Salta al contenuto principale



In difesa del reddito di cittadinanza | La Fionda

«La vera fotografia del mondo del lavoro in Italia è, dunque, questa: o si è disoccupati involontari (o inattivi) oppure, in alternativa, si ha la “fortuna” di essere, spesso e volentieri, sfruttati. E questa fotografia, come visto, interessa direttamente la quotidianità anche dei percettori occupabili del RdC.

Il RdC può essere concepito come un dispositivo istituzionale che fornisce un minimo di protezione, seppur condizionata, ovvero a breve termine, in primis, contro la povertà assoluta estrema e, secondariamente, contro lo sfruttamento e forme moderne di schiavitù lavorativa. Non si può pensare che, in un tale contesto di diffuse e laceranti ingiustizie e barbarie sociali, il problema sia rappresentato da un sussidio pari lo scorso anno a 548 euro medi mensili e che, per giunta, è divenuto e diverrà sempre più violentemente condizionato. Se un sussidio di 548 euro fa concorrenza ai salari, soprattutto in settori e sotto-settori con produzioni a più basso valore aggiunto come proprio l’agricoltura, il turismo e la ristorazione, allora il problema è dato dal livello troppo basso dei salari e degli stipendi!»

lafionda.org/2022/11/22/in-dif…



Gli attacchi turchi hanno ucciso 184 nel Kurdistan. Tra i morti 18 soldati siriani


L'aviazione di Erdogan ha colpito Qandil e Hakurk nel nord dell'Iraq, e Kobane, Manbij, Zour Maghar, Tal Rifaat, Al Jazira e Al Malikiyah in Siria. Intanto ha preso il via in Kazakhstan il 19mo round dei colloqui di Astana per la Siria L'articolo Gli att

della redazione

Pagine Esteri, 22 novembre 2022 – I sanguinosi attacchi turchi nel Kurdistan siriano e iracheno hanno causato dalla sera del 19 novembre almeno 184 morti. Lo ha affermato il ministro della difesa turco, Hulusi Akar, all’agenzia di stampa Anadolu, definendo “terroristi” i morti nei raid. Akar ha aggiunto che sono stati colpiti 89 obiettivi, inclusi rifugi, bunker, grotte, tunnel e magazzini appartenenti ai “gruppi terroristici” a Qandil e Hakurk nel nord dell’Iraq, e Kobane, Manbij, Zour Maghar, Tal Rifaat, Al Jazira e Al Malikiyah in Siria. Aree in cui si trovano postazioni sia dell’esercito regolare siriano sia delle Forze democratiche (Sdf) a maggioranza curda. L’aviazione e l’artiglieria di Ankara hanno anche martellato l’area a nord di Aleppo, nella Siria settentrionale, e una postazione militare siriana nel villaggio di Qarmough, a est di Kobane.

Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha avvertito che l’operazione non si limiterà a “semplici raid aerei” e che chi provoca la Turchia ne pagherà le conseguenze. Da parte sua il ministro Hulusi Akar ha aggiunto “Faremo ciò che è necessario per far crollare le organizzazioni terroristiche del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) e delle Unità curde di protezione del popolo (Ypg)”.

L’attacco turco è stato lanciato a circa una settimana dall’attentato che, il 13 novembre, ha colpito il centro di Istanbul provocando sei morti e 81 feriti. La Turchia ha accusato i curdi dell’attacco. Nonostante le smentite curde e l’opinione degli esperti che indicano in qualche gruppo jihadista il probabile responsabile dell’attentato, Erdogan ha colto l’occasione per prendere di nuovo di mira i curdi, suo bersaglio abituale.

Cresce nel frattempo la tensione tra Ankara e Damasco. È salito a 18 il numero di militari delle forze siriane governative uccisi durante gli attacchi lanciati dalla Turchia. In totale, il numero delle vittime provocate dai raid aerei in Siria ammonta a 37 ma il bilancio è destinato a salire per le gravi condizioni di alcuni feriti. La Russia alleata di Damasco ha inviato rinforzi militari nella periferia orientale di Aleppo. 25 veicoli e mezzi militari si sono diretti verso due basi militari nei pressi di Sarrin, nella Siria settentrionale, a sud di Kobane, e verso quella di Al Saidiyah, situata ad ovest della città di Manbij.

Intanto oggi ha preso nella capitale del Kazakhstan, Nur-Sultan, il 19mo round dei colloqui di Astana per la Siria, con la partecipazione dei rappresentanti dei tre Paesi promotori – Russia, Iran e Turchia – di due delegazioni siriane (governo e opposizione), dell’inviato dell’Onu , Geir Pedersen, e di Iraq, Libano e Giordania. Si discuterà soprattutto della situazione a livello economico, sociale e umanitario, oltre al progresso delle trattative. All’ordine del giorno ci sono anche il ritorno dei profughi siriani in Turchia, Libano e Giordania, la Commissione costituzionale e la stabilizzazione del cessate il fuoco nel nord-ovest della Siria. Pagine Esteri

L'articolo Gli attacchi turchi hanno ucciso 184 nel Kurdistan. Tra i morti 18 soldati siriani proviene da Pagine Esteri.



MIGRAZIONI. Minori non accompagnati. La storia di Youssef


Ottomila euro. Il prezzo della libertà. Migliaia di euro che Youssef ha pagato per raggiungere l'Italia dopo un viaggio in mare allucinante. Oggi il ragazzo egiziano vive a Caserta, ospite di una delle strutture di accoglienza del Cidis. L'articolo MIGRA

di Daniela Volpecina*

Pagine Esteri, 21 novembre 2022 – Il mio nome è Youssef e ho appena compiuto 15 anni ma a volte ho l’impressione di averne molti di più. Succede, dicono, quando sei costretto a separarti dalla tua terra e dalla tua gente e a ricominciare, da solo, a migliaia di chilometri di distanza. Proprio come è accaduto a me.

Nel 2021 ho lasciato l’Egitto, la mia famiglia, gli amici per affrontare un viaggio rocambolesco e pieno di incognite attraverso il mare e due continenti. Un’impresa enorme per un ragazzino che prima d’ora non era mai uscito dal suo villaggio.

Quando sono scappato, avevo ancora 14 anni. Non è stata una decisione facile e se non ci fosse stata mia madre a incoraggiarmi probabilmente ora sarei ancora nel mio Paese. A prendere bacchettate sulle mani dal maestro di scuola e a giocare a calcio in strada con un pallone fatto di stracci. Il destino però aveva in serbo per me qualcosa di diverso. Come avrei scoperto di lì a poco.

Il mio villaggio si trova nella parte occidentale dell’Egitto, in mezzo al nulla. Una terra arida, a tratti inospitale, famosa per il clima sahariano.

Per raggiungere la capitale ci vogliono quasi otto ore di treno, almeno così mi hanno detto, io al Cairo non ci sono mica mai stato. Le piramidi le ho viste solo in foto, su un libro di storia. Troppo lontane da quel fazzoletto di terra nel quale sono nato. Cheope, Tutankhamon, La Sfinge, sono la mia ossessione. Da quando ero alto appena una spanna. E immaginavo di essere stato un faraone in una delle mie vite passate. O almeno di aver fatto parte della famiglia reale. Una volta in tv hanno mostrato la Valle dei Re, dagli scavi sono emerse tantissime tombe e in ognuna ornamenti funerari, suppellettili, oro, oggetti preziosi. In alcune c’erano ancora le mummie, che impressione, chissà se ce ne sono altre sepolte lì da qualche parte. Ho sognato tante volte di essere un esploratore e rinvenire nuove tracce di questa antica civiltà dalla quale discende il mio popolo. Un sogno che ho accantonato da quando sono andato via. E’ difficile da spiegare ma a volte ho il sentore che non tornerò più. Non è un presentimento, è più un timore che alimenta tanti interrogativi. Interrogativi che mi pongo spesso da quando sono in Italia e soprattutto da quando ho scoperto che nelle scuole italiane un’ampia parte dei programmi è dedicata proprio alla storia del mio Paese. Mi domando se tornerò mai nella mia terra, se rivedrò i luoghi che mi hanno accolto quando ero ancora un bambino e se esiste un altro posto nel mondo che imparerò a chiamare ‘casa’. Probabilmente sì, ora riesco a vederlo con maggiore lucidità ma allora, spaventato com ero e poco preparato a tutto ciò che avrei dovuto affrontare, la mia mente era impegnata in ben altre riflessioni e turbamenti.

