O mio cuor non dubitare
La risposta di Gesù sono di riferire i fatti, non opinioni. E i fatti parlano chiaro: Gesù è proprio Colui che doveva arrivare, è il Cristo. Natale ci ricorda che Gesù Cristo realizza con il suo arrivo sulla terra la nostra salvezza.pastoredarchino.ch/2023/12/17/…
Chat control evaluation report: EU Commission fails to demonstrate effectiveness of mass surveillance of intimate personal photos and videos
Yesterday, the EU Commission published its long-overdue report on the effectiveness of voluntary chat control. Claiming to protect children, major US providers such as Meta, Google and Microsoft automatically bulk search private chats, messages and emails for suspicious content, without cause and indiscriminately. For Member of the European Parliament and most prominent opponent of chat control Patrick Breyer (Pirate Party), the results are devastating:
“The long overdue evaluation of voluntary chat control turns out to be a disaster: Provided figures on suspicious activity reports, identifications and convictions lack any proven connection to the chat control bulk scanning of private messages because NCMEC reports also result of user reports and the scaning of public posts/websites. ‘Identifying’ the senders of self-generated nudes in consensual sexting is hardly a challenge and does not protect anyone from child sexual abuse. All in all, there is no evidence that the industry-driven mass surveillance of our private communications by US services makes a significant contribution to saving abused children or convicting abusers. To the contrary, it criminalises thousands of minors, overburdens law enforcement and opens the door to arbitrary private justice by big tech.
The report fails to mention what Commissioner Johansson recently admitted to the EU interior ministers: Only one in four of the personal photos or videos that are disclosed to moderators and police are of any use for law enforcement; thus 75% of the leaked private and intimate images and videos are entirely criminally irrelevant but end up in the hands of staff where they don‘t belong and aren‘t safe. In 2022, the error-prone chat control incrimination machines disclosed no less than 750,000 European private messages without any relevance for law enforcement. The confidentiality of our communications is systematically being violated.
The EU regulation on voluntary chat control is obsolete and violates our fundamental right to privacy: Social networks that classify as ‚hosting services‘ do not need a regulation to screen public posts to begin with. And the error-prone scanning of private communications by Zuckerberg’s Meta group will soon be a thing of the past anyway thanks to the announced introduction of end-to-end encryption. The legal opinion of a former EU Court fo Justice judge finds that voluntary chat control mass surveillance violates fundamental rights. A survivor and I are suing Meta over its chat control practice, and the complaint will be heard on 1 February 2024. The misguided method of indiscriminate chat control must be stopped as soon as possible!”
Breyer criticises the EU Commission for relying on the solitionist approach of chat control mass surveillance to better protect children: “With their unprecedented failed attack on digital privacy of correspondence and secure encryption, the ‘Big Sisters’ von der Leyen and Johansson are responsible for the fact that so far nothing at all has been achieved to better protect our children. Because of their incorrigible obsession with mass surveillance, the EU Commissioners are preventing truly effective prevention, such as by making internet services secure by design and default (security by design). Victims of abuse deserve politicians who are capable of effective, politically viable, fundamental rights-compliant and court-proof child protection measures – as is the cross-party consensus in the EU Parliament.”
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Guarda la distorsione dello spaziotempo nell’ultima straordinaria immagine del James Webb l Passione Astronomia
"Questo è un esempio spettacolare di lente gravitazionale, un fenomeno che si verifica quando un oggetto celeste massiccio come un ammasso di galassie deforma lo spaziotempo e fa sì che il percorso della luce proveniente dalle galassie più distanti venga deviato, quasi come se una lente monumentale lo stesse reindirizzando."
DPIA in azienda, come si fa: la guida completa per le imprese
@Informatica (Italy e non Italy 😁)
Indice degli argomenti
Quando la DPIA è un obbligo per le aziende
Cosa dicono le autorità
Come redigere il documento DPIA passo per passo
Passaggi chiave per una DPIA efficace
--- Step 1 – La descrizione delle attività
--- Step 2 – La valutazione dei trattamenti e dei rischi
--- Step 3 – Individuare le misure di sicurezza
Strumenti e risorse utili per la DPIA
Best practice per la valutazione di impatto sulla protezione dei dati
Case study: DPIA sul sistema di videosorveglianza aziendale
Note
agendadigitale.eu/sicurezza/pr…
DPIA in azienda, come si fa: la guida completa per le imprese
Passo per passo tutte le indicazioni per redigere il documento della valutazione di impatto - DPIA, fondamentale per la data protection aziendale: ecco le istruzioni e un esempio pratico dedicato alla videosorveglianza nelle impreseLorenzo Giannini (Agenda Digitale)
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China Files Focus – Decifrare le elezioni di Taiwan 2024
Il prossimo 13 gennaio si elegge il nuovo presidente della Repubblica di Cina (Taiwan). In occasione del voto, China Files organizza due incontri pre e post voto per conoscere meglio temi e volti di questa tornata elettorale, così come il suo possibile impatto. Ecco come iscriversi
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In Cina e Asia – TikTok è la social app più redditizia al mondo
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Cina-Russia, incontro tra premier nel segno della "stabilità" nonostante tutto
Cina, arriva la normativa per regolarizzare i pagamenti sui circuiti digitali
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La propaganda nelle strade di Firenze. Emanuele Cocollini (neanche della Lega) e la lobby pro vita e famiglia
"Pro vita e famiglia" è una conventicola che agisce come lobby nello stato che occupa la penisola italiana e delle cui istanze poco o nulla interessa in questa sede.
Interessa invece il fatto che la sua propaganda abbia trovato in Emanuele Cocollini -un consigliere comunale che è riuscito persino a farsi cacciare dalla Lega e che ha bucato i media solo quando si è fatto ritirare la patente di guida per essersi comportato come un avanzo di apericena qualsiasi- un difensore nell'amministrazione fiorentina.
Cocollini non ha apprezzato la scarsa visibilità che la propaganda di questa lobby ha avuto a Firenze. Un problema pluridecennale per chi intende imporre in città contenuti e messaggi prodotti altrove, specie se molto lontani dal clima politico che ancora -per fortuna- vi si respira, e che anche nei casi meglio riusciti riescono a farne considerare i diffusori come totalmente estranei alla realtà fiorentina.
Altre iniziative dello stesso genere non hanno avuto gli stessi problemi, come dimostra la foto a corredo. La definizione di genocidio per quanto sta accadendo a Gaza è senz'altro discutibile. Indiscutibile, invece, è l'impopolarita che lo stato sionista -nato da una impresa coloniale e sviluppatosi come stato di apartheid- ha riscosso, riscuote e continuerà a riscuotere presso moltissime persone serie di Firenze.
Mugatu, il primo robot bipede autonomo che si orienta da solo I Digi.Tech.News
"Mugatu è autonomo e autosufficiente e mantiene la stabilità nella sua camminata senza bisogno di feedback. Inoltre può cambiare direzione a sinistra, a destra o andare dritto. [...]
Grazie alla semplificazione della camminata, è stato possibile capire come il ridimensionamento influisce sulla locomozione, come ad esempio prendere qualcosa che già esiste e modificarne le dimensioni per fare cose come adattarsi a tubi più stretti o trasportare più peso."
Una fabbrica di omicidi di massa: il bombardamento calcolato di Gaza da parte di Israele (parte seconda)
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Di Yuval Abraham – In collaborazione con Local Call*
(Traduzione a cura di Federica Riccardi)
LEGGI QUI LA PRIMA PARTE DELL’ARTICOLO
Pagine Esteri, 20 dicembre 2023. Secondo il portavoce dell’IDF, al 10 novembre, durante i primi 35 giorni di combattimenti, Israele ha attaccato un totale di 15.000 obiettivi a Gaza. Secondo diverse fonti, si tratta di una cifra molto alta rispetto alle quattro precedenti grandi operazioni nella Striscia. Durante “Guardian of the Walls” nel 2021, Israele ha attaccato 1.500 obiettivi in 11 giorni. Durante “Protective Edge” del 2014, durata 51 giorni, Israele ha colpito tra i 5.266 e i 6.231 obiettivi. Durante “Pillar of Defense” del 2012, sono stati attaccati circa 1.500 obiettivi in otto giorni. In “Cast Lead”, nel 2008, Israele ha colpito 3.400 obiettivi in 22 giorni.
