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Solo leggendo il nome che si sono dati, mi sanguinano gli occhi. Ma Renzi a parte continuare a sparare le sue c......e, se perde anche questa volta si ritira o no dalla politica?
imolaoggi.it/2024/04/08/renzi-…


Migranti, difesa comune, Ucraina. Tutte le sfide della nuova Nato

[quote]Quale Nato ci aspetta dopo il 2030? Un momento di riflessione organizzato dal parlamentare di Fratelli d’Italia Giangiacomo Calovini, membro della commissione esteri della Camera e membro della delegazione parlamentare italiana presso l’assemblea parlamentare della Nato, è stata l’occasione per



I cani guardiani italioti, difendono gli imperialisti e criminali guerrafondai della Nato🤮🤮😩😩🤦🏼‍♂️🤦🏼‍♂️
imolaoggi.it/2024/04/08/napoli…


Ecco l'esempio di uno dei giornali considerati "democratici" e "attendibili. 🤮🤮🤮🤮
imolaoggi.it/2024/04/09/repubb…


1° Premio Internazionale Giovanni Malagodi

[quote]16 aprile 2024, ore 11:00 – Sala Zuccari, Palazzo Giustiniani, Via della Dogana, 29 – Roma 1904 – 2024: 120 ANNI DALLA NASCITA DEL PRESIDENTE DEL SENATO GIOVANNI MALAGODI SALUTI ISTITUZIONALI IVAN SCALFAROTTO, Senatore della Repubblica Italiana INTRODUCE GIUSEPPE BENEDETTO, Presidente Fondazione Luigi Einaudi INTERVENTI LUCA ANSELMI, già



Malagodi and The Liberal International (RDR)

[quote]Aula Malagodi, Fondazione Luigi Einaudi – 16 April 2024 | 16:30 – 17:30 CEST Marco Mariani, Vice President of the European Liberal Forum Ilhan Kyuchyuk, President of ALDE Antoaneta Asenova, Board member of the European Liberal Forum Philipp Rösler, former Germany vice Chancellor Adrian Vazquez Lazara, MEP Renew Europe Angela Cavezzan,




Come si applica il Digital Services Act al Fediverso? Una guida di IFTAS cerca di affrontare l'argomento per gli amministratori di istanza

@Che succede nel Fediverso?

@IFTAS è lieta di annunciare la disponibilità pubblica della loro Guida DSA per i servizi decentralizzati , una guida pratica per servizi piccoli e micro soggetti alla legge sui servizi digitali dell'UE.

Qui il post con il comunicato

Qui il file pdf con la guida


IFTAS is happy to announce the public availability of our DSA Guide for Decentralized Services – a practical guide for small and micro services that are subject to the EU’s Digital Services Act.

Developed in collaboration with the great people at Tremau, our DSA Guide is designed to help independent social media service providers navigate these complex regulations and achieve compliance with these new rules without compromising the unique qualities of federated, open social networks.

As part of our Needs Assessment activities, we’ve heard a repeated need for help understanding the complex regulatory landscape that decentralized services need to consider, and this DSA Guide is the first of many in our plan to provide clear, actionable guidance to a range of regulations for the community.

As of February 2024, all online services and digital platforms that offer services in the European Union are required to be fully compliant with the DSA. If your server has member accounts in the EU, or is publicly viewable in the EU, your service is most likely impacted by this regulation.

However, various portions of the DSA are not applicable to “small and micro” services, and this guide will show you clearly which parts apply and which do not.

For administrators of platforms like Mastodon, PeerTube, and Pixelfed, the DSA Guide can help demystify the requirements and offer practical advice on achieving compliance for the over 27,000 independent operators of these and other decentralized social media services who otherwise may not be able to obtain the guidance and advice that larger operations can afford to invest in.

Download the DSA Guide for Decentralized Fediverse Services.

