Transparent PCBs Trigger 90s Nostalgia
What color do you like your microcontroller boards? Blue? Red? Maybe white or black? Sadly, all of those are about to look old hat. Why? Well, as shared by [JLCPCB], this transparent Arduino looks amazing.
The board house produced this marvel using its transparent flexible printed circuit (FPC) material. Basically, the stuff they use for ribbon cables and flex PCBs, just made slightly differently to be see-through instead of vaguely brown.
The circuit in question is a Flexduino, an Arduino clone specifically designed to work on flexible substrates. It looks particularly good on this transparent material, with the LEDs glowing and the white silkscreen for contrast. If you like what you see, you can order your own circuits using this material directly from JLCPCB’s regular old order form.
Most of all, this project reminds us of the 1990s. Back then, you could get all kinds of games consoles and other electronics with transparent housings. There was the beloved PlayStation Crystal, while Nintendo did something similar with the N64 while adding a whole line of tinted color and charcoal versions too. Somehow seeing a bit of the inside of things is just cool. Even if, in some cases, it’s just to avoid smuggling in prisons.
It took decades before you could get custom PCBs quickly and easily. Now, board houses are competing for the enthusiast (consumer?) market, and competition is spurring development of crazy stuff like transparent and even glow in the dark PCBs. What next? We’re thinking edible, ROHS and WEEE be damned. Drop your thoughts in the comments.
Thanks to [George Graves] for the tip!
Deepfake: ogni cittadino ha il copyright del proprio volto e della propria voce
Le falsificazioni generate dall’intelligenza artificiale hanno ormai varcato la soglia tra realtà e fantasia. Sempre piùcredibili e insidiose, queste contraffazioni video e audio stanno assumendo una pericolosità crescente. Le loro potenzialità di nuocere sono evidenti: dalle campagne diffamatorie a sfondo politico alle imitazioni di personaggi famosi, senza tralasciare le truffe ai danni di imprese e singoli individui, tali tecnologie sono in grado di minare la credibilità delle informazioni che percepiamo sui canali online.
I legislatori danesi hanno compiuto un passo importante introducendo una normativa che si occupa direttamente di questa minaccia in aumento. La recente normativa concede agli individui il diritto di proprietà legale sul proprio volto e sulla propria voce, dichiarando illegale la creazione di deepfake dannosi. Questo provvedimento segna un progresso importante, stabilendo un modello per altri paesi dell’Unione Europea e mettendo in evidenza l’indispensabile esigenza di una strategia legale unificata per contrastare l’utilizzo distorto dell’Intelligenza Artificiale.
Anna Collard, Senior Vice President of Content Strategy ed Evangelist di KnowBe4, ha dichiarato: “I legislatori danesi stanno dando il buon esempio: è urgentemente necessaria una protezione legale contro i deepfake. Restituendo alle persone la proprietà del proprio volto e della propria voce, la Danimarca sta compiendo un passo importante nella lotta contro l’abuso dell’IA. Ma la legislazione da sola non basta. Le persone devono imparare a riconoscere i segnali dei deepfake. Oltre ai governi, anche gli istituti scolastici e le aziende tecnologiche devono investire nella resilienza digitale”.
La natura del problema è estremamente individuale e riguarda l’identità personale. Tecnologie come il deepfake sono ormai in grado di replicare in modo credibile caratteristiche distintive come la tua voce e il tuo viso, che sono unici quanto le impronte digitali.
In assenza di adeguate misure di sicurezza, il rischio è che chiunque possa essere oggetto di imitazioni digitali a scopo fraudolento, ad esempio attraverso false chiamate telefoniche attribuite al CEO per truffare le aziende, o ancora diffondendo messaggi politici falsi. La legge danese riconosce questo rischio trattando la voce e l’aspetto del volto come beni personali, legalmente protetti dallo sfruttamento. Si tratta di un limite giuridico indispensabile in un panorama in rapida evoluzione, in cui i contenuti generati dall’intelligenza artificiale stanno diventando quasi indistinguibili dalle registrazioni autentiche.
