Tecno-ottimismo VS potere del controllo: la più grande minaccia dell’IA siamo noi?
Immaginate una città futuristica divisa a metà: da un lato torri scintillanti di innovazione, dall’altro caos e ombre di un controllo perduto. Questa non è una visione distopica, bensì il panorama dell’intelligenza artificiale (IA) oggi. Da un lato, il techno-ottimismo che punta a un futuro di abbondanza tecnologica con investimenti da trilioni di dollari, dall’altro l’allarme di esperti che sostengono che controllare un’IA superintelligente potrebbe essere impossibile. Tra questi poli, si inserisce qualche critica alla narrazione anti-tecnologica incoerente. Ma per capire cose succede bisogna guardare da più vicino, magari dotati di qualche superpotere dato dalla saggezza umana, come il pensiero diretto e inverso, per capire se l’IA sarà la nostra salvezza o il nostro limite.
Vi è una tensione tra i costruttori del futuro e i valutatori del rischio: esemplificata dalla fiducia di Sam Altman, dagli avvertimenti di Roman Yampolskiy e dalla critica di Warmke alle argomentazioni incoerenti contro le nuove tecnologie. Il dibattito sull’IA si polarizza tra due figure: il costruttore, animato da un ottimismo sconfinato, e il valutatore del rischio, che vede minacce esistenziali. Ma cosa succede se entrambi sbagliano approccio? E se la minaccia più grande per l’AI fossimo noi a non costruire abbastanza?
IN BREVE
- Il techno-ottimismo di Altman: una scommessa sul futuro
- Roman Yampolskiy e il problema del controllo: un limite teorico?
- Craig Warmke e l’Incoerenza della critica anti-tecnologica
- Bilanci e opportunità per riflettere
Il techno-ottimismo di Altman: una scommessa sul futuro
Sam Altman (X.com 6 novembre 2025), ha delineato una visione ambiziosa che sembra scolpita nel futuro. OpenAI prevede un fatturato annuo di oltre 20 miliardi di dollari quest’anno, con proiezioni che si spingono a centinaia di miliardi entro il 2030, supportate da un piano di investimento colossale di 1,4 trilioni di dollari nei prossimi otto anni. L’obiettivo? Costruire l’infrastruttura per un’economia alimentata dall’IA, che spazierà dai dispositivi consumer alla robotica, fino a scoperte scientifiche rivoluzionarie come la cura di malattie mortali. Altman rifiuta categoricamente garanzie governative per i data center, promuovendo un mercato che premi il successo o punisca il fallimento con rigore. Propone invece che i governi sviluppino una riserva strategica di potenza di calcolo, un’idea innovativa che potrebbe democratizzare l’accesso all’IA e garantire un beneficio pubblico.
Il suo ottimismo è contagioso: l’IA potrebbe trasformare la ricerca, con studi che riportano un aumento del 40% nella produttività dei ricercatori (TSE, 2025), o persino sconfiggere malattie letali, un sogno che alimenta la missione di OpenAI. Ma il pensiero inverso, quel superpotere della saggezza umana che amo esplorare, ci spinge a guardare oltre: e se questo ottimismo portasse a un’eccessiva dipendenza dalla tecnologia? Un’infrastruttura sovradimensionata potrebbe crollare sotto il peso insostenibile dei costi o diventare un bersaglio vulnerabile per crisi energetiche o cyberattacchi.
La scommessa di Altman è audace, ma richiede un equilibrio che il mercato da solo, per quanto efficiente, potrebbe non essere in grado di garantire.Se dovessimo dipingere un archetipo di Sam Altman, ‘Il costruttore di utopie qualificate, con la convinzione del costruttore’, sarebbe perfetta. Altman incarna questa figura: costruiamo, e il mercato giudicherà. OpenAI dovrebbe avere successo o fallire in base ai propri meriti, senza che nessuno “scelga i vincitori”. La sua fiducia è incrollabile: “Il mondo avrà bisogno di molta più potenza di calcolo”. Ma questa convinzione totale è sufficiente? Il pensiero inverso ci invita a chiederci: e se il mercato, lasciato a sé stesso, non riconoscesse i rischi a lungo termine? O se la scala stessa dell’investimento diventasse un ostacolo, rallentando l’innovazione invece di accelerarla? La risposta di Altman sembra puntare tutto sulla visione, ma la storia ci insegna che anche i costruttori più audaci hanno bisogno di fondamenta solide.
Roman Yampolskiy e il problema del controllo: un limite teorico?
Roman Yampolskiy offre una prospettiva opposta, sostenendo che controllare un’IA superintelligente—miliardi di volte più intelligente di noi—potrebbe essere intrinsecamente impossibile. Nel suo lavoro, sottolinea che anche algoritmi “sicuri” fallirebbero di fronte a un’intelligenza capace di auto-migliorarsi. La posta in gioco non è economica, ma esistenziale: la capacità dell’umanità di autodeterminarsi.
La sua logica è agghiacciante: Roman Yampolskiy – il cui archetipo è tra il guardiano della soglia e l’architetto di sistema – ci mette in guardia: il controllo significativo su una super intelligenza potrebbe essere impossibile (limitstocontrol.org/statement.…). Come controllare qualcosa che è un miliardo di volte più intelligente di noi? L’informatica teorica (mpg.de) suggerisce che non possiamo costruire un algoritmo garantito sicuro che contenga un superintelligenza, conferma che contenere un’IA imprevedibile è computazionalmente incomprovabile, un limite che sfida ogni sicurezza,anche ammettendo che siano possibili architetture appositamente progettate.
