#laFLEalMassimo – Episodio 97 – Imprese Strategiche e Interesse Nazionale
Questa rubrica continua a ribadire il proprio sostegno al popolo Ucraino e la rilevanza non solo umanitaria della vicenda è confermata dai recenti riferimenti da parte del governatore della banca d’Italia e dell’ex presidente della BCE che hanno sottolineato come il sostegno alla nazione invasa dalla Russia costituisca una priorità non solo dal punto di vista umanitario e civile, ma anche un presupposto fondamentale per il ripristino di un sistema di relazioni internazionali che sia fondato sul rispetto della sovranità di ciascun popolo e sul contrasto deciso di qualunque forma di espansionismo militare.
Molta dell’attenzione mediatica di questi giorni è stata catturata dalla dipartita di Silvio Berlusconi e in questa sede eviterò qualsiasi forma di giudizio politico, storico e sociale che risulterebbe ridondante rispetto a quanto già espresso in passato.
Vorrei invece prendere spunto dai rumors su una possibile vendita della società Media For Europe e sui discorsi che già si sprecano in merito agli interessi nazionali e alle cordate di salvatori nazionalisti che tanti danni hanno arrecato al nostro paese.
In un’epoca in cui le guerre si possono combattere anche e soprattutto per mezzo di tecnologie e rapporti commerciali, sarebbe ingenuo negare che esistano dei legittimi interessi nazionali da tutelare. Tuttavia, occorre resistere in modo deciso alle derive protezioniste e alla invadenza del potere politico sul tessuto imprenditoriale.
Con le dovute cautele rispetto ai regimi che in tutto o in parte non possono definirsi compiutamente democratici è bene pensare ancora che la somma dei paesi che hanno adottato un modello di società aperta possano essere considerati un unico mercato globale, nel quale non è rilevante a fini politici la nazionalità delle imprese e anzi nel quale è positivo che possa esservi una salutare concorrenza tra i paesi per offrire un ambiente favorevole ai lavoratori e alle imprese.
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✍️ Come vi state preparando alla #Maturità2023? Per essere pronti ad affrontare gli #EsamiDiStato2023, sul nostro sito trovate le tracce degli anni passati!
Qui la sezione ▶️ istruzione.it/esami-di-stato/t…
Ministero dell'Istruzione
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Berlusconi e la sinistra liberale. | Marx21
"Dobbiamo guardare in faccia la realtà, la ‘rivoluzione liberale’ in Italia non l’ha fatta Berlusconi l’ha fatta la sinistra, l’abolizione dell’articolo 18, la precarizzazione del mondo del lavoro, le privatizzazioni, le liberalizzazioni sono stati i punti qualificanti del centro-sinistra italiano. [...] Non solo, ripensando alla criminale guerra che Berlusconi fece in Libia occorre ricordare la riluttanza del governo italiano ad entrare in guerra, che per questo veniva attaccato dall’opposizione del Pd e dall’allora Presidente Napolitano."
Wikeys, un gioco didattico per scoprire Wikipedia
Ho trovato da poco Wikeys, un gioco da tavolo per scoprire i principi fondamentali di Wikipedia e per imparare a scrivere correttamente un articolo.
È stato realizzato da Wikimedia France e finanziato dal Ministero della Cultura francese, è pensato per un uso didattico a scuola per studenti a partire dai 12 anni.
È distribuito con licenza Creative Commons BY-SA e si puo scaricare in francese da qui: commons.wikimedia.org/wiki/Fil…
Al link qui sotto si può trovare una presentazione in inglese di Wikeys scritta da Mathilde Louis di Wikimedia France: diff.wikimedia.org/2023/03/22/…
E qui invece la traduzione italiana dell'articolo:
dgxy.link/7UrvP
Per chi volesse approfondire, sempre in francese, la pagina di Wikipedia:
fr.wikipedia.org/wiki/Wikip%C3…
e un breve videotutorial con le istruzioni per l'uso:
yewtu.be/watch?v=4RJEUnCchhE
Il gioco è davvero interessante, se qualcuno è interessato si può proporre a @Wikimedia Italia una traduzione collaborativa.
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Yellow Magic Orchestra (YMO) - Solid State Survivor (1979, full album)
Ma la giustizia
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Enzo #Tortora 18 maggio 1988 – 17 giugno 2023
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Tra gli alleati dei maturandi per il ripasso in vista della #Maturità2023 c’è “Maturadio” 🎧 il podcast didattico con 250 lezioni divise per discipline, creato in collaborazione con Treccani e Rai Radio3.
Lo trovate qui ▶️ open.spotify.
Ministero dell'Istruzione
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Sostegno a Kiev e revisione dei piani regionali. La Nato ha gli occhi puntati su Vilnius
Maggior impegno per gli investimenti in Difesa e la preparazione del prossimo vertice di Vilnius in programma a luglio. Così si è conclusa la seconda giornata del Consiglio del nord atlantico, a livello di ministri della Difesa, che si tiene questi giorni al quartier generale della Nato a Bruxelles, presieduta dal segretario generale uscente, Jens Stoltenberg. Uno dei punti fondamentali ruota intorno all’appello del numero uno dell’Alleanza atlantica sul fatto che gli alleati dovrebbero prendere impegni più ambizioni per le spese in Difesa: “Il 2% del Pil deve essere una base di partenza, non il tetto degli investimenti”. Tra i ministri della Difesa presenti, vi era anche l’italiano Guido Crosetto, che a margine della riunione ha incontrato l’omologo britannico Ben Wallace, l’omologa canadese Anita Anand, e i ministri Martin Sklenar e Todor Tagarev rispettivamente in rappresentanza di Slovacchia e Bulgaria.
I bilaterali di Crosetto al Summit
Nel corso del lungo incontro con il ministro inglese, al centro vi era la volontà di rafforzare la cooperazione industriale bilaterale nell’ambito della Difesa. Come scritto su Twitter da Crosetto tale intesa “è destinata a rafforzarsi ulteriormente sulla scorta del partenariato strategico che lega i nostri Paesi in particolare col progetto Global combat air programme (Gcap)”. Anche durante il meeting con la ministra Anand si è posta l’attenzione sulla “comune volontà di instaurare una più stretta collaborazione nel settore della Difesa”, oltre a esprimere reciproco apprezzamento per l’impegno profuso in impegni multinazionali. Mentre, dopo aver ribadito ancora la volontà di cementare l’intesa a tema difesa, da Sklenar è “giunto apprezzamento per il sistema di difesa aerea italiano Samp-T rischierato in Slovacchia”, ha raccontato ancora il ministro Crosetto. Infine, con Tagarev si è affrontato il tema della “cooperazione tra le nostre Forze armate, in particolare nel Multinational battlegroup Bulgaria a guida italiana per la sicurezza del fianco Est dell’Alleanza”, ha concluso Crosetto.
Misure per l’Ucraina
La situazione sul campo in Ucraina continua a vedere scontri giornalieri tra Mosca e Kiev. Come ha raccontato Stoltenberg “le forze ucraine hanno intensificato le operazioni lungo la linea del fronte e stanno facendo progressi”, ma in ogni caso “devono affrontare un terreno difficile, con truppe russe trincerate e combattimenti feroci”. Ed è evidente come in un tale contesto di tensioni, un maggiore sostegno all’Ucraina si dimostra ancora una priorità per gli alleati. Ed è in questo quadro che si inseriscono le iniziative di Olanda e Danimarca di addestrare a partire da questa estate i piloti ucraini all’uso dei velivoli F-16; così come l’iniziatva inglese, che mira invece a fornire missili di difesa aerea a corto e medio raggio alle forze ucraine. Inoltre, la Nato è al lavoro anche per l’istituzione di un nuovo consiglio Nato-Ucraina. Tuttavia, al summit in Lituania “non si parlerà di un invito all’Ucraina di adesione alla Nato”, ha anticipato Stoltenberg, ma si cercheranno piuttosto “soluzioni per portare più vicino l’Ucraina alla Nato”.
