campagna internazionale, promossa nel 2005 da 172 organizzazioni, che si batte per il rispetto dei diritti del popolo palestinese e per mettere fine all’impunità di cui gode lo Stato di Israele. Questa campagna mette in campo delle azioni nonviolente: il Boicottaggio da parte dei cittadini dei prodotti provenienti dalle colonie israeliane, l’appello al Disinvestimento rivolto alle istituzioni, ai fondi pensione e alle aziende, la necessità di Sanzioni da parte degli Stati, dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite."
In Cina e Asia – Gli e-book di China Files n°24
Come da tradizione, è ora disponibile il nuovo dossier dedicato all'Asia del 2024. Tra numerosi appuntamenti elettorali e sfide economiche, ecco quali sono i punti chiave che determineranno il futuro asiatico (e un po' anche il nostro)
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AR Scorpii: una rara nana bianca pulsar | reccom.org
"Gli astronomi hanno scoperto una rara nana bianca pulsar, facendo avanzare la nostra comprensione dell’evoluzione stellare e dei campi magnetici nelle nane bianche. Questa scoperta supporta il modello della dinamo e suggerisce l’esistenza di più pulsar simili nell’universo."
Cina, sono sempre meno i matrimoni
Il Covid-19, l’invecchiamento della popolazione e il cambio di mentalità tra i giovani. Secondo gli esperti, sono questi i principali fattori che incidono sul continuo calo dei matrimoni in Cina.
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Israele e la guerra nel Mar Rosso: anche MSC cambia rotta
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 17 dicembre 2023. La più grande compagnia di navigazione al mondo, la MSC (Mediterranean Shopping Company), modificherà le rotte marittime a causa dell’aumento del numero degli attacchi alle sue navi cargo. La comunicazione arriva subito dopo quella della società francese CMA CGM, che ha seguito a sua volta il gigante danese Maersk e la società di trasporti tedesca Hapag-Lloyd.
Lo Yemen, l’estremità meridionale della Penisola Arabica, è teatro di un violento conflitto civile ormai dal settembre 2014. Il nord del Paese, compresa la capitale Sana’a, è stata occupata dai miliziani Houthi. Questi ultimi, sostenuti dall’Iran, hanno più volte, negli ultimi anni, attaccato le navi israeliane che transitavano nei pressi del Golfo di Aden con lanci di droni e di razzi.
Israele considera gli Houthi, i cui attacchi con i droni vanno solitamente a segno, una sorta di unità missilistica al servizio delle forze armate iraniane, utilizzati all’occorrenza da Teheran come una minaccia a Israele.
Dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre scorso, che ha causato 1.200 morti in Israele, e i violenti bombardamenti di quest’ultimo che hanno ucciso a Gaza più di 18.800 persone, il lancio di droni e razzi dallo Yemen è aumentato e gli Houthi hanno dichiarato di rivolgere i propri attacchi non solo alle navi cargo israeliane e statunitensi ma contro tutte quelle che attraverso il Mar Rosso intendono raggiungere Israele. Le navi da guerra statunitensi hanno più volte intercettato e distrutto i droni lanciati da Ansrallah.
Lo scorso venerdì la nave-container MSC PALATIUM III è stata attaccata da droni mentre si apprestava ad entrare nel Mar Rosso attraverso lo stretto di Bab al-Mandab, in italiano letteralmente “Porta del lamento funebre”. Il passaggio congiunge il Mar Rosso con il Golfo di Aden, che separa l’Africa dalla Penisola Arabica.
Gli attacchi a MSC e agli altri colossi, che rappresentano quattro delle cinque compagnie marittime più grandi al mondo, non hanno causato feriti ma alcuni danni alle imbarcazioni. Un effetto immediato dell’incremento dell’insicurezza e dei pericoli nella navigazione è stato l’aumento dei costi delle polizze assicurative, saliti alle stelle. Ma non è questo l’unico problema.
Passando per lo stretto di Bab al-Mandab, le navi cargo che attraversano il Mar Rosso, raggiungono il Canale di Suez e arrivano quindi al Mar Mediterraneo, il tutto in 13 ore, rappresentano il 12% del commercio mondiale. L’unico percorso alternativo possibile è quello che prevede la circumnavigazione del continente africano, allungando il viaggio di circa 10 giorni, un aumento del 30% che incide in maniera importante sui costi relativi all’equipaggio, al rifornimento, alla gestione dei depositi. Difficile immaginare che tali aumenti non interesseranno i consumatori finali.
Israele conduce via mare il 98% circa del suo commercio e negli ultimi decenni l’importanza del Mar Rosso per Tel Aviv è cresciuta sensibilmente, anche perché in esso fluisce circa un quarto del commercio estero israeliano, quello che riguarda l’Asia, con la quale Israele intende stringere nuovi e più stretti rapporti, anche per limitare l’eccessiva dipendenza dall’Europa. Quando nel 1973, durante la guerra dello Yom Kippur, lo Yemen, in collaborazione con l’Egitto chiuse lo stretto di Bab el-Mandeb, bloccò tutte le attività commerciali che avevano destinazione Eilat. In ottobre, le importazioni israeliane di merci, esclusi i diamanti, ammontavano a 17,5 miliardi di NIS. Circa il 49% delle importazioni proveniva da paesi europei e il 25% proveniva da paesi asiatici, secondo i dati dell’Ufficio centrale di statistica. Le importazioni dall’Estremo Oriente, principalmente dalla Cina, includono macchinari per infrastrutture e progetti di costruzione, prodotti di consumo e merci ordinati da siti web cinesi, tra cui Ali Express, nonché prodotti elettronici e negli ultimi anni veicoli di fabbricazione cinese.
Circa il 30% delle importazioni israeliane arriva attraverso il Mar Rosso su navi portacontainer prenotate con due o tre mesi di anticipo per i prodotti di consumo o di altro tipo
Il 16 dicembre, i portavoce del governo di Tel Aviv hanno dichiarato che una nuova nave da guerra stava raggiungendo il Mar Rosso. Il presidente Nethanyahu ha richiesto una “coalizione internazionale” contro gli Houthi, proposta rilanciata dagli Stati Uniti, che però intendono allargare il più possibile il coinvolgimento di attori internazionali, per non rimanere isolati su un fronte di conflitto che si rivela sempre più insidioso e problematico.
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Threads starts the federation process. PeerTube releases their plans for new year. Discourse starts federating.
[share author='Laurens Hof' profile='https://fediversereport.com/author/laurenshof/' avatar='https://poliverso.org/photo/206608119366e42c304ffac007248590-5.jpeg?ts=1734620326' link='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/' posted='2023-12-17 18:03:06' guid='08552256-1ddf0fc771694f69-18d1fabf' message_id='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/']Last Week in Fediverse – ep 48
It’s been quite a week for news in the fediverse, with the news that Threads has started their process of incrementally adding federation to Threads taking most of the attention. But lots of other great stuff happened in the fediverse as well:
Threads
Threads has started their implementation process of federation and adding ActivityPub to Threads. The first careful step is that a few Threads profiles are now visible in the fediverse, and that posts made by them can be viewed from fediverse servers. For now only the accounts for the profiles of Threads head Adam Mosseri and 2 Threads engineers are visible. Replies to their post made by a fediverse account does not federate back yet. Mosseri says that the process of adding federation will be done gradually in steps, and that he expects that this process will take most of the year. In another post, Mosseri also notes that federation will likely be opt-in for Threads accounts. This is in contrast with most fediverse software, which federates with all other fediverse servers by default, and federation is opt-out (blocking).
PeerTube
Framasoft announced their plans for PeerTube for the next year, in an extensive blog. I also hosted a livestreamed AMA with Framasoft for the community to ask all their questions about PeerTube, and it turned out amazing, with lots of great information. The entire AMA can be rewatched here. I’ll do a larger writeup on all the PeerTube news next week, but for now already the highlights: PeerTube is doubling their dev team, creating a mobile app, and will work on better moderation tools, and a review and redesign of the user interface. Stay tuned!
In other news
Lemmy has released their latest big update, v0.19. In this blog post they go over all the changes they’ve made. Two major new features are improved post ranking and instance blocking for individual accounts. With the new feed sorting of scaled sort, the community size where the post is made gets taken into account. This allows for smaller communities to have better visibility, and should increase their reach. People can now block entire instances as well, which should provide a significant increase in the ability for people to curate their digital spaces.
Discourse has been working on joining the fediverse for a while, and their latest update shows how far along they are. A Discourse category can now follow any actor in the fediverse. Check out their video to show this in practice, with federation between both different Discourses as well as Mastodon. This is a major step in expanding the fediverse, and worth keeping your eyes on.
The links
- FediForum, the online unconference about the fediverse, has opened registrations for the third edition, on March 19-20, 2024. More information and registration on the website.
- Mozilla.social, the fediverse server by Mozilla, is slowly opening up the server, and have added the first group of people from the waitlist.
- Mastodon is experimenting with a new recommendation algorithm for finding interesting accounts to follow. The experiment is only available on the mastodon.online server.
- Event Federation is a project that aims to federate WordPress events with the rest of the fediverse, and make it interoperable with programs like Mobilizon and Gancio. They just showed a sneak peak on the interoperability between WordPress Events and Mobilizon.
- Bonfire has released documentation on their framework, that further explains how it is both a social network as well as a toolkit for communities to (re)design their digital spaces.
- IFTAS has announced a sandbox server intended for moderators to practice moderation in a safe environment.
- Owncast has started their own monthly newsletter, the first edition is available here.
Other articles
I wrote other articles as well this week, check it out!
Newsmast and news curation in the fediverse
fediversereport.com/newsmast-a…
Bluesky – mid December update
fediversereport.com/bluesky-mi…
Study on the Twitter Migration
fediversereport.com/study-on-t…
Threads and Tumblr on fediverse connections
laurenshof.online/threads-and-…
Thats all for this week, thanks for reading! If you want to receive this update directly in your mailbox, subscribe below:
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Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Cartina e dati sulla Palestina (2) | Pressenza
"Pressenza ripropone, in 10 capitoli, il dossier «Palestina: la pace attraverso il diritto» pubblicato nel luglio 2022 da ritimo. Il territorio palestinese."