Ma se il vero problema non fosse il controllo dell’IA, ma la nostra incapacità di accettarne l’autonomia? Se un’IA superintelligente potesse collaborare piuttosto che dominare, il “problema del controllo” si trasformerebbe in un’opportunità di partnership. Tuttavia, il rischio di un errore catastrofico—un attacco informatico coordinato o un’allineamento errato—rimane reale, spingendo a una pausa riflessiva nello sviluppo, come suggerito da Yampolskiy.
Craig Warmke: l’incoerenza della critica anti-tecnologica
Craig Warmke – lo smascheratore di incoerenze – nel (X.com 8 novembre 2025), smonta le argomentazioni contro la tecnologia, evidenziando una contraddizione: l’IA viene definita sia una “bolla” (innocua e irrilevante) sia una minaccia per la società (quindi potentissima). Se è una bolla, non può rovinarci; se è una minaccia, non è una bolla. Questa incoerenza rivela un pregiudizio emotivo contro il progresso, più che una critica razionale, è spesso emotiva, non logica. Warmke invita all’ottimismo, suggerendo che la gratitudine verso gli innovatori migliori l’anima e il portafoglio. Archetipo più che per Warme per gli apocalittici: l’Incoerenza della rovina.
Da un lato, si dice che una tecnologia sia così pericolosa da rappresentare una minaccia esistenziale (nel caso dell’AI, distruggerà il mondo), Dall’altro lato, si afferma che la stessa tecnologia sia priva di valore e destinata al fallimento (“andrà a zero”). Smontiamo la logica anche nel caso di Bitcoin: da un lato “consuma così tanta energia da far bollire gli oceani”, dall’altro “è destinato a valere zero”. Se Bitcoin non vale nulla allora la sua rete sarebbe abbandonata, se invece dovesse consumare veramente un’energia così mostruosa da minacciare il pianeta, allora la sua rete dovrebbe essere enormemente preziosa e sicura, e di conseguenza il premio per i miner (il “block reward”) in bitcoin avrebbe un valore astronomico (milioni di dollari) per giustificare tale costo. Ma questo non può essere vero se contemporaneamente si afferma che Bitcoin non vale nulla. Le due cose non possono essere entrambe vere e aggiungiamo pure: i criminali, per definizione, sono incentivati a trovare gli strumenti più efficaci e affidabili per le loro attività: perché dovrebbero usare qualcosa di inefficiente?
E se questa incoerenza fosse un riflesso della nostra confusione? Forse la società oscilla tra speranza e paura perché l’IA è entrambe le cose—un’opportunità e un’incognita. Dovremmo guardare oltre i titoli sensazionalistici, verso dati concreti, come l’impatto reale dell’IA sulla produttività (TSE, 2025).
Bilanci e opportunità per riflettere
Cercando di bilanciare queste visioni l’ottimismo di Altman può spingere l’innovazione, alimentando un futuro di scoperte con investimenti massicci, ma richiede infrastrutture sicure e una ricerca approfondita sul controllo, come insiste Roman Yampolskiy. Questo ci porta a un bivio concettuale. E se provassimo a immaginare il fallimento—probabile, forse—di questo mio stesso articolo? Potrebbe essere troppo denso, o pubblicato con tempistiche sbagliate, come suggerisce il pensiero inverso ispirato dal “Failure Premortem” di James Clear.
Lavorando a ritroso per correggerlo, mi chiedo: e se avessi intenzionalmente tessuto questa vulnerabilità nella struttura dell’articolo, presumendo che la traiettoria dell’IA sia cruciale per il futuro dell’umanità? E se l’ottimismo stesso fosse una trappola? Costruire infrastrutture troppo ampie, come il piano da 1,4 trilioni di dollari di Altman, potrebbe generare un sistema gonfio e vulnerabile, destinato a collassare sotto il proprio peso, Il vero fallimento, però, non sarebbe questo articolo—nato dal mio desiderio di esplorare—ma quello dell’intera comunità tecnologica.
Ci aggiriamo in un falso dilemma, oscillando tra interessi commerciali e timori apocalittici, trascurando la ricerca di una governance etica e robusta che metta al centro l’umanità.
E allora mi chiedo: e se il problema fosse che non stiamo costruendo abbastanza rispetto alle nostre esigenze? Un’IA sotto-sviluppata potrebbe lasciarci impreparati di fronte a sfide globali. O, al contrario, e se l’impatto dell’IA fosse trascurabile, e io stessi sovraanalizzando uno strumento che automatizza solo banalità, come un calcolatore avanzato? O ancora, e se il vero limite non fosse la tecnologia, ma la nostra etica—la nostra capacità di allineare l’IA ai valori umani? Questa tensione non è un ostacolo, ma un’opportunità. Invito a riflettere: quale futuro costruiremo?
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Google Gemini 3.0: novità e aggiornamenti per l’assistente AI più atteso dell’anno
Nel corso dell’ultima settimana, Google ha annunciato che l’assistente Gemini potrà da ora integrare nativamente i servizi YouTube e Google Maps senza la necessità di utilizzare comandi specifici come “@YouTube” o “@Google Maps”.
Questa modifica segna un passo verso un’interazione più fluida e “naturale” con l’AI all’interno dell’ecosistema Google, riducendo la frizione tra l’utente e i diversi servizi. Per l’utente medio ciò significa che potrà chiedere “fammi vedere un video su…” o “portami a…” senza doversi preoccupare del prefisso corretto.