Fonti dell’intelligence che hanno prestato servizio nelle precedenti operazioni hanno anche riferito a +972 e Local Call che, per 10 giorni nel 2021 e per tre settimane nel 2014, un tasso di attacco di 100-200 obiettivi al giorno ha portato a una situazione in cui l’aviazione israeliana non aveva più obiettivi di valore militare. Perché allora, dopo quasi due mesi, l’esercito israeliano non ha ancora esaurito gli obiettivi nell’attuale guerra?
La risposta potrebbe risiedere in una dichiarazione del portavoce dell’IDF del 2 novembre, secondo la quale l’IDF sta utilizzando il sistema di intelligenza artificiale Habsora (“Il Vangelo”), che secondo il portavoce “consente l’uso di strumenti automatici per produrre obiettivi ad un ritmo veloce e funziona migliorando il materiale di intelligence accurato e di alta qualità in base alle esigenze [operative]”.
Nella dichiarazione, un alto funzionario dell’intelligence afferma che grazie ad Habsora è possibile creare obiettivi per attacchi di precisione “causando grandi danni al nemico e danni minimi ai non combattenti. Gli operativi di Hamas non sono immuni – non importa dove si nascondano”.
Secondo fonti di intelligence, Habsora genera, tra l’altro, raccomandazioni automatiche per attaccare le residenze private dove vivono persone sospettate di essere agenti di Hamas o della Jihad islamica. Israele effettua poi operazioni di assassinio su larga scala bombardando pesantemente queste abitazioni.
Habsora, ha spiegato una delle fonti, elabora enormi quantità di dati che “decine di migliaia di agenti dell’intelligence non potrebbero elaborare” e raccomanda siti di bombardamento in tempo reale. Poiché la maggior parte degli alti dirigenti di Hamas si reca nei tunnel sotterranei all’inizio di qualsiasi operazione militare, le fonti affermano che l’uso di un sistema come Habsora consente di localizzare e attaccare le abitazioni di agenti relativamente giovani.
Un ex ufficiale dei servizi segreti ha spiegato che il sistema Habsora consente all’esercito di gestire una “fabbrica di assassini di massa”, in cui “l’enfasi è sulla quantità e non sulla qualità”. Un occhio umano “esaminerà gli obiettivi prima di ogni attacco, ma non ha bisogno di dedicare loro molto tempo”. Poiché Israele stima che ci siano circa 30.000 membri di Hamas a Gaza, e che siano tutti condannati a morte, il numero di potenziali obiettivi è enorme.
Nel 2019, l’esercito israeliano ha creato un nuovo centro che mira a utilizzare l’intelligenza artificiale per accelerare la generazione di obiettivi. “La Divisione Amministrativa degli Obiettivi è un’unità che comprende centinaia di ufficiali e soldati e si basa sulle capacità dell’IA”, ha dichiarato l’ex capo di Stato maggiore dell’IDF Aviv Kochavi in un’intervista approfondita con Ynet all’inizio di quest’anno.
“Si tratta di una macchina che, con l’aiuto dell’IA, elabora molti dati meglio e più velocemente di qualsiasi umano, e li traduce in obiettivi da attaccare”, ha proseguito Kochavi. “Il risultato è stato che nell’operazione Guardian of the Walls [nel 2021], dal momento in cui questa macchina è stata attivata, ha generato 100 nuovi obiettivi ogni giorno. Vedete, in passato a Gaza c’erano periodi in cui creavamo 50 obiettivi all’anno. E qui la macchina ha prodotto 100 obiettivi in un giorno”.
“Prepariamo gli obiettivi in modo automatico e lavoriamo secondo una checklist”, ha dichiarato a +972 e Local Call una delle fonti che ha lavorato nella nuova divisione amministrativa degli obiettivi. “È davvero come una fabbrica. Lavoriamo velocemente e non c’è tempo per approfondire l’obiettivo. Si ritiene che siamo giudicati in base al numero di obiettivi che riusciamo a generare”.
Un alto funzionario militare responsabile della banca degli obiettivi ha dichiarato al Jerusalem Post all’inizio di quest’anno che, grazie ai sistemi di intelligenza artificiale dell’esercito, per la prima volta l’esercito è in grado di generare nuovi obiettivi a un ritmo più veloce di quello degli attacchi. Un’altra fonte ha detto che l’impulso a generare automaticamente un gran numero di obiettivi è una realizzazione della Dottrina Dahiya.
Sistemi automatizzati come Habsora hanno quindi facilitato enormemente il lavoro degli ufficiali dell’intelligence israeliana nel prendere decisioni durante le operazioni militari, compreso il calcolo delle potenziali vittime. Cinque diverse fonti hanno confermato che il numero di civili che potrebbero essere uccisi in attacchi contro residenze private è noto in anticipo all’intelligence israeliana e appare chiaramente nel file dell’obiettivo sotto la categoria di “danni collaterali”.
Secondo queste fonti, esistono gradi di danno collaterale, in base ai quali l’esercito determina se è possibile attaccare un obiettivo all’interno di una residenza privata. Quando la direttiva generale diventa “Danno collaterale 5″, significa che siamo autorizzati a colpire tutti gli obiettivi che uccideranno cinque o meno civili – possiamo agire su tutti gli obiettivi che sono cinque o meno”, ha detto una delle fonti.
“In passato, non segnalavamo regolarmente le case dei membri minori di Hamas per i bombardamenti”, ha detto un funzionario della sicurezza che ha partecipato agli attacchi durante le operazioni precedenti. “Ai miei tempi, se la casa su cui stavo lavorando era contrassegnata come danno collaterale 5, non sempre veniva approvata [per l’attacco]”. Tale approvazione, ha detto, veniva data solo se si sapeva che un alto comandante di Hamas viveva nella casa.
“A quanto mi risulta, oggi possono contrassegnare tutte le case di [qualsiasi militare di Hamas, indipendentemente dal grado]”, ha continuato la fonte. “Si tratta di molte case. I membri di Hamas che non contano nulla vivono ovunque a Gaza. Quindi contrassegnano la casa, la bombardano e uccidono tutti”.
Una politica concertata per bombardare le case delle famiglie
Il 22 ottobre, l’aviazione israeliana ha bombardato la casa del giornalista palestinese Ahmed Alnaouq nella città di Deir al-Balah. Ahmed è un mio caro amico e collega; quattro anni fa abbiamo fondato una pagina Facebook in ebraico chiamata “Across the Wall“, con l’obiettivo di portare le voci palestinesi da Gaza al pubblico israeliano.
L’attacco del 22 ottobre ha fatto crollare blocchi di cemento sull’intera famiglia di Ahmed, uccidendo il padre, i fratelli, le sorelle e tutti i loro figli, compresi i neonati. Solo la nipote Malak, di 12 anni, è sopravvissuta ed è rimasta in condizioni critiche, con il corpo coperto di ustioni. Pochi giorni dopo, è morta anche Malak.
In totale sono stati uccisi ventuno membri della famiglia di Ahmed, sepolti sotto la loro casa. Nessuno di loro era un militare. Il più giovane aveva 2 anni; il più anziano, suo padre, ne aveva 75. Ahmed, che attualmente vive nel Regno Unito, è ora il solo sopravvissuto di tutta la sua famiglia.