La prima volta che ho tentato di lasciare il Paese, l’ho fatto a piedi. Insieme ad altri ragazzi, tutti più grandi di me. Saremo stati dieci, forse dodici. Ci siamo messi in marcia al calar del sole e abbiamo camminato tutta la notte lungo i sentieri di montagna, seguendo un uomo che si è fatto pagare profumatamente con la promessa di portarci al confine con la Libia. Con me solo un piccolo zaino, un ricambio e qualcosa da mangiare. Che fatica! Se ci ripenso oggi. Era buio pesto e la strada tutta in salita. Faceva freddo ma era proibito persino battere i denti. Dovevamo muoverci con cautela e in gran silenzio per non rischiare di essere scoperti. Non saprei dire quanti anni avessero i miei compagni di viaggio e neanche da quale villaggio provenissero. Non ci furono presentazioni ufficiali, né tempo per una chiacchierata amicale. Di tanto in tanto solo il respiro affannoso di chi a stento riusciva a tenere il passo e lo scalpiccio dei sandali sul sentiero sterrato. Il rumore più assordante era però certamente quello generato dai pensieri e amplificato dal battito accelerato dei nostri cuori, le cui frequenze sono letteralmente impazzite quando la polizia di frontiera ha puntato le sue torce su di noi. La fortuna ci ha infatti voltato le spalle a pochi metri dalla meta. ‘Alt’, ‘Fermatevi subito’, sono le ultime frasi che sono riuscito a sentire prima degli spari. Quando mi sono voltato ho visto che gli agenti ci stavano già inseguendo. Troppo vicini per poterli seminare. Solo alcuni dei ragazzi sono riusciti a scappare e ovviamente si è data alla fuga anche la guida portandosi con se il mio zaino. Sono stato arrestato e messo in cella per cinque lunghi giorni. Quando mi hanno rilasciato, ho pensato che forse la seconda volta l’avrei fatta franca. Mi sbagliavo. C’ho riprovato ed è andata di nuovo male. Sono stato trattenuto dalle guardie per altri tre giorni, solo per aver tentato di lasciare il mio Paese.

All’epoca non potevo saperlo ma raggiungere i deserti orientali della Libia negli ultimi anni è diventato un miraggio. E sono sempre meno quelli che ci riescono. Il confine tra i due Paesi è presidiato infatti da decine di migliaia di truppe egiziane, cosparso di mine antiuomo e spesso monitorato anche dai cieli grazie al controllo aereo. Troppo alto il rischio di instabilità generato dal possibile passaggio di estremisti e militanti ostili alle autorità del Cairo, sempre più imponente il contrabbando di armi, droga ed esseri umani che si verifica lungo la frontiera.

3793432

Riflessioni e analisi che avrei maturato solo successivamente, come è possibile immaginare. In quel momento avevo solo una gran fretta di partire e pochi mezzi a disposizione per farlo. Tentare per la terza volta di attraversare il confine via terra, affidandomi a mercenari pronti ad abbandonarmi al mio destino al primo ostacolo, non mi sembrava più un’idea così eccezionale. L’unica soluzione possibile era quella di sorvolare la frontiera. Proprio così. Prendere un aereo fino a Bengasi. Lì sarei stato intercettato da un gruppo clandestino che avrebbe organizzato il viaggio in Italia. Un piano perfetto. Almeno sulla carta. Prima avrei dovuto racimolare i soldi necessari. Come fare? E’ stato in quel momento che ho sentito forte il sostegno di mia madre. Una donna che, lo dico con fierezza, ha sacrificato tutto per me. Per garantirmi un futuro migliore. Un destino diverso da quello truce che ha accomunato tanti miei coetanei. Ancora prima delle primavere arabe.

E’ stata lei, anche questa volta, a sbracciarsi le maniche e a darsi da fare. Ha lavorato sodo, ha venduto quel poco di oro che avevamo in casa, ha chiesto un prestito per mettere insieme la somma che avrebbe coperto tutto il tragitto. Anche quello via mare. Fino in Italia. E tutto ciò pur conoscendo i rischi che avrei corso e pur sapendo che, nella migliore delle ipotesi, avremmo dovuto separarci chissà per quanto tempo.

Ottomila euro. A tanto ammontava il prezzo della mia libertà. Il costo da pagare per un nuovo inizio a migliaia di chilometri da casa. In una terra dove nulla è come pensavo e dove tutto mi appare in forme e colori differenti da quelli che ero abituato a percepire.

Il giorno del decollo ero emozionatissimo. Non ero mai salito su un aereo prima di allora. Dal finestrino guardavo estasiato il tappeto di nuvole – scomposte e apparentemente inconsistenti – sotto di noi, unico grado di separazione tra il cielo e il mare. Infinito, terso e azzurro il primo, così cristallino e increspato il secondo. Uno spettacolo perfetto per alimentare i sogni di un viaggiatore inesperto. Fantasticavo su chi sarebbe venuto a prendermi all’aeroporto, probabilmente, pensavo, sarà un autista in livrea con l’abito gallonato e le scarpe con la fibbia pronto ad aprirmi lo sportello della sua limousine oppure un giovane vestito all’occidentale a bordo di un’auto sportiva con tutte le hit del momento sparate a palla da un mega stereo incorporato nel cruscotto. Penso, ad un certo punto, di aver immaginato anche di essere accolto in una villa su due piani vista mare, degustando cibi prelibati e assaggiando pietanze mai conosciute. Sogni. Fantasticherie di ragazzo. Una bella illusione durata esattamente due ore. Il tempo del volo.

L’uomo che è venuto a prendermi in aeroporto era vestito in modo molto anonimo. Di lui mi ha colpito il fatto che fosse volutamente taciturno e anche parecchio accigliato. Non mi hai mai rivolto la parola e a stento mi avrà guardato. Mi ha portato in un garage non lontano da Bengasi e lì sono rimasto rinchiuso per due giorni e due notti. Insieme ad altre trenta persone. Solo quando è arrivata la conferma del pagamento del viaggio da parte di mia madre, la porta del garage si è aperta e un altro uomo si è fatto strada nella penombra per prelevarmi e portarmi in auto a Tobruk. Con me altri sette uomini. Probabilmente anche i loro bonifici erano stati incassati. Questa volta il percorso è stato più lungo. Quasi interminabile. Abbiamo viaggiato ininterrottamente per circa dieci ore.

Avrei voluto dormire. Sapevo sarebbe stato l’unico modo per tornare a sognare. Dopo i due giorni nel garage, avevo infatti smesso di fantasticare. Piuttosto avevo iniziato a temere. Temere per la mia sicurezza. Per la mia incolumità. Non sapevo con certezza dove fossimo diretti. Avrebbero potuto abbandonarmi lungo il percorso, in qualche anfratto dimenticato da Allah, far perdere le mie tracce, uccidermi persino. Chi avrebbe saputo di me? Del giovane Youssef che sognava di raggiungere l’Italia? Probabilmente nessuno. Tentai con tutte le forze che mi erano rimaste di scacciare questi orribili pensieri e cominciai a concentrare lo sguardo sul percorso. Fu allora che vidi una pattuglia della polizia libica. La prima. Lungo il tragitto incrociammo almeno tre posti di blocco. E tutte e tre le volte ci imposero di fermarci. Ufficialmente per controllare i documenti. Ma scoprii presto che non era solo per quello. Al termine della perquisizione gli agenti portarono via sigarette, soldi e anche cellulari. Il mio era nascosto in una scarpa (un vecchio trucco suggerito da un amico che aveva tentato invano di lasciare il Paese l’anno precedente) e così sono riuscito a sottrarlo alla bramosia degli uomini in divisa.

Poi il viaggio è proseguito nella sua disagevole e fastidiosa monotonia. Intorno a noi solo tanta desolazione. L’ultima fermata, prima della tappa definitiva, è stata programmata a pochi Km dalla destinazione esclusivamente per bendarci. Il percorso da quel momento in poi mi è apparso ancora più tortuoso e infinito. Quando l’auto ha decelerato per poi fermarsi e l’uomo alla guida del veicolo ha aperto lo sportello, era già buio. Eppure i miei occhi, ormai liberi dalla benda, hanno faticato ugualmente a mettere a fuoco il palazzo che si stagliava di fronte.

Non saprei dire quanti anni avesse questo edificio, in parte ancora allo stato grezzo, anche perché siamo rimasti davanti alla porta solo per una manciata di minuti. Dentro invece ci sarei rimasto per 45 giorni. Sempre nella stessa stanza. Insieme ad altri 120 uomini di diverse età e nazionalità. Tutti in attesa della barca che ci avrebbe traghettato in Italia. Una barca che però sembrava non arrivare mai.