La questione svedese
Mentre l’entrata della Finlandia nella Nato è ormai realtà, lo stesso non si può dire per la Svezia. Proprio pochi giorni fa ad Ankara vi è stato, come ha spiegato Stoltenberg, un incontro nella cornice del “meccanismo creato lo scorso anno che riunisce Svezia, Finlandia, Turchia e Nato” che “non ha naturalmente risolto tutte le principali questioni, ma si è tenuto in un atmosfera costruttiva e abbiamo visto alcuni progressi” sul processo di adesione della Svezia all’Alleanza. Tale meccanismo è avvenuto a un paio di settimane dall’incontro fra il segretario generale della Nato e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan, in cui i due avevano “concordato di convocare il meccanismo per verificare i progressi del percorso di adesione della Svezia”. “La Svezia è pronta” a entrare nell’Alleanza, ha ribadito Stoltenberg, rimarcando che la Nato continuerà ad adoperarsi affinché ciò avvenga “il prima possibile”.
Revisione dei piani regionali
Secondo quanto anticipato a Bruxelles, a Vilnius verranno presi anche provvedimenti per rafforzare la deterrenza e la Difesa dell’Alleanza, grazie a nuovi piani regionali. “Per la prima volta dai tempi della Guerra fredda, stiamo collegando completamente la pianificazione della nostra Difesa collettiva con la pianificazione delle nostre forze, capacità, comando e controllo”, ha infatti anticipato Stoltenberg, aggiungendo anche che vi sarà anche un programma di esercitazioni potenziato per le truppe alleate. Così la Nato si appresta ad avere “più di 300mila soldati in alta prontezza, con il supporto di notevoli capacità aeree e marittime, per difendere ogni centimetro del territorio alleato da qualsiasi minaccia”, ha concluso il numero uno della Nato.
Un punto sul nucleare
La recente dichiarazione di Mosca in merito all’intenzione di voler schierare armi nucleari in Bielorussia è stata presa molto sul serio dagli alleati ed è stata argomento di discussione nel corso della riunione del Nuclear planning group della Nato. “Abbiamo visto alcuni preparativi in corso, seguiremo da vicino ciò che stanno facendo e resteremo vigili”, ha dichiarato infatti Stoltenberg, sottolineando però che “a ora non c’è stato alcun cambiamento nella postura nucleare russa che richieda un cambiamento nella nostra postura, ma valuteremo costantemente cosa fare”. Mantenendosi nel frattempo preparati a rispondere a ogni potenziale minaccia.
PRIVACYDAILY
In Iran nel mese di maggio sono stati condannati a morte 146 detenuti
Il mese di maggio ha visto le esecuzioni per impiccagione di almeno 146 detenuti in Iran, quasi tutti prigionieri politici, tra cui tre donne.
Una delle tre donne giustiziate era Madineh Sabzevan di 39 anni, mamma di cinque figli. È stata impiccata perché accusata di essere implicata in un traffico di droga nonostante che il 13 agosto 2017 il parlamento dei mullah, l’Assemblea consultiva islamica (Majles), avesse approvato un disegno di legge per limitare la pena di morte ai signori della droga e alle loro organizzazioni criminali e punire solo con il carcere i piccoli spacciatori.
Ma questa legge è tuttora applicata in maniera molto estensiva ed è spesso utilizzata per condannare a morte gli oppositori politici che vengono accusati di “muovere guerra contro Dio (moharebeh)”, di “terrorismo” e di “spaccio di stupefacenti” che implica la colpa di “diffondere la corruzione sulla terra (Mofsed-e-filarz)” e di essere “trasgressori dell’ordine morale”.
Dunque, anche se la maggior parte degli spacciatori di droga non sono veri contrabbandieri o capibanda, ma sono consumatori costretti al crimini per la loro dipendenza o a causa della povertà, della disoccupazione e della disperazione, spesso vengono condannati comunque a morte perché la loro vera colpa è di aver espresso pubblicamente contrarietà e opposizione al regime in loro discorsi o nei loro scritti o per aver partecipato a manifestazioni di protesta.
Tutti i giorni si assiste a sit-in di madri con i loro bambini anche molto piccoli davanti ai palazzi dei tribunali rivoluzionari degli ayatollah o davanti alle prigioni di varie città del paese.
A Tehran, come a Isfahan, a Karaj, a Sanadaj, nel Kurdistan iraniano, a Bandar Abbas e fino a Zahedan, nella regione del Belucistan, le mamme manifestano davanti ai palazzi di giustizia e alle carceri esortando le autorità a non giustiziare i loro cari.
Protestano con veemenza per il crescente numero di esecuzioni e hanno chiesto l’immediata sospensione degli ingiusti ordini di impiccagione decisi per i loro congiunti. Sfidano i colpi dei fucili dei paramilitari delle forze volontarie basij dei pasdaran; sfidano i proiettili a pallini dei fucili da caccia; sfidano i gas lacrimogeni di nuova generazione, altamente irritanti.
Il 19 maggio, a Isfahan, durante le proteste notturne contro l’esecuzione di tre prigionieri politici, circa 100 persone, tra cui 40 mamme, sono state arrestate a Tehran e trasferite nelle carceri di Evin, di Qarchak e Greater solo per aver chiesto clemenza per i loro figli.
L’esecuzione di così tante persone in un solo mese ha portato tremende sofferenze alle loro madri, alle mogli e in particolare alle famiglie dei manifestanti arrestati durante le rivolte per Mahsa Amini del 2022-2023.
Le famiglie dei manifestanti giustiziati,come quelle di Saleh Mir-Hashemi, di Majid Kazemi e di Saeed Yaghoubi, hanno sofferto molto perché i i pasdaran non hanno permesso di seppellire i loro figli. Le forze di sicurezza hanno seppellito i tre manifestanti in tre luoghi distanti e non hanno permesso alle loro famiglie di tenere alcuna cerimonia funebre.
Le autorità dell’intelligence iraniana hanno chiamato il fratello di Majid Kazemi e gli hanno detto di unirsi a loro senza dirlo a nessuno. Poi hanno portato il corpo di Majid in un luogo remoto e lo hanno seppellito in un fosso molto piccolo per lui. Hanno detto al fratello del defunto di chiamare a casa e di far sapere ai genitori dove era stato seppellito il loro figlio.
Nonostante ciò, le autorità hanno arrestato e detenuto arbitrariamente la sorella e due fratelli del manifestante giustiziato, come avvertimento mafioso mirante a costringere la famiglia al silenzio.
Per quanto riguarda il giovane campione di karate, Saleh Mir-Hashemi, le autorità carcerarie avevano assicurato a sua madre che non lo avrebbero giustiziato, ma invece lo hanno fatto. La povera mamma di Saleh ha denunciato il fatto che avevano ammanettato suo marito per impedirgli di andare al funerale e che li avevano di fatto tenuti sotto sequestrato per alcuni giorni impedendo loro di tenere la cerimonia funebre. “Hanno ammanettato suo padre, ci hanno impedito di uscire di casa, hanno portato il corpo di Saleh in un villaggio remoto e l’hanno seppellito lì. Non ci hanno permesso di tenere alcuna cerimonia”, ha denunciato la mamma di Saleh.
Sono queste tattiche di un regime mafioso per incutere terrore e impedire che la morte brutale dei manifestanti possa alimentare nuove rivolte e che le cerimonie funebri possano trasformarsi in moti rivoluzionari.
Mamme di curdi e di beluci uccisi dalle forze di sicurezza, sono loro, le donne che stanno pagando il prezzo più elevato.