Il gruppo WhatsApp della famiglia di Ahmed si intitola “Better Together”. L’ultimo messaggio che vi compare è stato inviato da lui stesso, poco dopo la mezzanotte della notte in cui ha perso la sua famiglia. “Qualcuno mi ha fatto sapere che va tutto bene”, ha scritto. Nessuno rispose. Si è addormentato, ma si è svegliato in preda al panico alle 4. Inzuppato di sudore, ha controllato di nuovo il telefono. Silenzio. Poi ha ricevuto un messaggio da un amico con la terribile notizia.
Il caso di Ahmed è comune a Gaza in questi giorni. Nelle interviste rilasciate alla stampa, i direttori degli ospedali di Gaza hanno ripetuto la stessa descrizione: le famiglie entrano negli ospedali come una successione di cadaveri, un bambino seguito dal padre e dal nonno. I corpi sono tutti coperti di terra e sangue.
Secondo ex ufficiali dell’intelligence israeliana, in molti casi in cui viene bombardata un’abitazione privata, l’obiettivo è “l’assassinio di agenti di Hamas o della Jihad”, e tali obiettivi vengono attaccati quando l’agente entra in casa. I ricercatori dell’intelligence sanno se anche i membri della famiglia o i vicini dell’operativo potrebbero morire in un attacco e sanno come calcolare quanti di loro potrebbero morire. Ognuna delle fonti ha detto che si tratta di case private, dove nella maggior parte dei casi non si svolgono attività militari.
+972 e Local Call non dispongono di dati sul numero di militari uccisi o feriti da attacchi aerei su abitazioni private durante la guerra in corso, ma è ampiamente dimostrato che, in molti casi, non si trattava di militari o politici appartenenti ad Hamas o alla Jihad islamica.
Il 10 ottobre, l’aviazione israeliana ha bombardato un edificio di appartamenti nel quartiere Sheikh Radwan di Gaza, uccidendo 40 persone, la maggior parte delle quali donne e bambini. In uno dei video scioccanti girati dopo l’attacco, si vedono persone che urlano, tengono in mano quella che sembra essere una bambola estratta dalle rovine della casa e se la passano di mano in mano. Quando la telecamera zooma, si vede che non si tratta di una bambola, ma del corpo di un bambino.
Uno dei residenti ha detto che 19 membri della sua famiglia sono stati uccisi nell’attacco. Un altro sopravvissuto ha scritto su Facebook di aver trovato solo la spalla di suo figlio tra le macerie. Amnesty ha indagato sull’attacco e ha scoperto che un membro di Hamas viveva in uno dei piani superiori dell’edificio, ma non era presente al momento dell’attacco.
Il bombardamento delle case delle famiglie in cui presumibilmente vivono operatori di Hamas o della Jihad islamica è probabilmente diventato una politica più concertata dell’IDF durante l’operazione “Protective Edge” del 2014. Allora, 606 palestinesi – circa un quarto dei morti civili durante i 51 giorni di combattimenti – erano membri di famiglie le cui case erano state bombardate. Nel 2015 un rapporto delle Nazioni Unite ha definito queste operazioni sia come un potenziale crimine di guerra sia come “un nuovo modello” di azione che “ha portato alla morte di intere famiglie”.
Nel 2014, 93 bambini sono stati uccisi a causa dei bombardamenti israeliani sulle case delle famiglie, di cui 13 avevano meno di un anno. Un mese fa, 286 bambini di età non superiore a 1 anno erano già stati identificati come uccisi a Gaza, secondo un elenco dettagliato con l’età delle vittime pubblicato dal Ministero della Sanità di Gaza il 26 ottobre. Da allora il numero è probabilmente raddoppiato o triplicato.
Tuttavia, in molti casi, e soprattutto durante le attuali operazioni a Gaza, l’esercito israeliano ha effettuato attacchi che hanno colpito residenze private anche quando non c’era un obiettivo militare noto o chiaro. Ad esempio, secondo il Committee to Protect Journalists, al 29 novembre Israele aveva ucciso 50 giornalisti palestinesi a Gaza, alcuni dei quali nelle loro case con le loro famiglie.
Roshdi Sarraj, 31 anni, giornalista di Gaza nato in Gran Bretagna, ha fondato un’agenzia di stampa a Gaza chiamata “Ain Media”. Il 22 ottobre, una bomba israeliana ha colpito la casa dei suoi genitori dove stava dormendo, uccidendolo. Anche la giornalista Salam Mema è morta sotto le macerie della sua casa dopo il bombardamento; dei suoi tre figli piccoli, Hadi, 7 anni, è morto, mentre Sham, 3 anni, non è ancora stata trovata sotto le macerie. Altre due giornaliste, Duaa Sharaf e Salma Makhaimer, sono state uccise insieme ai loro figli nelle loro case.
Gli analisti israeliani hanno ammesso che l’efficacia militare di questo tipo di attacchi aerei sproporzionati è limitata. Due settimane dopo l’inizio dei bombardamenti a Gaza (e prima dell’invasione di terra) – dopo che nella Striscia di Gaza erano stati contati i corpi di 1.903 bambini, circa 1.000 donne e 187 anziani – il commentatore israeliano Avi Issacharoff ha twittato: “Per quanto sia difficile da sentire, al 14° giorno di combattimenti, non sembra che il braccio militare di Hamas sia stato danneggiato in modo significativo. Il danno più significativo alla leadership militare è l’assassinio del [comandante di Hamas] Ayman Nofal”.
“Combattere contro animali umani”
I militari di Hamas operano regolarmente da un’intricata rete di tunnel costruiti sotto ampie zone della Striscia di Gaza. Questi tunnel, come confermato dagli ex ufficiali dell’intelligence israeliana con cui abbiamo parlato, passano anche sotto le case e le strade. Pertanto, i tentativi israeliani di distruggerli con attacchi aerei rischiano in molti casi di provocare l’uccisione di civili. Questa potrebbe essere un’altra ragione dell’alto numero di famiglie palestinesi spazzate via nell’attuale offensiva.
Gli ufficiali dell’intelligence intervistati per questo articolo hanno affermato che il modo in cui Hamas ha progettato la rete di tunnel a Gaza sfrutta consapevolmente la popolazione civile e le infrastrutture in superficie. Queste affermazioni sono state anche alla base della campagna mediatica che Israele ha condotto nei confronti degli attacchi e delle incursioni all’ospedale Al-Shifa e dei tunnel scoperti sotto di esso.
Israele ha anche attaccato un gran numero di obiettivi militari: operatori armati di Hamas, siti di lancio di razzi, cecchini, squadre anticarro, quartieri generali militari, basi, posti di osservazione e altro ancora. Fin dall’inizio dell’invasione di terra, i bombardamenti aerei e il fuoco dell’artiglieria pesante sono stati utilizzati per fornire supporto alle truppe israeliane sul terreno. Secondo gli esperti di diritto internazionale, questi obiettivi sono legittimi, purché gli attacchi rispettino il principio di proporzionalità.
In risposta a una richiesta di +972 e Local Call per questo articolo, il portavoce dell’IDF ha dichiarato: “L’IDF si impegna a rispettare il diritto internazionale e agisce in base ad esso, e nel farlo attacca obiettivi militari e non attacca i civili. L’organizzazione terroristica Hamas colloca i suoi agenti e i suoi mezzi militari nel cuore della popolazione civile. Hamas usa sistematicamente la popolazione civile come scudo umano e conduce i combattimenti da edifici civili, compresi siti sensibili come ospedali, moschee, scuole e strutture delle Nazioni Unite”.
Fonti dell’intelligence che hanno parlato con +972 e Local Call hanno affermato che in molti casi Hamas “mette deliberatamente in pericolo la popolazione civile di Gaza e cerca di impedire con la forza l’evacuazione dei civili”. Due fonti hanno affermato che i leader di Hamas “capiscono che il danno israeliano ai civili li legittima a combattere”.
