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VIDEO. Scarcerato dopo 40 anni Karim Younis. Ministro chiede revoca cittadinanza israeliana


Era il detenuto palestinese da più tempo in prigione. Aveva ucciso nel 1980 un soldato. Il ministro dell'interno Arie Deri vuole revocargli la cittadinanza, provvedimento che potrebbe poi portare all'espulsione. Intanto ieri a Balata ucciso un altro adole

di Michele Giorgio –

Pagine Esteri, 5 gennaio 2022 – Accolto da decine di parenti e conoscenti, Karim Younis questa mattina poco dopo le 5 è stato scarcerato e, dopo 40 anni, è tornato a casa ad Arara in Galilea e si è poi recato a far visita alla tomba della madre scomparsa nei mesi passati.

Cittadino israeliano, Younis assieme a due parenti – Maher e Sami Younis – nel 1980 uccise un soldato israeliano, Avraham Bromberg. Condannato a morte, pena poi commutata in 40 anni di carcere, Karim Younis è stato spesso negli elenchi di detenuti politici palestinesi da liberare sulla base di accordi con Israele per lo scambio di prigionieri. Le autorità israeliane hanno sempre respinto la possibilità di una sua scarcerazione anticipata. Considerato un simbolo da tanti palestinesi per la sua lunga prigionia, Younis potrebbe vedersi revocata la sua cittadinanza israeliana se sarà accolta dai giudici la richiesta in quella direzione formulata dal neo-ministro dell’interno Arie Deri.

Intanto la scorsa notte è salito a quattro il bilancio dall’inizio dell’anno di palestinesi uccisi durante incursioni dell’esercito israeliano nei centri abitati cisgiordani. Nel campo profughi di Balata (Nablus) un ragazzo di 16 anni, Amer Abu Zaitun, è stato colpito alla testa da un proiettile sparato, denunciano i palestinesi, da soldati israeliani. Secondo la versione dell’esercito invece l’adolescente sarebbe stato ucciso da un colpo vagante nel fuoco incrociato tra forze israeliane e combattenti palestinesi “durante l’arresto di un ricercato”.

youtube.com/embed/HwnlpS5WWRM

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Sicurezza online: quali regole seguire per navigare sicuri?


Oggigiorno, il web è diventato lo strumento primario per soddisfare qualsiasi esigenza: si ricorre ad esso se si vuole fare un acquisto, progettare un viaggio, cercare nuovi modi di intrattenimento e svago o semplicemente per fare una ricerca. Non tutti sanno che, purtroppo, Internet è un mezzo tanto utile quanto pericoloso: negli ultimi anni, infatti, […]

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Twitter intende riaprire alla pubblicità politica dopo che nel 2019 aveva deciso di vietare la maggior parte degli annunci politici. Nelle prossime settimane, la società “allineerà la politica pubblicitaria a quella della TV e di altri media”, secondo alcuni tweet dell’account Twitter Safety, a riprova che Elon Musk sta intervenendo anche su questo tipo di...


BREAKING: Meta prohibited from use of personal data for advertising


BREAKING: Meta vieta l'uso dei dati personali per la pubblicità Dopo quasi cinque anni, il DPC irlandese ha deciso di presentare un reclamo noyb e ha imposto a Facebook, Instagram e WhatsApp di smettere di utilizzare i dati personali degli utenti per la pubblicità nell'UE. Privacy Win


noyb.eu/en/breaking-meta-prohi…

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La macchina della propaganda | La Fionda

"A dispetto delle apparenze, tuttavia, anche nelle cosiddette democrazie, l’obiettivo è il medesimo, controllare il disagio della maggioranza contro i privilegi della minoranza, cambia solo la tecnica, una tecnica basata sulla Menzogna, che opera in modo sofisticato, creando notizie dal nulla, mescolando bugie e verità, omettendo fatti e circostanze, rimestando abusivamente passato e futuro, paragonando ostriche a elefanti."

lafionda.org/2023/01/05/la-mac…




#uncaffèconLuigiEinaudi☕ – Che nell’Europa contemporanea…


Che nell’Europa contemporanea possono esistere una trentina di stati sovrani è altrettanto anacronistico come lo divenne la coesistenza di centinaia di città-stato e di principati-stato nell’Italia del Quattrocento Ancora il commento al programma. L’Eur
Che nell’Europa contemporanea possono esistere una trentina di stati sovrani è altrettanto anacronistico come lo divenne la coesistenza di centinaia di città-stato e di principati-stato nell’Italia del Quattrocento

Ancora il commento al programma. L’Europa di domani, «L’Italia e il secondo Risorgimento», 13 maggio 1944

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fondazioneluigieinaudi.it/unca…



Mattarella, ‘amnesia costituzionale’ in corso?


Nello scrivere ieri del discorso di Mattarella agli italiani, dove parlavo di evidente ‘stanchezza’, stanchezza morale intellettuale, intendevo e intendo, temevo di avere esagerato, di non aver colto la profondità del messaggio. Vedevo la stampa esaltarlo, mentre io ne parlavo male. Vabbè, mi dicevo, non ho capito nulla, chiedo scusa. Poi, quasi a rispondermi, due […]

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Kevin McCarthy bocciato per la quarta volta come Speaker della Camera, nonostante l’appello di Donald Trump ai suoi: “votalelo”.


Ucraina: Putin si sta preparando per una guerra lunga


Vladimir Putin ha da poco ammesso che la Russia è in guai seri. Un confronto tra il suo recente discorso di Capodanno e il discorso pronunciato solo un anno prima rivela un drammatico cambiamento di tono, concentrazione e linguaggio che allude a un crescente allarme dietro le quinte del Cremlino per l’invasione dell’Ucraina che si […]

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L’Esercito Eritreo Se Ne Andrà Mai dal Tigray e dall’Etiopia? Con quali garanzie?


Punto cardine dell’accordo di Pretoria è l’uscita, la ritirata delle “forze esterne” dallo stato regionale settentrionale etiope. Accordo siglato il 3 novembre dai portavoce del…

Punto cardine dell’accordo di Pretoria è l’uscita, la ritirata delle “forze esterne” dallo stato regionale settentrionale etiope. Accordo siglato il 3 novembre dai portavoce del governo federale etiope e dai rappresentanti dello stato regionale del Tigray.

Ad oggi, mentre vari media internazionali indicano una tiepida movimentazione ed uscita delle truppe eritree da varie aree del Tigray, testimonianze (anche per mezzo video e foto) parlano di storie diverse.

29 dicembre 2022


Il giornalista Dawit Kebede pubblica un post via facebook dove segnala che:4622384

“Oggi, il disgustoso Ara*wit dell’Eritrea sta dispiegando centinaia di veicoli speciali shumen #Obama FSR per ritirare le sue truppe da diverse città nelle regioni centrali e nord-occidentali. Secondo le ultime informazioni, si sono ritirati completamente da Adwa, Aksum, Shire, Sheraro, Endabaguna, Selekleka, Upper e Lower Adiyabo, Lower Koraro e Medebay Zana woreda.”


Dal report di Martin Plaut si apprende che:

“Gli eritrei continuano inoltre a riferire di essere chiusi fuori dalle loro case perché i loro figli o mariti non si sono presentati alle loro unità militari.