Non è stato facile ritagliarsi quei pochi centimetri di pavimento dove rimanere seduto tutto il giorno, tutti i giorni, in religioso silenzio, fino al momento fatidico. ‘Dovete essere invisibili e silenziosi’, questo è ciò che ci veniva intimato quotidianamente in un dialetto arabo che non saprei riprodurre. Ci si poteva alzare solo per andare nell’unico bagno disponibile ma la fila era sempre lunghissima. Se qualcuno faceva rumore o alzava la voce, venivamo manganellati tutti, senza distinzione. Braccia, gambe, schiena. Se ti andava male potevi beccarti anche una scudisciata sul viso o sul capo.

Ho ricordi sfocati di quei giorni tutti uguali, scanditi soltanto dall’arrivo del cibo, quasi sempre bruciato e immangiabile, che ci portavano, due volte al giorno, uomini dai volti arcigni, armati di tutto punto, che aprivano bocca solo per minacciarci. Ricordo di aver pensato e ripensato mille volte al motivo per il quale mi trovavo lì e se ne fosse valsa davvero la pena. In alcuni momenti, ripensando a mia madre e al mio villaggio, mi rispondevo che avrei fatto meglio a rimanere a casa mia, poi però mi facevo forza, stringevo i denti e ripetevo a me stesso, quasi come fosse un mantra, ‘il peggio è passato, il meglio sta per arrivare’. E il bello è che in quei momenti ci credevo sul serio.

3793434

Più volte in quelle sei settimane ci avevano lasciato intendere che la partenza sarebbe stata imminente ma ai loro annunci non seguiva mai un segnale concreto. Ci illudevano, forse per scongiurare proteste o tensioni. I malumori, già alla fine della prima settimana, cominciavano infatti a farsi sentire ma chiedere spiegazioni o ribellarsi a quello stato di cose non era affatto consigliabile. Un siriano che ci aveva provato era stato malmenato e colpito ripetutamente alla nuca. Un gesto che ci zittì tutti. Definitivamente. Spegnendo sul nascere ogni possibile tentativo di rivolta.

Poi finalmente il segnale, quello vero, arrivò. Di quel giorno ricordo a malapena la data ma so che eravamo già a novembre. Dall’unica finestra della stanza, coperta da una tenda opaca, intravidi un cielo stranamente plumbeo. Al piano di sotto il calpestio ripetuto di passi pesanti e lo stridio di carrelli. Come se una massa di persone si fosse improvvisamente mossa tutta insieme. ‘Si stanno dando un gran da fare lì sotto’, brontolò un vecchio seduto poco distante da me. Erano già le 5 del pomeriggio quando uno degli uomini salì ad annunciare la partenza. Un’ora più tardi eravamo già in movimento. Ci hanno caricato, quattordici persone alla volta, in macchine di fortuna e piccoli furgoni. E ci hanno portato tutti in un’altra casa, questa volta non lontano dal mare. ‘Ci siamo’, mi sono detto. E ho stretto forte i pugni.

Quando ho visto la barca in lontananza ho pensato ad un miraggio. Solo quando si è avvicinata alla riva ho concretizzato che forse il momento tanto atteso e anche così temuto era arrivato. Ma l’imbarcazione non era proprio quella che avevo immaginato. Dire che si trattasse di un vecchio relitto rimesso in sesto per l’occasione non renderebbe affatto l’idea delle pessime condizioni in cui versava quel mezzo che avrebbe dovuto condurci fin sulle coste italiane. Rabbrividii quando scoprii che su quel peschereccio malmesso avremmo dovuto starci in 302. In prevalenza egiziani come me ma anche tanti siriani e qualche tunisino.

Appena salito a bordo ho avvertito uno sbandamento. Sarei caduto se ci fosse stato lo spazio per farlo. Ma intorno a me c’era già una bolgia di persone intente ad occupare i ponti, la chiglia e ogni centimetro calpestabile della barca. A stento e a fatica sono riuscito a inserirmi anch’io e a trovare un appiglio al quale aggrapparmi durante quelli che sarebbero stati i sei giorni più brutti della mia vita.

“Sono un ribelle/perché non voglio vivere nelle lacrime e nel sangue/perché non voglio la povertà e la fame…”era tanto che non sentivo questo brano, ho letto che in alcuni Paesi dell’Africa è stato censurato, lo canticchia un giovane seduto non lontano da me. Lo interpreto come un segnale di speranza e ottimismo. Che è poi il clima generale che si respira sul peschereccio. Sono tutti fiduciosi e soddisfatti per essere riusciti a imbarcarsi. Il cielo è sereno. E gli scafisti continuano a ripetere che in tre giorni saremo in Italia. Condizioni meteo permettendo. Anche le provviste imbarcate sono tarate per questo lasso di tempo. A bordo ci sono solo 15 litri di acqua disponibili al giorno, l’equivalente di un bicchiere e mezzo a testa. E’ chiaro fin dalla partenza che patiremo la sete.

Sul peschereccio si affollano uomini e ragazzini. Con due di loro ho stretto un’amicizia fraterna. Si chiamano Ahmed e Mahmoud, e sono entrambi egiziani. Abbiamo tanto in comune e tutti e tre desideriamo la stessa cosa. Studiare e crescere in un contesto democratico. In un Paese che sia in grado di riconoscere i nostri talenti e ci consenta di realizzare le nostre aspirazioni. Mi piace conversare con loro, rende il viaggio meno faticoso e il tempo scorre più velocemente. Finalmente, mi dico convinto, la fortuna è tornata ad assistermi, ma ho parlato troppo presto. Il mio ottimismo è destinato a infrangersi contro le onde sempre più alte del mare che non ho mai visto così agitato.

La tempesta è nell’aria e i primi ad averne sentore sono i veterani, quelli che hanno già tentato invano di raggiungere l’Italia una prima volta attraverso il mare. Per noi ragazzi il pericolo è qualcosa di astratto e affascinante ma fiutarlo è un’arte che spetta agli adulti. Ancor di più se non sei mai stato in balia delle onde in mare aperto per così tanto tempo. Molti di noi arrivano dal deserto. Alcuni non hanno mai messo piede fuori dal proprio villaggio. E non hanno mai visto il mare prima d’ora. C’è chi impreca, chi vomita, chi si contorce per gli spasmi allo stomaco. E tutto questo prima ancora che la tempesta raggiunga il suo apice.

Per tre giorni e tre notti la pioggia scende incessante. Senza mai concedere tregua. Esposti alle intemperie e senza alcuna possibilità di ripararsi, restiamo lì a inzupparci fino al midollo, ciascuno pregando il proprio Dio, qualcuno invocando persino il diavolo purchè metta fine al diluvio.

Leggo il terrore negli occhi di chi mi è accanto. Probabilmente sa che quella potrebbe essere l’ultima scena che vedrà in vita sua. Che il mio potrebbe essere l’ultimo sguardo che incrocerà. E allora mi faccio forza, gli allungo la mano, gliela stringo, forte, lui mi guarda sorpreso per un attimo, poi fa lo stesso con il suo vicino, e la catena umana cresce, fino all’ultimo centimetro visibile del ponte. E’ a questo punto che qualcuno intona un canto, triste e monotono, ma che ci fa sentire tutti meno soli.

3793436

Poi l’onda. Anomala. Selvaggia. Trascinante. E il buio.

Quando qualche ora più tardi ho riaperto gli occhi, la situazione intorno a me non era diventata affatto più rassicurante. I più fragili si ammalano, c’è chi vomita di continuo e chi non ha più la forza neanche di mangiare il panino al formaggio che ci hanno portato gli scafisti. Quando il motore va in avaria e il livello dell’acqua sale fino alle ginocchia, l’entusiasmo delle prime ore scompare del tutto per lasciare spazio alla paura e all’ansia.

Sono ore terribili. Quelle in cui rivedi, come in un film, tutta la tua vita al ralenti e maledici il giorno in cui hai deciso di intraprendere il viaggio. Quei momenti che non augureresti a nessuno. Quelli in cui realizzi che potrebbero essere gli ultimi della tua vita e che tu li stai vivendo con dei perfetti sconosciuti, lontano da chi ami. Un pensiero che devono aver fatto in tanti. E che qualcuno lassù probabilmente ha ascoltato.

Come per miracolo, a sbloccare la situazione è stato uno di noi. Un meccanico. Proprio così. Tra gli sciagurati che si sono imbarcati in Libia c’era anche un uomo abile con i motori. E’ grazie al suo intervento se il peschereccio non è affondato. Non ricordo il suo nome ma penso che lo ringrazierò in eterno. Così come quell’egiziano che vedendomi fradicio mi ha portato dei vestiti asciutti. Un gesto di grande umanità. Spero un giorno di poter ricambiare in qualche modo.

