Omicidio di Khashoggi: Biden benedice l’immunità di MBS
Se queste sono le 'conseguenze', è difficile immaginare quale possa essere una vera punizione. L'annuncio è deludente in quanto riflette un modello del governo degli Stati Uniti che non riesce a ritenere MBS responsabile in alcun modo
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Musk, Trump e il pericoloso intreccio di affari e politica negli Stati Uniti
L’ha rilanciato l’Ansa. Elon Musk, dopo un democratico (ma la parola non dovrebbe essergli gradita!) referendum on line, ha deciso di riammettere Donald Trump su Twitter. Perché, con oltre 15 milioni di voti, di cui il 52% a favore e il 48% contro, si ritiene giusto così. Nelle vecchia Europa, ammantata dei suoi difetti arcaici […]
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Infrastrutture e trasporti: parlando di sicurezza
L’Istituto Affari Internazionali, il più prestigioso think tank nazionale di geopolitica, ha dedicato spazio a un seminario sull’impegno nei progetti internazionali di ricerca e sviluppo del cluster CBRN-P3, che è il network costituito nel 2017 con attori del mondo scientifico, industriale e istituzionale attivi nel campo della preparazione, prevenzione e protezione dai rischi nucleari, biologici, […]
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Presentazione della Scuola di Liberalismo 2022 di Messina – unime.it
Si è svolta presso la Sala Senato dell’Ateneo la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2022 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo.
Alla presenza del Prorettore Vicario, prof. Giovanni Moschella, il Direttore Generale della Scuola, prof. Pippo Rao, e il Direttore Scientifico, prof. Giuseppe Gembillo, hanno presentato la dodicesima edizione messinese del corso dedicato agli autori più rappresentativi del pensiero liberale ed alle loro opere.
Hanno preso parte all’incontro, anche, Enzo Palumbo (Membro della Commissione Giustizia della Fondazione Luigi Einaudi), Edoardo Milio (Responsabile Relazioni istituzionali), Gabriella Sorti (Responsabile del Comitato di Segreteria) ed i membri del Comitato organizzatore.
La “Scuola di Liberalismo di Messina”, le cui iscrizioni sono gratuite, verrà inaugurata il 28 novembre, si articolerà in 14 lezioni che si concluderanno il 18 febbraio presso l’Auditorium della Gazzetta del Sud. Ai frequentanti di almeno i 2/3 delle lezioni sarà rilasciato un attestato di partecipazione.
Agli studenti universitari verranno riconosciuti crediti formativi.
Verranno, inoltre, assegnate 3 borse di studio da 500 euro ai corsisti, con età inferiore a 32 anni, che avranno svolto delle tesine sulle tracce che saranno comunicate e che verteranno sui temi oggetto del Corso. Le tre borse, intitolate alla memoria di Gaetano Martino, sono finanziate dalla Fondazione Luigi Einaudi, dal Coordinamento messinese della Fondazione Luigi Einaudi e dalla Fondazione Bonino Pulejo.
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Fr.#16 / Un chip per pagare il caffè
Altro che contanti
Qualche giorno fa alcune testate giornalistiche hanno riportato la notizia di un chirurgo plastico che insieme a un’azienda di Zugo ha iniziato a impiantare chip sottocutanei per transazioni contactless col palmo della mano. In realtà non mi stupisce più di tanto — già ad aprile uscì la notizia di un uomo nei Paesi Bassi che aveva scelto di impiantarsi un chip di questo tipo.
Cercando un po’ online si possono trovare facilmente aziende che offrono questo tipo di servizio, che pare sia sempre più di moda. La procedura è semplice: acquista il chip, scarica l’app e collega il tuo chip, trova un chirurgo che possa impiantarlo.
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Dal sito di un’azienda specializzata chiamata Walletmor
Dal sito di un’azienda scopro che l’app è essenziale al funzionamento del chip. Oltre ad essere necessaria all’attivazione del chip, lo è anche per l’identificazione della persona e per l’acquisizione e trasmissione di tutti i dati relativi alle transazioni.
Il motivo è chiaro: il chip non è connesso con i network di pagamento, né con la banca —per processare la transazione serve un intermediario che possa trasmettere i dati ai vari soggetti della filiera.
Il funzionamento è quindi simile ai vari intermediari di pagamento tipo
PayPal o Stripe, dove l’utente può salvare le sue carte di pagamento. Anche i problemi sono simili: aumentano gli intermediari, aumenta la diffusione di dati personali, diminuisce la privacy e la sicurezza dei dati. L’azienda che ho preso come esempio ci tiene a sottolineare che utilizzano i più elevati standard di sicurezza di settore, ma come al solito è una questione di fiducia e di superficie di rischio: più aumentano gli intermediari, più aumenta il rischio.
C’è poi un altro problema: il chip funziona sono con l’app del produttore. Se l’azienda fallisce, che si fa? Temo che l’unica soluzione sarebbe un altro intervento chirurgico e la sostituzione fisica del chip.
Insomma non mi sembra una grandissima idea quella di vincolarsi fisicamente a un’azienda del genere. Il chip fa molto cyberpunk ma non credo sia questa la strada giusta. Piuttosto, mi sembra una trovata per spillare soldi a persone che non hanno cognizione del mondo che li circonda. A Milano farebbe successo.
E tu, lo faresti?
Fatemi sapere nei commenti cosa ne pensate sul tema, sono curioso! Sarebbe possibile uno strumento del genere, ma con collegamento a wallet Bitcoin?
Meme del giorno
Citazione del giorno
“When plunder becomes a way of life for a group of men in a society, over the course of time they create for themselves a legal system that authorizes it and a moral code that glorifies it.”
Frédéric Bastiat
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G20, Great Reset e tecno-socialismo
Il 15 e il 16 novembre si è tenuto a Bali (Indonesia) il 17esimo meeting del G20, dove i leader delle prime 20 nazioni per economia al mondo si sono ritrovati per discutere del destino di qualche miliardo di persone. Dopo aver gozzovigliato per due giorni…
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Ministero dell'Istruzione
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Libertà svelata
Non si fanno ammazzare per potere scoprire una ciocca di capelli. Accettano di mettere in gioco la propria vita pur di non rinunciare a quel che dalla vita non è separabile: la libertà. Compresa quella, per noi banale e per loro epocale, di scoprire una ciocca di capelli. Aggredendo l’Ucraina il criminale Putin ha aggredito il mondo libero, le democrazie, l’ordine mondiale. Non abbiamo altra scelta che essere dalla parte degli ucraini, perché loro sono parte stessa di noi. Arrestando, torturando, aprendo il fuoco contro chi non rinuncia alla libertà la teocrazia iraniana aggredisce l’umanità stessa.
Se scegliessimo di guardare altrove, di solidarizzare in modo distratto, se fossimo incapaci di cogliere il valore ideale di quello scontro, dimostreremmo di non capire che si sta reprimendo non la libertà di alcuni, ma quella di tutti. Perché la libertà è universale. Può essere conculcata con la violenza, ma è peggio se viene abbandonata. Se abbandonassimo gli iraniani in rivolta abbandoneremmo noi stessi.
Poi, certo, c’è da usare il realismo, da considerare gli equilibri dell’area e non ultimi quelli interni al mondo islamico. Considerate anche queste cose si aggiunge che la dittatura teocratica non si limita ad affliggere il proprio popolo, ma si propone di cancellare Israele dalla carta geografica, insegue l’arma atomica e fornisce droni assassini all’armata russa. Peggio, quindi.
Un buon numero di persone, fra noi occidentali, fra noi che viviamo nella parte più ricca e libera del mondo, ha preso gusto nel considerarci colpevoli di tutto. Siamo colpevoli per il passato, come se avessimo inventato il colonialismo e lo schiavismo (semmai abbiamo creato le istituzioni che li combattono). Siamo colpevoli se portiamo le nostre armi a presidio della convivenza, ma siamo colpevoli anche se le ritiriamo. Siamo colpevoli se in Afghanistan imponiamo il rispetto delle donne e siamo colpevoli se smettiamo di farlo. Siamo colpevoli per come parliamo, per il vocabolario che usiamo, per le continue offese che arrechiamo a tante sensibilità che abbiamo anche la colpa di non sapere o anche solo immaginare che potessero esistere.