Le famiglie sono chiuse fuori dalle loro case e le case sono chiuse a chiave.”


30 dicembre 2022


Aljazeera rilancia la notizia di Reuters sul ritiro dei soldati eritrei da varie aree del Tigray.

“I soldati eritrei, che hanno combattuto a sostegno del governo federale etiope durante i due anni di guerra civile nella regione settentrionale del Tigray, si stanno ritirando da due grandi città e si stanno dirigendo verso il confine, hanno riferito testimoni e un funzionario etiope all’agenzia di stampa Reuters.

Venerdì il ministro dell’Informazione dell’Eritrea, Yemane Gebremeskel, ha detto a Reuters che non può né confermare né smentire l’informazione. Un altro funzionario etiope, parlando a condizione di anonimato, ha confermato che le truppe eritree si stavano ritirando da Axum e Shire.

Getachew Reda, portavoce delle forze tigrine, non ha risposto immediatamente alle richieste di commento.”


Un mio contatto mi ha chiesto se ero a conoscienza del ritiro delle truppe eritree segnalandomi l’articolo di Reuters: me lo ha chiesto perché a lui suonava strano visto la testimonianza ricevuta direttamente da un testimone in Shire.

“Oggi ho chiamato Shire e mi è stato detto che i soldati eritrei sono ovunque lungo la strada, nelle aree rurali e sulle strade dentro e intorno a Shire. Sulle strade di Axum e Adwa.”


2 Gennaio 2023


Il Premier etiope Abiy Ahmed Ali ha detto che l’Etiopia avrebbe utilizzato il porto eritreo di Assab. Un paese del Medio Oriente doveva ricostruire il porto, ma il dittatore eritreo Isayas Afewerki non sta rispettando questo accordo. L’Etiopia doveva fornire energia elettrica all’Eritrea, ma Isayas rifiutò. Abyi ha detto che l’Eritrea sta addestrando la milizia amhara Fano, Afar e OLF – Oromo Liberation Front, che mina il governo etiope.

3 gennaio 2023


Dimitsi Weyane segnala per mezzo social che:

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“Brutalità indicibile dell’esercito eritreo !! La bestia dell’esercito eritreo ha continuato il suo obiettivo di sterminare il popolo del Tigray e oggi ha brutalmente assassinato due giovani innocenti nella città di Aksum. Hanno deliberatamente brutalmente ucciso giovani innocenti che stavano pedalando sull’asfalto della loro città natale nel primo pomeriggio. Ci sono ancora alcuni membri dell’esercito di stanza nell’area dell’ospedale Araya Kahsu nella città di Aksum.”


Lo stesso giorno Tghat condivide un video in cui si vedono soldati con divisa eritrea camminare e pascolare asini, animali utilizzati per trasportare materiale rubato ai civili tigrini:

“Le truppe eritree continuano a saccheggiare il Tigray ea trasportare il bottino in Eritrea. Anche gli asini e i cammelli che usano per il trasporto vengono saccheggiati dal Tigray. Mentre le truppe eritree continuano a spostarsi da un’area all’altra, la notizia della loro partenza dal Tigray è falsa.”


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e due foto con la descrizione:

“Truppe eritree che vagano per le strade di Shire.”


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Riguardo al video, un utente prova a geolocalizzare dove potrebbe essere stato filmato e indica:

“Penso che questo sia stato girato ad Adwa (14°09’45″N 38°54’03″E)”


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4 gennaio 2023


Tghat per mezzo social, segnala la presenza di forze esterne alla regione tigrina, soldati eritrei ed amhara:

“A Shire, le forze eritree e amhara rapiscono persone che vedono provenire dalle banche e confiscano i loro soldi. Fanno lo stesso anche con chi arriva in aereo. Queste forze scompaiono e uccidono chiunque vogliano. La gente chiede aiuto all’ENDF, ma senza successo.”


Con le notizie ed indiscrezioni di questi giorni, diversi osservatori della situazione in Tigray si chiedono come sia possibile avere garanzie della ritirata dell’esercito eritreo da qeul territorio e sal resto d’Etiopia, visto che la storia precedente parla di una presenza radicata anche in altre zone etiopi.

Militari eritrei non solo in Tigray


Nel novembre fu indetto dal governo federale lo stato di emergenza nazionale in Etiopia, dichiarata nel novembre 2021, mentre in Tigray era in atto ancora la guerra genocida.


Approfondimenti:


Nel dicembre 2021 segnalai un aggiornamento su Focus On Africa riguardo scontri su linea di confine tra esercito etiope, ENDF e quello sudanese che erano avvenuti sabato 28 novembre 2021. In quella data è stata segnalata da fonti militari ascoltate da Sudan Tribune la presenza di truppe eritree, come alleate dell’esercito etiope e delle forze speciali amhara, stimate in 6000 unità.

Sudan, scontro con le truppe etiopi ed eritree nell’area contesa di Fasqha: 23 morti

Nel Luglio 2022 Martin Plaut segnalava che:

“I rinnovati scontri a Fashaga, quali che siano le loro apparenti scuse, sono vere minacce alla pace regionale. Gli scontri di Fashaga hanno coinvolto un vigoroso alleato dell’Eritrea: le milizie Amhara “Fano”, gli acerrimi nemici delle forze tigrine.

L’Eritrea è attualmente impegnata nell’addestramento e nell’armamento di queste milizie. Gli eritrei stanno mettendo in stand-by le loro forze. Le fonti di Radio Erena da Asmara hanno confermato che le divisioni delle forze di difesa eritree sono attualmente impegnate in pesanti addestramenti notturni e marce attraverso il paese.

L’addestramento intensivo coincide con i rastrellamenti nei villaggi e nelle città e il richiamo delle truppe in pensione. Insieme a queste misure, la polizia ha rilasciato più di 500 prigionieri dal carcere di Adi Abeto ad Asmara e li ha inviati immediatamente ai campi militari per l’addestramento.“


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Soldati eritrei con uniformi dell’esercito federale etiope

Gennaio 2021


Nel gennaio 2021 nel report di Martin Plaut, viene segnalata la presenza di militari eritrei a Mekelle.

Situazione di guerra segnalata (come confermato al 27 gennaio)

  • Arbi Harnet (un gruppo di fonti clandestine in Eritrea) avverte che i preparativi sono in corso e sono già “quasi completati” per una “rinnovata offensiva finale” nel Tigray.
  • L’offensiva è in fase di finalizzazione e gli implementatori vengono informati che questa sarà “l’offensiva finale per annientare il TPLF”, orchestrata come quella che viene chiamata “l’offensiva finale”, afferma il gruppo.
  • Segnala che ieri un gran numero di uniformi etiopi è arrivato a Mekelle e che i soldati eritrei stavano cambiando le uniformi durante la chiusura delle telecomunicazioni. Altri soldati eritrei sono arrivati ​​a Mekelle.
  • Si teme che i soldati eritrei possano essere istruiti a combattere in uniformi etiopi in alcuni luoghi. Le truppe eritree erano vestite con uniformi ENDF nelle battaglie di Hawzen e Nebelet e furono catturate dalle forze regionali del Tigray che indossavano queste uniformi.
  • All’aeroporto di Mekelle, le truppe eritree, che effettuano la sicurezza, sono vestite con uniformi ENDF.
  • La notizia arriva mentre altre fonti riferiscono che il generale di brigata Abraha Kassa, direttore della sicurezza nazionale dell’Eritrea, era ad Addis Abeba il 25/1. C’è stato un disaccordo tra alti funzionari eritrei ed etiopi durante l’incontro al 4 Killo Palace, sede e residenza del PM. Diverse fonti hanno riferito di alterchi, con alcuni che hanno riferito di colpi di arma da fuoco e un rapporto di persone colpite, forse anche uccise; il numero esatto delle vittime è sconosciuto a causa della varianza nei rapporti .”