Sudici, spaventati, disidratati (l’acqua potabile a disposizione è terminata da un bel po’ proprio come avevo previsto) e ancora in balìa del mare mosso, così ci hanno trovato e recuperato i soccorritori italiani nella notte tra il 13 e il 14 novembre del 2021 al largo di Roccella Ionica nella Locride.

Non so come abbiano fatto ad avvistarci. Se fossero di passaggio in quelle acque o se siano stati allertati da qualcuno che era a bordo del peschereccio. Mi piace pensare che chi mi ama, abbia avuto la forza e l’istinto di spingere quella vecchia imbarcazione verso un porto sicuro. Ancorarla al molo di una terra ricca di opportunità e speranza per chi, come me, tenta di cambiare il proprio futuro. Un futuro ancora tutto da scrivere e costruire. Qui in Italia.

YOUSSEF OGGI

Youssef oggi vive a Caserta, ospite di una delle strutture di accoglienza del Cidis, insieme ad altri minori stranieri non accompagnati originari di Albania, Tunisia, Egitto, Gambia, Pakistan, Bangladesh e non solo. Dopo aver frequentato con successo l’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e superato gli esami per ottenere la licenza media, Youssef ha intrapreso un nuovo percorso scolastico in un istituto della provincia di Caserta finalizzato a conseguire il diploma di Tecnico per i servizi socio assistenziali – Odontotecnico. Nel frattempo continua a frequentare corsi di lingua italiana, svolge attività sportiva e partecipa attivamente come volontario a tutte le iniziative sociali di rigenerazione urbana messe in campo dal Cidis con una duplice finalità: consentire a questi giovani stranieri di contribuire alla riqualificazione del territorio nel quale vivono attraverso interventi di manutenzione e conservazione di parchi e spazi verdi, e al tempo stesso accelerare quel processo di integrazione sociale che non può prescindere da un ruolo di cittadinanza attiva.

Per tutti loro si tratta infatti di mostrare un segnale di gratitudine e di riconoscenza nei confronti del Paese che li ha accolti ma è anche un modo per migliorare la vivibilità del luogo in cui hanno scelto di studiare e lavorare. Il percorso di integrazione e inclusione sociale è naturalmente solo agli inizi ma sono tutti fiduciosi e certi di poter dare tanto al territorio nel quale stanno mettendo radici. Youssef in primis che non perde occasione per confrontarsi e dialogare con i suoi nuovi amici senza però dimenticare quelli vecchi. Ha mantenuto infatti vivo il suo legame con Ahmed e Mahmoud, i due egiziani conosciuti sul peschereccio, anche se per il momento si sentono solo telefonicamente perché i suoi coetanei attualmente sono ospiti di alcune strutture del nord Italia. E, grazie alle videochiamate, riesce a vedere quasi tutti i giorni la sua adorata mamma che continua a spronarlo a dare il meglio di se in tutte le circostanze. Adora il cibo italiano e ha ricominciato a sognare ad occhi aperti. Un giorno, ora ne è certo, tornerà in Egitto per riabbracciare la sua famiglia e per vedere finalmente le piramidi. Pagine Esteri

3793438

*Giornalista professionista freelance, Daniela Volpecina collabora con il quotidiano Il Mattino e l’emittente tv La7. Ha realizzato reportage in Italia e all’estero. Alcuni dei suoi lavori sono stati pubblicati da Avvenire, Donna Moderna, Informazioni della Difesa, TmNews e Agon Channel. Ha partecipato, con un suo scritto, alla raccolta di storie sulla pandemia ‘Ekatomére’ di Terra somnia editore. Un altro racconto, sul mondo del calcio, è inserito nel volume ‘Interrompo dal San Paolo’ pubblicato dalla Giammarino editore.

L'articolo MIGRAZIONI. Minori non accompagnati. La storia di Youssef proviene da Pagine Esteri.



Costi ambientali dei dispositivi di IA


Cosa rende possibile l'esistenza dell'IA e quali sono le conseguenze della sua costruzione? Dall’estrazione mineraria per la costruzione dei dispositivi all’installazione di cavi sottomarini per Internet, l’articolo propone alcuni esempi di sfruttamento a

L’immagine di Internet come cloud lo rende un ambiente apparentemente intangibile, quasi post-fisico. Tale percezione contribuisce a creare un’ingenua fiducia nel suo scarso impatto ecologico. A ciò si aggiungono le dichiarazioni del settore tecnologico, apparentemente a favore della sostenibilità ambientale, che fanno in realtà parte della creazione di un’immagine pubblica opaca e non veritiera.

Source



Digital Service Package: come regolare le piattaforme digitali?


L'UE approva il Digital Service Package, cosa significa che ciò che è illegale offline deve essere illegale anche online? Una breve analisi di Privacy Network.

Il 5 luglio 2022, al termine della sessione plenaria del Parlamento Europeo, è stato approvato il Digital Services Package, il primo set normativo composto dal Digital Service Act (DSA) e dal Digital Markets Act (DMA), volto a regolare rispettivamente i servizi e il mercato digitali al fine di creare uno spazio online più sicuro e aperto, fondato sul rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini.

Source

Privacity reshared this.



Diritti Digitali per la Comunità Queer


Attraverso l’analisi di tre tipologie di piattaforme differenti - app di ride sharing, social network e app di dating - cerchiamo di mostrare come la condizione di possibilità per l’implementazione di un design inclusivo sia lo scardinamento del binarismo

L’intelligenza artificiale (IA) pervade le nostre vite tramite app di varia tipologia, assistenti digitali, sistemi di rating, dispositivi smart. Diversamente dalla prospettiva che la presenta come strategia oggettiva ed equa per la gestione di determinati compiti, l’IA è intrinsecamente priva di neutralità, in quanto potenzialmente soggetta ad un uso duale. Infatti certi algoritmi...

Source



Safe Cities e Colonialismo Digitale in Sudafrica


In risposta ai problemi di governance dei governi africani, la Cina esporta in Sudafrica i suoi dispositivi di controllo, determinando una vera e propria invasione digitale del Paese. Dipinta come soluzione smart a problemi sociali, la sorveglianza tramit

La sorveglianza biometrica costituisce un framework di tecnologie invasive che ricercano negli individui specifiche caratteristiche identitarie, al fine non dichiarato di attuare una profilazione di massa. Nel caso specifico del Sudafrica questo si inserisce in un ecosistema più ampio creatosi attorno al progetto Safe Cities del gigante cinese Huawei. Guidato dall’idea che la tecnologia sia la...

Source



Il tracciamento dei contatti nei luoghi di lavoro in Italia


Collana di articoli per esaminare vantaggi e svantaggi del contact-tracing, a cura del Dipartimento Ricerca. “Il tracciamento dei contatti nei luoghi di lavoro in Italia” è la sesta parte della collana.

Parte 1: Tracciamento dei contatti, le origini Parte 2: Il contact-tracing nel XXI secolo: dalla MERS al COVID-19 Parte 3: L’approccio europeo e italiano al tracciamento dei contatti Parte 4: Il tracciamento dei contatti fuori dall’Italia Parte 5: Il tracciamento dei contatti: questioni etiche Se l’osservazione delle iniziative sviluppate dai vari Paesi europei aiuta a chiarire il quadro delle...

Source



Oggi, #22novembre, è la Giornata nazionale per la sicurezza nelle scuole, istituita dal Parlamento italiano il 13 luglio 2015.

Qui la lettera alle scuole del Ministro Giuseppe Valditara ▶️ miur.gov.



Le stringhe terminate con valore nullo sono il più grande errore della storia dell'informatica


My password is just every Unicode codepoint concatenated into a single UTF-8 string.
xkcd.com/2700/




#uncaffèconLuigiEinaudi – È necessario che ci siano anche alcuni spiriti liberi


“È necessario che ci siano anche alcuni spiriti liberi che tengano viva, nei modi che oggi sono possibili, la fiamma della libera critica, della libertà di parola e di opinione” da Lettera di Einaudi ad A. Albertini, 31 ottobre 1923 L'articolo #uncaffèco
“È necessario che ci siano anche alcuni spiriti liberi che tengano viva, nei modi che oggi sono possibili, la fiamma della libera critica, della libertà di parola e di opinione”


da Lettera di Einaudi ad A. Albertini, 31 ottobre 1923

L'articolo #uncaffèconLuigiEinaudi – È necessario che ci siano anche alcuni spiriti liberi proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Turchia (in Kurdistan) Russia (in Ucraina): aggressori pari sono


L’orrenda invasione russa in Ucraina è esattamente la stessa invasione in atto in Siria per mano della Turchia, con la differenza che dell'aggressione turca ai danni dei curdi nessuno ne parla

L'articolo Turchia (in Kurdistan) Russia (in Ucraina): aggressori pari sono proviene da L'Indro.