Secondo Collard, la legislazione, pur essendo fondamentale, rappresenta solo una parte della soluzione. Infatti, le tecnologie per rilevare i falsi sono ancora in via di sviluppo e non tutti posseggono le risorse o le competenze adeguate per riconoscere i contenuti contraffatti. Di conseguenza, man mano che i deepfake si fanno più accessibili e credibili, è il pubblico a dover sostenere il peso di distinguere tra realtà e finzione.
Ecco perché l’istruzione è fondamentale quanto la regolamentazione. Campagne di sensibilizzazione, programmi di alfabetizzazione digitale nelle scuole e sessioni di formazione sul posto di lavoro svolgono tutti un ruolo chiave nel rafforzare la resilienza, ha continuato. “Si tratta di insegnare alle persone a riconoscere l’inganno narrativo e a sviluppare la capacità di riconoscere la manipolazione quando si verifica”.
In definitiva, la lotta ai deepfake (come quella del phishing, persa alla grande) richiederà un approccio articolato. I governi devono definire i quadri giuridici, le aziende tecnologiche devono sviluppare strumenti di rilevamento più efficaci e dare priorità allo sviluppo responsabile dell’intelligenza artificiale, e i cittadini devono essere messi in grado di orientarsi in un mondo online in cui vedere non significa più necessariamente credere.
La Danimarca ha fatto una prima mossa coraggiosa. Ora vediamo se l’Europa seguirà l’esempio, integrando le tutele legali con gli strumenti, la formazione e la consapevolezza necessari per difendersi da questo inganno digitale.
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Operazione Checkmate: colpo grosso delle forze dell’ordine. BlackSuit è stato fermato!
Nel corso di un’operazione internazionale coordinata, denominata “Operation Checkmate”, le forze dell’ordine hanno sferrato un duro colpo al gruppo ransomware BlackSuit (qua il link onion che è finito tra le mani delle forze dell’ordine), sequestrando i loro Data Leak Site (DLS). Questa azione mirata è stata condotta per contrastare gli attacchi che negli ultimi anni hanno preso di mira e violato le reti di centinaia di organizzazioni a livello globale.
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha confermato il sequestro dei domini BlackSuit, con i siti web .onion che sono stati sostituiti da un banner che annunciava la chiusura da parte delle autorità, sottolineando l’ampiezza dell’indagine coordinata a livello internazionale. Tra i siti sequestrati figurano blog per la fuga di dati e piattaforme di negoziazione utilizzate per estorcere denaro alle vittime.
Le Forze Coinvolte L’operazione ha visto una vasta collaborazione tra diverse agenzie di sicurezza e forze dell’ordine a livello mondiale. Tra i partecipanti chiave si annoverano:
- U.S. Homeland Security Investigations
- U.S. Secret Service
- IRS: Criminal Investigation
- Department of Justice (DOJ)
- FBI
- Europol
- Landeskriminalamt Niedersachsen (Polizia criminale dello Stato tedesco)
- National Crime Agency (NCA) del Regno Unito
- North West Regional Organised Crime Unit (NWROCU)
- Polizia Nazionale Olandese
- Polizia Cyber Ucraina
- Lietuvos Kriminalinės Policijos Biuras (Ufficio di Polizia Criminale Lituano)
- Frankfurt Public Prosecutor’s Office
- Bitdefender (società rumena di sicurezza informatica)
- Delta Police
La Storia di BlackSuit
L’operazione ransomware BlackSuit è emersa tra aprile e maggio 2023. Il gruppo è un’organizzazione estorsiva su più fronti, che crittografa ed esfiltra i dati delle vittime e ospita siti pubblici per la fuga di dati per le vittime che non ottemperano alle loro richieste. Il gruppo era noto per i suoi attacchi significativi contro enti nei settori sanitario e dell’istruzione, oltre ad altri settori critici. BlackSuit è un’operazione privata in quanto non ha affiliati pubblici. I payload di BlackSuit presentano molte somiglianze tecniche con i payload del ransomware Royal , come meccanismi di crittografia e parametri della riga di comando simili.