Allo stesso tempo, anche se oggi è difficile da immaginare, l’idea di sganciare una bomba da una tonnellata con l’obiettivo di uccidere un agente di Hamas, ma che finisce per uccidere un’intera famiglia come “danno collaterale”, non è sempre stata accettata così facilmente da ampie fasce della società israeliana. Nel 2002, ad esempio, l’aviazione israeliana bombardò la casa di Salah Mustafa Muhammad Shehade, allora capo delle Brigate Al-Qassam, l’ala militare di Hamas. La bomba uccise lui, la moglie Eman, la figlia quattordicenne Laila e altri 14 civili, tra cui 11 bambini. L’uccisione ha suscitato un clamore pubblico sia in Israele che nel mondo, e Israele è stato accusato di aver commesso crimini di guerra.
Queste critiche hanno portato alla decisione dell’esercito israeliano, nel 2003, di sganciare una bomba più piccola, da un quarto di tonnellata, su una riunione di alti funzionari di Hamas – tra cui l’inafferrabile leader delle Brigate Al-Qassam, Mohammed Deif – che si svolgeva in un edificio residenziale di Gaza, nonostante il timore che non sarebbe stata abbastanza potente da ucciderli. Nel suo libro “Conoscere Hamas”, il giornalista israeliano veterano Shlomi Eldar ha scritto che la decisione di usare una bomba relativamente piccola era dovuta al precedente di Shehade e al timore che una bomba da una tonnellata avrebbe ucciso anche i civili nell’edificio. L’attacco fallì e gli alti ufficiali dell’ala militare fuggirono dalla scena.
Dopo Protective Edge del 2014, durante il quale Israele ha iniziato a colpire sistematicamente le case delle famiglie dal cielo, gruppi per i diritti umani come B’Tselem hanno raccolto testimonianze di palestinesi sopravvissuti a questi attacchi. I sopravvissuti hanno raccontato che le case sono crollate su se stesse, che i frammenti di vetro hanno tagliato i corpi di coloro che si trovavano all’interno, che le macerie “puzzano di sangue” e che le persone sono state sepolte vive.
Questa politica mortale continua ancora oggi, in parte grazie all’uso di armi distruttive e di tecnologie sofisticate come Habsora, ma anche grazie a un establishment politico e di sicurezza che ha allentato le redini dell’apparato militare israeliano. Quindici anni dopo aver insistito sul fatto che l’esercito si stava impegnando per ridurre al minimo i danni ai civili, Gallant, ora ministro della Difesa, ha chiaramente cambiato idea. “Stiamo combattendo contro animali umani e agiamo di conseguenza”, ha dichiarato dopo il 7 ottobre.
*Yuval Abraham è un giornalista e attivista basato a Gerusalemme
972mag.com/mass-assassination-…
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Gli Usa rafforzano la presenza militare in Scandinavia per controllare il Baltico
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di Marco Santopadre*
Pagine Esteri, 20 dicembre 2023 – Gli Stati Uniti continuano a rafforzare la propria presenza militare a ridosso dei confini della Federazione Russa, presentando ovviamente la strategia come “preventiva” e “deterrente”, diretta cioè a disincentivare Mosca da un eventuale attacco che secondo molti analisti occidentali potrebbe colpire la Scandinavia e i paesi baltici. Ed è proprio in questi quadranti che si concentra l’estensione del dispiegamento militare di Washington e dell’Alleanza Atlantica più in generale.
Truppe USA in Danimarca
La Casa Bianca ha appena siglato un accordo di cooperazione con la Danimarca che consentirà alle truppe statunitensi di essere stanziate in maniera permanente in tre basi aeree del piccolo paese nordico, quelle di Karup, Skrydstrup e Aalborg. L’accordo non si applica invece alla Groenlandia e alle Isole Faroe che godono di uno status semi-indipendente rispetto a Copenaghen.
«L’accordo è una svolta importante e vale sia per periodi brevi che per periodi più lunghi», ha spiegato nel corso di una conferenza stampa la premier danese Mette Frederiksen. «In questo modo rafforziamo l’accesso degli Stati Uniti all’Europa e al Mar Baltico e contribuiamo alla difesa collettiva della Nato in Europa» ha aggiunto la leader socialdemocratica.
«Abbiamo delle motivazioni nel rafforzare la nostra sicurezza. Lo facciamo oggi con una collaborazione storica con gli Stati Uniti. (…) L’obiettivo non è solo garantire la pace in Danimarca adesso, ma anche per le generazioni che verranno dopo di noi» ha proseguito la premier.
La strategia di Washington però non si limita all’aumento della propria presenza in Danimarca. Gli Stati Uniti hanno infatti scelto tutta la regione scandinava come fulcro della loro proiezione nel Baltico a ridosso dei confini della Federazione Russa.
Nel giro di poche settimane la Casa Bianca ha quindi siglato accordi di cooperazione simili a quelli concordati con la Danimarca anche con Svezia e Finlandia per consentire il dispiegamento di truppe in quei territori.
Accordo di cooperazione con la Svezia
Il 6 dicembre gli Stati Uniti hanno firmato un accordo di cooperazione militare con la Svezia, che «rafforzerà in maniera significativa» i legami in materia di sicurezza tra i due Paesi. Per le autorità svedesi l’intesa fornisce un importante passo in attesa della ratifica del protocollo di adesione alla Nato, finora ritardato dalla Turchia che in cambio dell’ok continua a chiedere a Washington di sbloccare la vendita ad Ankara di una squadriglia di caccia F16.
Intanto, in base all’accordo, le truppe Usa avranno accesso ad alcune basi e strutture sul territorio svedese, dove potranno dispiegare in maniera permanente non solo soldati ma anche armi ed equipaggiamento militare. Il ministro della Difesa di Stoccolma, Pal Jonson ha spiegato che l’accordo esclude lo stoccaggio in territorio svedese di armi nucleari Usa anche se nel testo non si fa menzione esplicita della questione. Nello specifico, le forze Usa avranno la possibilità di impiegare 17 strutture sul territorio svedese, tra cui cinque basi aeree e un porto. Quattro delle strutture in questione sono localizzate all’interno del Circolo polare artico.
Per diversi commentatori, la base più importante dove gli Stati Uniti potranno stanziare personale e materiale sarà quella di Visby, sull’isola di Gotland, situata proprio nel mezzo del Mar Baltico il che concede a Washington la possibilità di controllare il traffico marittimo tra Mosca e l’exclave russa di Kaliningrad. L’isola di Gotland venne demilitarizzata dalla Svezia nel 2005, ma nel 2016 le autorità di Stoccolma decisero di stabilirvi una base permanente; nel 2021, poi, a Gotland sono state dispiegate alcune batterie di missili terra-aria a medio raggio e sull’isola sono aumentate le esercitazioni a cui partecipano vari paesi membri della Nato.
La firma del trattato tra USA e Finlandia
Truppe USA in Finlandia
Il 18 dicembre a Washington è stato siglato un accordo di cooperazione militare anche con la Finlandia, che condivide un confine di 1340 km con la Russia e che è entrata a far parte dell’Alleanza Atlantica nell’aprile scorso dopo decenni di neutralità.
L’intesa consentirà alle truppe di Washington di accedere a ben 15 diverse strutture finlandesi, tra cui una base navale nel sud, un’area di addestramento in Lapponia e alcuni aeroporti nelle aree interne. Il Pentagono avrà a disposizione anche l’isola di Russaro, nel Golfo di Finlandia, che ospita già una base militare finlandese e che garantirebbe agli USA un ulteriore punto di controllo sulla porzione del Baltico su cui si affaccia anche San Pietroburgo. Gli Stati Uniti avranno inoltre a disposizione un deposito vicino a una ferrovia che conduce al confine russo.