E mentre questo circo della colpa manda in pista i numeri più avvincenti e divertenti, finiamo con il macchiarci della colpa più seria: non accorgersi che tutti gli uomini liberi vorrebbero vivere come da noi. Perché nella nostra fortunata e preziosa imperfezione, nel nostro non cedere all’incubo dei sistemi perfetti, sta il nostro essere migliori.
Fra noi ci sono quelli che pur di non fare i conti con il padre che hanno sono pronti a innamorarsi e difendere lo zio pazzo e assassino, che ci descrive come tutti in preda alla lussuria omosessuale. Che se fosse vero sarebbe anche sollazzevole, non fosse che l’accusa stessa, nella sua strampalata minchioneria, è segno di un onanismo dittatoriale incapace di giungere ad altro compimento che non sia la distruzione di quelli che si invidiano.
Fra noi ci sono quelli che al sorgere di qualsiasi integralismo sono già pronti a descriversi come soccombenti, sopraffatti, perdenti. Ma guardate in giro per il mondo, osservate le brache dei giovani, orecchiate quel che hanno in cuffia, osservate quel che guardano negli smartphone (e lo smartphone): è il nostro modello ad attrarre. A qualcuno ricorderà l’“omologazione” di pasoliniana memoria, a me ricorda che il costume della libertà globale è migliore della miseria autarchica.
Non possiamo dichiarare guerra alle ingiustizie del mondo. Sarebbe già apprezzabile cancellassimo le nostre. Non siamo colpevoli per ogni libertà negata, da altri. Lo saremmo se ne ce dimenticassimo, se considerassimo un “popolo” inadatto alla libertà o meno afflitto dal dispotismo. Anche perché useremmo “popolo” per imbrogliarci, visto che si tratta di “individui” e nessuno, di qualsiasi fede, può mai rinunciare alla libertà.
In Ucraina ci stanno sparando. Ci stanno sparando anche in Iran. Non c’è nulla da rispettare in chi spara contro la libertà. Ma è deprecabile anche chi non lo condanna.
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SIRIA. Il narcos napoletano Bruno Carbone e la normalizzazione di Al Qaeda
di Michele Giorgio –
Pagine Esteri, 21 novembre – Intriga i media arabi la vicenda di Bruno Carbone, narcotrafficante originario di Giugliano, in Campania. Camorrista, latitante da quasi venti anni, a capo di una rete internazionale di spaccio di stupefacenti, Carbone sarebbe stato catturato nell’aeroporto di Dubai, negli Emirati, e subito estradato in Italia. Questa almeno è la versione delle autorità di Roma. Il ministro della giustizia Carlo Nordio ha anche ringraziato gli Emirati: «Questo ennesimo arresto testimonia un consolidamento dei rapporti di cooperazione giudiziaria tra Italia ed Emirati arabi uniti. Negli ultimi tempi questi rapporti – anche grazie agli accordi bilaterali in vigore – si sono notevolmente intensificati. Per questo nuovo slancio, vorrei ringraziare il mio omologo emiratino Abdallah al Nouaimi». Carbone, che manteneva rapporti diretti con i narcos colombiani, avrebbe trascorso gran parte della latitanza a Dubai dove peraltro è stato arrestato nel 2021 il suo socio e boss Raffaele Imperiale.
L’accaduto non sembra così chiaro come vorrebbero farlo apparire le autorità italiane. Sui media arabi continuano a riferire, con nuovi particolari, un’altra versione dei fatti, quella di Ha’ayat Tahrir al Sham (Hts), ossia l’ex Fronte al Nusra, il bracco siriano di Al Qaeda negli elenchi internazionali delle organizzazioni terroristiche, responsabile negli anni della guerra in Siria di atrocità a danno di civili, soldati dell’esercito regolare di Damasco e anche di militanti di organizzazioni politiche e militari legate alle varie espressioni dell’opposizione siriana. Nei mesi scorsi Hts ha tentato di fare piazza pulita del cosiddetto Esercito siriano libero, la milizia finanziata dalla Turchia, nella provincia siriana di Idlib, la porzione di territorio siriano che, nel silenzio di Usa ed Europa, il gruppo legato ad Al Qaeda, tiene in gran parte sotto il suo controllo «amministrativo». Se la versione non ufficiale della cattura di Carbone fosse confermata si tratterebbe della prima estradizione nota avvenuta tra un gruppo terroristico e uno Stato occidentale.
Alcuni giornali arabi riferiscono maggiori particolari rispetto a quanto apparso sui media italiani. Poco dopo l’annuncio delle autorità italiane di qualche giorno fa, sul suo account Telegram la sicurezza di Hts ha comunicato di aver arrestato «uno dei più grandi narcotrafficanti del mondo». Ha spiegato che Carbone avrebbe lasciato l’Europa per la Turchia fingendosi cittadino russo, quindi è entrato nella Siria nordoccidentale dove sarebbe stato arrestato lo scorso marzo a Kaftin. Il narcotrafficante sarebbe stato «interrogato per mesi» dagli uomini del «ministero dell’interno» del «governo di salvezza» messo in piedi da Hts a Idlib, prima di essere «consegnato alle autorità del suo paese, con la mediazione turca». Carbone, scrive il libaneseL’Orient Le Joursi sarebbe presentato ai miliziani siriani come un messicano in fuga dal suo paese per aver gestito un traffico di orologi di lusso. A sostegno della sua versione, Hts ha diffuso una foto del ministro dell’interno del governo di salvezza, Mohammad Abdel Rahman, mentre legge il comunicato stampa con accanto la foto di Carbone che indossa la maglia da galeotto a righe.
Il resoconto di Hts non è così inverosimile. Tenendo conto degli accordi tra Roma e Dubai, Carbone potrebbe aver pensato di trasferirsi temporaneamente in territorio siriano, luogo giusto dove far perdere le sue tracce per un po’ ed evitare l’arresto. Poco credibile è invece la spiegazione data da una parte dei media arabi sull’interesse di Carbone per il Tramadol e Captagon, i farmaci antidolorifici largamente usati come stupefacenti in diversi paesi del Medio oriente. Un narcotrafficante di alto livello come il camorrista di Giugliano difficilmente può provare interesse per traffici poco redditizi rispetto a quello della cocaina. Quello che è certo è che il leader di Hts, Abu Mohammad al Jolani, sta provando in tutti i modi ad avviare rapporti amichevoli con l’Occidente. L’anno scorso è apparso più volte accanto al giornalista americano Martin Smith. E se fosse vera la sua versione dell’estradizione di Carbone, vorrebbe dire che al Qaeda comincia ad essere normalizzata, almeno il suo ramo siriano.
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Non esiste democrazia senza lavoro
"In definitiva, oggi, mentre leggete queste parole, in Italia è tollerato il furto di lavoro, il furto di ciò che serve ovviamente per guadagnarsi da vivere, ma non solo: serve per guadagnarsi la propria stessa libertà e la propria dignità (l’art. 36 della Costituzione infatti recita: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa»). Un contesto di questo tipo, assai intuibilmente, rende praticamente impossibile la partecipazione democratica delle persone con gravi ricadute in termini di democrazia costituzionale. Non solo, per inciso è bene precisare che questo contesto rende praticamente inattuabili molte altre regole in materia di lavoro, prime fra tutte quelle relative a salute e sicurezza sui luoghi di lavoro."
