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Una scuola per leader. Il Casd riceve da Mattarella la bandiera d’istituto


Non c’è futuro per un Paese senza leader, e in un momento di forte instabilità internazionale, è ancora più importante concentrarsi sugli strumenti della cultura, per aiutare a comprendere i processi e ad agire per la sicurezza e la pace. È questo il mess

Non c’è futuro per un Paese senza leader, e in un momento di forte instabilità internazionale, è ancora più importante concentrarsi sugli strumenti della cultura, per aiutare a comprendere i processi e ad agire per la sicurezza e la pace. È questo il messaggio che arriva dal Centro alti studi per la Difesa, che ha ricevuto dalle mani del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, la bandiera di istituto. Un ulteriore tassello in quel processo, giunto quasi al suo completamento, di trasformazione dell’ente in un vero e proprio istituto universitario. “In un mondo complesso, in rapida evoluzione e imprevedibile la formazione della dirigenza va adattata iniettando nuove caratteristiche” ha spiegato il presidente del Centro, l’ammiraglio Giacinto Ottaviani, ricordando come “la leadership è una tecnica, e rappresenta il comune denominatore di tutti i corsi che noi eroghiamo, sia i nuovi a carattere universitario, sia i tradizionali”.

Il valore cultura

L’obiettivo dell’istituto, infatti, è quello di “iniettare nuove caratteristiche” nella formazione dei nuovi leader, come “la capacità di lavorare in gruppo, le qualità relazionali, l’umanità, l’umiltà e l’empatia” ritenute dall’ammiraglio Ottaviani “assolutamente indispensabili ai fini dell’esercizio di una leadership efficace, trainante, carismatica, scevra da ogni ritorno personale e basata su fondamenta valoriali a servizio della collettività”. Con legge 77 del luglio 2020, il Centro alti studi per la Difesa è stato configurato per un triennio a titolo sperimentale quale scuola superiore universitaria. Durante questo triennio il Casd ha adeguato la sua fisionomia organizzativa, trasformandosi in una struttura università a tutti gli effetti, dotandosi, tra le altre cose, di un corpo docente e ricercatore permanente ed erogando, a partire dal 2021, master e dottorati di ricerca universitari. Come sottolineato del resto anche dal ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, nel corso della cerimonia, la cultura rappresenta un “antidoto alla violenza” ed è un “elemento capace di creare armonia e sviluppo, essendo un’arma potentissima a disposizione di coloro che si prodigano per lo sviluppo della giustizia armoniosa e della pace mondiale”

Identikit del leader

“Sarà una conseguenza dell’attuale crisi dello scenario internazionale, ma la leadership è certamente uno degli argomenti di maggiore attualità; ci guardiamo attorno alla ricerca di leader”. A dirlo è stato il capo di Stato maggiore della Difesa, ammiraglio Giuseppe Cavo Dragone, descrivendo come il leader è colui che sa “immaginare con coraggio un futuro fondato sulla convivenza pacifica e sul reciproco”. Nelle parole del capo di Stato maggiore, guadando al contesto geopolitico internazionale “potrà sembrare una suggestione irrealistica” tuttavia, ricorda l’ammiraglio “irrealistica e velleitaria poteva apparire anche la prospettiva del processo di integrazione europeo alla luce delle macerie e per le devastazioni due guerre mondiali, eppure è avvenuta, e la ragione è che sembrava essere l’unica via possibile così appare anche oggi”. In un contesto internazionale così fragile, allora, “ci guardiamo attorno alla ricerca di leader” il cui identikit tracciato da Cavo Dragone non è basato su tratti fisici, essendo colui che “cammina con la schiena dritta e a testa alta, capace di distinguere con la massima precisione e velocità tra il bene e il male; dispone di un preciso compasso etico e morale, è disposto a sacrificare sé stesso per il bene comune ed è immediatamente identificabile in caso di crisi”.

La cultura è l’arsenale della democrazia

Il Casd, allora, diventa un “luogo di costruzione della leadership”, come lo ha definito il ministro della Difesa, Guido Crosetto, un luogo “di costruzione di classe dirigente, perché non esiste un paese che abbia futuro se non sa costruire la propria classe dirigente”. Per il ministro, in particolare le Forze armate hanno sempre prestato “grande attenzione al sapere” fin dagli albori, perché si riconosceva il fatto che non si può avere “la capacità di comprendere quello che si ha davanti e avere contemporaneamente la capacità dell’uso della forza: la formazione era prima culturale che militare”. E anche oggi, “una difesa nazionale non può basarsi soltanto su un apparato tecnico, non può prescindere da una conoscenza del mondo a tutto tondo con un approccio aperto a tutti gli ambiti del sapere”. Il momento, del resto, lo impone. Come ricordato da Crosetto “forze diverse ma convergenti si sono messe al lavoro per erodere gli equilibri mondiali su cui poggia la pace”, e gli avversari di oggi “ci combattono perché non condividono la maniera cui vediamo il mondo; la democrazia però dispone di un arsenale che è fatto anche di idee”. È l’arsenale della cultura, e su questo, ha concluso Crosetto “dobbiamo costruire la possibilità del mondo di trovare una via che si contrapponga a chi la pace e la stabilità vorrebbe distruggerle”.


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Gaza ‘23 come Sarajevo ‘14: il paragone non regge


L’ultimo a paventare spaventose analogie tra i due fatti è stato, sul Corriere di sabato, lo storico britannico Peter Frankopan: l’attacco di Hamas come l’attentato di Sarajevo, è la tesi. Come nel 1914, anche oggi il mondo attende che nuovi rapporti di f

L’ultimo a paventare spaventose analogie tra i due fatti è stato, sul Corriere di sabato, lo storico britannico Peter Frankopan: l’attacco di Hamas come l’attentato di Sarajevo, è la tesi. Come nel 1914, anche oggi il mondo attende che nuovi rapporti di forza disegnino un ordine geopolitico nuovo. Come nel 1914, un fatto territorialmente e politicamente circoscritto potrebbe innescare un conflitto globale. Chi scrive ritiene la tesi infondata per due ragioni. La prima ragione è che, a differenza del 1914, le grandi potenze mondiali non sembrano avere alcuna voglia di scontrarsi frontalmente. La seconda ragione è che l’attentato di Sarajevo ha valore emblematico non in quanto casus belli, ma in quanto perfetta rappresentazione della potenza superiore del caso fortuito rispetto alla volontà umana.

Una breve ricostruzione degli eventi di quella giornata destinata a “fare la Storia” può aiutare a comprendere.

La mattina del 28 giugno 1914 un corteo di sette automobili attraversa la città bosniaca di Sarajevo diretto verso il municipio. Dai sedili posteriori della terza vettura l’erede al trono asburgico, l’arciduca Francesco Ferdinando, e la duchessa Sofia di Hohenberg sua moglie salutano la folla assiepata lungo i bordi della strada andando pigramente incontro ad una giornata prevedibilmente noiosa. Lui è in alta uniforme, lei di bianco vestita. Cappelli piumati ornano il capo di entrambi.