Sono prese di mira grandi imprese e piccole e medie imprese (PMI), sebbene non sembri esserci alcuna discriminazione specifica in termini di settore o tipo di obiettivo. Analogamente a Royal , sembra che siano escluse le entità della CSI (Comunità degli Stati Indipendenti). Ad oggi, gli attacchi di BlackSuit hanno favorito le aziende operanti nei settori sanitario, dell’istruzione, dell’informatica (IT), governativo, della vendita al dettaglio e manifatturiero.
“Operation Checkmate” rappresenta un altro significativo passo avanti nella lotta globale contro la criminalità informatica, dimostrando l’efficacia della cooperazione internazionale nel disarticolare le reti ransomware e fornire supporto alle vittime.
Negli ultimi mesi, le forze dell’ordine stanno riscuotendo moltissimi successi nelle operazioni contro i gruppi cybercriminali, e questo i criminali informatici lo sanno bene. Non è raro, infatti, trovare nei forum underground discussioni in cui gli stessi attori malevoli commentano le recenti operazioni di polizia, ammettendo che il mestiere sta diventando sempre più rischioso.
Tuttavia, i forti guadagni derivanti dal ransomware continuano a rappresentare una motivazione irresistibile, mantenendo alta l’attenzione dei criminali su questo business: il numero di attacchi subiti dalle aziende e le somme spese per fronteggiarli, infatti, non accennano a diminuire.
Il Decryptor e il Supporto alle Vittime
Come in altre situazioni analoghe di successo contro i gruppi ransomware, è stato prodotto e reso disponibile un decryptor per consentire alle aziende colpite di recuperare l’accesso ai propri dati e di uscire dalla cifratura. Questo passo cruciale mira a mitigare il danno subito dalle vittime e a supportare le organizzazioni nel ripristino delle proprie operazioni.
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Il parco delle Cascine di Firenze. Una storia di degrado (e di insicurezza)
Firenze. Il parco delle Cascine è molto apprezzato dal gazzettaio in campagna elettorale permanente e dagli sfaccendati telematici che fotografano escrementi e cartacce per dir male dell'amministrazione. Per motivi leggermente diversi è molto apprezzato anche dalle persone serie, che dopo aver lavorato tutto il giorno usano i parchi come parchi e le piazze come piazze senza affatto curarsi del gazzettaio, della campagna elettorale permanente, degli sfaccendati telematici e men che meno dei loro puntigliosi inventari di escrementi e di cartacce.
A ciascuno il suo, in questo come in ogni altro aspetto del vivere.
A volte tocca fare qualche eccezione per mantenere la costruttiva abitudine al controcanto derisorio, e per ricordare la differenza che esiste tra la realtà quotidiana di chi tiene alla propria sanità mentale e lo sporco anche morale di chi fa il liberista col denaro pubblico e interagisce benissimo con i mastantuono e i lupino. Ecco dunque una storia di degrado (e di insicurezza) di quelle vere, e pazienza se si deve attingere alle gazzette.
Dunque. Nel mondo delle gazzette il Bene e il Male sono per lo più dicotomici. Nel nostro caso il Male ha preso possesso delle Cascine, e il Bene sono i gendarmi che le redimeranno.
Il Male si manifesta sottoforma di brutte facce in giro. Una cosa intollerabile in un "Occidente" in cui è stato profuso molto impegno per criminalizzare chiunque non rispetti determinati criteri estetici e non si esibisca in comportamenti di consumo vidimati e approvati.
Il Male si manifesta sottoforma di transazioni commerciali. Derivati dalla Cannabis Indica, dal papavero da oppio, dallo Erythroxylum Coca e prodotti di sintesi di vario genere. A domanda corrisponde offerta, ma in questo caso lasciare libertà d'azione alla mano invisibile del mercato risulta, chissà perché, inammissibile.
Il Male si manifesta, ma nemmeno tanto spesso, sottoforma di overdose letale o di qualche altra delle miserabili conclusioni che attendono l'esistenza di chi vive in quelle condizioni di marginalità estrema che l'"Occidente" promuove attivamente in ogni contesto. Si erige a dogma l'ingiustizia sociale ma si invoca il Bene affinché provveda a togliere dalla vista le sue conseguenze più ovvie.