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Le regole della politica: riforme e trappole (ignorate)
Le tessere del mosaico non combaciano. La mai sedata zuffa sulla giustizia, riaccesa qua e là anche da esternazioni ministeriali, le perplessità sul premierato, espresse persino da padri nobili del centrodestra, e le trasversali diffidenze sull’autonomia differenziata svelano, tuttavia, un senso più ampio delle polemiche contingenti. E segnalano nel loro insieme una difficoltà oggettiva a fare del 2024, anno cruciale delle elezioni europee, pure l’anno delle grandi riforme italiane. Non che di riforme non s’avverta il bisogno. La complessa macchina che regola la nostra convivenza mostra da tempo l’esigenza di una messa a punto, al di là della retorica sulla «Costituzione più bella del mondo» rispolverata ogni volta dai conservatori d’ogni colore e dalle loro corporazioni di complemento perché nulla si muova nella mappa incartapecorita dei poteri (sul palcoscenico e dietro le quinte, per dirla con Sabino Cassese). Provare a cambiare, peraltro, non porta molta fortuna.
Il primo a scorgere la necessità d’una «grande riforma» fu già negli anni Ottanta del secolo scorso Bettino Craxi e questa sua intuizione gli costò uno stigma da novello Mussolini con annessi stivaloni nelle vignette nonché, probabilmente, parte di quell’avversione a sinistra che si tradusse anche nello scontro (per lui esiziale) con la magistratura. Silvio Berlusconi lamentava da premier di avere una macchina “senza volante” e tentò nel 2006 una riforma che rafforzasse l’esecutivo, ricevendo una bocciatura popolare che confermò l’inizio del suo declino. Di certo la sconfitta referendaria del 2016 ha segnato l’eclissi dell’astro di Matteo Renzi, anche lui tentato dal miraggio eretico di modernizzare il Paese. Ora la questione si ripropone, ma frammentata su tre tavoli. Così, al di là della difficoltà di smuovere conservatorismi consolidati e trasversali, un ostacolo supplementare sembra trovarsi negli interessi di fazione, certo legittimi ma acuiti dai richiami identitari del voto europeo. Ciascuna delle principali forze della maggioranza detiene il segmento d’un progetto di cambiamento e pare sopportare, più che supportare, i progetti degli alleati.
Il partito di Giorgia Meloni ha innalzato il vessillo del premierato: un passo indietro rispetto alla vocazione presidenzialista di sempre, anche dettato, forse, dalla prudente volontà di non entrare in immediato conflitto con l’attuale inquilino del Quirinale. Il risultato è però un tableau non privo di ambiguità, poiché comunque il capo dello Stato sembra a molti ridimensionato nella diarchia con un premier eletto dal popolo ma, per attenuare questo effetto, gli si dà la facoltà di nominare in caso di crisi un premier «di riserva» che, sia pure espresso dalla medesima maggioranza, finisce per depotenziare a sua volta il premier eletto. La riforma, non avendo chance di passare coi due terzi del voto parlamentare, finirà sotto le forche caudine del referendum confermativo (quello che ha abbattuto Renzi e Berlusconi). Ha dunque la possibilità di essere bocciata ma, intanto, produrrà un primo contraccolpo politico: rimandare sine die la riforma della giustizia, quella vera, anch’essa di rango costituzionale, che dovrebbe separare le carriere dei magistrati con un doppio Csm e sciogliere l’equivoco dell’obbligatorietà dell’azione penale. Non essendo immaginabile che una maggioranza affronti due referendum costituzionali così rischiosi nella medesima legislatura, e avendo Meloni messo tutto il proprio peso sul premierato, il rinvio del dossier giustizia è nelle cose (oltre che nella scarsa propensione di Fratelli d’Italia a inimicarsi la magistratura): ad esso devono finire per acconciarsi tanto Carlo Nordio, che su questi temi s’è speso da intellettuale prima ancora che da guardasigilli, quanto la componente più garantista del centrodestra stretta attorno a ciò che resta delle bandiere berlusconiane. Non con iter costituzionale (poiché già prevista nella riforma del Titolo V del 2001) ma certamente molto impattante sugli assetti istituzionali si profila infine all’orizzonte l’autonomia differenziata, la riforma ultrafederalista da sempre voluta dalla Lega. Al netto del meticoloso lavoro del Comitato sui livelli essenziali delle prestazioni, il disegno di legge del ministro Calderoli ha contro uno schieramento trasversale articolato (al quale è difficile immaginare estranei persino spezzoni del partito di maggioranza relativa, che ha nell’unità della nazione la propria ragione sociale). Ove vedesse la luce, il regionalismo leghista andrebbe incontro probabilmente a un referendum (in questo caso abrogativo) dalle discrete probabilità di successo.
Si aggiunga, a fronte di tale puzzle, la quasi totale afasia delle opposizioni, per buona parte delle quali parlare di riforme equivale a voler distrarre la gente dai problemi veri dell’economia: come se i risultati economici non discendessero anche dalla razionalità dell’architettura istituzionale. Mancando persino il pungolo della controparte, non è allora difficile capire come si rischi di tornare sempre al punto di partenza, in un gioco dell’oca che fa male al Paese. Dunque? Le commissioni in generale, e quelle per la riforma della Costituzione in particolare, non hanno mai prodotto risultati decisivi. E parlare addirittura di una nuova Assemblea costituente (idea rilanciata di recente dalla Fondazione Einaudi) può sembrare un voler buttare la palla in tribuna, quasi un vecchio trucco da parrucconi moderati, a una destra che, legittimata dalle elezioni dell’anno scorso, ritiene suo dovere cambiare il Paese anche da sola. Ma, ammesso sia fattibile, modificare la Carta a spezzatino, senza un disegno d’insieme, può funzionare? La stabilità degli esecutivi, di cui già parlava Calamandrei, e la credibilità della giustizia sono senz’altro obiettivi condivisibili dai più, in una cornice equilibrata. Passata la gara identitaria delle europee, potrebbe non essere così inutile un pit stop per ragionare sulle prossime regole del gioco.
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Palestina: la pace passa attraverso il diritto - Introduzione (1) | Pressenza
"Pressenza ripubblica, in 10 capitoli, il dossier «Palestina: la pace passa attraverso il diritto» pubblicato nel 2022 da ritimo.
Dalla pubblicazione di «Lo Stato degli ebrei» di Theodor Herzl, nel 1897, fino agli annunci del Primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, sul progetto di annessione della Cisgiordania occupata, la tragedia vissuta dal popolo palestinese continua. Nell’estensione del colonialismo occidentale del XIX secolo, in particolare del colonialismo britannico, e delle persecuzioni nell’Europa dell’Est, il movimento sionista ha immaginato il popolamento di una «propria patria», in Palestina, per tutti gli ebrei del pianeta."
Contro ogni violenza
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L'articolo Contro ogni violenza proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Salvare l’Ucraina per salvare l’Europa
Più che mai negli ultimi cinque anni, governare l’Unione europea è diventato l’arte di pensare l’impensabile. Se all’inizio del suo mandato qualcuno avesse detto a Ursula von der Leyen quali decisioni aspettavano la sua Commissione a Bruxelles, probabilmente neanche lei ci avrebbe creduto. Non avrebbe mai creduto che lei stessa avrebbe messo sul tavolo dei leader di 27 Paesi — quindi fatto approvare in tempi brevi — un eurobond da 800 miliardi di euro, di cui l’Italia ha una fetta di un quarto con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Non avrebbe creduto che l’Unione europea, le sue istituzioni e i suoi governi, avrebbero fornito aiuti per oltre cento miliardi in un anno e mezzo all’Ucraina aggredita dalla Russia. Né avrebbe creduto che avrebbe aperto i negoziati per l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione, come il Consiglio europeo ha deciso ieri.
Probabilmente Von der Leyen e Christine Lagarde, la presidente della Banca centrale europea, non immaginavano neanche che avrebbero rivisto un’inflazione a doppia cifra nei nostri Paesi, quindi l’aumento dei tassi d’interesse più rapido della storia recente, eppure nessuna crisi finanziaria.
Non è troppo dire che la sopravvivenza dell’Unione europea ora sarebbe in dubbio, se i suoi leader di questi anni non avessero saputo pensare l’impensabile. E poi non avessero saputo realizzarlo, di fronte a una successione di minacce. Ma proprio per questo il rischio più grande adesso è pensare di aver fatto il più. Perché malgrado le enormi innovazioni politiche e istituzionali recenti, malgrado l’aver smentito i profeti di sventura e gli euroscettici, il difficile inizia adesso. E non inizia necessariamente sotto i migliori auspici.
I leader dell’Unione europea, a Bruxelles e nelle capitali, devono ancora iniziare a fare i conti con alcune delle contraddizioni del sistema. Quelle che riguardano l’Ucraina sono le più evidenti. Abbiamo annunciato al mondo che stiamo parlando con il governo di Kiev dell’ingresso nell’Unione in un futuro imprecisabile, ma nell’immediato non ne abbiamo tratto le conseguenze. In concreto, in marzo scorso ci eravamo impegnati a fornire all’Ucraina un milione di pezzi d’artiglieria entro un anno. Invece, a soli quattro mesi dalla scadenza, i Paesi europei hanno inviato meno della metà dei quantitativi promessi e gli ultimi ordini di munizioni collocati dai governi attraverso l’Agenzia europea della difesa — secondo Reuters — sono di appena 60 mila pezzi da 155 millimetri: abbastanza per resistere nelle trincee dell’Ucraina per una settimana, non di più. Non abbiamo accresciuto la nostra capacità di produzione di artiglieria, così importante in questa guerra. Ma senza un numero sufficiente di proiettili per respingere l’esercito russo, nessun negoziato di adesione di Kiev sarà mai credibile.
È forse tempo che i leader europei spieghino alle opinioni pubbliche che occorre difendere l’Ucraina non solo in nome dei valori, ma soprattutto dei nostri interessi. Se quella guerra fosse persa — qualunque forma dovesse prendere una sconfitta, e ce ne sono diverse possibili — allora un’ombra si stenderebbe direttamente sul futuro dell’Unione europea. Vladimir Putin non ha mai fatto mistero di volerla disgregare in nome della sua idea zarista di impero. E se l’aggressività del Cremlino non viene respinta, la sicurezza europea sarà sempre un’illusione.
Per questo si fatica a comprendere perché i governi dell’Unione sembrino riluttanti a prepararsi alle sfide che pure sono ben visibili all’orizzonte. Durante l’attuale vertice a Bruxelles o tra qualche settimana, troveranno senz’altro il modo di sbloccare i 50 miliardi di euro già impegnati per il governo di Kiev. Già, ma dopo? Non è troppo tardi per prepararsi a uno scenario nel quale Donald Trump torna alla Casa Bianca, ritira il sostegno all’Ucraina o addirittura ritira gli Stati Uniti dalla Nato. Allo stesso modo, non è tardi per prepararsi a vedere l’antieuropeo Geert Wilders come premier di un Paese fondatore quale l’Olanda e poi ad assistere a un successo dei sovranisti alle europee di giugno prossimo. In base agli attuali sondaggi di Politico Europe, il gruppo di destra euroscettica «Identità e democrazia» (per intendersi, quello di Marine Le Pen, Alternative für Deutschland e Matteo Salvini) sarebbe terzo nell’emiciclo di Strasburgo dopo popolari e socialisti.
