"Le morti e le catastrofi create dalla tempesta invernale non sono semplicemente un evento naturale. La disuguaglianza sociale e l’incapacità del sistema di affrontare anche i bisogni più elementari della vita moderna è un risultato diretto del sistema capitalista.
Miliardi vengono spesi per guerre senza fine, sostenendo il sistema bancario e i mercati azionari per i ricchi, ma i bisogni fondamentali della classe operaia, dei poveri e degli anziani rimangono senza risposta. Solo quando la classe operaia prende il controllo della produzione e la società è gestita democraticamente per i bisogni di tutti e non per i profitti di pochi, i grandi problemi sociali possono essere affrontati."
Guerra in Ucraina: problema di identità
La guerra di aggressione lanciata dalla Russia in Ucraina lo scorso febbraio mette in discussione i confini di questi due Paesi. Dal 2014 e dall’annessione della Crimea, Mosca contesta e viola i confini internazionalmente riconosciuti dell’Ucraina, una contestazione ulteriormente rafforzata dalla nuova serie di annessioni di territori ucraini annunciata a ottobre. Intervistata nell’ambito delle Tribunes […]
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Pelé: una superstar globale e un’icona culturale
Pelé, la prima superstar mondiale del calcio, è morto all’età di 82 anni. Per molti tifosi, il brasiliano sarà ricordato come il migliore che abbia mai giocato . Per altri va oltre: era il simbolo del calcio giocato con passione, gusto e sorriso. In effetti, ha contribuito a forgiare un’immagine del gioco, che ancora oggi […]
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USA: la ricerca sulla marijuana entra nella storia con la firma ufficiale di Biden
Il presidente Joe Biden è entrato nella storia venerdì, diventando il primo presidente americano a firmare una legge di riforma specifica sulla marijuana. Biden ha apposto la sua firma sulla legge bipartisan Medical Marijuana and Cannabidiol Research Expansion Act, ha annunciato la Casa Bianca. La storica legge, che intende facilitare lo studio della pianta da parte […]
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Israele: il nuovo governo Netanyahu fa drizzare i capelli - Kulturjam
"Il nuovo governo Netanyahu si è presentato con una formazione talmente estremista da suscitare forti perplessità anche tra gli storici alleati d’Israele, come il Partito Repubblicano degli Stati Uniti, oltre a far drizzare i capelli ai suoi oppositori."
Stream svelano le bufale del mainstream - L'Indipendente
"«Dopo mesi di indagini, numerosi funzionari affermano in privato che la Russia potrebbe non essere responsabile degli attacchi ai gasdotti Nord Stream». In un lungo articolo, il Washington Post spiega che non ci sono prove che la Russia sia in qualche modo coinvolta nelle esplosioni ai gasdotti Nord Stream 1 e 2.
[...]
Il Washignton Post ora dimostra che la stampa avrebbe dovuto mostrare più cautela nell’accusare Mosca. Anche perché, tra gli indiziati, ci sono anche gli Stati Uniti: Washington non ha mai fatto mistero della sua contrarietà al gasdotto Nord Stream 2 e per diversi anni si è opposta alla realizzazione del progetto, con lo scopo di impedire il vincolo tra Russia ed Europa."
Le parole che mancano in difesa delle ragazze di Teheran e Kabul
Le stanno spezzando. Una per una, giorno. Una per una, giorno dopo giorno, per mano di carnefici impuniti e con ogni evidenza impunibili, visto che la strage metodica e parallela delle giovani ribelli di Teheran e Kabul va avanti nel silenzio della parte «buona» del mondo. Per
«ottime» ragioni di geopolitica o di affari, il consesso delle nazioni democratiche si limita a manifestare preoccupazione, disappunto, più qualche ipocrita quanto flebile allarme.
Si fa persino fatica a reggere le sommarie descrizioni di quello che centinaia di ragazze in Iran come in Afghanistan stanno subendo sui loro corpi, la devastazione che le porta a morti atroci, mascherate senza vergogna da incidenti, malori improbabili e improvvisi, con la minaccia ai familiari di sostenere la menzogna, pena la ripetizione del supplizio sulla pelle viva di altre figlie, mogli, madri, nonne, donne. È vero che ci sono anche tanti maschi, puniti con identica crudeltà per aver sostenuto l’accenno di ribellione che le loro amiche, compagne, vicine di casa,
parenti, conoscenti o sconosciute, hanno avuto il coraggio esasperato di tentare. Onore a loro, come a quel professore universitario di Kabul che ha strappato in diretta tv tutti i suoi diplomi perché «se mia sorella non può studiare, io non posso accettare di continuare ad educare». Se gli va bene, verrà «rieducato» come i giocatori della nazionale di calcio iraniana che agli ultimi Mondiali in Qatar si erano rifiutati di cantare l’inno nazionale, restando a bocca chiusa.
Ma per una volta nella Storia la ribalta non è degli uomini. Di fronte all’omicidio brutale di Mahsa Amini, 22 anni, massacrata dalla Polizia Morale perché sorpresa a Teheran con il velo che lasciava intravedere qualche ciocca di capelli (16 settembre 2022); di fronte al divieto per le giovani afghane di frequentare anche l’università (20 dicembre 2022), penultima privazione in ordine di tempo, visto che l’ultima è il divieto alle società di telefonia di vendere carte Sim a persone di sesso femminile; di fronte a queste ulteriori gocce di umiliazione, sono proprio gli esseri umani di sesso femminile ad aver preso la piazza e la scena contro la segregazione a cui sono sottoposte. Vanno a manifestare il loro «ora basta», consapevoli di quello che le attende, lasciando biglietti di probabile congedo («non so se tornerò da voi ma so che non posso non andare»), sfidando a mani nude e capo scoperto milizie con turbanti e bastoni che somigliano ai kapò dei Lager.
Una rivoluzione contro l’apartheid di genere, nelle dittature teocratiche dei talebani e degli ayatollah, a cui manca un Mandela che la rappresenti e che sia in grado di mobilitare un consenso fuori dalle mura di questi Stati prigione. Ma Mandela era un maschio, e questo dato di natura fa già da solo tutta la differenza. Essere donna non è un titolo di demerito in sé ma di fatto coincide, ovunque e variamente, a una condizione a vari gradi svantaggiata. In molte parti del pianeta, e l’elenco dei Paesi coinvolti è sterminato, questo svantaggio diventa sopruso, prevaricazione, privazione dei diritti primari, riduzione in uno stato di subalternità che confina con la schiavitù e spesso schiavitù diventa. Donna è meno, in genere poco, spesso niente, a parte la funzione esclusiva di incubatrice stabilita da leggi biologiche immutabili.
La doppia e inumana repressione scattata quasi in contemporanea in Iran e Afghanistan capita in un contesto paradossale, dove per esempio in Europa sono proprio delle donne a capo delle principali istituzioni: Ursula von der Leyen (Commissione), Roberta Metsola (Parlamento), Christine Lagarde (Banca centrale). A parte Giorgia Meloni, prima presidentessa del governo italiano, che ha appena definito «inaccettabile» la scelta di sangue voluta da Teheran, da nessuna di loro risulta sia ancora venuta una parola forte a conforto delle giovani sorelle che rischiano, e a centinaia perdono, la vita pur di rivendicare il più elementare dei bisogni: smettere di essere trattate da esseri inferiori.