All’allarmante aumento delle esecuzioni seguono tattiche del regime per prevenire lo scoppio di altre rivolte da parte di una popolazione, in particolare giovanile, insofferente, molto arrabbiata, che non ha nulla da perdere e che quindi desidera il rovesciamento del regime.
Le autorità iraniane usano anche tattiche ingannevoli per placare le rivolte come quella della finta amnistia proclamata nel gennaio 2023, quando avevano annunciato la scarcerazione a 82 mila prigionieri, 22 mila dei quali erano manifestanti. Poco dopo, però, la Magistratura ha cominciato a convocare i manifestanti che aveva precedentemente scarcerato e a rimetterli in carcere con altre accuse.
Un’altra tattica utilizzata è stata quella degli attacchi chimici alle studentesse, che sono continuati per sei mesi, per mettere a tacere le coraggiose donne che mostravano, fiere, le loro ciocche al vento.
La magistratura del regime sta ora convocando anche i giornalisti precedentemente rilasciati a febbraio, affermando falsamente di aver concesso loro l’amnistia. Tuttavia, la giornalista Maryam Vahidian è stata condannata a quattro anni di carcere.
Marzieh Mahmoudi, giornalista e direttrice di Tejaratnews, è stata condannata dal tribunale a pagare una sanzione pecuniaria di 24 milioni di toman per aver pubblicato un singolo tweet, contestando il linguaggio altamente volgare usato dal mullah Hamid Rasaii, un ex deputato, contro la libertà.
Il 20 maggio, Nasim Sultan Beigi, una giornalista ed ex attivista studentesca, è comparsa davanti al quarto ramo dell’ufficio del procuratore di Evin per difendersi dalle accuse di “propaganda contro lo stato”. La signora Sultan Beigi era stata arrestata in un aeroporto l’11 gennaio 2023 e rilasciata su cauzione il 6 febbraio scorso.
Nel frattempo, il 21 maggio, Vida Rabbani, un’altra giornalista, è stata trasferita dalla prigione di Evin all’ospedale Taleghani di Tehran per la somministrazione di cure mediche urgenti. Negli ultimi due mesi era stata alle prese con forti mal di testa, ma le autorità competenti si erano fermamente opposte al trasferimento in una struttura medica esterna.
I processi a porte chiuse a due note giornaliste, recluse dal settembre 2022 nel carcere di Evin per aver riferito della morte e della cerimonia di sepoltura di Mahsa Amini, si sono svolti presso il tribunale rivoluzionario di Tehran il 29 e 30 maggio scorso. Alle due giornaliste, Niloufar Hamedi e a Elaheh Mohammadi, non è stato permesso di incontrare i loro avvocati.
Il processo alla signora Hamedi è durato solo due ore e ai suoi avvocati difensori non è stato concesso il tempo di presentare alcuna difesa. La signora Hamedi ha respinto le accuse contro di lei, tra cui quella di spionaggio per presunta “collaborazione con il governo nemico (USA)” e di “propaganda contro lo stato”.
I manifestanti prigionieri in Iran vengono sistematicamente torturati e tenuti in celle di isolamento al buio, senza cibo e acqua; spesso sia le donne che gli uomini vengono stuprati; non hanno diritto ad un avvocato difensore né a contattare o a ricevere visite di legali o di attivisti per i diritti umani.
Si stima che dall’inizio della rivolta giovanile, dal 16 settembre 2022, dopo l’uccisione di Mahsa Amini, almeno 130 avvocati di tutte le province del Paese, tra cui dozzine di donne, siano stati convocati o arrestati dalla magistratura. Le accuse vanno dall’abuso dell’esercizio della loro professione alle opinioni espresse sui social media, considerate espressioni di “inimicizia e odio contro Dio”.
Il trend è in aumento. Nel solo maggio 2023 sono stati settanta gli avvocati convocati e arrestati. I procedimenti sono per lo più condotti dal tribunale di sicurezza che ha sede nella famigerata prigione di Evin a Tehran. Contro di essi non sono state formulate pubblicamente accuse specifiche.
Gli avvocati vengono costretti durante le udienze a firmare una “lettera di impegno” in cui si obbligano a rispettare le disposizioni della magistratura come condizione per il loro rilascio su cauzione. Nella lettera viene espresso “rammarico” per le proteste insorte a livello nazionale e l’impegno a non contattare “reti di legali o organizzazioni per i diritti umani fuori dal paese, perché considerati elementi controrivoluzionari”. Una tale pratica è considerata una minaccia alla sicurezza del paese e può essere perseguita anche con l’ergastolo o con la condanna a morte.
È questa una tattica che mira a incutere timore e ad esercitare pressione sugli avvocati, affinché non sostengano le proteste e i manifestanti.
Il regime iraniano cerca così di mettere a tacere le voci dissenzienti e di sopprimere le aspirazioni del loro popolo. Tuttavia, larghi strati della popolazione, in particolare le donne, rimangono resilienti e determinate a continuare la coraggiosa e pacifica lotta intrapresa per un futuro migliore di libertà e di democrazia.
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“WE MAKE FUTURE -Neuroverso”
Domani dalle ore 15.20 alle 15.40 nello Stage Book presentation presenterò il mio libro “Neuroverso” (Mondadori editore) con Angela Deganis e Americo Bazzoffia Qui il link al programma wemakefuture.it/offerte/?gclid…
Etiopia, il comitato del Tigray condivide il report preliminare sulla deviazione del cibo umanitario
Il comitato istituito dall’amministrazione regionale ad interim del Tigray – IRA – per indagare sulla deviazione di cibo umanitario nella regione settentrionale dell’ Etiopia ha rilasciato le sue analisi.
Il comitato investigativo ha rivelato che le entità del governo federale etiope e le forze eritree avevano ruoli più importanti nella deviazione degli aiuti alimentari su larga scala.
Secondo il generale Fiseha Kidane, coordinatore del comitato investigativo che è anche capo ad interim dell’ufficio regionale per la pace e la sicurezza, funzionari del governo federale etiope hanno dirottato:
- oltre 4300 tonnellate di grano,
- quasi 130.000 litri di olio da cucina
- 4.187 quintali di piselli
le forze eritree hanno dirottato:
- circa 2900 tonnellate di grano
- oltre 43mila litri di olio
- 1.440 quintali di piselli destinati ai bisognosi
le autorità regionali del Tigray hanno dirottato
- quasi 1500 tonnellate di grano
- 42.759 litri di olio
- 1.424 quintali di piselli
Il capo del comitato ha dichiarato che sono stati identificati 186 sospettati di avere ruoli nella deviazione degli aiuti alimentari, di cui 7 sono già stati arrestati.
Il funzionario non ha specificato quando è avvenuta la deviazione degli aiuti, né ha specificato gli enti governativi federali e regionali coinvolti.
Sia il governo federale etiopico che l’Eritrea non hanno reagito immediatamente alle accuse, come riporta Addis Standard.
Una fonte informata sui fatti, ma che manterrò anonima per mantenere la sua sicurezza, ha rilasciato una dichiarazione personale, ma che è degna di nota perché mette in luce dettagli del contesto in cui vivono oggi milioni di persone bisognose di supporto alimentare e sanitario in Tigray.
“E vergogno sapere che vi erano dei tigrini coinvolti nel sottrarre aiuti destinati alle madri e figli di uomini e donne che hanno dato la propria vita combattendo contro gli invasori [forze eritree, amhara e milizie fano] protagonisti del genocidio in Tigray. Questi saccheggiatori di aiuti umanitari non sono altro che parte della scacchiera della macchina genocida che ha colpito i civili in Tigray. Le vite delle 270 persone morte dopo il blocco degli aiuti umanitari devono pesare sulle loro coscienze e ricevere punizioni esemplari perché sia di monito agli altri così che in futuro non si ripetano simili atti criminali.”