Allo stesso tempo, emergono nuove indiscrezioni riguardo la prossima evoluzione del modello Gemini, etichettata come “Gemini 3.0“.
Secondo un articolo recente, questa versione è attesa per la fine del quarto trimestre del 2025 o all’inizio del 2026 e promette capacità multimodali ancora più avanzate“. Naturalmente, trattandosi di rumor non confermati ufficialmente, resta prudente considerarle come indicazioni preliminari.
Un’altra novità significativa riguarda la capacità di Gemini di “ricordare” senza esplicito comando: Google ha introdotto un aggiornamento che permette all’assistente di richiamare automaticamente preferenze, contesti e storici d’uso dell’utente, senza che questi debba chiedere “ricorda che…” ogni volta.
Si tratta di una funzionalità che punta a rendere l’interazione più personalizzata, ma che solleva anche questioni sul fronte della privacy e della gestione dei dati: quando un’AI “sa” troppo, occorre trasparenza e controlli adeguati.
In termini di creatività e produzione multimediale, l’app Gemini ha integrato il modello Veo 3, che consente di generare video a partire da immagini statiche o prompt testuali, includendo anche audio sincronizzato. In pratica, sarà possibile trasformare una foto in un breve video (circa 8 secondi a 720p) con movimento e suono generati dall’AI. Questo segna un’avanzata notevole nel campo dell’AI generativa multimodale, rendendo più accessibili strumenti che fino a poco tempo fa erano riservati a contesti specialistici.
benchmark “Humanity’s Last Exam”, dove Gemini 3.0 avrebbe ottenuto un punteggio del 32,4% , superando GPT-5 al 26,5% e Grok 4 al 23,9%
Riguardo al branding e alle strategie di offerta, Google ha concluso la riorganizzazione dei nomi associati a Gemini: le versioni “Pro” e “Ultra” che identificavano varianti del servizio sono state abbandonate, lasciando un’unica “app Gemini” con livelli di accesso (free, Pro, Ultra) distinti solo dal piano, e non da un nome diverso per il modello. Ciò semplifica la percezione dell’utente finale e segnala che Google vuole spostare l’attenzione più sulle capacità del servizio che sulla “versione” del modello.
Infine, va preso in considerazione il contesto regolamentare: benché le novità siano tutte positive, vi è crescente attenzione da parte di enti regolatori su come i grandi modelli AI vengano rilasciati e supervisionati.
Ad esempio, uno studio recente ha sottolineato che alcuni modelli Gemini precedenti avrebbero avuto problemi di precisione (cosiddette “Allucinazioni“), e ciò alimenta la necessità che nuove versioni come Gemini 3.0 siano accompagnate da adeguati test e comunicazioni trasparenti.
Per chi opera nel campo della cybersecurity o dell’IT, questo significa che ogni evoluzione del modello va valutata non solo per le possibilità che apre, ma anche per i nuovi rischi che può generare.
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Robot domestici e privacy il prezzo nascosto del futuro automatizzato
La casa del futuro è piena di robot. Lavanderie automatizzate, assistenti personali, piccoli colf elettronici sono tutti dispositivi progettati per liberare tempo prezioso e rendere la vita domestica più comoda. Ma dietro questa promessa di comodità si nasconde un prezzo nascosto, che riguarda la privacy.
Non solo Neo il futuro dei robot domestici
Negli ultimi mesi prodotti come Neo 1X hanno attirato l’attenzione dei media. Questo robot umanoide promette di caricare la lavastoviglie, piegare il bucato e organizzare la casa. Tuttavia, la realtà dietro le promesse è chiara perché molti di questi robot non sono ancora autonomi. Per svolgere i compiti domestici più semplici, necessitano spesso del telecontrollo da parte di un operatore umano, trasformando il robot in un prolungamento degli occhi e delle orecchie di qualcun altro.
Neo 1X il robot domestico che fa discutere
Neo 1X è diventato il simbolo della nuova generazione di robot domestici. Alto 168 centimetri e dal peso di 30 chili, promette di rivoluzionare le attività quotidiane, dalla lavastoviglie al bucato, dall’organizzazione degli scaffali al trasporto della spesa. Il prezzo, 20.000 dollari, non è accessibile a tutti, ma l’entusiasmo mediatico ha fatto sorgere domande ben più importanti dei soldi: quanto della nostra vita privata siamo disposti a mettere a disposizione di una macchina connessa?
Il punto più critico è il funzionamento reale. Sebbene la casa produttrice parli di autonomia, Neo 1X si basa ancora in gran parte sul telecontrollo umano. In pratica, un operatore remoto può prendere il controllo del robot, vedere attraverso le telecamere e ascoltare attraverso i microfoni, per completare compiti che il robot non riesce a svolgere da solo. L’azienda dichiara che esistono meccanismi di sicurezza, come sfocatura dei volti, riconoscimento vocale e zone proibite, ma i dettagli su chi gestisce i dati e come vengono registrati restano oscuri.
Inoltre, l’addestramento del robot richiede tempo e collaborazione continua dell’utente. Bernt Børnich, CEO di 1X Technologies, spiega che l’obiettivo è rendere Neo più autonomo entro il 2026, ma per il momento ogni robot rappresenta una finestra aperta sulla vita domestica, con implicazioni evidenti per la privacy e la sicurezza degli abitanti della casa. Neo 1X non è solo un esempio di robot domestico, ma anche un campanello d’allarme sul futuro della robotica, dove comodità e sorveglianza rischiano di confondersi.