La fine di questi inattesi inverni di lotta e di speranze è prevedibile e fosca. La disparità delle forze in campo, il totale abbandono internazionale che isola le giovani combattenti, abbandono che riguarda anche i loro coetanei che abitano Paesi più civili, la presa d’atto di essere avanguardie senza alcun esercito che si ingrossi alle loro spalle, tutto questo renderà ancora più feroci gli aguzzini e aumenterà nelle eroiche manifestanti quelle paure e quelle angosce che sono l’anticamera della resa. Non a caso, dopo più di 100 giorni di disorientamento, il presidente iraniano Ebrahim Raisi ha improvvisamente ritrovato la voce: «Non mostreremo misericordia al nemico». E quando arresteranno Khadim al-Sharia, 25 anni, la campionessa di scacchi che è andata in Kazakistan per i campionati del mondo e si è mostrata in pubblico coi capelli sciolti e senza hijab, quando storceranno il suo sorriso in una smorfia, perché questo succederà, allora forse verrà riconvocato un ambasciatore, come ha già fatto il nostro ministro Tajani, per dire che così non si fa.
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Tehran convoca l'ambasciatore per proteste formali
La Repubblica Islamica dell'#Iran ha convocato l'#ambasciatore dello stato che occupa la penisola italiana.
A #Tehran, dove governano persone appena un po' più serie di certe madri non sposate che si arrogano il ruolo di paladini della tradizione cattolica, non amano ingerenze negli affari interni.
La Repubblica, nata da una #rivoluzione vera e poco colorata -non da quelle che piacciono alle gazzettiste- per otto anni ha combattuto contro mezzo mondo nella #Guerra Imposta e difende se stessa e le proprie istituzioni come qualsiasi altro stato sovrano.
ISRAELE. Futuro nero: Lgbt+, giudici e diritti nella morsa del Bibi III
di Michele Giorgio*
Pagine Esteri, 29 dicembre 2022 – Susciterà timori, solleverà interrogativi e animerà dibattiti il programma del governo che il risorto premier Benyamin Netanyahu, sotto processo per corruzione, farà giurare oggi alla Knesset. Il più a destra della storia della storia di Israele. Non perché i suoi ministri più estremisti come Itamar Ben Gvir (Pubblica sicurezza) e Bezalel Smotrich (Finanze), leader dei partiti accusati di razzismo Otzmah Yehudit e Sionismo Religioso, minacciano di attuare politiche più dure e punitive contro i palestinesi sotto occupazione militare da 55 anni. Dei diritti dei palestinesi non importa a nessun governo in giro per il mondo, le eccezioni sono rare. L’intenzione annunciata di dare un nuovo e più forte impulso alla colonizzazione israeliana nei Territori occupati non è poi diversa da quella realizzata dai governi precedenti. E l’esclusività nella biblica Terra di Israele alla piena autodeterminazione riservata solo al popolo ebraico e negata ai palestinesi dal primo ministro Netanyahu, è già affermata nella legge fondamentale, approvata nel 2018 dalla Knesset, che proclama Israele-Stato solo della nazione ebraica e non di tutti i suoi cittadini.
Dell’esecutivo messo in piedi da Netanyahu si parlerà tanto anche nelle comunità ebraiche, negli Usa più che in Europa, perché minaccia i diritti della comunità Lgbt+, perché punta a limitare i poteri dei giudici e la libertà di espressione, perché vorrebbe fare della religione sempre di più il fondamento dello Stato. E per tanti altri motivi che alcuni commentatori locali, vicini al centrosinistra, hanno elencato ogni giorno da quando lo scorso primo novembre la destra radicale e religiosa ha vinto le elezioni legislative, a conferma della tendenza all’estremismo che contagia settori sempre più larghi dell’opinione pubblica israeliana.
Uno di questi opinionisti, il noto scrittore David Grossman, ieri sulle pagine del quotidiano Haaretz, facendo riferimento a leggi in fase di elaborazione che ridimensionano la Corte Suprema, legittimano discriminazioni per motivi religiosi e favoriscono la costituzione di «una milizia privata nei Territori (palestinesi occupati)», ha dipinto il governo nascente come una minaccia «per il nostro futuro e per quello dei nostri figli». «Le dimensioni della catastrofe – ha scritto Grossman – vengono ora alla luce. Netanyahu rischia di scoprire che dal punto in cui ci ha portato non c’è una via di ritorno. Il caos che ha creato non potrà essere annullato o ammaestrato». Grossman in sostanza prova a scuotere Netanyahu, gli chiede di fermarsi prima che sia troppo tardi. Lo scrittore invece dovrebbe rendersi conto che Netanyahu non ha concesso così tanto alla destra estrema perché è debole e ricattabile a causa, si dice, dei suoi problemi con la giustizia. Lo ha fatto perché ideologicamente è vicino a quella parte politica. Non a caso ha destinato ben 125 milioni di dollari al partito religioso omofobo Noam che avrà l’incarico di salvaguardare «l’identità ebraica». La nomina a speaker della Knesset di Amir Ohana, un esponente gay del Likud, il partito di Netanyahu, è vista da più parti come una cortina fumogena per le politiche che le forze più conservatrici dell’esecutivo intendono attuare nella società.
Questa mattina gruppi di dimostranti di sinistra dovrebbero raggiungere Gerusalemme con un convoglio di automobili da Tel Aviv e si raccoglieranno di fronte alla Knesset. Si tratta però di piccole formazioni, fra cui Peace Now, Bandiere nere, Israeliani e palestinesi per la pace, associazioni Lgbt. E si è appreso che, dopo i comandi militari, anche cento ex diplomatici israeliani hanno pubblicato una lettera aperta rivolta a Netanyahu in cui esprimono la preoccupazione che la politica preannunciata del suo nuovo governo pregiudicherà i rapporti esteri di Israele. Non certo con il governo di destra di Giorgia Meloni, che all’inizio del 2023 sarà accolta con grandi onori in Israele dal governo di estrema destra di Netanyahu.
Il premier israeliano respinge le critiche, nega che saranno negati diritti e nei giorni scorsi ha accusato di sedizione il primo ministro uscente Yair Lapid. Netanyahu ieri ha fatto sapere che andrà tutto per il meglio, dentro e fuori Israele, grazie ai suoi progetti. Anche se con ogni probabilità ci scapperà un attacco aereo israeliano all’Iran (che lui invoca da anni). Ha annunciato, tra le altre cose, l’estensione degli Accordi di Abramo con i vicini arabi. Non si fida di lui re Abdullah II di Giordania, custode dei luoghi santi islamici e cristiani a Gerusalemme. In un’intervista alla Cnn il sovrano hashemita ha sottolineato che c’è «preoccupazione» per possibili violazioni da parte israeliana dello status quo sulla Spianata delle moschee di Gerusalemme. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto
ilmanifesto.it/futuro-nero-lgb…
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#uncaffèconluigieinaudi☕ – Il pendolo elettorale oscilla esclusivamente per merito…
Il pendolo elettorale oscilla esclusivamente per merito della gente indipendente la quale regola la sua opinione non sulle parole, ma sui fatti
da Riflessioni di un liberale sulla democrazia, 1943-1947, Olschki, Firenze, 2001
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Report Corno d’Africa, Etiopia Tigray – EEPA n. 341- 29 dicembre 2022
Negoziati di pace (per 29 dicembre)
- I mediatori dell’accordo sulla cessazione delle ostilità (CoH) si sono recati a Mekelle, ha affermato Nuur Mohamud Sheekh, portavoce dell’Autorità intergovernativa regionale per lo sviluppo (IGAD).
- I mediatori effettueranno il monitoraggio e la verifica dell’attuazione dell’Accordo CoH come previsto dall’articolo 11 dell’Accordo CoH firmato il 2 novembre.
- I membri del team includono il dottor Workeh Gebeyehu, segretario esecutivo dell’IGAD e rappresentanti dell’UA.
