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Il rap. Se non divide in partenza, c’è qualcosa che non torna. E in questi anni, le cose che non tornano con il rap sono molte. Non è questione di gusti. Ma di direzione. I valori del rap (il riscatto, la polemica sociale, rabbia individuale) sono ormai usciti dal proprio nucleo fondativo e hanno intaccato […]
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Il rap. Se non
La violenza dei coloni israeliani sta rapidamente svuotando la Valle del Giordano dai palestinesi
@Notizie dall'Italia e dal mondo
Khirbet Samra è una delle ultime comunità di pastori palestinesi nel versante orientale della Cisgiordania. Le milizie dei coloni sostenute dallo Stato li stanno cacciando
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La zero-day in Windows sfruttata per 7 anni da gruppi APT e la responsabilità del patching
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
La vulnerabilità zero-day CVE-2024-21412 nel sistema di gestione dei file LNK di Windows è stata utilizzata dal 2017 da 11 gruppi APT legati a governi. La falla permette di bypassare Microsoft Defender SmartScreen, evidenziando
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Microsoft lancia Hornet. Il modulo Linux che verifica le firme dei programmi eBPF
Microsoft ha introdotto Hornet, un nuovo modulo di sicurezza Linux (LSM) che verifica le firme dei programmi eBPF. Si tratta dell’ultimo contributo dell’azienda allo sviluppo di Linux e delle tecnologie di sicurezza open source.
Microsoft è da tempo un convinto sostenitore di eBPF, una tecnologia che consente ai programmi utente di essere eseguiti direttamente all’interno del kernel Linux, in modo sicuro ed efficiente. eBPF può essere utilizzato per svolgere diverse attività, dal miglioramento delle prestazioni della rete al monitoraggio e al potenziamento della sicurezza. Microsoft non solo ha trasferito eBPF su Windows, ma è anche diventata membro fondatore della eBPF Foundation, dimostrando il suo impegno nei confronti della tecnologia.
Ora Microsoft ha introdotto Hornet, un modulo Linux che mira a migliorare la sicurezza dei programmi eBPF. Hornet verifica le firme degli eseguibili eBPF utilizzando uno schema simile a quello impiegato per verificare le firme dei moduli del kernel Linux.
La firma standard pkcs#7 viene aggiunta alla fine del file eseguibile e, quando si carica il programma tramite la chiamata di sistema bpf_prog_load, Hornet la estrae automaticamente dal file di processo corrente. La firma viene quindi utilizzata per verificare l’integrità delle istruzioni eBPF e delle strutture dati caricate nel kernel.
La caratteristica unica di Hornet è che considera automaticamente attendibili i programmi caricati direttamente dal kernel Linux, anziché dallo spazio utente. Ciò rende Hornet compatibile con i programmi precaricati tramite il meccanismo BPF_PRELOAD e garantisce il corretto funzionamento dei programmi generati staticamente che non richiedono ulteriore elaborazione nello spazio utente.
Oltre al modulo Hornet stesso (disponibile abilitando l’opzione SECURITY_HORNET nella configurazione del kernel), Microsoft ha offerto anche un nuovo strumento chiamato sign-ebpf. È progettato specificamente per firmare programmi eBPF ed è integrato direttamente nel codice sorgente di Linux.
Mentre la proposta è ancora in fase di discussione, chiunque sia interessato può leggere i dettagli studiando le patch RFC del modulo Hornet, pubblicato nel repository Linux .
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Build a Starship Starship Bridge Simulator With EmptyEpsilon
Who hasn’t dreamed of serving on the bridge of a Star Trek starship? Although the EmptyEpsilon project isn’t adorned with the Universe-famous LCARS user interface, it does provide a comprehensive simulation scenario, in a multiplayer setting. Designed as a LAN or WAN multiplayer game hosted by the server that also serves as the main screen, four to six additional devices are required to handle the non-captain tasks. These include helm, weapons, engineering, science and relay, which includes comms.
Scenarios are created by the game master, not unlike a D&D game, with the site providing a reference and various examples of how to go about this.
The free and open source game’s binaries can be obtained directly from the site, but it’s also available on Steam. The game isn’t limited to just Trek either, but scenarios can be crafted to fit whatever franchise or creative impulse feels right for that LAN party.
Obviously building the whole thing into a realistic starship bridge is optional, but it certainly looks like more fun that way.
Gli stivali tedeschi sull'Europa
Gli stivali tedeschi sull’Europa
Gli 800 miliardi di euro del piano di riarmo europeo, ribattezzato per esigenze di comunicazione positiva “Readiness 2030”, sembrano una misura dagli effetti pratici limitati, ma con ampie ripercussioni politiche ed economiche sulla struttura del Vec…www.altrenotizie.org
L’impegno di Fortinet nel secure by design: misurare i progressi nella sicurezza informatica
A cura di Aldo Di Mattia, Director of Specialized Systems Engineering and Cybersecurity Advisor Italy and Malta di Fortinet
All’inizio del 2024, CISA (Cybersecurity and Infrastructure Security Agency) ha introdotto il Secure by Design Pledge, che delinea sette obiettivi per lo sviluppo e l’implementazione di software sicuri. Fortinet è stata tra i primi firmatari e sostenitori di questa iniziativa, che si allinea con i processi di sviluppo dei propri prodotti, da tempo basati sui principi del secure by design e del secure by default.
Fortinet lavora costantemente per incrementare l’installazione delle patch di sicurezza rilasciate, in linea con uno degli obiettivi stabiliti dalla CISA nel Secure by Design Pledge. Questo impegno ha rappresentato un’opportunità importante per misurare i progressi e determinare se le modifiche apportate stavano migliorando in modo tangibile la posizione di sicurezza dei clienti.
Aldo Di Mattia, Director of Specialized Systems Engineering and Cybersecurity Advisor Italy and Malta di Fortinet
In primo luogo, Fortinet ha cercato di capire perché alcuni clienti non aggiornavano i loro dispositivi quando venivano rilasciati gli aggiornamenti. Le ragioni più ricorrenti erano due:
- Preoccupazione di destabilizzare una rete funzionante
- Mancanza di tempo e risorse
Raggiunta questa consapevolezza, Fortinet ha lavorato per risolvere entrambi i problemi, semplificando il processo di patching nonostante le loro difficoltà specifiche. Qui di seguito sono illustrati i passi compiuti per risolvere ogni problema e i dati raccolti per determinare se questi sforzi sono stati coronati da successo.
Sfida del cliente n. 1: preoccupazioni per la destabilizzazione di una rete funzionante
Pur comprendendo che può essere problematico dare disservizio ad una rete funzionante, è fondamentale che i team IT e di sicurezza applichino le patch il prima possibile per ridurre la possibilità che gli aggressori sfruttino una vulnerabilità. Fortinet raccomanda sempre ai clienti di effettuare un’analisi immediata del rischio e di effettuare l’aggiornamento più rapidamente possibile. Allo stesso tempo, l’azienda comprende perché non si voglia bloccare un’infrastruttura di rete, dal momento che i responsabili IT e della sicurezza sono costantemente in bilico tra il potenziamento delle misure di sicurezza e l’eventuale interruzione della normale operatività.
Come Fortinet ha affrontato questa sfida
Per semplificare il processo decisionale dei clienti in merito a quando e come applicare una patch rilasciata da Fortinet, sono state introdotte delle etichette di funzionalità e maturità per le release del firmware. Di conseguenza, gli amministratori possono accertare rapidamente se il firmware contiene solo correzioni di bug o se la release contiene funzionalità supplementari. La messa a disposizione di questi dati aggiuntivi fornisce agli amministratori di rete, in modo rapido e chiaro, informazioni utili per le loro valutazioni e una maggiore affidabilità nelle loro decisioni su come e quando implementare un aggiornamento.
Ad oggi, i clienti hanno risposto che in questo modo è molto più semplice prendere decisioni basate sul rischio e sull’adozione di una release nei loro ambienti, in base alla criticità della loro attività e alla necessità di nuove funzionalità specifiche.
Sfida del cliente n. 2: mancanza di tempo e di risorse
Fortinet lavora con clienti di tutte le dimensioni e operanti in tutti i settori. Una cosa che accomuna quasi tutte le organizzazioni è l’impatto della carenza di competenze in materia di cybersecurity. Questo è evidente dai numeri seguenti, che mostrano un’adozione relativamente lenta delle patch da parte dei clienti (circa 40.000 aggiornamenti al mese), nonostante la presenza di una fix di una “high-severity” inclusa nella release 7.2.5.