L’avverarsi di questi scenari non è sicuro, per fortuna. Ma è plausibile e l’Europa non può correre il rischio di lasciarsi sorprendere dagli eventi ancora una volta. Chi crede nell’Unione quale nostro spazio politico del presente e del futuro, deve abbandonare tutte le ambiguità e iniziare a prepararsi adesso. Serve un salto in avanti nella difesa e nella sicurezza. Serve una strategia molto più efficace per isolare e disinnescare le quinte colonne e i sabotatori interni dell’Europa, siano essi l’ungherese Viktor Orbán oggi o l’olandese Wilders domani. Serve che i governi dei principali Paesi smettano di sprecare energie per controllarsi a vicenda, per estrarre piccoli vantaggi gli uni dagli altri logorandosi su piccole regole interne, per minime ripicche e inutili rivalità. Il tempo di lavorare alle prossime svolte è ora. Domani potrebbe mancarci.
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Usa: il Congresso approva una legge che vieta ai presidenti il ritiro dalla Nato
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di Redazione
Pagine Esteri, 15 dicembre 2023 – Il Congresso federale degli Stati Uniti ha approvato questa settimana un disegno di legge che prevede il divieto per qualsiasi presidente di revocare unilateralmente l’adesione del paese all’Alleanza Atlantica senza la previa approvazione da parte del Senato o un atto del Congresso.
Il provvedimento bipartisan, promosso dal senatore democratico Tim Kaine della Virginia e dal repubblicano Marco Rubio della Florida, è stato incluso nell’annuale legge di bilancio della Difesa (National Defense Authorization Act) e approvato dalla Camera dei Rappresentanti, e in attesa della firma del presidente Joe Biden.
Secondo il senatore Kaine il disegno di legge «ribadisce il sostegno degli Stati Uniti a questa cruciale alleanza, fondamentale per la nostra sicurezza nazionale. Invia anche un forte messaggio agli autocrati di tutto il mondo che il mondo libero rimane unito». Rubio ha dichiarato invece che la misura rappresenta uno strumento diretto a permettere al Congresso di supervisionare l’operato dei presidenti.
La disposizione sottolinea l’impegno del Congresso nei confronti della Nato, che è stata oggetto di dure critiche da parte dell’ex presidente Donald Trump durante il suo mandato alla Casa Bianca. Il tycoon si è spesso scagliato contro la Nato e aveva ventilato la possibilità di un’uscita degli Stati Uniti dall’alleanza militare che pure controllano. Una proposta che è tornata al centro del dibattito politico anche nel corso dell’attuale campagna elettorale. Nel programma del candidato repubblicano di destra radicale, infatti, si legge: «dobbiamo portare a termine il processo iniziato sotto la mia amministrazione per rivalutare radicalmente lo scopo e la missione della Nato».
Ed è proprio per evitare un eventuale colpo di testa del miliardario, che tutti i sondaggi danno come vincente alle prossime elezioni presidenziali – le inchieste assegnano a Trump il 47% delle preferenze nei cosiddetti “Swing States” contro il 42% dell’attuale presidente – che il Congresso ha voluto varare un dispositivo legislativo ad hoc.
Dopo un periodo di decadenza, l’Alleanza Atlantica ha assunto una rinnovata importanza durante la presidenza di Joe Biden grazie all’invasione dell’Ucraina da parte della Russia nel febbraio dello scorso anno e recentemente ha cominciato a stendere i suoi tentacoli anche in Asia. Pagine Esteri
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BRASILE. Ignorati i veti di Lula, il Congresso segue la linea Bolsonaro
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Pagine Esteri, 15 dicembre 2023. Il Congresso brasiliano ha approvato una nuova legge contenente una serie di misure anti-indigene estreme, annullando gran parte dei veti che il Presidente Lula aveva posto sugli elementi più gravi.
Queste misure, che ora diventano legge, costituiscono “l’attacco più grave e feroce ai diritti indigeni degli ultimi decenni” secondo Survival International.
Il Congresso è dominato dalla lobby mineraria e dell’agrobusiness e da ricchi proprietari terrieri alleati dell’ex Presidente Bolsonaro, nonostante questo sia stato sconfitto dal Presidente Lula alle ultime elezioni di un anno fa.
Con la nuova legge, trafficanti di legname, allevatori e altri che hanno invaso illegalmente i territori indigeni potranno restare a distruggere le foreste fino a quando quelle terre non saranno ufficialmente demarcate – un processo che normalmente richiede decenni.
Molti popoli indigeni potrebbero non poter fare mai più ritorno alla loro terra perché la legge riconosce anche il Marco Temporal (limite temporale), nonostante la Corte Suprema del paese lo abbia respinto solo pochi mesi fa giudicandolo anticostituzionale. Il Marco Temporal è uno stratagemma pro-business che afferma che i popoli indigeni che non possono provare che nell’ottobre 1988 (quando fu promulgata la Costituzione brasiliana) abitavano nelle loro terre non vedranno più riconosciuti i loro diritti su di esse.
L’Associazione dei popoli indigeni del Brasile, APIB, ha annunciato che farà nuovamente ricorso alla Corte Suprema.
“Questa legge fa a pezzi molte delle protezioni legali sulle terre indigene garantite dalla Costituzione, e le butta nella spazzatura” ha dichiarato oggi la Direttrice generale di Survival International, Caroline Pearce. “Dà a grandi aziende e bande criminali che stanno dietro la maggior parte della deforestazione e delle attività minerarie in Brasile ancora più libertà di invadere i territori indigeni e di farvi ciò che vogliono. Segna la rovina di gran parte dell’Amazzonia e di tutte le foreste del Brasile.”
“Questa legge è assolutamente disastrosa per le tribù incontattate del Brasile – che, quando le loro terre vengono invase, sono tra i popoli più vulnerabili del pianeta – e per tutti i popoli indigeni del paese. Questi popoli continueranno a resistere con la stessa determinazione che hanno dimostrato durante il regime genocida di Bolsonaro. E i loro alleati in tutto il mondo, come Survival, continueranno a restare con forza al loro fianco. Permettere che tutto questo passi incontrastato annullerebbe decenni di graduali progressi nel riconoscimento dei diritti indigeni.”
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Non solo difesa, ecco il valore aggiunto del Gcap per Roma, Londra e Tokyo. L’analisi di Borsari
La firma del trattato per l’istituzione dell’Organizzazione Governativa Internazionale del Gcap (Gcap International Government Organization – Gigo) tra Italia, Giappone e Regno Unito consolida ulteriormente il percorso fatto dall’annuncio, esattamente un anno fa, della coalizione trilaterale tra Roma, Tokyo, e Londra per la creazione di un caccia stealth di sesta generazione, e ne certifica definitivamente la solidità a livello politico.
Questo è un passaggio chiave poiché inaugura ufficialmente la cornice politico-istituzionale all’interno della quale si svilupperà il progetto, con l’organismo cardine – la Gigo – che dovrà guidarne le varie fasi e coordinare gli attori coinvolti sul piano industriale nonché su quello militare. Questo ruolo include, ovviamente, anche limare eventuali difficoltà o visioni divergenti, dalla fase di progettazione e sperimentazione, alla suddivisione del lavoro, alla gestione delle risorse, e così via. Questo aspetto è cruciale dato che si tratta di un progetto senza precedenti, tanto ambizioso quanto complesso, in virtù della sua natura multinazionale e degli approcci – oltre che degli interessi – propri dei singoli Paesi coinvolti.
I tre Paesi hanno già stanziato fondi dedicati nell’ordine complessivo di alcuni miliardi di euro in un orizzonte di breve-medio termine (Londra e Roma attualmente pianificano di spenderne – molto ottimisticamente – rispettivamente circa 10 e 7,7 da qui al 2035) e si apprestano ora ad intensificare la cooperazione a livello industriale per poter lanciare la fase di sviluppo vera e propria nel 2025. A tal proposito è doveroso notare come l’Italia, sia a livello di industria che di forze armate, si stia muovendo velocemente nell’ambito della sensoristica e dell’elettronica avanzate che caratterizzeranno il Gcap, con importanti accordi di collaborazione tra le imprese dei tre paesi nel dominio ISANKE & ICS (Integrated Sensing And Non Kinetic Effects & Integrated Communication System) e la “Gcap Acceleration Initiative” lanciata dalla Difesa per raccogliere le migliori proposte dall’industria nazionale su diverse capacità, tra cui sistemi ottici e laser, intelligenza artificiale (AI) applicata, sistemi di propulsione, gestione di sistemi autonomi e sistemi di missione, cybersecurity e molti altri.
Nel complesso, il valore aggiunto del progetto sta nella possibilità di rinforzare la cooperazione internazionale nel campo della difesa, bilanciare costi altrimenti proibitivi per i singoli Paesi – con evidenti implicazioni per la successiva attrattività del Gcap sul mercato, e rivitalizzare l’industria nazionale della difesa nonché l’economia grazie agli effetti a cascata in termini di tecnologie avanzate, expertise e internazionalizzazione per le imprese e la comunità scientifica.
Alla luce di ciò, è sempre più evidente la forte connotazione geostrategica che assume il programma Gcap, dato che il suo impatto andrà ben oltre la dimensione della difesa, interessando tutto il sistema paese, e influenzandone altresì il posizionamento internazionale con un focus crescente sulla connessione strategica tra teatro Europeo e Indopacifico. Ciò risulta ancor più importante alla luce della crescente attenzione di paesi come la Cina alla creazione di un caccia di sesta generazione. Al contempo, la sfida per Italia, Giappone e Regno Unito, sarà quella di garantire una collaborazione efficace in tutte le fasi del progetto, assicurare le risorse necessarie (le stime attuali andranno quasi certamente riviste al rialzo) e rispettare una scadenza – il 2035 – per l’iniziale operatività certamente molto ambiziosa.
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Dal Consiglio europeo, piccoli passi verso la difesa comune. L’analisi di Politi
Un quadro normativo per il settore industriale della difesa europea: lo prevede la bozza dedicata alla sicurezza e alla difesa delle conclusioni del Consiglio europeo, con l’obiettivo di coordinare gli acquisti congiunti e aumentare l’interoperabilità e la capacità produttiva dell’industria europea della difesa. Formiche.net ne ha discusso con Alessandro Politi, direttore della Nato Defense College Foundation.