- La polizia federale etiope è entrata a Mekelle in applicazione dell’accordo CoH ai sensi dell’articolo 8 (3) che afferma che “L’ENDF, la polizia federale e altri organi di sicurezza federali assumeranno il pieno ed effettivo controllo dello spazio aereo nazionale, della sicurezza aerea e della protezione, e tutte le strutture, le installazioni e le principali infrastrutture federali come aeroporti e autostrade all’interno della regione del Tigray”.
- Il presidente della regione del Tigray, Debretsion Gebremichael, afferma che la guerra finirà solo quando le truppe eritree e le milizie Amhara avranno lasciato la regione del Tigray.
- Debretsion ha affermato che il Tigray non era in pace mentre le uccisioni continuavano e metà della regione era occupata da truppe e milizie straniere.
- Un primo volo commerciale di Ethiopian Airways è atterrato a Mekelle come previsto, il 28 dicembre, a seguito di una visita di successo di una delegazione di alto livello con 50 membri che ha visitato Mekelle il 26 dicembre. È stato il primo aereo dopo che i voli sono stati fermati 19 mesi fa.
- Il vice primo ministro e ministro degli Esteri etiope Demeke Mekonen ha tenuto un incontro il 28 dicembre con il commissario per gli affari politici dell’UA, l’ambasciatore Bankole Adeoye.
- Demeke e Bankole hanno discusso dello stato di attuazione dell’accordo di cessazione delle ostilità (CoH), riferisce l’agenzia di stampa etiope.
- Il commissario Bankole Adiwoye, ha affermato che l’accordo di pace rappresenta un buon esempio per altri paesi membri dell’UA e sarà presentato come un’esperienza al prossimo vertice dell’UA ad Addis Abeba.
- Durante l’incontro, Demeke Mekonen ha affermato che il miglioramento delle condizioni dovuto all’accordo CoH indica il successo del principio dell’Africa di risolvere i propri problemi.
- Gli ambasciatori di oltre 32 paesi, tra cui l’ambasciatore britannico, con sede ad Addis Abeba, si sono recati oggi a Mekelle per monitorare i progressi nell’attuazione dell’accordo CoH.
- Gli ambasciatori erano accompagnati dal ministro della Giustizia Gedion Timotheos dell’Etiopia.
- Il Consiglio delle organizzazioni della società civile etiope ha rilasciato una dichiarazione in cui elogia i progressi compiuti per porre fine al conflitto nel Tigray, riferisce Ethiopian Herald.
- Nella dichiarazione, il consiglio ha affermato ””Il consiglio ritiene che la visita a Mekelle da parte di alti funzionari del governo indichi i progressi nell’attuazione dell’accordo di pace e la continuazione dell’iniziativa per porre fine al conflitto armato nella regione”.
Situazione nel Tigray (al 29 dicembre)
- Una fonte afferma che tra i tecnici etiopi schierati a Mekelle per riparare reti bancarie, sistemi di comunicazione e linee elettriche ci sono tecnici che sono stati addestrati dalla sicurezza e dall’intelligence eritrea.
- Internet e le linee telefoniche sono in fase di ripristino a Mekelle e sono stati ricevuti messaggi Internet dalle case di Mekelle. Si vedono persone in coda et EthioTelecom per ottenere servizi.
- È stato riferito che le linee di comunicazione sono fortemente congestionate.
- L’Autorità etiope per il petrolio e l’energia ha deciso che il carburante potrebbe essere caricato da Gibuti e trasportato direttamente alle società di distribuzione di carburante nel Tigray, afferma l’insider etiope.
- La signora Bekelech Kuma, direttrice della comunicazione dell’autorità, ha affermato che in seguito alla guerra nel nord dell’Etiopia, il carico di carburante nella regione del Tigray è stato proibito.
Situazione in Eritrea (al 29 dicembre)
- Il vescovo cattolico p. Fikremariam Hagos Tsalim, capo dell’eparchia cattolica di Segeneyti in Eritrea, e p. Mehereteab Stefanos, sono stati scarcerati ad Asmara, dicono fonti locali.
- Un video mostra il vescovo Fikremariam e p. Meheretab ringrazia per la liberazione nella chiesa di Kidane Mihret, sede dell’arcivescovo di Asmara/Eritrea.
- Sono in compagnia di altri due vescovi cattolici in Eritrea e dei capi delle varie congregazioni cattoliche in Eritrea.
- Le persone in Eritrea continuano a segnalare difficoltà. Ciò include la privazione dei buoni alimentari necessari per ottenere generi alimentari di base come il pane, forniti dai governi locali.
- Gli eritrei continuano inoltre a riferire di essere chiusi fuori dalle loro case perché i loro figli o mariti non si sono presentati alle loro unità militari.
- Le famiglie sono chiuse fuori dalle loro case e le case sono chiuse a chiave.
Situazione in Etiopia (al 29 dicembre)
- Il capo di stato maggiore delle forze di difesa nazionali etiopi (ENDF), feldmaresciallo Berhanu Jula, è in visita a Türkiye e ha incontrato Yaşar Güler, capo di stato maggiore delle forze armate turche.
- Secondo l’Esercito di liberazione Oromo (OLA), ha condotto un’operazione nel villaggio di Gambel, distretto di Amaya, zona West Shawa. L’operazione è avvenuta il 20 dicembre 2022.
- Le forze dell’OLA hanno teso un’imboscata alle forze dell’ENDF che sono venute a Gambel per condurre un’operazione di ricerca e uccisione. L’unità è stata completamente distrutta, dice l’OLA.
Link di approfondimento:
- facebook.com/TigrayCAB/posts/5…
- addisstandard.com/news-members…
- m.facebook.com/story.php?story…
- aciafrica.org/news/7335/cathol…
- africanews.com/2022/12/28/peac…
- facebook.com/100063890712382/p…
- twitter.com/addisstandard/stat…
- facebook.com/100063890712382/p…
- ethiopiainsider.com/2022/9182/
FONTE: martinplaut.com/2022/12/29/eep…
Spandere
Servono più soldi. Qualsiasi problema italiano sembra legato all’esiguità dei fondi a disposizione, essendo il medesimo Paese in cui si dubita di riuscire a spendere in tempo la pioggia di quattrini messa a disposizione dall’Unione europea. Ci sono o no, mancano o no, questi soldi? Spesso sono solo delle scuse.
Leggo una dichiarazione del procuratore del tribunale dei minori, in quel di Milano: <<Non servono grandi trasformazioni (…) quello che manca sono risorse e investimenti>>. Al Beccaria di Milano manca un direttore che sia tale da venti anni. Supporre che si risolva con più soldi è non solo irreale, ma pure offensivo.
Giusto ieri abbiamo pubblicato una pagina dedicata alla spesa sanitaria, con dati elaborati dalla Fondazione Hume, scoperta: i tagli alla spesa sanitaria, di cui tantissimi parlano per sentito dire, non ci sono stati; la spesa, in valore assoluto, è sempre cresciuta, con due piccole e limitate flessioni; il rapporto percentuale con il prodotto interno lordo è anch’esso crescente nel tempo, ma in maniera più contenuta e con oscillazioni più considerevoli. Significa che la spesa esistente è sufficiente? Non è detto, perché il tema non è solo quello dell’inflazione (che per molti anni neanche si è vista), ma delle modifiche strutturali alla spesa, delle diverse terapie e medicinali, sicché si richiedere un’analisi molto disaggregata dei bisogni. Ma niente, la voce collettiva dice solo: più soldi. Invocazione che pare trovare conferma nei dati europei, visto che la nostra spesa sanitaria pro capite (€ 2.609) è inferiore alla media Ue (€ 3.159) e nettamente inferiore a quella francese o tedesca (rispettivamente € 3.807 e 4.831). Per stare al pari degli altri si deve spendere di più.