Lo scandalo del blocco del supporto alimentare deciso per scelta politicizzata da WFP – World Food Programme e USAID è avvenuto dopo la scoperta che parte di quel materiale veniva deviato: le due agenzie umanitarie hanno avviato indagini per garantire alla giustizia i responsabili criminali, ma nel contempo lasciando a morire di stenti milioni di persone in Tigray che si trovano da diversi mesi senza la sicurezza alimentare per la loro sopravvivenza.
Il governo etiope rigetta le accuse
Il governo etiope ha smentito e rimandato al mittente, presa di posizione comune a tutte le denunce in cui si vede coinvolto dall’inizio della guerra genocida iniziata in Tigray il 3 novembre 2020.
Sabato 10 giugno 2023 infatti sono arrivate le dichiarazioni di Legesse Tulu (PhD), ministro del servizio di comunicazione del governo che ha affermato che l’USAID ha compiuto continui sforzi per diffamare il governo etiope, la sua forza di difesa nazionale e i governi regionali nelle sue frequenti dichiarazioni e rapporti.
L’accordo di cessazione ostilità firmato a Pretoria il novembre 2022 implica che si sia dovuto instaurare un sistema di giustizia di transizione, ma per molti osservatori c’è un cortocircuito visto che cellule delle parti firmatarie, governo federale e TPLF – Tigray People’s Liberation Front, denunciate per dirottamento degli aiuti alimentari fanno parte degli attori che si dicono promotori ed creatori delle task forces investigative.
Il media governativo Ethiopian Press Agency scrive:
“Notare che portare i trasgressori della legge alla giustizia giudiziaria è uno dei pilastri della riforma in corso; Largesse ha indicato che il governo ha assegnato una squadra investigativa che sta valutando l’accusa di deviazione degli aiuti alimentari. Le due agenzie [riferendosi a WFP e USAID] hanno condotto le indagini senza il coinvolgimento di funzionari governativi a nessun livello.”
Aggiungendo le dichiarazioni del ministro Legesse Tulu:
“Le aree in cui si dice che siano condotte le indagini sono sotto la piena supervisione delle organizzazioni di beneficenza. Anche se ci fossero autori, ritenerli insieme responsabili è la cosa giusta da fare”.
L’esercito etiope rigetta le accuse
Come segnalato nel precedente aggiornamento, il Ministro della difesa ha smentito con veemenza le accuse per cui le forze di difesa etiopi si vedrebbero coinvolte nel adeviazione di parte del supporto alimentare.
Le forze eritree? Non pervenute!
Le forze eritree, nonostante l’accordo di Pretoria indichi che tutte le forze esterne in Tigray debbano ritirarsi, sono ancora presenti in diverse aree, come per esempio nel distretto di Irob (Erob woreda), estremo nord est regionale. Sono ancora oggi accusate di perpetrare abusi e violenze sui civili di origine tigrina ed occupare diversi edifici scolastici, se non occupati dalle decine di migliaia di IDP, sfollati interni.
Da considerare che nei giorni di negoziazione in Sud Africa, dove a Pretoria è stato firmato l’accordo di tregua mediato dall’ Unione Africana, non è stata coinvolta ai tavoli l’attore e principale alleato del governo etiope e del Premier Abiy Amhed Ali, ovvero l’Eritrea.
Con questa premessa si può ben capire che il dittatore eritreo Isaias Afwerki, mandante delle sue truppe ad invadere il Tigray e dei crimini di guerra perpetrati sul popolo tigrino, si senta così legittimato a farsi scorrere come acqua le accuse di dirottamento del cibo umanitario per milioni di persone.
Approfondimenti:
- La fame nel Tigray e lo scandalo della deviazione degli aiuti alimentari tra WFP ed Etiopia
- Etiopia, in Tigray aumentano le morti dei bambini sotto i 5 anni per malnutrizione acuta indotta dall’uomo
- Etiopia, lo scandalo del dirottamento e blocco alimentare umanitario per milioni di persone in Tigray
Naufragio Grecia: si indaga sulle responsabilità ma non sono in discussione le politiche
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Pagine Esteri, 16 giugno 2023. Non restituisce altri corpi il Mar Egeo. Il numero dei sopravvissuti e quello dei morti accertati rimane lo stesso dopo più di 2 giorni dal naufragio della barca di migranti partita dalla Libia e affondata nei pressi di Pylos, nel Peloponneso. 78 i morti accertati, 104 le persone tratte in salvo. Almeno 750 i passeggeri. Si cercano ancora 568 dispersi, di cui un numero impressionante di bambini, almeno 100 secondo i sopravvissuti, chiusi nella stiva della barca. Forse dormivano quando lo scafo si è rovesciato. Sono bastati pochissimi minuti, 10, 15 più o meno, perché il relitto scomparisse in fondo al mare.
La Guardia Costiera greca, in una delle sue prime versioni dell’accaduto, ha fatto sapere che i migranti avrebbero rifiutato il soccorso perché decisi a proseguire verso le coste italiane. Non si comprende come sia possibile che una barca in difficoltà, sovraccarica, senza cibo né acqua da 5 giorni, i cui passeggeri avevano già lanciato l’SOS, abbia potuto respingere gli aiuti pur sapendo di non essere in grado di proseguire il viaggio. Alarm Phone, d’altro canto, ha pubblicato una precisa timeline di tutti i contatti con i sopravvissuti e le autorità, dai quali si evince che la Guardia Costiera greca, quella italiana e quella maltese fossero state informate della presenza della barca in difficoltà già dalla mattina del 13 giugno. Nel primo pomeriggio dello stesso giorno i migranti a bordo hanno confessato ai volontari di Alarm Phone di temere di non superare la notte.
Alcuni dei sopravvissuti avrebbero raccontato a volontari e attivisti politici greci che l’imbarcazione si è capovolta a seguito di un tentativo di salvataggio, non è chiaro se da parte della Guardia Costiera o di pescherecci privati, attraverso l’utilizzo di corde per agganciare e trainare.
Mentre la premier italiana Giorgia Meloni, insieme al suo omonimo maltese Robert Abela parlano di necessità di difendere i confini dell’Unione Europea, la stessa EU rilascia le consuete dichiarazioni di dispiacere. Come quella di Stella Kyriakides, Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare, che pur consapevole che “ognuna delle vite perdute fosse alla ricerca di una vita migliore”, non aggiunge soluzioni allo smantellamento delle reti criminali che lucrano sugli sbarchi.
Stella Kyriakides, Commissaria europea per la salute e la sicurezza alimentare.
Deeply saddened by the significant loss of life and people missing off the Greek coast.Each one is a human story of fleeing in search of a better life.
With member states and third countries, we must do more to stop criminal networks who put lives at risk every day.
— Stella Kyriakides (@SKyriakidesEU) June 15, 2023
Questo naufragio è uno dei peggiori, se non il più grave, di quelli avvenuti nel Mediterraneo. Un cimitero di vite abbandonate divenute corpi dispersi.