Come ha documentato nei mesi scorsi l’agenzia Reuters, la Finlandia sta attualmente migliorando la propria infrastruttura ferroviaria al confine svedese, per rendere più facile per la Nato l’invio di rinforzi e attrezzature dall’altra parte dell’Atlantico fino a Kemijarvi, a un’ora di macchina dal confine russo. Nelle ultime settimane, inoltre, alla frontiera con la Russia è già stato inviato dalla Nato un contingente di soldati polacchi.
I rapporti tra Russia e Finlandia si sono fatti particolarmente tesi negli ultimi giorni anche a causa della decisione da parte di Helsinki di chiudere tutti i valichi di frontiera con Mosca, accusata di spingere un alto numero di immigrati verso il territorio finlandese per destabilizzare il paese.
Con la Norvegia un accordo di cooperazione è stato firmato dagli Stati Uniti già nel 2021. Nel giro di pochi anni e prima dell’invasione russa dell’Ucraina, Washington ha iniziato a estendere notevolmente il raggio di azione del proprio dispositivo militare nell’Europa nord-orientale, anche per ottenere vantaggi nella corsa al controllo della regione artica dove Mosca ha già aumentato i propri presidi e dove anche la Cina potrebbe presto sbarcare.
Mosca reagisce
Il governo russo non ha gradito soprattutto l’intesa tra Washington e la Finlandia, che Mosca – ha avvisato – «non lascerà senza risposta». La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha affermato che l’intesa «minaccia la sicurezza» del Paese al punto che saranno necessarie «misure per rispondere alle decisioni aggressive della Finlandia e dei suoi alleati della Nato».
Domenica scorsa Vladimir Putin ha già annunciato la realizzazione di una nuova base militare nel nord-ovest della Russia, nella regione di San Pietroburgo, per «garantire la sicurezza del paese di fronte all’espansione dell’alleanza militare guidata dagli Stati Uniti». Pagine Esteri
* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta di Roma, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria.
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e-Evidence. FORZE DELL'ORDINE EUROPEE E RICERCA DELLE PROVE ELETTRONICHE IN AMBITO INTERNAZIONALE
Dal punto di vista delle forze dell'ordine, le piattaforme di social media, le app di messaggistica e gli scambi di criptovaluta sono fondamentali nelle indagini.
Il pacchetto legislativo dell’UE sulle prove elettroniche, adottato nel luglio 2023, segna una nuova era nell’ottenimento di prove elettroniche, poiché consentirà alle autorità competenti di emettere ordini giuridicamente vincolanti direttamente ai fornitori di servizi che offrono servizi all’interno dell’UE, indipendentemente dal loro luogo di stabilimento. (cosa sono le prove elettroniche? Leggi sotto la nota 1). In altri termini: una procedura attraverso cui le autorità giudiziarie o di polizia degli Stati membri possono chiedere ai fornitori di servizi internet di accedere alle prove elettroniche archiviate in un altro Stato membro.
Nuovi strumenti giuridici, come il secondo protocollo aggiuntivo alla Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica (vedi nota 2 sottostante), introdurranno nuove basi giuridiche per la cooperazione diretta tra autorità competenti ed enti privati. La legge sui servizi digitali dell’UE, che introduce requisiti minimi standardizzati per gli ordini di fornire informazioni ai sensi delle leggi nazionali degli Stati membri dell’UE, fornisce inoltre ulteriori strumenti e chiarezza per le autorità che hanno necessità di ottenere dati oltre confine.
Sebbene agli agenti sia stata fornita una formazione formale sulle prove elettroniche, permangono lacune nella familiarità con la nuova legislazione, il che sottolinea la necessità di programmi di formazione estesi.
L'edizione 2023 del rapporto SIRIUS sulla situazione delle prove elettroniche dell'Unione europea, pubblicato recentemente (ne abbiamo parlato qui: noblogo.org/cooperazione-inter…) fornisce raccomandazioni per le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nonché per i fornitori di servizi, che fanno da tabella di marcia strategica.
Rafforzando la capacità e la fiducia reciproca, le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie possono affrontare con successo le complessità delle prove elettroniche. Gli sforzi di collaborazione e le soluzioni condivise apriranno la strada a un ambiente digitale più sicuro nell’UE, nonché a procedimenti penali efficaci. Per preparare le forze dell’ordine e le autorità giudiziarie, nonché i fornitori di servizi, a essere pionieri con successo di questa nuova frontiera delle prove elettroniche, sarà necessario sensibilizzare e fornire formazione su questi nuovi strumenti legali così significativi per questo progetto.
Il Rapporto Sirius 2023 (in inglese) è scaricabile qui eurojust.europa.eu/sites/defau…
(Nota1) Cosa sono le prove elettroniche?
Le prove elettroniche sono dati digitali utilizzati per indagare e perseguire i reati.
Includono, tra l'altro: e‑mail, SMS o contenuti provenienti dalle applicazioni di messaggistica, contenuti audiovisivi, informazioni sull'account online degli utenti.
Questi dati possono essere utilizzati per identificare una persona od ottenere maggiori informazioni sulle sue attività.
Le prove elettroniche stanno diventando fondamentali nella lotta alla criminalità: attualmente, l'85% delle indagini penali fa ricorso ai dati digitali.
Per le autorità, l'accesso alle prove elettroniche può rivelarsi un processo lungo e complicato perché queste ultime spesso sono salvate in un altro paese. I prestatori di servizi online conservano i dati degli utenti in server che possono essere situati in diversi paesi, sia all'interno che all'esterno dell'UE.
L'acquisizione delle prove elettroniche è quindi molto più difficile per le autorità giudiziarie, che devono ricorrere a procedure lunghe e complicate per potervi accedere.
In oltre il 50% di tutte le indagini penali si effettuano richieste transfrontaliere finalizzate all'ottenimento di prove elettroniche.
(Nota 2) Criminalità informatica
Il 17 novembre 2021 il Consiglio d'Europa ha adottato un secondo protocollo addizionale alla Convenzione di Budapest sulla criminalità informatica. Il protocollo ha lo scopo di stabilire: disposizioni per un regime di assistenza giudiziaria reciproca più efficace, disposizioni sulla cooperazione diretta con i prestatori di servizi in altri paesi parte della Convenzione, un quadro e garanzie per estendere le ricerche oltre frontiera.
Il protocollo comprende solide garanzie e requisiti in materia di protezione dei dati. L'accordo ha il vantaggio di poter essere applicato in tutto il mondo.
L'UE non può firmare o ratificare il protocollo, in quanto solo gli Stati possono esserne parti. Per questo motivo, l'UE ha autorizzato gli Stati membri a firmare il protocollo (il 5 aprile 2022) e a ratificarlo (il 14 febbraio 2023).
Fuori controllo
Il film “Leave the World Behind”, uscito su Netflix, racconta di due famiglie più o meno normali che si trovano a fare i conti con le conseguenze improvvise di un attacco cibernetico su larga scala contro gli Stati Uniti.
Nel 2020 il World Economic Forum descrisse uno scenario del genere come “cyberpandemia”, con una metafora che paragonava le capacità di diffusione planetaria di un virus informatico al COVID. Un attacco cibernetico su larga scala e con elevata capacità di diffusione, avrebbe conseguenze disastrose e diffuse in tutta la nostra società, con la capacità di mettere in ginocchio un intero Paese — forse più di un attacco atomico.
L’autore Nassim N. Taleb nel suo libro “The Black Swan”, descrisse una tipologia di evento catastrofico imprevedibile dal quale difficilmente ci si può proteggere, con conseguenze diffuse e disastrose, chiamato Cigno Nero.
L’interconnessione delle nostre economie, dei sistemi di comunicazione e delle infrastrutture critiche, così come la dipendenza assoluta dalle tecnologie ICT in ogni ambito umano ben potrebbero esporre le nostre società a un Cigno Nero cibernetico.
Come sarebbe vivere uno scenario del genere e cosa potremmo fare per essere preparati a reagire? Non è facile, ma ho provato a immaginarlo.