Ma mica detto. In Germania l’assicurazione sanitaria è obbligatoria, il suo prezzo è parametrato al reddito e solo un quarto degli ospedali è pubblico. In Italia l’intera spesa privata per le prestazioni sanitarie neanche è contabilizzata nei dati aggregati (e una parte è pure in nero, da qui l’opportunità che i medici siano tenuti ad accettare pagamenti con il Pos). Se sommassimo le spese non saremmo poi distanti da altri, con il solito paradosso che chi è onesto con il fisco paga pure due volte. La nostra industria farmaceutica ha aumentato, in un anno, del 44.1% le esportazioni (nel manifatturiero cresciute del 20%), che non pare un segnale di penuria.
Reclamare sempre più soldi serve a nascondere le disfunzioni frutto di cattiva gestione, assente organizzazione, mancata valutazione dei risultati, a non fare i conti con la regionalizzazione, le troppe centrali d’acquisto, le convenzioni con i privati fino ad esaurimento dei fondi, a far passare sotto silenzio che il 31 dicembre sarà disattivata l’applicazione “Immuni”, che non ha mai funzionato, l’abbiamo pagata e ora si butta via. Ecco a cosa serve dire sempre che mancano i soldi, a non contare quelli che si buttano.
Come una famiglia che ha una finestra sfondata mentre nevica, sente freddino e propone: aumentiamo la spesa per il riscaldamento. Forse serve pure, ma, per evitare di spendere per spandere il caldo altrove, prima si ripari la finestra, altrimenti di sfondato si ritroveranno anche il bilancio. Cosa che all’Italia è già accaduto, senza che si mostri di avere capito e imparato.
La Ragione
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Da cosa dipenderà la crescita dell’economia nel 2023
La guerra russo-ucraina rende ancor più complesse le previsioni: occorre costruire le prospettive del 2023 a cominciare dalla pace, anche con l’intervento di garanzia dell’Onu. Ciò favorirà anche una più solida ripresa dello sviluppo in ogni parte del mondo direttamente o indirettamente coinvolta nel conflitto. I costi dell’energia stanno diminuendo prima delle previsioni e potrà ridursi l’inflazione, evitando nuove crescite dei tassi e i rischi di recessione. Il 2022 è stato determinante per superare l’eccessiva dipendenza dell’Europa da un solo fornitore e la troppo lenta spinta per le energie rinnovabili. La crisi energetica è di straordinario stimolo per investimenti per migliori qualità della vita e tutela dell’ambiente.
La guerra in Ucraina e l’emergenza energetica sono veri e forti stress test per l’economia, rallenta noi commerci internazionali e i movimenti delle persone. Il mondo finanziario è fra i più esposti ai rischi e lo confermano gli incerti andamenti dei mercati nel 2022. L’auspicato “scoppio della pace” e la ricostruzione dell’Ucraina porteranno nuove spinte alle attività economiche e fiducia nei mercati, come spesso
avviene nei dopoguerra. Le banche hanno resistito alla pandemia e al primo anno della guerra ucraina e sostenuto l’economia. Se la guerra continuasse, il 2023 sarebbe a rischio di recessione in vari settori. All’Unione Europea servono altri passi in avanti, dopo i rilevanti nella pandemia e i parziali nell’energia.
Servono iniziative per rendere omogenee le legislazioni connesse al mercato unico, oggi frequentemente diverse e che non favoriscono la crescita comune. L’Unione bancaria rappresenta uno dei settori più avanzati dell’Ue: la Vigilanza unica e le norme promosse da Eba e Bce hanno fatto compiere molti passi avanti. Invece il “terzo pilastro”, la garanzia unica europea dei depositi (oggi garantiti dai Fondi interbancari nazionali), non è progredito, impedito da inammissibili condizioni di alcuni Stati a carico dei debiti pubblici di altri Stati. Il vero “terzo pilastro” dell’Unione bancaria, più che mai necessario e possibile, consiste negli indispensabili Testi Unici europei innanzitutto in diritto bancario, finanziario e penale dell’economia, riforme che non costano e che favorirebbero la maggiore integrazione bancaria ed economica e la crescita di banche europee di dimensioni competitive con i giganti americani e asiatici.
Il 2023 porterà a un chiarimento in Italia anche sulle prospettive del tanto discusso Mes, il “fondo salva Stati”. Lontani dalle polemiche politiche, occorre responsabilmente essere consapevoli della necessità di avere conti in ordine, senza eccessi di debito pubblico, per evitare di ricorrere ai vari strumenti eccezionali salva Stati (non c’è solo il MES). Il Parlamento italiano dovrà valutare anche quanto il MES può concorrere a proseguire la costruzione dell’Ue. È in corso una rivoluzione tecnologica, accelerata dalla fase più acuta della pandemia, che ha contribuito a mutare le abitudini: il lavoro in parte a distanza, le riunioni sempre più in videoconferenza, gli acquisti anche on line cambiano
volto anche a città e campagne.
La rivoluzione tecnologica è irreversibile, anche se talune abitudini precedenti potranno sopravvivere o addirittura parzialmente riprendersi. Nella rivoluzione tecnologica, i servizi di pagamento sono fra gli elementi più connettivi, indispensabili a distanza e sempre più utilizzati. Negli Usa l’evoluzione tecnologica nei pagamenti è avanzata prima: americani sono i principali circuiti mondiali di pagamento. Anche in Italia sono stati effettuati ingentissimi investimenti tecnologici, finanziari, bancari, ecc. per sistemi di pagamento sempre più diversi,
innovativi e competitivi. Debbono essere sempre rispettatigli investimenti effettuati e la libertà di scelta di ciascuno per ogni pagamento. Già nel 2012 venne insediato in Italia un Tavolo di confronto fra i protagonisti dei settori economici e le Autorità anche di Vigilanza bancaria e di concorrenza del mercato.
La legge di Bilancio per il 2023 ha deliberato la costituzione di un nuovo Tavolo fra i protagonisti dei sistemi di pagamento e degli altri settori
economici, in presenza delle Autorità. Il Tavolo porterà ad un trasparente chiarimento sulle diversità e complessità dei sistemi di pagamento, sulla catena di differenti soggetti che li assicurano: tecnologici, circuiti internazionali e nazionali, emittenti, distributori, consumatori e percettori. La concorrenza e l’innovazione hanno progressivamente ridotto i diversi costi delle transazioni elettroniche, mentre sussistono anche costi per la gestione del contante. Il Tavolo servirà a chiarire equivoci e a rendere ciascuno più consapevole dei problemi altrui e potrà favorire evoluzioni, rispettando i ruoli di ogni impresa e le libere scelte di ciascuno. Ogni modernizzazione nei sistemi di pagamento ha prodotto problemi iniziali, poi superati, come nell’Ottocento, quando alle monete metalliche si affiancarono le banconote.
Nessuno può, infatti, bloccare le innovazioni e l’avvenire.
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Serbia-Kosovo, Aleksandar Vucic: "L'Occidente ci ricatta" - Kulturjam
"Il continente europeo è molto vicino all’apertura di un nuovo fronte bellico al proprio interno, questa volta a causa delle crescenti tensioni tra la Serbia e il governo dell’autoproclamato Kosovo. Come nella crisi ucraina, l’Occidente atlantista a guida statunitense sta giocando un ruolo di primo piano nell’acuire le tensioni tra le parti, dimostrando ancora una volta la propria natura bellicista."
kRIK KRIEK – L’ESILIATO
Magnifica edizione in grande formato della prima graphic novel di grande respiro per il maestro olandese del fumetto Erik Kriek, che si è fatto conoscere dal pubblico italiano per altri due ottimi lavori pubblicati da Eris Edizioni come quest’ultimo, “H.P.Lovecreaft –Da Altrove e altri racconti” del 2014 e “In the pines” del 2016. “L’esiliato” è la storia di un vichingo islandese che torna a casa dopo sette anni di esilio dovuti ad un omicidio, ed è la storia di un ritorno infausto che comincia a muovere molto avvenimenti che porteranno scompiglio in molte vittime.
iyezine.com/erik-kriek-lesilia…
Erik Kriek - L'esiliato
Erik Kriek ha studiato e ha compreso in maniera molto profonda le dinamiche della società islandese dell’epoca vichinga, arrivando a disegnare un affresco molto vivo e vivido dell’Islanda e degli islandesi di quell’epoca.Massimo Argo (In Your Eyes ezine)
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Pallone: la meritocrazia finanziaria
Pallone.