Attuare con urgenza le misure esistenti per facilitare e coordinare gli acquisti congiunti e per aumentare l’interoperabilità e la capacità produttiva dell’industria europea della difesa per ricostituire le scorte degli Stati membri, in particolare alla luce del sostegno da fornire all’Ucraina. Questa una delle richieste contenuta nel capitolo sicurezza e difesa delle conclusioni del Consiglio europeo. A questo punto il passo successivo è la difesa comune europea. Ma quando?
C’è una parolina che mi ha colpito della bozza, ovvero standardizzazione: è interessante che leader ancora alle prese con questa bozza abbiano deciso di introdurre questa parola per un passaggio puramente burocratico. Quindi nessuno va a toccare i programmi di armamento in quanto oggetti che poi finiscono nelle mani di una forza armata, però questa parola riguarda le procedure ed è chiaro che se si standardizzano le procedure si facilita la vita a valle.
Un punto di partenza o serviva dell’altro?
Dopo 40 anni di guerra fredda avrebbe già dovuto esser fatta: non pretendo già da oggi l’esercito europeo ma almeno standardizzare i sistemi d’arma e per ora siamo ancora molto lontani. Come si fa a mettere d’accordo 27 voci sull’unanimità? Già con il consenso è complicato, figuriamoci con l’unanimità. Non nascondo che dei passi in avanti siano stati compiuti, come il lavoro enorme sui sistemi radio che oggi si parlano fra loro.
Perché la seconda guerra nel giro di 600 giorni non ha stimolato un’accelerazione su certi processi?
Il problema è che nessuno vuole ridurre i margini di guadagno e mentre durante la guerra fredda sostenevamo che diversità dei sistemi d’arma complicava la pianificazione tattico-operativa del nemico, oggi vediamo che i russi reggono benissimo l’assalto degli ucraini, che tra le altre cose non hanno sistemi standardizzati. Per cui mantenere questa diversità di sistemi operativi è un incubo.
Questa iniziativa contenuta nelle conclusioni del Consiglio europeo quali vantaggi può portare all’Italia che nel suo background ha competenze, imprese e cervelli in quel settore che rappresenta una fetta importante di Pil?
In primis bisognerà valutare se quelle conclusioni presenti nella bozza verranno poi approvate. In quel caso questo tipo di accordo non dico che sarebbe un toccasana, per un sistema come quello tedesco caotico, ma certamente dovrebbe snellire, ad una condizione però: che quando poi si va a negoziare sul concreto ognuno negozi con le unghie e con i denti il meglio che ha. Se gli italiani, come gli altri, non negoziano il meglio di quello che possono offrire come procedure e concetti, allora si uniformano su una specie di ircocervo.
Una chiusura sull’Ucraina: si aspettava qualcosa di più dal Consiglio europeo?
Innanzitutto vorrei contestare alcune affermazioni apparse sulla stampa internazionale secondo cui le esitazioni a sostenere Kiyv sarebbero europee: falso. Sono tanto per cominciare degli americani e, a loro a rimorchio, anche di parte degli europei. Biden fin dall’inizio ha avuto il braccino corto con gli ucraini, tanto è vero che quando Olaf Scholz è stato pungolato dagli americani, ha promesso di mandare i suoi carri armati Leopard solo quando gli Usa avrebbero mandato gli Abrams. Questi ultimi non si sono ancora visti in Ucraina, mentre i Leopard sì: pochi, maledetti e vecchi ma sono arrivati. Quindi le esitazioni sono di tanta parte dei Paesi euro-atlantici. Certo c’è chi è più garibaldino e chi frena di più per ovvi motivi.
Ora è arrivata Gaza…
Che naturalmente ha tolto visibilità comunicativa all’Ucraina. Ma anche se non ci fosse stata Gaza, la fase attuale di stanchezza si sarebbe manifestata ugualmente, anche perché i Paesi hanno finito le scorte. È chiaro che i Paesi occidentali devono tenere duro sul principio che non ci sono cambi di territorio se non concordati tra le parti. Non ci sono perché in quel caso si aprirebbe un vaso di Pandora in tutta Europa, anche a danno dei russi.
FPF Publishes New Report: A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways
On October 27, 2023, the Future of Privacy Forum (“FPF”), in partnership with the UNSW Allens Hub for Technology, Law and Innovation (“Allens Hub”), convened a multidisciplinary meeting of experts on technology, privacy, safety, and security in Sydney, NSW, Australia to discuss benefits, challenges, and unanswered questions associated with the Australian eSafety Commissioner’s (“eSafety”) forthcoming industry standards for the regulation of certain online content. Today, FPF publishes a report summarizing broad themes and takeaways gleaned from this discussion, “A Conversation on Privacy, Safety, and Security in Australia: Themes and Takeaways.”
Australia’s Online Safety Act of 2021 (“Online Safety Act”) mandates the development of industry codes or standards to provide appropriate community safeguards with respect to certain online content, including child sexual exploitation material, pro-terror material, crime and violence material, and drug-related material. Through September 2023, the eSafety has registered six industry codes that cover: Social Media Services, App Distribution Services, Hosting Services, Internet Carriage Services, Equipment, and Internet Search Engine Services. In May 2023, however, the Commissioner rejected proposed codes for relevant electronic services (“RES”) and designated internet services (“DIS”) on account that they “do[] not provide appropriate community safeguards.” Under the Online Safety Act, the rejection of the RES and DIS codes by the Office of the eSafety Commissioner initiated a process in which the Commissioner drafted industry standards for these sectors. A draft of the industry standards was published on November 20, 2023, and is open for public comment until December 21, 2023.
For purposes of the FPF and meeting, participants were asked to assume the existence of industry standards that satisfies the Online Safety Act’s statutory requirements. As such, the goal was not to solicit arguments about any specific approach, but rather to provide an opportunity for experts to discuss underlying opportunities and challenges in regard to the creation of industry standards, particularly in regard to partially or entirely end-to-end encrypted services. While meeting participants were not in full agreement in regard to any specific point, there were many themes that came up multiple times within the conversation as well as areas of consensus on certain points, including:
- Participants agreed broadly on the goals of the e-Safety Act and the mission of the e-Safety Commissioner
- Several participants found deficits in the length and scope of the public consultation available throughout the process
- Participants identified several potential benefits of an industry code beyond its intended scope
- Participants broadly opposed any approach that would require otherwise encrypted messaging services to utilize content hashing and/or client-side scanning
- Many participants discussed the need for unique treatment for different types of content based on distinctions in context
- Participants flagged previous cases of mission drift in regard to certain legal authorities and warned of similar evolution
- Participants flagged an important role for greater education, both for individuals as well as enforcers
- Participants supported a broad public dialogue on effective responses and solutions
- Participants identified a large number of unanswered questions in regard to the creation, implementation, and enforcement of industry codes that left much uncertainty
- Australia has played a leadership role globally on issues related to Online Safety and is likely to continue to do so
Denuncia GDPR contro X (Twitter) per micro-targeting illegale per gli annunci di controllo della chat X ha permesso il microtargeting politico illegale utilizzato dalla Commissione europea
Maronno Winchester reshared this.
Threads sta ufficialmente iniziando a testare l'integrazione di ActivityPub. Iniziamo a comprare il silicone, perché potrebbe essere necessario sigillare i tombini del Fediverso!
"Sarà avviato di un test in cui i post degli account Threads saranno disponibili su Mastodon e altri servizi che utilizzano il protocollo ActivityPub. Rendere i thread interoperabili darà alle persone una maggiore scelta su come interagire e aiuterà i contenuti a raggiungere più persone. Sono abbastanza ottimista su questo."
Il CEO di Meta, Mark Zuckerberg, ha annunciato che la società ha iniziato a testare i post mostrati su Mastodon e altri servizi di ActivityPub
Weekly Chronicles #58
Questo è il numero #58 delle Cronache settimanali di Privacy Chronicles, la newsletter che parla di sorveglianza di massa, crypto-anarchia, privacy e sicurezza dei dati.
Nelle Cronache della settimana:
- Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
- Nuove rivelazioni: i governi ci spiano con le notifiche push
Nelle Lettere Libertarie:
- Klaus Schwab odia i libertari
Rubrica OpSec & OSINT:
- Così ti hackerano l’automobile
Gino Cecchettin e l’Affaire RADIOSBORO
Dopo Patrick Zaki, è Gino Cecchettin il beniamino del momento della sinistra “woke” italiana. La tragedia che l’ha colpito è stata usata come forza inerziale per spingere Gino verso la luce del palcoscenico pseudo-politico, con una consacrazione che si è tenuta al tempio di Che Tempo Che Fa, con un rito presieduto dal sacerdote Fabio Fazio.
Gino Cecchettin è però anche stato il protagonista di un particolare hashtag nato in questi giorni su X: #RADIOSBORO.
L’Affaire RADIOSBORO riguarda la diffusione di alcuni contenuti pubblicati negli scorsi anni proprio da Gino sulla piattaforma social. Il tenore dei contenuti è quello tipico del boomer senza filtri, con commenti spinti di vario tipo a diverse donne, post golardici e l’indecifrabile post in cui scrisse semplicemente “radiosboro”, da cui è nato anche l’omonimo hashtag.
Molti “fact checker” in questi giorni hanno sostenuto che l’account fosse falso, ma è evidente che così non è, dato anche il confronto incrociato fatto con altri account social in cui era presente il link allo stesso account X, oltre a diversi dati di localizzazione. Ma non è questo a interessarci.
A interessarci è la reazione scomposta da parte di un ampio gruppo di utenti che hanno condannato aspramente la diffusione sul social dei contenuti scritti da Gino stesso. Bisogna lasciarlo stare, dicono. In altre parole: Gino avrebbe bisogno di un po’ di privacy, che qualcuno definì proprio come il “right to be left alone”.
Le stesse persone però non esitano un momento a chiedere a gran voce, anche politicamente, il divieto di ogni anonimato sui social network. Bisogna prendersi la responsabilità di ciò che si scrive, dicono.
Questo accade ogni volta che un account pseudoanonimo osi scrivere contenuti contrari alla loro ideologia e pensiero (unico).
Insomma, questi soggetti hanno un rapporto a dir poco contraddittorio con la privacy: la odiano quando serve a tutelare le idee di qualcuno che la pensa diversamente da loro, mentre la chiedono a gran voce per proteggere i loro beniamini.
Se è vero che ognuno dovrebbe essere identificato e responsabile di ciò che scrive, perché mai prendersela con #RADIOSBORO, quando non è stato fatto altro che diffondere post scritti dall’autore? Una contraddizione vivente: non comprendono e non sono in grado di comprendere; solo odiare.