E il Bene è fatto di controllo tecnologico. Le tecnologie ritenute migliori vengono dallo stato sionista: a suo modo è una garanzia anche questa.
Il Bene è fatto di divieti tra il serio e il criceto [sic]. Alle Cascine praticamente è vietato tutto. In compenso quando ci sono concerti di qualche grattacorde strapagato ti è graziosamente data facoltà di pagare dieci euro una lattina di birra.
Il Bene è fatto di gendarmi. Sempre figli dei poveri, sempre malpagati. Poi viene fuori che hanno due sindacalisti per metro quadro -con accesso privilegiato alle gazzette- e contratti che il rimanente del pubblico impiego non si sogna neppure, ma lasciamo pure da parte questi dettagli.
Insomma, il 19 maggio 2022 alle nove del mattino un tale decide di recarsi alle Cascine in scooter. Arriva nelle vicinanze della fermata "Cascine Carlo Monni" della tramvia, una cinquantina di metri di agorà dove per buona parte della giornata fervono trattazioni e transazioni commerciali del tipo su accennato. Qui inizia una veemente discussione con qualcuno, nel corso della quale spara due colpi di pistola senza colpire nessuno.
Non un campione di tiro. E nemmeno un gran che nel disimpegno dagli scontri a fuoco, visto che viene arrestato in capo a qualche ora. Si viene a sapere che a sparare è stato un gendarme di quarantasette anni. L'arma di ordinanza di cui si era servito è capace di quindici colpi e in mani minimamente determinate di morti avrebbe potuto farne parecchi. Si viene a sapere anche qualche altra cosa sul come e sul perché. Tutti particolari su cui si avrà la delicatezza di sorvolare dal momento che non facciamo i gazzettieri, visto soprattutto l'epilogo della vicenda. Uno degli innumerevoli casi in cui l'esecutivo dello stato che occupa la penisola italiana ha dimostrato di fatto di non essere in grado di mandare avanti nemmeno una galera.
I Mostri sono stati puniti! GreySkull: 18 condanne e 300 anni di carcere per i pedofili
Il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha segnalato lo smantellamento di quattro piattaforme darknet utilizzate per la distribuzione di materiale pedopornografico. Contemporaneamente, un diciottesimo partecipante al caso, che aveva partecipato alla gestione di queste risorse, è stato condannato. Come osservato dal direttore dell’FBI Kash Patel, l’operazione è stata uno degli attacchi più massicci contro le reti per lo sfruttamento online dei minori. Ha sottolineato che le forze dell’ordine non solo hanno distrutto l’infrastruttura digitale, ma hanno anche ottenuto la punizione di figure chiave, dimostrando che l’anonimato in rete non esonera dalle responsabilità.
L’operazione speciale, denominata GreySkull, ha già portato a 18 condanne per un totale di oltre 300 anni di carcere. Uno dei condannati, un 52enne residente in Minnesota, è stato condannato il giorno prima a oltre vent’anni di carcere per aver partecipato alla gestione dei siti. Secondo l’agenzia, i siti chiusi presentavano contenuti particolarmente sofisticati: singole sezioni erano dedicate a neonati e bambini piccoli e includevano anche scene di violenza, azioni sadiche e torture.
Tra i condannati, una persona ha patteggiato per associazione a delinquere finalizzata alla distribuzione e alla promozione di materiale pedopornografico. Si è unito a una delle community nel 2022, diventandone poi moderatore. Tra le sue responsabilità rientravano l’applicazione delle “regole” per i post e la consulenza agli altri utenti, su come proteggersi dai controlli delle forze dell’ordine. I documenti del tribunale indicano che ha insegnato tecniche di mimetizzazione e l’uso di strumenti di anonimizzazione.
Altre otto persone sono state condannate nel Distretto Meridionale della Florida per aver coordinato il sito principale. Gli imputati tenevano riunioni interne, registri del materiale pubblicato per autore ed erano responsabili della gestione dei server. Alcuni sono stati inoltre accusati di aver partecipato a un gruppo organizzato che sfruttava sessualmente minori.