E Neo è solo la punta dell’iceberg. Nei prossimi anni sul mercato arriveranno centinaia di robot connessi, tutti dotati di telecamere, microfoni e sensori, dalle cucine automatizzate agli assistenti personali nelle stanze da letto. La tecnologia promette efficienza, ma con essa emergono sfide concrete per la privacy domestica.
Il vero prezzo della comodità
Ogni robot connesso raccoglie dati, come movimenti, abitudini, conversazioni e persino informazioni sensibili. Chi avrà accesso a questi dati? Come verranno gestiti i permessi? E soprattutto, quanto controllo avremo su chi può osservare la nostra vita privata?
Molti produttori promettono sistemi di consenso, zone proibite e algoritmi che sfocano persone o oggetti, ma i dettagli tecnici rimangono spesso oscuri. La realtà è che ogni robot domestico rappresenta una potenziale finestra sulla tua casa, e non tutti i cittadini sono pronti a comprendere fino in fondo cosa questo significhi.
Robot autonomi o osservatori silenziosi?
Non si tratta solo di un problema tecnico, ma di una questione etica. Molte aziende parlano di robot “autonomi”, ma in realtà questi dispositivi richiedono ancora interventi umani diretti, sessioni di addestramento in casa e monitoraggio remoto. In pratica, la casa diventa un laboratorio di osservazione dove i dati degli utenti servono ad addestrare macchine e intelligenze artificiali.
Secondo esperti del settore come John Carmack, sarebbe più corretto parlare di assistenza domestica operata da remoto. La differenza non è banale perché significa che un estraneo può, letteralmente, entrare nella vita quotidiana senza essere fisicamente presente.
Guardare avanti cosa ci aspetta
Il futuro dei robot domestici è affascinante, ma la privacy diventerà una variabile attiva nella nostra vita quotidiana. Ogni dispositivo connesso sarà potenzialmente un osservatore e le case rischiano di trasformarsi in spazi sorvegliati, dove la tecnologia che semplifica le faccende domestiche può anche raccogliere dati sensibili o essere vulnerabile a intrusioni esterne.
La sfida per i consumatori sarà imparare a leggere i termini di servizio, valutare i livelli di sicurezza e capire fino a che punto si è disposti a cedere controllo e privacy in cambio di comodità. Il fascino della robotica domestica è forte, ma il prezzo nascosto non è economico, riguarda la tua privacy, la tua sicurezza e il tuo controllo sulla vita domestica.
Conclusione
La vera domanda non è più se vogliamo un robot in casa, ma chi o cosa entrerà con lui. Ogni nuovo robot connesso porta con sé comodità, ma anche occhi e orecchie che osservano la nostra vita privata. La privacy non è un optional da accettare distrattamente: è un diritto da difendere, un confine che decide fino a che punto siamo disposti a lasciare che la tecnologia entri nelle nostre case.
Nel futuro sempre più automatizzato, la sicurezza domestica non dipenderà solo dalla potenza dei robot, ma dalla consapevolezza con cui scegliamo di usarli. Comprendere i termini di servizio, valutare le misure di protezione e stabilire limiti chiari sarà l’unico modo per godere dei benefici della robotica senza sacrificare ciò che ci rende veramente padroni della nostra vita quotidiana.
La comodità ha un prezzo nascosto, e quel prezzo si chiama privacy.
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Target the Best AA, and Take No Flak
In this era of cheap lithium pouch cells, it might seem mildly anachronistic to build AA batteries into a project. There are enough valid reasons to do so, however, and enough legacy hardware that still takes AAs, that it’s worth spending some time deciding which batteries to use. Luckily for us, [Lumencraft] over on YouTube has done the legwork in the video embedded below, and even produced a handy-dandy spreadsheet.
Each battery in the test underwent three separate tests. There was the “leave it in a flashlight ’til it dies” test for real-world usage, but also discharge curves logged at 250mA and 2A. The curves for each are embedded in the spreadsheet so you can see what to expect, along with the calculated capacity at each discharge rate. 2A seems like a fairly brutal load for AAs, but it’s great to see how these cells react to extremes. The spreadsheet also includes the cell’s cost to create a value ranking, which will be of great use to our readers in the USA, where it appears [Lumencraft] is buying batteries. The world market is likely to have the same batteries available, but prices may vary by region, so it’s worth double-checking.
In the video, [Lumencraft] also takes the time to explain the four battery types commonly found in AA format, and the strengths and weaknesses of each chemistry that might cause you to prefer one over another for specific use cases, rather than going by his value rankings. Unsurprisingly, there’s virtually no reason other than cost to go for alkaline batteries in 2025. However, lithium-ion batteries in AA form don’t really outperform NiMH enough to make the added cost worthwhile in all applications, which is why the overall “best battery” is a “PowerOwl” NiMH. Li-ion’s unspectacular performance is likely in part due to the inefficiencies introduced by a built-in buck converter and safety circuitry. On the other hand, some people might really appreciate that extra safety compared to bare 18650 cells.
The results here aren’t too dissimilar to what we saw earlier this year, but we really appreciate [Lumencraft] publishing his results as a spreadsheet for easy reference. The only caveat is that he’s taking manufacturers at their word as to how many cycles the batteries will last.