Corruzione, violazioni dei diritti umani e insostenibilità ambientale: cresce l’imbarazzo intorno ai mondiali del Qatar, ma è troppo tardi. Si è aperta ieri a Doha, in Qatar, la 22esima edizione della Coppa del mondo di calcio.


E la chiamano distensioneIl ministro degli esteri tedesco Annalena Baerbock è oggi a Parigi e venerdì il primo ministro francese Elisabeth Borne incontrerà Olaf Scholz a Berlino.


Sabino Cassese: “L’autonomia voluta dalla Lega ferisce l’unità del Paese”


Il costituzionalista: «Dubbi sui trasferimenti di competenze come istruzione e ambiente» Prima sono sorti dubbi di incostituzionalità sul decreto anti-rave, ora piovono sulla bozza del ministro Calderoli per le autonomie regionali. Così, ad ogni acceleraz

Il costituzionalista: «Dubbi sui trasferimenti di competenze come istruzione e ambiente»


Prima sono sorti dubbi di incostituzionalità sul decreto anti-rave, ora piovono sulla bozza del ministro Calderoli per le autonomie regionali. Così, ad ogni accelerazione, segue una frenata. Per il professor Sabino Cassese, tra i più autorevoli costituzionalisti del secondo dopoguerra, questo accade perché nella coalizione di centrodestra «c’è il desiderio di dare il segnale che il governo provvede a tutte le urgenze, sa guidare la macchina dello Stato e assicura la cura degli interessi che la coalizione si è intestata, quali difesa delle frontiere e ordine pubblico». Ma la legge attuativa delle autonomie regionali è materia delicata e se non trattata con la giusta accortezza – avverte Cassese – rischia di acuire le disuguaglianze e rendere più profonda la spaccatura tra Nord e Sud.

Giorgia Meloni ha chiesto al ministro Calderoli di garantire innanzitutto l’unità del Paese.


«Un’esigenza giusta, quella di assicurare il rispetto delle autonomie, nell’ambito di un ordinamento unitario: così prescrive la Costituzione. L’esigenza di unità è innanzitutto assicurata dall’eguale rispetto dei diritti sul territorio e dall’unica voce data allo Stato fuori, nei rapporti internazionali. Questo spiega perché siano particolarmente dubbi i trasferimenti dei poteri legislativi in materia di norme generali sull’istruzione, ambiente, tutela e sicurezza del lavoro, tutela della salute, rapporti internazionali e con l’Unione Europea, commercio estero, porti e aeroporti civili, grandi reti di trasporto e di navigazione e ordinamento delle comunicazioni. Tanto più se si considera che nel programma esposto dal governo al Parlamento si parla della proprietà pubblica delle reti di comunicazione».

La Lega sostiene sia fallito il modello di stato centralista, nel momento in cui non è riuscito a compensare gli storici divari tra Nord e Sud.


«Occorre, innanzitutto, essere certi che interventi diretti ad assicurare l’eguaglianza, come quelli riguardanti la sanità, l’istruzione, la tutela del lavoro, non producano il risultato di aumentare le diseguaglianze. Poi, tener conto che il divario tra Nord e Sud è aumentato. Essenziale la questione delle risorse. La Costituzione parla di maggiori compiti, non di maggiori risorse da trasferire».

E se al Nord andranno più risorse, il Sud ne otterrà meno.


«Certo. La torta non si allarga se alcune Regioni ne prendono una fetta più grossa, perché qualcun’altra ne avrà una più piccola. Nel 2017 – 2018 era stato valutato che le tre regioni del Nord che richiedevano l’autonomia differenziata avrebbero goduto di 21 miliardi in più di risorse per anno, ciò che avrebbe comportato per la Lombardia un aumento delle risorse disponibili in bilancio di più di un quarto. Da ultimo, non va dimenticato che alcune Regioni vogliono colmare il cosiddetto residuo fiscale positivo, lamentando che lo Stato raccoglie imposte sul loro territorio più di quanto conferisce loro in termini di servizi. Tutto questo riapre la ferita del divario».

I presidenti di Regione del Sud chiedono che si approvino i Lep e i costi standard, poi le autonomie. Hanno ragione?


«La bozza di lavoro dell’8 novembre 2022, presentata dal ministro Calderoli, prevede che i livelli essenziali delle prestazioni (Lep) precedano i trasferimenti e solo se dopo un anno non siano stabiliti i Lep, si passi ai trasferimenti. Non vedo perché in un anno non si possano stabilire i Lep, anche perché costituiscono un patto con i cittadini, trasferendo, quindi, in parallelo compiti e risorse necessarie, senza prevedere eccezioni».

Si potranno trasferire alle Regioni fino a 23 funzioni attualmente in capo allo Stato. Alcune regioni, come il Veneto, le chiederanno tutte, altre meno. Qualcuna, nessuna. Si possono creare squilibri?


«Conferire autonomia vuol dire accettare la differenziazione tra le Regioni. Ma bisogna mettere insieme determinazione dei Lep, trasferimenti di compiti, personale e risorse».

Il ministro replica alle critiche sottolineando che anche il ritardo nell’attuazione delle autonomie va contro i dettami costituzionali.


«La Costituzione ha subito più volte ritardi nell’attuazione: Corte costituzionale 1956 e regioni 1970, 22 anni dopo l’entrata in vigore della Costituzione. Non si tratta di una illegittimità costituzionale (la norma costituzionale dispone che ulteriori forme di autonomia “possono” essere attribuite a singole Regioni), ma una inerzia da evitare».

Le opposizioni chiedono che il Parlamento possa intervenire sugli accordi tra governo e Regioni.


«L’ulteriore trasferimento alle Regioni è un problema nazionale. Fa parte di un pacchetto unitario, con il quale bisogna ridurre la asimmetria tra governo centrale e Regioni, dando al primo quella stabilità che alle Regioni è stata data circa trent’anni fa. Poi, non basta risolverlo con intese con ciascuna Regione. Occorre valutarlo complessivamente, come d’altra parte ha riconosciuto il ministro Calderoli portando la bozza di lavoro del disegno di legge alla Conferenza Stato Regioni»

La Stampa

L'articolo Sabino Cassese: “L’autonomia voluta dalla Lega ferisce l’unità del Paese” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Conoscere per crescere. Credi nel tuo sogno! di Maria Letizia Sebastiani e Federica Ciampa


#orientare #connessoalletuepassioni #regionelazio #FSE+ Non arrendersi alle prime difficoltà. Non lasciarsi sfuggire l’opportunità di approfondire le inclinazioni personali, gli interessi e le skills nella scelta del proprio futuro formativo, professional

#orientare #connessoalletuepassioni #regionelazio #FSE+

Non arrendersi alle prime difficoltà. Non lasciarsi sfuggire l’opportunità di approfondire le inclinazioni personali, gli interessi e le skills nella scelta del proprio futuro formativo, professionale e lavorativo, è fondamentale per i giovani. “Conoscere per crescere” è il progetto ideato dalla Fondazione Luigi Einaudi di Roma per orientare gli studenti degli Istituti d’Istruzione Superiore Marconi di Civitavecchia e Dante Alighieri di Anagni nell’ambito dell’avviso pubblico della Regione Lazio “ORIENTARE” finanziato con il Programma Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) 2021- 2027.

youtube.com/embed/IKyM7ztUFtc

Approfondisci il progetto “Conoscere per crescere”

L'articolo Conoscere per crescere. Credi nel tuo sogno! di Maria Letizia Sebastiani e Federica Ciampa proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Presentazione della Scuola di Liberalismo 2022 di Messina – unime.it


Si è svolta presso la Sala Senato dell’Ateneo la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2022 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina

Si è svolta presso la Sala Senato dell’Ateneo la conferenza stampa di presentazione dell’edizione 2022 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo.

Alla presenza del Prorettore Vicario, prof. Giovanni Moschella, il Direttore Generale della Scuola, prof. Pippo Rao, e il Direttore Scientifico, prof. Giuseppe Gembillo, hanno presentato la dodicesima edizione messinese del corso dedicato agli autori più rappresentativi del pensiero liberale ed alle loro opere.

Hanno preso parte all’incontro, anche, Enzo Palumbo (Membro della Commissione Giustizia della Fondazione Luigi Einaudi), Edoardo Milio (Responsabile Relazioni istituzionali), Gabriella Sorti (Responsabile del Comitato di Segreteria) ed i membri del Comitato organizzatore.