Alle 10,15 il corteo sfila davanti ad un palazzo del centro. Dalla finestra di un piano alto, il giovane Mehmed Mehmedbasic punta il fucile ma non spara: il bersaglio gli sfugge. Dalla folla si stacca allora Nedeliko Cabrinovic, infila una mano nella tasca destra, ne estrae una bomba, la lancia contro l’auto dell’arciduca. La manca. Ad esplodere è l’automobile successiva. I passeggeri e alcune persone che assistono all’evento restano gravemente feriti. Cabrinovic si infila tra i denti la capsula di cianuro che tiene nella tasca sinistra, la stringe, la spezza, ma non muore. Si lancia allora nel fiume Miljacka, ma è estate: difficile affogarsi in pochi centimetri d’acqua. Raggiunto da una folla inferocita, viene miracolosamente salvato dal linciaggio. E arrestato.

Le auto proseguono il loro viaggio e in municipio, come da indicazione del cerimoniale, ha luogo il ricevimento in onore di un Francesco Ferdinando visibilmente contrariato per lo spiacevole fuori programma. Al termine, l’arciduca ordina di essere condotto all’ospedale cittadino per far visita ai feriti, ma l’auto dell’erede al trono asburgico e di sua moglie punta tutt’altra meta. L’autista, Franz Urban, non ha capito che il ruolino di marcia comunicatogli all’inizio della giornata ha subìto un cambiamento e fila sereno nella direzione sbagliata. Quando gli vien fatto notare l’errore, inverte la rotta e nei pressi del ponte Latino sfila davanti agli occhi increduli di Gavrillo Princip. <Ma va’?>, deve aver pensato il ragazzo…

Diciannove anni, figlio di un postino, da sempre afflitto da una tragica tubercolosi, Princip rifiorì a nuova vita grazie all’ideale panslavo di uno Stato serbo sovrano comprensivo anche della Bosnia-Erzegovina. Nella società segreta Mano Nera si sentì per la prima volta parte di una comunità e di un progetto, condizione che lo spinse assieme ai suoi cinque compagni ad accettare volentieri i rischi di un’operazione potenzialmente suicida. Quell’operazione di cui pochi attimi prima, confuso tra la folla, aveva constatato impotente l’insuccesso.

C’è chi dice che quando la sagoma dell’arciduca gli si materializzò davanti, Princip, seduto al tavolino di un bar, stesse annegando nell’alcool il senso di un fallimento che da esistenziale s’era fatto storico. C’è chi dice che in quel momento stesse invece uscendo da un negozio di generi alimentari: in alcuni, la tensione stringe lo stomaco, in altri lo dilata.

Come che sia, questa volta il giovane Pincip seppe cogliere al volo l’occasione, estrasse la sua Browning 7,65, si avvicinò al fianco destro dell’auto scoperta ed esplose due colpi. Il primo, trapassata la fiancata del veicolo, colpì Sofia all’addome; il secondo attraversò il collo di Francesco Ferdinando. Morirono entrambi.

Cominciò così, con l’attentato di Sarajevo, quell’inesorabile catena di eventi che portò allo scoppio della Prima guerra mondiale, lasciò sul campo almeno otto milioni e mezzo di persone, ridisegnò la carta geografia europea, diede forma al diritto internazionale contemporaneo, umiliò col trattato di Versailles la Germania creando così le premesse per l’avvento di Hitler e lo scoppio della Seconda guerra mondiale. Con le conseguenze che sappiamo.

Tutto ciò fu dunque il frutto di una straordinaria sequenza di casualità.

Ad esempio. Cosa sarebbe accaduto se Mehmedbasic prima o Cabrinovic poi avessero ferito l’arciduca? E se il batterio della tubercolosi non avesse contagiato il piccolo Princip? E se il giovane nazionalista non avesse deciso di sedersi proprio a quel caffè o di comprare qualcosa da mangiare in un negozio? E se Urban non avesse sbagliato strada? E se Princip non avesse avuto il tempo di sparare il secondo colpo? E se Francesco Ferdinando si fosse attardato in municipio per altri cinque minuti?

Se, se, se… perché, come tessere d’un mosaico, sono i piccoli e imprevedibili fatti della vita ben più delle scelte degli uomini “grandi” a dare forma, sostanza e direzione alla Storia. Una direzione il più delle volte casuale.

HuffingtonPost

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La Cina parla più apertamente di guerra per Taiwan? Cosa si dice a Pechino


“Una volta che il governo cinese sarà costretto a usare la forza per risolvere la questione di Taiwan, sarà una guerra per la riunificazione, una guerra giusta e legittima, sostenuta e partecipata dal popolo cinese […] Una guerra per schiacciare le interf

“Una volta che il governo cinese sarà costretto a usare la forza per risolvere la questione di Taiwan, sarà una guerra per la riunificazione, una guerra giusta e legittima, sostenuta e partecipata dal popolo cinese […] Una guerra per schiacciare le interferenze straniere”.

Non è tanto che il tenente generale cinese He Lei, ex vice presidente dell’Accademia delle Scienze Militari dell’Esercito di liberazione popolare, abbia usato certi termini domenica, allo Xiangshan Forum di Pechino; il punto è che li abbia usati pubblicamente e che sia ripreso – in video e virgolettati – da media come la televisione CGTN o il giornale Global Times. Ossia dove abitualmente si cerca di spingere per una linea meno dura, perché la narrazione del Partito comunista cinese prevede che l’annessione di Taiwan sia un processo naturale, per volontà dei taiwanesi stessa (volontà che nei fatti è minima, e dunque la forza potrebbe rendersi più che necessaria in futuro, visto il valore esistenziale che Taiwan ha per il partito-stato).

Diversi gli interrogativi. Per esempio: in questa fase di revisione e repulisti che sta coinvolgendo l’Esercito di liberazione popolare – dai vertici a vari ufficiali di diverso grado – questa forma di comunicazione è parte del rinnovamento? E inoltre, questa nuova comunicazione, più esplicitamente rivolta alla dimensione militare contro Taipei, è indicativa di qualche genere di cambiamento più drastico, oppure è parte del processo con cui Pechino sta costantemente alterando a proprio vantaggio lo status quo sullo Stretto?

Sun Tzu 2.0

Per usare la definizione della Reuters, lo Xiangshan Forum è “il più importante show di military diplomacy cinese dell’anno”, con invitati internazionali, discussioni su tematiche ampie ed eventi verticali. Tra questi, il simposio su Sun Tzu, il generale filosofo cinese autore di uno dei grandi classici dei trattati sulla strategia militare, “L’arte della guerra”. He ha usato l’incontro per aggiornare il pensiero del vate sostenendo che l’arte della guerra è governata da cinque fattori costanti, da prendere in considerazione nelle riflessioni da fare quando si cerca di determinare le condizioni del campo.

Le cinque regole partono dalla Legge Morale, poi c’è quella del Cielo, la terza sulla Terra, la quarta riguarda il ruolo del Comandante e la quinta il Metodo e la Disciplina. A proposito della Legge morale, che per He riguarda per intero la sfera politica, “una causa giusta ottiene un grande sostegno, una ingiusta ne ottiene poco”, quindi quando le truppe combattono per la giustizia, “vincerà colui il cui esercito è animato dallo stesso spirito in tutti i suoi ranghi”, e i coraggiosi non temeranno la morte: una guerra per la giustizia riceverà il sostegno delle grandi masse popolari, che si impegneranno attivamente nella guerra del popolo. Il riferimento alla guerra giusta ricade sull’annessione di Taiwan.