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Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies
Today, the Future of Privacy Forum (FPF) released its Risk Framework for Body-Related Data in Immersive Technologies for organizations to structure the collection, use, and onward transfer of body-related data.
Organizations building immersive technologies like extended reality and virtual worlds often rely on large amounts of data about individuals’ bodies and behaviors. While body-related data allows for new, positive applications in health, education, entertainment, and more, it can also raise privacy and safety risks. FPF’s risk-based framework helps organizations seeking to develop safe, responsible immersive technologies, guiding them through the process of documenting how and why they handle body-related data, complying with applicable laws, evaluating their privacy and safety risks, and implementing best practices.
While the framework is most useful for organizations working on technologies with immersive elements, it is also useful for organizations that handle body-related data in other contexts.
Stage 1: Understanding How Organizations Handle Personal Data
Understanding your organization’s data practices is the first step toward identifying potential privacy risks, ensuring legal compliance, and implementing relevant best practices to improve privacy and safety. It can also allow organizations to better communicate about those practices. To this end, organizations should:
- Create data maps of their data practices, particularly in regard to body-related data types.
- Document the purpose of each data practice.
- Identify all relevant stakeholders impacted by data practices, including third-party recipients of personal data and data subjects.
Stage 2: Analyzing Relevant Legal Frameworks and Ensuring Compliance
Collecting, using, or transferring body-related data may implicate a number of current and emerging U.S. privacy laws. As such, organizations should:
- Understand the individual rights and business obligations that apply under existing comprehensive and sectoral privacy laws.
- Analyze how emerging legislation and regulations will impact body-based data practices.
Stage 3: Identifying and Assessing Risks to Individuals, Communities, and Society
Privacy harms may stem from particular types of data being used or handled in particular ways, or transferred to particular parties. In that regard, legal compliance may not be enough to mitigate risks, and organizations should:
1. Proactively identify and minimize the risks their data practices could pose to individuals, communities, and society. Factors that impact the risk of a data practice include:
Identifiability | Use for critical decisions |
Sensitivity | Partners and third parties |
Potential for inferences | Data retention |
Data accuracy and bias | User expectations and understanding |
2. Assess how fair, ethical, and responsible the organization’s data practices are based on the identified risks.
Stage 4: Implementing Relevant Best Practices
There are a number of legal, technical, and policy safeguards that can help organizations maintain statutory and regulatory compliance, minimize privacy risks, and ensure that immersive technologies are used fairly, ethically, and responsibly. Organizations should:
1. Implement best practices intentionally—adopted with consideration of an organization’s data practices and associated risks; comprehensively—touching all parts of the data lifecycle and addressing all relevant risks; and collaboratively—developed in consultation with multidisciplinary teams within an organization including stakeholders from legal, product, engineering, privacy, and trust and safety. Such practices include:
Data minimization | Local and on-device processing and storage |
Purpose specification and limitation | Third party management |
Meaningful notice and consent | Data integrity |
User controls | Privacy-enhancing technologies (PETs) |
2. Evaluate best practices in regard to one another, as part of a coherent strategy.
3. Assess best practices on an ongoing basis to ensure they remain effective.
Manuel D'Orso reshared this.
Pubblicata la guida alla privacy di Mastodon della Data Protection Foundation. L'articolo di Netzpolitik
Mentre il social network Twitter e il suo proprietario Elon Musk si spostano sempre più a destra, molte persone, media e istituzioni cercano una nuova casa digitale . Un’opzione è Fediverse, un’associazione di social network indipendenti in cui operano insieme molte migliaia di persone e istituzioni. Mastodon, un social network con funzionalità simili a Twitter, è attualmente il capofila del Fediverso.
Ma cosa devo considerare in termini di protezione dei dati se eseguo la mia istanza Mastodon? Il software può essere utilizzato in modo tale da essere compatibile con il regolamento generale sulla protezione dei dati e con le leggi tedesche sulla protezione dei dati? Quali impostazioni devo effettuare sul software affinché sia conforme alla legge?
A queste e ad altre domande la Fondazione per la protezione dei dati ha risposto in una guida (qui il PDF). È rivolto a chiunque desideri gestire la propria istanza di Mastodon. Se invece volete cliccare solo su un account, al momento della selezione dell'istanza dovreste verificare quali norme sulla protezione dei dati si applicano lì.
La guida è stata scritta da Jens Kubieziel, Malte Engeler e Rebecca Sieber. Secondo i tre autori è possibile gestire la piattaforma nel rispetto delle norme sulla protezione dei dati:
Tuttavia, è necessario un quadro adeguato. Ciò riguarda, ad esempio, le informazioni richieste dalla legge, le configurazioni tecniche e la relativa organizzazione della protezione dei dati.
La checklist è pratica , con la quale gli operatori delle istanze possono vedere direttamente cosa si trovano di fronte e cosa potrebbe mancare. I requisiti in questo caso vanno da una semplice nota legale o informativa sulla protezione dei dati fino agli aggiornamenti regolari del sistema operativo o dei certificati. Nel complesso, la guida copre diversi casi e mostra cosa dovete fare affinché la protezione dei dati nel vostro caso non diventi un problema, ma piuttosto una caratteristica. In futuro è previsto anche un generatore di testi sulla protezione dei dati, che secondo il sito è in fase di preparazione.
Se volete approfondire ancora di più il tema Fediverse e la protezione dei dati, vi consigliamo il saggio scientifico allegato (PDF) di Rebecca Sieber.
Qui l'articolo originale di Markus Reuter
Markus Reuter
@Markus Reuter è un ricercatore e scrive di politica digitale, disinformazione, censura e moderazione, nonché sulle tecnologie di sorveglianza. Si occupa anche di polizia, di diritti fondamentali e civili oltre che di protesta e movimenti sociali. Ha ricevuto il Premio dell'Associazione bavarese dei giornalisti nel 2018 per una serie di inchieste sulla polizia su Twitter e il Premio di giornalismo informatico nel 2020 per un'indagine su TikTok . Su netzpolitik.org come redattore da marzo 2016. Può essere raggiunto su markus.reuter | ett | netzpolitik.org, nonché su Mastodon e Bluesky.
Datenschutz bei Mastodon - Stiftung Datenschutz
Die Stiftung Datenschutz wurde im Januar 2013 von der Bundesrepublik Deutschland als Stiftung privaten Rechts gegründet. Sie ist gemeinnützig und verfolgt keine gewerblichen Interessen.stiftungdatenschutz.org
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Malgrado i recenti rallentamenti (per usare un eufemismo) l'integrazione di Tumblr con il "fediverso" è ancora sul tavolo...
Lo afferma il proprietario e CEO di Automattic Matt Mullenweg
Nonostante i ritardi, a quanto pare il piano per collegare il sito di blogging di #Tumblr al più ampio mondo dei social media decentralizzati, noto anche come "fediverso", è ancora in corso. Più di un anno fa, il CEO di Automattic Matt Mullenweg , la cui società ha acquisito Tumblr da Verizon nel 2019 , ha pubblicato su Twitter che il sito avrebbe "presto" aggiunto il supporto per ActivityPub , il protocollo che alimenta Mastodon, rivale di Twitter/X, e altre app social decentralizzate. Ma col passare del tempo da quella dichiarazione, non era chiaro se Tumblr si stesse ancora muovendo in quella direzione.
Per complicare ulteriormente le cose, Tumblr ha recentemente tagliato un certo numero di membri del personale , trasferendone molti su altri progetti all'interno della sua società madre Automattic , che gestisce WordPress.com, WooCommerce, Pocket Casts e altro, incluso Texts.com recentemente acquisito . La riorganizzazione aveva lo scopo di alleviare le pressioni finanziarie a cui Tumblr è stato sottoposto, poiché il sito continuava a perdere denaro . Ma ciò ha anche portato molti sostenitori di Fediverse a chiedersi se anche i piani di Tumblr di unirsi al mondo dei social media decentralizzati fossero stati scartati.
Inoltre, un post di un dipendente di Tumblr sembrava indicare che il progetto era ormai nel dimenticatoio poiché affermavano che il piano fediverse era stato spostato sul terreno di prova di Tumblr, Tumblr Labs.
Ora, il CEO Matt Mullenweg sta chiarendo lo stato delle ambizioni fediverse di Tumblr in un AMA (Ask Me Anything) condiviso sul suo blog Tumblr. In risposta a una domanda di TechCrunch, Mullenweg ha spiegato che, nonostante la riorganizzazione, che vedrà molti dipendenti di Tumblr spostarsi su altri progetti alla fine dell'anno, Automattic ha trasferito qualcuno su Tumblr per lavorare sull'integrazione fediverse, che lo farà continuare nel nuovo anno.
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Che succede nel Fediverso? reshared this.

Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
Preprint, teorie del complotto e necessità di governance della piattaforma
Una delle principali tendenze durante la pandemia di COVID-19 è stata l’aumento del volume di ricerche pubblicate come preprint prima della revisione formale tra pari. Mareike Fenja Bauer e Maximilian Heimstädt esplorano un esempio di come una prestampa sia stata parte integrante della costruzione delle teorie del complotto e suggeriscono come una migliore governance della piattaforma potrebbe mitigare questi rischi.
@Giornalismo e disordine informativo
blogs.lse.ac.uk/impactofsocial…
Preprints, conspiracy theories and the need for platform governance
One of the major trends during the COVID-19 pandemic was an uptick in the volume of research being posted as preprints prior to formal peer review. Mareike Fenja Bauer and Maximilian Heimstädt expl…Impact of Social Sciences
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Scusa @FronteAmpio potresti spiegarti meglio? MI sembra che le cose che hai detto siano o imprecise o false o allusive.
> la veritá sulla famosa "pandemia" probabilmente non la sapremo mai.
A cosa fai riferimento? Alla genesi precisa del virus? Oppure al fatto che il virus sia stato bioingegnerizzato in laboratorio? Perché dovresti sapere che allo stato attuale della conoscenza scientifica (analisi delle sequenze del DNA, tecniche di modifica del genome) quest'ultima ipotesi è stata già scartata da tempo
> Non é scientifica la chiusura delle due bolle (burionisti e anti-burionisti). Io credo che la Veritá stia a metá.
Se per "le due bolle" intendi le tifoserie social, la cosa ha senso. Se per due bolle intendi chi ha studiato (come Burioni) e chi non sa un cazzo, allora stai sbagliando perché non si tratta di due bolle, ma di persone che da una parte stanno facendo il loro lavoro sulla base degli studi svolti e dall'altra stanno facendo caciara o ciarlataneria truffaldina, senza sapere nulla di scienza.
> Troppi gli indizi che si é bluffato, per ragioni economiche e politiche da entrambe le parti.