Secondo il Dipartimento di Giustizia, gli imputati provenivano da tutti gli Stati Uniti, tra cui Alabama, Indiana, Nevada, Carolina del Nord, Oklahoma e Stato di Washington. Le condanne sono andate dai cinque anni all’ergastolo e alle vittime è stato imposto un risarcimento da 7.500 a 174.500 dollari.
Oltre agli Stati Uniti, arresti nell’ambito dell’operazione hanno avuto luogo in diversi altri paesi, tra cui Regno Unito, Paesi Bassi, Italia, Germania, Belgio, Estonia e Sudafrica. Due dei presunti partecipanti sarebbero morti prima che potessero essere formulate accuse formali. Sebbene non sia stato reso noto il momento esatto in cui è iniziata l’indagine, l’iniziativa è considerata parte del programma federale Project Safe Childhood, attivo dal 2006 e finalizzato a contrastare crimini brutali di questo tipo.
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I Criminal Hacker rivendicano un attacco alla Naval Group. 72 ore per pagare il riscatto
Il più grande costruttore navale francese per la difesa, Naval Group, sta affrontando un incidente di sicurezza informatica potenzialmente grave a seguito delle affermazioni degli autori della minaccia che riportano di aver compromesso sistemi interni critici, compresi quelli legati alle operazioni navali militari francesi.
Gli hacker hanno pubblicato la presunta violazione su un noto forum specializzato in fughe di dati, sostenendo di aver avuto accesso a materiale sensibile come il codice sorgente dei sistemi di gestione del combattimento (CMS) utilizzati nei sottomarini e nelle fregate francesi. Gli aggressori non mirano a vendere i dati rubati, ma a estorcere denaro all’appaltatore della difesa, minacciando di divulgare informazioni riservate se le loro richieste non saranno soddisfatte.
Naval Group, con sede a Parigi e oltre 15.000 dipendenti, è un importante fornitore di soluzioni navali di livello militare in tutta Europa. Con un fatturato annuo superiore a 5 miliardi di dollari (4,3 miliardi di euro), l’azienda è di proprietà congiunta del governo francese e del gigante dell’elettronica per la difesa Thales Group.
Disclaimer: Questo rapporto include screenshot e/o testo tratti da fonti pubblicamente accessibili. Le informazioni fornite hanno esclusivamente finalità di intelligence sulle minacce e di sensibilizzazione sui rischi di cybersecurity. Red Hot Cyber condanna qualsiasi accesso non autorizzato, diffusione impropria o utilizzo illecito di tali dati. Al momento, non è possibile verificare in modo indipendente l’autenticità delle informazioni riportate, poiché l’organizzazione coinvolta non ha ancora rilasciato un comunicato ufficiale sul proprio sito web. Di conseguenza, questo articolo deve essere considerato esclusivamente a scopo informativo e di intelligence.
Di seguito il post tradotto in lingua italiana presente all’interno del forum underground.
la perdita completa contiene:
- CMS top secret classificato per sottomarini e fregate disponibile con codice sorgente + guida utente per l'implementazione infrastrutturale (è necessario un server di grandi dimensioni per eseguire l'intero CMS)
- Dati di rete in base ai sottomarini e alle fregate
- Documenti tecnici DCN/DCNS/ Naval Group con diversi tipi di classificazione, "Distribuzione limitata", "Francia speciale", ecc. I documenti iniziano dal 2006, ma principalmente dal 2019 al 2024.
- VM degli sviluppatori con diversi simulatori della marina al loro interno
- Scambi riservati intercettati tramite la loro messaggistica interna HCL Notes
Naval Group ha 72 ore per contattarmi.