He dice che è necessario sottolineare come l’eventuale responsabilità di aver provocato tale guerra sarebbe interamente delle autorità di Taiwan – che chiama “forze secessioniste e indipendentiste di Taiwan” – e delle forze esterne che interferiscono. Con la guerra, il governo cinese riporterà la pace contro “i testardi indipendentisti taiwanesi”.

Usa-Cina

He ha anche parlato del rapporto Usa-Cina. Secondo lui, sebbene vi siano segnali di uscita dal punto più basso delle relazioni e verso il ritorno alla normalità (affermazioni in ottica di un possibile incontro tra leader tra un paio di settimane), la ripresa dei rapporti militari resterà comunque in ritardo.

Si spera che le forze armate cinesi e americane attuino davvero l’importante consenso raggiunto dai capi di Stato dei due Paesi, dice il cinese, e aggiunge che sono gli Stati Uniti a dover correggersi efficacemente e garantire che non si ripetano azioni provocatorie che interferiscono negli affari interni della Cina, minandone gli interessi fondamentali. Per Pechino, certe azioni sono per esempio i finanziamenti militari americani a Taipei – che stanno aumentando costantemente – o eventi come la visita della Speaker della Camera, Nancy Pelosi, di un anno fa.

“Dovremmo compiere sforzi congiunti per ripristinare le normali relazioni e riportarle rapidamente su un binario sano, contribuendo maggiormente alla pace e alla stabilità mondiale”, spiega il militare. He non è (al momento) un alto rango, e per questo le sue dichiarazioni sono interessanti: primo perché un ufficiale non di livello non parlerebbe così apertamente senza permesso; e poi, allo stesso tempo, perché se certe argomentazioni vogliono essere esposte pubblicamente, allora meglio veicolarle intanto dal basso.

Il forum

C’è poi il contesto a dare risalto ai contenuti. Iniziato domenica, il forum vedrà la partecipazione di svariati Paesi (secondo la statale Xinhua mai così tanti dal 2006, anno di lancio) anche se la super potenza asiatica si presenta senza il ministro della Difesa, che di solito è l’anfitrione di questo evento – la scorsa settimana è stato infatti estromesso dal governo Li Shangfu, il ministro che già da una paio di mesi era stato allontanato dalla sfera pubblica.

La Cina spera tuttavia di utilizzare la manifestazione per promuovere la visione del leader Xi Jinping che ruota attorno alle sue “iniziative globali” su sicurezza, sviluppo e civilizzazione. Piani che hanno come obiettivo diretto l’avvicinare i Paesi in via di sviluppo, il cosiddetto “Global South”. A questi, i militari cinesi offriranno la narrazione con cui raccontano di opporsi al confronto tra blocchi e alla “mentalità da guerra fredda” – due critiche frequenti che Pechino rivolge all’Occidente. Ma anche potenziali contratti per forniture di armamenti.

D’altronde, mentre Pechino deve affrontare un maggiore coordinamento tra gli Stati Uniti e i suoi alleati per limitare le ambizioni militari cinesi, può contare sull’interesse di alcune nazioni che vogliono armi e non accettano di sottoporsi alle leggi anche morali occidentali. Inoltre, ci sono partner come la Russia. Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha per esempio usato lo spazio concessogli per attaccare l’Occidente e la Nato, secondo copione, e anche direttamente l’Italia.

E mentre Zhang Youxia (a cui tocca il discorso programmatico alla cena di gala in programma oggi in sostituzione del ministro) e He Weidong, rispettivamente numero due e tre dell’esercito, hanno già avuto incontri bilaterali con i ministri della Difesa di Laos, Mongolia e Vietnam arrivati a Pechino, anche gli Stati Uniti hanno scelto di non mancare all’evento. Il Pentagono ha inviato una delegazione guidata da Xanthi Carras, direttore per la Cina dell’Ufficio del sottosegretariato alla Difesa. Durante il forum c’è l’opportunità di parlare con i cinesi anche in via informale, e per questo gli americani vogliono esserci – oltre che per parlare con gli altri invitati all’interno della scenografia cinese.


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Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione del prof. Giuseppe Giordano sul tema “Che cosa significa essere liberali”


Dopo la lezione inaugurale, svoltasi giovedì 26 ottobre, entra nel vivo l’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazi

Dopo la lezione inaugurale, svoltasi giovedì 26 ottobre, entra nel vivo l’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si articolerà in 15 lezioni, che si svolgeranno sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.

La seconda lezione si svolgerà lunedì 30 ottobre dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma Microsoft Teams, accessibile attraverso il link tinyurl.com/zjb5hfts

La lezione sarà tenuta dal prof. Giuseppe Giordano (Ordinario di Storia della Filosofia presso l’Università di Messina, nonché Direttore del Dipartimento di Civiltà Antiche e Moderne – DICAM presso lo stesso Ateneo), con una relazione sul saggio “Che cosa significa essere Liberali” di Michael Walzer.

La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.

Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.

Per le iscrizioni alla XIII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina ed ulteriori informazioni riguardanti il corso, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM

Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina

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Shoigu non russa e attacca l’Italia sull’Indo (poco) Pacifico


Durante il decimo Forum Xiangshan a Pechino, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, invitato speciale, ha inserito l’Italia tra i Paesi membri della Nato il cui coinvolgimento geopolitico nell’Indo Pacifico sta contribuendo alla militarizzazione e

Durante il decimo Forum Xiangshan a Pechino, il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, invitato speciale, ha inserito l’Italia tra i Paesi membri della Nato il cui coinvolgimento geopolitico nell’Indo Pacifico sta contribuendo alla militarizzazione e all’accelerazione della corsa agli armamenti in quella regione di mondo e per riflesso a livello globale.

Le sue dichiarazioni, riportate da Ria Novosti, arrivano mentre Cina e Russia stringono i ranghi della cooperazione, orientata soprattutto a diffondere una narrazione anti-occidentale – principale punto di tenuta della partnership sino-russa.

“Le iniziative politiche Gran Bretagna, Francia, Germania, Paesi Bassi e Italia, membri Nato, contribuiscono alla militarizzazione e all’accelerazione della corsa agli armamenti. Stanno espandendo la presenza regionale delle componenti nazionali delle forze navali e aeree, aumentando la regolarità e aumentando la scala di esercitazioni militari multilaterali, durante le quali si creano scenari di contenimento e contrasto”, dice il ministro.

Shoigu ha accusato la Nato di nascondere, tramite l’attività di quei Paesi membri, l’accumulo di forze militari nella regione indo-pacifica e farlo passare per un “desiderio di dialogo” e ha affermato che la Nato sta anche imponendo alleanze ai Paesi asiatici e linee di interazione operativa ai suoi partner.

Il decimo Forum Xiangshan si sta svolgendo a Pechino dal 29 al 31 ottobre e rappresenta un’importante piattaforma di discussione sulla sicurezza e la difesa a livello internazionale. Le parole di Shoigu dimostrano ancora una volta che le interconnessioni tra il quadrante geostrategico euro-atlantico e quello indo-pacifico sono intense e costanti.