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“WE MAKE FUTURE – Impatto della AI sul lavoro e sfide etiche, diritti dei lavoratori e implicazioni sul mercato del lavoro”
Domani dalle ore 14.20 alle 15.00 nella Sala Open Stage parteciperò al dibattito “ Impatto della AI sul lavoro e sfide etiche, diritti dei lavoratori e implicazioni sul mercato del lavoro” con la moderazione di Luca Barbieri Qui il link al programma wemakefuture.it/offerte/?gclid…
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Soldati israeliani scagionati, nessun colpevole per la morte di Omar Asad
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di Michele Giorgio*
Pagine Esteri, 16 giugno 2023 – La conclusione del caso era attesa, uguale a tante altre vicende simili. Il procuratore militare israeliano ha comunicato due giorni fa che i soldati che l’anno scorso furono accusati di aver causato la morte di un 80enne palestinese, Omar Asad, non saranno incriminati per omicidio colposo e, forse, saranno sottoposti solo ad azioni disciplinari. Nessuna sorpresa. Solo in casi rari i militari israeliani vengono rinviati a giudizio per l’uccisione di civili palestinesi, tanto che l’ong israeliana per i diritti umani, B’Tselem, annunciò tempo fa che non avrebbe più seguito queste vicende nelle corti militari, ritenendo scontate le decisioni dei giudici.
Nella vicenda di Omar Asad, con cittadinanza statunitense, non sarebbe stato riscontrato un «nesso causale» tra la condotta dei soldati e la morte dell’anziano palestinese. Eppure, la vicenda fece scalpore. Anche una parte della stampa israeliana notò che non si trattava del primo caso di maltrattamenti e abusi a danno di palestinesi compiuti dai soldati del Battaglione Netzah Yehuda, formato da giovani religiosi ortodossi. Anche gli americani, in ragione della cittadinanza di Asasd chiesero agli alleati israeliani di spiegare l’arresto e la morte di un 80enne.
As’ad viveva a Jiljilya, un villaggio a nord di Ramallah. Fu arrestato una sera, in pieno inverno, a un posto di blocco improvvisato dell’esercito mentre tornava a casa. I soldati coinvolti hanno detto che aveva urlato contro di loro. Portato in un cortile abbandonato, l’uomo venne ammanettato dietro la schiena, imbavagliato, bendato e adagiato a terra a pancia in giù, secondo la testimonianza di altri due palestinesi arrestati allo stesso posto di blocco. Solo alle 4 del mattino, i soldati liberarono una delle mani di Asad lasciandolo nel cortile. Poco dopo uno degli altri arrestati si accorse che l’anziano non respirava bene e chiamò un medico che – dopo essere stato fermato dai soldati per diversi minuti – raggiunse Asad per rianimarlo. Quando i soldati andarono via, l’anziano fu portato in uno ospedale di Ramallah nell’estremo tentativo di salvargli la vita. I medici lo dichiararono morto all’arrivo al pronto soccorso. Il bavaglio potrebbe avergli ostacolato la respirazione e impedito di chiedere aiuto. Inoltre faceva molto freddo. Da parte loro i soldati hanno detto di aver seguito le procedure e di non aver notato alcun segno di sofferenza dell’uomo.
I giudici hanno ritenuto ragionevoli queste spiegazioni e legittime le condizioni in cui Asad è stato tenuto per ore. E hanno chiuso il caso. Le proteste delle famiglia e dei centri per i diritti umani cadranno nel vuoto. Al momento non si conoscono le reazioni degli Stati uniti. Ma Washington non contesta le sentenze delle autorità militari israeliane, anche nei casi più controversi, come l’uccisione l’11 maggio 2022 della giornalista palestinese, con passaporto statunitense, Shireen Abu Akleh, inviata da Al Jazeera a Jenin. D’altronde anche gli Usa solo in casi molto rari condannano i loro soldati responsabili di crimini contro civili. Ne è un esempio l’uccisione il 4 marzo 2005 a un posto di blocco dell’esercito americano a Baghdad del funzionario italiano Nicola Calipari poco dopo la liberazione della giornalista del manifesto Giuliana Sgrena sequestrata da un gruppo armato. Dei responsabili non si è saputo più nulla.
La famiglia Ghayth Sub Laban
Intanto a Gerusalemme, dopo quattro decenni e mezzo di battaglie legali e vessazioni, la famiglia palestinese Ghayth-Sub Laban rischia seriamente di essere sgomberata con la forza dalla polizia dalla sua casa nel cuore della città vecchia. Un tribunale israeliano ha interrotto il contratto di locazione protetta in vigore dal 1953 – quando Israele non aveva ancora occupato la zona palestinese (Est) di Gerusalemme – di Nora Ghayth, 68 anni, e suo marito, Mustafa Sub Laban, 72 anni. E ha stabilito che la proprietà della casa sarebbe del Galicia Trust, una fondazione di coloni provenienti dalla Polonia e dall’Ucraina.
Da giorni un presidio permanente di attivisti palestinesi, internazionali e israeliani cerca di impedire, con la sua presenza, nell’abitazione e intorno ad essa, lo sgombero della famiglia Ghayth-Sub Laban. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato in origine dal quotidiano Il Manifesto
ilmanifesto.it/soldati-israeli…
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Le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con gli Usa
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di Michelangelo Cocco*
(questo articolo è stato pubblicato in origine da “Rassegna Cina” del Centro studi sulla Cina contemporanea)
Pagine Esteri, 16 giugno 2023 – Lo Shangri-La Dialogue che si è svolto a Singapore dal 2 al 4 giugno scorso è stato preceduto e accompagnato da due quasi collisioni tra aerei e navi cinesi e statunitensi, rispettivamente nei cieli sul Mar cinese meridionale (il 26 maggio) e nello Stretto di Taiwan (il 3 giugno). Si è trattato di vere e proprie manovre “di avvertimento”, con le quali l’Esercito popolare di liberazione (Epl) ha sottolineato il monito lanciato il 4 giugno dal nuovo ministro della difesa di Pechino dal palco della ventesima conferenza sulla sicurezza organizzata dallo International Institute for Strategic Studies (Iiss).
Li Shangfu, il figlio di un importante veterano dell’armata rossa che il presidente cinese ha voluto a capo dell’Epl, ha pronunciato un discorso (il cui testo è consultabile a questo link) destinato a passare alla storia, dal momento che Xi Jinping ha mandato il suo generale (sotto sanzioni Usa dal 2018 per l’acquisto di armi dalla Russia) a proclamare davanti a centinaia tra ministri ed esperti di difesa che la Cina non tollera più “interferenze” in quelle due zone strategiche del Pacifico occidentale. I pattugliamenti degli Stati Uniti e dei loro alleati per garantire la “libertà di navigazione” in acque internazionali nel Mcm e intorno a Taiwan sono, ha dichiarato Li, «provocazioni per esercitare un’egemonia di navigazione» e come tali vanno contrastati.
Il ministro della difesa ha di fatto dettato le condizioni di Pechino per riprendere il dialogo con Washington che, a livello di comandi militari, è pericolosamente interrotto dal 2 agosto scorso, quando l’allora terza carica degli Stati Uniti, Nancy Pelosi, fu ricevuta a Taiwan dalla presidente Tsai Ing-wen. Pechino pretende un allentamento della pressione degli Stati Uniti e dei loro alleati su Taiwan e nel Mar cinese meridionale: lo ha confermato l’ex ambasciatore a Washington Cui Tiankai, presente anch’egli a Singapore. La leadership cinese vuole inoltre che – in segno di rispetto per la sua nuova carica di ministro della difesa – l’amministrazione Biden rimuova le sanzioni nei confronti di Li.
Il ministro della difesa cinese, Li Shangfu
Nel mirino di Li Shangfu sono finite le partnership di difesa Quad (Usa, Australia, India e Giappone) e Aukus (Australia, Regno Unito e Usa), incentrate sul Pacifico occidentale, definite un «tentativo di favorire lo sviluppo di alleanze militari simili alla Nato, sequestrando i paesi della regione ed esagerando conflitti e scontri, che non faranno altro che far precipitare l’Asia-Pacifico in un vortice di controversie e conflitti». A queste Li ha contrapposto la Global security initiative lanciata da Xi, incentrata sullo sviluppo economico piuttosto che sulla comune adesione all’ordine internazionale liberale.