To join the discussion, visit our community chat service at matrix.to/#/#space:matrix.ifta… or stay tuned to join our community portal in the coming weeks!

about.iftas.org/2024/04/09/dsa…

#ActivityPub #BetterSocialMedia #DSA #Fediverse


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Allo stremo, Kiev si affida all’estrema destra russa

Allo stremo sul piano militare, Kiev si affida ad una milizia composta da membri dell'estrema destra russa che compie incursioni nel territorio della Federazione
L'articolo Allo stremo, Kiev si affida all’estrema destra russa proviene da Pagine Esteri.
@Notizie dall'Italia e dal mondo

pagineesteri.it/2024/04/09/mon…



c'è l'eclissi e una dice “Così Dio ci chiede di pentirci”. ma tale livello di imbecillità deve per forza essere tollerato? pentiti te delle imbecillità che dici... va bene che c'è l'analfabetismo funzionale, un 60% di italiani che crede di saper leggere ma che comunque non capisce, ma questa è pure un personaggio delle istituzioni usa.


paga o ok": ecco come funziona: Perché sempre più siti web vi fanno pagare per la vostra privacy
Come funzionano i sistemi di pagamento o consenso e quali sono i problemi? Max Schrems ci spiega tutto in questo video esplicativo
mickey09 April 2024
Max Schrems Pay or Okay


noyb.eu/it/pay-or-okay-explain…



#NotiziePerLaScuola

📌 Prorogato il termine per la presentazione delle candidature per il Concorso nazionale "L'IA tra i banchi di scuola: idee e progetti per sviluppare competenze trasversali per il futuro", anno scolastico 2023/2024.



in un paese civile, invece di fare campagne dove si mostrano la quantità di zuccheri di una bevanda a caso per scoraggiare all'uso di bevande alternative all'acqua, si dovrebbe mostrare quanto sia utile leggere l'etichetta, come leggere l'etichette e capire che la quantità di zucchero varia molto da bevanda e bevanda ed è scritta nell'etichetta. che la conoscenza è potere e salute. non il paternalismo del "le bevande sono cattive, evitale".


In Cina e Asia – Cina, per il 99% dei giornalisti stranieri non si lavora secondo gli standard internazionali

Le notizie di oggi: Cina, per il 99% dei giornalisti stranieri non si lavora secondo gli standard internazionali Cina, arrivano i viaggi aerei urbani a bassa quota Cina, la spesa turistica per la Festa degli Antenati supera i livelli pre-Covid Il Giappone potrebbe aderire al



ECUADOR. Le reazioni regionali e internazionali all’irruzione nell’Ambasciata del Messico

Il raid nella sede diplomatica messicana è stato condannato da più parti e ha rimescolato le carte del sistema politico ecuadoriano.
L'articolo ECUADOR. Le reazioni regionali e internazionali all’irruzione nell’Ambasciata del Messico proviene



GAZA. Perché gli israeliani non vogliono il cessate il fuoco?

Fermare la guerra vorrebbe dire che gli obiettivi militari dichiarati in questi mesi sono irrealistici e che Israele non può sottrarsi a un processo politico con i palestinesi.
L'articolo GAZA.pagineesteri.it/2024/04/09/med…



Yellen che va, Lavrov che viene: Usa e Russia si misurano in Cina

Finisce la visita della segretaria al Tesoro americana, arriva il ministro russo. Il piano cinese per l’Ucraina: tutti al tavolo di pace, Mosca inclusa. Così la Cina punta a essere la potenza di mezzo, quella con cui tutti gli altri possono parlare
L'articolo Yellen che va, Lavrov che viene: Usa e Russia si misurano in



Newsmast Foundation ha pubblicato uno studio sull'uso di #Mastodon

L'argomento è lo scambio di informazioni e conoscenza su argomenti (per esempio politica, ambiente, tecnologia) e l'utilizzo (frequenza, quantità di post) da parte degli utenti

Qui lo studio

Grazie a @gualdo :privacypride: :cc: per la segnalazione

@Che succede nel Fediverso?

mastodon.uno/@gualdo/112235712…


#Newsmast Foundation ha pubblicato uno studio sull'uso di #Mastodon

L'argomento è lo scambio di informazioni e conoscenza su argomenti (per esempio politica, ambiente, tecnologia) e l'utilizzo (frequenza, quantità di post) da parte degli utenti

Cosa ne viene fuori? Che Mastodon non è un posto di geek, che si parla di molte cose, che è un mondo ben frequentato

Lo sapevamo, ma ora è ufficiale 🙃

Lo studio si trova qui: newsmastfoundation.org/app/upl…




Come smascherare i populisti

[quote]Domanda scomoda. Nella campagna elettorale in realtà già in corso da tempo per le elezioni europee, su che cosa dovrebbero puntare i partiti pro Europa? Si potrebbe pensare, ovviamente, che ciascuno di essi declinerà, a seconda della situazione politica di ogni paese in cui operano, i successi che ritiene l’Unione Europea abbia conseguito, e i rischi nel […]