A quali bluff stai facendo riferimento? Al fatto che i morti di Covid siano sovrastimati (è una cazzata: sono sicuramente sottostimati!) o al fatto che il confinamento non servisse (meno di quanto sia stato detto, ma secondo tutti i modelli è oggettivamente servito) o a qualche altra teoria?
> Poi le minacce. Chi ha ragione spiega la questione non minaccia, non ricatta. É un segno di debolezza di idee.
Quando si è in presenza di una pandemia (vuoi negarlo?) in cui muoiono persone (vuoi negarlo?), allora ogni organizzazione statuale deve prendere provvedimenti che prevedano anche pene e sanzioni contro chiunque dica il contrario o inviti a comportamenti dannosi o autolesionisti, lo faccia per interesse personale, semplice stupidità, tattica politica o narcisismo. Non sono minacce, ma precauzioni!
> A parte che tante Veritá sui presunti "vaccini", su quanto valevano sono poi uscite fuori.
A cosa ti riferisci? Perché di solito, chi fa queste allusioni non porta mai argomenti seri, cita fonti sputtanate o aggiunge altre allusioni, come uno che per coprire la propria cacca, ci fa sopra una cagata ancora più grande...
Gianlu ⁂ 🇮🇹 🇪🇺 likes this.
> Non mi va di andare oltre su una tematica controversa e dove si ragiona a tifoserie
E invece sarebbe fondamentale smettere di definire controversa una questione che dal punto di vista scientifico non ha nulla di controverso. Non c'è nulla di controverso nella gravità della pandemia, nella Sicurezza dei vaccini o nella loro efficacia. Non c'è nulla di controverso relativamente alla inutilità e pericolosità delle pseudo terapie promosse dalla maggior parte delle persone che parlano di quanto siano controversi aspetti che controversi non sono.
Anche perché così facendo, e mi sembra che l'esperimento sia perfettamente riuscito, si finisce per Occultare gli aspetti veramente controversi della gestione pandemica: le responsabilità di chi ha lasciato arrivare ha un punto così basso la sanità all'alba della pandemia, i ritardi e gli errori commessi durante le primissime fasi in cui era possibile diminuire i contatti tra le persone, le politiche isteriche sul confinamento, i coprifuoco inutili, l'indiscriminata liberalizzazione della circolazione per i vaccinati, la strumentalizzazione pericolosissima della certificazione verde avvenuta solo in Italia.
È questo che mi fa venire il sangue al cervello quando sento parlare di presunte questioni controverse, A proposito di questioni che sono controverse solo nella testa di alcune persone che non hanno minimamente idea dello stato dell'arte dal punto di vista medico e che si lasciano usare non soltanto Dai ciarlatani che spesso gli spillano soldi, ma anche da quei politici ben contenti di scegliersi una opposizione di sciroccati, al fine di equiparare ogni critica, anche quelle più serie, ai deliri complottisti verso i quali la maggior parte della popolazione ha giustamente iniziato a provare disprezzo e intolleranza
Ci sono alcuni problemi su masto.host che si ripercuotono su tutte le istanze che utilizzano quel servizio gestito (AGGIORNAMENTO: il problema dovrebbe essere stato risolto)
"C'è attualmente un problema con i media. L'archiviazione degli oggetti fa fallire il caricamento dei media e i server sono lenti o non responsivi. Il fornitore di archiviazione degli oggetti sta lavorando su una soluzione"
(AGGIORNAMENTO: il problema dovrebbe essere stato risolto mastodon.social/@mastohost/111…)
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Che succede nel Fediverso? reshared this.
Five Big Questions (and Zero Predictions) for the U.S. State Privacy Landscape in 2024
Entering 2024, the United States now stands alone as the sole G20 nation without a comprehensive, national framework governing the collection and use of personal data. With bipartisan efforts to enact federal privacy legislation once again languishing in Congress, state-level activity on privacy dramatically accelerated in 2023. As the dust from this year settles, we find that the number of states with ‘comprehensive’ commercial privacy laws swelled from five to twelve (or, arguably, thirteen), a new family of health-specific privacy laws emerged in Democratic-led states while Republican-led states increasingly adopted controversial age verification and parental consent laws, and state lawmakers took the first steps towards comprehensively regulating the development and use of Artificial Intelligence technologies.
While stakeholders are eager to know whether and how these 2023 trends will carry over into next year’s state legislative cycle, it is too early to make predictions with any confidence. So instead, this post explores five big questions about the state privacy landscape that will shape how 2024 legislative developments will impact the protection of personal information in the United States.
1. Will Any State Buck the Consensus Framework for ‘Comprehensive’ Privacy Protections?
Following the adoption of the California Consumer Privacy Act (CCPA) in 2018, many stakeholders expressed concern that U.S. states were poised to enact a deluge of divergent and conflicting state privacy laws, confusing individuals and placing onerous burdens on businesses for compliance. To date, the worst case scenarios for this dreaded “patchwork” have largely not come to pass. Instead, lawmakers outside California have repeatedly rejected the convoluted and ever-shifting CCPA approach in preference of iterating around the edges of the more streamlined Washington Privacy Act-framework. Alternative approaches like the ULC model bill or frameworks rooted in the federal American Data Privacy and Protection Act proposal have failed to gain any serious traction. Will this trend hold, or is any state positioned to upend the bipartisan consensus on privacy legislation and adopt an alternative regulatory framework that creates novel individual rights, covered entity obligations, or enforcement provisions?
Despite the overarching trend of regulatory convergence there are still meaningful differences between the post-California comprehensive state privacy laws. Notable new wrinkles adopted in the 2023 legislative sessions include the Texas requirement that even small businesses obtain consent to sell sensitive personal data, Oregon creating a right-to-know the specific third parties who receive personal data from covered entities, and Delaware extending certain protections for adolescents up to the age of seventeen. However, for the most part, the new class of comprehensive commercial privacy laws adhere to the same overarching framework, definitions, and core concepts, enabling regulated entities to build out of one-size-fits-most compliance strategies.
Next year, states wishing to enact protections for personal data held by businesses will have a clear blueprint with a bipartisan track record of success for doing so. However, the emerging inter-state consensus for privacy protection is not without its critics. In particular, some privacy advocacy groups have argued that the current laws place too much of the onus for protecting privacy on individuals rather than the businesses and nonprofits that are engaged in the collection, processing, and transfer of user data and have supported various models that would take a different approach.
Based on the 2023 lawmaking sessions, two states stand out as potential candidates to buck the Washington Privacy Act-paradigm by virtue of having unique privacy proposals previously clear a chamber in their state legislature. First is the Kentucky Consumer Data Protection Act (SB 15) from Senator Westerfield which passed the State Senate by a 32-2 vote in 2023. This bill included a GDPR-style ‘lawful basis’ requirement for the collection of personal data. Second, in New York State, Senator Thomas (who is now running for Congress) shepherded the New York Privacy Act (S 365) through the State Senate. The proposal included numerous distinct privacy rights and protections, particularly with respect to first-party online advertising. Could 2024 be the year that one or both of these proposals cross the finish line?
2. What will California do on Artificial Intelligence?
Recent advancements and public attention to Artificial Intelligence (AI) systems, particularly those with generative capabilities, have placed AI high on the agenda for policymakers at all levels of government. To be sure, automated decision making and profiling technologies have been in use in various forms for many years and are regulated by existing legal regimes both within and outside the privacy context. Nevertheless, lawmakers appear keen to explore new governance models that will allow the U.S. to unlock the social and economic benefits promised by AI while minimizing risks to both individuals and communities. As has been the case with commercial privacy legislation, California once again appears poised to play an important role in establishing initial, generally applicable rules-of-the-road for business use of AI systems. However, this time there are two overlapping approaches that stakeholders must track.
Of the two efforts taking place in California, the first is with the California Privacy Protection Agency (“the Agency”). The CCPA charges the Agency with establishing rules “governing access and opt-out rights with respect to businesses’ use of automated decisionmaking technology” (ADMT). The Agency interprets this provision as an authorization to create standalone individual rights to opt-out of various automated processing technologies. Agency board member Alastair Mactaggart has gone so far as to call the Agency “probably the only realistic” AI regulator in the United States on the basis of this provision. To date, the Agency has proposed draft regulations that would create individual opt-out rights with respect to ADMT in six distinct circumstances that extend far beyond existing legal regimes. These include when ADMT is used to reach significant decisions about an individual, when ADMT is used to profile an employee or student, and when ADMT is used to profile an individual in a public place.
Second, California legislators have also taken an active interest in establishing broad protections and rights with respect to the use of AI systems. In 2023, Assemblymember Bauer-Kahan’s AB331 on automated decision tools made substantial legislative progress and appears likely to be reintroduced next year. The proposal is geared toward preventing algorithmic discrimination and imports a developer-deployer distinction from global frameworks for the allocation of risk management, rights, and transparency responsibilities. While the proposal was not enacted on its first attempt, AB331 has nevertheless already proven to be influential in shaping how policymakers in other states are considering AI systems.
Critically, these two emerging Californian approaches to regulating AI systems broadly overlap and are in tension on many key issues. For example, the CCPA’s draft regulations would include systems that so much as “facilitate” human decisions, while AB 331 is focused on systems that are the “controlling factor” for decisions. Separately, AB 331 is focused toward high-risk “consequential decisions,” while the CPPA is considering several applicability thresholds based on data collection and use in certain contexts that are unmoored from any objective standard of individual harm. The manner in which these diverging California processes advance, and questions about how they would operate in conjunction, is likely to play a major role in the emergence of standards for AI governance in the United States.
3. Will 2024 (Finally) be the Year of Privacy Enforcement Actions?
As the emerging state-driven approach to regulating individual privacy in the U.S. continues to mature, the contours of personal rights and business obligations will necessarily begin to be shaped not just by laws on the books, but also their interpretation, implementation and enforcement. While five ‘comprehensive’ state privacy laws will be in effect at the start of 2024, there remains a scarcity of regulator actions enforcing this new class of law. To date, the only known enforcement action that reached a financial penalty is the California Attorney General’s 2022 settlement with the French cosmetics retailer Sephora, which was based primarily on alleged failure to allow customers to opt-out of behavioral advertising. Following a quiet 2023, could 2024 be the year that the public first experiences widespread enforcement of their new privacy rights?