Oh, and just to be 100% clear — we are talking about double-A batteries, not Anti-Aircraft batteries. If anyone has an anti-aircraft battery hack (especially if that hack includes double-A batteries powering the AA batteries), please send in a tip.
youtube.com/embed/bQ_tGjXm0Ng?…
Ministero dell'Istruzione
Il #9novembre del 1989, con la caduta del #MurodiBerlino, ha inizio la fine dei regimi comunisti nell'Europa dell'Est. In questa data, simbolo della liberazione delle nazioni oppresse dal totalitarismo, celebriamo il Giorno della Libertà.Telegram
The Cardboard Airplane Saga Continues
History is full of engineers making (or attempting to make) things out of the wrong stuff, from massive wooden aircraft to boats made of ice and sawdust. [PeterSripol] is attempting to make an ultralight aircraft out of a rather wrong material: cardboard. In the previous installment of the project, a pair of wings was fabricated. In this installment, the wings find their home on an equally mostly cardboard fuselage, complete with rudder and elevator.
The fuselage construction amounts to little more than a cardboard box in the shape of an RC airplane. Doublers provide additional strength in critical areas, and fillets provide a modicum of additional strength around seams. To support the weight of the pilot, a piece of corrugated cardboard is corrugated again, with an additional piece making up the floor. With the addition of a couple of side windows for comfort and visibility, the fuselage is completed, but additional components need to be added.
The most difficult challenge in making the fuselage is, in part, unrelated to the building material of choice. To allow the aircraft to be transported to the show after it’s built, the wings are detachable. Detachable wings would be no big deal on a normally constructed ultralight, and permanently affixed wings would be no big deal on a cardboard aircraft, but the combination of the two poses structural integrity challenges. As such, some plywood and aluminum are used to provide the strength needed.
The horizontal and vertical stabilizer construction is fairly simple, with cardboard folded over ribs creating a rather strong surface. At the ends of each are mounted the elevator and rudder, with fiberglass tape making up the hinge. Finally, the tail is mounted to the airframe using a couple of wood screws and some rope.
Despite the questionable choice in materials, the aircraft appears to be reasonably strong, and we love seeing things used in ways they were never intended. Make sure to stay tuned for more coverage, and while you wait, read our write-up on the previous installment of the project!
youtube.com/embed/_b9W-Gp4DbM?…
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La luce dell’anima
Meister Eckhart è uno dei più importanti teologi, filosofi e mistici del Medioevo cristiano, noto per i suoi numerosi sermoni in latino e tedesco. Questi sono peculiari per contenuto e forma e presentano un linguaggio semplice, con stile ermetico, a tratti paradossale. Eppure, a un’attenta analisi, essi rappresentano una manifestazione attiva del pensiero, una guida all’intima essenza di Dio.
Da acuto conoscitore del mistico domenicano, il traduttore Marco Vannini in questa raccolta presenta 25 sermoni, di cui cinque inediti, in latino e tedesco. La scelta dei sermoni trascende l’orizzonte temporale e invita il lettore a interrogarsi sulla potenza originaria che abita l’anima. La lettura è un itinerario che accompagna a vivere un’esperienza diretta con il divino, spogliato di ogni effigie e mediazione. Meister Eckhart, nelle sue prediche, distilla, attraverso il «distacco», il concetto di «luce nell’anima» con un’intensità teologica e mistica singolare. Il suo pensiero oscilla tra la filosofia classica e quella cristiana su questi punti: l’ascensione dell’umano verso la bellezza e il divino (Platone); la preminenza dell’intelletto puro (Aristotele); il «distacco», che libera l’anima dai limiti effimeri (Plotino); l’itinerario del rientrare in sé stessi (sant’Agostino).
La dottrina di Eckhart è radicale e limpida; la via per giungere al «distacco» passa necessariamente dalla conoscenza di sé stessi: «Chi vuole penetrare nel fondo di Dio deve prima penetrare nel fondo più intimo di se stessi; essenziale è ri-conoscerci nella realtà più profonda, in quella dello spirito che Eckhart chiama Grund der Seele, “il fondo dell’anima”» (p. 8). In questo «fondo», l’uomo si riconosce come spirito, come Dio è spirito. In questo «fondo» non vi è separazione né discontinuità, ma unità permanente: la realtà è la visione in cui non vi è né tempo né spazio, perché tempo e spazio sono coordinate intimamente connesse. In questo «fondo» «c’è una luce nell’anima dove mai è penetrato il tempo e lo spazio. Tutto ciò che il tempo e lo spazio hanno mai toccato, mai è giunto a questa luce. E in questa luce l’uomo deve permanere» (p. 60).
È in questo chiarore che l’uomo deve abitare; esso è la sua autentica essenza, la sua vera esistenza divina e spirituale. L’uomo che desidera «raggiungere la verità più alta, ricevere il dono divino del presente, generare nella stessa luce di Nostro Signore Gesù Cristo» (p. 52) deve essere distaccato, «abbandonare tutto ciò che è accidentale, tutto ciò che è sottomesso al tempo e allo spazio» (p. 149) e tendere all’«eterno presente» di Dio.
Nel «qui ed ora», nel «fondo dell’anima» non entra nessuna creatura né immagine di Dio, ma la pienezza della vita e del puro spirito. In questo amore, l’anima e Dio divengono una cosa sola, al di sopra di spazio e tempo. «Quando l’anima giunge alla pura luce, penetra nel nulla» (p. 52), e in questo «nulla» l’uomo deve permanere. Qui scompare ogni immagine, e l’uomo accoglie la rinuncia a ogni attaccamento, a ogni pretesa di voler sapere.