In Cina e Asia – Visita Yellen, tra colloqui "produttivi” e minacce di sanzioni

@Notizie dall'Italia e dal mondo

I titoli di oggi: Visita Yellen, tra colloqui “produttivi” e minacce di sanzioni Cina accusata di diffondere disinformazione sui social in vista delle elezioni americane Usa, nuove restrizioni alle importazioni di abbigliamento a basso costo. Colpite Temu e Shein Difesa, primo colloquio Usa-Cina in due



L’Altra Asia – Il massacro quotidiano dei civili, in Myanmar

@Notizie dall'Italia e dal mondo

I numeri della guerra in Myanmar, perché «non ci si può permettere di dimenticare», dicono le Nazioni Unite. Poi le storie della settimana dall'Altra Asia.
L'articolo L’Altra Asia – Il massacro quotidiano dei civili, in Myanmar proviene da api.follow.it/track-rss-story-…




#NotiziePerLaScuola
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito

🔶 #AgendaSud, nuovo decreto per il supporto alle scuole più fragili
🔶 Giuseppe Valditara in Calabria: "Garantire a tutti gli studenti le st…



RECENSIONE : BIG PAWS – WORST COAST


Un bel dischetto per gli amanti del genere, una spanna sopra a un sacco di roba attuale, ma pure del passato. Lo trovate in Cd da Flamingo Records! @Musica Agorà

iyezine.com/big-paws-worst-coa…

Musica Agorà reshared this.



Firmato dal Ministro Giuseppe Valditara il nuovo decreto che prevede, per le #scuole già individuate nel piano di #AgendaSud, e che presentino maggiori fragilità in termini di competenze degli alunni, l'attivazione di ulteriori azioni di supporto.



Riguardo un breve gioco sulla libertà, ambientato in un futuro non troppo lontano, in cui l'umanità è schiava del regime di un'azienda.


In fondo ha ragione, con tutti i disastri che hanno fatto non possono mica tornare innocenti...


gli uomini forti iniziano spesso con progetti utili. di quelli che salvano la nazione. inizialmente. molto inizialmente. ma quando poi chiedono alla gente di portare le mutande e la biancheria sopra i vestiti, qualcuno di questi geni mi dice esattamente come si mandano via? senza possibilmente un bagno di sangue?


  di Laura Tussi Anche l'amministrazione capitolina ha sottoscritto il Trattato sulla proibizione delle armi nucleari, invitando il Governo nazionale

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Biden is posting into the fediverse. Vernissage is a new photo platform in development. Newsmast's report on the diversity of communities in the fediverse.

in reply to Andrea Russo

@Andrea Russo forse è dovuto all'aggiornamento del sistema. Comunque è strano e non sarebbe dovuto succedere... 😅




La Nato di domani? Si allarghi anche in Asia. La versione di Pelanda

@Notizie dall'Italia e dal mondo

La Nato di domani si allarghi, anche in Asia, per contrastare chi sta lavorando ad allargare i solco tra America ed Europa, spiega a Formiche.net il prof. Carlo Pelanda, economista e uno degli analisti più attenti delle relazioni internazionali. Alla vigilia dell’uscita del suo pamphlet “L’Italia globale” per Rubbettino, l’analista riflette sul presente ma soprattutto sul futuro della Nato, su come l’Alleanza deve programmare postura e iniziative per immaginare nuove traiettorie e sopratutto per impedire il disegno “esterno” che vorrebbe gli alleati atlantici in crisi. “Prima di sostenere che ci sia il bisogno di una nuova Nato, occorre valutare come funziona quella che esiste: da tempo ha commissionato molte analisi su vari temi interconnessi all’impiego della forza, compresi i contorni economici, finanziari e psicologici. Per cui sostenere che la Nato deve allargare lo sguardo secondo me non è corretto”.

Nato e guerra ibrida: è corretto dire che l’Alleanza dovrà immaginare un percorso di riforma che contempli le leve economiche, quelle energetiche e il confronto con le milizie paramilitari?

Da sempre la Nato ha previsto dei programmi civili e così non ha mai fatto l’errore di essere un’organizzazione solo militare. Ricordo personalmente quando ero giovanissimo di aver partecipato a borse Nato per fare ricerca civile, quindi pensare che la Nato sia un’organizzazione lontana dagli aspetti civili di sicurezza nel senso esteso o che non stia affrontando i problemi della guerra ibrida è una mancanza di informazione. Aggiungo che la Nato è un’organizzazione molto evoluta e sofisticata che non cura solo l’aspetto della difesa o della deterrenza militare: ricordo che negli anni ’90 era una struttura già piuttosto evoluta che guardava il mondo a 360 gradi, non soltanto dal punto di vista militare.