Il paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata
Questo libro affronta il tema della produzione, del commercio e dell’uso delle armi “comuni” nel nostro Paese: demolisce falsi miti, fa luce su zone
magozine.it/il-paese-delle-arm…
#Recensionilibri #armi #Beretta #Fiocchi #Italia #lobby #omicidio #patriarcato
Mondiali in Qatar, Hrw chiede un risarcimento per i lavoratori
di Michele Giorgio* –
Pagine Esteri, 18 novembre 2022 – Non solo proteste e articoli di stampa. Chiedono un risarcimento alla FIFA e al Qatar i lavoratori migranti, in gran parte asiatici, che con litri di sudore e la forza delle braccia hanno costruito gli stadi e le infrastrutture che ospiteranno da domenica i Mondiali. Altrettando reclamano le famiglie delle migliaia di manovali morti sul lavoro. A farsi carico di questa richiesta è Human rights watch (Hrw) che ieri ha presentato un video in cui parlano soprattutto lavoratori e tifosi del Nepal, paese dal quale sono partiti migliaia di uomini attirati in Qatar dalla possibilità di percepire un salario e mantenere le loro famiglie in patria. Ottenere quel risarcimento sarà faticoso, come il lavoro di 12 anni che è stato necessario per dotare il piccolo ma ricco regno del Qatar degli impianti sportivi che ospitano il Mondiale.
Hrw spiega che se i regnanti di Doha, dopo proteste e denunce, hanno istituito un fondo per risarcire, anche se solo una parte, delle famiglie dei morti sul lavoro e gli operai che non sono stati retribuiti dalle imprese di costruzioni, al contrario la FIFA ha ignorato i problemi legati all’organizzazione del Mondiale in un paese che pure è noto per le violazioni dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori stranieri. Eppure, sottolinea il centro per i diritti umani, la Federazione mondiale del gioco del calcio si prepara ad incassare miliardi dal torneo che prende il via il 20 novembre. «La strategia della FIFA di seppellire la testa sotto la sabbia e di guadagnare tempo, sperando che l’entusiasmo per il gioco offuschi le violazioni dei diritti umani, è destinata a fallire», prevede Rothna Begum, ricercatrice di Human Rights Watch.
Il costo in vite umane e lo sfruttamento dei lavoratori rendono unica la Coppa del Mondo 2022 in Qatar. Sarebbero almeno 6500 i morti secondo una inchiesta pubblicata all’inizio dello scorso anno dal quotidiano britannico The Guardian. Amnesty International parla addirittura di 15mila decessi tra il 2010 e il 2019. Senza dimenticare gli infortuni, gli infarti, i suicidi e le malattie sviluppate dai lavoratori una volta tornati a casa. Le autorità qatariote ne sono consapevoli e con ogni probabilità hanno raccolto molti dati in questi anni. Ma preferiscono, per motivi di immagine, parlare di poche decine di vittime. Sono convinte che lo sportwashing – di cui fanno uso un po’ tutte le petromonarchie del Golfo – e i gol che segneranno le stelle vecchie e nuove del calcio mondiale faranno dimenticare presto le polemiche che circondano da anni questa edizione della Coppa del Mondo.
Non tutti dimenticheranno. Per gli appassionati di calcio nepalesi le emozioni andranno ben oltre la gioia di guardare le partite. La realtà sportiva si intreccia con i sacrifici che hanno fatto tanti nepalesi partiti per il Qatar per guadagnare poche centinaia di dollari al mese lavorando per gran parte dell’anno in condizioni estreme. Manovali che non hanno goduto dell’aria condizionata, di cui si parla tanto, che hanno installato negli stadi di ultima generazione sorti dove prima non c’era nulla. Nel video diffuso da Hrw parla Hari, un operaio che per 14 anni ha lavorato in diversi cantieri, tra cui lo stadio Al Janoub. Hari ricorda che l’area di Lusail a Doha era vuota quando è arrivato in Qatar: ora è piena di torri. «Abbiamo costruito noi quelle torri», dice perentorio. Ricorda di aver lasciato il Nepal quando suo figlio aveva solo 6 mesi e di averlo visto solo cinque volte in 14 anni. «Mio figlio non mi ha riconosciuto quando sono tornato in Nepal la prima volta». In quei 14 anni di distanza dalla famiglia Hari invece ha visto e contribuito alla trasformazione del Qatar. Ram Pukar Sahani, un altro nepalese, dice di aver saputo non dalle autorità di Doha ma da un amico della morte di suo padre operaio in un cantiere qatariota. Non ha mai ricevuto un risarcimento perché secondo i medici è stata una «morte naturale» dovuta a una insufficienza cardiaca. La diagnosi della morte naturale è il pretesto che più di frequente il Qatar ha usato per negare il risarcimento alle famiglie dei lavoratori stranieri deceduti. Le temperature vicine ai 50 gradi in cui i manovali erano costretti a lavorare non sono state considerate valide dalle autorità per spiegare quelle «morti naturali».
Le proteste internazionali hanno spinto Doha ad avviare alcune riforme del lavoro e della kafala, il sistema di reclutamento in uso in molti paesi del Medio oriente che permette ai datori di lavoro di tenere i manovali stranieri in uno stato di semi schiavitù. Tanti però non ne hanno beneficiato. Quei lavoratori sfruttati, abusati e spesso non retribuiti, insiste Hrw, hanno diritto almeno a un risarcimento finanziario dal Qatar e dalla FIFA. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto
ilmanifesto.it/mondiali-in-qat…
L'articolo Mondiali in Qatar, Hrw chiede un risarcimento per i lavoratori proviene da Pagine Esteri.
#uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato non può violare la parola data
Lo Stato non può violare la parola data
da Corriere della Sera, 1 dicembre 1920
L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi – Lo Stato non può violare la parola data proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Ho cercato informazioni su wiki ma con scarsi risultati: è stato acquistato e reso "chiuso" anche il protocollo?
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E nel dinner talk di Sky, vip, manager e calendiani ci spiegano com'è difficile arrivare a fine mese - Kulturjam
«La nuova frontiera dell'infotainment è in realtà la riedizione fantozziana del "Cari inferiori", in cui amici di un certo livello sociale si abboffano davanti alle telecamere mentre discutono di massimi sistemi. Lo chiamano dinner talk.»
Croce visto da Einaudi
La morte, che non può fare altro che interrompere ciò che stiamo facendo e noi non possiamo far altro che lasciarci interrompere, non lo trovò in “ozio stupido”. Benedetto Croce lavorò fino alla fine dei suoi giorni, fino all’ultimo respiro di quella mattina del 20 novembre 1952. Era seduto nel suo studio, dietro la finestra. Leggeva. Forse, il Petrarca. Piegò la testa e andò via. Era il più grande filosofo del suo tempo.
I funerali si tennero sotto una pioggia battente, ma c’era tutta Napoli con una partecipazione di popolo che non si era mai vista. C’era anche Luigi Einaudi che, come Presidente della Repubblica, rappresentava l’Italia intera, una e libera come sempre la pensò e la volle Benedetto Croce. Ma Einaudi, che era diventato capo dello Stato dopo il “gran rifiuto” di Croce, era lì non solo come Presidente ma come amico e “fratello minore” del grande filosofo della libertà.
Un anno dopo, il 20 novembre 1953, scrisse alla signora Adele: “In questo primo anniversario della scomparsa di Benedetto Croce mi inchino con profonda tristezza alla memoria dell’uomo insigne e dell’indimenticabile amico pregandola volere accogliere anche da parte di mia moglie e per tutti i suoi la rinnovata espressione della nostra commossa simpatia”. Le parole di Einaudi erano quelle di un amico e collaboratore di Croce. Perché – e nessuno lo ha mai notato – Croce fu senz’altro amico di Giovanni Gentile per un trentennio, prima di fare scelte diverse ed opposte rispetto al fascismo, con Gentile che portò la filosofia al potere e con Croce che la condusse all’opposizione, ma l’amicizia con Luigi Einaudi durò per ben cinquant’anni.
E mentre con Gentile vi furono equivoci ed incomprensioni, con Einaudi vi fu da un lato uno schiarimento di idee sul piano teorico e dall’altro una collaborazione fattiva per il ripristino della libertà. Quella che passa alla storia come la polemica tra l’economista del liberismo, Einaudi, e il filosofo del liberalismo, Croce, fu invece una civilissima discussione tra due liberali che proprio discutendo maturarono un concetto più alto e valido della libertà che per noi oggi è decisivo per mettere in fuorigioco il dispositivo totalitario che, venga da destra o venga da sinistra, è insito nella cultura moderna.