La “Scuola di Liberalismo di Messina”, le cui iscrizioni sono gratuite, verrà inaugurata il 28 novembre, si articolerà in 14 lezioni che si concluderanno il 18 febbraio presso l’Auditorium della Gazzetta del Sud. Ai frequentanti di almeno i 2/3 delle lezioni sarà rilasciato un attestato di partecipazione.

Agli studenti universitari verranno riconosciuti crediti formativi.

Verranno, inoltre, assegnate 3 borse di studio da 500 euro ai corsisti, con età inferiore a 32 anni, che avranno svolto delle tesine sulle tracce che saranno comunicate e che verteranno sui temi oggetto del Corso. Le tre borse, intitolate alla memoria di Gaetano Martino, sono finanziate dalla Fondazione Luigi Einaudi, dal Coordinamento messinese della Fondazione Luigi Einaudi e dalla Fondazione Bonino Pulejo.

unime.it

L'articolo Presentazione della Scuola di Liberalismo 2022 di Messina – unime.it proviene da Fondazione Luigi Einaudi.




#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione.

🔸 MIM-Regioni, sbloccati 500 milioni per il potenziamento dei laboratori degli ITS

🔸 Accordo con le Province su #PNRR e scuole superiori

🔸 …



Non esiste democrazia senza lavoro

"In definitiva, oggi, mentre leggete queste parole, in Italia è tollerato il furto di lavoro, il furto di ciò che serve ovviamente per guadagnarsi da vivere, ma non solo: serve per guadagnarsi la propria stessa libertà e la propria dignità (l’art. 36 della Costituzione infatti recita: «Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa»). Un contesto di questo tipo, assai intuibilmente, rende praticamente impossibile la partecipazione democratica delle persone con gravi ricadute in termini di democrazia costituzionale. Non solo, per inciso è bene precisare che questo contesto rende praticamente inattuabili molte altre regole in materia di lavoro, prime fra tutte quelle relative a salute e sicurezza sui luoghi di lavoro."

lindipendente.online/2022/11/2…



Il paese delle armi. Falsi miti, zone grigie e lobby nell’Italia armata

Questo libro affronta il tema della produzione, del commercio e dell’uso delle armi “comuni” nel nostro Paese: demolisce falsi miti, fa luce su zone

magozine.it/il-paese-delle-arm…

#Recensionilibri #armi #Beretta #Fiocchi #Italia #lobby #omicidio #patriarcato




Devo essermi perso alcuni passaggi negli ultimi anni, ma ho appreso che #BitTorrent è stata acquistata da una startup in ambito #crypto
Ho cercato informazioni su wiki ma con scarsi risultati: è stato acquistato e reso "chiuso" anche il protocollo?

reshared this

in reply to J. Alfred Prufrock

Anche a me risulta difficile pensare che il protocollo possa essere diventato "privato". Mi ha lasciato spiazzato vedere offline bittorrent .org (cfr. github.com/bittorrent/bittorre… )e trovare .com saturo di servizi offerti legati a qualche tipo di token.
in reply to J. Alfred Prufrock

Alcuni servizi anche interessanti, come quello per lo streaming live video (che, sempre in giro per wiki, apprendo esser stato famigerato per essere stato largamente usato da creator estremisti far right per contenuti tanto discutibili quanto remunerativi)


Cari amici, vi ricordo che "settimana prossima" vuole l'articolo: "Ci vediamo LA settimana prossima" 👋


E nel dinner talk di Sky, vip, manager e calendiani ci spiegano com'è difficile arrivare a fine mese - Kulturjam

«La nuova frontiera dell'infotainment è in realtà la riedizione fantozziana del "Cari inferiori", in cui amici di un certo livello sociale si abboffano davanti alle telecamere mentre discutono di massimi sistemi. Lo chiamano dinner talk.»

kulturjam.it/news/dinner-talk-…



I 698 morti

"Cosa si può dire se non che questa è una tragedia gigantesca? Una carneficina in continua crescita che non può essere frutto di tragiche fatalità. È un massacro senza fine frutto dello sfruttamento, della precarietà, dei bassi salari, dell’aumento del tempo di lavoro, di persone anziane costrette a lavorare, della povertà crescente… quindi del sistema capitalista. Una guerra di classe."

lunitadeilavoratorionline.word…



Pensavo che sarebbe interessante (e forse esiste già, ma non l'ho trovato) sviluppare un servizio che funga da proxy aggregatore per i diversi account del fediverso che un utente può possedere.

Provo a spiegarmi. Esistono numerosi social network decentralizzati che utilizzano il protocollo ActivityPub, tramite il quale sono tra loro interoperabili. Così un utente Mastodon può ricevere i video pubblicati da un amico su un'istanza PeerTube. Come utente del Fediverso, potrei aprire un account Pixelfed per pubblicare le mie foto, PeerTube per i video, Friendica per il microblogging ecc. Ognuno di questi account avrà il proprio handle, i propri follower e i propri seguiti, il che può diventare scomodo da gestire.

Invece, mi piacerebbe esporre verso l'esterno un unico handle aggregato, ad esempio @c64@luca.it, e "agganciare" a questo handle i numerosi account del fediverso di cui dispongo, per esempio

- @c64@mastodon.uno per Mastodon,
- @c64@poliverso.it per Friendica, ecc.

Come funzionerebbe dunque l'handle aggregato? Tutti i messaggi in entrata verrebbero aggregati dal proxy, e replicati verso tutti gli account personali. In questo modo, per esempio, avrei la possibilità di leggere lo stream dei post dei seguiti tramite Mastodon, che ha un'interfaccia più comoda e matura rispetto a Friendica, oppure utilizzare proprio Friendica. Anche i messaggi in uscita (post, video ecc.) sarebbero mediati dal proxy, in modo tale che i miei follower vedrebbero tutti i messaggi che pubblico, indipendentemente dal social che ho utilizzato per la pubblicazione per ogni singolo messaggio.

Infine, l'handle aggregato potrebbe essere permanente: così potrei modificare l'istanza dei miei social in modo trasparente, senza dover chiedere ai follower di modificare l'handle seguito.




#NotiziePerLaScuola

#PNRR, decreto di approvazione delle graduatorie dell’investimento per asili nido e scuole dell’infanzia e servizi di educazione e cura per la prima infanzia.

Info ▶️ miur.gov.

Poliverso & Poliversity reshared this.



#NotiziePerLaScuola

“A Scuola di OpenCoesione": online l’elenco delle scuole ammesse a partecipare al progetto per l’anno scolastico 2022/2023.

Info ▶️ miur.gov.



Hanno appena citato Mastodon a RaiNews, nell'ambito della notizia sul fatto che i dipendenti di Twitter stanno dando le dimissioni in massa... prepariamoci allo sbarco 😁

Luca Gasperini reshared this.




Forse una delle feat che avevo sottovalutato di #friendica è che l'interfaccia "retro" la rende resistente a esodi, diaspore e migrazioni di massa 😁

Andrea reshared this.

in reply to J. Alfred Prufrock

Altro punto per #friendica : miliardari "eccentrici" non ne conoscono l'esistenza e non li bloccano nei social che decidono di trasformare nella propria corte


Qualcuno è riuscito a capire il motivo scatenante per cui nelle ultime sei ore c'è stata un'ondata migratoria eccezionale di iscrizioni a #Mastodon?

- Ne ha parlato forse qualche youtuber?
- Un tiktoker?
- Facebook ha deciso di far collassare i server più grandi di Mastodon per eliminare la potenziale concorrenza?
- C'è stato un servizio giornalistico in TV?
- Radio Maria ha sconsigliato mastodon?
- Una catena di S. Antonio che se non ti iscrivi a Mastodon vieni bocciato alla maturità?
- PIERO FASSINO HA DICHIARATO CHE MASTODON NON SARA' MAI UN FENOMENO DI MASSA? 😱😱😱



Mastodon può sopravvivere alla legge europea sui servizi digitali? Konstantinos Komaitis, un esperto di regolamenti di Internet e diritto d'autore prova a rispondere a questa domanda


Proponiamo di seguito l'articolo di Konstantinos Komaitis

Sono passate circa due settimane da quando Elon Musk, l'uomo più ricco del mondo, ha acquisito Twitter e, già, i crescenti timori su cosa questo significhi per la libertà di parola sulla piattaforma di microblogging hanno iniziato a proliferare. Con Musk che licenzia alcuni membri del personale chiave di Twitter, tra cui il capo legale di Twitter Vijaya Gadde e rescinde i contratti con moderatori di contenuti in outsourcing, molti utenti sono alla ricerca di un'alternativa.