In quali altri ambiti ad esempio?

Vi erano alcune associazioni civili legate alla Nato che analizzavano tutti i problemi di sicurezza in maniera molto ampia. Pensi che ho conosciuto mia moglie in uno di questi seminari a Castelfranco Veneto, dove lei era notaio e vicepresidente dell’associazione Nato. Per cui non facciamo l’errore di pensare che la Nato sia un luogo che non pensa, tutt’altro. Nel 1989 con il crollo del Muro è cambiato lo scenario, perché è venuto a mancare il nemico. Ma prima di sostenere che ci sia il bisogno di una nuova Nato, occorre valutare come funziona quella che esiste.

Quale è il suo giudizio?

Confermo che, dalla fine degli anni ’80 in poi, si sono manifestati dei problemi di riduzione di rilevanza, ma ha sempre mantenuto un impianto, consapevole che i conflitti vanno analizzati nel senso più ampio. La Nato presenta due caratteristiche: una è l’interoperabilità, cioè non esistono al mondo altre alleanze militari dove tanta diversità viene integrata grazie a standard comuni. La mia raccomandazione è quella di analizzare meglio come è fatta la Nato prima di proporre una riforma che, magari, è già nelle sue corde o anche nel suo Statuto e nelle sue operazioni. La seconda è la comunicazione: la Nato, come è ovvio, non comunica tutto quello che fa in una maniera aperta dal momento che è un’alleanza militare. Durante il governo Ciampi nel 1993, da consigliere per gli affari speciali del ministro degli Esteri Andreatta, accompagnai alcune aziende italiane in un vertice Nato dedicato al problema delle armi non letali.

Ovvero?

Si poneva il problema di costruire in sicurezza e senza eccessi, limitando la violenza dell’esercizio della forza e il caso era quello dei Balcani, in particolare, perché in una democrazia vi sono dei limiti all’impiego della forza. E dal momento che esiste una varietà di opinioni e un gran pezzo di queste varietà è fatta da persone belligeranti, i militari fecero una ricerca per spiegare che era più rischioso l’uso di armi non letali, sia sul sul piano legale che su quello operativo. Il tema è poi rimasto in sospeso, ma servì a ribadire che la Nato ha commissionato molte analisi su vari temi interconnessi all’impiego della forza, compresi i contorni economici, finanziari e psicologici. Per cui sostenere che la Nato deve allargare lo sguardo secondo me non è corretto.

Dove invece, secondo la sua opinione, dovrebbe migliorare?

Potrebbe invece essere interessante lavorare su un passaggio che personalmente raccomando da più di trent’anni: unire sempre di più una rete fatta di economia e alleanza militare, mantenendo sempre la Nato come alleanza militare. Si possono immaginare nuovi accordi economici perché non è possibile mantenere un’alleanza che non abbia conseguenze economiche. Mi riferisco ad una strutturazione come il G7, che è un’alleanza estesa anche al Pacifico.

Cosa pensa rispetto ai ragionamenti che vengono fatti sull’allargamento a Paesi gravati da una contingenza eccezionale, come ad esempio l’Ucraina?

Questo è francamente il pensiero debole a cui sono contrario. La Nato deve allargarsi, penso soprattutto alle piccole nazioni, come previsto dal consolidamento dei Balcani. Sì, la Nato è uno strumento di pace ottenuto attraverso deterrenza e tale strumento realistico disturba non poche ideologie convinte che la pace sia più facile da ottenere, mentre l’aspetto positivo della Nato si ritrova nella citazione “Si vis pacem, para bellum”. Quel para bellum fa parte del realismo, perché per evitare una guerra occorre disincentivare l’avversario, mostrando superiorità oppure una maggiore capacità distruttiva. Per cui credo che la Nato debba continuare ad estendersi anche nel centro Asia.

Per quali ragioni?

Penso al Giappone, un Paese che fa parte già di quel cono di interesse che gravita attorno a Usa, Australia, Usa, Regno Unito e Italia. Il progetto di caccia di sesta generazione lo dimostra una volta di più. Aggiungo che una nostra portaerei sta andando in Giappone dove arriverà anche la Amerigo Vespucci: il tutto rientra in una tendenza direi naturale ad esserci, in un mondo dove c’è un confronto tra sistemi autoritari capeggiati dalla Cina e seguiti in una maniera molto più lenta dalla Russia, dall’Iran e dalla Corea del Nord. Perché dunque si dovrebbe limitare l’estensione della Nato? Chi lo sostiene ha altri obiettivi.