Fin dall’inizio della guerra genocida in Tigray, dal 4 novembre 2020, il Premier etiope Abiy Ahmed Ali ha negato la presenza di soldati e dell’esercito eritreo in Etiopia, più specificatamente in Tigray. Per mesi ha sostenuto questa tesi anche rispondendo in sede internazionale. Dopo mesi, in sede parlamentare etiope, sotto pressione della comunità occidentale, USA ed Europa, ha confessato quello che era già confutato e confermato da vari osservatori della guerra genocida in Tigray.

Febbraio 2021


Con il massacro di Axum del 28-29 novembre 2020, le investigazioni, confutazioni e conferme da parte di Amnesty Int. che ha prodotto e condiviso un report nel febbraio 2021, hanno appurato la presenza di soldati eritrei che hanno preso parte alle uccisioni di massa e che si sono macchiati di crimini verso i civili etiopi di etnia tigrina.

Maggio 2021


Le truppe eritree travestite da militari etiopi stanno bloccando gli aiuti critici nel Tigray

Così titolava un articolo della CNN del 13 maggio 2021, frutto di approfondimenti della giornalista Nima Elbagir e del suo team che erano riusciti ad accedere in Tigray, territorio, regione isolata dalla linea telefonica, internet, elettrica e dall’accesso umanitario bloccato e politicizzato per volontà politiche.

Queste riportate solo alcune evidenze per far notare quanto radicate siano le forze militari eritree nel territorio etiope e quanti dubbi possano creare dall punto di vista delle garanzie di ritirata dei soldati.

Settembre 2022


Durante la grande ed ultima offensiva in Tigray, in quel periodo ci sono state mobilitazioni importanti di truppe eritree e reclutamento forzato. Il 5 settembre govani studenti presi dai loro dormitori nella chiesa di Medhanie Alem e portati via dall’esercito PFDJ – People’s Front for Democracy and Justice. COstretti con la forza all’addestramento militare.


Approfondimenti:


tommasin.org/blog/2023-01-04/l…





Se vogliamo costruire una alternativa libera e federata a #reddit, questa è sicuramente l'opportunità migliore al momento!
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Non c’è forca che tenga. L’Iran non riesce a soffocare la rivolta nel sangue


A ogni assassinio di Stato, la protesta si alimenta. Il regime in difficoltà. Ma la discesa in campo del figlio dello Scià complica l’intesa fra le opposizioni A Javānrūd una ragazza curda senza l’hijab è in piedi davanti alle forze basij durante la cer

A ogni assassinio di Stato, la protesta si alimenta. Il regime in difficoltà. Ma la discesa in campo del figlio dello Scià complica l’intesa fra le opposizioni

A Javānrūd una ragazza curda senza l’hijab è in piedi davanti alle forze basij durante la cerimonia del quarantesimo giorno di fine del lutto per la morte di sette martiri che in questa città hanno preso parte alla rivoluzione scoppiata in Iran quasi quattro mesi fa. Gridano slogan contro Alì Khamenei e maledicono Ruhollah Khomeini: “Morte al Velayat-e Motlaqe Fagih” (morte alla tutela della guida suprema sulla vita sociale e politica). In questo slogan è racchiuso tutto il significato della pacifica rivoluzione scoppiata il 16 settembre 2022 dopo l’assassinio della ventiduenne Mahsa Amini, curda di Saqqez, avvenuta dopo che era stata massacrata di botte in un furgone della cosiddetta “polizia morale” che tre giorni prima l’aveva arrestata perché non indossava il velo come prescrive la legge islamica.

Le manifestazioni di protesta contro questa barbara uccisione, partite dalle città curde dell’Iran, si sono subito estese in tutto il paese, compresa la provincia a maggioranza sunnita del Belūcistān, fino a sfociare in una vera e propria rivoluzione che ora vede queste due regioni ancora come traino della battaglia per il rovesciamento della Repubblica islamica.

Questo elemento costituisce un aspetto molto significativo che non va ignorato. Gridare “Morte al Velayat-e Motlaqe Fagih” ha un doppio significato. Non è solo l’espressione del rifiuto della massima autorità religiosa del paese e dell’oppressione della religione nella vita sociale e politica di un popolo, ma esprime il rifiuto di ogni autoritarismo. Esprime la rivendicazione di una piena democrazia laica rispettosa dei diritti di ogni persona e di ogni minoranza.

Non vi è alcun dubbio sul fatto che è nel Sīstān-Belūcistān e nel Kurdistan iraniano che la rivoluzione per la liberazione dell’Iran dal regime teocratico, guidata dalla cosiddetta “generazione Z”, sia un passo avanti rispetto al resto del paese. In queste regioni è l’intero popolo, sempre a mani nude, ad essere insorto contro la Repubblica islamica. Alcuni centri delle province curde come quelli di Javānrūd, Sanandaj, Bukan, Mahabad, nel Kurdistan iraniano, sono di fatto in mano agli insorti e la situazione è drammatica.

Mentre nella megalopoli di Teheran, così come a Esfahan, a Karaj e a Mashad, le proteste non sono estese e costanti, e i manifestanti non hanno per nulla il controllo delle strade e delle piazze, il fuoco della rivoluzione è tenuto vivo dai curdi e dai beluci. Non è un caso se sono le città curde e quelle del Belūcistān a pagare il prezzo più elevato della feroce repressione. Buona parte dei cittadini arrestati, torturati e uccisi dalle forze paramilitari pasdaran sono appunto curdi o della minoranza beluci, così come la maggior parte dei condannati a morte.

A Javānrūd le guardie rivoluzionarie hanno trasferito migliaia di loro uomini equipaggiati con armi da guerra e hanno arruolato numerose milizie straniere filoiraniane da loro addestrate. Si tratta di milizie sciite provenienti da Iraq, Siria, Libano e dall’Afghanistan. Attaccano le abitazioni dei civili, irrompono nelle loro case e portano via intere famiglie.

A Mahabad si è celebrato il quarantesimo giorno trascorso dall’assassinio di Shamal Kahramaneh al grido di “Javānrūd non è sola, Mahabad è la sua sostenitrice”.

Cerimonia funebre anche per Mehran Basir, un giovane di 29 anni ucciso a Foman il 24 novembre. Il 31 dicembre si è svolta la cerimonia del quarantesimo giorno anche per Mehdi Kabuli, un adolescente di 15 anni ucciso dagli agenti di sicurezza a Gorgan. Il 5 gennaio a Izeh si terrà la cerimonia funebre per il quarantesimo giorno dall’assassinio di Hamed Selahshur, di 22 anni, torturato in prigione fino alla morte. Il giovane Hamed era stato segretamente sepolto fuori città perché la sua famiglia temeva che le autorità sequestrassero il suo corpo per estorcere una confessione forzata, ora lo hanno riesumato per seppellirlo nel “cimitero di famiglia” a Izeh.