La discussione tra i due fu utilissima ad entrambi: l’economista Einaudi diede consistenza storica alla teoria liberista e il filosofo Croce solidità economica al suo liberalismo. E così oggi i liberali italiani, che, ahimè, troppo spesso citano le due grandi anime senza realmente conoscerle, dovrebbero essere consapevoli che non c’è libertà civile senza libertà economica e non c’è libertà economica senza libertà civile. Inchiniamoci davanti alla loro grandezza e preveggenza e, più che celebrarli, studiamoli perché così loro avrebbero voluto.
La famiglia di Croce, dopo un anno dalla scomparsa, fece stampare in quattrocento esemplari il saggio Un angolo di Napoli che apre il libro, straordinario, Storie e leggende napoletane. Una copia fu inviata ad Einaudi. Così l’amico di Croce prese ancora una volta la penna e riscrisse alla signora Adele: “Cara signora, Un angolo di Napoli sarà collocato nello scaffale dedicato in Dogliani alle cose di suo marito. Quello scaffale l’ho posto proprio di fronte al mio tavolo da lavoro per trarne esempio e coraggio. La preziosa ristampa dello scritto nel quale Croce aveva detto quanto egli amasse la sua città mi ricorderà ogni volta il dovere che tutti abbiamo di amare il luogo dove noi e i nostri siamo vissuti”.
La stima che Einaudi aveva per Croce era quella del fratello minore verso il fratello maggiore. A casa di Croce si recò in una triste ora, triste per lui e per l’Italia: andò per chiedergli consiglio su cosa avrebbe dovuto fare con il giuramento imposto agli insegnanti. Croce lo rincuorò: poteva acconciarsi a dir sì e conservare la dignità. Del resto, il male dei regimi autoritari e, in particolari, dei totalitarismi, è proprio quello di svuotare dal di dentro la libertà, fino al punto di creare le condizioni di una sorta – se così si potesse dire e pensare – di suicidio della libertà.
In particolare, era questa la strategia comunista che cercava di conquistare gli istituti liberali inserendo in essi un cavallo di Troia. Era per questo motivo che Croce invitava tutti a non confondere mai le scelte momentanee e contingenti con il principio della libertà che è proprio del liberalismo etico-politico. Einaudi tenne sempre presente questa lezione e si industriò al meglio, come fece soprattutto nel dopoguerra e nella stagione di De Gasperi, a fornire al liberalismo la sua congrua politica economica.
Einaudi da Presidente della Repubblica avrebbe voluto nominare il senatore Croce senatore a vita e gli scriveva dicendogli: “La esigenza della tua nomina è posta non da me, ma dagli italiani, i quali sanno che il decreto della tua nomina non sarebbe un atto dipendente da una scelta compiuta dal presidente della Repubblica, sibbene, da parte sua, la mera registrazione, richiesta formalmente dalla legge costituzionale, della designazione spontanea di una concorde opinione pubblica”.
Gli italiani – diceva Einaudi – riconoscono in Benedetto Croce la espressione più alta del pensiero contemporaneo”. Il filosofo, però, che già aveva detto no, fu irremovibile – “vi si oppone la logica, quella logica che poi è buon senso” disse – e Einaudi capì di non dover insistere. Croce, oltretutto, era anche contrario alla norma della nomina dei cinque senatori a vita. Ma questa, come si dice, è un’altra storia.
L'articolo Croce visto da Einaudi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
I 698 morti
"Cosa si può dire se non che questa è una tragedia gigantesca? Una carneficina in continua crescita che non può essere frutto di tragiche fatalità. È un massacro senza fine frutto dello sfruttamento, della precarietà, dei bassi salari, dell’aumento del tempo di lavoro, di persone anziane costrette a lavorare, della povertà crescente… quindi del sistema capitalista. Una guerra di classe."
I tribunali “segreti” che consentono ai colossi energetici di denunciare i Governi
"In altre parole: le aziende che ritengono di aver subito un danno dallo Stato per via dalle politiche energetiche e climatiche adottate, possono trascinarlo in tribunale e costringerlo ad un risarcimento miliardario."
Pensavo che sarebbe interessante (e forse esiste già, ma non l'ho trovato) sviluppare un servizio che funga da proxy aggregatore per i diversi account del fediverso che un utente può possedere.
Provo a spiegarmi. Esistono numerosi social network decentralizzati che utilizzano il protocollo ActivityPub, tramite il quale sono tra loro interoperabili. Così un utente Mastodon può ricevere i video pubblicati da un amico su un'istanza PeerTube. Come utente del Fediverso, potrei aprire un account Pixelfed per pubblicare le mie foto, PeerTube per i video, Friendica per il microblogging ecc. Ognuno di questi account avrà il proprio handle, i propri follower e i propri seguiti, il che può diventare scomodo da gestire.
Invece, mi piacerebbe esporre verso l'esterno un unico handle aggregato, ad esempio @c64@luca.it, e "agganciare" a questo handle i numerosi account del fediverso di cui dispongo, per esempio
- @c64@mastodon.uno per Mastodon,
- @c64@poliverso.it per Friendica, ecc.
Come funzionerebbe dunque l'handle aggregato? Tutti i messaggi in entrata verrebbero aggregati dal proxy, e replicati verso tutti gli account personali. In questo modo, per esempio, avrei la possibilità di leggere lo stream dei post dei seguiti tramite Mastodon, che ha un'interfaccia più comoda e matura rispetto a Friendica, oppure utilizzare proprio Friendica. Anche i messaggi in uscita (post, video ecc.) sarebbero mediati dal proxy, in modo tale che i miei follower vedrebbero tutti i messaggi che pubblico, indipendentemente dal social che ho utilizzato per la pubblicazione per ogni singolo messaggio.
Infine, l'handle aggregato potrebbe essere permanente: così potrei modificare l'istanza dei miei social in modo trasparente, senza dover chiedere ai follower di modificare l'handle seguito.
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#PNRR, decreto di approvazione delle graduatorie dell’investimento per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola #PNRR, decreto di approvazione delle graduatorie dell’investimento per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
Poliverso & Poliversity reshared this.
G20, Great Reset e tecno-socialismo
Il 15 e il 16 novembre si è tenuto a Bali (Indonesia) il 17esimo meeting del G20, dove i leader delle prime 20 nazioni per economia al mondo si sono ritrovati per discutere del destino di qualche miliardo di persone.
Dopo aver gozzovigliato per due giorni con carne, pesce e prelibatezze di ogni tipo, i cari leader sono tornati al loro paese d’origine a bordo di Jet privati e auto di lusso. Prima di questo hanno però discusso a lungo su temi che ci sono molto cari, come ad esempio l’inquinamento e il cambiamento climatico, la “crisi economica”, le pandemie, e il sistema finanziario e monetario globale.
Nell’ambito del G20 si è tenuto anche un altro forum, il B20 —praticamente il G20, ma con la partecipazione dei CEO e delegati delle più importanti corporazioni e aziende al mondo.
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Il G20 ha prodotto una Dichiarazione di 52 articoli, mentre il B20 ha dato l’occasione a Klaus Schwab, fondatore del World Economic Forum, di fare un discorso di circa 12 minuti in cui esprime ancora una volta i suoi progetti per il futuro, ciò che ormai viene comunemente definito come Great Reset.
Sia la Dichiarazione di Bali che il discorso di Schwab hanno elementi in comune che puntano verso la pianificazione centrale assoluta dell’economia e della società, in una visione che ricorda il tecno-socialismo cinese. Partiamo con l’amico Klaus.