Giorno 1
Al mattino, la tua giornata inizia come al solito, anche se con qualche scocciatura. Mentre ti prepari per andare a lavoro noti che la connessione internet è lenta e il router di casa si disconnette spesso. Vuoi vedere che la pioggia di ieri sera ha fatto danni alla centralina?
Arrivando in ufficio, scopri che non sei l’unica persona ad aver avuto problemi di linea. Anche lì ci sono problemi con internet; a malapena riesci a rispondere alle email e accedere agli applicativi web con cui lavori.
Alla sera, molti treni sono in ritardo. Tornando a casa, scopri che anche i tuoi vicini hanno guasti alla linea internet. Accendi la TV e ascolti il notiziario: pare che in molte zone del Paese siano stati segnalati guasti diffusi. Che diavolo sta succedendo?
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Grugni
Davvero dobbiamo credere che sia in corso un feroce scontro fra Meloni e Schlein? Talora la comunicazione prova a coprire con l’ampollosità dei vocaboli il sostanziale vuoto che ha alimentato un fine settimana di campagna elettorale. Laddove le cose preoccupanti sono due: a. si voterà a giugno, e un sì lungo strazio sembra destinato ad alimentare più l’indifferenza che la partecipazione; b. ci sono problemi seri e scadenze internazionali di rilievo – dal G7 di cui avremo a giorni la presidenza al Patto di stabilità e crescita, nel mentre abbiamo due guerre alle soglie di casa – che il furoreggiare delle propagande s’industria però a scantonare. Sicché più che uno scontro sembra un incontro, scegliendo l’una nell’altra l’avversario con cui motivare le tifoserie.
Chi governa ha, ancora una volta, evocato il nemico occulto e i suoi metodi oscuri, ma se chiedi conto di queste affermazioni ti rispondono con sguardi corrucciati e ammiccamenti a quel che tutti si suppone sappiano. Ma no, non lo sappiamo. Abbiamo visto il ministro della Difesa evocare un ordito giudiziario, ma lo abbiamo anche poi visto gettare acqua sul fuoco.
Chi si oppone contrappone l’elencazione dei guasti e dei drammi, naturalmente con il piglio del rimprovero. Ma poi emerge che ciascuna di quelle note dolenti non è stata suonata ora per la prima volta, ce le trasciniamo dietro da tempo, quindi coinvolgono anche la responsabilità degli elencatori. E comunque, a parte l’accorata evocazione, non c’è l’ombra di una proposta di soluzione.
Due esempi aiutano a capire. Ha fatto bene il governo a porre un freno (ulteriore, perché altri erano già stati attivati dal governo Draghi), anche brusco, all’oscenità del bonus 110%. Ma a generare quel disastro furono le scelte del secondo governo Conte, salvo poi essersi aperta una irresponsabile gara a chi ne prometteva e proponeva più proroghe. Gara ancora aperta, a cura di forze che pure sono al governo.
Il governo ha fatto bene anche a fermare il reddito di cittadinanza, almeno per come era stato concepito, ma a protestare contro questo provvedimento è la sinistra che votò contro quella legge. Così è tutto un fiorire di contrapposizioni senza ancoraggio al merito delle questioni e senza cura alcuna della coerenza.
Che in Italia i salari siano bassi e siano scivolati indietro, mentre quelli medi europei sono andati di molto avanti, non è un’opinione ma un fatto. Ripeterlo non serve a niente, semmai si dovrebbe avere qualche cosa da dire sulle cause e sui possibili rimedi. La responsabilità non è delle regole europee, altrimenti non ci sarebbero altri in enorme vantaggio. Quel dato è una media: se ci si guarda dentro si vede che l’Italia che compete ed esporta non è ferma manco per niente, quindi è l’altra che scivola indietro. A determinare quel dato medio è la scarsezza degli investimenti in ricerca e innovazione, stabilizzando produzioni a basso valore aggiunto che non possono certo generare redditi alti. Ad avere un peso notevole è l’insoddisfacente formazione, sia quella scolastica che quella permanente nel mondo del lavoro. Un insieme di questioni che giustificherebbe eccome idee e ricette diverse, ma riconoscendo un interesse comune: far uscire l’Italia dal tempo perso delle chiacchiere a vuoto, costringere l’Italia protetta e non competitiva a uscire dalle sabbie mobili in cui sprofonda chiedendo sovvenzioni che non evitano lo sprofondare.
Ci fu un tempo in cui la sceneggiata politica fu animata dalle due ‘grinte’, quella di Craxi e quella di De Mita. Che erano in competizione, ma alleati. E che pagarono a caro prezzo il non accorgersi di quel che cambiava nel mondo. Non porta da nessuna parte la versione odierna e ingrugnita. E se il governo ha il collante del potere, l’opposizione non troverà il mastice della competizione nella sola contrapposizione. Converrebbe riconoscere subito l’interesse nazionale nella collocazione internazionale, come profittevolmente fece Meloni quando a governare era Draghi.
La Ragione
L'articolo Grugni proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
La sinistra italiana. Ma quale sinistra? Ed esiste ancora la sinistra? I Il Mago di Oz
"La nuova sinistra, a forza di metamorfosi, è diventata una nuova destra, atlantica, neoliberale, seppur sempre progressista. Hanno vinto tra tante correnti e tra tante lotte di potere interno i democristiani di quell’area. C’è stato uno spostamento al centro. È diventato di fatto più centro che sinistra e sappiamo dai tempi della Dc che il centro in Italia è sempre stato una destra mascherata, occulta, seppur annacquata, rielaborata in chiave moderata e politicamente corretta. [...] La nuova sinistra mette come primo punto i diritti civili, ma non i diritti dei lavoratori e il diritto di lavorare; non parla di come risolvere il grave problema dei morti sul lavoro; se difende i diritti degli immigrati, non si occupa più di tanto delle ragioni e delle paure dei penultimi, ovvero degli italiani disoccupati, precari, in difficoltà economica, che a stento arrivano a fine mese, quando ci arrivano."
Threads & Tumblr: l'impatto sul Fediverso. Il commento di Laurens Hof
I due giganti del social hanno davvero le idee chiare su come interoperare attraverso #ActivityPub
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L’Italia con Kyiv anche nel 2024. Strada spianata per l’ottavo pacchetto di aiuti
Ancora una volta, l’Italia sceglie di essere dalla parte della libertà delle Nazioni e del rispetto del diritto internazionale. Questo il commento del ministro della Difesa, Guido Crosetto, riguardo l’approvazione in Consiglio dei ministri del decreto-legge che proroga di un ulteriore anno le cessioni di sistemi d’arma, mezzi, munizioni e forniture di difesa, militari e no, all’Ucraina. Il decreto-legge è stato presentato su iniziativa dei ministri della Difesa, Crosetto, degli Esteri, Antonio Tajani, e dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, con il consenso dell’intero governo.
Coperto il 2024
La proroga va dal 1° gennaio al 31 dicembre del 2024, e stabilisce l’autorizzazione al governo, previo atto di indirizzo di Camera e Senato, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti alle autorità dell’Ucraina. Il prolungamento del conflitto russo-ucraino, in uno scenario internazionale aggravato dalla crisi mediorientale e dalla guerra tra Israele Hamas, ha imposto all’esecutivo l’allungamento dei tempi per gli aiuti all’Ucraina, in linea con gli impegni internazionali assunti dall’Italia in sede Ue e Nato. Il decreto-legge, quindi, consentirà al governo, per un ulteriore anno e previo obbligatorio mandato del Parlamento, di supportare la popolazione ucraina, mettendo a disposizione, come fatto finora, non solo armi, ma anche equipaggiamenti, gruppi elettrogeni e quanto necessario a sostenere le operazioni militari a difesa di civili.