Con il distacco, l’uomo, attraverso la via negationis – nulla volere, nulla sapere, nulla avere –, si appropria della sua traslazione, vive l’istante misterioso, l’insondabile incontro del tempo con l’eterno, accoglie Dio nella sua essenza più pura. «Quando l’anima giunge nel luogo senza nome, nel luogo di Dio, essa riposa» (p. 68), rimane «nell’ora dell’eternità», conosce in Dio tutte le cose, come puro, nudo spirito, accoglie Dio per riversarsi in lui, cercarlo al di sopra del tempo «e vivere la pienezza del tempo, quando non c’è più il tempo» (p. 70) e «l’anima si è sottratta al tempo» (p. 73). Dio è «generato» incessantemente in questo essere umano, il quale, a sua volta, è sempre generato in Dio. Più l’uomo si denuda, più diventa simile a Dio e vive nella sua stessa beatitudine.
Il libro di Eckhart è un incoraggiamento a riscoprire il fascino dell’introspezione e la forza della luce che risplende, nascosta, dentro ogni uomo.
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Il nuovo video di Pasta Grannies: youtube.com/shorts/WORMbqBI7Vs
@Cucina e ricette
(HASHTAG)
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New research “suggests that dark energy may no longer be a cosmological constant” and that the universe’s expansion is slowing down.#TheAbstract
Maria Zakharova: Il Segretario generale della NATO Rutte ha affermato che la Russia non è sola nei suoi tentativi di indebolire le regole globali: "Come sapete, collabora con Cina, Corea del Nord, Iran e altri".
Innanzitutto, a cosa si riferiscono esattamente queste "regole globali"? Vi prego di pubblicarne l'elenco completo sul sito web della NATO. Finora, nessuno sa a quali "regole" si riferisca Rutte.
In secondo luogo, la Russia, come la Cina e la maggioranza globale, ha sempre dichiarato il proprio impegno nei confronti del diritto internazionale. È la NATO che lo ha ripetutamente violato con le sue azioni aggressive e coalizioni illegittime: invadendo l'Iraq con falsi pretesti, bombardando la Jugoslavia, ecc.
In terzo luogo, non ricordo che nessun paese membro della NATO abbia dichiarato di voler porre fine alla cooperazione, ad esempio con la Cina, menzionata da Rutte. Di recente, c'è stato un vertice tra Stati Uniti e Cina – non ho sentito Rutte criticare il Presidente degli Stati Uniti per questo.
L'antieuropeista
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a me ricorda un po' il moby prince.
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INCENERITORE: LA TRUFFA DELLA TURBINA IMPONE SUBITO LA BONIFICA DEL SITO
INCENERITORE: LA TRUFFA DELLA TURBINA IMPONE SUBITO LA BONIFICA DEL SITO
#Ambiente #StopInceneritore #NoInceneritore #NoInceneritori #ZeroWaste #Rifiuti #Riciclo #EconomiaCircolare #NoAlCarbone #EnergiaPulita
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unionedeicomitati.altervista.o…
#Ambiente #StopInceneritore #NoInceneritore #NoInceneritori #ZeroWaste #Rifiuti #Riciclo #EconomiaCircolare #NoAlCarbone #EnergiaPulita
proposta del segretario della CGIL Maurizio Landini di introdurre un “contributo di solidarietà” dell’1,3 per cento sui patrimoni netti superiori a 2 milioni di euro".
Considerato che il più scalcagnato dei lavoratori italiani paga il 23% di tasse sull'unica cosa che ha, ovvero il reddito, una proposta del genere mi sembra fin troppo timida.
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L’impegno delle Forze armate tra onore e riconoscenza
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il ministro della difesa Guido Crosetto, in una intervista alla Rivista Aeronautica, che celebra i 100 anni di vita, ha evidenziato che “il personale della Difesa resta la nostra risorsa più preziosa. Donne e uomini che operano spesso in contesti difficili con professionalità, umanità, spirito di servizio, e
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Bilancio e palle
@Politica interna, europea e internazionale
L'articolo Bilancio e palle proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
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freezonemagazine.com/articoli/…
Il ragazzo il Blues lo parla chiaro… Stavo iniziando a scrivere di tutt’altro quando, nella esasperante, nebbiosa, quotidianità post-moderna fatta di quotidiane post-minchiate si è fatto largo, come una Ricola data a un bronchitico, D.Keyran Harrell giovane Bluesman (26 anni, aprile 1999, Ruston Louisiana) vestito di fine broccato. Planato in salotto da un dispositivo a […]
L'articolo D.K. Harrell
Il
Non solo un lavoro di qualità, ma anche prospettive di qualità
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Stiamo tornando a far rallentare il mondo. Ma l’ultimo periodo, per noi, non è stato per niente semplice. Ci siamo scontrati con la difficoltà di portare avanti un’attività giornalistica indipendente e renderla al contempo sostenibile. Nonostante i nostri buoni propositi, la mancanza di risorse
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Una foto con il busto di Mussolini: l’inchiesta di Report che imbarazza Colosimo
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/una-fot…
Alcuni quotidiani anticipano oggi quello che dovremmo vedere nella puntata di Report. Tra i tanti titoli ci ha colpito l’annuncio che ci
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Penjing: l’arte cinese che trasforma la natura in un racconto in miniatura (e che non è un bonsai)
Penjing: l’arte cinese dei paesaggi in miniatura. Cos’è, differenze con il bonsai, stili e come iniziare a crearne uno a casa.Marco Crisciotti (GreenMe.it)
Una panoramica delle potenze militari nel mondo
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Il sito web militare statunitense Global Firepower ha recentemente pubblicato la sua classifica della potenza militare mondiale per il 2025, con i primi dieci classificati come segue: Stati Uniti d’America, Russia, Repubblica Popolare della Cina, India, Repubblica di Corea (sud), Regno Unito, Francia, Giappone, Turchia e
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Hello and welcome to poliverso.org
Friendica is a somewhat unique software: a little more difficult to use than Mastodon, but infinitely richer in features.
I noticed that your first test post was written in English. That's not a problem, but I remind you that poliverso.org is a server dedicated to an audience that communicates primarily in Italian, so it would be appropriate for most of your posts to be in that language.
If you prefer to continue communicating in English, you can search for other Friendica servers at this link:
friendica.fediverse.observer/l…
Best regards and have a good Sunday
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Quel momento in cui capisci che realizzare il tuo sogno è impossibile.
Non so se vi è mai capitato di avere un sogno, sperare di poterlo realizzare, e poi desiderare che si avveri, ogni giorno più intensamente.
A me è capitato tante volte, e altrettante volte i sogni si sono infranti. Alcuni erano anche molto grandi, e la delusione è stata tanta quando è successo. Forse sono una persona che si crea troppe aspettative; chissà.
Ma quando il mio sogno è diventato quello di non provare più dolore e malessere, allora la questione è cambiata: era GIUSTO che io realizzassi quel sogno. Pensavo che ci sarei riuscito facilmente, e non solo mi sembrava che una qualche giustizia divina me lo avrebbe concesso, ma addirittura che sarebbe stato più semplice riuscirci, più che per tutti gli altri sogni che avevo coltivato.
Non è stato così.
Il sogno di vivere a Tenerife si è sbriciolato velocemente dal 2020 in poi, quando ho iniziato a capire che quel posto, l'unico in cui io stia davvero bene, non era più vivibile. Troppe persone ci si sono trasferite, troppi turisti continuano ad andarci, rendendolo di fatto un luogo inospitale.
Riuscite ad immaginare come mi sentivo ritornando a Tenerife, dopo che avevo capito che anche a El Hierro non avrei potuto vivere?
Cercavo di non rovinarmi quei pochi giorni di permanenza amara, in cui tutto ciò che vedevo - e sentivo - somigliava ad una preziosa torta, che i miei occhi di bambino non potevano vedere, ma non toccare.
Eppure, l'isola è riuscita ad insegnarmi qualcosa.
Di nuovo.
Il racconto è in questo episodio del podcast.
Non spegniamo le luci su Gaza
@Giornalismo e disordine informativo
articolo21.org/2025/11/non-spe…
Notizie sempre più scarne. L’informazione toglie spazio a Gaza e alla Cisgiordania con poche eccezioni, per esempio quelle di Avvenire e Il Manifesto. Ma il dramma che si è consumato a Gaza durante i bombardamenti israeliani non si è esaurito, purtroppo, con la fragile pace americana.
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This week, we discuss archiving to get around paywalls, hating on smart glasses, and more.#BehindTheBlog
Early humans crafted the same tools for hundreds of thousands of years, offering an unprecedented glimpse of a continuous tradition that may push back the origins of technology.#TheAbstract
Protecting Minors Online: Can Age Verification Truly Make the Internet Safer?
The drive to protect minors online has been gaining momentum in recent years and is now making its mark in global policy circles. This shift, strongly supported by public sentiment, has also reached the European Union.
In a recent development, Members of the European Parliament, as part of the Internal Market and Consumer Protection Committee, approved a report raising serious concerns about the shortcomings of major online platforms in safeguarding minors. With 32 votes in favour, the Committee highlighted growing worries over issues such as online addiction, mental health impacts, and children’s exposure to illegal or harmful digital content.
What Is In The Report
The report discusses the creation of frameworks and systems to support age verification and protect children’s rights and privacy online. This calls for a significant push to incorporate safety measures as an integral part of the system’s design, within a social responsibility framework, to make the internet a safe environment for minors.
MEPs have proposed sixteen years as the minimum age for children to access social media, video-sharing platforms, and AI-based chat companions. Children below sixteen can access the above-mentioned platforms with parental permission. However, a proposal has been put forth demanding that an absolute minimum age of thirteen be set. This indicates that children under 13 cannot access or use social media platforms, even with parental permission.
In Short:
- Under 13 years of age: Not allowed on social media
- 13-15 years of age: Allowed with parents’ approval
- 16 years and above: Can use freely, no consent required
MEPs recommended stricter actions against non-compliance with the Digital Services Act (DSA). Stricter actions range from holding the senior executives of the platforms responsible for breaches of security affecting minors to imposing huge fines.
The recommendations include banning addictive design features and engagement-driven algorithms, removing gambling-style elements in games, and ending the monetisation of minors as influencers. They also call for tighter control over AI tools that create fake or explicit content and stronger rules against manipulative chatbots.
What Do Reports And Research Say?
The operative smoothness and convenience introduced by the digital and technological advancements over the last two decades have changed how the world works and communicates. The internet provides a level field for everyone to connect, learn, and make an impact. However, the privacy of internet users and the access to and control over data are points of contention and a constant topic of debate. With an increasing percentage of minor users globally, the magnitude of risks has been multiplied. Lack or limited awareness of understanding of digital boundaries and the deceptive nature of the online environment make minors more susceptible to the dangers. Exposure to inappropriate content, cyberbullying, financial scams, identity theft, and manipulation through social media or gaming platforms are a few risks to begin with. Their curiosity to explore beyond boundaries often makes minors easy targets for online predators.
Recent studies have made the following observations (the studies are EU-relevant):
- According to the Internet Watch Foundation Annual Data & Insights / 2024 (reported 2025 releases), Record levels of child sexual abuse imagery were discovered in 2024; IWF actioned 291,273 reports and found 62% of identified child sexual abuse webpages were hosted in EU countries.