Il Great Reset di Klaus Schwab
Klaus Schwab non ha deluso le aspettative. Il suo discorso è una piccola lezione sul Great Reset. Il concetto centrale è semplice: secondo Schwab il mondo, così come lo conosciamo, sicuramente è alla sua fine. Le multi-crisi che ci stanno accompagnando in questi ultimi anni lo dimostrano: economica, politica, sociale, istituzionale.
Secondo lui bisogna cogliere l’occasione per ristrutturare il mondo e assicurarci che dall’altra parte ci aspetti un mondo migliore, la società perfetta dei suoi sogni. In questa società non c’è alcuna separazione tra governi, corporazioni e società civile. Lo stato sarà un Leviatano a più teste con la capacità e il potere di affrontare in modo coeso e unitario le “big issues of our world”. Lui lo chiama Stakeholder Capitalism1.
Nel discorso al B20 affronta il tema con una similitudine tra società e azienda. Cosa fare quando un’azienda è in crisi? Beh, si nomina qualcuno che la gestisca e abbia il potere di riformare qualche dipartimento, chiudere qualche ramo produttivo e fare tutte quelle scelte difficili ma necessarie…
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“A Scuola di OpenCoesione": online l’elenco delle scuole ammesse a partecipare al progetto per l’anno scolastico 2022/2023.
Info ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola “A Scuola di OpenCoesione": online l’elenco delle scuole ammesse a partecipare al progetto per l’anno scolastico 2022/2023. Info ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
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Qualcuno è riuscito a capire il motivo scatenante per cui nelle ultime sei ore c'è stata un'ondata migratoria eccezionale di iscrizioni a #Mastodon?
- Ne ha parlato forse qualche youtuber?
- Un tiktoker?
- Facebook ha deciso di far collassare i server più grandi di Mastodon per eliminare la potenziale concorrenza?
- C'è stato un servizio giornalistico in TV?
- Radio Maria ha sconsigliato mastodon?
- Una catena di S. Antonio che se non ti iscrivi a Mastodon vieni bocciato alla maturità?
- PIERO FASSINO HA DICHIARATO CHE MASTODON NON SARA' MAI UN FENOMENO DI MASSA? 😱😱😱
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Mastodon può sopravvivere alla legge europea sui servizi digitali? Konstantinos Komaitis, un esperto di regolamenti di Internet e diritto d'autore prova a rispondere a questa domanda
Proponiamo di seguito l'articolo di Konstantinos Komaitis
Sono passate circa due settimane da quando Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo, ha acquisito Twitter e, già, i crescenti timori su cosa questo significhi per la libertà di parola sulla piattaforma di microblogging hanno iniziato a proliferare. Con Musk che licenzia alcuni membri del personale chiave di Twitter, tra cui il capo legale di Twitter Vijaya Gadde e rescinde i contratti con moderatori di contenuti in outsourcing, molti utenti sono alla ricerca di un'alternativa.
Un numero considerevole sta migrando al "fediverse", e in particolare a Mastodon, una piattaforma di microblogging simile che è stata chiamata "Twitter, con l'architettura sottostante della posta elettronica". Il decentramento di Mastodon solleva interrogativi sostanziali su come si applicheranno i regimi normativi esistenti, come il Digital Services Act (DSA) europeo.
Il passaggio a Mastodon
Il fediverso - una parola macedonia formata da federazione e universo - è una rete di server interconnessi che comunicano tra loro sulla base di protocolli di rete decentralizzati. Questi server possono essere utilizzati per la pubblicazione sul Web e l'hosting di file e consentono agli utenti di comunicare tra loro nonostante si trovino su server indipendenti.
Per Mastodon, l'interoperabilità è fondamentale. Pensalo come un account di posta elettronica: un utente può utilizzare un servizio di posta di Google, ma ciò non gli impedisce di comunicare con qualcuno che utilizza Hotmail o anche con qualcuno che ospita il proprio server di posta. Finché viene seguito un insieme di protocolli, gli utenti possono comunicare facilmente tra i server. L'idea alla base di un'architettura così decentralizzata è dare agli utenti il controllo diretto del loro utilizzo e della loro presenza online. Mastodon è uno dei tanti social network che operano utilizzando software gratuito e open source; altri esempi includono Peertube, che è simile a YouTube, e diaspora* (non capisco perché viene richiamata più spesso Diaspora rispetto a Friendica, ndr) , che assomiglia di più a Facebook.
Dall'acquisizione di Twitter da parte di Musk e dalle turbolenze che ha causato, la crescita di Mastodon è passata da 60-80 nuovi utenti all'ora a 3.568 nuove registrazioni in un'ora la mattina del 7 novembre. Ora ha accumulato oltre 6 milioni di account utente ed è ancora in crescita.
Per iscriversi a Mastodon, un utente può unirsi a un numero di server diversi (noti come "istanze") di sua scelta; queste istanze determinano i contenuti che gli utenti possono vedere e le linee guida della comunità a cui devono iscriversi. In sostanza, l'amministratore o gli amministratori di ciascuna istanza fungono da "moderatore" - decidendo cosa è consentito o meno in quell'istanza - e hanno il potere di filtrare o bloccare i contenuti che contraddicono le regole stabilite. Gli amministratori possono agire da soli come moderatori o utilizzare un team di moderatori. All'interno di un'istanza, un utente può pubblicare testo o altri media, seguire e comunicare con altri utenti (all'interno e all'esterno della propria istanza) e condividere dati pubblicamente o con un gruppo selezionato.
Proprio come Twitter, Mastodon usa gli hashtag, ha un limite di caratteri per i post (500 invece dei 280 di Twitter) ed è già popolato di immagini di gatti. Sebbene alcuni utenti si siano lamentati della complessità del processo di registrazione e della generale facilità d'uso del sito (o della sua mancanza), Mastodon si è rivelato un'alternativa salutare e ha dimostrato che gli utenti sono pronti ad abbandonare i servizi di social media consolidati se lo desiderano sono presentati con le opzioni.
Moderazione dei contenuti su Mastodon
Alla fine, tuttavia, il futuro di Mastodon dipenderà dal modo in cui le sue singole istanze e il sito, come un insieme collaborativo, si occuperanno della moderazione dei contenuti e della libertà di parola. Il fascino di Mastodon sta nel suo decentramento. Quando Eugen Rochko ha fondato la rete nel 2016, proveniva da un "sentimento di sfiducia nei confronti del controllo dall'alto che Twitter esercitava" . Contrastando questa sfiducia, affermando anche con orgoglio che "non è in vendita",la rete Mastodon non ha un unico proprietario o amministratore che possa stabilire le regole; invece, l'amministratore di ciascuna istanza locale stabilisce le regole del proprio server, che gli utenti devono rispettare. Se un utente non è d'accordo con queste regole, può facilmente passare a un'istanza che si allinea con il suo punto di vista, creando solide strade per la libertà di parola. Se un amministratore rileva che un utente ha pubblicato qualcosa in violazione delle regole dell'istanza, può rimuovere il contenuto o persino rimuovere l'utente dall'istanza; l'utente può quindi semplicemente passare a un altro server.
L'amministratore può anche bloccare il contenuto dall'istanza che esegue se disturba gli utenti. Nel 2019, la piattaforma di social media Gab, un hub per i suprematisti bianchi, ha testato i limiti di Mastodon sulla moderazione dei contenuti. Anche se Mastodon non poteva negare l'uso da parte di Gab del suo software open source, dal momento che chiunque può utilizzare il software se "mantiene la stessa licenza e rende pubbliche le proprie modifiche", le singole istanze sono state in grado di bloccare, e di conseguenza isolare, Gab e i suoi utenti. Non essendo in grado di interagire con altre istanze, Gab divenne un'istanza senza valore per il collettivo Mastodon. In risposta a questo, mastodon . sociale— uno dei server gestiti da Mastodon — ha aggiornato la sua politica relativa alla promozione delle istanze sul proprio sito Web ufficiale, prima di bloccare definitivamente Gab.