Una società di #pallone torinese che opera ai massimi livelli del settore ha approvato il #bilancio chiuso il 30 giugno 2022 con perdite per duecentotrentotto milioni, fatta grazia degli spiccioli.
Questo, solo per l'anno 2021 perché secondo le gazzette in cinque anni questa stessa società avrebbe perso oltre seicento milioni.
Una gestione di rara oculatezza che secondo i dati a disposizione non è, ovviamente, un caso isolato.
Lo stato che occupa la penisola italiana ha un #governo improntato alla #meritocrazia e i suoi esponenti esortano i laureati a non storcere la bocca davanti alla prospettiva di un lavoretto da #camerieri, magari portato avanti per una trentina d'anni in cambio degli spiccioli e possibilmente in silenzio.
In omaggio a questi principi non negoziabili e con lodevole coerenza, esso, concede alle società di pallone cinque anni di tempo per pagare quanto dovuto al #fisco.
Russia e Cina si sono coalizzate per contrastare le sanzioni degli Stati Uniti - Controinformazione
"Nel mondo è sorta una resistenza organizzata alle sanzioni economiche degli Stati Uniti e dei suoi alleati. La capacità di Washington di esercitare pressioni economiche è dovuta al primato del dollaro sui mercati mondiali. A questo proposito, altri paesi ricorrono a innovazioni finanziarie volte a ridurre il vantaggio americano. Questo si esprime nel rifiuto del sistema bancario SWIFT e nell’uso della moneta elettronica."
#uncaffèconluigieinaudi☕ – Da millenni la sapienza popolare…
Da millenni la sapienza popolare ha affermato la distinzione tra la democrazia e la demagogia
da Maior et sanior pars, in “Idea”, gennaio 1945
L'articolo #uncaffèconluigieinaudi☕ – Da millenni la sapienza popolare… proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Report Corno d’Africa, Etiopia Tigray – EEPA n. 340- 28 dicembre 2022
Negoziati di pace (per 28 dicembre)
- L’Unione Africana (UA) invierà una delegazione per verificare e monitorare il processo di attuazione dell’Accordo di Cessazione delle Ostilità (CoH).
- La delegazione dell’UA si recherà nella capitale del Tigray “entro la fine dell’anno” con l’obiettivo di seguire i progressi dell’accordo di pace.
- La delegazione dell’Unione africana segue una visita di 50 delegati di alto livello il 26 dicembre, compresi i ministri del governo federale dell’Etiopia a Mekelle, che sono stati cordialmente accolti all’aeroporto dai leader della chiesa e da membri del pubblico.
- Entrambe le visite fanno seguito a un secondo round di negoziati terminato il 22 dicembre a Nairobi, i cui risultati sono stati annunciati dall’ex presidente keniota, che guida gli sforzi del team di mediazione.
- Dopo il secondo round di negoziati, Kenyatta ha dichiarato che i negoziatori dell’Etiopia e del Tigray avevano concordato di “dare pieno accesso al team di monitoraggio e verifica dell’Unione africana”.
- Kenyatta ha affermato che la delegazione dell’Unione africana adotterà “un punto di vista completo a 360 gradi per garantire che tutti gli elementi degli accordi vengano effettivamente implementati”.
- Resta inteso che la visita della squadra di mediazione dell’UA darà loro una piena comprensione della situazione sul campo, per aiutare a informare i passi necessari per far avanzare il processo di pace.
- Desta preoccupazione la presenza di truppe eritree nel Tigray.
- I funzionari del Tigray affermano che il governo eritreo sta ancora intervenendo sul terreno nel Tigray e ostacolando il processo di pace.
- I funzionari del Tigray hanno chiesto che il governo del PM Abiy garantisca il rispetto dei termini dell’accordo di pace in merito al ritiro delle forze straniere e non federali, ancora presenti nel Tigray.
Situazione nel Tigray (al 28 dicembre)
- Il rapporto del Comitato di coordinamento delle emergenze afferma che la ripresa dei servizi essenziali (compresi servizi bancari, comunicazioni e altri fattori abilitanti) in tutto il Tigray è fondamentale, così come il flusso di beni commerciali per garantire che l’assistenza umanitaria possa essere fornita.
- L’ECC riferisce che un gran numero di nuovi sfollati interni è arrivato a Shire nei siti BGI, Embadanso, Tsehaye, Midre-Genet, Fre-Seweat, Guna, Atsede e Preparatory IDP dove sono necessari assistenza alimentare immediata e altri servizi.
- I nuovi sfollati provenienti dal Tigray nordoccidentale: Seyemti, Adiabo, Maekelay Adiabo, Tahtay Adiabo, Sheraro, Tselemti, Zana, Adi’mehmeday, Hitsats, Mai-hanse, Tselemti, Maitsebri e Tahtay Koraro.
- L’ECC osserva i rapporti secondo cui i siti sono accessibili da gruppi militari. Gli sfollati temono di essere presi dalle forze di sicurezza.
- Secondo quanto riferito, il sito degli sfollati di Hitsats presenta una situazione umanitaria disastrosa, ma non può ancora essere raggiunto.
- Il rapporto dell’ECC afferma che i gruppi armati, in particolare le forze eritree, entrano frequentemente nei siti degli sfollati e minacciano gli sfollati di sequestro e detenzione.
- Un esempio è una madre di 25 anni con il suo bambino che è stata presa dalle forze eritree e nessuno sa dove sia ora (denunciato ad Adua).
- Il rapporto afferma che tre autobus di sfollati interni sono stati caricati e rapiti da Fano e forze militari, ad Aksum. Secondo quanto riferito, i civili tigrini ad Aksum si sentono intimiditi e minacciati.
Situazione in Etiopia (al 28 dicembre)
- Una delegazione militare etiope guidata dal capo di stato maggiore, il feldmaresciallo Berhanu Jula, ha effettuato ieri una visita ufficiale in Turchia, afferma FBC citando l’ambasciata etiope nel paese.
- Il capo di stato maggiore dell’Etiopia ha tenuto un incontro con il suo omologo turco e, secondo quanto riferito, ha discusso della cooperazione militare bilaterale.
- I vescovi cattolici dell’Etiopia hanno accolto con favore il recente accordo per la “cessazione definitiva delle ostilità” tra il governo etiope e il Tigray People’s Liberation Front (TPLF).
- In un messaggio diffuso alla chiusura dell’Assemblea ordinaria annuale il 22 dicembre, i Vescovi etiopi hanno esortato tutte le parti interessate a continuare a lavorare “diligentemente” per una pace praticabile e duratura nel Paese.
- Fana Broadcasting Corporation (FBC) ha riferito che 682 migranti etiopi sono tornati a casa ieri dall’Arabia Saudita.
- Dal capodanno etiope (11 settembre), un totale di 18.962 etiopi sono stati rimpatriati dall’Arabia Saudita, secondo il ministero etiope delle donne e degli affari sociali, aggiunge FBC.