Come è noto il regime sequestra i corpi dei manifestanti uccisi e chiede ai familiari una sorta di riscatto per la loro restituzione e precisamente chiede una confessione pubblica che smentica la voce di un loro decesso per mano dello stato. La Repubblica islamica ha paura anche dei morti e dei loro funerali perché le cerimonie funebri si trasformano in imponenti manifestazioni. Insomma, il regime teocratico ha comportamenti e organizzazione di tipo mafioso.

La rivoluzione sembra inarrestabile, ogni funerale produce una manifestazione a cui partecipa un oceano di persone e ciò fa desistere il regime dall’infliggere nuove impiccagioni. Le autorità iraniane pensavano di soffocare le rivolte con l’arma del terrore, ma ciò non sta riuscendo perché ad ogni assassinio la risposta è una ulteriore crescita della ribellione. Crescono la rabbia e l’indignazione, cresce l’odio verso questo orribile regime sanguinario considerato semplicemente criminale e del tutto privo di legittimità, dunque destinato ad essere spazzato via.

Intanto, sabato 31 dicembre 2022, diverse personalità di spicco in esilio che si oppongono alla Repubblica islamica hanno pubblicato una dichiarazione congiunta sui loro social definendo l’anno 2023 come quello della liberazione dell’Iran. “Il 2022 è stato l’anno glorioso della solidarietà degli iraniani di ogni credo, lingua e orientamento. Con lo stesso impegno e solidarietà, il 2023 sarà l’anno della vittoria per la nazione iraniana”, si legge nella dichiarazione firmata dal principe Reza Ciro Pahlavi, dalle attrici Nazanin Boniadi e Golshifteh Farahani, dall’attivista per i diritti umani e giornalista Masih Alinejad, da Hamed Esmaeilion, portavoce dell’Associazione delle famiglie delle vittime del volo PS752 abbattuto dai pasdaran esattamente tre anni fa (l’8 gennaio 2020) e dall’ex calciatore Ali Karimi. Il principe Reza Pahlavi in risposta alle critiche di coloro che sostengono che non vi è una voce unitaria contro il regime, ha detto: “Ecco perché dobbiamo unirci affinché le forze pro-democrazia aprano il dialogo con il mondo”.

E Nazanin Boniadi a “Iran International” ha sottolineato i continui tentativi con vari gruppi di opposizione per lavorare uniti e formare una coalizione.

Questa dichiarazione che invita le forze pro-democrazia a formare una coalizione non è stata sottoscritta da alcun esponente di partiti politici come quelli curdi, repubblicani o radicali. C’è solo un personaggio politico ad aver firmato questa dichiarazione, ed è il principe Reza Pahlavi, un personaggio carismatico a cui i repubblicani e i curdi guardano con sospetto perché non valutano positivamente la passata esperienza monarchica. Questo metodo di escludere alcune componenti fondamentali della società e della politica iraniana attive nella pacifica rivoluzione in corso ricorda quello seguito nel 1979, quando la speranza di una rivoluzione democratica per liberare il paese dall’oppressivo regime monarchico dei Pahlavi, fu vanificata e il moto rivoluzionario fu egemonizzato da una personalità religiosa fondamentalista carismatica come quella di Khomeini.

Per questo incomincia a serpeggiare, in particolare nella comunità curda, preoccupazione per il tentativo di alcuni esponenti della borghesia persiana in esilio, in particolare residente negli Stati Uniti e in Europa, di monopolizzare la rivoluzione ignorando partiti, minoranze e le entità non persiane presenti nel paese che rappresentano la componente più attiva e agguerrita di questo spontaneo movimento rivoluzionario partito dal basso.

Si teme quindi che all’interno della diaspora iraniana vi sia un tentativo di favorire la discesa in campo del principe Reza Pahlavi ritenuto forse in grado di risvegliare il sentimento nazionalista e di una Grande Persia che sia in grado di riscattarsi da quarantaquattro anni di disonore e di oscurantismo rappresentato dal regime teocratico.

Davanti a un movimento rivoluzionario senza leader, per una componente molto influente della borghesia iraniana in esilio, puntare sul nazionalismo persiano e sulla figura del principe Reza Pahlavi potrebbe rappresentare la strada più veloce e sicura per il cambio di regime. Ma i curdi, perseguitati da sempre sotto ogni dittatura, non vogliono essere servitori di nessuno: non intendono morire per un “Re persiano”, questo è il messaggio che arriva dal Kurdistan che vede la dichiarazione di un principe, di due attrici e di un giocatore di calcio, come un tentativo di scippare la rivoluzione e di presentare Reza Ciro Pahlavi, che per i monarchici è ancora il pretendente al trono, come il suo capo politico forte anche del sostegno che riceve grazie ai canali televisivi finanziati dai sauditi e che hanno sede a Londra.

Anche se il principe dichiara di non avere alcuna intenzione di ritornare sul trono, per il suo entourage e per il partito monarchico è pur sempre “Reza II” e dunque si preme fortemente per un ritorno della dinastia dei Pahlavi.

Ma gli slogan che si odono nelle piazze e nelle strade di tutte le città del paese, da Teheran a Sanandaj e da Esfahan a Zahedan e che gridano “Curdi, beluci, azeri; libertà e uguaglianza”, fanno intendere che per la “generazione Z” sono maturi i tempi affinché tutte le componenti etniche e religiose come quelle del Kurdistan e del Belūcistān, che da circa quattro mesi stanno dando un contributo fondamentale alla rivoluzione, dovrebbero avere un pieno riconoscimento e una piena collocazione di un assetto statuale consistente in una democrazia laica con una forte impronta federalistica.

Hugginfton Post

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Eugen Rochko: "Non sono così convinto sulla questione delle citazioni come lo ero nel 2018. Personalmente, non sono un fan, ma è chiaro che c'è molta richiesta in tal senso. La stiamo prendendo in considerazione."

"Se lo facessimo, vorremmo che fosse possibile scegliere di non farlo, in modo simile a come intendiamo consentire la disabilitazione delle risposte. Non è del tutto banale."


I don't feel as strongly about quote posts as I did in 2018. Personally, I am not a fan, but there is clearly a lot of demand for it. We're considering it.

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Gli errori cinesi sul virus


È al tempo stesso spaventoso e rassicurante il clamoroso fallimento cinese nella gestione della pandemia. È spaventoso per le conseguenze sanitarie: quel fallimento sta facendo ammalare milioni di cinesi e mette tutto il resto del mondo a rischio di una n

È al tempo stesso spaventoso e rassicurante il clamoroso fallimento cinese nella gestione della pandemia. È spaventoso per le conseguenze sanitarie: quel fallimento sta facendo ammalare milioni di cinesi e mette tutto il resto del mondo a rischio di una nuova ondata pandemica. È invece rassicurante per due motivi. Il primo è geo-politico. I teorici dell’inevitabile tramonto dell’Occidente forse si sbagliano. Forse la Cina non riuscirà a diventare, nemmeno fra qualche decennio, una superpotenza così forte da poter davvero tenere testa agli Stati Uniti. Né, come hanno previsto alcuni, la Cina tornerà presto ad essere, come era nel Seicento e nel Settecento (prima che iniziasse la Rivoluzione industriale in Gran Bretagna), il Paese più ricco e prospero del globo. L’autocrazia ha un prezzo. Il prezzo è l’eccesso di rigidità che impedisce ai governanti di fronteggiare sfide impreviste con pragmatismo e capacità di correggere, in corso d’opera, gli errori.