Dopo questa scadenza, farò trapelare tutto gratuitamente
Cosa sostengono gli hacker di aver rubato al Naval Group
Secondo il post condiviso dai criminali informatici, durante la violazione sarebbe stato effettuato l’accesso ai seguenti asset:
- Codice sorgente che alimenta il CMS di sottomarini e fregate
- Topologia della rete interna e dati di rete correlati
- Documenti tecnici etichettati con diversi livelli di sensibilità
- Ambienti di macchine virtuali per sviluppatori
- Comunicazioni interne riservate
Gli aggressori hanno anche incluso nel loro post un campione di dati di 13 GB come prova. Tra i file trapelati ci sono risorse multimediali, tra cui anche dei video.
Implicazioni per la sicurezza nazionale
La prospettiva che soggetti stranieri o gruppi criminali possano ottenere accesso al software che governa i sistemi di combattimento a bordo di navi militari operative è estremamente allarmante. Se confermata, la divulgazione del codice sorgente e della documentazione riservata del CMS (Combat Management System) non solo comprometterebbe l’integrità tecnologica di Naval Group, ma costringerebbe anche il Ministero delle Forze Armate francese a costosi interventi correttivi, tra cui audit di sicurezza, aggiornamenti dei sistemi e verifiche approfondite.
Sebbene la reale entità dei danni e la portata della violazione non siano ancora stati verificati, è noto che gli aggressori mossi da finalità estorsive tendono a sovrastimare il valore e l’impatto delle informazioni sottratte, per aumentare la pressione psicologica e finanziaria sulle vittime. Resta da capire se questo sia uno di quei casi.
Fondato nel XVII secolo e precedentemente noto come DCN (Direction des Constructions Navales), Naval Group occupa da sempre un ruolo centrale nella strategia di difesa marittima francese. L’azienda ha realizzato, tra l’altro, l’unica portaerei francese a propulsione nucleare, la Charles de Gaulle, a testimonianza della sua importanza strategica per le capacità difensive del Paese.
Una compromissione dell’infrastruttura digitale di Naval Group non si limiterebbe a esporre dati operativi sensibili, ma evidenzierebbe anche la crescente vulnerabilità degli appaltatori militari di alto profilo in Europa. L’esito di questa possibile violazione, se confermata, potrebbe avere conseguenze rilevanti e durature sulla sicurezza nazionale francese e sulla strategia industriale di cybersecurity.
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È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Da oggi potete acquistare la copia digitale
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È uscito il nuovo numero di The Post Internazionale. Il magazine, disponibile già da ora nella versione digitale sulla nostra App, e da domani, venerdì 25 luglio, in tutte le edicole, propone ogni due settimane inchieste e approfondimenti sugli affari e il
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La Knesset vota l’annessione della Cisgiordania. A Gaza già 115 morti per fame
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Mi prende un po' in contropiede perché so che la vuole appendere fuori.
È chiaro che nonostante non ami particolarmente le bandiere trovo che sia una cosa giusta manifestare, anche con un piccolo gesto simbolico, la nostra vicinanza alla causa di un popolo vittima di #genocidio.
Vengo però assalito da un brutto pensiero: e se qualcuno ci viene a rompere le palle per sta cosa?
La prima cosa che penso è che questo qualcuno possa avere la divisa e che la mia dolce metà (con la piccola appresso) si ritrovi a gestire una situazione complicata. Nella mia città stranamente non ci sono bandiere della Palestina esposte.
Ci mettiamo a parlare di questa cosa che ho pensato e un po' ci riempiamo di tristezza. Magari sono io che mi faccio mille paranoie. Prima di addormentaci ieri le ho detto che preferirei essere a casa per un po' di giorni quando facciamo sta cosa.
Lei giustamente mi dice che non si può più aspettare.
Stasera la metteremo fuori.
Solo il fatto di aver pensato che fare un gesto così semplice e innocente possa portarci problemi mi fa stare abbastanza male.
Vedremo come andrà e speriamo di essere solo un fifone!
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in reply to djpanini • • •djpanini likes this.
djpanini
in reply to Massimo • •Razionalizziamo paure irrazionali ed esorcizziamo paure razionali. Anche scrivere qui fa parte di questo processo. Avere paura non è una colpa. Spesso è solo frutto di un clima di tensione creato ad hoc. Un abbraccio!