- Ieri, l’esplosione di una bomba ha ucciso una persona e ferito tre persone nella città etiope di Adama, in particolare presso l’hotel Gudissa della sottocittà di Bole, secondo l’ufficio di comunicazione della regione di Oromia.
- Secondo quanto riferito, la polizia sta svolgendo indagini sui sospetti arrestati.
Situazione internazionale (al 28 dicembre)
- Il Fondo monetario internazionale afferma che l’accordo di pace tra il governo etiope e il TPLF potrebbe migliorare le attività economiche di Gibuti, invertendo il declino dell’attività portuale.
- L’ex inviato del Corno degli Stati Uniti Jeffrey Feltman scrive che “sulla base della storia del tentativo di Isaias di destabilizzare i suoi vicini, si può concludere che vuole anche impedire il riemergere di un’Etiopia stabile che domina l’ambiente politico e di sicurezza del Corno d’Africa”.
- Feltman sottolinea che gli Emirati Arabi Uniti ospitano la Red Sea Trading Corporation (RSTC) che è sanzionata da Stati Uniti e UE in quanto canale per attività illegali e criminali e supporto alla guerra. L’RSTC è la più grande struttura offshore su cui Isaias fa affidamento per le importazioni e le esportazioni, comprese le armi.
Link di interesse
- https://www.theeastafrican.co.ke/tea/news/rest-of-africa/ethiopia-tigray-discuss-withdrawal-of-eritrea-forces-4067260
- Ethiopian chief of staff visits Turkey on military cooperation
- Ethiopian Bishops applaud peace agreement for Tigray
- Explosion at Adama city in Ethiopia kills one and injures others
- Almost 19000 Ethiopian migrants return home from Saudi Arabia in less than four months
- Ethiopia’s truce agreement forecasted to spring Djibouti economic activities
- https://reader.foreignaffairs.com/2022/12/26/ethiopias-hard-road-to-peace/content.html
Ninna nanna di Maria
Testo e musica: Luca AllulliVoce: Serena CaporuscioPianoforte: Giampiero MontiChitarra: Luca AllulliYouTube
✨ Il Ministero dell’Istruzione e del Merito augura a tutte e a tutti buone feste!
Qui il messaggio del Ministro Giuseppe Valditara ▶ miur.gov.it/web/guest/-/messag…
Ministero dell'Istruzione
✨ Il Ministero dell’Istruzione e del Merito augura a tutte e a tutti buone feste! Qui il messaggio del Ministro Giuseppe Valditara ▶ https://www.miur.gov.it/web/guest/-/messaggio-di-natale-del-ministro-dell-istruzione-e-del-meritoTelegram
Ho letto una caratteristica di #GrapheneOS che trovo meravigliosa: quella di poter impostare dei profili utente isolati.
Per me sarebbe la soluzione perfetta per avere un solo device e separare le app che sono costretto a tenere per lavoro (WA, voip aziendale, Teams) in un profilo, mantenendo l'altro pulito e senza servizi Google.
Purtroppo questo significa dover acquistare un Pixel dal 6 in su, i cui prezzi del ricondizionato sono tristemente vicini al nuovo.
Mi chiedevo: si tratta di una caratteristica esclusiva o ci sono altri OS #android che permettono di ottenere uno scenario simile?
Twitter Files, depistaggi politici e psy-ops
In queste settimane numerosi giornalisti sono alle prese con documenti e comunicazioni riservate di Twitter diffusi da Elon Musk. Li chiamano “Twitter Files”.
I primi cinque Twitter Files hanno rivelato i meccanismi interni alla moderazione di Twitter, tra manager politicizzati con deliri di onnipotenza e interferenze da parte dell’intelligence. Oggi scaveremo ancora un po’ nella tana del bianconiglio, per portare allo scoperto le attività di censura, manipolazione e propaganda politica da parte dell’FBI e del Pentagono — con la collaborazione di Twitter.
Se non sai di cosa sto parlando ti consiglio di leggere prima qui:
Twitter Files, una sintesi
Nelle scorse settimane Elon Musk ha distribuito ad alcuni giornalisti migliaia di documenti e comunicazioni riservate di Twitter. L’analisi di questi documenti ha dato vita a un piccolo cataclisma. Le prime notizie che arrivano dai “Twitter Files” raccontano di…
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7 days ago · 12 likes · 2 comments · Matte Galt
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Ancora sul laptop di Hunter Biden
Nel primo articolo dedicato ai Twitter Files abbiamo visto come nel 2020 Twitter abbia censurato a tutto spiano ogni notizia relativa al contenuto del laptop abbandonato di Hunter Biden (figlio di Joe Biden) e di come abbiano anche shadowbannato e sospeso diverse persone che osavano parlarne sul social network.
Ciò che non traspariva pienamente era il ruolo attivo dell’intelligence — in particolare dell’FBI — in tutta questa vicenda.
La storia per l’FBI, come racconta Michael Shellenberger, inizia a dicembre 2019 — quando il proprietario di un negozio di riparazione di computer del Delaware (J.P. Mac Isaac) comunicò all’agenzia federale di avere ricevuto un laptop di proprietà di Hunter Biden. Nel laptop, a suo dire, c’erano delle informazioni che potevano dimostrare l’esistenza di alcuni reati commessi da Hunter Biden. Passarono alcuni giorni e Mac Isaac venne chiamato a comparire per consegnare il laptop nelle mani dell’FBI.
Passarono i mesi e non accadde nulla. Così Mac Isaac decise ad agosto 2020 di inviare una email a Rudy Giuliani (politico repubblicano ed ex sindaco di New York) per spiegare tutta la faccenda e informarlo dei suoi sospetti sul contenuto del laptop.
Tenete presente che a novembre 2020 si sarebbero tenute le elezioni presidenziali. Una storia che raccontava di possibili reati legati a Biden sarebbe stata una pistola fumante per i repubblicani contro la campagna elettorale di Biden. Fu probabilmente per questo che Rudy Giuliani decise di spifferare tutto al New York Post.
Il 14 ottobre 2020 il New York Post pubblicò la storia. Come sappiamo, nel giro di poche ore, Twitter avviò una penetrante opera di censura, giustificata con la scusa della diffusione di possibile materiale “hackerato”.
Ma perché mai Twitter avrebbe dovuto pensare che le notizie sul laptop di Hunter Biden fossero collegate ad operazioni di hacking? Non c’era nulla che lo lasciasse presumere. E come facevano ad essere così preparati a censurare una storia che apparentemente non aveva violato alcuna policy?
Twitter, succursale dell’FBI
Una spiegazione plausibile è che i team di moderazione di Twitter fossero stati preparati e indotti ad agire in quel modo. Ma da chi? Beh, dall’FBI.
I Twitter Files mostrano infatti che già dai primi mesi del 2020, dopo aver preso possesso del laptop, l’FBI avviò una serie di incontri con Twitter per discutere del rischio di possibili campagne di “hack and dump” che avrebbero potuto essere realizzate dai russi a ridosso delle elezioni.
In realtà, come racconta Michael Shellenberger e come affermato anche da Twitter in vari comunicati, nel 2020 ci furono ben poche attività legate ad “interferenze russe”.
Nonostante tutto, l’FBI continuò per tutto l’anno un’opera di persuasione sui rischi di un possibile “hack and dump”. Fu ad agosto 2020 che l’FBI contattò nuovamente Twitter, attraverso Yoel Roth, condividendo alcuni documenti riservati che indicavano il rischio di possibili future attività di “hack and dump” del collettivo hacker russo APT28. Il mese successivo, lo stesso Yoel Roth partecipò a un’esercitazione organizzata dall’Aspen Institute su un possibile scenario di “hack and dump” riguardante proprio Hunter Biden e Joe Biden.