Sebbene non esista un'autorità centrale su Mastodon, quando ti iscrivi alla rete ti mostra alcune istanze popolari a cui puoi unirti per avere un'idea generale del contenuto sulla rete. Queste istanze devono rispettare determinate regole come non consentire il razzismo, il sessismo, l'omofobia, la transfobia, ecc. Sui loro server. Questo mostra come il contenuto (o meglio una piattaforma) può essere moderato su una rete decentralizzata: mentre il contenuto offensivo non è necessariamente completamente rimosso dalla rete, l'azione locale può essere intrapresa da ciascun amministratore di istanza per evitare e infine ostracizzare i server "problematici".
I chiari vantaggi di tali sistemi decentralizzati, specialmente se non sono a scopo di lucro, come Mastodon, sono le responsabilità diffuse di moderazione dei contenuti, l'empowerment degli utenti e i disincentivi per i conflitti degli utenti (soprattutto legati alla conduzione del coinvolgimento, come si vede nei grandi social media). Tuttavia, questo ci lascia ancora con la questione dei contenuti manifestamente discutibili, come materiale sullo sfruttamento sessuale di minori o contenuti terroristici. Certamente, le istanze hanno i propri incentivi per moderare e sbarazzarsi di tali contenuti; tuttavia, è anche importante ricordare che le reti decentralizzate non sono al di sopra della legislazione del governo, né sono una panacea per la moderazione dei contenuti. Allo stesso modo in cui i governi possono ordinare la rimozione di un sito Web, possono anche ordinare la rimozione delle istanze di Mastodon.
Mastodon e la legge sui servizi digitali
Mentre Mastodon continua a guadagnare popolarità, una domanda che rimane è come gli sforzi legislativi esistenti possano influenzare l'intero sito web e/o le sue istanze. In particolare, il Digital Services Act (DSA) in Europa è stato creato per affrontare i problemi di moderazione dei contenuti che si manifestano in piattaforme molto più grandi e centralizzate, come Facebook. Quale sarà l'effetto del DSA su Mastodon?
Attualmente, ci sono più di 3000 istanze sulla rete, tutte con i propri utenti, linee guida e amministratori. In questo contesto, il DSA non fornisce chiarezza sulle questioni dei social media decentralizzati. Tuttavia, sulla base delle categorizzazioni del DSA, è molto probabile che ogni istanza possa essere vista come una ' piattaforma online ' indipendente su cui un utente ospita e pubblica contenuti che possono raggiungere un numero potenzialmente illimitato di utenti. Pertanto, ciascuna di queste istanze dovrà rispettare una serie di obblighi minimi per i servizi di intermediazione e hosting, incluso avere un unico punto di contatto e un rappresentante legale, fornire termini e condizioni chiari, pubblicare relazioni semestrali sulla trasparenza, avere un meccanismo di notifica e azione e comunicare informazioni su rimozioni o restrizioni sia ai fornitori di avvisi che a quelli di contenuto .
Oggi, dato il modello senza scopo di lucro e l'amministrazione limitata e volontaria della maggior parte delle istanze esistenti, tutti i server Mastodon sembrerebbero esenti dagli obblighi per le grandi piattaforme online. Tuttavia, cosa significherà se un'istanza finirà per generare oltre 10 milioni di EUR di fatturato annuo o assumerà più di 50 membri del personale? Ai sensi del DSA, se tali soglie vengono raggiunte, gli amministratori di tale istanza dovrebbero procedere all'attuazione di requisiti aggiuntivi, tra cui un sistema di gestione dei reclami, la cooperazione con segnalatori attendibili e organismi extragiudiziali per le controversie, una maggiore trasparenza delle relazioni e l'adozione delle misure di protezione dei bambini, così come il divieto di modelli oscuri. Il mancato rispetto di questi obblighi può comportare multe o il blocco geografico dell'istanza in tutto il mercato dell'UE.
Inoltre, in teoria, c'è sempre la possibilità che un'istanza possa raggiungere la soglia per lo stato "Very Large Online Platform" (VLOP) del DSA se la sua base di utenti continua a crescere e raggiunge i 45 milioni di utilizzo mensile. Oggi, mastodon.social è l'istanza più grande, con 835.227 utenti . Se supera la soglia dell'utente VLOP, vi è un numero significativo di obblighi che questa istanza dovrebbe rispettare, come valutazioni del rischio e audit indipendenti. Questo può rivelarsi un onere amministrativo costoso e gravoso, dato il suo fatturato attuale . È quindi importante che la Commissione europea fornisca ulteriori chiarimenti su questi casi e lo faccia rapidamente.
È difficile prevedere cosa accadrà se, e quando, il numero di utenti di Mastodon raggiungerà piattaforme come Twitter e Facebook, specialmente nel regno della moderazione dei contenuti. Poiché la moderazione nelle principali piattaforme di social media è condotta da un'autorità centrale, il DSA può effettivamente ritenere una singola entità responsabile attraverso obblighi. Questo diventa più complesso nelle reti decentralizzate, dove la moderazione dei contenuti è prevalentemente guidata dalla comunità.
Ambiguità normativa e Fediverso
Attualmente, Mastodon tenta di rispondere ai problemi della moderazione dei contenuti attraverso la sua architettura decentralizzata. Non esiste un'autorità o un controllo centrale che si possa indicare e ritenere responsabile per le pratiche di moderazione dei contenuti; invece, la moderazione avviene in modo organico dal basso verso l'alto. Per quanto riguarda il modo in cui le imminenti normative digitali possono essere applicate a queste piattaforme, ci rimangono ancora una miriade di domande, che crescono solo se consideriamo come una rete decentralizzata potrebbe implementare questi requisiti.
L'ambiguità sul fediverso mostra che quando si progetta la regolamentazione di Internet, è importante farlo con la più ampia creatività e innovazione possibile, invece di avere in mente determinati attori. L'ultima cosa che l'Europa vuole è la sua regolamentazione che limiti l'innovazione futura, alzando le barriere all'ingresso sia per le nuove imprese che per gli utenti.
Link al post originale: techpolicy.press/can-mastodon-…
Note sugli autori:
Konstantinos Komaitis è un veterano dello sviluppo e dell'analisi della politica Internet per garantire un Internet aperto e globale. Konstantinos ha trascorso quasi dieci anni nello sviluppo di politiche e strategie attive come Senior Director presso la società di Internet. Prima di allora, ha trascorso 7 anni come docente senior presso l'università di Strathclyde, Glasgow, nel Regno Unito, dove facevamo ricerca e insegnavamo politica di Internet. Konstantinos è un oratore pubblico che ha parlato a molti eventi in tutto il mondo, incluso un discorso TedX, e uno scrittore che ha scritto per vari punti vendita tra cui Brookings, Slate, TechDirt, EuroActive. Ha conseguito due lauree magistrali e un dottorato ed è autore di un libro sulla regolamentazione dei nomi a dominio. È anche co-conduttore del "Podcast di Internet of Humans". Il suo sito personale è: www.komaitis.org .
Louis-Victor de Franssu è il CEO e co-fondatore di Tremau, una start-up tecnologica Trust & Safety che aiuta i servizi online ad adattarsi al quadro normativo in evoluzione. Prima di Tremau, Louis-Victor è stato vice dell'ambasciatore francese per gli affari digitali. In questo ruolo, si è specializzato in questioni relative alla lotta ai contenuti illegali online e alla disinformazione, guidando anche il lavoro della Francia sull'invito all'azione di Christchurch. Prima di entrare a far parte del Ministero per l'Europa e gli Affari Esteri, Louis-Victor ha lavorato per un'importante società di consulenza per la gestione del rischio non finanziario nel settore finanziario. Louis-Victor ha conseguito un MBA presso l'INSEAD e un BA presso l'Università di Notre Dame.
Can Mastodon Survive Europe’s Digital Services Act?
Konstantinos Komaitis & Louis-Victor de Franssu say Mastodon’s decentralization raises questions about how regulatory regimes will apply.Konstantinos Komaitis (Tech Policy Press)
Protect children from exploitation and mass surveillance online!