Se, da un lato, la Cina mostra i muscoli, dall’altro il contrasto esplicito alle sue rivendicazioni di sovranità su Taiwan e nel Mar cinese meridionale (affermato anche dal recente vertice del G7 di Hiroshima), così come l’utilizzo politico e il risalto mediatico dato in Occidente all’incidente del pallone spia dell’inizio dell’anno, o le stesse sanzioni contro Li sono motivo di imbarazzo per la leadership di Pechino, perché cozzano con la narrazione del “grandioso risveglio della nazione cinese” promossa da Xi come principale collante tra la società e il partito unico.
Come che sia, i rapporti tra Pechino e Washington sono ai minimi dal 1979, da quando Cina e Stati Uniti stabilirono ufficialmente relazioni diplomatiche. E l’Associazione delle nazioni del Sud-est asiatico (Asean) – in equilibrio tra commercio con la Cina e legami di sicurezza con gli Stati Uniti – a Singapore si è dichiarata “molto preoccupata”. A nome del gruppo di dieci paesi il ministro della difesa della città-stato, Ng Eng Hen, ha avvertito che «devono esistere canali di comunicazione, sia formali che informali, in modo che quando si verificano questi incidenti non pianificati, tali canali possano essere utilizzati per ridurre l’escalation ed evitare conflitti, altrimenti potrebbe essere troppo tardi per avviarli o attivarli nei momenti di crisi». Le controparti cinesi avranno certamente parlato di questo (oltre che di Ucraina) incontrando il direttore della Cia, William Burns, che il mese scorso si è recato in segreto in Cina.
Mentre Li parlava allo Shangri-La Dialogue, a Pechino sono sbarcati il sottosegretario di stato per gli affari dell’Asia orientale e del Pacifico, Daniel Kritenbrink, e la nuova direttrice gli affari della Cina e di Taiwan del Consiglio per la sicurezza nazionale, Sarah Beran, per discutere «questioni chiave della relazione bilaterale». Le posizioni tra Pechino e Washington restano distanti, tanto che mercoledì 7 giugno Kurt Campbell, il responsabile della Casa Bianca per la sicurezza nazionale con delega sull’Asia-Pacifico, ha dichiarato che «siamo ancora relativamente all’inizio del processo di questo ciclo di impegno in termini di dialogo e diplomazia tra [gli Stati Uniti] e la Cina, ed è incerto quale traiettoria prenderà, ma posso assicurarvi… condurremo la nostra diplomazia con la Cina nella più stretta consultazione possibile con alleati e partner».Pagine Esteri
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Il Ministero dell’Istruzione e del Merito rende disponibili tre video di sintesi sulle novità relative all’Esame di Stato negli Istituti professionali di nuovo ordinamento.
Li trovate qui ▶️ miur.gov.
Ministero dell'Istruzione
Il Ministero dell’Istruzione e del Merito rende disponibili tre video di sintesi sulle novità relative all’Esame di Stato negli Istituti professionali di nuovo ordinamento. Li trovate qui ▶️ https://www.miur.gov.Telegram
In Cina e Asia – Bill Gates incontra Xi Jinping
Bill Gates incontra Xi Jinping
Ue, la Commissione conferma le restrizioni al 5G cinese, il Parlamento condanna la leadership di Hong Kong
Giappone, la Cina ricorda le basi storiche del legame con le isole Ryukyu
Cina, la Banca centrale rimborserà i cittadini defraudati dagli istituti provinciali falliti
Cina: in 68.000 a vedere giocare Messi (anche a prezzi altissimi)
Accordo Stati Uniti-Papua Nuova Guinea: l'esercito americano avrà accesso a diverse basi nel paes
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Il Consiglio dei Ministri odierno ha approvato il Decreto-legge “PA2”.
Gli interventi di interesse del Ministero dell’Istruzione e del Merito riguardano l’accelerazione delle procedure concorsuali per l’assunzione di docenti nell’ambito del Piano N…
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Manca poco al colloquio orale che studentesse e studenti in tutta Italia affronteranno per la #Maturità2023.
La Dott.
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Gli Usa ottengono l’accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea
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di Redazione
Pagine Esteri, 15 giugno 2023 – Gli Stati Uniti hanno ottenuto l’accesso illimitato alle basi militari della Papua Nuova Guinea, dove potranno dispiegare truppe e mezzi e ormeggiare navi.
È quanto prevede il patto di sicurezza firmato a maggio a Port Moresby dal segretario di Stato di Washington, Antony Blinken, e dal primo ministro del paese dell’Oceania, James Marape.
I contenuti dell’accordo, pubblicati ieri dal quotidiano “South China Morning Post”, mostrano come l’intesa sia un ulteriore passo della strategia degli Stati Uniti volta a “contenere” le ambizioni della Cina nella regione dell’Indo-Pacifico e possa rivelarsi di fondamentale importanza in caso di guerra nello Stretto di Taiwan. Con l’assenso del governo papuano, gli Stati Uniti potranno infatti trasferire uomini e mezzi negli aeroporti del Paese e ormeggiare navi militari nella base navale di Lombrum, sull’isola di Manus – che in passato è già stato utilizzato come guarnigione per le truppe britanniche, tedesche, giapponesi, australiane e statunitensi – e nel porto della capitale Porto Moresby.
Washington avrà “accesso illimitato” a tali siti per la predisposizione di equipaggiamenti, scorte e materiali, e avrà “l’uso esclusivo” di alcune aree delle basi nelle quali saranno condotte “attività di costruzione”. L’accesso alla base di Lombrum, in particolare, potrebbe essere usato per potenziare i siti militari che gli Stati Uniti hanno già a Guam, un arcipelago più a nord, e che potrebbero avere un ruolo chiave in caso di conflitto a Taiwan.
Il patto con Washington è stato appena ratificato dal parlamento della Papua Nuova Guinea nonostante le proteste dell’opposizione, secondo cui il governo avrebbe rinunciato alla propria sovranità favorendo gli interessi degli Stati Uniti e mettendo a rischio la sicurezza del paese. Tra le critiche figura anche quella dell’ex primo ministro Peter O’Neill, secondo cui l’accordo “disegna un bersaglio sulla schiena della Papua Nuova Guinea”.
Nel frattempo le aziende cinesi hanno conquistato miniere e porti in tutto il Pacifico e l’anno scorso hanno firmato un patto di sicurezza con le Isole Salomone che potrebbe consentire a Pechino anche di schierare truppe nell’arcipelago.
Nei mesi scorsi invece Washington ha ottenuto dal governo delle Filippine l’accesso ad altre quattro basi dell’arcipelago, tre delle quali in zone non distanti da Taiwan. – Pagine Esteri
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⚠️⚠️⚠️ ATTENZIONE: OGGI ALLE 14.00 FEDDIT.IT SI FERMA PER QUALCHE MINUTO PER ESSERE AGGIORNATO ALLA VERSIONE LEMMY 0.17.4. ⚠️⚠️⚠️
Il messaggio di servizio di @skariko :
Oggi (15 giugno) verso le 14 aggiornerò Feddit alla versione di Lemmy 0.17.4.Come le altre volte ci dovrebbero essere solo 10-15minuti al massimo di spegnimento per permettere, tra le altre cose, di fare backup sani.
Questa versione avrà anche un’ottimizzazione del database (github.com/LemmyNet/lemmy/rele…) che potrebbe far durare un po’ di più del solito l’aggiornamento.
Gli aggiornamenti che verranno anche nelle prossime release sono soprattutto lato ottimizzazione.
Finalmente è stata creata su feddit.it la prima comunità italiana dedicata alla cucina e alle ricette!
Grazie a @OdinoThePine per averla creata!