Sempre in quel periodo, a settembre 2020 — un mese prima dello scoop del New York Post — Yoel Roth e Elvis Chan (agente FBI) crearono un network cifrato per le comunicazioni tra Twitter e l’FBI e una “virtual war room” — come se fossero in preparazione per una vera emergenza.
E in effetti erano ben preparati. In poche ore Twitter fu in grado di censurare sistematicamente ogni notizia riguardante il contenuto del laptop di Hunter Biden. Eppure… di hacker russi non c’era traccia, così come non c’era traccia di violazioni.
Lo disse chiaramente Roth in una comunicazione interna: “it isn’t clearly violative of our Hacked Materials Policy, nor is it clearly in violation of anything else, but this feels a lot like a somewhat subtle leak operation” e le confermano anche le seguenti comunicazioni interne:
Nonostante questo, le pressioni e le influenze dell’FBI avevano colpito nel segno e raggiunto il loro obiettivo. Forse, anche grazie ai numerosi ex-agenti e consulenti dell’intelligence che in quel periodo lavoravano dentro Twitter. Come ad esempio Dawn Burton, ex capo dello staff del Direttore dell’FBI James Comey (2013-2017) e assunto da Twitter nel 2019 come “Director of Strategy”.
O forse, grazie ai $3.4 milioni di dollari che l’FBI ha pagato a Twitter per i suoi servizi da fine 2019 a inizio 2021.
Il depistaggio politico dell’FBI
A questo punto vale la pena ripercorrere brevemente i fatti, per capire meglio la gravità di questi eventi:
- L’FBI prese possesso del laptop di Hunter Biden già nel 2019 — un anno prima che uscisse la storia sul NY Post
- L’FBI conosceva i contenuti del laptop e sapeva che Rudy Giuliani aveva passato le informazioni al NY Post, poiché era sotto sorveglianza
- L’FBI sapeva che il contenuto del laptop era reale e che non aveva nulla a che fare con propaganda e o hacker russi, ma nonostante questo spinsero Twitter a censurare i contenuti sotto il falso pretesto dell’influenza russa nelle elezioni
- L’FBI pagò Twitter più di 3 milioni di dollari da fine 2019 a inizio 2021
- Nel 2020 Hunter Biden era oggetto di indagini da parte dei senatori repubblicani Grassley e Johnson
Insomma, è molto probabile che, come affermato anche da Michael Shellenberger, l’attività dell’FBI fosse un vero e proprio depistaggio politico — una campagna di disinformazione per screditare politicamente i contenuti del laptop di Hunter Biden, che sarebbero usciti, e che avevano il potere di affossare Joe Biden durante le elezioni.
A tutti gli effetti, l’FBI potrebbe aver agito come strumento di censura e disinformazione politica con l’aiuto (a caro prezzo) di Twitter — proprio quelle cose da cui i legislatori di tutto il mondo cercano di proteggerci, togliendoci libertà di parola.
Michael Shellenberger scriveva due giorni fa: “At this point, members of Congress should be extremely concerned that FBI is engaged in a cover-up. There needs to be an aggressive investigation of the apparent politicization of the FBI by Congress, and perhaps even a Special Counsel in the DoJ to investigate what happened”.
L’FBI non ha mancato di rispondere alle accuse, con un eccellente esempio di gaslighting:
Cari lettori, siamo certamente un branco di complottisti senza cervello.
Twitter, arma per le psy-ops militari
Se la censura e disinformazione politica dell’FBI non vi basta, continuiamo con il Twitter Files numero 8, di Lee Fang (20 dicembre).
Il thread di Lee approfondisce il ruolo e l’acquiescienza di Twitter nelle “psy-op” (operazioni per influenzare psicologicamente l’opinione delle masse) portate avanti dal Pentagono. Per anni Twitter ha dichiarato di combattere le campagne di propaganda di stato sulla piattaforma, salvo scoprire che erano loro stessi a supportarle.
Le prime avvisaglie di questa particolare partnership arrivano nel 2017, quando il CENTCOM (Comando combattente unificato delle forze armate degli Stati Uniti) inviò a Twitter una lista di 52 account di lingua araba che sarebbero stati usati per “amplificare certi messaggi”.
Gli ufficiali chiesero a Twitter di verificare gli account fake (spunta blu) e di “whitelistarli”.
Il “whitelisting”, da quello che ho capito, è sostanzialmente uno shadowban al contrario: gli account whitelisted sono immuni da attività di moderazione (immagino anche automatizzata) e hanno più visibilità degli accout normali. Gli account whitelisted furono usati, pare, per generare news e meme capaci di influenzare l’opinione pubblica in Yemen, Syria, Iraq, Kuwait e molti altri paesi.
Molti di questi account furono usati per promuovere la guerra in Yemen — una guerra che ha portato alla morte di migliaia di civili e distrutto la vita a milioni di persone.
Ad esempio, uno di questi era l’account @yemencurrent, che veniva usato per diffondere notizie sugli attacchi droni da parte degli Stati Uniti, enfatizzando la precisione degli attacchi aerei, capaci di risparmiare i civili e ammazzare soltanto “terroristi” con grande accuratezza.
Diverse comunicazioni interne mostrano che i manager di alto livello di Twitter sapevano dell’esistenza di questo vasto network di account fake usati per operazioni di manipolazione e propaganda dal Department of Defense, ma scelsero di chiudere un occhio — evitando così di sospenderli. Alcuni di questi account erano ancora attivi fino a pochi mesi fa.
Noi e loro
Mentre i nostri governi ci avvertivano dei pericoli della propaganda russa e cinese; mentre censuravano fonti d’informazione con la scusa della guerra e del covid; mentre promuovevano leggi liberticide contro la “disinformazione” come il Digital Services Act… mentre facevano tutto questo per noi — loro facevano l’esatto opposto: disinformazione, censura politica e propaganda per manipolare l’opinione pubblica.
La speranza è che i Twitter Files possano essere uno spunto per riflettere sugli enormi pericoli che arrivano proprio dalla manipolazione psicologica violenta e subdola dei nostri governi, sempre più “grandi” e sempre più lontani dallo scrutinio dei cittadini. Com’è possibile che un’agenzia come l’FBI possa essere usata così spudoratamente per fini politici? In quali altre occasioni è accaduta la stessa cosa?
Ancora una volta i fatti dimostrano che la “lotta alla disinformazione” non è altro che una lotta per il controllo dell’informazione e per la manipolazione delle masse. D’altronde, è così che i governi di tutto il mondo riescono a sopravvivere.
Ministero dell'Istruzione
Il Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara ha firmato il decreto che approva le Linee guida per l’orientamento, riforma prevista dal #PNRR.Telegram
strano bug in Firefox - post lungo
Nei miei pc uso #firefox installato via #Flatpak, per un paio di motivi: mi piace avere sempre l'ultima versione del browser, mi piace poter controllare (tramite #flatseal) quanto FF possa interagire col resto del mio sistema, e infine per me è stato il modo più semplice e indolore per avviare FF in modalità #wayland senza strani script (sempre grazie a Flatseal).
Tuttavia sto avendo esperienza di uno strano bug. Quando, in Gnome, apro firefox dall'icona, ho esperienza di continui crash, riproducibili. Di solito, basta aprire il browser e andare nelle impostazioni, o aprire due o tre bookmark, e il programma crasha e si chiude. Non viene proposto il tool per esaminare l'errore o inviarlo a FF e a volte riparte in safe mode, con tutte le estensioni disabilitate.
A questo punto ho lanciato il programma da terminale, usandoflatpak run org.mozilla.firefox
per vedere se almeno, al momento del crash, fosse prodotto qualche output indicativo. Ma lanciandolo da terminale il crash non avviene.