Il tasso di aggiornamento è raddoppiato dalla release 7.2.5 alla 7.2.6, rappresentato nel grafico seguente. Questo andamento è stato confermato con le release successive, in quanto i clienti diventano sempre meno preoccupati delle “novità” presenti nelle release.
Secondo il rapporto 2024 Global Cybersecurity Skills Gap di Fortinet, nell’ultimo anno, l’86% dei leader d’azienda in Italia ha dichiarato di aver subito una violazione che può essere parzialmente attribuita alla mancanza di skill di cybersecurity nei team che si occupano di rete e di sicurezza. L’impatto è considerevole se si tiene in conto che il 58% dei partecipanti ha dichiarato di attribuire tali attacchi alla mancanza di consapevolezza sul tema della sicurezza da parte delle loro organizzazioni e dei propri dipendenti. Non da ultimo, il 44% ha evidenziato come siano stati necessari da 1 a 3 mesi per recuperare i danni derivanti dagli attacchi subiti.
Tuttavia, nonostante la scarsità reale o percepita di risorse in un’organizzazione, gli aggiornamenti devono avvenire a un ritmo più veloce.
Figura 1: Tasso di aggiornamento dei clienti Fortinet dalla versione FortiOS 7.2.5 alla 7.2.6
Come Fortinet ha affrontato questa sfida
Per contribuire ad aumentare l’adozione delle patch, Fortinet ha scelto di utilizzare un metodo simile a quello utilizzato dal settore della telefonia mobile per l’aggiornamento automatico dei dispositivi. Nella fase iniziale di prova, i dispositivi di fascia bassa per i piccoli uffici e per gli uffici domestici, oltre che per le piccole e medie imprese, sono stati impostati per l’aggiornamento automatico nelle seguenti condizioni:
- La funzione di aggiornamento automatico è abilitata come impostazione predefinita sui dispositivi di fascia bassa (100F e inferiori). Può essere abilitata dall’amministratore anche su altri dispositivi.
- Il dispositivo non è gestito centralmente da FortiManager.
- L’aggiornamento passerà solo alla release successiva e più stabile all’interno dello stessa versione, per cui:
- L’aggiornamento da 7.2.8 (maturo) a 7.2.9 (maturo) verrà effettuato.
- Non verrà eseguito l’aggiornamento da 7.2.8 (maturo) a 7.4.4 (feature).
- I clienti possono disattivare questa funzione in qualsiasi momento, se lo desiderano.
Questa funzione di aggiornamento automatico di FortiOS è stata introdotta nella versione 7.2.6 ed è stata attivata per la prima volta con la versione 7.2.7. I risultati sono immediatamente evidenti, come mostrato di seguito:
Figura 2: Tasso di aggiornamento tra i clienti Fortinet dopo l’implementazione della funzione di aggiornamento automatico
La versione 7.2.7 è stata implementata su quasi 200.000 dispositivi in pochi giorni, riducendo la possibilità per gli attaccanti informatici di sfruttare le vulnerabilità corrette nell’aggiornamento.
Questa funzione sarà estesa ad altri modelli nelle prossime release.
Semplificare il percorso verso il rafforzamento della postura di sicurezza
Nel tempo, queste iniziative continueranno a migliorare la sicurezza dei clienti Fortinet e a impedire agli attaccanti informatici di sfruttare le vulnerabilità note. Misurare i progressi rispetto ai sette obiettivi delineati nel CISA Secure by Design Pledge permette all’azienda di capire il successo degli sforzi e offre l’opportunità di trovare nuovi modi per semplificare ulteriormente la sicurezza dei propri clienti.
Si tratta di un altro passo avanti per mantenere l’impegno preso dall’azienda di continuare a sviluppare e innovare anche in questo ambito.
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“Unnecessary” Automation of a DIY Star Lamp Build
It all started with a gift idea: a star-field lamp in the form of a concrete sphere with lightpipes poking out where the stars are, lit up from the inside by LEDs. When you’re making one of these, maybe-just-maybe you’d be willing to drill a thousand holes and fit a thousand little plastic rods, but by the time you’re making a second, it’s time to build a machine to do the work for you.
So maybe we quibble with the channel name “Unnecessary Automation,” but we won’t quibble with the results. It’s a machine that orients a sphere, drills the hole, inserts the plastic wire, glues it together with a UV-curing glue, and then trims the end off. And if you like crazy machines, it’s a beauty.
The video goes through all of the design thoughts in detail, but it’s when it comes time to build the machine that the extra-clever bits emerge. For instance, [UA] used a custom 3D-printed peristaltic pump to push the glue out. Taking the disadvantage of peristaltic pumps – that they pulse – as an advantage, a custom housing was designed that dispensed the right amount between the rollers. The rolling glue dispenser mechanism tips up and back to prevent drips.
There are tons of other project-specific hacks here, from the form on the inside of the sphere that simplifies optic bundling and routing to the clever use of a razor blade as a spring. Give it a watch if you find yourself designing your own wacky machines. We think Rube Goldberg would approve. Check out this video for a more software-orientated take on fiber-optic displays.
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Hackaday Links: March 23, 2025
What a long, strange trip it’s been for NASA astronauts Suni Williams and Bruce Wilmore, who finally completed their eight-day jaunt to space after 289 days. The duo returned to Earth from the ISS on Tuesday along with two other returning astronauts in a picture-perfect splashdown, complete with a dolphin-welcoming committee. For the benefit of those living under rocks these past nine months, Williams and Wilmore slipped the surly bonds way back in June on the first crewed test flight of the Boeing Starliner, bound for a short stay on the ISS before a planned return in the same spacecraft. Alas, all did not go to plan as their ride developed some mechanical difficulties on the way upstairs, and so rather than risk their lives on a return in a questionable capsule, NASA had them cool their heels for a couple of months while Starliner headed home without them.
There’s been a lot of talk about how Butch and Suni were “stranded,” but that doesn’t seem fair to us. Sure, their stay on the ISS was unplanned, or at least it wasn’t Plan A; we’re sure this is always a contingency NASA allows for when planning missions. Also unfortunate is the fact that they didn’t get paid overtime for the stay, not that you’d expect they would. But on the other hand, if you’re going to get stuck on a work trip, it might as well be at the world’s most exclusive and expensive resort.
Speaking of space, while it’s statistically unlikely that anyone reading this will ever get there, you can still get a little taste of what space travel is like if you’re willing to give up ten days of your life to lie in a waterbed. What’s more, the European Space Agency will pay you 5,000 euros to do it. The experiment is part of the ESA’s Vivaldi III campaign, an exploration of the effects of extended spaceflight on the human body. The “waterbed” thing is a little misleading, though; since the setup is designed to simulate the posture the body takes in microgravity, they use a tank of water (heated, we hope) with a waterproof cover to submerge volunteers up to their torso. This neutral body posture looks pretty comfortable if you’re sleeping in space, but we tend to think it’d get annoying pretty quickly down here. Especially for potty breaks, which aren’t done astronaut-style but rather by being transferred to a trolley which lets you do your business without breaking from the neutral posture. Still, 5,000 euros is 5,000 euros.
Bad news for the meme-making community, as it appears AI might be coming for you, too. A recent study found that LLMs like ChatGPT can meme better than humans, at least under certain conditions. To come to that conclusion, researchers used some pretty dank meme templates and pitted humans against ChatGPT-4o to come up with meme-worthy captions. They also had a different group of humans collaborate with the LLM to come up with meme captions, which for practical purposes probably means the humans let the chatbot do the heavy lifting and just filtered out the real stinkers. When they showed the memes to crowdsourced participants to rate them on humor, creativity, and shareability, they found that the LLM consistently produced memes that scored higher across all three categories. This makes sense when you think about it; the whole job of an LLM is to look at a bunch of words and come up with a consensus on what the next word should be. Happily, the funniest memes were written by humans, and the human-LLM collaborations were judged more creative and shareable. So we’ve got that going for us, which is good.