Pechino usa il forum come forma di contatto diretto con i Paesi indo-pacifici ai quali rivolgere quel genere di narrazioni che il ministro russo ha diffuso con le sue dichiarazioni. È un modo per sottolineare quelle linee di propaganda che ruotano attorno all’Occidente che infiamma i conflitti attraverso una visione del mondo a blocchi, uno dei cavalli di battaglia dello storytelling che accompagna la politica estera cinese.

Allo Xiangshan è presente anche una delegazione della Nato, guidata da Wendin Smith, direttrice del Centro per il controllo degli armamenti, il disarmo e le armi di distruzione di massa dell’alleanza (Acdc). L’obiettivo è non lasciare spazi per il proliferare incontrollato a queste propaganda, anche attraverso le interazioni dirette che il forum pechinese potrebbe permettere.


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Italia, Francia e Germania tentano di trovare una visione comune sulle azioni da intraprendere a livello europeo sul tema dell’intelligenza artificiale, in un incontro a livello ministeriale avvenuto lunedì (30 ottobre) a Roma. All’incontro, che segue quello avvenuto a Berlino...


FPF Statement on Biden-Harris AI Executive Order


The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profou

The Biden-Harris AI plan is incredibly comprehensive, with a whole of government approach and with an impact beyond government agencies. Although the executive order focuses on the government’s use of AI, the influence on the private sector will be profound due to the extensive requirements for government vendors, worker surveillance, education and housing priorities, the development of standards to conduct risk assessments and mitigate bias, the investments in privacy enhancing technologies, and more. Also important is the call for bipartisan privacy legislation, the most important precursor for protections for AI that impact vulnerable populations.

Read FPF’s AI Resources for more information.


fpf.org/blog/fpf-statement-on-…



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LIVE. GIORNO 24. Israele uccide 4 palestinesi a Jenin, Gaza tagliata in due dai carri armati


I palestinesi riferiscono che mezzi corazzati stazionano al centro della Salah Edin Road, la principale strada di collegamento tra il nord e il sud di Gaza, e hanno fatto fuoco su alcune auto civili. Guarda il video L'articolo LIVE. GIORNO 24. Israele uc

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della redazione

(foto: il campo profughi di Jenin, di Michele Giorgio)

Pagine Esteri, 30 ottobre 2023 – Almeno quattro giovani palestinesi sono stati uccisi la scorsa notte durante una incursione dell’esercito israeliano a Jenin, in Cisgiordania. Altri cinque palestinesi sono stati feriti, uno è in condizioni critiche. Israele sostiene di aver ucciso uno dei leader della Brigata Jenin del Jihad islamico palestinese. All’attacco hanno preso parte anche droni e due ruspe militari che hanno causato danni ad edifici, case e strade e distrutto di proposito una statua. Lo scorso luglio, durante una operazione militare altamente distruttiva nel campo profughi di Jenin, l’esercito israeliano uccise 12 palestinesi.

Secondo un conteggio fatto da fonti giornalistiche, in Cisgiordania dallo scorso 7 ottobre sono stati uccisi 117 palestinesi dagli spari dei soldati ma anche di coloni israeliani.

Israele nelle scorse ore ha tagliato in due la Striscia di Gaza e sta accerchiando Gaza city, il capoluogo. L’esercito ha pubblicato immagini di carri armati sulla costa di Gaza mentre continuano le incursioni lungo il confine orientale. “Stiamo gradualmente espandendo l’attività di terra e la portata delle nostre forze”, ha detto il portavoce militare Daniel Hagari. Poco prima erano giunte notizi di combattimenti in cui sarebbero stati uccisi militanti di Hamas ed è rimasto ferito gravemente un soldato. Il movimento islamico da parte sua afferma di aver centrato con missili due mezzi corazzati.

I palestinesi riferiscono che mezzi corazzati stazionano al centro della Salah Edin Road, la principale strada di collegamento tra il nord e il sud di Gaza, e hanno fatto fuoco su alcune auto civili.

GUARDA IL VIDEO

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Di pari passo all’aumento dell’intensità degli scontri nel centro-nord di Gaza e quella dei raid aerei, cresce l’allarme per il peggioramento della condizione dei civili in gran parte ammassati nel sud della Striscia. Ieri a migliaia hanno assaltato un magazzino delle Nazioni unite con scorte di farina. Il presidente americano Biden, che pure sostiene l’azione militare di Israele, ha nuovamente esortato il premier Netanyahu a permettere l’ingresso a Gaza di un flusso più sostenuto di aiuti umanitari.

Resta in bilico inoltre la sorte di migliaia di sfollati rifugiati negli ospedali Al Quds e Shifa di cui Israele continua a chiedere l’evacuazione.

Il ministero della sanità a Gaza ha aggiornato a poco più di 8.000 i palestinesi uccisi dai raid aerei. Israele invece ha aumentato a 239 il numero dei suoi cittadini e quelli di altri paesi presi in ostaggio da Hamas. Pagine Esteri

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In Cina e Asia – Forum Xiangshan: militari di Cina e Russia condannano le interferenze americane


In Cina e Asia – Forum Xiangshan: militari di Cina e Russia condannano le interferenze americane Xiangshan
I titoli di oggi:

Cina, inizia il 10° Forum Xiangshan sulla diplomazia militare
Cina e Stati Uniti al lavoro per organizzare l'incontro tra Xi e Biden a novembre
Cina, presentata la bozza di revisione della Legge sulla tutela dei segreti di Stato
La cinese YMTC ha prodotto il chip di memoria 3D NAND più avanzato al mondo
Bangladesh, almeno sei morti a seguito di grandi manifestazioni dell'opposizione in tutto il paese
Le Maldive stanno trattando per il ritiro del soldati indiani dal paese

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Tecnocina, alle radici del "red mirror” della nuova era


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A proposito di «Tecnocina. Storia della tecnologia cinese dal 1949 a oggi», l’ultimo volume di Simone Pieranni (Add) che indaga alla radice e porta alla luce i fenomeni sociopolitici e le storie dello sviluppo tecnologico della Repubblica popolare

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GAZA. Jabaliya, il campo profughi più grande è una città fantasma


Gli incessanti attacchi aerei di Israele, l'invasione di terra e il taglio dei rifornimenti di base hanno costretto alla fuga gli abitanti. I pochi rimasti si sentono fortunati ad essere ancora vivi. L'articolo GAZA. Jabaliya, il campo profughi più grand

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di Ibrahim Mohammad* – +972

(traduzione di Federica Riccardi)

Nella foto di Suhair Karam (Irin), il campo di Jabaliya prima dei raid aerei

Pagine Esteri, 30 ottobre 2023 – Prima del 7 ottobre, la calma regnava nel nord della Striscia di Gaza, dove oltre 416.000 persone vivevano nell’area a nord di Gaza City. Nonostante la mancanza di infrastrutture, i frequenti blackout, le cattive condizioni economiche e gli alti tassi di disoccupazione, questa relativa tranquillità persisteva nelle città da Jabalia a Beit Hanoun e Beit Lahia, e nel villaggio beduino conosciuto localmente come Um a-Nasir.