Potete trovarla a questo indirizzo e questo è il primo post:
@Luca le due istanze sono perfettamente federate, ma le istruzioni che hai letto in realtà sono destinate agli utenti di Lemmy, Anche se questo non viene specificato correttamente.
Per seguire una comunità da mastodon devi inserire la chiocciola e non il punto esclamativo. Meglio ancora se inserisci proprio il link della comunità.
Quindi, ricapitolando, dovresti inserire nella casella di ricerca del tuo mastodon:
1) o l'utenza @Cucina e ricette. ( @ + cucina + @ + feddit.it )
2) o il link feddit.it/c/cucina
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@Luca Se hai qualche problema, puoi scrivermi qui oppure su @informapirata :privacypride:
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informapirata ⁂ reshared this.
#35 / Paladini dei bambini e sorveglianza di massa
Apple difende i bambini con sorveglianza e censura
Con il nuovo iOS17 Apple promette di diventare la paladina dei bambini, difendendoli da foto e video non appropriati1.
Coi nuovi sistemi operativi sarà infatti presente una funzionalità in grado di scansionare immagini e video in arrivo sul dispositivo e verificare, con un algoritmo di machine learning, se si tratta di nudità oppure no.
In caso di esisto positivo, il sistema operativo mostrerà all’utente una schermata di avviso e censura del contenuto: “When enabled, the feature currently detects if a child is sending or receiving images that could contain nudity, subsequently warning the child and blurring the photograph before it’s viewed on the minor’s device.”
Scusa, ma che aspetti a iscriverti e ricevere tutte queste belle notizie ogni settimana?
La notizia è in realtà vecchia, ma non proprio.
Già nel 2021 provarono ad attivare una funzionalità del genere con la versione 15 del sistema operativo. L’operazione però non andò in porto perché l’aggiornamento prevedeva anche un algoritmo di analisi e scansione della memoria del dispositivo chiamato NeuralHash per la rilevazione di contenuti pedopornografici. La sorveglianza di massa sui dispositivi non piaceva ai clienti di un’azienda che fa della privacy il suo cavallo di battaglia, e così Apple rimandò l’aggiornamento.
Oggi ci riprovano passando dalla finestra, ma non sarò certo io a dovervi suggerire i rischi di un algoritmo che scansiona in automatico tutti i messaggi che i nostri figli inviano e ricevono, no?
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Calenda torna a chiedere la schedatura dei minori
Continuando a parlare di bambini, il nostro prode Calenda torna all’attacco con uno dei suoi cavalli di battaglia: la verifica dell’età per i minori (under 13) che accedono ai social2.
La soluzione è a portata di mano: attraverso un processo di certificazione dell’età, ma senza consegnare i dati personali alle piattaforme. L’utente che intenda registrarsi su un social verrebbe subito rimandato a un servizio di identità digitale (come la carta d’identità elettronica lo Spid): il social riceverà quindi conferma del requisito anagrafico e consentirà o meno la registrazione. Sarebbe così fatta salva la possibilità di aprire profili online in forma anonima.
La proposta, che per i non addetti e per gli elettori di Calenda può sembrare innocua e doverosa, costringerebbe minori e adulti ad essere schedati digitalmente tramite carta d’identità elettronica o Spid. Ricordo agli amici lettori che in Italia non è obbligatorio possedere un documento d’identità, né dotarsi di Spid. Purtroppo il legislatore sta però trovando sempre più espedienti per incentivare le persone a sottoporsi alla schedatura il prima possibile. In Cina hanno iniziato a schedare i neonati; noi ci accontentiamo dai 13 in su.
E poi, fatto forse ancora più grave, è che ogni social network sarebbe costretto a registrare e inviare dati di autenticazione e accesso allo Stato (o agli organi federati che gestiscono lo Spid), per verificare il possesso dei requisiti normativi. Se da un lato i social network già mantengono log con questi dati, è anche vero che ora non c’è alcuna interazione diretta con i sistemi della pubblica amministrazione: tutti i dati rimangono sulle piattaforme.
In ultimo, ma non meno importante: una volta accettato di poter usare i social solo tramite identificazione, sarà molto semplice estendere l’ambito degli elementi richiesti per accedere. Oggi è l’età, domani sarà altro. Ci siamo già passati col green pass. Non è una buona idea.
Il governo francese potrà accedere da remoto agli smartphone
Nel 1966 la Corte Suprema degli Stati Uniti affermò che un sospettato avesse il diritto di rimanere in silenzio per non auto-incriminarsi e il diritto di essere informato che tutto ciò che avrebbe detto sarebbe potuto essere usato contro di lui (il cosiddetto Miranda warning). Una decisione di civiltà coerente con l’intera cultura giuridica occidentale.
Oggi il Senato francese ci informa di pensarla diversamente: pare sia stata approvata una modifca al codice penale che amplia i poteri di intercettazione e perquisizione degli smartphone da parte delle forze dell’ordine3. Su autorizzazione del giudice le autorità potranno ottenere l’attivazione da remoto dei telefoni degli indagati per accedere a funzionalità di localizzazione, telecamera e microfono senza che gli questi lo sappiano.
Altro che Miranda warning: tutto ciò che farai o dirai potrà essere usato contro di te, a tua insaputa.
Eppure non dovrebbe stupirci, sono i nostri telefoni ad essere progettati così. Ad esempio, anche nel caso di chiamate d’emergenza (112) i sistemi operativi Android e iOS sono progettati per riattivare automaticamente ogni funzionalità disattivata dall’utente, compresa quella della localizzazione. Era solo questione di tempo prima che gli Stati iniziassero a sfruttare le capacità di controllo del sistema operativo da parte di Google o Apple anche in ambito penale.
I Parlamenti dei civilissimi paesi dell’Unione Europea non si fanno alcuno scrupolo nell’approvare leggi di sorveglianza che riducono sempre più le nostre aspettative di privacy e che vanno contro ai principi penali che da secoli guidano la nostra società.
Il consiglio, in ottica futura, è di iniziare a capire come installare e usare sistemi operativi alternativi sui nostri smartphone, prima che sia troppo tardi.
Meme del giorno
Citazione del giorno
“When law and morality contradict each other, the citizen has the cruel alternative of either losing his moral sense or losing his respect for the law.”
Frédéric Bastiat
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theverge.com/2023/6/6/23750666…
Kosovo: cappio al collo per la Serbia |Marx21
«Come avevo scritto mesi fa negli ultimi due articoli sulla situazione, il nodo Kosovo sta avanzando a tappe forzate verso l’ultima stazione, come da progetto USA/NATO, con le pressioni, provocazioni, minacce al governo serbo, intensificatesi negli ultimi mesi con il diktat: o con la Russia o con l’occidente. Ora con il fronte ucraino aperto, quanto sta accadendo non è casuale, è un messaggio chiaro, possente, se la Serbia non sceglie “la parte giusta”, andrà verso la sua destabilizzazione e il conflitto.»
I ragazzi che muoiono sul lavoro. Sono stati 74 in soli cinque anni | Contropiano
"A rivelarlo però non sono stati l’Inail o l’Istat ma addirittura l’Unicef, il dipartimento delle Nazioni Unite che si occupa dell’infanzia e dei giovani. In Italia in cinque anni, tra il 2017 e il 2021 sono stati 74 i ragazzi morti in incidenti sul lavoro. 67 di loro 67, aveva un’età compresa tra 15 e 19 anni, gli altri 7 meno di 14 anni."
🎧 #RECENSIONE: 👉 AA.VV. - Femirama
Ristampa in vinile da 180 grammi da parte della Munster Records di una raccolta di brani di soliste o gruppi musicali femminili della scena alternativa elettronica e oltre degli anni ottanta.