Quali?

Dividere Usa ed Europa. L’autonomia strategica dell’Europa è piuttosto irrealistica perché l’Europa è piccola con i suoi 500 milioni di abitanti e, quindi, ha bisogno dell’America e l’America ha bisogno dell’Europa. Quello che sta avvenendo oggi è che l’America non è più così grande da poter gestire due o tre fronti in contemporanea. Per cui resta pericolosissima l’idea di perseguire una autonomia difensiva post Nato, come predicato da Macron, perché sarebbe l’obiettivo della Cina: separare America ed Europa. Non mi sfugge, inoltre, che il mondo stia cambiando e che anche la guerra stia cambiando. Ma la Nato se ne è resa conto da tempo quando, ad esempio, ha analizzato due scenari bellici nuovi: lo spazio extra terrestre per il dominio dell’orbita e il condizionamento dei cervelli. Oggi però ci sono più strumenti innovativi in questo senso, per questa ragione l’Alleanza persegue il modello di una grande organizzazione, certamente con tante varietà di opinioni per capire come riuscire a fare deterrenza, ma con l’obiettivo unitario di mantenere la pace in una situazione dove la guerra possiede più strumenti per esprimersi.


formiche.net/2024/04/nato-doma…



Un’alleanza di democrazie. Il segreto del successo della Nato per Minuto-Rizzo


I dodici ministri degli Esteri, tra cui il conte Carlo Sforza per l’Italia, che il 4 Aprile 1949, riuniti a Washington, firmarono il Trattato dell’Alleanza Atlantica sarebbero molto sorpresi se fossero qui. Oggi l’Alleanza ha raggiunto il numero record di

I dodici ministri degli Esteri, tra cui il conte Carlo Sforza per l’Italia, che il 4 Aprile 1949, riuniti a Washington, firmarono il Trattato dell’Alleanza Atlantica sarebbero molto sorpresi se fossero qui. Oggi l’Alleanza ha raggiunto il numero record di 32 Paesi membri e circa quaranta partner con varie formule. In un incontro di chi scrive con la commissione Esteri della Dieta giapponese qualche anno fa, alla domanda “perché vi interessa la Nato?” la risposta fu “perché è un’organizzazione di successo”.
In passato l’Alleanza ha avuto sostenitori e avversari, ma non vi è dubbio che si sia rivelata molto efficiente. In realtà è l’unica organizzazione politico-militare al mondo in grado di operare a lunga distanza riunendo forze di Paesi anche molto diversi fra loro. Molti ne parlano, nelle contingenze attuali di crisi, ma pochi la conoscono da vicino. Di solito passa per uno strumento militare che interviene con la forza in certe occasioni controverse.

In realtà è molto di più! Parliamo di una organizzazione che unisce le grandi democrazie che si riconoscono nei valori Occidentali. È quindi una realtà innanzi tutto politica, con uno strumento militare. Ha un rapporto fra civili e militari con caratteristiche uniche per il rispetto dei ruoli di ciascuno. Non è una organizzazione internazionale in senso proprio e ha la caratteristica di agire “per consenso”. Lo abbiamo visto nella recente adesione della Svezia dove il processo non si è concluso fino a quando, la Turchia prima, l’Ungheria dopo, non hanno dato il loro assenso. In altre parole nella Nato non esiste il voto per decidere, ed è una caratteristica unica che vale la pena di sottolineare.

Anche per quanto riguarda il bilancio ci sono dei malintesi. Perché? Nel dibattito pubblico si fa spesso riferimento a percentuali del Pil da destinare alla difesa. Gli Stati Uniti, sia pure con toni diversi a seconda dell’amministrazione, spingono gli europei ad aumentare il loro contributo perché ritengono di sopportare un peso finanziario sproporzionato. Non si può comunque negare che la Nato abbia reso storicamente servizio all’Europa, che ha potuto progredire e svilupparsi nel corso dei decenni della guerra fredda, proprio per l’ombrello protettore dell’Alleanza garantito dagli Stati Uniti.