Il sostegno italiano
“L’obiettivo – ha detto Crosetto, è – di arrivare, in linea con la posizione assunta dagli alleati Nato e Ue, a una pace giusta e duratura”. Per questo, ha proseguito il ministro, “abbiamo scelto di prorogare un atto di indirizzo, deciso ormai già un anno fa, dal governo precedente, lasciando immutato il dettato del decreto e decidendo di ottemperare, appena ve ne saranno le condizioni, a un passaggio parlamentare, e abbiamo scelto di farlo senza utilizzare strumenti secondari come il decreto Mille Proroghe o altri provvedimenti non omogenei per materia”. Rispetto al supporto italiano a Kyiv e, soprattutto, riguardo le possibili tensioni all’interno degli alleati di governo, il ministro a sottolineato come “non esiste alcun problema politico all’interno della maggioranza di Governo che intende invece rispettare il ruolo e il vaglio del Parlamento”. Del resto, anche nella sua ultima riunione, il Consiglio supremo di difesa riunitosi ieri “ha ribadito la ferma condanna dell’aggressione operata dalla Federazione Russa e il pieno sostegno dell’Italia all’Ucraina nella sua difesa contro l’invasore”.
L’ottavo pacchetto aiuti
Pochi giorni prima dell’approvazione del decreto, tra l’altro, Crosetto aveva confermato la preparazione dell’ottavo pacchetto di aiuti che entro fine anno verrà riproposto al Copasir per poi essere effettivo. “A fine anno scadrà il decreto per l’invio di armi all’Ucraina, la Camera dovrà esprimersi per vedere se nuovamente, per il prossimo anno, vorrà autorizzare il governo”, aveva spiegato Crosetto pochi giorni fa al palazzo dell’Informazione per il Forum Adnkronos. Come noto, il contenuto del decreto è secretato. Secondo alcune ipotesi avanzate, viste anche le richieste ucraine, l’invio potrebbe riguardare sistemi o munizioni di contraerea e apparecchiature antidrone.
Gli aiuti italiani
Lo scorso giugno il governo ha approvato il settimo pacchetto di aiuti (il secondo dalla nascita dell’esecutivo Meloni) comprensivo di sistemi per la difesa antimissilistica, equipaggiamenti contro il rischio nucleare, biologico, chimico e radiologico. Nel 2022 Roma aveva fornito a Kyiv 17,5 milioni di dollari posizionandosi così tra i primi dieci donatori. I sette pacchetti di aiuti a sostegno della Forze armate di Kyiv, che hanno visto l’approvazione del Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (Copasir), oggi guidato da Lorenzo Guerini, all’epoca dei primi cinque ministro della Difesa (quando presidente del Copasir era l’attuale ministro delle Imprese, Adolfo Urso).
Owncast ha avviato la propria newsletter mensile, curata da Kit Aultman, per fornire a tutti noi un posto dove aggiornarci su ciò che accade tra gli stream Owncast
owncast.ghost.io/owncast-newsl…
Questa newsletter è il prodotto e un servizio offerto alla comunità di sviluppatori, streamer, spettatori e appassionati di Owncast. Non possiamo essere una cassa di risonanza per la comunità senza il vostro sostegno. Non esitare a contattarci con notizie interessanti su progetti, eventi o altre notizie degne di nota e, se desideri contribuire a costruire il tessuto sociale della comunità Owncast, ti invitiamo a dare un'occhiata al canale owncast-community su rocket.chat.
owncast.ghost.io/owncast-newsl…
Owncast Newsletter, December 2023
Greetings from the editor, big changes at Jnktn, Owncast at Ubuntu Summit 2023, upcoming events, and more!Kit Rhett Aultman (Owncast)
Discourse sta lavorando da tempo per unirsi al fediverso e il loro ultimo aggiornamento mostra a che punto sono.
Una categoria Discourse ora può seguire qualsiasi attore del fediverso.
Questo è un passo importante nell'espansione del fediverso e vale la pena tenerlo d'occhio.
meta.discourse.org/t/activityp…
ActivityPub Plugin
Just to let you guys know, we just merged the PR that allows a Discourse category to follow any actor in the fediverse, including other Discourse categories. Yes, that means you can now federate a category between two (or three, or more) Discourses.Discourse Meta
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La sanità pubblica ormai non esiste più: il 68% degli italiani costretto a rivolgersi ai privati l La Notizia
"Il XXI Rapporto di Cittadinanzattiva sulle politiche della cronicità, presentato oggi a Roma al ministero della Salute, evidenzia che i cittadini sono sempre più spesso costretti a rivolgersi alla sanità privata. D’altronde le liste d’attesa infinite non sono ormai una novità e la situazione continua a peggiorare giorno dopo giorno in tutto il territorio nazionale."
Scuola di Liberalismo 2023 – Messina: lezione della prof.ssa Angela Villani sul tema “Foi en l’Europe”
Quindicesimo ed ultimo appuntamento dell’edizione 2023 della Scuola di Liberalismo di Messina, promossa dalla Fondazione Luigi Einaudi ed organizzata in collaborazione con l’Università degli Studi di Messina e la Fondazione Bonino-Pulejo. Il corso, giunto alla sua tredicesima edizione, si è articolato in 15 lezioni, che si sono svolte sia in presenza che in modalità telematica, dedicate alle opere degli autori più rappresentativi del pensiero liberale.
L’ultima lezione si svolgerà lunedì 18 dicembre, dalle ore 17 alle ore 18.30, presso l’Aula n. 6 del Dipartimento “COSPECS” (ex Magistero) dell’Università di Messina (sito in via Concezione n. 6, Messina); dell’incontro sarà altresì realizzata una diretta streaming sulla piattaforma ZOOM.
La lezione sarà tenuta dalla prof.ssa Angela Villani (Ordinaria di Storia delle Relazioni internazionali presso l’Università di Messina), che relazionerà sull’opera “Foi en l’Europe” di Gaetano Martino.
In tale occasione verranno altresì comunicate le tracce delle tesine, la cui redazione (riservata a chi abbia un’età inferiore ai 32 anni e abbia frequentato almeno i 2/3 delle lezioni del corso) dà diritto a concorrere alla aggiudicazione delle borse di studio messe in palio. La consegna degli elaborati da parte dei corsisti interessati è fissata alle ore 12.00 di sabato 30 dicembre, mentre la premiazione dei vincitori è fissata per giovedì 11 febbraio 2024, in occasione della cerimonia di chiusura della XIII edizione della Scuola di Liberalismo di Messina.
La partecipazione all’incontro è valida ai fini del riconoscimento di 0,25 CFU per gli studenti dell’Università di Messina.
Come da delibera del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Messina e della Commissione “Accreditamento per la formazione” di AIGA, è previsto il riconoscimento di n. 12 crediti formativi ordinari in favore degli avvocati iscritti all’Ordine degli Avvocati di Messina per la partecipazione all’intero corso.
Per ulteriori informazioni riguardanti la Scuola di Liberalismo di Messina, è possibile contattare lo staff organizzativo all’indirizzo mail SDLMESSINA@GMAIL.COM
Pippo Rao, Direttore Generale della Scuola di Liberalismo di Messina
Visita la pagina della Scuola di Liberalismo 2023 – Messina
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La missione Dragonfly partirà per Titano nel 2028 l reccom.org
"Unica missione della NASA sulla superficie di un altro mondo oceanico, Dragonfly è progettata per indagare la complessa chimica che è il precursore della vita. Il veicolo, che il Johns Hopkins Applied Physics Laboratory (APL) di Laurel, nel Maryland, costruirà e utilizzerà, sarà dotato di telecamere, sensori e campionatori per esaminare aree di Titano note per contenere materiali organici che potrebbero essersi precedentemente mescolati con liquidi. acqua ormai congelata sulla superficie ghiacciata."
Sabino Cassese – Intellettuali
youtube.com/embed/yHr2siAtEBs?…
L'articolo Sabino Cassese – Intellettuali proviene da Fondazione Luigi Einaudi.