Today, 18 November, is European Day on the Protection of Children against Sexual Exploitation and Sexual Abuse. Children and young people need special legal protection, online and offline. The Pirates therefore call for more resources to be allocated to methods that have been demonstrably successful and being currently neglected, instead of investing in ineffective and easily circumvented mass surveillance, data retention and chat control.
In Europe, about 20% of all children are exposed to some form of sexual violence every year, of which 70-85% of the victims know the perpetrators. The goal of protecting children is too serious and the consequences of assaults are too tragic to instrumentalise for totalitarian and populist surveillance plans such as #ChatControl. Studies and statistics show that untargeted mass surveillance actually makes the work of the police in most cases more difficult. That is why the Pirate Party MEPs call on governments and police authorities to finally focus on the following effective measures in law enforcement, but which have been neglected for years.
>> Deleting instead of snooping
Law enforcement agencies must finally be obliged to report exploitative images known to them online for deletion. Neither Europol nor federal polices such as the German one report abuse material known to them to data storage services. A legal obligation for law enforcement to report and delete is neither in force nor planned.
>> Strengthening the capacity of law enforcement
Currently, the capacity of law enforcement is so inadequate it often takes months and years to follow up on leads and analyse collected data. Known material is often neither analysed nor removed. Those behind the abuse do not share their material via Facebook or similar channels, but on the darknet. To track down perpetrators and producers, undercover police work must take place instead of wasting scarce capacities on checking often irrelevant machine reports. It is also essential to strengthen the responsible investigative units in terms of personnel and funding and financial resources, to ensure long-term, thorough and sustained investigations. Reliable standards/guidelines for the police handling of sexual abuse investgations need to be developed and adhered to.
>> Addressing not only symptoms, but the root cause
Instead of ineffective technical attempts to contain the spread of exploitation material that has been released, all efforts must focus on preventing such recordings in the first place. Prevention concepts and training play a key role because the vast majority of abuse cases never even become known. Victim protection organisations often suffer from unstable funding.
>> Fast and easily available support for (potential) victims
1. Mandatory reporting mechanisms at online services: In order to achieve effective prevention of online abuse and especially grooming, online services should be required to prominently place reporting functions on the platforms. If the service is aimed at and/or used by young people or children, providers should also be required to inform them about the risks of online grooming.
2. Hotlines and counseling centers: Many national hotlines dealing with cases of reported abuse are struggling with financial problems. It is essential to ensure there is sufficient capacity to follow up on reported cases.
>> Improving media literacy
Teaching digital literacy at an early age is an essential part of protecting for protecting children and young people online. The children themselves must have the knowledge and tools to navigate the Internet safely. They must be informed that dangers also lurk online and learn to recognise and question patterns of grooming. This could be achieved, for example, through targeted programs in schools and training centers, in which trained staff convey knowledge and lead discussions. Children need to learn to speak up, respond and report abuse, even if the abuse comes from within their sphere of trust (i.e., by people close to them or other people they know and trust), which is often the case. They also need to have access to safe, accessible, and age-appropriate channels to report abuse without fear.
For more information, check out our website: www.chatcontrol.eu
Metascuola
Quello di lunedì è stato il primo incontro. Altri ne seguiranno. E cercheremo di capire insieme cosa cambiare, e come.
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Sicurezza online a scuola, martedì 22 novembre il webinar con gli esperti di Generazioni Connesse. L’incontro offre a docenti e dirigenti scolastici un aggiornamento professionale altamente qualificato su tematiche attuali.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola Sicurezza online a scuola, martedì 22 novembre il webinar con gli esperti di Generazioni Connesse. L’incontro offre a docenti e dirigenti scolastici un aggiornamento professionale altamente qualificato su tematiche attuali.Telegram
Fr.#15 / Robo-vigili e Precrimine
I robo-vigili di Arezzo
La polizia municipale di Arezzo sarà presto un laboratorio di test di un nuovo prototipo di occhiali che ricordano Robocop, ma meno cattivo e più cringe. Gli occhiali hi-tech sembrerebbero dotati di una tecnologia che permette all’agente di visualizzare l’equivalente di uno schermo da 50” e al tempo stesso scansionare in tempo reale le targhe delle automobili in corsa.
Grazie alla connessione con diversi database della pubblica amministrazione gli occhiali daranno all’agente informazioni rilevanti sul veicolo, come l’assicurazione, le revisioni, o eventuali fermi amministrativi. Alcuni articoli dicono che gli occhiali sarebbero anche in grado di valutare la velocità delle vetture, ma non ne sono sicuro.
Gli amministratori intervistati dicono che l’attività della polizia sarà più efficiente e i cittadini saranno più tutelati.
Ti piace Privacy Chronicles? Allora perché non ti iscrivi e mi aiuti a farla crescere?
Insomma, la tecnologia promette di tagliare un incredibile traguardo: i nostri prodi guardiani delle strade potranno finalmente emettere contravvenzioni senza muovere un muscolo, senza alcuna contestazione, mentre guardano una TV da 50”. Vi sentite più tutelati?
Gli algoritmi contro il crimine… forse
Sempre sulla falsa riga della tecnologia che permetterà alle forze dell’ordine di lavorare meno e tutelare meglio i cittadini vale la pena commentare un fenomeno che sta prendendo velocemente piede in Italia: gli algoritmi antimafia. Ci sono almeno due esempi che conosco.
Il primo è quello di Padova, dove pare che verrà usato un algoritmo predittivo per scovare le aziende a “rischio collusione con la mafia” per proteggere gli appalti del PNRR. L’algoritmo userà diversi indicatori, come il numero di dipendenti, il capitale sociale, le transazioni e così via. In pratica una mescola di tutte le informazioni rilevanti sulla vita di un’azienda — che non si sa bene come verranno trattate.
I ricercatori ci tengono però a precisare, com’è ovvio che sia, che l’algoritmo non individua le aziende colluse, ma soltanto quelle a “rischio”. Ricordo ai cari lettori che il rischio altro non è che qualcosa che non esiste; un’ipotesi più o meno plausibile e probabile che potrebbe anche non verificarsi mai. Insomma, un’azienda segnalata a “rischio” collusione potrebbe non essere affatto collusa.
Il problema è evidente: persone innocenti potrebbero essere escluse dagli appalti pubblici sulla base di segnalazioni arbitrarie fatte da un algoritmo di cui non si conosce neanche il funzionamento. Qualcuno potrebbe dire che favorire certe aziende ed escluderne altre in modo arbitrario sia esattamente il modo in cui opera la mafia…
Il secondo algoritmo antimafia arriva direttamente da una collaborazione europea tra forze di polizia. Si chiama I-CAN (Interpol Cooperation Against Ndrangheta) e il suo lavoro sarà quello di “intercettare le strategie espansionistiche dell'organizzazione criminale e anticipare la minaccia".
A costo di ripetermi, anche in questo caso parliamo di “previsioni” che potrebbero non avere alcun riscontro nel mondo reale.
La buona notizia è che se la realtà non si sottometterà ai modelli predittivi, potranno sempre prendersela con la realtà e chiedere più finanziamenti per usare altri modelli predittivi fino ad azzeccarne almeno una. Come le previsioni climatiche, insomma.
La cattiva notizia è che la finestra di Overton si sta spostando verso l’accettazione dell’uso di algoritmi in grado di prevedere il futuro e anticipare la minaccia criminale. Nei film di fantascienza non finisce mai bene, ma fate pure voi. Chi sono io per dirvi come spendere i miei soldi?
La Precrimine in UK
Un esempio di questa stupenda finestra di Overton ce l’abbiamo proprio in UK, dove Scotland Yard si è recentemente vantata di essersi dotata di algoritmi di profilazione per “fermare i potenziali criminali prima che commettano il crimine”. Nello specifico, l’algoritmo dovrebbe prevedere quali uomini potrebbero commettere violenze verso le donne.
Vi chiedo, come potremmo mai definire un uomo che non ha ancora commesso alcun crimine?
Meme del giorno
Citazione del giorno
It is with government, as Caesar said it was in war, that money and soldiers mutually supported each other; that with money he could hire soldiers, and with soldiers extort money.