Un numero considerevole sta migrando al "fediverse", e in particolare a Mastodon, una piattaforma di microblogging simile che è stata chiamata "Twitter, con l'architettura sottostante della posta elettronica". Il decentramento di Mastodon solleva interrogativi sostanziali su come si applicheranno i regimi normativi esistenti, come il Digital Services Act (DSA) europeo.

Il passaggio a Mastodon

Il fediverso - una parola macedonia formata da federazione e universo - è una rete di server interconnessi che comunicano tra loro sulla base di protocolli di rete decentralizzati. Questi server possono essere utilizzati per la pubblicazione sul Web e l'hosting di file e consentono agli utenti di comunicare tra loro nonostante si trovino su server indipendenti.

Per Mastodon, l'interoperabilità è fondamentale. Pensalo come un account di posta elettronica: un utente può utilizzare un servizio di posta di Google, ma ciò non gli impedisce di comunicare con qualcuno che utilizza Hotmail o anche con qualcuno che ospita il proprio server di posta. Finché viene seguito un insieme di protocolli, gli utenti possono comunicare facilmente tra i server. L'idea alla base di un'architettura così decentralizzata è dare agli utenti il ​​controllo diretto del loro utilizzo e della loro presenza online. Mastodon è uno dei tanti social network che operano utilizzando software gratuito e open source; altri esempi includono Peertube, che è simile a YouTube, e diaspora* (non capisco perché viene richiamata più spesso Diaspora rispetto a Friendica, ndr) , che assomiglia di più a Facebook.

Dall'acquisizione di Twitter da parte di Musk e dalle turbolenze che ha causato, la crescita di Mastodon è passata da 60-80 nuovi utenti all'ora a 3.568 nuove registrazioni in un'ora la mattina del 7 novembre. Ora ha accumulato oltre 6 milioni di account utente ed è ancora in crescita.

Per iscriversi a Mastodon, un utente può unirsi a un numero di server diversi (noti come "istanze") di sua scelta; queste istanze determinano i contenuti che gli utenti possono vedere e le linee guida della comunità a cui devono iscriversi. In sostanza, l'amministratore o gli amministratori di ciascuna istanza fungono da "moderatore" - decidendo cosa è consentito o meno in quell'istanza - e hanno il potere di filtrare o bloccare i contenuti che contraddicono le regole stabilite. Gli amministratori possono agire da soli come moderatori o utilizzare un team di moderatori. All'interno di un'istanza, un utente può pubblicare testo o altri media, seguire e comunicare con altri utenti (all'interno e all'esterno della propria istanza) e condividere dati pubblicamente o con un gruppo selezionato.

Proprio come Twitter, Mastodon usa gli hashtag, ha un limite di caratteri per i post (500 invece dei 280 di Twitter) ed è già popolato di immagini di gatti. Sebbene alcuni utenti si siano lamentati della complessità del processo di registrazione e della generale facilità d'uso del sito (o della sua mancanza), Mastodon si è rivelato un'alternativa salutare e ha dimostrato che gli utenti sono pronti ad abbandonare i servizi di social media consolidati se lo desiderano sono presentati con le opzioni.

Moderazione dei contenuti su Mastodon

Alla fine, tuttavia, il futuro di Mastodon dipenderà dal modo in cui le sue singole istanze e il sito, come un insieme collaborativo, si occuperanno della moderazione dei contenuti e della libertà di parola. Il fascino di Mastodon sta nel suo decentramento. Quando Eugen Rochko ha fondato la rete nel 2016, proveniva da un "sentimento di sfiducia nei confronti del controllo dall'alto che Twitter esercitava" . Contrastando questa sfiducia, affermando anche con orgoglio che "non è in vendita",la rete Mastodon non ha un unico proprietario o amministratore che possa stabilire le regole; invece, l'amministratore di ciascuna istanza locale stabilisce le regole del proprio server, che gli utenti devono rispettare. Se un utente non è d'accordo con queste regole, può facilmente passare a un'istanza che si allinea con il suo punto di vista, creando solide strade per la libertà di parola. Se un amministratore rileva che un utente ha pubblicato qualcosa in violazione delle regole dell'istanza, può rimuovere il contenuto o persino rimuovere l'utente dall'istanza; l'utente può quindi semplicemente passare a un altro server.

L'amministratore può anche bloccare il contenuto dall'istanza che esegue se disturba gli utenti. Nel 2019, la piattaforma di social media Gab, un hub per i suprematisti bianchi, ha testato i limiti di Mastodon sulla moderazione dei contenuti. Anche se Mastodon non poteva negare l'uso da parte di Gab del suo software open source, dal momento che chiunque può utilizzare il software se "mantiene la stessa licenza e rende pubbliche le proprie modifiche", le singole istanze sono state in grado di bloccare, e di conseguenza isolare, Gab e i suoi utenti. Non essendo in grado di interagire con altre istanze, Gab divenne un'istanza senza valore per il collettivo Mastodon. In risposta a questo, mastodon . sociale— uno dei server gestiti da Mastodon — ha aggiornato la sua politica relativa alla promozione delle istanze sul proprio sito Web ufficiale, prima di bloccare definitivamente Gab.

Sebbene non esista un'autorità centrale su Mastodon, quando ti iscrivi alla rete ti mostra alcune istanze popolari a cui puoi unirti per avere un'idea generale del contenuto sulla rete. Queste istanze devono rispettare determinate regole come non consentire il razzismo, il sessismo, l'omofobia, la transfobia, ecc. Sui loro server. Questo mostra come il contenuto (o meglio una piattaforma) può essere moderato su una rete decentralizzata: mentre il contenuto offensivo non è necessariamente completamente rimosso dalla rete, l'azione locale può essere intrapresa da ciascun amministratore di istanza per evitare e infine ostracizzare i server "problematici".

I chiari vantaggi di tali sistemi decentralizzati, specialmente se non sono a scopo di lucro, come Mastodon, sono le responsabilità diffuse di moderazione dei contenuti, l'empowerment degli utenti e i disincentivi per i conflitti degli utenti (soprattutto legati alla conduzione del coinvolgimento, come si vede nei grandi social media). Tuttavia, questo ci lascia ancora con la questione dei contenuti manifestamente discutibili, come materiale sullo sfruttamento sessuale di minori o contenuti terroristici. Certamente, le istanze hanno i propri incentivi per moderare e sbarazzarsi di tali contenuti; tuttavia, è anche importante ricordare che le reti decentralizzate non sono al di sopra della legislazione del governo, né sono una panacea per la moderazione dei contenuti. Allo stesso modo in cui i governi possono ordinare la rimozione di un sito Web, possono anche ordinare la rimozione delle istanze di Mastodon.

Mastodon e la legge sui servizi digitali

Mentre Mastodon continua a guadagnare popolarità, una domanda che rimane è come gli sforzi legislativi esistenti possano influenzare l'intero sito web e/o le sue istanze. In particolare, il Digital Services Act (DSA) in Europa è stato creato per affrontare i problemi di moderazione dei contenuti che si manifestano in piattaforme molto più grandi e centralizzate, come Facebook. Quale sarà l'effetto del DSA su Mastodon?

Attualmente, ci sono più di 3000 istanze sulla rete, tutte con i propri utenti, linee guida e amministratori. In questo contesto, il DSA non fornisce chiarezza sulle questioni dei social media decentralizzati. Tuttavia, sulla base delle categorizzazioni del DSA, è molto probabile che ogni istanza possa essere vista come una ' piattaforma online ' indipendente su cui un utente ospita e pubblica contenuti che possono raggiungere un numero potenzialmente illimitato di utenti. Pertanto, ciascuna di queste istanze dovrà rispettare una serie di obblighi minimi per i servizi di intermediazione e hosting, incluso avere un unico punto di contatto e un rappresentante legale, fornire termini e condizioni chiari, pubblicare relazioni semestrali sulla trasparenza, avere un meccanismo di notifica e azione e comunicare informazioni su rimozioni o restrizioni sia ai fornitori di avvisi che a quelli di contenuto .

Oggi, dato il modello senza scopo di lucro e l'amministrazione limitata e volontaria della maggior parte delle istanze esistenti, tutti i server Mastodon sembrerebbero esenti dagli obblighi per le grandi piattaforme online. Tuttavia, cosa significherà se un'istanza finirà per generare oltre 10 milioni di EUR di fatturato annuo o assumerà più di 50 membri del personale? Ai sensi del DSA, se tali soglie vengono raggiunte, gli amministratori di tale istanza dovrebbero procedere all'attuazione di requisiti aggiuntivi, tra cui un sistema di gestione dei reclami, la cooperazione con segnalatori attendibili e organismi extragiudiziali per le controversie, una maggiore trasparenza delle relazioni e l'adozione delle misure di protezione dei bambini, così come il divieto di modelli oscuri. Il mancato rispetto di questi obblighi può comportare multe o il blocco geografico dell'istanza in tutto il mercato dell'UE.