Il secondo motivo è che il fallimento cinese dimostra urbi et orbi la superiorità delle società aperte e democratiche rispetto alle autocrazie. Una superiorità molto concreta, non astratta o ideologica: è impietoso il confronto fra il modo efficace – una volta superata la prima fase di disorientamento e di sbandamento – con cui il mondo occidentale ha saputo fronteggiare la pandemia e il fallimento cinese. Fallimento che i cinesi, a dispetto di ogni evidenza, si ostinano a negare.

Come mostrano anche le proteste delle autorità cinesi contro quei Paesi che, come l’Italia, sottopongono a controllo sanitario i viaggiatori in arrivo dalla Cina. Nonché il loro rifiuto di accettare i vaccini occidentali offerti dalla Ue. Hanno una cosa in comune la mala gestione cinese dell’emergenza Covid e l’incapacità russa disconfiggere l’Ucraina. Pur con le loro grandi differenze le autocrazie cinese e russa sono accomunate dalla incapacità/impossibilità di comprendere quale potente risorsa sia la libertà individuale, quale forza essa sprigioni e con quali benefici effetti per i gruppi umani in cui essa è sufficientemente tutelata. I paralleli storici sono sempre arditi ma si può dire che Putin sia incorso in un errore simile a quello commesso, all’inizio del quinto secolo avanti Cristo, dal potente impero persiano quando invase la Grecia: venne sconfitto perché sottovalutò quanta energia potessero accumulare e spendere in battaglia gli uomini liberi delle città greche.

Per le stesse ragioni, Putin ha sottovalutato gli ucraini. Nonché gli occidentali, ivi compresi i pacifici europei, consapevoli, fin dall’inizio del conflitto, del fatto che sostenendo l’Ucraina stanno proteggendo le proprie libertà. Che le autocrazie non comprendano quali conseguenze benefiche per la collettività sia in grado di generare la libertà individuale è normale, scontato. Ma che dire di tutti quegli occidentali
che pur da sempre abituati a godere delle libertà che le nostre società assicurano anche a loro, tuttavia le disprezzano o comunque non ne comprendono i vantaggi? Da dove nasce questa specie di blocco mentale?

I nemici occidentali delle libertà occidentali, per lo più, non dicono oggi, come dicevano un tempo, che le democrazie liberali rappresentino il male. Ma, proprio come allora, la loro bestia nera è sempre il mercato. Come se, senza mercato, possano sussistere società aperta, democrazia, libertà individuali. Puntano il dito contro i «fallimenti del mercato» (che certamente, periodicamente, si verificano) ma vogliono curarli a colpi di Stato, espandendo il ruolo e la presenza dello Stato. Fingono di non sapere che i «fallimenti dello Stato» (da Pechino a Mosca, da Teheran a Caracas, e in tanti altri posti) provocano conseguenze infinitamente più gravi, più devastanti, e durature. Anche lasciando da parte i casi più drammatici ed evidenti, per limitarci a un esempio di casa nostra, quanto è servito fin qui l’eccesso di statualità che da sempre affligge l’economia del Mezzogiorno d’Italia per curarne i mali?

Dietro l’ostilità per il mercato si intravvede la diffidenza per la libertà individuale e per il mondo «caotico» che, apparentemente, essa alimenta. Un caos da curare, secondo certi medici, con dosi massicce di statualità, sostituendo il comando statale (inevitabilmente di pochi) alla libertà di azione dei tanti. Grazie a quella libertà d’azione le società aperte occidentali hanno un dinamismo che manca ad altre società e, in più, i loro sistemi democratici hanno la capacità di correggere gli errori e gli effetti perversi che le azioni dei tanti possono provocare. Proprio la pandemia dimostrai vantaggi della società aperta, e del mercato che ne è una componente indispensabile. È grazie alla libertà di
impresa che, in brevissimo tempo, abbiamo potuto disporre di vaccini in grado di combattere la malattia. Dove non c’è società aperta, dove lo Stato pretende di sostituirsi al mercato, niente del genere può accadere. Non solo la mancanza di libertà impedisce di trovare soluzioni efficaci per fronteggiare le emergenze. Ma, per giunta, le misure adottate dalle autocrazie risultano sempre aberranti, impongono costi sociali altissimi e aggravano anziché risolvere i problemi.

La «cura» usata a lungo dalle autorità cinesi, la chiusura totale e feroce di intere città, l’imprigionamento dei propri sudditi, è servita a generare sofferenza nella popolazione ma non a debellare la malattia. Si è trattato di misure praticabili solo ove non esistono cittadini ma sudditi, ove la libertà individuale è inesistente. Misure che le democrazie occidentali non avrebbero mai potuto adottare. È sufficiente pensare che qui da noi sono bastate certe blande, ma necessarie, misure emergenziali per fare gridare alcuni allo scandalo: ricordate il green pass e le sciocchezze sulla «dittatura sanitaria»? Per sapere cosa fosse una vera dittatura sanitaria bisognava visitare la Cina. Giusto a proposito di «fallimenti dello Stato». Non si può dare per scontato che nel conflitto fra società aperte e società chiuse, fra democrazie e autocrazie, la vittoria finale debba andare necessariamente alle prime. Ma, per lo meno, sappiamo che il nostro mondo possiede risorse (morali prima ancora che materiali) che altri non hanno.

Il Corriere della Sera

L'articolo Gli errori cinesi sul virus proviene da Fondazione Luigi Einaudi.




Materia oscura, nuove misurazioni vanno a favore della gravità modificata - Passione Astronomia

"Uno studio delle curve di rotazione delle galassie segna un punto a favore della gravità modificata, teoria alternativa alla materia oscura prevista dal modello cosmologico standard."

passioneastronomia.it/materia-…



Parte la “costituente” centrista: paga l’UE


Il formato non è dei più agevoli, anche se forse + un omaggio al contemporaneo (e tormentato) confresso del Partito democratico. Ma nelle sette ore e mezza di dibattiti previste a Milano per il 14 gennaio, Matteo renzi e Carlo Calenda intendono lanciare l

Il formato non è dei più agevoli, anche se forse + un omaggio al contemporaneo (e tormentato) confresso del Partito democratico. Ma nelle sette ore e mezza di dibattiti previste a Milano per il 14 gennaio, Matteo renzi e Carlo Calenda intendono lanciare la prima tappa della “assemblea costituente dei Liberali e Democratici Europei” (per citare alcuni dei promotori). Tradotto: il partitone unico riformista, centrista, europeista, azionista, eccetera. Con una buona stella a benedere la partenza: a finanziare parte del maxi-evento di Milano – a cui parteciperà anche la candidata alle regionali Letizia Moratti – sarà il Parlamento europeo, attraverso i fondi del gruppo Renew Europe.

Un passo indietro. Da tempo l’area centrista sogna una rassemblement. Alle elezioni del 25 settembre Renzi e Calenda si sono presentati insieme e poi hanno unito Azione e Italia Viva in una federazione aperta anche a diverse sigle della galassia liberale e ancora in attesa di Più Europa, ormai in rotta col PD.

Con l’anno nuovo, il progetto dovrebbe portare alla nascita di un nuovo partito sul modello del gruppo Renew Europe (che a Bruxelles unisce i liberali dell’Alde e il Partito democratico europeo), nato attorno a En Marche! di Emmanuel Macron. Per farlo, serve appunto un percorso costituente.

In questo contesto si arriva all’appuntamento del 14 gennaio a Milano, dove Renzi e Calenda interverranno come “invitati” della rete “Liberali democratici europei” per accelerare il progetto. Con loro anche Letizia Moratti, sostenuta da Azione e IV alle regionali lombarde ma già pronta ad essere uno dei volti nazionali del partito che sarà, complici sondaggi che al momento la vedono ben lontana dal poter diventare governatrice.

In campagna elettorale però ogni evento è prezioso, a maggior ragione se “spesato”. Come specificato in fondo alla locandina di presentazione dell’incontro, infatit, la giornata è organizzata “con il sostegno finanziario del Parlamento europeo”. In particolare, spiegano fonti di Renew Europe, con i soldi destinati da Bruxelles alle attività dei gruppi parlamentari, dato che l’incontro verterà su “come rafforzare Renew Europe e Partito democratico Europeo” e su “L’unità dei liberaldemocratici” (e tra i relatori ci sarà l’eurodeputato renziano Sandro Gozi).

Detto di Renzi, Calenda e Moratti, a Milano ci sarà pure Benedetto Della Vedova, segretario nazionale di Più Europa, a testimonianza della nuova collocazione centrista del partito di Emma Bonino, che per le regionali ha mollato Pierfrancesco Majorino e la coalizione sinista-M5S.

E poi, come ogni percorso federativo richiede, non mancherà un pantheon intellettuale dei riformisti: il giornalista Oscar Giannino; il presidente della Fondazione Luigi Einaudi Giuseppe Benedetto; l’avvocato (con sfilza di incarichi, tra cui quello nel board dello studio legale Orrick) Alessandro De Nicola. Tutti convinti che questa sia la volta buona per il grande Centro.

Lorenzo Giarelli

Il Fatto Quotidiano, 4 gennaio 2023, pag 7

L'articolo Parte la “costituente” centrista: paga l’UE proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Il 4 gennaio è la Giornata mondiale del Braille. La giornata viene celebrata in memoria della nascita di Louis Braille, inventore del rivoluzionario metodo di scrittura e lettura per non vedenti e ipovedenti.


OK, parliamo di quell'editoriale. Quello che ha insistito non solo sul fatto che la privacy è pericolosa, ma anche sul fatto che non inserire affermativamente la sorveglianza negli strumenti di comunicazione è una posizione ideologica radicale.

Schiacciare gli argomenti dell'editoriale è facile. Sono SHALLOW. E molti hanno schiacciato, spesso con la gentilezza di un professore che valuta una bozza di saggio di uno studente che non volevano scoraggiare completamente. Ti indirizzerò al thread successivo... 1/

web.archive.org/web/2023010119… dorseys-twitter-signal-privacy.html

Ma quello che sta succedendo qui non è sostanza. Ed è su questo che voglio concentrarmi. Quelli di noi che hanno investito nella difesa della privacy devono capire che questo editoriale non è stato scritto per persone con esperienza e il suo scopo non sarà turbato dalla confutazione degli esperti. Non siamo il pubblico. 2/

L'editoriale funziona per creare l'apparenza di un "dibattito" su una questione più o meno risolta. E questa è una funzione potente, rafforzata dalla sua collocazione nel NYT. In questo modo, può fungere da "citazione Potemkin", fornendo un riferimento apparentemente credibile a sostegno di cattive leggi e piattaforme sulla privacy. 3/

Quali leggi? Quali piattaforme politiche? Non lo so. Ma il requisito dell'identificazione dell'età approvato in CA questa settimana e le normative che richiederebbero alle app di comunicazione di scansionare e sorvegliare i contenuti attualmente in corso nell'UE e nel Regno Unito ci danno alcuni indizi. 4/

Soprattutto perché queste leggi, in effetti, impedirebbero alle persone che sviluppano tecnologia di NON costruire capacità di sorveglianza e censura di massa. Che, sebbene estremamente mal argomentato, è effettivamente la spinta principale dell'editoriale.

In breve, abbiamo ragione, le nostre argomentazioni sono solide e abbiamo fatto la lettura. Ma se vogliamo difendere la privacy, dovremo essere coordinati e audaci, e non commettere l'errore di presumere che essere corretti sia di per sé una strategia. Abbiamo molto lavoro da fare nel 2023! FINE

mastodon.uno/@Mer__edith@masto…

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Come il nome stesso dell’esperimento suggerisce, Universe 25, ce ne sono stati altri 24 prima, e quasi tutti hanno portato al medesimo risultato. Il paradiso, inevitabilmente, diventava un inferno.

UNIVERSO 25 - FEDERICO FRANCO

Nel 1962, il ricercatore John B. Calhoun realizzò l’habitat ideale per roditori. Un luogo dove le cavie non avrebbero mai dovuto preoccuparsi di nulla, con cibo, acqua e un rifugio a disposizione per tutti. Un’utopia a misura di topo, la cui società nel giro di un anno raggiunse il suo massimo splendore, per poi ...

#scienza #sovrappopolamento #Universo25

federicofrancopsicobiologia.it…

in reply to Antonino Campaniolo 👣

penso che il morale della favola fosse che dovremmo evitare di comportarci da topi e prevenire il collasso della società
Questa voce è stata modificata (2 anni fa)


Dal 9 al 30 gennaio 2023 si aprono le #IscrizioniOnline!

Sarà possibile presentare la...

Dal 9 al 30 gennaio 2023 si aprono le #IscrizioniOnline!

Sarà possibile presentare la domanda per tutte le classi prime delle scuole statali primarie e secondarie di I e II grado e per i corsi di istruzione e formazione dei Centri di formazione pro…



La scuola del merito e delle classi dominanti - Cumpanis

«Al centro della scuola del ministro, non ci sono i ragazzi con i loro reali bisogni formativi ma solo la volontà di fornire alle imprese un serbatoio di robot, precari e senza diritti, che si umiliano (“l’umiliazione è un fattore fondamentale nella crescita”) ed eseguono perfettamente tutti i compiti assegnati loro dal padrone di turno.»

cumpanis.net/la-scuola-del-mer…

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#xmpp spiegato male


Una delle cose più difficili per me è convincere gli amici a usare sistemi IM diversi da WA o Telegram.

Ed è difficile soprattutto perché tutto è così "appificato" che qualsiasi cosa vada oltre lo "scarica quest'app" per funzionare, viene bollata come "cosa da nerd".

E forse non è errato pensarla così, se pensate a come presentare xmpp. Intanto, come lo nominereste? Icsempipì? Jabber? Poi: quale app? Dove scaricarla? Quale provider? Se queste parole suoneranno familiari nel contesto di chi ha scelto il fediverso come social, per la maggior parte degli altri possessori di smartphone sarà ostrogoto. "I provider... Oddio!".

Non si è parlato ancora di OMEMO, selfhosting, ragioni etiche e di privacy, decentralizzazione, alternative a gafam, libertà di scelta del client: anche l'approccio più semplice e pronto all'uso è già troppo, troppo difficile.

Mi sono cimentato nella scrittura di un post col numero minimo di istruzioni terra-terra per fare provare XMPP a qualche amico, ma non sono riuscito a farla semplice come avrei sperato. È pieno di passaggi delicati che, probabilmente, faranno desistere anche chi avrebbe desiderato assecondarmi e provarci.

Che poi: facile lo è davvero, da usare. Ma manca qualcosa che renda il tutto davvero autoesplicativo, che permetta di dire "toh, scarica quest'app" e il resto sia un percorso guidato dove fare pochi passaggi per impostare tutto.

galeot.peergos.me/chat_amici

#XMPP

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in reply to J. Alfred Prufrock

@mario @roughnecks

è un peccato. Senza una buona app sul play store non si va da nessuna parte, il passaggio a un catalogo di applicazioni alternativo (f-droid) non è cosa da tuttə.

L'unica è trovare degli sponsor a Daniel, così può mettere Conversations gratuita.

Unknown parent

friendica (DFRN) - Collegamento all'originale
J. Alfred Prufrock
@roughnecks @mario sì, e infatti in un primo momento stavo per inserire Snikket come applicazione per il mio mini-tutorial senza pretese: funziona bene ed è disponibile negli store predefiniti di IOS e Android. Ho dovuto virare su Siskin e Conversations per un dettaglio: quando l'ho provato, all'avvio Snikket richiede un invito o di fare login a un account esistente. Non permette di registrare un nuovo account in un server arbitrario in app. Non so se sia ancora così, ma questo introduce ancora un passaggio prima di poter cominciare a chattare


Due pesi, due misure: continua l'occupazione illegale dell'Iraq. Qualcuno se n’è accorto? - Kulturjam

"A differenza dell’Ucraina, per difendere la propria sovranità l’Iraq non può contare sulla concessione massiccia di aiuti umanitari e di materiali bellici, a suon di miliardi, da parte dell’Unione Europea per liberare il proprio Nord Est dalle truppe occupanti, perché quelle truppe sono europee e sono proprio i Paesi europei, oltre a Israele, a beneficiare principalmente del petrolio iracheno sottratto illecitamente da quella zona."

kulturjam.it/politica-e-attual…



La fotografia di Jungjin Lee


La fotografa sud coreana Jungjin Lee crea paesaggi fotografici che mescolano tecniche e materiali della tradizione orientale e occidentale.
Le immagini di Lee sono paesaggi che rappresentano uno stato mentale. Ogni fotografia è il risultato di un processo fortemente mediato, che accentua e nasconde le capacità mimetiche della fotografia, per creare un'estetica che si avvicina alla tradizionale pittura a inchiostro asiatica.
In certe immagini, terra e cielo sembrano aver smarrito il loro orizzonte. Il grigio si fonde con il grigio, fino a dissolversi. Cieli, nuvole, mari diventano spesso astrazioni, bande di luce e oscurità. Universi vuoti, che nonostante tutta la loro fisicità, rimangono unici e misteriosi. Immagini ricche di metafore che sembrano rendere accessibile l'invisibile.
fotografiaartistica.it/fotogra…



Festeggiare Capodanno distruggendo quattro auto più la propria, cercando anche di fare finta di nulla


Il 1 gennaio le gazzette hanno ripreso un comunicato stampa dal sito del Comune di Firenze.
Questo il testo.

Con #Ferrari danneggia quattro auto e se ne va, individuato dalla Polizia municipale - Per l’uomo anche il ritiro della #patente

Durante la notte di #Capodanno ha danneggiato quattro auto andandoci a sbattere con una Ferrari e poi è scappato, ma è stato rintracciato dalla Polizia municipale poche ore dopo e multato.
L’uomo è il proprietario della Ferrari, un #imprenditore fiorentino. Durante i festeggiamenti di Capodanno, per cause in corso di accertamento, è uscito di strada in via #Paisiello e si è scontrato con quattro auto in sosta provocando loro gravi danni. Ma invece di lasciare le proprie generalità se ne è andato abbandonando lì la Ferrari, anch’essa incidentata. Alla scoperta dell’accaduto, la Polizia municipale ha in poco tempo rintracciato il proprietario dell’auto che è stato multato per eccesso di velocità e rifiuto di dare i propri dati. Avendo poi esaurito i punti residui sulla #patente, questa gli è stata ritirata.

Uscito da chissà quale mescita e chissà in che condizioni, un ricco è andato a sbattere contro quattro auto in sosta e ha cercato di fare il ricco anche dopo: l'attenzione della gendarmeria è bene sia riservata a quegli importuni che vendono fazzoletti ai semafori. Ovviamente l'hanno rintracciato in pochi minuti e gli hanno redatto un verbale comprensivo di tutto.
E non doveva essere la prima volta che faceva il ricco: esaurire i punti sulla patente (normalmente venti) richiede una determinazione e una costanza nei comportamenti da ricco degne di cause assai migliori.
Visto che negli ultimi anni la "libera informazione" ha dato ancora più spazio del solito a imprenditori che non facevano che lamentarsi del #fatturato e che giuravano di essere a un passo dalla rovina, c'è anche da lasciarsi andare a qualche illazione sull'utilizzo degli #incentivi alle #imprese.

Poliverso & Poliversity reshared this.



Non siamo partiti bene


Certo che poche settimane fa lo sconto delle Accise sui Carburanti fu decurtato di 13 centesimi da oggi ulteriore decurtazione di 18 centesimi....per cominciare bene il 2023 non c'è male...


Piuttosto che un anno nuovo ne preferirei uno usato ma tenuto bene (scelgo io quale, eh)





Settembre


Boschi miei
che le nuvole del settembre
lente percorrono
mentre le prime foglie
crollano giù dai rami
e adunano umidore per i sentieri
intanto che nel cielo
gli alberi si denudano
così come di sera
quando cadono le ombre
giù dalle cime
s'incupisce la terra
e in alto si rivelano
i disegni dei monti
e delle stelle
miei boschi
vi è tanta pace
in questa vostra muta
rovina
che in pace ora alla mia
rovina penso
e sono come chi
stia sulla riva di un lago
e guardi miti le cose
rispecchiate dall'acqua.

Eleonora reshared this.



A tutto il #fediverso... BUON 2023!!!
Sperando che l'anno nuovo ci regali TANTA SALUTE, tutto ciò che è VERAMENTE NECESSARIO e che ci possa portare esattamente DOVE VOGLIAMO ESSERE 💚
(a me in 🇪🇸 🙏😁 )
#buon2023 #capodanno #cosebelle


Papa Benedetto XVI è stato il Papa che più di ogni altro Papa nella storia della Chiesa ha cercato di eradicare quello che da secoli è sempre stato un male congenito: quello della pederastia. Eppure in questi ultimi 50 anni questo male è diventato qualcosa che ha talmente permeato il centro e la periferia della Chiesa da essere diventato una vera e propria associazione per delinquere, protetta dall'omertà di molti e contro la quale Tutti hanno sempre avuto un terrore fottuto di intervenire. Ratzinger no. L'ha fatto con una determinazione mai vista prima di lui e, purtroppo, neanche dopo di lui.
Non credo che si riuscirà mai a fare abbastanza giustizia delle calunnie che ha ricevuto ma è curioso che Benedetto XVI venga criticato non per la sua manifesta incapacità di poter gestire la macchina Vaticana, affidando tutto alla coppia b&b Bagnasco e Bertone, ma per ciò che non ha mai fatto: avere occultato quelle infamie che lui per primo non solo è riuscito a svelare, ma che è anche riuscito a combattere quasi sempre con successo.

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in reply to Franc Mac

salvo poi dare la colpa all'eccessiva libertà sessuale dei Seventies, se non ricordo male.
in reply to netico

@netico da colui che è stato il massimo teologo del secolo di un'organizzazione religiosa che dai tempi del concilio tridentino si è caratterizzata per la spiccata sessuofobia, una lettura così fallace e pregiudizievole della sessualità dei ragazzi, non desta tutto questa meraviglia...
Tutto ciò, chiamiamolo il contesto", rende anzi ancora più eccezionale la sua lucidità nel combattere come ha fatto lui la pederastia impunita di così tanta parte del clero.
in reply to Franc Mac

sarà. In ogni caso condivido il giudizio "storico": è stato il pontefice che ha fatto di più per la lotta alla pedofilia nella Chiesa Cattolica. Non era difficile.
Unknown parent

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netico

@DunPiteog Tutto vero. @macfranc

Consiglio l'ascolto di ilpost.it/2022/06/23/la-bomba/



Molte disposizioni del Digital Markets Act riguardano pratiche dei fornitori di servizi di piattaforme di base (c.d. gatekeepers) aventi ad oggetto i dati personali. Pertanto, è naturale domandarsi se i diversi obblighi definiti nel DMA siano compatibili con il GDPR e se i gatekeeper possano ottemperare senza problemi ad entrambi i provvedimenti normativi. Sebbene il DMA affermi che esso coesisterà armoniosamente con il GDPR, sorgono comunque interrogativi sull’interazione tra questi due strumenti.

e-lex.it/it/dma-e-gdpr-punti-d…



Propaganda governativa sul MSI


"Il M.S.I. ha trasportato verso la #democrazia milioni di italiani usciti dalla sconfitta della seconda guerra mondiale, che il Movimento Sociale Italiano è stato un movimento della #destra sempre presente nelle dinamiche democratiche di questa Nazione, che è arrivato al #Governo addirittura prima del congresso che lo trasformò in Alleanza Nazionale; ha infine tamponato, nei momenti più bui degli anni di piombo, le derive terroristiche".

Alessandro Draghi, consigliere comunale a Firenze per il partito di maggioranza relativa.

Il MSI alle elezioni del 1948 ebbe cinquecentomila voti alla Camera e duecentomila al Senato; una discrepanza in cui i "ragazzi di Salò", adolescenti nel 1945, ebbero certamente un loro peso. Il rimanente dell'elettorato scelse altri traghetti e non volle saperne di avere come Caronte il partito che raccoglieva parecchi fra i superstiti decision makers

di una guerra peggio che persa perché iniziata in modo vergognoso, condotta in modo vergognoso e infine persa in modo vergognoso.
Il MSI fu sempre presente nelle istituzioni grazie alla stessa democrazia rappresentativa che avrebbe voluto stroncare, non certo nelle dinamiche democratiche in cui veniva abitualmente evitato.
Nei momenti più bui degli anni di piombo il FUAN della romana via Siena tamponò le derive terroristiche dando vita ai Nuclei Armati Rivoluzionari. Chissà cosa non avrebbe fatto se si fosse trattato di agevolarle. L'esecutivo in carica non ama le lingue straniere, assicura un San Giuliano livoroso verso i radical chic invece che verso i "progressisti eleganti".
Il che è ottimo motivo per ricorrervi ogni volta possibile.


Isole dei pirati e utopie cripto-anarchiche


A specter is haunting the modern world, the specter of crypto anarchy. Timothy C. May, 1988 Così iniziava il “Crypto-Anarchist Manifesto”, con un incipit che richiamava l’infausto preambolo del Manifesto Comunista di Marx. Era il 1988. In quegli anni la r

Come facciamo noi estremisti — amanti della libertà e della non violenza — a creare una comunità di persone che condividono gli stessi principi, se tutto il mondo è spartito tra violente bande armate che si fanno chiamare stati-nazione e non c’è alcun luogo in cui rifuggiarsi?

La storia ci insegna che non è facile, seppur esistano esempi di successo. In alcuni casi frutto di una fortunata serie di eventi, come nel caso di Cospaia. In altri, frutto di colonizzazione di nuovi territori inesplorati, come nel caso dell’America, che nel 1776 si rese infine indipendente dal Regno Unito.

Privacy Chronicles si sostiene solo grazie agli abbonamenti dei lettori. Se ti piace quello che scrivo, perchè non ti abboni anche tu?

Oggi però il mondo è molto diverso da quello che conoscevano gli abitanti di Cospaia o da Thomas Jefferson, John Adams, Benjamin Franklin, Robert R. Livingston e Roger Sherman.

Eppure, non tutto è perduto. Anzi — forse per la prima volta nella storia umana abbiamo gli strumenti per ribaltare completamente i paradigmi creare delle vere e proprie comunità libertarie. Per vedere come, ripercorreremo insieme brevemente il pensiero di Timothy May, uno dei fondatori dei Cypherpunk.

Pirate Utopias


Ma cosa ci vieta oggi di colonizzare un’isola sperduta nel pacifico e creare lì una comunità libertaria? Niente — è pieno di bellissime isole in vendita. Sarebbe però un esperimento estremamente complicato e destinato a non durare nel tempo.

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Prima di tutto, l’isola dei pirati non potrebbe dichiararsi indipendente da ogni altro Stato al mondo, sarebbe una condanna a morte. Chi ha guardato la serie “Black Sails” saprà bene quale potrebbe essere la reazione degli Stati limitrofi. Gli amici pirati-libertari sarebbero presto dichiarati pericolosi terroristi da eliminare al più presto, per non dare il cattivo esempio.

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L’era delle sanzioni Usa è arrivata al capolinea? - Contropiano

"Per molti anni, gli USA hanno usato efficacemente l’arma delle sanzioni (unilaterali, non decisa dall’Onu) per imporre il loro ordine mondiale e mettere in riga i Paesi ribelli.
[...]
Ma, fatalmente, questo approccio ha indotto a poco a poco il resto dal mondo a organizzarsi e cercare scappatoie per liberarsi dallo strapotere statunitense."

contropiano.org/news/internazi…



Sul sito del Ministero ecco la nota informativa che spiega diffusamente come si svolgeranno le prove dell'Esame di Stato 2023 conclusivo del secondo ciclo.

La trovate qui ▶️ miur.gov.it/documents/20182/67…