Lysander Spooner
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Caspariae perpetua et firma Libertas
Nel confine fra l’Umbria e la provincia di Arezzo, sopra una lieve alzatura che fa da contrafforte all' Appennino, sorge il Villaggio di Cospaia, già capo-luogo della repubblica o meglio dello Stato Libero di questo nome, che dal 1440 al 1826 conservò la sua autonomia e indipendenza, quantunque si reggesse senza leggi scritte, senza capi, senza milizie, senza imposte…
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10 days ago · 9 likes · 4 comments · Matte | mrk4m1
Privacity reshared this.
Ho sempre prestato eccessiva attenzione al linguaggio pubblicitario, quello televisivo in particolare.
E se certe cose non hanno tempo (come piazzare ore pasti tutti gli spot che fanno passare l'appetito), altre segnano vere e proprie ondate.
Ad esempio c'è stato il periodo della body positivity, in cui più o meno goffamente veniva inserito - finendo per evidenziarlo invece che integrarlo - qualche corpo o volto normale in contesti di usuale perfezione di corpi e volti televisivi.
Ora, sarà che i recenti fatti elettorali mi avranno un po' colpito, ma: non suona anche a voi un po' esagerata la presentazione patriottica del cioccolato ITALIANO con latte ITALIANO e nocciole ITALIANE? Lo dice proprio così. (Segue personaggio con espressione grottesca che scandisce "mmmh, SFITZERO?" e surreale risposta corale di bambini perfetti.)
non guardo tv da anni, ma forse ho compreso di quale pubblicità si tratti. La mia memoria non è mai stata buona, ma la parte finale credo sia rimasta invariata da diversi anni, no?
In ogni caso anche a me sembra esagerata ed un po' paradossale questa presentazione estremamente patriottica dato che, giustamente, sono loro stessi a riportare come il cacao venga dall'Ecuador: elah-dufour.it/en/ingredients
Scopri la qualità degli ingredienti Elah Dufour Novi
Cacao dell’Ecuador, nocciole del Piemonte, menta piperita piemontese e agrumi italiani: per i nostri prodotti scegliamo solo ingredienti della migliore qualità.Elah Dufour Novi
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Daniele Tricoli moved to eriol@akko.mornie.org likes this.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.
🔸 Scuola, rinnovo del contratto: firmato l’accordo politico
🔸 Avviata la consultazione per l’attualizzazione del Piano Nazionale Scuola Digita…
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione. 🔸 Scuola, rinnovo del contratto: firmato l’accordo politico 🔸 Avviata la consultazione per l’attualizzazione del Piano Nazionale Scuola Digita…Telegram
Il GARR, la Scuola e la rete UNIRE
LA RETE GARR E LA RETE UNIRE
di Maria Laura Mantovani
In questo video Enzo Valente ci racconta perché è stata fatta la Rete GARR, una storia che parte dal 1986. Oggi si dovrebbe decisamente fare la rete UNIRE, siamo in tremendo ritardo: 36 anni dopo la nascita dell’idea della rete GARR.
Chi è Enzo Valente?
Un sognatore che ha contribuito a realizzare un sogno. Una persona che se è convinto di realizzare una cosa, la porta a termine. Sicuramente un leader. È stato il primo direttore del GARR.
Che cos’è la Rete GARR?
GARR è la Rete Italiana della Ricerca. Connette tra loro tutte le università e gli enti di ricerca italiani con tecnologie da sempre all’avanguardia, al fine di garantire prestazioni ai massimi livelli resi possibili con le apparecchiature esistenti. Di reti della ricerca come la rete GARR (#NREN ) ce ne sono nel mondo una ottantina, ogni Stato ha la propria, e tutte sono connesse tra loro, così che i ricercatori in tutto il mondo hanno a disposizione delle tecnologie per connettersi tra di loro tra le più performanti al mondo. La Rete GARR è una sicura eccellenza italiana. I tecnici e gli scienziati che l’hanno costruita e ogni giorno contribuiscono a migliorarla sono tra i migliori cervelli d’Italia nel loro ambito. Per questo devono essere considerati dei patrioti. Italiani che fanno grande l’#italia.
Che cos’è la Rete UNIRE e perché non c’è ancora?
UNIRE è la proposta di legge che vorrebbe istituire la Rete Italiana delle Scuole. Era Maggio 2020, Governo Conte 2, quando sono stati deliberati 400 milioni di euro per portare la #bandaultralarga in tutte le scuole. Un passaggio straordinario di miglioramento della connettività scolastica. Ma nonostante questo sforzo, che si sta portando a termine, quello che si sta realizzando non è ancora la Rete Unica Italiana delle Scuole, sono solo tanti cavi che connettono le scuole ad Internet e nemmeno con una gran qualità del servizio.
Cosa manca per fare la rete UNIRE? Manca un cervello che coordini il corpo, che faccia sinergia, che permetta di risparmiare denaro aumentando le prestazioni, che fornisca un ambiente dove le idee possono maturare e svilupparsi.
La Rete UNIRE si potrebbe realizzare da subito, perché già 135 milioni sono in un fondo dedicato a questo progetto. Si tratta ora di fondare il soggetto istituzionale che deve occuparsi di realizzare tutto ciò.
La rete UNIRE realizzerà, imitando il modello GARR, il coordinamento delle scuole italiane di ogni ordine e grado per l'accesso alla rete #INTERNET, oltre che la distribuzione di linee guida comuni ed un supporto tecnico centralizzato per risolvere i disservizi e per mantenere l’infrastruttura allo stato dell’arte.
UNIRE si occuperà inoltre del funzionamento della #didatticadigitale integrata e della #cybersecurity nelle scuole sia per le applicazioni usate che per i #datipersonali, con un'attenzione particolare al fatto che vengono trattati dati personali di bambini e ragazzi ossia di minorenni.
Infine la Rete sarà finalizzata alla realizzazione e alla gestione, attraverso un #privatecloud, dei servizi didattici e amministrativi della scuola.
Così anche le scuole italiane potranno vantare con UNIRE la propria eccellenza.
Vi invito a rivedere la storia del GARR in questo video per sognare come potrà essere bella la rete UNIRE
DDL Rete UNIRE : senato.it/service/PDF/PDFServe…
Per chi vuole approfondire e vedere com'è la Rete GARR adesso, progettata per la velocità di 1 Terabit/s, può guardare questo video u.garr.it/s3Qae
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Jun Bird
in reply to J. Alfred Prufrock • • •Ma ti riferisci a BitTorrent, Inc.? Credo che fondamentalmente abbiano in mano solo BitTorrent, cioè il popolare client (e pare che la stessa azienda sia pure quella di uTorrent? The more you know). Non voglio dire cazzate, ma penso che il protocollo sia sin troppo diffuso e popolare per essere chiuso. Non mi sorprenderebbe, però, scoprire che ci abbiano effettivamente provato.
octt :VerifiedCoffee:
in reply to J. Alfred Prufrock • • •La storia è un sacco complicata, e farsi un giro per Wikipedia (en) aiuta a schiarire le idee ma non troppo.
A quanto ho capito, Rainberry, Inc., la ex-BitTorrent Inc., fu fondata dallo stesso creatore di BitTorrent tanti secoli fa. Questa Inc ha inizialmente comprato uTorrent facendolo diventare nel tempo da un buon programma seppur proprietario, ad adware; ha creato il client "BitTorrent" che è uTorrent ma viola, e questo è.
La crypto la sento solo ora, curioso in effetti.
Comunque, il protocollo per ora resta aperto... semplicemente perché (a quanto so) non subisce aggiornamenti da un'eternità.
1, [2](en.wikipedia.org/wiki/Rainberr….), 3
American programmer, creator of BitTorrent protocol
Contributors to Wikimedia projects (Wikimedia Foundation, Inc.)Jun Bird
in reply to octt :VerifiedCoffee: • • •J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Jun Bird
in reply to J. Alfred Prufrock • • •J. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •