Etiopia, a quasi un anno di cessate il fuoco, gli esperti ONU mettono in guardia da abusi e violazioni in atto, inclusi crimini di guerra e contro l’umanità.
A quasi un anno dalla firma dell’accordo per la cessazione delle ostilità in Etiopia, nel Paese vengono ancora commessi atrocità, crimini di guerra e crimini contro l’umanità e la pace resta sfuggente, ha affermato la Commissione internazionale di esperti sui diritti umani L’Etiopia ha messo in guardia nel suo ultimo rapporto pubblicato oggi.
Approfondimenti:
- Etiopia, 10 mesi di abusi e violenze dopo la tregua mentre sta per scadere la giustizia per le 800.000 vittime in Tigray
- Etiopia, continua occupazione eritrea, abusi e violenze ad Irob, Tigray
- Etiopia, USA ed Europa hanno già scelto le sorti per la giustizia e le vittime della guerra genocida in Tigray
Nel suo rapporto di 21 pagine, la Commissione ha documentato le atrocità di vasta portata perpetrate da tutte le parti in conflitto dal 3 novembre 2020. Queste includono uccisioni di massa, stupri, fame, distruzione di scuole e strutture mediche, sfollamenti forzati e detenzioni arbitrarie.
“Anche se la firma dell’accordo può aver messo a tacere le armi, non ha risolto il conflitto nel nord del paese, in particolare nel Tigray, né ha portato ad alcuna pace globale”, ha detto il presidente della Commissione Mohamed Chande Othman. “La situazione in Etiopia rimane estremamente grave”.“Gli scontri violenti sono ormai su scala quasi nazionale, con notizie allarmanti di violazioni contro i civili nella regione di Amhara e di atrocità in corso nel Tigray”, ha detto Othman. “La situazione in Oromia, Amhara e in altre parti del Paese – compresi i modelli continui di violazioni, l’impunità radicata e la crescente cartolarizzazione dello Stato – comporta rischi evidenti di ulteriori atrocità e crimini”.
L’ultimo rapporto della Commissione al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha confermato che le truppe eritree e i membri della milizia Amhara continuano a commettere gravi violazioni nel Tigray, tra cui lo stupro sistematico e la violenza sessuale su donne e ragazze, in violazione degli impegni assunti dal governo federale in materia di diritti umani e integrità territoriale.
La Commissione ha inoltre scoperto modelli in corso di arresto, detenzione e tortura di civili da parte delle forze governative in Oromia e sta già ricevendo numerose segnalazioni credibili di violazioni contro i civili di Amhara dall’annuncio dello stato di emergenza nell’agosto 2023.
“Non possiamo sopravvalutare la gravità delle violazioni perpetrate in Etiopia da tutte le parti durante il recente conflitto. Particolarmente preoccupante è il fatto che alcuni di questi crimini siano tuttora in corso, in particolare lo stupro e la violenza sessuale contro donne e ragazze da parte delle forze eritree nel Tigray”, ha affermato la commissaria Radhika Coomaraswamy. “La continua presenza di truppe eritree in Etiopia è un chiaro segno non solo di una radicata politica di impunità, ma anche del continuo sostegno e tolleranza di tali violazioni da parte del governo federale”.
“Le atrocità hanno devastato le comunità e hanno gravemente eroso il tessuto della società”, ha affermato Coomaraswamy. “Intere famiglie sono state uccise, parenti costretti ad assistere a crimini orribili contro i loro cari, mentre intere comunità sono state sfollate o espulse dalle loro case; molti hanno troppa paura di tornare, altri non sono in grado di farlo. È probabile che il trauma, sia individuale che collettivo, persista per generazioni”.“La necessità di un processo credibile, inclusivo e significativo di verità, giustizia, riconciliazione e guarigione non è mai stata così urgente”, ha aggiunto Coomaraswamy.
Il rapporto rileva che il governo etiope non è riuscito a prevenire o indagare efficacemente sulle violazioni e ha invece avviato un processo di consultazione sulla giustizia di transizione imperfetto in cui le vittime rimangono ignorate. All’inizio di quest’anno, il governo federale ha pubblicato la bozza delle “Opzioni politiche dell’Etiopia per la giustizia di transizione”, avviando una serie di consultazioni su un potenziale processo di giustizia di transizione nazionale. La Commissione, tuttavia, ha riscontrato che il processo è stato affrettato per rispettare una scadenza arbitraria fissata dal governo e non ha coinvolto sufficientemente le vittime in molte aree, compresi i rifugiati etiopi che vivono nei paesi vicini.
“La giustizia di transizione ha lo scopo di aiutare i paesi a fare i conti con le atrocità del passato, ma il nostro impegno con centinaia di vittime, le loro famiglie e rappresentanti indica una completa mancanza di fiducia nella capacità o nella volontà delle istituzioni statali etiopi di portare avanti un processo credibile – in particolare perché i funzionari e gli enti statali sono polarizzati e privi di indipendenza”, ha affermato il commissario Steven Ratner.“Quando osserviamo le attuali iniziative di giustizia di transizione in Etiopia, è difficile non rimanere colpiti dalle prove di ‘quasi-compliance’ – tentativi deliberati del governo di eludere il controllo internazionale attraverso la creazione di meccanismi nazionali e la strumentalizzazione di altri”, ha detto Ratner. “Ciò è servito principalmente ad alleviare la pressione internazionale e a prevenire un maggiore coinvolgimento o indagini a livello internazionale. Per le centinaia di migliaia di vittime delle atrocità commesse in tutta l’Etiopia, non si può permettere che ciò continui”.
Il rapporto della Commissione mette in guardia circa la continua presenza della maggior parte degli indicatori e dei fattori scatenanti contenuti nel quadro di analisi delle Nazioni Unite per i crimini atroci . Ha evidenziato il rischio di ulteriori atrocità su larga scala, esprimendo profonda preoccupazione per il fatto che molti dei fattori di rischio caratteristici di futuri crimini atroci rimangano presenti in Etiopia.
La Commissione ha inoltre notato un modello allarmante di crescente cartolarizzazione dello Stato attraverso l’imposizione di stati di emergenza e l’istituzione di “posti di comando” militarizzati senza controllo civile. Tali strutture sono spesso accompagnate da gravi violazioni.
Proprio il mese scorso, l’Etiopia ha annunciato uno stato di emergenza di sei mesi, stabilendo un sistema di posti di comando in tutta la regione di Amhara, con diversi centri urbani della regione ora sotto coprifuoco. La Commissione sta già ricevendo segnalazioni di detenzioni arbitrarie di massa di civili amhara e di almeno un attacco con droni effettuato dallo Stato.
“Siamo profondamente allarmati dal deterioramento della situazione della sicurezza ad Amhara e dalla continua presenza di fattori di rischio per crimini atroci. Questa situazione in evoluzione ha enormi implicazioni per la stabilità in Etiopia e nella regione più ampia, e in particolare per le decine di milioni di donne, uomini e bambini che la chiamano casa”, ha affermato Othman. “L’importanza di un monitoraggio e di indagini indipendenti continui e solidi non può essere sopravvalutata”.
Contesto : la Commissione di esperti sui diritti umani in Etiopia è stata istituita dal Consiglio per i diritti umani il 17 dicembre 2021, attraverso la risoluzione S-33/1 , per condurre indagini approfondite e imparziali sulle accuse di violazioni e abusi del diritto internazionale sui diritti umani e sulle violazioni del diritto internazionale umanitario e diritto internazionale dei rifugiati in Etiopia commessi dal 3 novembre 2020 da tutte le parti in conflitto, comprese le possibili dimensioni di genere di tali violazioni e abusi.
FONTE: ohchr.org/en/press-releases/20…
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41 anni dalla strage di Sabra e Shatila: un orrore mai dimenticato
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di Eliana Riva –
Pagine Esteri, 18 settembre 2023. Dal 16 al 18 settembre 1982 le Falangi libanesi massacrarono uomini, donne e bambini inermi. Per tre giorni, ininterrottamente, i miliziani usarono armi da fuoco, coltelli, accette per fucilare, decapitare, sgozzare e mutilare un numero imprecisato di civili (dalle centinaia ai 3.500 morti) rimasti senza protezione alcuna all’interno dei campi profughi di Sabra e Chatila.
Erano palestinesi, rifugiati in Libano dopo essere stati cacciati dalle proprie case durante la Nakba, la loro “Catastrofe” cominciata (e mai terminata) insieme alla nascita dello Stato di Israele.
Proprio Israele aveva cominciato in Libano, nel giugno del 1982, un’invasione di terra con l’obiettivo dichiarato di cacciare i combattenti palestinesi dal Paese. La forza bellica dell’esercito israeliano travolse città, quartieri, campi profughi e l’enorme impiego di mezzi militari consentì di raggiungere, in pochi mesi, la capitale, Beirut. I campi profughi di Sabra e Chatila vennero circondati. I combattenti palestinesi, chiusi al loro interno, si preparavano a quello che sarebbe stato senz’altro un massacro: le poche armi di cui erano in possesso non avrebbero mai potuto competere con i mezzi israeliani.
Le forze internazionali, però, intervennero. Gli Stati Uniti di Ronald Regan si fecero promotori di una mediazione e garanti dell’accordo che le pari raggiunsero: i combattenti palestinesi avrebbero lasciato Sabra e Chatila, portando via le proprie armi e Israele avrebbe lasciato vivere coloro che rimanevano, quasi esclusivamente donne, anziani, bambini e bambine.
Poco meno di un mese prima Bashir Gemayel, capo militare delle Falangi libanesi, partito denominato Katā’eb, una formazione di estrema destra fondata dal padre Pierre Gemayel, venne eletto Presidente della Repubblica. Avrebbe dovuto insediarsi a breve ma venne ucciso da un attentato il 14 settembre.
Immagini del massacro di Sabra e Shatila
Nonostante i responsabili della sua morte non fossero i palestinesi, le Falangi intendevano vendicare il proprio leader con il sangue dei profughi. Ma a controllare i campi era l’esercito israeliano e nessuno entrava o usciva da lì senza il consenso dei vertici militari, sotto il comando del Ministro della Difesa Ariel Sharon.
Gli israeliani avevano completamente chiuso il perimetro, osservavano i campi dall’alto degli edifici che li circondavano e li illuminavano, se necessario, con i fari che avevano montato tutto intorno.
Il 16 settembre i militari israeliani ebbero l’ordine di far passare i miliziani delle Falangi libanesi, a centinaia, armati e pronti alla vendetta. La popolazione dei campi fu colta di sorpresa. Gli abitanti, inermi, subirono per tre giorni e tre notti la furia dei miliziani che si fermavano solo quando, stremati dalla fatica fisica delle uccisioni, andavano a riposare lasciando il posto a unità più fresche.
Dopo la strage alcuni dei corpi furono gettati in fosse comuni, nel tentativo di coprire le dimensioni del massacro. Ma i cadaveri erano troppi e molti furono lasciati per le strade, preda delle mosche e degli animali. Uno dei primi a giungere nei campi dopo il ritiro dei libanesi fu Robert Fisk, giornalista inglese che scrisse un terribile e indimenticabile articolo intitolato, appunto, “Ce lo dissero le mosche”. Ciò che si aprì dinanzi agli occhi suoi e degli internazionali che arrivarono fu uno scenario di morte, violenza estrema e indiscriminata impossibile da dimenticare.
Immagini del massacro di Sabra e Shatila
Per quel massacro nessuno pagò. Israele tentò dapprima di nascondere la propria responsabilità ma quando le immagini e le notizie cominciarono a circolare, l’eco divenne internazionale. Ovunque si parlava della strage, sui giornali, nelle università. Il tradimento della comunità internazionale venne smascherato, le responsabilità furono chiaramente definite. Eppure. Eppure la commissione di inchiesta israeliana che si occupò della questione, la Commissione Kahan, riconobbe una responsabilità “indiretta” di Israele e del suo Ministro della Difesa, colpevole, secondo il suo giudizio, solo di aver sottovalutato le possibili conseguenza dell’azione falangista all’interno dei campi profughi.
Elie Hobeika, colui che guidava e comandava le milizie cristiano-maronite di estrema destra durante l’attacco a Sabra e Chatila, divenne, nel 1990, Ministro per i Profughi in Libano. Venne ucciso da un attentato nel 2002, dopo aver dichiarato di essere pronto a parlare dinanzi alla Corte Penale Internazionale delle reali responsabilità israeliane in merito al massacro del 1982.
Sabra e Chatila esistono ancora. Così come i profughi palestinesi, che vivono in condizioni di povertà, indigenza, in mancanza delle basilari misure sanitarie e di sicurezza, ammassati l’uno sull’altro perché, nonostante la crescita della popolazione dei campi, la legge libanese non gli permette di acquistare un’abitazione. Gli è vietato esercitare in Libano, se non all’interno dei campi profughi, circa 70 professioni, tra le quali quelle di medico, insegnante, ingegnere, avvocato, commercialista.
Immagini del massacro di Sabra e Shatila
Molti abitanti dei campi in Libano, quelli più giovani, soprattutto, provano a fuggire verso l’Europa, affrontando lunghi e pericolosi viaggi in mare che spesso si trasformano in terribili naufragi.
A gennaio del 2023 Pagine Esteri ha prodotto un documentario in occasione dei 40 anni dalla strage. “Il cielo di Sabra e Chatila”, girato in Libano a settembre del 2022, racconta le fasi della strage e quella che è oggi la vita all’interno dei campi profughi palestinesi in Libano. Durante l’anno si sono tenute numerose proiezioni in varie regioni di Italia, da nord a sud. La versione inglese è stata trasmessa in chiaro dal Palestine Museum degli Stati Uniti ed è in uscita una nuova versione in francese.
Le prossime proiezioni sono previste ad Acerra (NA) il 21 settembre, a Roma, all’interno del Falastin Festival il 30 settembre, e a Salerno, con Mediterraneo Contemporaneo il 6 ottobre. Per ulteriori notizie è possibile consultare il calendario qui.
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Oggi saremo a Forlì per #TuttiAScuola, la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2023/2024.
Si parlerà di attualità, lavoro, salute, sport, scuole italiane all’estero, storie di riscatto sociale.
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In Cina e Asia – Wang e Sullivan al lavoro per la ripresa delle relazioni
I titoli di oggi:
Cina-Usa, Wang e Sullivan al lavoro per la ripresa delle relazioni
Covid, l'Oms chiede “massima accessibilità” alla Cina sulle origini del virus
Economia, delocalizzare dalla Cina non funziona?
L'Irlanda multa TikTok, “minorenni a rischio”
Niente colloqui? I giovani lavoratori cinesi si rivolgono alle dating app
La Cina lancia la nuova Smart Card per i residenti stranieri
Crisi immobiliare, arrestati dipendenti di Evergrande
Sfida Apple-Huawei: sui social cinesi si parla del nuovo iPhone 15
Corea del Nord, Kim ispeziona armi e navi da guerra russe
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Sisci: Zuppi in Cina, "un favore del Vaticano a Pechino”
"S. Em.za il Cardinale Matteo Maria Zuppi, Inviato del Papa Francesco, è stato ricevuto, presso il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica Popolare Cinese, da S.E. il Sig. Li Hui, Rappresentante Speciale per gli Affari Euroasiatici. Il colloquio, svoltosi in un clima aperto e cordiale, è stato dedicato alla guerra in Ucraina e alle sue drammatiche conseguenze, sottolineando la necessità di unire gli sforzi per favorire il dialogo e trovare percorsi che portino alla pace. È stato inoltre affrontato il problema della sicurezza alimentare, con l’auspicio che si possa presto garantire l’esportazione dei cereali, soprattutto a favore dei Paesi più a rischio." Il comunicato della Santa Sede riassume così l'incontro di ieri tra Li Hui e il cardinale Zuppi, arrivato in Cina per portare avanti la missione di pace affidatagli da Bergoglio. Cosa aspettarsi? Ne abbiamo parlato con Francesco Sisci, esperto di rapporti tra Cina e Vaticano.
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SPIONAGGIO. Dopo Pegasus arriva Sherlock, lo spyware israeliano “invincibile”
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di Michele Giorgio*
Pagine Esteri, 18 settembre 2023 – La rivelazione fa impallidire persino quella che anni fa fece scoprire al mondo la pericolosità dello spyware israeliano Pegasus usato dai governi di mezzo mondo per tenere sotto costante controllo non solo i criminali ma anche dissidenti politici, attivisti per i diritti umani e giornalisti. All’ombra della pandemia di coronavirus, scrive Haaretz Magazine, quando sono stati sviluppati strumenti per tracciare la diffusione del virus tra le persone, alcune aziende israeliane hanno messo a punto tecnologie in grado di sfruttare la innocua seppur molesta pubblicità online per raccogliere dati inaccessibili dei cittadini e mettere sotto sorveglianza i loro telefoni e computer.
A chi non è capitato di leggere su Facebook il post di un amico che ha visitato una città e di veder comparire dopo un po’ sullo schermo del telefono la pubblicità di hotel e alloggi turistici. Annunci che – noi non lo sappiamo – si fanno la guerra tra di loro per continuare a seguirci per giorni. Ma se questa guerra digitale resta limitata al settore commerciale, alcune aziende israeliane hanno intuito che la pubblicità può essere una strada comoda per iniettare software spia nei telefoni e nei computer. E ora vendono questi strumenti di sorveglianza.
Una di queste aziende, rivela l’inchiesta di Haaretz, è la Insanet di cui non si sapeva praticamente nulla. Sarebbe di proprietà di ex alti ufficiali e funzionari della Difesa israeliana, tra cui un ex capo del Consiglio per la Sicurezza Nazionale, Dani Arditi. Lo spyware della Insanet, noto come Sherlock, attraverso gli annunci pubblicitari traccia e infetta senza ostacoli. Grazie all’autorizzazione del ministero della Difesa è già venduto a livello globale e ne sarebbe entrato in possesso anche un regime autoritario. Un’altra azienda israeliana, Rayzone, ha sviluppato un prodotto simile. Rispetto allo spyware Pegasus, contro il quale Apple, Microsoft e Google sono riuscite a predisporre delle contromisure, queste nuove tecnologie di sorveglianza hanno il vantaggio di non poter essere ancora contrastate. Sino ad oggi buona parte degli esperti di sicurezza neppure era a conoscenza dell’esistenza di questa nuova minaccia.
Sherlock e i prodotti simili permettono di monitorare i cittadini e di ottenere accesso a una quantità illimitata di informazioni: messaggi, chiamate, attività sui social, email, posizione del dispositivo, contatti e fotografie. Possono anche accendere la fotocamera e il microfono del telefono o del pc senza che l’utente se ne accorga. Qualcuno dirà che questo lo fanno già Pegasus e altri spyware. La novità è il mezzo utilizzato per introdurre il software spia: la pubblicità. Un annuncio apparentemente innocuo viene inserito in una pagina web o in un’applicazione a cui siamo collegati. Sembra normale, come qualsiasi altro. Invece contiene un codice che sfrutta le vulnerabilità del nostro dispositivo. Quando vediamo l’annuncio, senza neanche cliccare su di esso, il codice si attiva e inizia ad operare. Cerca qualsiasi debolezza per installare il software spia. In meno di un secondo la nostra vita digitale è nelle mani di chi ci controlla. La Insanet è andata oltre tutto, spiegano gli esperti citati da Haaretz. La portata e l’impatto della tecnologia di Sherlock sono enormemente più grandi di quelli di Pegasus. Pagine Esteri
*Questo articolo è stato pubblicato il 16 settembre dal quotidiano Il Manifesto
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Una critica femminista al regolamento CHATCONTROL. La politica digitale femminista si interroga criticamente se l’uso delle tecnologie paternalistiche.
«...la non negoziabilità dei diritti fondamentali fa parte di una prospettiva di politica digitale femminista. Il diritto alla privacy e il diritto alla protezione contro la violenza non dovrebbero essere contrapposti. Sono tutti essenziali per la partecipazione sociale e democratica di tutti, in particolare dei gruppi sottorappresentati e, non ultimi, dei bambini e degli adolescenti.
Le proposte politiche devono essere sottoposte a una valutazione dell’impatto contestuale e sociale in modo che l’uso delle tecnologie prescritto dalla legge non oscuri i problemi esistenti o addirittura crei nuove sfide. Il passato dimostra che tali valutazioni d’impatto di solito coprono solo il livello giuridico o tecnico. Tuttavia, per creare soluzioni davvero sostenibili ed eticamente responsabili, è necessario includere anche fattori civili ed economici. Anche la realizzazione tecnica deve essere accompagnata criticamente e analizzata iterativamente. Perché non è chiaro quali soluzioni si stiano sviluppando riguardo alle normative aperte alla tecnologia. È quindi ancora più importante che il legislatore sia responsabile della creazione di una base che stabilisca una linea rossa chiara per le tecnologie altamente problematiche dal punto di vista etico e giuridico.
Il regolamento CSA mostra la complessità del rapporto tra problemi sociali e potenziali soluzioni digitali e quanto rapidamente il tecnosoluzionismo possa portare a conseguenze negative indesiderate. È responsabilità dei legislatori svelare tali complessità e sviluppare approcci risolutivi personalizzati e convenienti che riducano al minimo gli impatti negativi.»
#laFLEalMassimo – Episodio 101: Affitti Brevi e Centri Storici in via di Estinzione
Apro l’episodio consigliando a tutti il film 20 days in Mariupol: per quanto alcune immagini siano molto forti è importante capire perché questa battaglia ha bisogno del supporto di ognuno di noi.
Venendo alle questioni del nostro paese sembrerebbe che i centri storici delle città italiane vengano percepiti come animali in via di estinzione o creature viventi da proteggere con le assurde leggi sugli affitti brevi.
Fermiamoci un attimo a pensare: a chi fa danno se uno affitta casa sua per una notte sola? Quanto sono credibili queste controfattuali elucubrazioni sulla iper-gentrificazione dei centri storici che diventano come dei parchi divertimento? Ma soprattutto, se anche fosse a chi fa danno se centro urbano evolve naturalmente da luogo di residenza a museo a disposizione di visitatori paganti?
Una volta costruivamo le città in luoghi poco accessibili e facilmente difendibili dalle invasioni, oggi preferiamo abitare in posti che siano decentemente collegati col resto del mondo, a chi interessa tutelare il castello scomodo dove non vuole abitare più nessuno?
Le culture e i bisogni delle persone cambiano e anche lo smartworking sta svuotando parzialmente centri direzionali a beneficio di periferie più comode e sostenibili, perché intervenire sui contratti di affitto redatti tra adulti consenzienti nel rispetto delle leggi?
Io credo che la libertà di ciascuno di disporre delle cose proprie sia più importante degli interessi di minoranza di residenti ricchi che non vuole turisti intorno e i politici che la pensano diversamente dovrebbero spiegarci perché l’ingerenza che loro propongono dovrebbe corrispondere con gli interessi della collettività
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Il neofeudalesimo digitale
Il medioevo viene spesso chiamato in causa per indicare un periodo buio, brutale, senza libertà, in cui le masse erano alla mercé di pochi signori e sovrani che si contendevano terre e risorse.
La vita, dicono, non doveva essere granché. Fortunatamente, oggi siamo molto più civilizzati.
Abbiamo scoperto la democrazia rappresentativa, scacciato i vili monarchi che ci affliggevano, eliminato la piaga della servitù della gleba e dimenticato i pittoreschi ordini cavallereschi, coi loro giuramenti di fedeltà ai sovrani. Ma è davvero così?
La mia impressione è che la democrazia rappresentativa e la proliferazione di strampalate idee di giustizia ed equità sociale abbiano invero creato i presupposti per la reviviscenza di un neofeudalesimo digitale globale.
All’apice della nuova piramide feudale abbiamo certamente una piccola ma poderosa elite di persone con tanti soldi e potere che usano strumenti sovranazionali conosciuti e sconosciuti per esercitare e manifestare la loro volontà.
Tra questi troviamo prima di tutto il Fondo Monetario Internazionale (IMF), strumento finanziario delle Nazioni Unite e di ultima istanza per gran parte del mondo. Poi ci sono le banche centrali, come la Federal Reserve Bank o la Banca Centrale Europea.
Infine, non bisogna dimenticare enti sovranazionali amministrativi come l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le già citate Nazioni Unite (ONU) o il semisconosciuto Gruppo di Azione Finanziaria Internazionale (FATF), che però ha un enorme impatto sulle nostre vite. E come dimenticare poi la nostra beneamata Unione Europea e il think-tank globalista che è il World Economic Forum?
L’insieme di persone e strutture sovranazionali compone quello che oggi potremmo definire come la testa dell’impero.
sbarrax aka Marco Frattola reshared this.
VIDEO. Al Dar Jacir di Betlemme “Il Mare in Mezzo”: canti, musiche e danze italo-palestinesi
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della redazione
Pagine Esteri, 16 settembre 2023 – Grande successo per “Il Mare in Mezzo” a Dar Jacir a Betlemme. L’evento è nato cinque anni fa con la collaborazione e una vasta rete di ballerini e musicisti tra la Cisgiordania meridionale e il Sud Italia, insistendo sulla comune eredità mediterranea. Il programma, organizzato e guidato da Emily Jacir – un’artista ed educatrice che utilizza un’ampia gamma di media e metodologie che includono film, video, fotografia, scultura, installazione e performance – ha prodotto una varietà di risultati, tra cui spazi per la creazione, l’apprendimento e lo scambio, e altri processi di costruzione della comunità come laboratori, spettacoli, musica, canto e danza.
Hanno collaborato il coreografo Andrea De Siena, fondatore della Scuola Pizzica di San Vito che da anni tiene lezioni di danza in tutta Europa; Fabrizio Piepoli cantante, polistrumentista e produttore pugliese che insegna canto e musica tradizionale al Conservatorio di Lecce; la ballerina ed educatrice di movimento Giulia Pesole; e il coro di Betlemme ed Hebron dell’Amwaj oltre a vari artisti e musicisti palestinesi. A dare un contributo importante sono stati anche il Consolato Generale d’Italia a Gerusalemme, il Centro OSUN per i diritti umani e le arti del Bard College.
GUARDA I VIDEO
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Cavo Dragone nuovo presidente del Comitato militare Nato. Tutte le sfide
Sarà l’ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone a prendere il posto dell’ammiraglio olandese Rob Bauer nel ruolo di presidente del Comitato militare della Nato, l’organizzazione che riunisce i capi di Stato maggiore della Difesa di tutti i Paesi alleati. In questa veste, l’ufficiale italiano sarà responsabile delle attività delle strutture militari della Nato. Il Comitato militare Nato, infatti, dirige le operazioni condotte dalle forze Alleate (attraverso l’Allied command operations), e ne redige le dottrine operative, logistiche e addestrative (grazie all’Allied command transformation).
La nomina
Per l’Italia, la nomina di Cavo Dragone rappresenta un passo importante e il segnale di un riconoscimento al ruolo che il nostro Paese svolge all’interno della Nato. L’Italia è tradizionalmente uno dei principali contributori militari della Nato, sia in termini di truppe sia di mezzi. La presenza di una figura come Cavo Dragone in una posizione apicale come appunto quella di presidente del Comitato militare potrebbe aiutare il nostro Paese nell’avanzare le proprie posizioni all’interno dell’Alleanza, accrescendone al contempo il peso specifico nelle decisioni. Il risultato è anche frutto del sostegno che la candidatura di Cavo Dragone al ruolo di presidente del Comitato militare Nato sia stata sostenuta in pieno dal governo, con l’ufficializzazione del supporto a maggio da parte del ministro degli Esteri Antonio Tajani, seguita al passo indietro di Mario Draghi al ruolo di successore di Jens Stoltenberg.
Curriculum
L’ammiraglio ha riscosso negli ultimi anni un apprezzamento trasversale e internazionale, sopratutto negli Usa. Ad aprile si è recato a Washington, dove ha incontrato i vertici del Pentagono e dove è stato intervistato dall’autorevole think tank Atlantic Council. Classe 1957, piemontese, pilota e paracadutista, Cavo Dragone è da ottobre 2021 capo di Stato maggiore della Difesa, e dovrebbe terminare il mandato a novembre 2024. Prima, dal giugno 2019, è stato capo di Stato maggiore della Marina militare. Dal 2016, ha guidato il Comando operativo di vertice interforze (l’attuale Covi), lo strumento attraverso cui la Difesa esercita il comando operativo delle Forze schierate in teatro per missioni o operazioni in tutto il globo.
Profilo operativo
L’ammiraglio Cavo Dragone vanta tra l’altro un profilo altamente operativo, che lo ha visto comandare le Forze aeree della Marina e il Raggruppamento subacquei e incursori. Gli incarichi di vertice sono stati preceduti da due anni alla guida Comando interforze per le operazioni delle Forze speciali (Cofs) e dal comando triennale dell’Accademia navale. Nei primi anni 2000 è stato inoltre per un biennio al comando della portaerei Garibaldi.
Le sfide
Ora Cavo Dragone avrà il compito delicato di presidente del Comitato militare della Nato, e dunque di responsabile delle o priorità strategiche per la Difesa alleata e del mantenimento di un adeguato ed efficiente livello di prontezza delle forze del Patto. Il tutto in uno scenario di sicurezza globale sempre più instabile, a partire dall’Ucraina, che avrà ancora bisogno del sostegno degli alleati. Altro dossier cruciale sarà il livello di produzione di munizioni e sistemi d’arma nello spazio transatlantico, giudicato attualmente insufficiente a garantire la difesa europea e nordamericana. Le priorità attuali della Nato, infatti, come registrato dallo stesso Comitato militare, sono gli investimenti nella Difesa (come per esempio l’obiettivo per gli alleati di assegnare al budget militare almeno il 2% del proprio Pil nazionale), l’aumento della produzione di armi e munizioni e infine la trasformazione della Nato affinché sia sempre più pronta per l’era digitale e delle operazioni multidominio.
La festa per i 10 anni di AirPress nel servizio di SkyTg24 con Crosetto, Valente e Cristoforetti
Il ministro della Difesa Guido Crosetto, il presidente dell’Agenzia Spaziale Italiana Teodoro Valente, l’astronauta Samantha Cristoforetti parlano ai microfoni di Alessandro Taballione (SkyTg24). Alla Lanterna di Roma si sono festeggiati i 10 anni di AirPress, la rivista del gruppo Formiche specializzata in difesa e aerospazio. Hanno partecipato parlamentari, rappresentanti delle istituzioni, vertici delle Forze Armate e manager delle più importanti aziende del settore. Nel video il servizio integrale:
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Iran, il racconto di militante che combatte il regime: “Mi hanno arrestato e massacrato di botte”
La chiamata è arrivata di primissima mattina. Non hanno bisogno di presentarsi, loro. Quando sul display del cellulare compare “numero sconosciuto” sai già di chi si tratta. Ho risposto e una voce carica di odio mi ha ordinato di presentarmi in un certo ufficio. Ero preparato, gli avvocati dei diritti umani che seguono i miei amici attivisti mi avevano consigliato di non accogliere la convocazione telefonica e così ho fatto. Ma non è bastato. La mattina dopo hanno fatto irruzione nel piccolo ostello economico di Teheran dove abito da tre mesi, perché i miei conti bancari sono stati congelati e ho dovuto lasciare l’appartamento in cui vivevo.
Erano agenti in borghese, mercenari. Sono entrati sfondando la porta, stavo facendo la doccia. Mi hanno lasciato vestire e intanto spaccavano il tavolo, il letto, i vetri delle finestre. Poi è toccato a me. Mi hanno stretto in un angolo e si sono scatenati, manganellate, calci, pugni, sputi. Hanno perquisito furiosamente le mie borse, hanno prelevato i miei scritti e hanno rubato i vestiti, le scarpe, l’orologio, perfino le vitamine. In strada ci aspettava una macchina. Ho viaggiato con gli occhi bendati e la testa piegata sulle loro gambe affinché non vedessi dove andavamo. Mi sono ritrovato in una piccola cella, avevo dolori ovunque per le scariche di taser somministratemi durante il viaggio. Tremavo. Saranno passate ore prima che mi portassero nella stanza dove mi aspettavano due uomini, due di loro. Uno tirava calci e schiaffi alla cieca, l’altro mi chiedeva forsennatamente se avessi intenzione di partecipare all’anniversario della rivoluzione, mi chiamava traditore, bastardo, diceva che avevo preso soldi dall’America e da Israele per attaccare la repubblica islamica, urlava che non c’era posto per quelli come me in Iran.
Ripeteva che appena il nostro leader l’avesse ordinato ci avrebbero ammazzati tutti in un solo giorno senza neppure bisogno di giustiziarci, sarebbe bastato investirci per le strade con la macchina, sarebbe bastato simulare un incidente, cento incidenti, mille incidenti. Poi la minaccia più sinistra: “Stavolta, se parteciperai ancora alle proteste, ti troveremo subito e finirai in un carcere dove ci sono molti detenuti con forti appetiti sessuali, ti metteremo a loro disposizione”. Avevo la lingua pesante, non riuscivo a rispondere. E loro picchiavano, picchiavano. Mi sono risvegliato nella cella, era notte, credevo fosse un incubo e volevo svegliarmi, ma ero sveglio. Urinavo sangue, anche le feci erano rosse. Sono rimasto così per cinque giorni, detenuto illegalmente, torturato, alimentato solo ad acqua. Finché mi hanno sottoposto un foglio da firmare in cui promettevo che non avrei partecipato a nessuna manifestazione. Io però gli impegni li prendo solo con me stesso:pensavo questo attraversando i corridoi lugubri in cui ho visto attivisti che non conoscevo e altri che conoscevo, non potevano parlare tra di noi.
Sono tornato all’ostello, dove mi aspettava il direttore, un uomo per bene che mi ha aiutato molto, non ha mai chiesto che pagassi più di quanto potevo, ossia un solo mese. È stato lui ad accompagnarmi al pronto soccorso, dopo avermi accolto e rincuorato insieme ad altri ospiti della struttura, tra cui un neozelandese e due olandesi. Martedì sera in ospedale il medico ha detto che sarei dovuto restare ricoverato per tre giorni ma sfortunatamente la mia assicurazione sanitaria è stata cancellata dal governo e non ho soldi per permettermi una degenza del genere, così ho preso le medicine che mi sono state prescritte e sono rientrato in ostello. Vogliono farci vivere nel terrore dell’incertezza, ci stanno col fiato sul collo, li sentiamo arrivare, ma qualche volta arrivano e qualche altra no. Dobbiamo sapere che loro ci braccano. A tanti amici in questi giorni è capitato quello che è capitato a me: sono stati convocati telefonicamente e dopo essersi rifiutati di andare all’appuntamento sono stati presi in casa, in ufficio. Una mia amica è stata raggiunta a Isfahan dove si era recata per lavoro, l’hanno trovata in albergo. Il trattamento è sempre lo stesso. Gli agenti in borghese, i mercenari, piombano all’improvviso come fossero a caccia di criminali, ammanettano gli attivisti e li trascinano per la strada, picchiano duro convinti della loro impunità e poi prendono tutto quello che trovano, carte, documenti, dispositivi elettronici ma anche abiti, oggetti, collane. Sto male fisicamente ma so che il corpo guarirà, mi hanno bastonato tante volte. Sto male soprattutto dentro, sono nauseato da questo odio e questa violenza, da questo sistema senza legge. Prendo impegni solo con me stesso e con i miei compagni, ecco perché ancora ieri, nonostante il dolore allo stomaco, ho raggiunto le proteste a Enqulab street, a Jomhuri street e nella metropolitana. Lo farò ancora, il giorno dell’anniversario della rivoluzione e fino alla vittoria. Hanno minacciato di mettermi in cella assieme a detenuti molto violenti Avevo dolori ovunque per le continue scariche di taser che ho subìto La rivoluzione Le manifestazioni di protesta scoppiate aTeheran il 16 settembre 2022 dopo l’uccisione di Mahsa Amini.
L'articolo Iran, il racconto di militante che combatte il regime: “Mi hanno arrestato e massacrato di botte” proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
Privatocrazia sanitaria, in Italia il 60% dei fondi per la salute pubblica finisce ai privati. Il monito di Nicoletta Dentico | AFV
"La situazione ha raggiunto livelli più che allarmanti: almeno il 60% dei fondi pubblici finisce in mano ai privati, in particolare per l’acquisto di servizi medici e farmacologici; più del 50% delle istituzioni sanitarie che si occupano di malattie croniche sono in mano ai privati, così come lo sono più dell’80% delle istituzioni di assistenza sanitaria residenziale. I tagli della prossima legge di bilancio assecondano questa metastasi.”
Lunedì 18 settembre si terrà la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2023/2024!
L’Istituto tecnico “Saffi-Alberti” di Forlì ospiterà la XXIII edizione dell’evento #TuttiAScuola.
Ministero dell'Istruzione
Lunedì 18 settembre si terrà la cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2023/2024! L’Istituto tecnico “Saffi-Alberti” di Forlì ospiterà la XXIII edizione dell’evento #TuttiAScuola.Telegram
“TEAM ITALY ”
A partire dalle 14.30 avrò il piacere di partecipare alla presentazione della squadra che rappresenterà l’Italia alle competizione di fine ottobre in Norvegia ad Amar in collaborazione con il laboratorio Olicyber ed organizzato da Cybersecurity National Lab. Nella locandina tutti i dettagli per seguire la presentazione
“MONEY PAY DAY – Lo stato dell’innovazione nei pagamenti in Italia”
Dalle 12.30 parteciperò all’evento “MONEY PAY DAY – Lo stato dell’innovazione nei pagamenti in Italia”, organizzato da Money.it nell’ambito della Future Week, per affrontare il tema della privacy nei pagamenti con particolare attenzione all’utilizzo della intelligenza artificiale e della moneta digitale Qui tutti i dettagli eventbrite.it/e/biglietti-mone…
PRIVACYDAILY
New EU-US data transfer deal also faces criticism in Germany
French lawmaker Philippe Latombe's latest lawsuit at the EU's top court, which could derail the new EU-US data transfer deal, has found support in Germany, where the two-month-old agreement is already facing widespread criticism.
Lisa Beat and the Liars - Sheena Is A Beat Rocker
Fate vostro questo disco e suonatelo quando - disgraziatamente - cambieranno l'ora, farà freddo ed alle cinque del pomeriggio sarà buio, chissà forse potrebbe farvi tornare ai fasti dell'estate o quantomeno mettervi allegria facendovi intravvedere un raggio di sole. @Musica Agorà
iyezine.com/lisa-beat-and-the-…
Lisa Beat and the Liars - Sheena Is A Beat Rocker 2023
Per loro fortuna queste caratteristiche non mancano a Lisa e i suoi Liars che, nei tre pezzi che compongono questo sfizioso singolo, danno sfoggio di quella fantasia che necessita per confrontarsi con dei veri e propri classicissimi.In Your Eyes ezine
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Oggi, giovedì 14 settembre, presso la Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione e del Merito, si terrà la presentazione del Programma Nazionale 2021-2027 Scuola e Competenze.
Potete seguire la diretta qui dalle 10.45 ▶ youtube.
Ministero dell'Istruzione
Oggi, giovedì 14 settembre, presso la Sala “Aldo Moro” del Ministero dell’Istruzione e del Merito, si terrà la presentazione del Programma Nazionale 2021-2027 Scuola e Competenze. Potete seguire la diretta qui dalle 10.45 ▶ https://www.youtube.Telegram
“STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE”
A partite dalle ore 10.00 avrò il piacere di partecipare agli STATI GENERALI DELLA COMUNICAZIONE PER LA SALUTE organizzati da Federsanità per parlare di storytelling ed uso dei testimonial Qui il programma completo federsanita.it/2023/08/05/pnrr…
Come le app mobili condividono illegalmente i vostri dati personali Alcune app mobili condividono i vostri dati personali subito dopo l'apertura. Questo non è conforme alle leggi sulla privacy dell'UE
Navigating Cross-Border Data Transfers in the Asia-Pacific region (APAC): Analyzing Legal Developments from 2021 to 2023
Today, the Future of Privacy Forum (FPF) published an Issue Brief comparatively analyzing cross-border data transfer provisions in new data protection laws in the Asia-Pacific. Titled Navigating Cross-Border Data Transfers in the Asia-Pacific region (APAC): Analyzing Legal Developments from 2021 to 2023, the Issue Brief outlines key developments in cross-border data transfers in the Asia-Pacific in the last few years, and explores the potential impact on businesses operating in the APAC region.
Today, cross-border data transfers are pivotal in enabling the global digital economy and facilitating digital trade. These transfers allow businesses to provide services globally, while allowing individuals access to a wide range of digital services and platforms. Yet, cross-border data transfers also raise legitimate concerns regarding the protection of individuals’ privacy and security.
Amidst this tension, data protection laws attempt to strike a balance by requiring organizations to satisfy certain conditions to ensure that personal data is appropriately protected when it is transferred out of jurisdiction, absent special circumstances. Common conditions include:
- Assessment of the level of personal data protection in the destination jurisdiction (also known as “adequacy”);
- Adoption of safeguards, such as legally binding agreements or certifications or rules approved by a regulator;
- Consent from data subjects; and
- Necessity for various, specifically defined purposes.
The APAC region has seen a significant acceleration in data protection regulatory activity in recent years, including the enactment of new data protection laws. In particular, since 2021, China, Indonesia, Japan, South Korea, Thailand, and Vietnam have newly enacted or amended their data protection laws and regulations.
An analysis of the data protection laws and regulations in these six jurisdictions indicates that there is a degree of alignment between Indonesia, Japan, South Korea, and Thailand regarding legal bases for cross-border data transfers, but China and Vietnam appear to be outliers with their own unique requirements. Notably:
- Indonesia, Japan, South Korea, and Thailand all recognize adequacy and consent as valid legal bases for cross-border data transfers. There is also some alignment on the recognition of certification schemes.
- However, given that these laws were enacted or amended recently, there remains uncertainty on which jurisdictions might be recognized as mutually adequate, or which certification schemes will be ultimately recognized.
- China and Vietnam differ substantially from the other jurisdictions studied. Both jurisdictions impose unique conditions for transferring personal data, such as requiring transferring organizations to file detailed assessments with the relevant regulator.
- Vietnam also only recognizes a single legal basis for transferring personal data abroad, while China recognizes three.
These divergences to regulating cross-border data transfers likely reflect the different policy considerations in every jurisdiction, the tension between enabling cross-border data transfers to facilitate digital trade, and national considerations, such as protecting national security and sovereignty. These divergences could complicate efforts by organizations operating in multiple jurisdictions to align their regional compliance programs. Nonetheless, there are promising avenues for increasing interoperability in the region, such as standardized or model contractual clauses, the growing recognition of regional certification schemes such as the APEC Cross Border Privacy Rules and Privacy Recognition for Processors systems, and to a more limited extent, the possibility that some jurisdictions may obtain adequacy decisions from the European Union in future.
For deeper analysis of these points and of the cross-border data transfer provisions for each of the six jurisdictions covered, download the Issue Brief here.
For inquiries about this Issue Brief, please contact Josh Lee Kok Thong, Managing Director (APAC), at jlee@fpf.org, or Dominic Paulger, Policy Manager (APAC), at dpaulger@fpf.org.
FPF is grateful to the following contributors for their assistance in ensuring the accuracy of this report:
- Kemeng Cai (In-house Privacy Counsel, China)
- Iqsan Sirie (Partner, TMT, Assegaf Hamzah & Partners) and Daniar Supriyadi (Associate, Capital Markets, M&A, Assegaf Hamzah & Partners)
- Takeshige Sugimoto (Managing Director and Partner, S&K Brussels LPC; Senior Fellow, Future of Privacy Forum)
- Thitirat Thipsamritkul (Lecturer, Faculty of Law, Thammasat University)
- Kwang Bae Park (Partner, Head of TMT, Lee & Ko)
- Kat MH Hille (General Counsel, OceanCDR.Tech)
Please note that nothing in this Issue Brief should be construed as legal advice.
Further reading: In November 2022, FPF’s APAC office concluded a year-long project on consent and alternative legal bases for processing data in APAC that culminated in a reportcomparing relevant requirements in 14 APAC jurisdictions.
Weekly Chronicles #45
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L’IRS non si accontenta
Non devono essere sembrati sufficienti gli 87.000 nuovi dipendenti che l’agenzia fiscale statunitense conta di assumere nel corso dei prossimi, dato che hanno annunciato di voler ricorrere a strumenti d’intelligenza artificiale per stringere la morsa sull’evasione fiscale.
L’agenzia dice che agli algoritmi di machine learning saranno dati in pasto quei casi troppo complessi per l’essere umano, nella speranza di cavare qualche ragno dal buco:
“[…] to target the wealthiest Americans and tackle the kinds of cases that had become too complex and cumbersome for the beleaguered agency to handle.The agency’s new funding is supposed to help the I.R.S. raise more federal revenue by cracking down on tax cheats and others who use sophisticated accounting maneuvers to avoid paying what they owe.”
La soluzione sembra a portata di mano: se è troppo complicato, usiamo l’intelligenza artificiale. Forse però i predatori dell’IRS non sanno che gli algoritmi sono fallibili e spesso danno vita ad elevati tassi d’errore. O magari fanno finta di non saperlo.
Il problema però è grave: se i casi sono talmente complessi da non essere intelligibili da menti umane, chi sarà in grado di verificare che l’intelligenza artificiale non abbia commesso errori? Quale avvocato potrà mai difendere i suoi clienti dalle oscure illazioni di un algoritmo troppo complesso da comprendere? Quale giudice potrà mai decidere nel merito?
Poco importa, d’altronde quando si tratta di fisco siamo tutti colpevoli fino a prova contraria. L’algoritmo t’incastra, l’impiegato IRS ti porta via la casa. O ti spara. O magari entrambe.
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Quando compri un’auto nuova, considera anche la privacy
Lo sappiamo. Le auto nuove sono computer con le ruote: wi-fi, bluetooth, sistemi operativi che si aggiornano in automatico, sensori di ogni tipo, assistenti vocali e così via. Un incubo per la privacy. E se non lo sai, ti consiglio di leggere questo articolo sul funzionamento delle nuove auto intelligenti e il futuro distopico che ci aspetta.
Sarebbe quindi buona abitudine quando acquistiamo un’auto nuova, valutare anche il modo in cui trattano i nostri dati (e quali dati) oltre al motore e agli optional. Non è facile: dovremmo leggere decine di lunghe privacy policy scritte in legalese e valutare con attenzione le possibili conseguenze.
Fortunatamente i ricercatori di Mozilla ci danno una mano. Col loro progetto “Privacy Not Included” hanno recensito diversi produttori automobilistici per valutare chi fosse il peggiore in termini di privacy. E beh… se hai una Nissan, ho cattive notizie per te.
La loro privacy policy afferma che l’auto può acquisire e inferire dati di ogni tipo, comprese preferenze e abitudini sessuali. I dati vengono poi rivenduti a broker di vario tipo e finiscono così nel vortice infinito dell’advertising e della profilazione. Fidati, meglio fare sesso nel caro e vecchio letto. A meno che tu non abbia Alexa in camera…
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Meno di due settimane alla Privacy Week 2023!
Manca pochissimo al festival dell’anno per appassionati di privacy e tecnologia!
Se non l’hai ancora fatto ti consiglio di seguire la pagina Instagram e iscriverti alla newsletter per non perdere nessun aggiornamento.
Come già anticipato la maggior parte degli eventi saranno trasmessi in streaming su www.privacyweek.it, ma ci sono alcuni momenti d’incontro dal vivo con ingresso libero (previa registrazione sul sito):
- Giovedì 28 settembre, dalle ore 20:30 presso Phyd, Via Tortona 31, (Milano) in cui si terrà la Privacy Night con Diego Passoni di Radio Deejay
- Venerdì 29 settembre, dalle ore 14: presso 21 House of Stories, Via Enrico Nöe 24, Città Studi (Milano) in cui si terrà l’intervista a Max Schrems e anche Bitcoin Beach, un workshop dal vivo per imparare a usare Bitcoin nel tuo esercizio commerciale (o per fare acquisti), a cura di Milano Trustless
Weekly memes
Weekly quote
“Wikipedia is the best thing ever. Anyone in the world can write anything they want about any subject. So you know you are getting the best possible information.”
Michael Scott
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English Version
The IRS isn't satisfied
The 87,000 new employees that the United States tax agency plans to hire in the coming years must not have seemed sufficient, as they have announced their intention to leverage artificial intelligence tools to tighten the grip on tax evasion.
The agency states that machine learning algorithms will be tasked with handling cases that are too complex for humans, hoping to uncover hidden tax frauds:
"[...] to target the wealthiest Americans and tackle the kinds of cases that had become too complex and cumbersome for the beleaguered agency to handle.The agency’s new funding is supposed to help the I.R.S. raise more federal revenue by cracking down on tax cheats and others who use sophisticated accounting maneuvers to avoid paying what they owe."
The solution seems within reach: if it's too complicated, just use artificial intelligence.
However, perhaps the IRS predators are unaware that algorithms are fallible and often lead to high error rates. Or maybe they pretend not to know.
The problem, however, is significant: if cases are so complex that they are incomprehensible to human minds, who will be able to verify that the artificial intelligence has not made errors? Which lawyer can defend their clients against the obscure speculations of an algorithm too complex to understand? Which judge can make a fair decision?
It doesn't matter much, after all, when it comes to taxes; we are all guilty until proven innocent. The algorithm frames you, and the IRS employee takes away your home. Or perhaps he’ll shoot you. Or maybe both.
When you buy a new car, keep in mind your privacy too
We know it. New cars are computers on wheels: Wi-Fi, Bluetooth, automatically updating operating systems, all kinds of sensors, voice assistants, and so on. A privacy nightmare.
So, it would be a good practice when buying a new car to evaluate how they handle your data (and what data) in addition to the engine and other features. It's not easy: you would have to read dozens of lengthy privacy policies written in legal jargon and carefully consider the possible consequences.
Fortunately, Mozilla researchers are here to help. With their "Privacy Not Included" project, they have reviewed various car manufacturers to determine who is the worst in terms of privacy. Well... if you have a Nissan, I have bad news for you.
Their privacy policy states that the car can acquire and infer all kinds of data, including sexual preferences and habits. The data is then sold to various brokers and ends up in the endless vortex of advertising and profiling. Trust me, it's better to have sex in your good old bed. Unless you have Alexa in the bedroom...
Less than two weeks until Privacy Week 2023!
The year's festival for privacy and technology enthusiasts is just around the corner!
If you haven't already, I recommend following the Instagram page and subscribing to the newsletter to stay updated.
As previously mentioned, most events will be streamed on www.privacyweek.it, but there are some in-person meetings with free entry (registration required on the website):
- Thursday, September 28, starting at 8:30 PM at Phyd, Via Tortona 31, Milan, where the Privacy Night with Diego Passoni of Radio Deejay will be held.
- Friday, September 29, starting at 2:00 PM at 21 House of Stories, Via Enrico Nöe 24, Città Studi, Milan, where the interview with Max Schrems and Bitcoin Beach, a live workshop to learn how to use Bitcoin in your business (or for shopping), will take place, curated by Milano Trustless.
Podcast Punk !
The Saint and allkillersnofillers present: The Adventure with the Saint episodi n°44 Judith Il miglior podcast rocknroll del globo terracqueo !!!! @Musica Agorà
iyezine.com/the-saint-and-allk…
The Saint and allkillersnofillers present: The Adventure with the Saint episodi n°44 Judith
The Saint and allkillersnofillers present: The Adventure with the Saint episodi n°44 Judith Il miglior podcast rocknroll del globo terracqueo !!!!In Your Eyes ezine
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Privacy e riconoscimento facciale; con iBorderCTRL si comincia ovviamente dai migranti e non finirà bene: «La macchina della verità alle frontiere dell'Europa è stata un assegno in bianco»
«Mentre assegnano 4,5 milioni di euro del programma di ricerca Horizon 2020 a iBorderCTRL, una sorta di macchina della verità da usare alle frontiere, gli esperti della Commissione europea sanno già che questa tecnologia di analisi dei micro-movimenti del volto e di identificazione delle bugie, una sorta di Lie to me, la serie tv con Tim Roth, in versione algoritmo, potrà porre dei grossi problemi. Tanto che nello stesso documento con cui finanziano il progetto, datato 18 gennaio 2016, scrivono che “la proposta si affida pesantemente a un sistema automatico di rilevazione delle bugie, che pone una serie di rischi che non sono adeguatamente affrontati”.»
L'articolo di Luca #Zorloni prosegue qui su Wired Italia
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Il deputato francese Philippe Latombe ha annunciato giovedì scorso di voler impugnare davanti al Tribunale della UE il #DataPrivacyFramework
”Il testo risultante da questi negoziati viola la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione, a causa delle insufficienti garanzie di rispetto della vita privata e familiare in relazione alla raccolta massiva di dati personali, e il Regolamento generale sulla protezione dei dati (GDPR)”, ha scritto Latombe, membro del partito alleato del Presidente Emmanuel Macron, , nella sua dichiarazione.Latombe ha presentato due ricorsi, ha dichiarato a POLITICO: uno per sospendere immediatamente l’accordo e un altro sul contenuto del testo.Oltre alle preoccupazioni per la sorveglianza di massa degli Stati Uniti, il Data Privacy Framework è stato notificato ai Paesi dell’UE solo in inglese e non è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, il che potrebbe non rispettare le regole procedurali, ha sostenuto Latombe. Latombe ha informato il governo francese e l’autorità per la protezione dei dati CNIL della sua contestazione.
French lawmaker challenges transatlantic data deal before EU court
MP Philippe Latombe launches the latest round of legal fighting.Laura Kayali (POLITICO)
The Privacy Post reshared this.
Per garantire il futuro dell'istanza social.linux.pizza, si è deciso di potenziarla tra il 19 e il 21 settembre
"Ci saranno un paio d'ore di inattività, ma tutto il contenuto sarà intatto e i tuoi account non saranno interessati"
Per dubbi o richieste di informazioni, contatta @:debian: 𝚜𝚎𝚕𝚎𝚊 :fedora:
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CALL: EMERGENCY OF BEAUTY
mail art Project: Emergency of Beauty, a tribute to True Love This is an emergency call! We need more beauty here and now.
Il governo inglese ammette che la clausola spia non può essere utilizzata in modo sicuro
Open Rights Group si è espresso in merito a un rapporto secondo cui il governo di Londra ha ammesso che non utilizzerà i poteri per scansionare i messaggi privati finché non sarà “tecnicamente fattibile” farlo
Government admits Spy Clause can’t be used safely
Open Rights Group has responded to a report that the Government has conceded that it will not use powers to scan private messages until it is “technically feasible” to do so.Open Rights Group
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Panoramax, un'alternativa libera a Google Street View per foto-cartografare il territorio.
Cos'è #Panoramax? Il post di @CapitaineMoustache 🗺️⭕️ ce lo spiega!
È come Google Street View ma gratis!
Le foto sono fornite dalla community, ospitata su diverse istanze (come Mastodon), disponibili con licenza CC-BY-SA 4.0 e scaricabili a piena risoluzione (vedi ultima immagine)!
È ancora in beta, ma i primi mattoncini ci sono già, puoi già consultare le foto, visualizzarle su una mappa, contribuire caricando le tue foto tramite l'interfaccia web!
Questo è MEGA utile per la mappatura su #OpenStreetMap ! Con queste foto potrai scoprire velocemente nomi di percorsi, indirizzi, attrezzature di emergenza, negozi, limiti di velocità, infrastrutture ciclistiche, insomma è oro! E salta, colpisce poi tutte le app che utilizzano OpenStreetMap, come OsmAnd (vedi foto).
Con poca attrezzatura (un semplice smartphone o una fotocamera GoPro per esempio), chiunque può fotografare e poi mappare un'intera città, soprattutto dove i servizi commerciali non passano mai, tipo "basse densità" o.... dove non passano le auto!
Attualmente esistono due organismi Panoramax:
- Il National Geographic Institute (IGN)
- L'Associazione OpenStreetMap Francia
Grazie a @nilocram per la segnalazione
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OpenStreetMap Italia Community reshared this.
Grandi Poliverso e Nilocram! 🤩
Ne avevo già parlato qui e qui ma effettivamente mancava un post dedicato!
L'unica cosa che non mi è al 100% chiara è come contribuire da smartphone....manca l'app dedicata e non so se esista una funzione della fotocamera per cui si possano scattare immagini ogni x secondi ad es. per 1 ora. Oltre al fatto che su smartphone con GPlay l'attivazione del gps per la fotocamera obbliga ad attivare la localizzazione precisa (anche tramite reti wifi vicine e altro)
Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ likes this.
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dove scrivono che è prevista la federazione tra istanze!
“Hello World” è la prima comunità Lemmy italiana dedicata alla programmazione
Qui possiamo condividere notizie, tutorial e manuali, video, interviste ad addetti ai lavori ma anche link a repository di progetti personali (rigorosamente open source).
𝚜𝚎𝚕𝚎𝚊
in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂ • • •I dont speak italian, sorry.
@fediverso
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Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂
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