Inoltre, in teoria, c'è sempre la possibilità che un'istanza possa raggiungere la soglia per lo stato "Very Large Online Platform" (VLOP) del DSA se la sua base di utenti continua a crescere e raggiunge i 45 milioni di utilizzo mensile. Oggi, mastodon.social è l'istanza più grande, con 835.227 utenti . Se supera la soglia dell'utente VLOP, vi è un numero significativo di obblighi che questa istanza dovrebbe rispettare, come valutazioni del rischio e audit indipendenti. Questo può rivelarsi un onere amministrativo costoso e gravoso, dato il suo fatturato attuale . È quindi importante che la Commissione europea fornisca ulteriori chiarimenti su questi casi e lo faccia rapidamente.

È difficile prevedere cosa accadrà se, e quando, il numero di utenti di Mastodon raggiungerà piattaforme come Twitter e Facebook, specialmente nel regno della moderazione dei contenuti. Poiché la moderazione nelle principali piattaforme di social media è condotta da un'autorità centrale, il DSA può effettivamente ritenere una singola entità responsabile attraverso obblighi. Questo diventa più complesso nelle reti decentralizzate, dove la moderazione dei contenuti è prevalentemente guidata dalla comunità.

Ambiguità normativa e Fediverso

Attualmente, Mastodon tenta di rispondere ai problemi della moderazione dei contenuti attraverso la sua architettura decentralizzata. Non esiste un'autorità o un controllo centrale che si possa indicare e ritenere responsabile per le pratiche di moderazione dei contenuti; invece, la moderazione avviene in modo organico dal basso verso l'alto. Per quanto riguarda il modo in cui le imminenti normative digitali possono essere applicate a queste piattaforme, ci rimangono ancora una miriade di domande, che crescono solo se consideriamo come una rete decentralizzata potrebbe implementare questi requisiti.

L'ambiguità sul fediverso mostra che quando si progetta la regolamentazione di Internet, è importante farlo con la più ampia creatività e innovazione possibile, invece di avere in mente determinati attori. L'ultima cosa che l'Europa vuole è la sua regolamentazione che limiti l'innovazione futura, alzando le barriere all'ingresso sia per le nuove imprese che per gli utenti.

Link al post originale: techpolicy.press/can-mastodon-…
Note sugli autori:

Konstantinos Komaitis è un veterano dello sviluppo e dell'analisi della politica Internet per garantire un Internet aperto e globale. Konstantinos ha trascorso quasi dieci anni nello sviluppo di politiche e strategie attive come Senior Director presso la società di Internet. Prima di allora, ha trascorso 7 anni come docente senior presso l'università di Strathclyde, Glasgow, nel Regno Unito, dove facevamo ricerca e insegnavamo politica di Internet. Konstantinos è un oratore pubblico che ha parlato a molti eventi in tutto il mondo, incluso un discorso TedX, e uno scrittore che ha scritto per vari punti vendita tra cui Brookings, Slate, TechDirt, EuroActive. Ha conseguito due lauree magistrali e un dottorato ed è autore di un libro sulla regolamentazione dei nomi a dominio. È anche co-conduttore del "Podcast di Internet of Humans". Il suo sito personale è: www.komaitis.org .
Louis-Victor de Franssu è il CEO e co-fondatore di Tremau, una start-up tecnologica Trust & Safety che aiuta i servizi online ad adattarsi al quadro normativo in evoluzione. Prima di Tremau, Louis-Victor è stato vice dell'ambasciatore francese per gli affari digitali. In questo ruolo, si è specializzato in questioni relative alla lotta ai contenuti illegali online e alla disinformazione, guidando anche il lavoro della Francia sull'invito all'azione di Christchurch. Prima di entrare a far parte del Ministero per l'Europa e gli Affari Esteri, Louis-Victor ha lavorato per un'importante società di consulenza per la gestione del rischio non finanziario nel settore finanziario. Louis-Victor ha conseguito un MBA presso l'INSEAD e un BA presso l'Università di Notre Dame.


Protect children from exploitation and mass surveillance online!


Today, 18 November, is European Day on the Protection of Children against Sexual Exploitation and Sexual Abuse. Children and young people need special legal protection, online and offline. The Pirates therefore …

Today, 18 November, is European Day on the Protection of Children against Sexual Exploitation and Sexual Abuse. Children and young people need special legal protection, online and offline. The Pirates therefore call for more resources to be allocated to methods that have been demonstrably successful and being currently neglected, instead of investing in ineffective and easily circumvented mass surveillance, data retention and chat control.

In Europe, about 20% of all children are exposed to some form of sexual violence every year, of which 70-85% of the victims know the perpetrators. The goal of protecting children is too serious and the consequences of assaults are too tragic to instrumentalise for totalitarian and populist surveillance plans such as #ChatControl. Studies and statistics show that untargeted mass surveillance actually makes the work of the police in most cases more difficult. That is why the Pirate Party MEPs call on governments and police authorities to finally focus on the following effective measures in law enforcement, but which have been neglected for years.

>> Deleting instead of snooping

Law enforcement agencies must finally be obliged to report exploitative images known to them online for deletion. Neither Europol nor federal polices such as the German one report abuse material known to them to data storage services. A legal obligation for law enforcement to report and delete is neither in force nor planned.

>> Strengthening the capacity of law enforcement

Currently, the capacity of law enforcement is so inadequate it often takes months and years to follow up on leads and analyse collected data. Known material is often neither analysed nor removed. Those behind the abuse do not share their material via Facebook or similar channels, but on the darknet. To track down perpetrators and producers, undercover police work must take place instead of wasting scarce capacities on checking often irrelevant machine reports. It is also essential to strengthen the responsible investigative units in terms of personnel and funding and financial resources, to ensure long-term, thorough and sustained investigations. Reliable standards/guidelines for the police handling of sexual abuse investgations need to be developed and adhered to.

>> Addressing not only symptoms, but the root cause

Instead of ineffective technical attempts to contain the spread of exploitation material that has been released, all efforts must focus on preventing such recordings in the first place. Prevention concepts and training play a key role because the vast majority of abuse cases never even become known. Victim protection organisations often suffer from unstable funding.

>> Fast and easily available support for (potential) victims

1. Mandatory reporting mechanisms at online services: In order to achieve effective prevention of online abuse and especially grooming, online services should be required to prominently place reporting functions on the platforms. If the service is aimed at and/or used by young people or children, providers should also be required to inform them about the risks of online grooming.

2. Hotlines and counseling centers: Many national hotlines dealing with cases of reported abuse are struggling with financial problems. It is essential to ensure there is sufficient capacity to follow up on reported cases.

>> Improving media literacy

Teaching digital literacy at an early age is an essential part of protecting for protecting children and young people online. The children themselves must have the knowledge and tools to navigate the Internet safely. They must be informed that dangers also lurk online and learn to recognise and question patterns of grooming. This could be achieved, for example, through targeted programs in schools and training centers, in which trained staff convey knowledge and lead discussions. Children need to learn to speak up, respond and report abuse, even if the abuse comes from within their sphere of trust (i.e., by people close to them or other people they know and trust), which is often the case. They also need to have access to safe, accessible, and age-appropriate channels to report abuse without fear.

For more information, check out our website: www.chatcontrol.eu


patrick-breyer.de/en/protect-c…




Metascuola


Lunedì scorso abbiamo fatto a scuola una cosa semplice, eppure a quanto pare difficile. Ci siamo messi in cerchio, in aula magna. Studenti, docenti e dirigente. E abbiamo parlato di noi. Della nostra scuola. Della scuola in generale. Di quello che va, di quello che non va. Abbiamo parlato e ascoltato. Altrove si chiama Student Voice, io la chiamo Metascuola. Sospendere per qualche ora la condizione scolastica ordinaria con i suoi ruoli e le sue gerarchie e interrogarsi sul senso di quello che si fa giorno dopo giorno.
Quello di lunedì è stato il primo incontro. Altri ne seguiranno. E cercheremo di capire insieme cosa cambiare, e come.

Ognuno reshared this.

in reply to Antonio Vigilante

per curiosità, ci sono stati poi altri incontri oppure è stato solo il primo sampietrino posato dalla dirigente sulla strada delle buone intenzioni?