We noted the passing of quite a few surplus electronics shops in this space before, and the closing of each of them, understandable as they may, marks the end of an era. But we recently learned about one surplus outfit that’s still going strong. Best Electronics, which specializes in Atari retrocomputing, has been going strong for over 40 years, a neat trick when Atari itself went bankrupt over 30 years ago. While they appear to have a lot of new old stock bits and bobs — they’re said to have acquired “thousands and thousands” of pallets of Atari goods from their Sunnyvale warehouse when the company folded — they also claim to spend a lot of money on engineering development. Their online presence is delightfully Web 1.0, making it pretty hard to sort through, but we think that development is mainly upgraded PCBs for things like joysticks and keyboards. Whatever they’re doing, they should just keep on doing it.
And finally, have you ever seen a knitted breadboard? Now you have, and while it’s of no practical value, we still love it. Alanna Okun made it for the ITP Stupid Hackathon at NYU back in February. There aren’t any instructions or build docs, so it’s not clear how it works, but from the photos we’d guess there’s either conductive yarn or solid copper wire knitted into the pattern to serve as bus bars.
UE alla Turchia: "rispettare i valori democratici"
(come in Romania?)😡
RTL-SDR with Only a Browser
Surely by now you’ve at least heard of RTL-SDR — a software project that let’s cheap TV tuner dongles work as a software-defined radios. A number of projects and tools have spun off the original effort, but in his latest video, [Tech Minds] shows off a particularly unique take. It’s a Web browser-based radio application that uses WebUSB, so it doesn’t require the installation of any application software. You can see the program operating in the video below.
There are a few things you should know. First, you need the correct USB drivers for your RTL-SDR. Second, your browser must support WebUSB, of course. Practically, that means you need a Chromium-type browser. You may have to configure your system to allow raw access to the USB port, too.
Watching the video, you can see that it works quite well. According to the comments, it will work with a phone, too, which is an interesting idea. The actual Web application is available as open source. It isn’t going to compete with a full-fledged SDR program, but it looked surprisingly complete.
These devices have grown from a curiosity to a major part of radio hacking over the years. Firefox users can’t use WebUSB — well, not directly, anyway.
youtube.com/embed/INFu8jUHNhM?…
Building the Simplest Atomic Force Microscope
Doing it yourself may not get you the most precise lab equipment in the world, but it gets you a hands-on appreciation of the techniques that just can’t be beat. Today’s example of this adage: [Stoppi] built an atomic force microscope out of mostly junk parts and got pretty good results, considering. (Original is in German; read it translated here.)
The traditional AFM setup uses a piezo micromotor to raise and lower the sample into a very, very fine point. When this point deflects, it reads the height from the piezo setup and a motor stage moves on to the next point. Resolution is essentially limited by how fine a point you can make and how precisely you can read from the motion stages. Here, [stoppi]’s motion stage follows the traditional hacker avenue of twin DVD sleds, but instead of a piezo motor, he bounces a laser off of a mirror on top of the point and reads the deflection with a line sensor. It’s a clever and much simpler solution.
A lot of the learnings here are in the machine build. Custom nichrome and tungsten tips are abandoned in favor of a presumably steel compass tip. The first-draft spring ended up wobbling in the X and Y directions, rather than just moving in the desired Z, so that mechanism got reinforced with aluminum blocks. And finally, the line sensors were easily swamped by the laser’s brightness, so neutral density filters were added to the project.
The result? A nice side effect of the laser-bouncing-off-of-mirror setup is that the minimum resolvable height can be increased simply by moving the line sensors further and further away from the sample, multiplying the deflection by the baseline. Across his kitchen, [stoppi] is easily able to resolve the 35-um height of a PCB’s copper pour. Not bad for junk bin parts, a point from a crafts store, and a line sensor.
If you want to know how far you can push a home AFM project, check out [Dan Berard]’s absolutely classic hack. And once you have microscope images of every individual atom in the house, you’ll, of course, want to print them out.
Questa notte presso il bellissimo relais Il Mulino di Corigliano CS ho dormito veramente da paura. Son caduto come un sasso ieri dopo il live all'Eat Rock Cafè e il successivo giro dei bar insieme alla crew del posto, con tappa finale dall'ottimo maritozzaro di zona. Stamattina però infatti purtroppo sono stato svegliato leggermente prima del voluto dai gemiti di piacere della coppia della camera accanto, turisti di passaggio che evidentemente al risveglio prima sono andati ad approfittare della ricca colazione a base dei prodotti dell'agriturismo annesso, poi son tornati in camera e corroborati da tanta bontà, prima di lasciarla, in un impeto di romanticismo hanno pensato bene di fare un po' di bang bang. Giustamente, ci stava, che gli vuoi dire?! Non è stato neanche un risveglio tanto terribile devo dire, anche perché nella vita del musicista film risveglio classico è venire svegliati dal personale delle pulizie che in un orario oscillante tra le 10.00 e le 12.00 viene a fare bang bang sulla porta per intimarti di uscire che devono rifare la stanza. Coppietta romantica tutta la vita aho ✌️😅
Tra poco Invece concertino al Vintage Market del Mood Social Club di Rende Cs.
The Mysterious Mindscape Music Board
Sound cards on PC-compatible computer systems have a rather involved and convoluted history, with not only a wide diversity of proprietary standards, but also a collection of sound cards that were never advertised as such. Case in point the 1985 Mindscape Music Board, which was an add-on ISA card that came bundled with [Glen Clancy]’s Bank Street Music Writer software for IBM PC. This contrasted with the Commodore 64 version which used the Commodore SID sound chip. Recently both [Tales of Weird Stuff] and [The Oldskool PC] on YouTube both decided to cover this very rare soundcard.
Based around two General Instruments AY-3-8913 programmable sound generators, it enabled the output of six voices, mapped to six instruments in the Bank Street Music Writer software. Outside of this use this card saw no use, however, and it would fade into obscurity along with the software that it was originally bundled with. Only four cards are said to still exist, with [Tales of Weird Stuff] getting their grubby mitts on one.
As a rare slice of history, it is good to see this particular card getting some more love and attention, as it was, and still is, quite capable. [The Oldskool PC] notes that because the GI chip used is well-known and used everywhere, adding support for it in software and emulators is trivial, and efforts to reproduce the board are already underway.
Top image: Mindscape Music Board (Credit: Ian Romanick)
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Parents of girl who died after measles infection said they wouldn't get MMR vaccine
Her father:
God does no wrong, and He wanted this to wake people up," he told Children’s Health Defense. "He’s woken us up for sure, to start a better life and come closer to Him.
22 siti hackerati, la risposta di Anonymous Italia agli attacchi DDoS di NoName057(16)
In risposta agli attacchi informatici lanciati ieri dagli hacktivisti filorussi di NoName057(16), il collettivo italiano Anonymous Italiaha reagito con ben 22 defacement mirati contro obiettivi russi tra la giornata del 21 e il 23 di Marzo.
Negli ultimi mesi, il panorama dell’hacktivismo cibernetico è stato caratterizzato da una continua escalation di attacchi e ritorsioni, con NoName057(16) che ha più volte preso di mira l’Italia, colpendo anche infrastrutture e istituzioni governative.
Questa volta, Anonymous Italia ha risposto colpendo diversi siti russi, utilizzando la tecnica del “deface” per alterare le pagine web e lanciare un chiaro messaggio ai loro avversari digitali. Per dimostrare la compromissione dei siti web attaccati, Anonymous Italia ha fatto riferimento alla Wayback Machine, uno strumento di archivio digitale che consente di visualizzare versioni precedenti di pagine web nel tempo.
Mostrando le istantanee dei siti prima e dopo l’attacco, il collettivo ha fornito prove concrete della violazione, evidenziando le modifiche apportate e i messaggi lasciati dagli hacktivisti. Alcuni di questi siti, nel frattempo, sono stati ripristinati, ma l’archivio della Wayback Machine conserva traccia dell’attacco, rendendo la compromissione verificabile anche a distanza di tempo.
Un esempio dell’uso della wayback machine per dimostrare l’effettiva compromissione del sito web
Defacement vs DDoS: Due Tecniche a Confronto
Nel panorama dell’hacktivismo cibernetico, le tecniche di attacco utilizzate dai gruppi hacker variano in base agli obiettivi e alle strategie adottate.
Due delle metodologie più diffuse sono il defacement e gli attacchi Distributed Denial-of-Service (DDoS), strumenti con finalità differenti ma entrambi capaci di generare impatti significativi sulle infrastrutture digitali. Mentre il defacement mira a modificare il contenuto di un sito web per trasmettere un messaggio politico o ideologico, il DDoS ha lo scopo di sovraccaricare un servizio online fino a renderlo inaccessibile.
Negli scontri tra hacktivisti, queste due tecniche sono state ampiamente utilizzate per colpire obiettivi avversari. Ad esempio Anonymous Italia preferisce il defacement, alterando i siti per diffondere specifici contenuti di interesse politico. Altri hacktivisti (come i filorussi di NoName057(16) o Killnet) hanno adottato il DDoS per colpire siti governativi e infrastrutture critiche causando disservizi temporanei.
La tecnica del Deface
Il defacement è una tecnica di attacco informatico in cui un aggressore modifica il contenuto di un sito web senza autorizzazione, sostituendo le pagine originali con messaggi politici, propaganda o semplici segni distintivi della propria attività. Questo tipo di attacco viene spesso utilizzato da gruppi hacktivisti per diffondere messaggi ideologici o da cyber criminali per danneggiare la reputazione di un’organizzazione.♦
Tuttavia, il defacement non è solo una questione di immagine: per poter alterare il contenuto di un sito, l’attaccante deve prima comprometterne la sua sicurezza. Questo avviene generalmente attraverso due metodi principali:
- Accesso con credenziali amministrative rubate o deboli – Gli hacker potrebbero ottenere le credenziali di accesso attraverso phishing, log di infostealer, canali telegram, credenziali predefinite mai cambiate o attacchi di forza bruta. Una volta ottenuto l’accesso, possono alterare le pagine del sito con estrema facilità
- Sfruttamento di vulnerabilità del software – Alcuni attacchi di defacement avvengono tramite Remote Code Execution (RCE) o altre vulnerabilità critiche nei CMS (Content Management System) o nei server web. Se il software della piattaforma non è aggiornato o presenta falle di sicurezza, un attaccante può eseguire comandi arbitrari sul sistema e modificare i file del sito.
Quando un sito subisce un defacement, è fondamentale non limitarsi a ripristinare il contenuto originale, ma avviare un’operazione di Incident Response per comprendere l’entità dell’attacco. L’attaccante potrebbe aver effettuato movimenti laterali all’interno della rete, compromettendo dati e sistemi collegati.
Hacktivismo cibernetico e legge
Come abbiamo visto, l’hacktivismo cibernetico rappresenta l’unione tra hacking e attivismo politico o sociale, utilizzando strumenti digitali per promuovere cause, denunciare ingiustizie o opporsi a governi e aziende. Gli hacktivisti impiegano tecniche di attacco informatico per attirare l’attenzione pubblica su questioni etiche, politiche o ambientali. Tuttavia, nonostante l’intento possa essere mosso da ideali di giustizia, queste azioni si scontrano spesso con le normative vigenti, che le considerano alla stregua di atti di criminalità informatica.
Mentre alcuni Stati tollerano certe forme di attivismo digitale se non causano danni diretti, la maggior parte delle legislazioni equipara gli attacchi informatici a crimini gravi, punibili con pene severe. Norme come il Computer Fraud and Abuse Act (CFAA) negli Stati Uniti o il Regolamento Generale sulla Protezione dei Dati (GDPR) in Europa vengono spesso usate per perseguire gli hacktivisti, anche quando le loro azioni mirano a esporre violazioni dei diritti umani o corruzione.
L’equilibrio tra sicurezza nazionale, libertà di espressione e diritto all’informazione è al centro delle discussioni legali sull’hacktivismo. Mentre alcuni lo vedono come una forma di protesta legittima nell’era digitale, altri lo considerano una minaccia alla stabilità informatica e alla privacy. La sfida per i legislatori è definire confini chiari tra atti di dissenso digitale e crimini informatici, garantendo che la repressione dell’hacktivismo non diventi un pretesto per limitare la libertà di espressione e il diritto all’accesso alle informazioni.
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ilpost.it/2025/03/23/nannette-…
Cosa sappiamo finora sul nuovo progetto ipersonico di Kratos
@Notizie dall'Italia e dal mondo
La startup statunitense Kratos ha annunciato l’avvio di un nuovo e ambizioso progetto atto a sviluppare di un nuovo drone in grado di volare a velocità ipersoniche, ovvero superiori a Mach 5, cercando allo stesso tempo di rendere questo velivolo significativamente meno costoso da produrre rispetto a qualsiasi altro
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Booting a Desktop PDP-11
Ever heard of VENIX? There were lots of variants of Unix back in the day, and VENIX was one for the DEC Professional 380, which was — sort of — a PDP 11. The 1982 machine normally ran the unfortunately (but perhaps aptly) named P/OS, but you could get VENIX, too. [OldVCR] wanted to put one of these back online and decided the ST-506 hard drive was too risky. A solid-state drive upgrade and doubling the RAM to a whole megabyte was the plan.
It might seem funny to think of a desktop workstation that was essentially a PDP-11 minicomputer, but in the rush to corner the personal computer market, many vendors did the same thing: shrinking their legacy CPUs. DEC had a spotty history with small computers. [Ken Olsen] didn’t think anyone would ever want a personal computer, and the salespeople feared that cheap computers would eat into traditional sales. The Professional 350 was born out of DEC’s efforts to catch up, as [OldVCR] explains. He grabbed this one from a storage unit about to be emptied for scrap.
The post is very long, but you get a lot of history and a great look inside this vintage machine. Of course, the PDP-11 couldn’t actually handle more than 64K without tricks and you’ll learn more about that towards the end of the post, too.
Just as a preview, the story has a happy ending, including a surprising expression of gratitude from the aging computer. DEC didn’t enjoy much success in the small computer arena, eventually being bought by Compaq, which, in turn, was bought by Dell. During their heyday, this would have been unthinkable.
The PDP/11 did have some success because it was put on a chip that ended up in several lower-end machines, like the Heathkit H11. Ever wonder how people programmed the PDP computers with switches and lights?
Musings on a Good Parallel Computer
Until the late 1990s, the concept of a 3D accelerator card was something generally associated with high-end workstations. Video games and kin would run happily on the CPU in one’s desktop system, with later extensions like MMX, 3DNow!, SSE, etc. providing a significant performance boost for games that supported it. As 3D accelerator cards (colloquially called graphics processing unit, or GPU) became prevalent, they took over almost all SIMD vector tasks, but one thing which they’re not good at is being a general parallel computer. While working on a software project this really ticked [Raph Levien] off and inspired him to cover his grievances.
Although the interaction between CPUs and GPUs has become tighter over the decades, with PCIe in particular being a big improvement over AGP & PCI, GPUs are still terrible at running arbitrary computing tasks and PCIe links are still glacial compared to communication within the GPU & CPU dies. With the introduction of asynchronous graphic APIs this divide became even more intense. The proposal thus is to invert this relationship.
There’s precedent for this already, with Intel’s Larrabee and IBM’s Cell processor merging CPU and GPU characteristics on a single die, though both struggled with developing for such a new kind of architecture. Sony’s PlayStation 3 was forced to add a GPU due to these issues. There is also the DirectStorage API in DirectX which bypasses the CPU when loading assets from storage, effectively adding CPU features to GPUs.
As [Raph] notes, so-called AI accelerators also have these characteristics, with often multiple SIMD-capable, CPU-like cores. Maybe the future is Cell after all.
ReactOS 0.4.15: Il “Windows Open Source” Ora Supporta x86_64!
Il sistema operativo ReactOS, un analogo open source di Microsoft Windows, ha ricevuto un aggiornamento atteso da tempo: la versione 0.4.15 è diventata la prima build stabile dalla fine del 2021. Non c’è ancora alcun annuncio sul sito Web ufficiale, ma il codice sorgente è già disponibile su GitHub e le immagini di installazione possono essere scaricate da SourceForge.
La caratteristica principale della nuova versione è il supporto preliminare per l’architettura x86 a 64 bit (amd64), che consente al sistema di avviarsi sul desktop. Tuttavia, non esiste ancora una versione completa a 64 bit, poiché gli sviluppatori continuano a lavorare sulla propria implementazione di WOW64, necessaria per eseguire applicazioni a 32 bit in un ambiente a 64 bit.
ReactOS 0.4.15 non offre nuove funzionalità rivoluzionarie, ma include centinaia di correzioni e miglioramenti della compatibilità con i programmi Windows. Gli aggiornamenti includono nuovi driver di archiviazione e di rete, miglioramenti della shell grafica, supporto migliorato per font, temi, finestre di dialogo e API di Windows. Il team continua inoltre a sviluppare l’installer grafico e il supporto UEFI, componenti importanti per l’esecuzione su PC e dispositivi moderni come Steam Deck.