One structural reason for a lack of visible enforcement actions may be that Virginia, Colorado, Connecticut, and until recently, California all provide the ability for businesses to ‘cure’ many or all alleged violations of their privacy laws before a formal enforcement action can take place (this right to cure shall sunset in both Colorado and Connecticut in 2025). Therefore, initial enforcement activity in the first wave of state privacy laws may be happening largely out of the public eye, with businesses rapidly bringing their programs into compliance in response to notices of suspected noncompliance. Furthermore, while the CCPA’s right to cure has already sunset, the ability of its regulators to fully enforce the law has been thrown into doubt until next year due to missed rulemaking deadlines and a subsequent lawsuit from the California Chamber of Commerce.
Despite what may be perceived as initial slow going, there are several indicators of regulatory interest that may foreshadow forthcoming enforcement actions. For example, the Colorado Attorney General has announced the release of a series of enforcement letters focused on educating companies about their new obligations, particularly with respect to processing sensitive personal data. Furthermore, the California Attorney General’s Office and the California Privacy Protection Agency have launched separate inquiries with the Attorney General’s office seeking information about how businesses are applying the CCPA to employee data while the Agency is investigating the connected vehicle space. The fruits of these efforts may result in an upswing in public enforcement activity in 2024.
Separately, much of the Washington My Health, My Data Act (MHMD), the first major state privacy law to contain a broad private right of action since the adoption of the Illinois Biometric Information Privacy Act (BIPA) in 2008, will take effect in March 2024. MHMD is a far-reaching and novel commercial health data privacy framework that contains numerous ambiguous and inartfully drafted provisions which may generate both confusion and ripe grounds for litigation. In contrast to BIPA however, MHMD’s private right of action is tied to the state’s Consumer Protection Act, which lacks statutory damages and requires a showing of injury to ‘business or property’ to recover damages – a requirement that may temper the trial bar’s enthusiasm for lawsuits. The forthcoming litigation landscape around the MHMD and its perceived success or failure for advancing individual privacy protection may shape the state privacy enforcement landscape in 2023 and significantly influence whether private enforcement mechanisms are considered for inclusion in future privacy laws.
4. Which States will Tinker with their Existing Laws?
Despite the purported ‘comprehensiveness’ of the new state privacy laws, enacting a commercial privacy regime has been shown to often be just the start of a state’s legislative engagement on privacy matters. In 2023 alone, four of the initial five movers on state privacy took meaningful further steps on commercial privacy legislation. First, California lawmakers amended the CCPA to expand the definition of sensitive personal data and create protections for reproductive care information while also passing a first-of-its-kind law to establish a one-stop-shop mechanism to enable people to delete personal information held by data brokers. Second, before the Connecticut Data Privacy Act even took effect, its original sponsors successfully adopted amendments to dramatically expand its terms to include novel protections for health and child data. Third, Utah enacted new legislation creating far-reaching restrictions and age verification requirements for social media and adult content websites. Finally, Virginia came close to adopting a Governor-sponsored amendment to the landmark VCDPA which would have created verifiable parental consent requirements for the collection of personal information from children under age 18.
With a dozen comprehensive privacy laws now on the books that mostly share a similar framework, perhaps the question stakeholders should be asking is not ‘who is the next domino to fall’ but, ‘which existing law will be the first to be substantially revised?’
5. Is Any of this Constitutional Anyway?
Certain observers, particularly those more skeptical of government regulation, have long argued that wide reaching state privacy laws are Constitutionally suspect given the Dormant Commerce Clause and the First Amendment, particularly pursuant to Sorrell v IMS Health (2011) precedent. Such concerns and objections have been a long simmering feature of the conversation around the evolving state privacy landscape; however, they gained new life in September when an Obama-appointed federal judge enjoined California’s novel California Age Appropriate Design Code Act (AADC) from taking effect. What impact will this injunction and ongoing litigation involving the AADC have on the broader U.S. privacy landscape?
Adopted in 2022, the California Age-Appropriate Design Code Act was always an odd fit for the American legal context. The statute is directly rooted in a United Kingdom Code of Practice designed to implement aspects of the General Data Protection Regulation with respect to children. Certain non-privacy focused AADC business requirements – like conducting age estimation of users, limiting access to “potentially” harmful content, and granting the state Attorney General power to second guess whether organizations’ content moderation decisions conform with their posted policies – are in clear tension with longstanding U.S. precedent.
It was therefore expected when the trade association NetChoice initiated litigation against the AADC in December, 2022. However, in a surprise to many observers, the Court’s subsequent injunction systematically assessed and determined that essentially every affirmative obligation of the AADC is unlikely to survive commercial speech scrutiny, including privacy focused requirements for conducting data protection impact assessments (DPIAs), setting high default privacy settings, minimizing data collection and processing, and restrictions on so-called ‘dark patterns.’ Many of these provisions are common features (at least conceptually) of both comprehensive and sectoral U.S. commercial privacy laws. Should the full scope of District Court’s holding survive the state’s appeal intact, it will raise significant questions about the continued constitutional integrity of privacy laws across the country while providing a blueprint for subsequent legal challenges.
Conclusion
This commentary has noted several jurisdictions where impactful privacy legislation, regulation, enforcement, and litigation is a near certainty in the new year. However, the rate of state privacy activity has expanded each year since 2018, and observers should expect a new barrage of privacy proposals starting when state sessions formally start convening in January. There are many questions, but perhaps only one clear forecast: another turbulent and exciting year in the ongoing state-level efforts to advance and secure new privacy rights and protections for personal data is on the close horizon. Interested stakeholders can follow The Patchwork Dispatch for industry leading-updates and analysis tracking emerging trends and key developments throughout the year.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Ministero dell'Istruzione
#Scuola, al via concorsi #PNRR per l’assunzione di oltre 30mila docenti. I bandi pubblicati questa mattina sul sito, prevedono la copertura di 9.641 posti nella Scuola primaria e dell’infanzia e di 20.Telegram
punto-informatico.it/intellige…
Intelligenza artificiale: spionaggio di massa?
Secondo un noto ricercatore di sicurezza, l'intelligenza artificiale velocizzerà la raccolta dei dati degli utenti, consentendo lo spionaggio di massa.Punto Informatico
Il Comandante Todaro e i cosplayer della Wehrmacht
Gli ambienti conservatori della penisola italiana apprezzano e promuovono le produzioni culturali che ritraggono la partecipazione alla seconda guerra mondiale in termini oleografici.
In molti casi i saggi, la memorialistica e soprattutto le opere cinematografiche ritraggono individui e gruppi presentati come esempi di virtù e di correttezza rinforzando l'idea di un primato etico che eviti di lasciare spazio al ricordo di una realtà poco presentabile. Nei film prodotti nella penisola italiana si privilegiano i salvatori di ebrei, i derelitti cui mancò la fortuna ma non il valore, gli ufficiali gentiluomini.
La figura di Salvatore Todaro rientra nell'ultima categoria; tenne testa anche a Karl Doenitz, notoriamente poco tenero con i Don Chisciotte del mare.
Nulla da spartire quindi con Einsatzgruppen, Sonderkommando, Nacht und Nebel.
Roba da farci un film di cui andare orgogliosi.
Solo che poi arrivano al cinema alcuni sostenitori dell'esecutivo.
Al momento in cui scriviamo, questo esecutivo è guidato da una madre non sposata, proposta come Primo Ministro da una formazione conservatrice. La coerenza che da sempre caratterizza la pratica politica peninsulare.
Insomma, in questo cinema di una cittadina qualsiasi, questi sostenitori dell'esecutivo si presentano indossando divise nazionalsocialiste.
Lo stato che occupa la penisola italiana presenta un tasso di laureati tra i più bassi del continente europeo. A fronte di un dato del genere non stupisce che scarseggino persino le competenze necessarie a interiorizzarne la propaganda.
futuroprossimo.it/2023/12/mind… misskey.social/notes/9n1ox6lw3…
Settimana Corta e Parità di Retribuzione
Perché serve la settimana corta a parità di retribuzione: i tentativi delle grandi aziende di cambiare il mondo del lavoro
Luxottica, Lamborghini e altre grandi aziende stanno provando a cambiare il mondo del lavoro con la settimana corta a parità di retribuzione.Gianfranco Librandi (il Riformista)
Il Fediverso fa schifo?
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •ora si che ci si diverte!
Già mi immagino i puri del Fediverso che indossando mantelli fatti con un patchwork di imeni integre, brandiranno schegge di purezza per squartare altri presunti puri del fediverso e vedere da dentro quanto sono effettivamente puri
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StatusSquatter 🍫
in reply to Il Fediverso fa schifo? • • •Il Fediverso fa schifo? reshared this.
Leonardo Mantovani
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •L’adozione di ActivityPub da una piattaforma mainstream significa più pubblicità al fediverso (l’ originale e libero intendo), più contenuti per noi e un passo in avanti verso i social liberi e decentralizzati da parte di chi è ancora scettico/ignaro.
Nessun utente mastodon migrerà su threads immagino, ma magari qualche utente threads assaggiato il fediverso potrebbe volerne di più, no?
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informapirata ⁂
in reply to Leonardo Mantovani • • •capisco il tuo punto di vista, ma no, credo che i problemi supereranno i vantaggi:
1- un sovraccarico mostruoso
2- un percorso unidirezionale (gli utenti del fediverso libero non potranno comunicare con gli utenti Threads, ma potranno solo vedere i loro messaggi dal buco della serratura
3- un megalomonopolista che contamina un ambiente pulito
No, al momento non c'è niente di bello
@notizie @fediverso
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Leonardo Mantovani
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Hamster42
in reply to Leonardo Mantovani • • •Microsoft business strategy in acquiring software platforms
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Sabrina Web 📎
in reply to Leonardo Mantovani • • •Ecco, io penso che se chiede un nda non ha buone intenzioni. Sarà brutto dirlo ma non mi fido di zucchino
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rag. Gustavino Bevilacqua
in reply to Sabrina Web 📎 • • •@sabrinaweb71
Che c'è di strano?
Anch'io faccio sempre firmare un NDA prima di togliermi i pantaloni 🤣
@leo_mantooo @notizie @fediverso
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Poliverso
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Per puro gusto di autoerotismo citazionale iportiamo per intero la nostra risposta a un thread comparso su feddit.it e in particolare all'osservazione di @Darjuz (È un’azienda è ovvio che cerca di inserirsi in un ambito che le sembra promettente per farsi i soldi…)
PS: riportiamo anche le osservazioni completamente diverse di @uriel@fedi.keinpfusch.net che prevedeva la volontaria non federazione da parte di Meta (sembra che ci abbia effettivament azzeccato per metà: Threads non permetterà agli utenti del fediverso di interagire con quelli di Threads, ma esporrà i propri contenuti agli utenti del fediverso).
Threads e il Fediverso.