Dopo l’attacco di Hamas alle comunità israeliane che circondano Gaza, l’esercito israeliano ha risposto bombardando ampie zone della Striscia, cambiando drasticamente il volto di queste città del nord. A prescindere dalla loro posizione nella Striscia, i palestinesi si trovano ad affrontare una penuria devastante, poiché Israele trattiene le forniture di cibo, acqua, elettricità, carburante e attrezzature umanitarie e mediche. Gli aiuti arrivati in seguito alla mediazione degli Stati Uniti sono stati a malapena una goccia nell’oceano.

Questa situazione pericolosa, unita all’ordine di Israele ai gazesi del nord di fuggire verso sud, ha costretto molti residenti ad andarsene, mentre l’ingresso temporaneo dei carri armati israeliani nel nord della Striscia di Gaza, avvenuto la scorsa notte, ha alimentato le speculazioni sul fatto che l’invasione totale di terra da parte dell’esercito non sarà rimandata a lungo.

I bombardamenti israeliani sul nord di Gaza sono stati particolarmente devastanti per il campo di Jabalia, il più grande campo profughi della Striscia di Gaza, che copre un’area di oltre mezzo miglio quadrato e ha una popolazione di oltre 116.000 persone. Nonostante le minacce di Israele e la mancanza di servizi essenziali, tuttavia, alcuni residenti continuano a insistere per rimanere al loro posto, cercando di adattarsi alla situazione attuale e di resistere ai tentativi di sfollamento.

Non ci sono aree sicure a Gaza

Yousef al-Nadi, 43 anni, vive con circa 20 parenti sfollati che hanno cercato rifugio nella sua modesta casa, cercando di sfuggire ai bombardamenti che hanno preso di mira un ampio gruppo di case nel campo sovraffollato. Mancano di tutti i beni di prima necessità e non possono fuggire verso le aree meridionali di Gaza a causa dell’esaurimento del carburante e della conseguente quasi totale assenza di trasporti.

“La mia casa non è isolata dai bombardamenti israeliani”, ha detto al-Nadi. “Le case vicine, a pochi metri di distanza, sono state sottoposte a bombardamenti diretti. Donne e bambini non riescono a dormire durante la notte a causa della paura e del panico, mentre i suoni dei bombardamenti sono più frequenti e intensi durante la notte”.

Nonostante le circostanze già disastrose, al-Nadi prevede un peggioramento della situazione. “Con la minaccia israeliana di lanciare un’operazione di terra su larga scala nella Striscia di Gaza, le cose sembrano diventare più difficili”, ha detto. “La situazione diventerà più difficile per la popolazione in generale e potrebbe causare molte vittime tra i civili disarmati”.

Questa sofferenza non è diversa dall’amara realtà vissuta da Rasheed al-Balbisi, 67 anni, anche lui del campo di Jabalia, dove vive con 29 membri della famiglia. Era tornato nella sua casa nel campo tre giorni prima che gli parlassi da Rafah, nel sud di Gaza, dove era inizialmente fuggito con la sua famiglia dopo che Israele aveva avvertito i residenti del nord di Gaza di fuggire verso sud.

“Quando io e la mia famiglia siamo stati sfollati, abbiamo affittato un piccolo pick-up, solitamente utilizzato per il trasporto di tubi di gas da cucina, per portarci nel sud della Striscia di Gaza”, ha detto al-Balbisi. “Dopo alcuni giorni di permanenza a casa di un parente, ho preferito tornare a casa mia, a causa dell’intensità dei bombardamenti nell’area meridionale e della mancanza di servizi di base come acqua, elettricità e comunicazioni”.

“Non ci sono aree sicure a Gaza”, ha continuato al-Balbisi. “I bombardamenti e le distruzioni hanno colpito tutte le città e i quartieri da nord a sud della Striscia. Siamo miracolosamente sopravvissuti a uno degli attacchi aerei israeliani che ha preso di mira una casa adiacente a quella in cui alloggiavamo”.

Anche se le condizioni a Gaza erano difficili prima di questa guerra, al-Balbisi desidera la “calma e la tranquillità” di poche settimane fa. “I residenti si spostavano facilmente da un’area all’altra della Striscia senza ostacoli e andavano facilmente ai mercati”, ha spiegato.

“Ora queste cose sono diventate quasi impossibili”, ha proseguito al-Balbisi. “Con la violenza e l’intensità dei bombardamenti israeliani, spostarsi da un luogo all’altro o andare ai mercati non è più facile”. Tuttavia, mantiene la speranza che “Gaza si scrollerà di dosso la polvere della guerra”.

Non c’è stato un giorno tranquillo

Nasser Abu Toha, 43 anni, è seduto all’ingresso della sua casa nella strada accanto alla casa di al-Balbisi. È circondato da un gruppo di parenti provenienti da Beit Hanoun, nel nord della Striscia di Gaza, che hanno cercato rifugio con lui. “Non lascerò la mia casa nonostante la mancanza di acqua e di elettricità”, ha detto Abu Toha.

Non è l’unica cosa che sta affrontando. “Alcuni giorni fa sono caduti dei missili israeliani vicino alla mia casa”, ha continuato Abu Toha. “Di conseguenza, la casa è piena di crepe. Nonostante tutto, mi impegno a rimanere nella mia casa. Non ci sono città sicure. Tutte le aree della Striscia di Gaza sono prese di mira”.

Abu Toha vive in un quartiere densamente popolato, che ha subito continui bombardamenti dallo scoppio della guerra. “Per più di due settimane non c’è stato un giorno tranquillo”, ha spiegato. “I suoni dei bombardamenti e delle esplosioni sono ovunque, e i bombardamenti hanno colpito vaste aree del quartiere. Ciò che sta accadendo è difficile da comprendere per qualsiasi mente umana. Non sappiamo cosa ci riserveranno i prossimi giorni”.

Il mercato del campo di Jabalia, uno dei più grandi mercati della Striscia di Gaza settentrionale, non è stato risparmiato. Israele ha bombardato il mercato il 9 ottobre, uccidendo più di 50 persone e causando centinaia di feriti. Nell’attacco, Yasser al-Kurdi, 46 anni, ha perso il figlio di 26 anni, Ezz el-Din, circostanza che l’ha gettato in una profonda disperazione.

“A causa dei continui blackout elettrici, mio figlio è andato al mercato del campo vicino a casa per comprare del cibo, come molti residenti che si precipitano nei negozi e nei mercati in condizioni così difficili”, ha raccontato al-Kurdi. “Meno di 30 minuti dopo che era uscito, ho sentito grandi esplosioni che hanno scosso l’intera area. Le informazioni che ci sono giunte indicano che i bombardamenti israeliani avevano preso di mira direttamente il mercato del campo”.

“Dopo aver sentito queste esplosioni, mi sono precipitato fuori”, ha continuato. “Un’enorme nuvola di fumo riempiva il mercato. Quando la nube si è lentamente diradata, la scena del crimine ha cominciato a diventare chiara. Era come se un terremoto avesse colpito il luogo. Molti bambini, donne e persino anziani giacevano a terra, coperti di sangue. Di alcuni di loro c’erano solo i resti”.