Fatta questa digressione, il bilancio della Nato è molto modesto e serve per coprire i costi delle spese comuni per la sede, il suo personale, pochi comandi e alcune attività operative comuni. In altre parole la struttura dell’Organizzazione costa poco. Cosa vuol dire? Che trattandosi propriamente di un’alleanza, sono i Paesi stessi ad assumersi i propri costi. Non vi è un importante bilancio comune, come è nel caso della Ue. Ogni Paese membro sostiene il peso di quello che effettivamente fa nel caso specifico. Non vi è alcuna dimensione sovranazionale. In questo senso Unione europea e Nato sono molto diverse, il che non vuol dire che siano disarmoniche. Anzi, con l’andare del tempo, si registrano sempre maggiori aree di convergenza, per interessi e valori comuni, tenendo conto che i membri sono quasi gli stessi.

Quale futuro? L’aumento dei Paesi rende più complesso il consenso politico data la crescente diversità. Rimane però il fatto che le democrazie alla fine finiscono per convergere su interessi comuni. Per quanto riguarda l’Italia, non si insiste mai abbastanza che il Paese che ha sempre contribuito in modo esemplare sia alle politiche che al funzionamento della Nato, il suo valore aggiunto è stato più volte dimostrato nel corso della storia. Ciò vale per le crisi balcaniche, come per l’Afghanistan e la partecipazione attiva in ogni area.

Complessivamente gli interessi italiani sono ben difesi. Vi è una dimensione di particolare interesse nazionale che è quella del Nord Africa, del Medio Oriente e dei Balcani. Proprio in questi mesi si discute seriamente su come aggiornare la strategia comune e come rinverdire i partenariati storici alla luce delle nuove realtà. Si tratta di un tema che verrà portato per decisione al prossimo vertice dell’Alleanza di Washinton nel mese di luglio.


formiche.net/2024/04/unalleanz…



Investimenti, partnership e IA. La ricetta di Benigni (Elt) per la cyber-security


Il tema della sicurezza informatica è fondamentale e necessario in questo momento storico, e l’obiettivo dell’architettura normativa nel quadro della cyber-security dovrà essere quello di dare una visione di lungo periodo e una strategia chiara per tutte

Il tema della sicurezza informatica è fondamentale e necessario in questo momento storico, e l’obiettivo dell’architettura normativa nel quadro della cyber-security dovrà essere quello di dare una visione di lungo periodo e una strategia chiara per tutte le forze in gioco. A sottolinearlo è stata Domitilla Benigni, presidente di CY4Gate e amministratore delegato e chief operating officer di Elettronica nel corso della sua recente audizione informale davanti alle commissioni Affari costituzionali e Giustizia della Camera dei deputati, nell’ambito del riesame del disegno di legge sulla sicurezza informatica differenziata, il cosiddetto ddl Cyber-sicurezza, presentato dal governo.

Collaborazione pubblico-privata

Benigni è intervenuta sul tema sempre più centrale dell’intelligenza artificiale “risorsa indispensabile per la sicurezza nazionale”, in particolare sull’articolo 7 contenuto nel Ddl, che interviene sulla materia delle partnership pubblico-privato e definisce il ruolo dell’Agenzia per la cybersecurity nazionale (Acn) nazionale) nella valorizzazione dell’IA. Benigni ha auspicato “un’estensione di questa collaborazione a tutti gli altri aspetti della cybersecurity dove il pubblico, in particolare l’Acn, ha un ruolo chiave di indirizzo e guida e le aziende possono esprimere capacità tecnologica ed umana”.

Spingere sull’IA

I benefici di questa collaborazione, ha sottolineato ancora la manager di Elt Group, sono evidenti innanzitutto “nella capacità di gestione degli incidenti e delle crisi, laddove si auspica che siano condivisi ancora di più obiettivi quali lo sviluppo di ulteriori tecnologie e competenze per la gestione delle minacce”. Sul tema, inoltre, ha anche auspicato un allargamento del partenariato privato anche alle Pmi e al mondo dell’università e della ricerca. Sempre in materia di intelligenza artificiale, secondo Benigni il Paese può puntare alla leadership tecnologica nel settore, in un ambito “dove siamo stati precursori con un regolamento europeo, ma dove dobbiamo spingerci oltre, investendo e mobilitando ogni risorsa e competenza per realizzare l’IA”.

Il capitale umano

Un ulteriore aspetto da non sottovalutare per Benigni è quello delle competenze: “Dobbiamo essere in grado, come sistema-Paese, di esprimere un potenziale di competenze in grado di colmare l’enorme gap tra domanda e offerta creatosi nel dominio cibernetico”. Per affrontare questa sfida, ha continuato l’ad di Elettronica, servono “piani strutturati e politiche di incentivazione che mirino ad un ampio coinvolgimento delle donne e dei giovani e agevolino l’accesso al lavoro nel dominio cyber anche a chi risiede in aree del Paese caratterizzate da basso tasso di industrializzazione e minor presenza di Istituzioni pubbliche con esigenze di competenze cyber.”

Servono gli investimenti

Benigni è anche intervenuta sull’articolo18 del Ddl, sull’invarianza di bilancio. In questo senso, per la manager, c’è la necessità di “uno stanziamento di risorse finanziarie aggiuntive, considerando che quelle già destinate non sono sufficienti a colmare i fabbisogni connessi alle esigenze di tutela degli interessi strategici della nazione”. Nonostante nel 2023 sia aumentato dello 0,12% il rapporto tra la spesa cybersecurity e il Pil italiano, infatti, il nostro Paese rimane ancora fanalino di coda nel G7 in materia di investimenti in cybersecurity.


formiche.net/2024/04/investime…



Le sfide della Nato dopo 75 anni. Il punto con Cesa, Alli e Parsi


“La Nato è più grande, più forte e più unita che mai”. Così il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha celebrato a Bruxelles il 75simo anniversario della fondazione del Patto insieme ai ministri degli Esteri degli Stati membri. I

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“La Nato è più grande, più forte e più unita che mai”. Così il segretario generale dell’Alleanza Atlantica, Jens Stoltenberg, ha celebrato a Bruxelles il 75simo anniversario della fondazione del Patto insieme ai ministri degli Esteri degli Stati membri. Il 4 aprile 1949, infatti, nasceva ufficialmente a Washington l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, con la firma del Patto Atlantico da parte dei dodici Paesi fondatori, tra cui l’Italia. A 75 anni da quella data, la Nato è arrivata oggi a contare 32 Paesi membri, con gli ultimi due, Finlandia e Svezia, che si sono aggiunti a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Il confronto con Mosca è sicuramente in l’attuale priorità dell’Alleanza, ma rispetto al passato non è più la sola, con il moltiplicarsi degli scenari di crisi. In occasione dell’anniversario, Formiche ha voluto riflettere sulle sfide che l’attendono nel live talk “La Nato 75 anni dopo. Appunti sul futuro”, moderato da Flavia Giacobbe, direttore di Formiche e Airpress.

L’importanza della difesa

“Oggi è una giornata importante”, ha registrato il presidente della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato, Lorenzo Cesa, intervenendo all’iniziativa. Naturalmente, in questo momento “la preoccupazione principale è il fronte ucraino, dove la situazione sta diventando molto delicata”, ha ribadito Cesa, ma l’attenzione della Nato è rivolta allo stesso tempo anche a quanto accade in altre zone geografiche, a partire dal quadrante mediterraneo. Per il presidente Cesa, allora, questo è il “momento per ribadire all’opinione pubblica quanto la Nato sia uno strumento di deterrenza e di pace”, e quanto ancora oggi siano fondamentali “le sue ragioni fondative”. Un tema che si lega soprattutto alla previsione di investire il 2% del Pil dei Paesi alleati nella Difesa, che secondo Cesa, “dovrebbe essere affrontato con concretezza, fuori dagli schemi dei singoli partiti”.

Una nuova fase storica

Dopo il 1989 le opinioni pubbliche europee si sono abituate a ragionare sui temi della sicurezza come “operazioni militari svolte in maniera puntuale, lontano da casa e senza eccessivi impegni” ha spiegato durante l’incontro Vittorio Emanuele Parsi, professore di Relazioni internazionali all’università Cattolica di Milano. Invece, per il professore, “tre questioni rendono questa congiuntura differente dai momenti di difficoltà vissuti nel passato”. Il primo punto è la prospettiva, realistica, di un disengagement statunitense dall’Europa, seguito dal “globalizzarsi delle sfide non solo in termini di settori geografici”, che richiedono al Vecchio continente di farsi carico della difesa collettiva “a prescindere – ha detto Parsi – da chi vinca le presidenziali Usa”. E in questo contesto si può leggere la proposta lanciata dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg a Bruxelles di un fondo da cento miliardi da qui a cinque anni per armare l’Ucraina. Infine, la presenza di “sfidanti concreti (Russia e Cina) in grado di sfruttare gli errori statunitensi e l’inerzia europea” ha drasticamente cambiato lo scenario internazionale.

Per una cultura della sicurezza

Di fronte a questo quadro, inoltre “siamo alle prese con una forte influenza delle ragioni della politica interna sulla politica estera” ha sottolineato il segretario generale della Fondazione De Gasperi e già presidente dell’Assemblea parlamentare della Nato, Paolo Alli riferendosi ai recenti commenti di Trump e Macron sull’Alleanza, frutto di “questo momento particolare, con gli appuntamenti elettorali in tutto il mondo”. “Alla fine però – ha detto Alli – l’Occidente, e i suoi cittadini, hanno dimostrato la loro compattezza di fronte all’aggressione russa”. Anzi, per il segretario generale della Fondazione De Gasperi, proprio questo è il momento per sensibilizzare le opinioni pubbliche sull’importanza dei temi della sicurezza, e in particolare di quanto “i budget per la difesa siano investimenti, non spese”.


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Italia alleato essenziale della Nato. Parola dell’amb. Markell


Nato e Italia non solo sono legate da un filo solidissimo di storia, tradizioni e policies, ma oggi a Roma viene, una volta di più, riconosciuto il suo ruolo di “alleato essenziale” fin dalla fondazione dell’Alleanza, guidando operazioni importanti come l

Nato e Italia non solo sono legate da un filo solidissimo di storia, tradizioni e policies, ma oggi a Roma viene, una volta di più, riconosciuto il suo ruolo di “alleato essenziale” fin dalla fondazione dell’Alleanza, guidando operazioni importanti come la Nato Mission Iraq e la Kosovo Force. Così l’ambasciatore Usa in Italia, Jack Markell, in occasione del 75esimo anniversario della fondazione della Nato, quando a Washington DC, 12 Paesi, fra cui gli Stati Uniti e l’Italia, “diedero vita all’alleanza di maggior successo e più durata della storia”.

I nostri popoli sono più sicuri grazie alla Nato, ha aggiunto, l’Europa e il mondo sono più sicuri, più prosperi e più democratici. Il diplomatico americano ha anche sottolineato che l’Italia ospita il Joint Force Command di Napoli, l’hub della Nato per il Sud e il Nato Defense College di Roma: si tratta di presidi fondamentali e al contempo strategici per distendere la strategia euroatlantica in settori cardine, come il Mediterraneo, il Medio Oriente, i Balcani.

Parallelamente al discorso di Markell, il ministro degli esteri Antonio Tajani ha osservato che l’Italia non ha Patriot, i missili antiaerei di cui ha tanto bisogno l’Ucraina per difendersi dagli attacchi missilistici russi, “ma noi continuiamo a sostenere in tutti i modi possibili l’Ucraina”. Il riferimento è alla firma del memorandum di Monaco per sostenere la ricostruzione del sistema energetico ucraino, che è fondamentale per la sopravvivenza di quel Paese. “Da parte italiana, insomma, c’è un sostegno totale a Kyiv, con un ottavo pacchetto di aiuti, mentre nella Nato si sta discutendo del nuovo Fondo da 100 miliardi per la difesa ucraina che è stato proposto dal segretario generale Jens Stoltenberg”.

In particolar modo sul fronte ucraino l’Italia si è distinta per avere impostato immediatamente un atteggiamento a sostegno di Kyiv, diventando in pochissimo tempo capofila di un fronte europeo pro-Ucraina, corroborato da vari voti parlamentari per l’invio di sostegni e mezzi. Una posizione, quella del governo Meloni, che Fratelli d’Italia aveva assunto già prima di salire a Palazzo Chigi e che ha costantemente mantenuto nella consapevolezza che “questo è un pezzo della nostra casa”, come osservato dal presidente del Consiglio poche settimane fa in occasione della commemorazione nel primo giorno dell’invasione russa, due anni fa.

Con Meloni quel giorno a Kyiv c’erano anche von der Leyen, De Croo e Trudeau. Un viaggio che coincise con il primo vertice del G7, altro dato che offre sostanza e conferma alle parole dell’ambasciatore Markell. Non sfugge che il recupero di una postura meno ambigua dopo l’eccessiva vicinanza a Pechino degli scorsi governi è stato l’elemento che ha caratterizzato sin dall’inizio il governo Meloni, conscio che l’Italia deve certamente lavorare per partnership multilaterali, ma rigorosamente incorniciate nella sua tradizionale sfera atlantista.


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