#iyezine #inyoureyesezine #alternative #experimental #industrial #minimalsynth @munsterrecords
Spotify fined € 5 Million for GDPR violation
Spotify multato per 5 milioni di euro per violazione del GDPR A seguito di una denuncia e di un contenzioso per inattività, l'Autorità svedese per la protezione dei dati (IMY) ha emesso una multa di circa 5 milioni di euro contro Spotify.
StatusSquatter 🍫 reshared this.
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@Lunaedge mah, purtroppo le cose che dici sono sacrosante. L'ergonomia non è ancora nelle corde del fediverso .
Proprio Oggi leggevo questo interessantissimo post: infosec.exchange/users/thenexu…
Poi c'è da dire che Lemmy è uno dei software più semplici di tutto il Fediverso, dalla fase di iscrizione (che è semplicissima Anche se in questo periodo, per ragioni gestionali, Le istanze hanno dovuto imporre l'iscrizione previa autorizzazione) che non necessita neanche di un indirizzo email, alla fase di scrittura e formattazione. In pratica un utente non ha bisogno di capire quasi nulla di Fediverso per postare e iniziare a divertirsi su Lemmy .
Ma soprattutto c'è un problema di comunicazione: Chi Ha abitato il fediverso in questi ultimi anni Tendeva a parlare molto di questo argomento e a dare per scontato che il centro di tutto fosse il protocollo Activity pub e non la comunità. Questo è stato un errore che ha allontanato molte persone e che può essere risolto solo modificando il paradigma della comunicazione sui Social e non social federati. Qualche tempo fa ho proposto un esperimento, ossia quello di parlare di Fediverso senza quasi mai parlare di Fediverso
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Poi c’è da dire che Lemmy è uno dei software più semplici di tutto il Fediverso, dalla fase di iscrizione (che è semplicissima Anche se in questo periodo, per ragioni gestionali, Le istanze hanno dovuto imporre l’iscrizione previa autorizzazione) che non necessita neanche di un indirizzo email, alla fase di scrittura e formattazione.
Lemmy è più facile di un forum gli sviluppatori sono stati bravissimi. Qualche difficoltà c'è nella navigazione delle comunità soprattutto quelle esterne, ma nel complesso è veramente semplice e l'interfaccia è molto pulita
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🎧 #RECENSIONE: 👉 Dor - In circle
🎧 #RECENSIONE:
👉 Dor - In circle
I Dor descrivono molto bene e con grande immaginazione e delicatezza questi momenti rarefatti e rari, facili a perdersi e difficili da cogliere. Il ritmo delle canzoni compone un movimento totale che è il respiro stesso del disco, un qualcosa di molto particolare che è appunto la fusione fra diversi folclori, quello abruzzese e quello spagnolo. @Musica Agorà
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Diamo il benvenuto su feddit.it agli owncaster di @KSGamingLife🕹️ 🐈 🍸 che si sono iscritti con l'account @KSGamingLife
KSGamingLife🕹️ 🐈 🍸 reshared this.
ASSANGE: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE E QUELLA LETTERA - Il post dell'europarlamentare Sabrina Pignedoli
@Giornalismo e disordine informativo
Domani gli avvocati di Assange presenteranno un nuovo ricorso all'Alta Corte di Londra. Negli ultimi giorni, tra articoli e notizie, oltre al rigetto sono successe alcune cose. Secondo “Newsweek” il rifiuto delle autorità britanniche al ricorso hanno fatto venire il mal di testa a Biden. Eccesso di ottimismo? In uno degli incontri che ho tenuto su Assange, la moglie Stella ha detto che l'amministrazione statunitense al suo interno ha posizioni molto diverse. L'estradizione di Assange negli Usa creerebbe problemi all'attuale amministrazione, almeno formalmente paladina della libertà di stampa. E Trump verrà incriminato per violazione dell'Espionage Act del 1917, la stessa legge speciale che il medesimo Trump fece applicare al fondatore di WikiLeaks. Anche l'ex presidente rischia 175 anni di carcere? Difficile dirlo, ma una cosa è sicura.
La cosa sicura è la strana lettera di Assange a Carlo III. L'abbiamo letta: certamente è frutto dell'acume di Julian Assange, piena di citazioni, numeri, sarcasmo e una fotografia della misera realtà carceraria di Belmarsh. Ad aprirci gli occhi è stato poi un articolo di Patrick Boylan, attivista di Free Assange Italia che abbiamo incontrato a Roma durante l'incontro con Stella alla “Sapienza”.
Una lettera del genere non può uscire dalla “Guantánamo” britannica, dove anche i bambini di Assange vengono sottoposti a umilianti perquisizioni. Se è uscita c'è un motivo. La lettera di Assange a Carlo III contiene una richiesta di clemenza e, secondo Boylan, anche diversi messaggi in codice. Nonostante le pesanti stangate contro il sistema carcerario di Belmarsh, Stella Assange è potuta entrare in possesso del testo, pubblicandolo su declassifieduk.org. Ha poi invitato a tradurla in tutte le lingue e a diffonderla il più possibile. Spero che anche questa lettera serva a qualcosa, è in ogni caso un testo che rimarrà nella storia e che fa pensare al sarcasmo di Banksy, scritto da un uomo che si è battuto per la libertà di stampa e a cui da anni è stato vietato di comunicare. La lettera si chiude con la citazione del Vangelo di Matteo, 5-7: “Beati i clementi, perché troveranno clemenza”. Chissà se tra i file di WikiLeaks ci sono ancora documenti scottanti e compromettenti per qualcuno. Potete ascoltare la lettera in italiano, dato che ora gli attivisti di Free Assange Italia ne hanno fatto una bellissima versione video pubblicandolo su declassifieduk.org. Ha poi invitato a tradurla in tutte le lingue e a diffonderla il più possibile. Spero che anche questa lettera serva a qualcosa, è in ogni caso un testo che rimarrà nella storia e che fa pensare al sarcasmo di Banksy, scritto da un uomo che si è battuto per la libertà di stampa e a cui da anni è stato vietato di comunicare. La lettera si chiude con la citazione del Vangelo di Matteo, 5-7: “Beati i clementi, perché troveranno clemenza”. Chissà se tra i file di WikiLeaks ci sono ancora documenti scottanti e compromettenti per qualcuno. Potete ascoltare la lettera in italiano, dato che ora gli attivisti di Free Assange Italia ne hanno fatto una bellissima versione video (che trovate qui)
#FreeAssangeNOW
facebook.com/SabriPignedoli/po…(che trovate qui)[/url]
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L'intelligence USA lancia l'allarme: attori malintenzionati manipolano foto e video per creare contenuti espliciti e schemi di sextortion
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
L'FBI sta avvertendo il pubblico di attori malintenzionati che creano contenuti sintetici (comunemente indicati come "deepfake" a ) manipolando fotografie o video innocui per prendere di mira le vittime. I progressi tecnologici migliorano continuamente la qualità, la personalizzazione e l'accessibilità della creazione di contenuti abilitati per l'intelligenza artificiale (AI).
L'FBI continua a ricevere denunce dalle vittime, inclusi bambini minorenni e adulti non consenzienti, le cui foto o video sono stati alterati in contenuti espliciti. Le foto o i video vengono quindi diffusi pubblicamente sui social media o sui siti Web pornografici, allo scopo di molestare le vittime o schemi di sextortion.
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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •Una Nota: la versione 0.17.4 sembra avere un problema noto che provoca la stagnazione dei post se ordinati con "Hot" dopo qualche tempo che il server non viene riavviato (issue#3076).
Nel caso succeda consiglio di usare il "New Comments" o "Top Day" come ordinamenti per leggere il feed!
Scheduled tasks thread permanently crashes due to database deadlocks (causes "hot" to stop updating) · Issue #3076 · LemmyNet/lemmy
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skariko, Lx32 e Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ like this.