Uriel FanelliPoliverso
2023-07-05 08:54:51
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Basso Daniele
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Ryoma123
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Poliverso
in reply to Ryoma123 • • •Leonardo Mantovani
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Ryoma123
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informapirata ⁂
in reply to Leonardo Mantovani • • •Il punto 3 è probabilmente dovuto a convinzioni ideologiche.
Ma resta il punto 1: il sovraccarico micidiale che tutti quei milioni di utenti eserciteranno sulle istanze grandi e soprattutto su quelle piccole. Come sai io sono anche amministratore di alcune piccole istanze (poliverso.org e poliversity.it): perché dovrei raddoppiare i 50€/mese che spendo oggi per fare posto alla 💩 di Zuckerberg?
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informapirata ⁂
in reply to informapirata ⁂ • • •@leo_mantooo @senzapretese
Ovviamente mi riferisco a i tre punti indicati nel messaggio di cui trovi il link in fondo. Ho modificato il messaggio per numerare i tre punti
mastodon.uno/@informapirata/11…
informapirata ⁂
2023-12-13 20:14:56
informapirata ⁂
Unknown parent • • •Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to Leonardo Mantovani • •@Leonardo Mantovani per essere federato è federato. Ma come lo sarebbe una piattaforma come Writefreely che espone i propri contenuti nel fediverso ma non può ricevere commenti dagli altri ambienti del fediverso
@informapirata :privacypride: @Luigi Mozzillo
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Francesco Barresi
in reply to Leonardo Mantovani • • •@leo_mantooo @DigiDavidex @Hamster42 quando Zuck dice che "content will reach more people" intende dire che "advertisment will reach more people".
Su questo non ho ombra di dubbio.
Inoltre il content di Facebook è governato dell'algoritmo, si inventeranno un modo di farlo funzionare anche per chi segue dal fediverso.
Per questo riguarda EEE, 100% che lo faranno. Tempo 10-18 mesi e inizieranno ad esserci funzionalità su Threads che non funzionano bene con altri clienti ActivityPub e così via.
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Elena ``of Valhalla''
in reply to informapirata ⁂ • • •@informapirata :privacypride: @Luigi Mozzillo @Leonardo Mantovani @Poliverso - notizie dal fediverso ma le istanze ricevono solo i messaggi degli account che vengono seguiti da qualcuno su quell'istanza: l'arrivo di nuovi utenti su una megaistanza è un problema solo se gli utenti della miniistanza si mettono a seguirne millemila, no?
Altrimenti per le miniistanze come la nostra già sarebbe un problema l'esistenza di mastodon.social.
(tutto questo nell'ipotesi che threads abbia un'implementazione AP completa, federi davvero col fediverso (nei vecchi annunci avevano parlato di una whitelist di server), e abbia degli utenti che lo usano, e nessuna di queste tre cose è scontata)
Informa Pirata
in reply to Elena ``of Valhalla'' • •@Elena ``of Valhalla''
sì, ma anche no...
Premesso:
1. che milioni di utenti in più aumentano la possibilità che gli utenti della tua istanza ne seguano qualcuno tra essi
2. che questo aumenta la possibilità che nei messaggi di quegli utenti vengano menzionati altri utenti "interessanti" da seguire (e le star di Instagram lo sono...) o molto prolifici
3. che molti account, già di loro, seguono la qualunque per farsi seguire (in tanti non hanno capito che gli account threads ancora non ti vedono...)
4. che un solo account che segue 10.000 utenti è sufficiente per farti sputtanare un server di istanza dimensionato in maniera abbastanza razionale
Direi che al momento la scelta migliore per un'istanza è quella di defederare (o se non hai troppa paura di fotterti il server, al massimo silenziare, come sta facendo @Devol :fediverso: ) tutta l'istanza #Threads
Ora, in un momento in cui noi di Poliverso abbiamo già risorse al limite e stiamo aspettando di aggiornare alla prossima release per poi passare a un server dedicato, con un aumento dei costi di quasi il 100%, puoi immaginare quanto ci interessi sovraccaricare i server per dare spazio a nugoli di utenti narcisisti che, questo è il colmo, neanche possono leggerci!
ah, aggiungo un'ultima chicca: visto che sei anche tu un utente #Friendica, potresti credere di poter seguire ugualmente gli utenti threads attraverso il loro feed RSS standard di mastodon. Vero? E invece COL CA**O! 🤣🤣🤣. Infatti Zuckino ha fatto disattivare il feed RSS sui profili Threads...
A questo punto, l'unica cosa che mi viene in mente quando penso agli utenti Threads nel fediverso è soltanto "dovete tutti morire male!"
@Poliverso - notizie dal fediverso @informapirata :privacypride: @Luigi Mozzillo @Leonardo Mantovani
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
Unknown parent • •@DigiDavidex :kde: ma se sono isolette, non serve conquistarle. Ti basta riempirle di prodotti monnezza a bassissimo prezzo e distruggerai economie ed ecosistem locali
@Hamster42 @Leonardo Mantovani
Eleonora
in reply to Informa Pirata • • •@informapirata@poliverso.org mi spieghi perché sarabbe una cosa brutta togliere il feed rss dal loro mastodon?
@valhalla @notizie @informapirata@mastodon.uno @devol @senzapretese @leo_mantooo
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Oblomov
Unknown parent • • •@dado @cescobarresi @leo_mantooo @Hamster42
*sigh* devo fare la versione italiana di questo?
wok.oblomov.eu/tecnologia/cred…
(qualcuno lo segnali a @DigiDavidex che essendo sul Mercatone non può leggere i miei messaggi.)
A credible threat to (and from) commercial social network silos/1
wokinformapirata ⁂
in reply to Eleonora • • •@treleonora perché ti fa capire che lo scopo di Threads è rendere indisponibili i contenuti dei loro account attraverso il protocollo più pulito e libero oggi esistente: RSS. Puoi seguirli solo se:
1) sei iscritto
2) sei in un'istanza activitypub cha ha deciso di ingollarsi quella m**da solo per te
3) usi qualche altro sistema meno intuitivo
Non benissimo, insomma
@informapirata@poliverso.org @valhalla @notizie @devol @senzapretese @leo_mantooo
Leonardo Mantovani
in reply to Informa Pirata • • •Anche se la domanda che mi sorge allora è: e se ci fosse una (improbabile) migrazione di massa di così tanti utenti da X e Threads verso mastodon.social, si opterebbe per defederare anche loro?
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informapirata ⁂
in reply to Leonardo Mantovani • • •@leo_mantooo premesso che è sempre un'opzione (😅), ma direi di no: in primo luogo mastodon.social è una *vera* istanza mastodon e poi una crescita di questo tipo sarebbe molto più armonica e gestibile.
Inoltre a fronte di crescite regolari di quel tipo inizierebbero a essere introdotte anche nuove tecnologie per mitigare quel tipo di problematiche derivanti dall'aumento di utenti, contenuti e traffico
@informapirata@poliverso.org @valhalla @notizie @devol @senzapretese
Devol ⁂
in reply to Informa Pirata • • •il sovraccarico ce l'avranno solo server che hanno account VIP che potrebbero gonfiarsi a dismisura, account su mastodon che hanno ancora centinaia di migliaia di followers su X potrebbero aumentare enormemente.
Ma agli amici di poliverso diremo di magnare tranquilli che non vi sveglierete con 10mila followers in più dalla sera alla mattina a meno che fedez non decida di farvi uno scherzetto e iscrivervi da voi 😅
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
in reply to Devol ⁂ • •@Devol :fediverso: magari fosse così smplice... com dicevo in un altro messaggio, su un piccolo server di istanza dimensionato bene per mezzo migliaio di utenti, basterebbe un solo account che segue 10.000 utenti a far sovraccaricare dB e banda, con un aumento della memoria e della potenza di calcolo necessaria e il conseguente degrado delle prestazioni.
Tieni conto che noi non utilizziamo servizi gestiti come Masto Host che riescono a ottimizzare risorse, facendo un po' di economia di scala, con la gestione delle immagini in CDN
@Informa Pirata @Elena ``of Valhalla'' @informapirata :privacypride: @Luigi Mozzillo @Leonardo Mantovani
Emanuele
in reply to informapirata ⁂ • • •Entro a gamba tesa.
Domanda: ma perché #threads non può essere bloccato come ogni altra istanza indesiderata ?
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informapirata ⁂
in reply to Emanuele • • •@emanuelegori perché non tutti gli utenti la considerano indesiderabile (e infatti per loro la si silenzia) e se anche tanti utenti non volessero vederla, bisogna porsi il problema della minoranza interessata a quei contenuti. Ora mastodon permette agli utenti di bloccare intere istanze, quindi mantenere la massima libertà dell'utente mi sembra opportuno.
Diverso discorso per le istanze più piccole. Lì è questione di risorse
@leo_mantooo @senzapretese @notizie @fediverso
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Emanuele
in reply to informapirata ⁂ • • •Non sapevo della possibilità dell'utente di bloccare anche una intera istanza. Anche perché al momento mai avuto bisogno.
informapirata ⁂
Unknown parent • • •No ansia! Devi stare tranquilla @EccoSilvia 😅
Con Mastodon è facile bloccare n'intera istanza
@emanuelegori @leo_mantooo @senzapretese @notizie @fediverso
Simone Zanella reshared this.
OpenSoul
Unknown parent • • •informapirata ⁂
Unknown parent • • •@Brenno il silenziamento è già una protezione altissima da chi vuole seguirti, perché verresti avvisato puntualmente e decideresti tu da chi farti seguire e se farti seguire. Il blocco da parte tua corrisponde invece a una protezione totale.
Ricordati sempre però che il fediverso NON è una DARKNET e i contenuti PUBBLICI che TU pubblichi sono TUTTI e SEMPRE visibili da chiunque
@EccoSilvia @emanuelegori @leo_mantooo @senzapretese @notizie @fediverso
Mao PerrottaMurante reshared this.
ailiphilia
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Alex 🐭
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Alex 🐭
Unknown parent • • •In passato ha funzionato però:
ploum.net/2023-06-23-how-to-ki…
How to Kill a Decentralised Network (such as the Fediverse)
ploum.netInforma Pirata likes this.
Informa Pirata
in reply to Alex 🐭 • •@Alex 🐭 ok, ma XMPP quanti utenti e quanti server aveva?
@DigiDavidex :kde:
El Salvador
in reply to Informa Pirata • • •@informapirata al suo picco, 10 milioni. Veniva usato da Google, Facebook, Microsoft e atlassian.
MA. Ma l'adozione del protocollo da parte di queste società non è l'unica ragione della decadenza di questo protocollo.
@DigiDavidex @alsivx
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Alex 🐭
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Alex 🐭
in reply to El Salvador • • •