Così apro Alacarte e scopro che il launcher grafico di FF è un po' più complesso di quello che avevo digitato in terminale:/usr/bin/flatpak run --branch=stable --arch=x86_64 --command=firefox --file-forwarding org.mozilla.firefox @@u %u @@
copio-incollo la stringa in terminale (senza la parte finale, da @ in poi) per capire se il problema fosse in una delle opzioni passate dal launcher; ma, anche in questo caso, firefox lanciato da terminale è il solito vecchio firefox, solido come una roccia, zero crash, anche con tutte le estensioni attive.
Ho provato anche a fare il contrario, cioè a togliere dal launcher grafico le opzioni aggiuntive, ma aprendo FF da icona continuo a ottenere questi crash dopo le prime interazioni.
Ho cercato su DDG e financo su GGL, ma non sono riuscito a trovare segnalazioni simili.
La situazione si ripresenta in modo identico su entrambi i laptop su cui io abbia questa configurazione (Gnome, Firefox da Flatpak).
Le mie capacità di indagine si fermano qui. Se ci fossero suggerimenti, sarebbero molto graditi!
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A questo punto mi viene da sospettare di tutta quell'abbondanza di @ e di u nel launcher. Non dovrebbe essere solo un %u?
A meno che non sia una sintassi particolare per passare argomenti a un flatpak
Edit: a quanto sembra è proprio così
docs.flatpak.org/en/latest/fla…
AGGIORNAMENTO
Probabilmente non sarà utile a nessuno e sarò il solo ad averne avuto esperienza (su ben due pc!), ma credo di essere riuscito a risolvere il problema in un modo tanto anti-scientifico da vergognarmene quasi.
In pratica ho riaperto il fido Alacarte, copiato la stringa del launcher creato dal flatpak e fatto un nuovo launcher con la stessa identica stringa.
Se lancio #Firefox da questo nuovo launcher, il programma non crasha.
Se uso il launcher originale invece sì.
Lascio qui la "soluzione", magari torna utile a qualcuno.
Non senza disappunto per non aver capito il mistero dietro tutto questo
Ministero dell'Istruzione
#IscrizioniOnline, il Ministero dell’Istruzione e del Merito accompagna le famiglie con una lettera dedicata, per valorizzare i talenti e le opportunità di studentesse e studenti.Telegram
Dallo Stato Sociale al Great Reset
Come abbiamo visto nella prima parte di questo articolo, l’idea di Stato Sociale nacque negli Stati Uniti da uno strano ma molto efficace connubio tra religione (protestante) e politica.
I pietisti protestanti del tardo ‘800 furono infatti in grado di sfruttare lo Stato centrale come strumento per plasmare la società a loro immagine e somiglianza, spesso attraverso politiche proibizioniste o misure di “welfare universale” che nascondevano in realtà specifiche volontà politiche (come la diffusione delle scuole pubbliche — la prima vera macchina di propaganda). Questo nuovo movimento intellettuale venne poi conosciuto come “progressismo”.
Privacy Chronicles è una newsletter indipendente che si sostiene solo grazie al contributo dei lettori. Perché non ti iscrivi anche tu?
L’idea dei protestanti-progressisti era tanto semplice quanto inquietante: lo Stato era uno strumento di Dio, che doveva essere usato per creare la società perfetta e preparare il mondo per il secondo avvento.
Personalmente, trovo che ci siano molte analogie tra i primi movimenti progressisti e il Great Reset promosso dal World Economic Forum e ormai da moltissimi intellettuali e politici in tutto il mondo. La tecnologia oggi può concretamente trasformare lo Stato in uno strumento divino, proprio come profetizzato dai primi intellettuali progressisti del tardo ‘800.
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.Telegram
Elon Musk ha deciso che su Twitter è possibile promuovere piattaforme come Friendica, Pleroma, Misskey, Bonfire, Lemmy, Akkoma, SocialHome, Hubzilla, etc 😅
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Può anche accorciare i link delle ricerche.
Fatemi sapere se funziona.
googlethatforyou.com/
Here, Let Me Google That For You
Passive-aggressively teach your friends how to Google. For all those people who find it more convenient to ask you rather than search it themselves. Not associated with Google.GoogleThatForYou.com
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
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Ministero dell'Istruzione
Da domani, 19 dicembre, è possibile abilitarsi al servizio dedicato alle #IscrizioniOnline, effettuando l’accesso tramite SPID, CIE o eIDAS ▶ www.istruzione.Telegram
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Dallo spreco di energia si può uscire
#Derrochólicos è un’iniziativa promossa dal ministero spagnolo per la transizione ecologica, in particolare dall’Istituto per la diversificazione e il risparmio energetico (#IDAE): derrocholicos.es/
Il titolo gioca con i termini “derroche” spreco e “alcoholicos”, alcolisti.
Marcos Martinez ha segnalato il simpatico video di apertura, riprendo qui la sua presentazione che riassume i contenuti del video in spagnolo.
"Il video di apertura è divertente ma purtroppo vero. Imitando una seduta di alcolisti anonimi, si incontrano chi tiene il riscaldamento così alto d'inverno da girare in mutande per casa, chi va in macchina anche a prendere il pane, chi fa partire la lavastoviglie con tre soli piatti, chi non usa la bici mai e poi mai, chi vota contro l'installazione di pannelli solari nel proprio condominio e chi è contrario a migliorare gli imballaggi."
Dallo spreco di energia si può uscire
yewtu.be/watch?v=VfMI2PUtNDg
Qui il toot di Marcos Martinez: framapiaf.org/@euklidiadas@red… Gracias 😀
@maupao @Informa Pirata @Ambiente :verified: @Goofy 📖 🍝 :unverified: @euklidiadas@red.niboe.info
DERROCHÓLICOS – DE MALGASTAR ENERGÍA TAMBIÉN SE SALE
El Ministerio para la Transición Ecológica y el Reto Demográfico e IDAE presentan la campaña “TRANSICIÓN ENERGÉTICA: TRANSFORMACIÓN Y COMPETITIVIDAD” bajo el nombre de DERROCHÓLICOS. Todos somos derrochólicos.Ministerio Transición Ecológica y Reto Demográfico | Invidious
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Franc Mac
in reply to J. Alfred Prufrock • •Le Alternative
in reply to Franc Mac • • •@macfranc quello che permette di fare Graphene da quanto ne so è soprattutto avere i servizi di Google in un profilo separato per non "intaccare" il proprio.
Conosci già Shelter? lealternative.net/2022/04/22/s… permette di fare esattamente quello che dici tu sfruttando il profilo di lavoro Android
Shelter - Le Alternative
skariko (Le Alternative)J. Alfred Prufrock likes this.
J. Alfred Prufrock
in reply to Le Alternative • •Se così fosse, potrei ottenere il risultato orientandomi anche su device più abbordabili
Le Alternative
in reply to J. Alfred Prufrock • • •Le Alternative
in reply to J. Alfred Prufrock • • •r/MicroG - Gapps in work profile (shelter/island)
redditJ. Alfred Prufrock
in reply to J. Alfred Prufrock • •Leggo che #lineageos implementa SELinux, ma serve a imporre delle policies su cosa possa fare o non fare un processo. Molto importante, ma mi sembra un concetto diverso; immagino che sia così anche per /e/, che lo deriva
J. Alfred Prufrock
Unknown parent • •@matchboxbananasynergy really useful insights and advice, thank you!
I am very much oriented towards GrapheneOS, it seems to me that it is a well-designed system, and that it offers concrete and efficient solutions to have (a little) more control over one's device.
So I'm starting to keep an eye on the ads for a Pixel 😁