Un paramedico accanto ai corpi dei palestinesi uccisi dagli attacchi aerei israeliani, nell’area di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, 11 ottobre 2023. (Atia Mohammed/Flash90)
In stato di shock, al-Kurdi ha iniziato a cercare suo figlio. “L’ho trovato intriso di sangue sotto un mucchio di pietre che coprivano tutto il suo corpo”, ha detto al-Kurdi. “Era sdraiato accanto ad alcuni generi alimentari che aveva appena comprato”.

Al-Kurdi si è rifugiato in un’aula di una scuola gestita dall’UNRWA (Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi in Medio Oriente), temendo che la sua casa venisse distrutta. Secondo lui, il campo di Jabalia e l’area circostante sono diventati una città fantasma a causa degli intensi bombardamenti e degli attacchi aerei israeliani.

“La guerra ha lasciato una profonda ferita nel mio petto”, ha detto. “Dopo aver perso mio figlio e aver assistito alla distruzione e alle uccisioni che non hanno risparmiato gli anziani e i bambini, ora soffro di disturbi neurologici e comportamentali che influenzano notevolmente la mia vita”.

Quello che sta accadendo non ha precedenti”.

Ahmad Matar, 29 anni, ha subito una tragedia simile, perdendo il fratello Bilal, 33 anni, durante lo stesso bombardamento del campo di Jabalia. “Sto vivendo un vero e proprio incubo”, ha detto, e ha descritto la sua sopravvivenza al bombardamento come “miracolosa”.

“Per sfuggire al blackout elettrico di 36 ore, ero seduto all’ingresso della nostra casa, che si trova a soli 30 metri dal luogo preso di mira dagli aerei israeliani”, ha raccontato. “Mio fratello stava lavorando in un negozio. All’improvviso abbiamo sentito delle forti esplosioni che hanno scosso la zona. Macerie e resti di missili esplosivi si sono sparsi in tutte le direzioni. A causa della polvere lasciata dai missili, non potevamo vedere quali danni avessero causato”.

“Mi sono precipitato a piedi nudi sul luogo del bombardamento, che contiene un affollato mercato popolare visitato da tutti i residenti del nord della Striscia di Gaza, non solo dai residenti del campo di Jabalia”, ha continuato Matar. “I corpi e le parti del corpo delle vittime erano sparsi per la strada, così come centinaia di feriti coperti di sangue e polvere”.

Matar ha affermato che questa guerra è diversa da tutte quelle che ha vissuto nella Striscia. “Alla luce della massiccia distruzione e del gran numero di vittime che ha causato e continua a causare, ciò che sta accadendo in tutte le aree della Striscia di Gaza è senza precedenti. È impossibile paragonare questa guerra con le altre guerre israeliane a cui l’enclave assediata ha assistito per 17 anni”.

Un altro residente del campo di Jabalia che ha assistito al bombardamento del mercato è Yusry Khalil, 43 anni. Secondo lui, il gran numero di vittime ha fatto sì che i soccorritori fossero costretti a usare carretti trainati da asini e motociclette per trasportare i feriti a ricevere le cure.

Khalil ha definito l’entità della distruzione causata dai bombardamenti israeliani “una nuova Nakba palestinese”, aggiungendo: “L’area in cui vivo è diventata come una città fantasma a causa dei bombardamenti degli aerei israeliani. Sono fortunato ad essere ancora vivo con la mia famiglia”.

Amani Mahmoud, consulente per la salute mentale a Gaza City, ha dichiarato a +972 che il tributo psicologico delle ripetute guerre di Israele contro Gaza richiederà un trattamento continuo per cercare di evitare una crisi di salute mentale estesa e prolungata.

“La guerra ha causato traumi gravi e complessi alla popolazione di Gaza, soprattutto ai bambini, come la depressione e la minzione involontaria”, ha detto. “Si tratta di sintomi difficili da trattare e da eliminare nel breve periodo. Nel prossimo futuro, molte istituzioni internazionali che si occupano di salute mentale dovranno affrontare i disturbi comportamentali della popolazione di Gaza derivanti da queste guerre”.

Ibrahim Mohammad è un giornalista palestinese indipendente di Gaza City che si occupa di questioni umanitarie e sociali. Ha conseguito una laurea in giornalismo e media presso l’Università Al-Aqsa. Pagine Esteri

Articolo originale in lingua inglese

*https://www.972mag.com/jabalia-camp-ghost-town-gaza-war/?utm_source=972+Magazine+Newsletter&utm_campaign=d88800d560-EMAIL_CAMPAIGN_9_12_2022_11_20_COPY_01&utm_medium=email&utm_term=0_f1fe821d25-d88800d560-318844985

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L'articolo GAZA. Jabaliya, il campo profughi più grande è una città fantasma proviene da Pagine Esteri.



N. 197/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Jeremy Wright è stato il primo dei cinque ministri britannici incaricati di far approvare la storica legge del governo britannico sulla regolamentazione di Internet, la Online Safety Bill. L’attuale governo britannico ama etichettare le sue iniziative come “di portata mondiale”, ma per un breve periodo nel 2019 potrebbe...



The Verge writes about publishing on the internet, and how their plans for the future include the fediverse. New rules at Twitch provide an opportunity for Owncast. Stars will be hearts.


X è il social con più disinformazione


Ed è una buona notizia.

X è la piattaforma con più disinformazione tra tutti i social. Secondo il commissario europeo Vera Jourova è un problema. Secondo me è una buona notizia, che dimostra il valore di X in quanto arena epistemologica.

Vera Jourova, commissario per i valori e la trasparenza dell'Unione Europea, ha affermato in una conferenza stampa che X è il social con il rapporto più alto tra post e contenuti di disinformazione. Il social di Musk è recentemente anche uscito dall’Anti-disinformation Code promosso dall’Unione Europea — a cui invece partecipano altri social come Facebook, Google, YouTube, TikTok or LinkedIn.

Perché all’Unione Europea interessa così tanto “combattere la disinformazione”?

È presto detto e non ne fanno mistero: “the upcoming EU elections next year, are particularly relevant, because the risk of disinformation is particulary serious”. Arrivano le elezioni, e tutti sono preoccupati di fare bella figura; che in altre parole significa controllare l’informazione pubblica per evitare fastidiosi colpi di scena.

Il Digital Services Act1 è l’arma prescelta dal legislatore europeo per assicurarsi che le elezioni del prossimo anno filino via lisce come l’olio e che le più grandi piattaforme social non ospitino pericolose opinioni in grado di “indebolire la nostra democrazia”.

Non ci stupisce allora che i vari commissari europei, tra cui anche Thierry Breton2, il papà del Digital Services Act, se la prendano con X — la pecora nera dei social network.

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X è un’arena epistemologica


Forse è vero che il rapporto tra disinformazione3 e post è su X più alto rispetto alle altre piattaforme. È anche vero che non esiste un altro social network come X, che è a tutti gli effetti un’arena epistemologica.

Mi spiego. L’epistemologia è quella branca della filosofia che si occupa della conoscenza. Studia cioè la natura, l’origine e i limiti della conoscenza. In sostanza, lo studio epistemologico si occupa di capire in che modo le persone acquisiscono conoscenza o e giustificano le proprie convinzioni.

X fornisce informazioni, opinioni e narrative in tempo reale su centinaia di migliaia, forse milioni, di eventi e fatti che accadono in giro per il mondo. Attraverso l’osservazione di X, possiamo quindi assistere e cercare di comprendere l’evoluzione stessa della conoscenza umana.

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Ancora una volta la destra, oggi è al governo, non perde occasione per usare strumentalmente il dramma delle foibe per capovolgere la storia, come accadde con


Stamattina Zerocalcare con un post ha comunicato che non parteciperà a Lucca Comics a causa del patrocinio dell'ambasciata israeliana. E' importante che il



N. 196/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Dopo anni di dibattiti, il controverso Online Safety Bill del governo, che mira a rendere Internet più sicuro per i bambini, è diventato legge.Il disegno di legge mira a obbligare le aziende tecnologiche ad assumersi una maggiore responsabilità per i contenuti presenti sulle loro piattaforme.Il Segretario per la...

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GAZA/ISRAELE. Giorno 22. Truppe israeliane dentro Gaza isolata dal mondo


Ieri sera si sono interrotte tutte le comunicazioni telefoniche e la rete internet. Le organizzazioni umanitarie hanno perduto ogni contatto con il loro personale a Gaza. L'articolo GAZA/ISRAELE. Giorno 22. Truppe israeliane dentro Gaza isolata dal mondo

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della redazione – foto APA

Pagine Esteri, 28 ottobre 2023 – L’ampia incursione militare lanciata ieri sera dall’esercito israeliano – tre settimane dopo l’attacco di Hamas – contro la Striscia di Gaza continua anche oggi. I reparti corazzati e le truppe israeliane hanno occupato diverse porzioni del nord e nell’est di Gaza dopo combattimenti con militanti di Hamas e di altre organizzazioni combattenti palestinesi. Non è facile avere informazioni da Gaza perché il piccolo territorio palestinese resta isolato dal mondo dopo che ieri sera – per il probabile intervento di Israele – si sono interrotte tutte le comunicazioni telefoniche e la rete internet. Le organizzazioni umanitarie hanno perduto ogni contatto con il loro personale a Gaza.

Dal campo sono disponibili solo le informazioni delle forze armate israeliane che riferiscono di 150 “obiettivi di Hamas” colpiti dall’aviazione durante l’ondata di attacchi aerei – descritta come “terrificante” dai civili palestinesi – avvenuta ieri su Gaza prima e durante l’incursione. I comandi israeliani affermano che quella in corso non è l’offensiva di terra di cui si parla da diversi giorni.

E’ accertato comunque che nel cuore della notte altre migliaia di civili palestinesi, in preda al panico, hanno abbandonato le loro abitazioni a Gaza city e altre località e sono fuggite a sud di Gaza dove da giorni si ammassano centinaia di migliaia di sfollati, in condizioni di vita molto difficili. Si è inoltre appreso di bombardamenti che hanno fatto decine di vittime civili nel campo profughi di Shate e in altre aree. Pagine Esteri

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L'articolo GAZA/ISRAELE. Giorno 22. Truppe israeliane dentro Gaza isolata dal mondo proviene da Pagine Esteri.



Si è conclusa la 40ª edizione dell’Assemblea nazionale dell’Anci, dove è intervenuto il Ministro Giuseppe Valditara.


L'ambasciata di Israele patrocina i Lucca Comics and Games. Mentre a Gaza muoiono ogni giorno sotto alle bombe anziani, donne e bambini dobbiamo denunciare che


#NoiSiamoLeScuole questa settimana racconta la Scuola primaria “Francesco Rossi” di Paganica, frazione del Comune dell’Aquila, che sarà demolita e ricostruita grazie alla linea di investimento dedicata dal PNRR alla realizzazione di 212 Nuove Scuole …


Il MIM ha assegnato 12 milioni di euro in più per contratti Ata nelle scuole del Sud Italia con l’obiettivo di rafforzare le istituzioni scolastiche del Mezzogiorno e di ridurre i divari territoriali.

Qui tutti i dettagli ▶️ miur.gov.



N. 195/2023 LE TRE NEWS DI OGGI: Una forza di polizia ha dichiarato che cercherà di introdurre la tecnologia di riconoscimento facciale dal vivo (LFR) se i test dell’apparecchiatura avranno successo. Questa settimana la polizia dell’Essex ha sperimentato la tecnologia LFR nelle strade principali di Chelmsford e Southend e ha dichiarato di aver effettuato due...

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ChatControl: la pedopornografia non si batte con la sorveglianza di massa

La proposta di legge Ue Child Sexual Abuse Regulation nota come ChatControl ha il nobile intento di lottare contro la pedopornografia, ma lo fa esaminando i contenuti di tutti i messaggi e le foto private scambiate tra utenti sulle piattaforme di messaggistica. Una misura sproporzionata, oltre che potenzialmente inefficace

@Privacy Pride

L'articolo di @Vittorio Bertola Patrizia #Felettig @quinta :ubuntu: e @Valentino Spataro è stato pubblicato qui su Agenda Digitale

Questa voce è stata modificata (1 anno fa)


#PNRR, firmati i decreti che disciplinano i concorsi per i docenti.

I primi due bandi - infanzia, primaria e scuola secondaria - saranno per circa 30mila posti e i successivi concorsi raggiungeranno il target di 70mila unità.

#pnrr


Rifondazione Comunista partecipa e invita a partecipare alle manifestazioni che si terranno il 27 ottobre in tante città italiane e sabato 28 ottobre al corteo


Historic agreement on child sexual abuse proposal (CSAR): European Parliament wants to remove chat control and safeguard secure encryption


This week, the European Parliament’s negotiators reached a broad majority agreement on a common position concerning the controversial EU chat control bill. The Commission’s bill proposes bulk scanning and reporting of …

This week, the European Parliament’s negotiators reached a broad majority agreement on a common position concerning the controversial EU chat control bill. The Commission’s bill proposes bulk scanning and reporting of private messages for allegedly suspicious content by using error-prone algorithms, including „artificial intelligence“. But the European Parliament’s position removes indiscriminate chat control and allows only for a targeted surveillance of specific individuals and groups reasonably suspicious of being linked to child sexual abuse material, with a judicial warrant. End-to-end encrypted messengers are exempted. Instead, internet services will have to design their services more securely and thus effectively prevent the sexual exploitation of children.

EU lawmaker Patrick Breyer of the Pirate Party, a digital freedom fighter who negotiated the parliamentary position on behalf of his group Greens/EFA, explains:

“Under the impression of massive protests against the looming indiscriminate chat control mass scanning of private messages, we managed to win a broad majority for a different, new approach to protecting young people from abuse and exploitation online. As a pirate and digital freedom fighter, I am proud of this breakthrough. The winners of this agreement are on the one hand our children, who will be protected much more effectively and in a court-proof manner, and on the other hand all citizens, whose digital privacy of correspondence and communication security will be guaranteed.

Even if this compromise, which is supported from the progressive to the conservative camp, is not perfect on all points, it is a historic success that removing chat control and rescuing secure encryption is the common aim of the entire Parliament. We are doing the exact opposite of most EU governments who want to destroy digital privacy of correspondence and secure encryption. Governments must finally accept that this highly dangerous bill can only be fundamentally changed or not be passed at all. The fight against authoritarian chat control must be pursued with all determination!

In detail, our position will protect young people and victims of abuse much more effectively than the EU Commission’s extreme proposal:

  1. Security by design: In order to protect young people from grooming, internet services and apps shall be secure by design and default. It must be possible to block and report other users. Only at the request of the user should he or she be publicly addressable and see messages or pictures of other users. Users should be asked for confirmation before sending contact details or nude pictures. Potential perpetrators and victims should be warned where appropriate, for example if they try to search for abuse material using certain search words. Public chats at high risk of grooming are to be moderated.
  2. In order to clean the net of child sexual abuse material, the new EU Child Protection Centre is to proactively search publicly accessible internet content automatically for known CSAM. This crawling can also be used in the darknet and is thus more effective than private surveillance measures by providers.
  3. Providers who become aware of clearly illegal material will be obliged to remove it – unlike in the EU Commission’s proposal.
  4. Law enforcement agencies who become aware of illegal material must report it to the provider for removal. This is our reaction to the case of the darknet platform Boystown, where the worst abuse material was further disseminated for months with the knowledge of Europol.

At the same time, we are pulling the following poisonous teeth out of the EU Commission’s extreme bill:

  1. We safeguard the digital secrecy of correspondence and remove the plans for blanket chat control, which violate fundamental rights and stand no chance in court. The current voluntary chat control of private messages (not social networks) by US internet companies is being phased out. Targeted telecommunication surveillance and searches will only be permitted with a judicial warrant and only limited to persons or groups of persons suspected of being linked to child sexual abuse material.
  2. We safeguard trust in secure end-to-end encryption. We clearly exclude so-called client-side scanning, i.e. the installation of surveillance functionalities and security vulnerabilities in our smartphones.
  3. We guarantee the right to anonymous communication and remove mandatory age verification for users of communication services. Whistleblowers can thus continue to leak wrong-doings anonymously without having to show their identity card or face.
  4. Removing instead of blocking: Internet access blocking will be optional. Under no circumstances must legal content be collaterally blocked.
  5. We prevent the digital house arrest: We don’t oblige app stores to prevent young people under 16 from installing messenger apps, social networking and gaming apps ‘for their own protection’ as proposed. The General Data Protection Regulation is maintained.”

The EU Parliament’s civil liberties committee is due to confirm the agreement on 13 November.


patrick-breyer.de/en/historic-…



Weekly Chronicles #51


Omicidi, città da 15 minuti e Snowden. La Rivoluzione Francese e le sue conseguenze. Scenario OpSec della settimana.

Nelle Cronache della settimana:

  • Tradito dall’app di fitness
  • La tua città è pronta per la rivoluzione dei 15 minuti?
  • Snowden se la prende con la community crypto al Bitcoin Amsterdam

Nelle Lettere Libertarie: La Rivoluzione Francese e le sue conseguenze sono state un disastro per il genere umano.

Scenario OpSec della settimana: Giulia, un'impiegata in un’azienda di circa 150 dipendenti, usa spesso il suo computer aziendale per questioni personali durante le pause. Non vuole che i suoi superiori sappiano quali siti web visita o le attività personali che svolge con il computer personale.

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Tradito dall’app di fitness


Stanislav Rzhitskiy, capitano della marina russa, è stato trovato morto con alcuni colpi di pistola nella schiena1. Pare sia stato ammazzato mentre faceva jogging. L’assassino, secondo le notizie, l’avrebbe trovato grazie all’app Strava, su cui il capitano era solito pubblicare le sue routine di jogging.

Sembra che l’omicidio sia stato una sorta di vendetta per alcuni bombardamenti nel corso della guerra in Ucraina. La lezione qui però è un’altra: condividere le proprie routine online non è mai una buona idea; che siano social network o app di fitness.

La privacy è questione di libertà e autodeterminazione, ma anche di incolumità fisica. Se durante le tue corse su Strava non ti ritrovi davanti due energumeni che ti chiedono cortesemente di porgergli il portafoglio, è solo perché fortunatamente la maggior parte delle persone sono troppo sceme o troppo pigre per capire quanto sia facile oggi identificare e trovare le persone in strada.

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finalmente suona!


sono finalmente riuscito a far funzionare il mio primo abbozzo di sintetizzatore scritto in scheme, ovviamente è ora di suonare Flowering Night

@"Hello, World!" - Programmazione

Questa voce è stata modificata (1 anno fa)

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Su Radio Onda Rossa, l'intervento a Le dita nella presa, degli amministratori di Puntarella.party, l'istanza autogestita di Roma

Nella trasmissione di approfondimento tecnologico di Radio @Radio ondarossa RSS Feed con @Rolery e altri @admin di Puntarella.party Si è parlato di fediverso, puntarella.party ma anche di gattini e @Chiese Brutte

@Che succede nel Fediverso?


Ieri siamo intervenutə a Le dita nella presa, trasmissione di approfondimento tecnologico di Radio @ondarossa. Si è parlato di fediverso, puntarella.party ma anche di gattini e @ChieseBrutte.

ondarossa.info/trx/dita-nella-…




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privacychronicles.it/p/support…



Il commerciante di indirizzi fa causa alla DPA tedesca per impedire l'accesso ai file da parte della Noyb noyb ha chiesto all'autorità dell'Assia l'accesso al fascicolo della denuncia di Acxiom. Il commerciante di indirizzi ha presentato un'ingiunzione provvisoria contro l'autorità Acxiom Header


noyb.eu/it/address-trader-sues…



Il commissario risponderà finalmente alle domande sul ChatControl? È all'ordine del giorno della commissione Libe il 25.

A novembre si terrà una sessione speciale sulla privacy con rappresentanti della Corte di giustizia europea e della CEDU.

@Privacy Pride






Dic 13
Dua renkontiĝo
Mer 14:30 - 16:00
Verda Majorano
Jus antaŭ la Zamenhofa Tago, aŭ Tago de la Esperanto-libro, kiu okazos la 15-a de decembro. Ni babilos pri libroj!


La recente crescita ergonomica e funzionale di Pixelfed non ha eguali in nessun altra piattaforma dle fediverso. Ora è il momento del supporto WebP2P per i video!

@Che succede nel Fediverso?


✨ Hello WebP2P!

Admins can now enable WebP2P support for Video!

This allows you to distribute and cache videos among users, reducing the load on the origin and accelerating content delivery!

Big thanks to the pioneering work of @peertube and the funding by @NGIZero

github.com/pixelfed/pixelfed/p… 🎉

#pixelfed #webp2p #video


BloodbornSB doesn't like this.


in reply to Fulvio Malfatto

Grazie! come faccio ad aggiornare le info nell'elenco globale? Riporta ancora i vecchi dati ed una versione obsoleta, mentre ho reinstallato ex novo con l'ultima versione. Grazie
in reply to Fmal @privato

@fmal @Fulvio Malfatto non puoi farci niente perché non dipende da te: solitamente c'è bisogno di un po' di tempo, dove l'espressione un po' va intesa come un tempo non precisamente definito e che dipende soprattutto dalla frequenza con cui il sistema di rilevamento raccoglie i dati... 😁
in reply to Fulvio Malfatto

Lo immaginavo, grazie per la conferma, era solo per essere sicuro di avere installato correttamente.