Il sistema è ancora incentrato sull’esecuzione di programmi creati per Windows XP e Windows Server 2003. Il supporto per le applicazioni che utilizzano API di Windows Vista e versioni successive è limitato. Il supporto per Windows NT 6.x (Vista, 7, 8, 8.1) è previsto nella versione 0.5.0, ma la data di rilascio è ancora incerta.
Ciononostante, ReactOS rimane un progetto interessante per gli appassionati, che consente di eseguire vecchi giochi e programmi su PC a basso consumo o su macchine virtuali. I requisiti hardware sono minimi: processore x86, 64 MB di RAM e 450 MB di spazio su disco con partizione FAT16/FAT32. Per installare programmi di grandi dimensioni è consigliabile avere almeno 2 GB di spazio libero.
Scarica le immagini di ReactOS 0.4.15 puoi su SourceForge . Sono disponibili sia build Live per una rapida revisione, sia immagini per l’installazione su un disco rigido o un’unità USB utilizzando le utility Rufus o Balena Etcher.
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Nuovo report FBI: Medusa Ransomware colpisce 300 vittime in pochi mesi!
Il presente articolo si basa su un documento congiunto pubblicato da FBI, CISA e MS-ISAC nel marzo 2025, nell’ambito della campagna #StopRansomware. Il report fornisce dettagli sulle tattiche, tecniche e procedure (TTP) utilizzate dal ransomware Medusa, insieme agli indicatori di compromissione (IoC) e alle raccomandazioni per la mitigazione. La finalità di questa analisi è sensibilizzare le organizzazioni sulle minacce emergenti e fornire strumenti concreti per la protezione delle infrastrutture critiche.
Medusa Ransomware
Medusa Ransomware si conferma come una delle minacce più attive nel panorama cybercriminale globale. Identificato per la prima volta nel giugno 2021, Medusa ha adottato un modello di Ransomware-as-a-Service (RaaS), evolvendosi in una rete distribuita di affiliati che colpiscono settori critici come sanitario, educativo, legale, assicurativo, tecnologico e manifatturiero. La recente analisi condotta da FBI, CISA e MS-ISAC rivela che, a febbraio 2025, il ransomware ha già colpito oltre 300 organizzazioni a livello internazionale.
Medusa Ransomware si distingue per l’impiego di tecniche avanzate per ottenere l’accesso iniziale, muoversi lateralmente nei sistemi infetti ed esfiltrare dati sensibili. Il suo schema di attacco segue il modello della doppia estorsione: non solo i file vengono criptati, ma i dati sottratti vengono minacciati di pubblicazione nel dark web in caso di mancato pagamento del riscatto.
Tecniche di Attacco
Gli attori di Medusa si avvalgono di:
- Phishing e vulnerabilità non patchate: sfruttano vulnerabilità note come CVE-2024-1709 e CVE-2023-48788 per ottenere accesso ai sistemi.
- Strumenti LOTL (Living Off The Land): software legittimi come PowerShell, WMI e Advanced IP Scanner vengono utilizzati per la persistenza ed evasione.
- Movimento laterale e esecuzione remota: impiegano strumenti come PsExec, RDP e software di accesso remoto come AnyDesk, ConnectWise, Splashtop.
- Cancellazione delle tracce: eliminano i log di PowerShell e utilizzano tecniche di offuscamento per evitare il rilevamento.
- Cifratura e sabotaggio: disattivano Windows Defender e altre misure di sicurezza prima di criptare i file con AES-256 e cancellare le copie shadow.
Il modello economico di Medusa prevede un portale Tor dedicato dove le vittime possono negoziare il riscatto. In alcuni casi, i criminali hanno richiesto un pagamento aggiuntivo sostenendo che l’importo iniziale era stato sottratto da un altro membro del gruppo, introducendo una forma di tripla estorsione.
Indicatori di Compromissione (IoC)
Alcuni file e hash identificati nelle operazioni di Medusa:
- !!!READ_ME_MEDUSA!!!.txt: file contenente la richiesta di riscatto.
- openrdp.bat: script per abilitare RDP e connessioni remote.
- pu.exe (80d852cd199ac923205b61658a9ec5bc): eseguibile per la creazione di shell remote.
Email utilizzate per la negoziazione del riscatto:
- key.medusa.serviceteam@protonmail.com
- medusa.support@onionmail.org
- MedusaSupport@cock.li
Mitigazioni
Per proteggersi da Medusa e da altre minacce ransomware, FBI, CISA e MS-ISAC raccomandano di:
- Mantenere aggiornati i sistemi con patch e fix di sicurezza.
- Implementare l’autenticazione multi-fattore su tutti gli account critici.
- Segmentare la rete per limitare il movimento laterale degli attaccanti.
- Monitorare il traffico di rete per individuare comportamenti anomali.
- Eseguire backup offline e testarne la ripristinabilità per garantire la continuità operativa.
Medusa Ransomware rappresenta una minaccia persistente e sofisticata, capace di adattarsi alle difese delle aziende colpite. La consapevolezza e la prevenzione rimangono le armi più efficaci per contrastare questo tipo di attacchi. Per un approfondimento tecnico sui TTP di Medusa, si consiglia di consultare il report completo di FBI, CISA e MS-ISAC.
Resta aggiornato su Red Hot Cyber per ulteriori analisi e aggiornamenti sulle minacce emergenti nel panorama della cybersecurity.
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NoName057(16) è tornato! Nuova ondata di DDoS sulle infrastrutture italiane
Gli hacker di NoName057(16) riavviano le loro attività ostili contro diversi obiettivi italiani, attraverso attacchi di Distributed Denial-of-Service (DDoS). Ma Telegram è in costante moderazione dei loro contenuti e i filorussi sono costretti a cambiare canale in modo costante.
Questa volta a farne le spese sono il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, l’amministrazione del sistema portuale dell’Adriatico orientale, l’aeroporto di Linate e altri obiettivi italiani.
NoName057(16) è un gruppo di hacker che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa. Hanno rivendicato la responsabilità di attacchi informatici a paesi come l’Ucraina, gli Stati Uniti e altri vari paesi europei. Questi attacchi vengono in genere eseguiti su agenzie governative, media e siti Web di società private.
Che cos’è un attacco Distributed Denial of Service
Un attacco DDoS (Distributed Denial of Service) è un tipo di attacco informatico in cui vengono inviate una grande quantità di richieste a un server o a un sito web da molte macchine diverse contemporaneamente, al fine di sovraccaricare le risorse del server e renderlo inaccessibile ai suoi utenti legittimi.
Queste richieste possono essere inviate da un grande numero di dispositivi infetti da malware e controllati da un’organizzazione criminale, da una rete di computer compromessi chiamata botnet, o da altre fonti di traffico non legittime. L’obiettivo di un attacco DDoS è spesso quello di interrompere le attività online di un’organizzazione o di un’azienda, o di costringerla a pagare un riscatto per ripristinare l’accesso ai propri servizi online.
Gli attacchi DDoS possono causare danni significativi alle attività online di un’organizzazione, inclusi tempi di inattività prolungati, perdita di dati e danni reputazionali. Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono adottare misure di sicurezza come la limitazione del traffico di rete proveniente da fonti sospette, l’utilizzo di servizi di protezione contro gli attacchi DDoS o la progettazione di sistemi resistenti agli attacchi DDoS.
Occorre precisare che gli attacchi di tipo DDoS, seppur provocano un disservizio temporaneo ai sistemi, non hanno impatti sulla Riservatezza e Integrità dei dati, ma solo sulla loro disponibilità. pertanto una volta concluso l’attacco DDoS, il sito riprende a funzionare esattamente come prima.
Che cos’è l’hacktivismo cibernetico
L’hacktivismo cibernetico è un movimento che si serve delle tecniche di hacking informatico per promuovere un messaggio politico o sociale. Gli hacktivisti usano le loro abilità informatiche per svolgere azioni online come l’accesso non autorizzato a siti web o a reti informatiche, la diffusione di informazioni riservate o il blocco dei servizi online di una determinata organizzazione.
L’obiettivo dell’hacktivismo cibernetico è di sensibilizzare l’opinione pubblica su questioni importanti come la libertà di espressione, la privacy, la libertà di accesso all’informazione o la lotta contro la censura online. Gli hacktivisti possono appartenere a gruppi organizzati o agire individualmente, ma in entrambi i casi utilizzano le loro competenze informatiche per creare un impatto sociale e politico.
È importante sottolineare che l’hacktivismo cibernetico non deve essere confuso con il cybercrime, ovvero la pratica di utilizzare le tecniche di hacking per scopi illeciti come il furto di dati personali o finanziari. Mentre il cybercrime è illegale, l’hacktivismo cibernetico può essere considerato legittimo se mira a portare all’attenzione pubblica questioni importanti e a favorire il dibattito democratico. Tuttavia, le azioni degli hacktivisti possono avere conseguenze legali e gli hacktivisti possono essere perseguiti per le loro azioni.
Chi sono gli hacktivisti di NoName057(16)
NoName057(16) è un gruppo di hacker che si è dichiarato a marzo del 2022 a supporto della Federazione Russa. Hanno rivendicato la responsabilità di attacchi informatici a paesi come l’Ucraina, gli Stati Uniti e altri vari paesi europei. Questi attacchi vengono in genere eseguiti su agenzie governative, media e siti Web di società private
Le informazioni sugli attacchi effettuati da NoName057(16) sono pubblicate nell’omonimo canale di messaggistica di Telegram. Secondo i media ucraini, il gruppo è anche coinvolto nell’invio di lettere di minaccia ai giornalisti ucraini. Gli hacker hanno guadagnato la loro popolarità durante una serie di massicci attacchi DDOS sui siti web lituani.
Le tecniche di attacco DDoS utilizzate dal gruppo sono miste, prediligendo la “Slow http attack”.
La tecnica del “Slow Http Attack”
L’attacco “Slow HTTP Attack” (l’articolo completo a questo link) è un tipo di attacco informatico che sfrutta una vulnerabilità dei server web. In questo tipo di attacco, l’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete al server bersaglio, con lo scopo di tenere occupate le connessioni al server per un periodo prolungato e impedire l’accesso ai legittimi utenti del sito.
Nello specifico, l’attacco Slow HTTP sfrutta la modalità di funzionamento del protocollo HTTP, che prevede che una richiesta HTTP sia composta da tre parti: la richiesta, la risposta e il corpo del messaggio. L’attaccante invia molte richieste HTTP incomplete, in cui il corpo del messaggio viene inviato in modo molto lento o in modo incompleto, bloccando la connessione e impedendo al server di liberare le risorse necessarie per servire altre richieste.
Questo tipo di attacco è particolarmente difficile da rilevare e mitigare, poiché le richieste sembrano legittime, ma richiedono un tempo eccessivo per essere elaborate dal server. Gli attacchi Slow HTTP possono causare tempi di risposta molto lenti o tempi di inattività del server, rendendo impossibile l’accesso ai servizi online ospitati su quel sistema.
Per proteggersi da questi attacchi, le organizzazioni possono implementare soluzioni di sicurezza come l’uso di firewall applicativi (web application firewall o WAF), la limitazione delle connessioni al server e l’utilizzo di sistemi di rilevamento e mitigazione degli attacchi DDoS
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Generazione magazine: Una lista di film sulla Palestina disponibili gratuitamente
In light of the current events in Palestine, a large number of filmmakers have made their films about #Palestine available online for free. In this post, I share with you links to films you can view and share to get the message out to the world:
generazionemagazine.it/una-lis…
Una lista di film sulla Palestina disponibili gratuitamente - Generazione Magazine
In light of the current events in Palestine, a large number of filmmakers have made their films about Palestine available online for free.Redazione Generazione (Generazione Magazine)
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Dopo lo shock sulle condizioni d'uso di Firefox, mi tocca salutare quel browser. È stato bello usarlo per così tanti anni (ho iniziato ad usarlo quando non c'era nemmeno la versione 1.0, figuratevi...), ma ora le nostre strade si separano.
Ho fatto un po' di ricerche ma al momento sembra impossibile trovare un vero e proprio sostituto. Perché?
Per me, nel 2025 le caratteristiche che un browser deve avere sono poche, ma imprescindibili.
1) Deve essere open source o almeno europeo.
2) Devo poterlo utilizzare su tutti i miei dispositivi.
3) Devo poter sincronizzare password, preferiti e schede tra i miei dispositivi.
4) Deve avere un buon supporto all'accessibilità perché essendo debole di vista devo poter leggere agevolmente.
Un software che risponde a tutte queste caratteristiche non esiste, ma quello che si avvicina maggiormente è Vivaldi. La modalità lettura lascia un po' a desiderare, ma diamo loro il tempo di lavorare.
Ne ho valutati molti, come dicevo, e al momento rilevo queste che per me sono gravi carenze:
- Librewolf, Chromium, non esistono per android
- Opera, in parte di proprietà cinese
- Tor, lento come l'anno della fame
- Waterfox, sincronizza ancora tramite la Mozilla foundation
- Chrome, Edge, Brave, sono poco europei per i miei gusti,
- Mozilla (Firefox) sembra impazzita di colpo.
Opera, tra tutti, era uno dei più maturi; mi dispiace molto che sia stato venduto a una società cinese (non lo sapevo). So che stanno ricomprando le loro azioni, vedremo cosa accadrà.
Alla fine penso che userò Vivaldi, ma devo ancora provarlo per bene su PC.
Sembra un problema da poco,una dal browser passa tutta la nostra vita digitale o quasi.
Che qualcuno prenda il posto di Mozilla nel panorama Open? Speriamo! 🤞🏻
Resto in ascolto delle vostre osservazioni 🙂
#browser #alternative #softwarealternatives #mozilla #firefox #vivaldi #waterfox #brave #opera #chromium #chrome #edge
Discorso ampio, almeno per me. Io mi sono riavvicinato a Firefox di recente, da quando ho deciso di installare distro Linux in tutti i miei pc. Vuoi per l'integrazione con tutti i dispositivi, vuoi per l'ampia disponibilità di estensioni, sembrerebbe la scelta migliore. Qualcuno reputa che su Firefox sia stata fatta disinformazione, io non ho indagato particolarmente. Come motore di ricerca utilizzo SearXNG dei Devol (di cui esiste anche l'estensione per Firefox... Per altri browser non so), in casa uso come DNS una macchina virtuale che esegue Pi-hole e fuori casa uso la VPN di casa (quindi idem con patate). Ho notato che Pi-hole blocca spesso richieste che fanno riferimento ai domini di Mozilla, quindi, da una parte deduco che il database consideri maligni tali domini in quanto pubblicitari o di tracciamento, dall'altra parte sono tranquillo perché le richieste vengono dirottate. Non so se ciò sia risolutivo, ma mi sento abbastanza tranquillo, in ogni caso, per il momento continuo ad utilizzare Firefox perché non credo che il gioco valga la candela. Questa è la mia conclusione 😛
@Il Tridente in un primo momento anche a me era sembrata tutta un'esagerazione ma approfondendo ho capito che...non posso più fidarmi di una fondazione che mi dice cosa posso o non posso fare con un browser open source, e che mi dice che qualsiasi cosa inserisco nel browser diventa una loro proprietà.
Peggio, dopo aver corretto il tiro ti dicono che dal 25 febbraio si riservano di modificare in qualunque momento i termini d'uso, e basta che tu apra il browser che li avrai accettati automaticamente, che tu li abbia letti o meno, che tu sapessi che sono stati cambiati o meno.
Basta, la mia fiducia era evidentemente mal riposta.
In generale dipende da quali sono le tue priorità, ma per me un'alternativa va trovata. Se poi è closed, per me ok, purché sia qualcosa di europeo.
perché mai si estingua la rosa di bellezza,
e quando ormai sfiorita un dì dovrà cadere,
possa un suo germoglio continuarne la memoria" Shakespeare, sonetto 1
Tre anni fa, dopo svariate difficoltà ed o…
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Piezo Sensor Reviewed
If you do FDM 3D printing, you know one of the biggest problems is sensing the bed. Nearly all printers have some kind of bed probing now, and it makes printing much easier, but there are many different schemes for figuring out where the bed is relative to the head. [ModBot] had a Voron with a clicky probe but wanted to reclaim the space it used for other purposes. In the video, also linked below, he reviews the E3D PZ probe which is a piezoelectric washer, and the associated electronics to sense your nozzle crashing into your print bed.
There are many options, and it seems like each has its pros and cons. We do like solutions that actually figure out where the tip is so you don’t have to mess with offsets as you do with probes that measure from a probe tip instead of the print head.
Of course, there are other piezo probes we’ve seen. There are also many other kinds of sensors available. The version from E3D is available as a kit you can add to anything, assuming you can figure out how. Or you can do like [ModBot] did and opt for an E3D heatsink with the washer already in place which, presumably, will best fit E3D products.
From the printer’s point of view, the device looks like a normal end stop, so it is simple to configure the printer. There are other ways to sense a head crash, of course. We keep meaning to install one of the “real time” sensors you can get now, but our CR Touch works well enough that we never find the time.
youtube.com/embed/6b8DWEpVo74?…
Twisting Magnetism to Control Electron Flow
If you ever wished electrons would just behave, this one’s for you. A team from Tohoku, Osaka, and Manchester Universities has cracked open an interesting phenomenon in the chiral helimagnet α-EuP3: they’ve induced one-way electron flow without bringing diodes into play. Their findings are published in the Proceedings of the National Academy of Sciences.
The twist in this is quite literal. By coaxing europium atoms into a chiral magnetic spiral, the researchers found they could generate rectification: current that prefers one direction over another. Think of it as adding a one-way street in your circuit, but based on magnetic chirality rather than semiconductors. When the material flips to an achiral (ferromagnetic) state, the one-way effect vanishes. No asymmetry, no preferential flow. They’ve essentially toggled the electron highway signs with an external magnetic field. This elegant control over band asymmetry might lead to low-power, high-speed data storage based on magnetic chirality.
If you are curious how all this ties back to quantum theory, you can trace the roots of chiral electron flow back to the early days of quantum electrodynamics – when physicists first started untangling how particles and fields really interact.
There’s a whole world of weird physics waiting for us. In the field of chemistry, chirality has been covered by Hackaday, foreshadowing the lesser favorable ways of use. Read up on the article and share with us what you think.
Generative Art Machine Does it One Euro at a Time
[Niklas Roy] obviously had a great time building this generative art cabinet that puts you in the role of the curator – ever-changing images show on the screen, but it’s only when you put your money in that it prints yours out, stamps it for authenticity, and cuts it off the paper roll with a mechanical box cutter.
If you like fun machines, you should absolutely go check out the video (embedded below without resorting to YouTube!). The LCD screen has been stripped of its backlight, allowing you to verify that the plot exactly matches the screen by staring through it. The screen flashes red for a sec, and your art is then dispensed. It’s lovely mechatronic theater. We also dig the “progress bar” that is represented by how much of your one Euro’s worth of art it has plotted so far. And it seems to track perfectly; Bill Gates could learn something from watching this. Be sure to check out the build log to see how it all came together.
You’d be forgiven if you expected some AI to be behind the scenes these days, but the algorithm is custom designed by [Niklas] himself, ironically adding to the sense of humanity behind it all. It takes the Unix epoch timestamp as the seed to generate a whole bunch of points, then it connects them together. Each piece is unique, but of course it’s also reproducible, given the timestamp. We’re not sure where this all lies in the current debates about authenticity and ownership of art, but that’s for the comment section.
If you want to see more of [Niklas]’s work, well this isn’t the first time his contraptions have graced our pages. But just last weekend at Hackaday Europe was the first time that he’s ever given us a talk, and it’s entertaining and beautiful. Go check that out next.
hackaday.com/wp-content/upload…
Card Radios Remembered
We know how [Techmoan] feels. In the 1980s we had a bewildering array of oddball gadgets and exciting new tech. But as kids we didn’t have money to buy a lot of what we saw. But he had a £5 note burning a hole in his pocket from Christmas and found a Casio RD-10 “card radio” on sale and grabbed it. He’s long-ago lost that one, but he was able to find a new old stock one and shows us the little gadget in the video below.
The card-thin (1.9 mm) FM radio had many odd features, especially for the 1980s. For one thing, it took a coin cell, which was exotic in those days. The headphones had a special flat connector that reminded us of an automotive fuse. Even the idea of an earbud was odd at that time.
It was a good idea not to lose the earbud, as it had that strange connector. The earbud worked as the antenna and power switch, too. Oddly enough, you could get a slightly fatter AM radio version, and they even made one that was AM and FM. Unsurprisingly, Casio even made a version with a calculator built-in. It had a solar cell, but that only powers the calculator. You still needed the coin cell for the radio.
The sound? Meh. But what did you expect? There was a stereo version, too. However, that one had a rechargeable battery, which was not in good health after a few decades. He also shows a Sony card radio that is a bit different. We were hoping for a teardown, especially of the rechargeable since it was toast, anyway, but for now, we’ll have to imagine what’s inside.
We love nostalgic radios, although usually they are a little older. We miss the days when a kid might think it was cool to see an ad touting: “Oh boy! We’re radio engineers!”
youtube.com/embed/AqMGMZjAKZw?…
Trapianti di Rene: L’Intelligenza Artificiale Può Prendere Decisioni Etiche?
Uno studio condotto dai ricercatori della Duke University, della Carnegie Mellon, dell’Università di Oxford e di Yale mette in discussione la possibilità di utilizzare l’intelligenza artificiale per prendere decisioni morali al momento dell’assegnazione dei reni ai donatori.
Nell’articolo preprint “L’intelligenza artificiale può modellare le complessità del processo decisionale morale umano? Uno studio qualitativo sulle decisioni di allocazione renale” In un’analisi dettagliata di oltre 18.000 parole, gli autori Vijay Keswani, Vincent Conitzer, Walter Sinnott-Armstrong, Breanna K. Nguyen, Hoda Heidari e Jana Schaich Borg esplorano se l’intelligenza artificiale può replicare le sfumature delle decisioni morali umane.
I dati dei National Institutes of Health mostrano che negli Stati Uniti oltre 800.000 pazienti dipendono regolarmente dalla dialisi o dal trapianto, mentre la National Kidney Foundation segnala 12 decessi al giorno dovuti alla mancanza di un organo idoneo. Allo stesso tempo, fino al 20% dei reni dei donatori rimane inutilizzato, il che solleva la questione della necessità di ottimizzare l’allocazione delle risorse.
Lo studio ha incluso interviste con 20 partecipanti non medici. È stato chiesto ai soggetti di determinare quali pazienti sarebbero stati idonei a un trapianto, dato il previsto aumento dell’aspettativa di vita. I risultati hanno mostrato che alcuni partecipanti favorivano le persone più giovani, mentre altri temevano discriminazioni nei confronti delle persone più anziane; alcuni ritenevano inoltre che lo stile di vita del paziente dovesse svolgere un ruolo decisivo.
L’analisi conferma che il processo di scelta morale è dinamico e mutevole, il che lo rende difficile da riprodurre negli algoritmi.
Nonostante il potenziale dell’intelligenza artificiale nell’eliminare gli errori cognitivi e ridurre l’impatto dei pregiudizi umani, gli esperti sottolineano che le tecnologie attuali non sono in grado di modellare completamente il processo decisionale etico ideale e dovrebbero servire solo come strumenti ausiliari, lasciando l’ultima parola agli specialisti.
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Allarme sicurezza: i dati di Smart-Cash.it nelle mani degli hacker!
Recentemente, Smart-Cash.it, una community internazionale che coinvolge imprese commerciali, imprese di produzione e consumatori, è stata vittima di una grave violazione dei dati. Un utente su BreachForums, nicknameSorb, ha pubblicato un annuncio per la vendita di un database contenente informazioni sensibili degli utenti di Smart-Cash.it. Questo articolo esplora i dettagli della violazione, le motivazioni del malintenzionato e le misure di sicurezza che le aziende dovrebbero adottare per prevenire tali incidenti.
Cos’è Smart-Cash.it? Smart-Cash.it è una piattaforma che mira a aumentare la visibilità delle imprese e a far risparmiare i consumatori attraverso i buoni CBK. Le imprese che aderiscono al circuito rilasciano buoni CBK ai clienti, calcolati in percentuale sull’importo speso. Ogni impresa può decidere l’importo del buono da rilasciare in base alle proprie esigenze commerciali.
Dettagli della violazione dei dati Sorb, ha ottenuto un dump del database MySQL di Smart-Cash.it in formato CSV, contenente 197 tabelle. I dati includono informazioni sui clienti, hash delle password, accumuli di cashback, transazioni, codici regalo e altro. inoltre ha pubblicato esempi di hash delle password e campioni di dati JSON che includono nomi, email, indirizzi IP, codici PIN, numeri di carta e altro.
Esempi di dati compromessi
- Hash delle password: Esempi di hash delle password sono stati forniti, indicando che le password degli utenti sono state compromesse.
- Dati personali: Un campione di dati JSON include nomi, email, indirizzi IP, codici PIN, numeri di carta e altro.
- Transazioni: Esempi di transazioni mostrano dettagli come il saldo, il tipo di transazione, l’importo e le commissioni.
- Esempio di dati JS
Il criminal hacker ha messo in vendita il database compromesso di Smart-Cash.it per 500$, offrendo la possibilità di contattarlo tramite messaggio privato o Telegram. Sorb non ha esitato a deridere stonewall.capital, affermando che, sebbene i loro prodotti siano validi, le loro pratiche di sicurezza informatica lasciano molto a desiderare.
Implicazioni per gli utenti La violazione dei dati di Smart-Cash.it ha esposto circa 127,000 utenti al rischio di furto d’identità e frode finanziaria. Le informazioni compromesse includono nomi completi, indirizzi email, indirizzi IP, codici PIN e numeri di carta, rendendo gli utenti vulnerabili a vari tipi di attacchi. Questo incidente sottolinea l’importanza di proteggere i dati personali e di adottare misure di sicurezza adeguate.
Questo attacco sottolinea l’importanza di migliorare la sicurezza dei database. È fondamentale che i database siano configurati in modo sicuro, regolarmente aggiornati e monitorati per rilevare accessi non autorizzati. Implementare la crittografia per i dati sensibili e utilizzare controlli di accesso robusti può aiutare a mitigare i rischi. Inoltre, vanno effettuati audit di sicurezza regolarmente e valutazioni delle vulnerabilità per identificare e risolvere potenziali debolezze. Utilizzare test di penetrazione può anche aiutare a simulare potenziali attacchi e migliorare i meccanismi di difesa.
Questo dataleak solleva importanti questioni sulla sicurezza informatica e la protezione dei dati personali. Le aziende devono adottare misure rigorose per proteggere le informazioni dei clienti e prevenire futuri incidenti di sicurezza. La facilità con cui concediamo i nostri dati a terze parti può ritorcersi contro, come dimostra questo caso, mettendo a rischio la nostra identità e sicurezza finanziaria. In particolar modo quando parliamo di questioni finanziarie, chi gestisce questi dati deve adottare standard elevati e, sottolineo, audit continui.
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lorenzo
in reply to J. Alfred Prufrock • • •J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •FB
in disuso da anni, ma rimandavo da una vita la cancellazione
ho sempre sentito dire che non fosse semplicissimo
di fatto mi è impossibile completare
aimee80
in reply to J. Alfred Prufrock • •J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Leo reshared this.
Max su Poliverso 🇪🇺🇮🇹
in reply to J. Alfred Prufrock • •@J. Alfred Prufrock
Io ho trovato molto paternalistico il fatto che quando ho chiesto di cancellare il mio account Facebook abbia risposto una cosa tipo
Per adesso te lo blocco e basta, te lo cancello per davvero fra 30 giorni, così hai tempo per ripensarci.
Ho quasi 56 anni ma non posso decidere di cancellare immediatamente il mio account su Facebook perché lui ha deciso che devo pensarci meglio.
Comunque, i 30 giorni sono passati e il mio account con loro.
Che poi si parla di cancellare un account su Facebook eh, mica di rinunciare alla cittadinanza...
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Hiya, aimee80, Luisella e J. Alfred Prufrock like this.
J. Alfred Prufrock
in reply to Max su Poliverso 🇪🇺🇮🇹 • •@Massimiliano Polito 🇪🇺 condivido pienamente quanto scrivi.
Intanto è passato un giorno, e il mio tentativo di cancellazione - sia pure con i 30 gg per ripensarci - continua a non andare a buon fine.
"Si è verificato un errore - Riprova più tardi."
Tutto quel fior d'ingegneria, tutta quell'AI e non riescono a formulare un messaggio d'errore più informativo, che magari mi possa fornire un indizio sul motivo per cui non mi stia permettendo di cancellare un account che porta il mio nome?
J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Ho anche provato a cambiare browser (non so, nel caso fosse #LibreWolf il problema). Ma anche con Sua Conformità, Chrome senza traccia di estensioni o altro, arrivo sempre alla stessa schermata d'errore
J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Ma non so se poi la cosa diventerà ancora più difficile: si riesce a accedere alle impostazioni di #facebook dopo aver disattivato l'account?
J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Piccolo aggiornamento tragicomico: non posso neanche disattivare. Stesso messaggio "Si è verificato un errore. Riprovare più tardi."
Ho provato anche da cellulare, ma niente.
Il tentativo di disattivazione è anche umiliante perché obbliga a fornire una motivazione per questa scelta. Tra le motivazioni, peraltro, manca "Perché non funziona l'eliminazione".
Facebook è veramente il male.
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aimee80
in reply to J. Alfred Prufrock • •J. Alfred Prufrock
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in reply to J. Alfred Prufrock • •J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Mi sembra di essere come un personaggio di quei manga dove il protagonista deve provare e fallire centinaia di volte e perseverare, attendere e digiunare, soffrire e perseverare ancora, fino al momento in cui arriva al momento perfetto, padroneggia e perfeziona il gesto e diventa una persona nuova.
Mi sento così mentre continuo a effettuare il login, seguire i menù a memoria fino alla voce che mi consentirebbe di eliminare l'account, schivare le domande sul perché lo faccio e gli avvisi sul fatto di perdere anche la pagina X e il gruppo Y, ri-autenticarmi per motivi di sicurezza e arrivare al pulsantone dall'aspetto grosso e definitivo.
Ci faccio sopra "clic", un indicatore d'attesa gira facendomi credere che il sistema stia finalmente frullando, distruggendo il mio account, e alla fine, quando mi aspetto di leggere "Hai eliminato il tuo account", vedo invece comparire "Si è verificato un errore. Riprova più tardi". E non posso neanche riprovare: mi ritrovo con la sessione chiusa, per cui bisogna scalare di nuovo la montagna.
Riproverò.
J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Alessio — アレッシオ
in reply to J. Alfred Prufrock • • •J. Alfred Prufrock
in reply to Alessio — アレッシオ • •Alessio — アレッシオ
in reply to J. Alfred Prufrock • • •J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Quarto giorno.
Ancora niente.
Googlerò (ma non su Google), potrei anche chiedere all'AI.
Possibile che questa follia capiti solo a me?
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Leonardo
in reply to J. Alfred Prufrock • • •You Can Finally Bulk Delete Old Posts On Facebook—Here's How
Mikael Thalen (The Daily Dot)J. Alfred Prufrock
in reply to Leonardo • •Lo farò comunque alla fine, se continuerò a fallire nel cimento
J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Mi sovviene un dubbio atroce: nel tentativo (a vuoto) di cancellare il profilo loggandomi dietro VPN (freeopenvpn, Germania e USA), ho dovuto validare l'accesso con un codice ricevuto via email.
Nell'email che usavo con FB ho quindi trovato un'email datata ieri: "Bentornato/a su Facebook" - "L'account Facebook è stato riattivato".
Non è che la procedura va a buon fine nonostante il messaggio d'errore?
Per scoprirlo però devo evitare di fare altri tentativi per almeno 30 giorni, altrimenti rischio di riattivare tutto a ogni nuovo tentativo.
Ovviamente ho anche tentato la carta dello strumento di segnalazione errori di Facebook, molto ben fatto tecnicamente: per far cadere i tuoi ticket nel vuoto, ma con stile!
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Poliverso & Poliversity e informapirata ⁂ reshared this.
aimee80
in reply to J. Alfred Prufrock • •J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •CE L'HO FATTA!!
Grazie a tutti per gli incoraggiamenti
Scrivo cosa impediva la cancellazione da #facebook , nel caso possa tornare utile ad altri nella mia situazione.
Nel riepilogo prima del "pulsantone" finale, quello che andava in errore, mi sono saltate all'occhio delle "App" di cui risultavo unico amministratore. Il problema è che non ho mai sviluppato o usato app. Ho aperto la gestione di queste app, che riportavano il nome di alcune vecch(issime) pagine facebook. Le ho rimosse una ad una.
Una volta rimosse le "app" (qualsiasi cosa fossero), la procedura di eliminazione è andata a buon fine.
Adesso: 30 giorni di attesa e il mio account smetterà di esistere! 🍾
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Leo
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