- WeProtect Global Alliance Global Threat Assessment 2023 (relevant to the EU) reported an 87% increase in child sexual abuse material since 2019. Rapid grooming on social gaming platforms and emerging threats from AI-generated sexual abuse material are the new patterns of online exploitation.
- According to WHO/Europe HBSC Volume on Bullying & Peer Violence (2024), one in six school-aged children (around 15-16%) experienced cyberbullying in 2022, a rise from previous survey rounds.
These reports indicate the alarming situation regarding minors’ safety and reflect the urgency with which the Committee is advancing its recommendations. Voting is due on the 23rd-24th of November, 2025.
While these reports underline the scale of the threat, they also raise an important question: are current solutions, like age verification, truly effective?
How Foolproof Is Age Verification As A Measure?
The primary concern in promoting age verification as a defence mechanism against cybercrime is the authenticity of those verification processes and whether they are robust enough to eliminate unethical practices targeting users. For instance, if the respondent (user) provides inaccurate information during the age verification process, are there any mechanisms in place to verify its accuracy?
Additionally, implementing age verification for children is next to impossible without violating the rights to privacy and free speech of adults, raising the question of who shall have access to and control over users’ data – Government bodies or big tech companies. Has “maintenance of anonymity” while providing data been given enough thought in drafting these policies? This is a matter of concern.
According to EDRI, a leading European Digital Rights NGO, deploying age verification as a measure to tackle multiple forms of cybercrime against minors is not a new policy. Reportedly, social media platforms were made to adopt similar measures in 2009. However, the problem still exists. Age verification as a countermeasure to cybercrime against minors is a superficial fix. Do the Commission’s safety guidelines address the root cause of the problem – a toxic online environment – is an important question to answer.
EDRI’s Key arguments:
- Age verification is not a solution to problems of toxic platform design, such as addictive features and manipulative algorithms.
- It restricts children’s rights to access information and express themselves, rather than empowering them.
- It can exclude or discriminate against users without digital IDs or access to verification tools.
- Lawmakers are focusing on exclusion instead of systemic reform — creating safer, fairer online spaces for everyone.
- True protection lies in platform accountability and ethical design, not mass surveillance or one-size-fits-all age gates.
Read the complete article here:
https://edri.org/our-work/age-verification-gains-traction-eu-risks-failing-to-address-the-root-causes-of-online-harm/ | https://archive.ph/wip/LIMUI: Protecting Minors Online: Can Age Verification Truly Make the Internet Safer?
Before floating any policy into the periphery of execution, weighing the positive and negative user experiences is pivotal, because a blanket policy based on age brackets might make it ineffective at mitigating the risks of an unsafe online space. Here, educating and empowering both parents and children with digital literacy can have a more profound and meaningful impact rather than simply regulating age brackets. Change always comes with informed choices.
Sulle droghe abbiamo un piano: Possibile alla contro-conferenza nazionale sulle droghe
Possibile è presente alla Controconferenza nazionale “Sulle droghe abbiamo un piano” con Giulia Marro, Consigliera Regionale del Piemonte, e Domenico Sperone, assessore del Comune di Canale.
La controconferenza si svolge a Roma in parallelo alla conferenza governativa che si è aperta all’Eur.
È stata promossa dalla Rete nazionale per la riforma delle politiche sulle droghe, dopo che il governo ha rifiutato ogni confronto con la società civile e gli enti locali. L’impostazione della conferenza ufficiale rimane ancorata a un modello repressivo e datato, ancora legato allo slogan “un mondo senza droghe”, lontano dalle conoscenze scientifiche e dalle esperienze sviluppate a livello internazionale.
L’iniziativa propone un piano alternativo per le politiche sulle droghe, basato su salute pubblica, diritti umani e riduzione del danno, in linea con le raccomandazioni ONU e con le pratiche già adottate in diversi Paesi.
Nella prima giornata, il 6 novembre, si sono alternati interventi di esperti e rappresentanti di reti internazionali, tra cui Susanna Ronconi (Forum Droghe), Saner Mahmood (Alto Commissariato ONU per i Diritti Umani), Marie Nougier (International Drug Policy Consortium), Adria Cots Fernández (Apertura Politiche Droghe) ed Eligia Parodi (rete EuroPUD, persone che usano droghe).
È emerso un messaggio chiaro: le politiche punitive non riducono i consumi né migliorano la salute pubblica, ma producono esclusione e stigma. Sempre più paesi — tra cui Portogallo, Spagna e Svizzera — stanno invece seguendo la via della depenalizzazione e dell’investimento in servizi di riduzione del danno.
I lavori si sono articolati in tre panel:
1. Politiche e diritti umani, con un’analisi dei cambiamenti globali e delle nuove risoluzioni ONU;
2. Riduzione del danno come politica complessiva, con esperienze europee e latinoamericane che integrano salute, inclusione e giustizia sociale;
3. Psichedelici per uso medico, dedicato alla libertà di ricerca e ai trattamenti innovativi.
La controconferenza ha sottolineato anche il ruolo delle città e delle amministrazioni locali, che in molti casi sono il primo livello istituzionale capace di attuare politiche concrete e basate sui diritti.
Per Possibile, questo appuntamento rappresenta uno spazio politico necessario per costruire politiche sulle droghe efficaci e umane, fondate su salute, evidenze scientifiche e rispetto della dignità delle persone, superando definitivamente l’approccio repressivo e ideologico che continua a dominare il dibattito nazionale.
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simona
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