In Cina e Asia – Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti
Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti Cina: nuove misure per rilanciare la “circolazione interna” Xi guida “personalmente” le riforme in Cina Pentagono: manovre “pericolose” dei caccia cinesi ridotte dopo vertice Xi-Biden Cina. In calo i casi polmonite batterica tra i bambini Cina. Giustiziata la serial killer Lao Rongzhi, latitante per vent’anni Corea del Nord: Usa, Giappone e ...
L'articolo In Cina e Asia – Terremoto nel Gansu e Qinghai: almeno 118 i morti proviene da China Files.
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LE FRODI ITALIANE NEI CONFRONTI DELL’UNIONE EUROPEA
Abbiamo già parlato dell’attività dell’ #EPPO, la Procura Europea (1), con uffici siti in 22 degli Stati Membri #UE, che sono responsabili delle indagini, del perseguimento e dell'incriminazione dei reati che ledono gli interessi finanziari dell'UE (reati economici e finanziari, come l'uso improprio di fondi, il riciclaggio di denaro, la frode IVA e la corruzione) (2). Ricordiamo che nell’Ue irregolarità e frodi segnalate valgono nell’ultimo anno censito 1,66 miliardi.
Il sistema di contrasto a tale tipo di attività illecite è completato dall’ #OLAF (3), Agenzia che indaga sui casi di frode ai danni del bilancio dell'UE e sui casi di corruzione e grave inadempimento degli obblighi professionali all'interno delle istituzioni europee, e dal #Colaf, il Comitato italiano ministeriale per la lotta contro le frodi nei confronti dell'Ue, presso il Dipartimento Politiche Europee (4).
Quest’ultimo organismo – che collabora con l’OLAF avendo la qualifica di Servizio di coordinamento antifrode (Anti-fraud coordination service - AFCOS) - ha inviato al Parlamento italiano l’annuale Relazione sulle frodi (italiane) ai danni dell’UE.
Ne parla in un articolo sul sito del quotidiano Il Sole 24 Ore (5) la giornalista Manuela Perrone, che sottolinea come l’Italia sia al nono posto in Europa per frodi attuate (in un anno sono stati chiusi 188 dossier - il 6,86% in più dell’anno precedente – per un importo di 71,76 milioni).
Ad operare contro tale tipo di frodi, in particolare, la Guardia di Finanza con l’apposito nucleo per la repressione delle frodi nei confronti dell'Ue istituito presso il Dipartimento per gli Affari europei.
Tutti i riferimenti citati:
(1) eppo.europa.eu/en
(2) noblogo.org/cooperazione-inter…
(3) noblogo.org/cooperazione-inter…
(4) politicheeuropee.gov.it/it/dip…
(5) ilsole24ore.com/art/frodi-ue-2…
Barbera: nuovi fondamentalismi minacciano la laicità dell’Occidente
Diceva Nicola Matteucci, faro della politologia e del pensiero giuridico liberale, che «il liberalismo è un metodo». Dice Augusto Barbera, neopresidente della Corte Costituzionale, che «la laicità è un metodo». Liberalismo e laicità sono, in effetti, facce della stessa medaglia e il metodo che gli appartiene è il medesimo: porre al centro della scena pubblica e del sistema costituzionale non lo Stato, non un Dio, non la Verità, ma la persona con le sue inviolabili libertà e, riconoscendo nel pluralismo una ricchezza dovuta alla «convivenza di piu valori» piuttosto che una rinuncia o un’indebita concessione al relativismo, contribuire alla crescita della persona attraverso il sistematico confronto tra tesi diverse spinti da una naturale tendenza alla sintesi.
Non è un caso che il sottotitolo che Augusto Barbera ha voluto dare al suo saggio dedicato alla “Laicità” (ed. il Mulino) sia “Alle radici dell’Occidente”. Non è un caso perché Barbera ritiene, a ragione, che la laicità riassuma il complesso dei valori che caratterizzano il costituzionalismo liberaldemocratico occidentale. La storia delle dottrine politiche e il percorso di affermazione storica dei valori liberaldemocratici confermano l’intuizione di Barbera: la strada comune inizia nel Seicento con John Locke, prosegue con il pensiero illuminista e attraverso la rivoluzione inglese, quella francese e quella americana si conclude con la totale identificazione tra i due concetti, liberalismo e laicità, e con la conseguente secolarizzazione del potere politico.
Comunismo e nazionalsocialismo hanno di sovvertito l’ordine costituzionale liberaldemocratico ripristinando il potere della Verità sulla pratica del Dubbio. Ma, pur avendo marchiato a fuoco il Novecento, la loro esperienza storica si è conclusa con un fallimento.
Non per questo possiamo dormire sonni tranquilli. Non per questo possiamo ritenere che le conquiste della civiltà siano definitivamente al sicuro.
Augusto Barbera, infatti, ci mette in guardia. «La nostra epoca è segnata dal ritorno delle religioni dello spazio pubblico», scrive. E lo scrive dilatando il concetto di religione e applicandolo a tre dinamiche a dir poco attuali. La prima è il frutto della crisi di identità dell’Occidente minacciato dal fondamentalismo islamico, ovvero dalla spinta politica e militare di una religione, l’Islam, “per cui i diritti del cittadino sono tutelati esclusivamente in quanto credente”. Una religione in cui la legge dello Stato discende esclusivamente dalla parola di Dio e dei sui interpreti terreni. La minaccia rappresentata dall’Islam fondamentalista ha indotto e induce le società occidentali a rispondere non sul piano dei diritti individuali e della laicità della sfera pubblica, ma sul piano di un’identità religiosa contrapposta: il cristianesimo (sia chiaro, Barbera considera la radice giudaico cristiana alla base dell’identità europea e non condivide le resistenze “culturali” a tale riconoscimento nella travagliata storia del costituzionalismo europeo).
Diceva un grande storico delle religioni, Mircea Eliade, che l’alternativa alla religione non è il trionfo della dea ragione, ma la superstizione. Ed è a questa voce che Augusto Barbera sembra iscrivere alcuni fenomeni ideologici contemporanei che, oltre alla reazione all’Islam incombente, caratterizzano le società occidentali. Scrive Barbera: «La politicizzazione della “religione dei diritti umani” tende a riempire il vuoto della “teologia politica” quasi trasformando i diritti civili in ultimi “resti di trascendenza”… La massima espressione dei diritti civili sembra ormai una nuova verità di fede, un dogma indiscutibile». Un meccanismo perverso in virtù del quale «l’Occidente va sempre più sostituendo il fattore religioso, come tessuto aggregante e quindi “legittimante”, una nuova religione civile costruita sui diritti individuali, “inviolabili” e quindi “sacri”». Una evidente esasperazione della realtà che mette in discussione il principio di maggioranza sacralizzando, spesso, i diritti delle minoranze. L’ideologia gender, il fenomeno woke, la schwa e la cancel culture rapprendano, dunque, una nuova forma di fondamentalismo “religioso” che, non senza sorpresa, sta dilagando dalla “giovane” società americana alla vecchia Europa. Europa e Stati Uniti che, in reazione ai nuovi crismi del politicamente corretto, corrono il rischio di consegnarsi a vecchie forme di mitologia nazionale i cui effetti non sono poi diversi da certi fondamentalismi religiosi.
Terzo ed ultimo fenomeno che si contrappone al metodo liberale e a quello laico, lo scientismo. Ovvero la tendenza a sacralizzate i diritti e i desideri scaturiti dal progresso della scienza e della tecnica, mondi naturalmente ed unicamente tesi ad incrementare al massimo la propria potenza. La rivoluzione digitale pone problemi etici colossali, per governarla non occorre uno spirito fideistico ma quel sano scetticismo che per tre secoli ha animato il pensiero liberale al pari di quello laico. Perché, ed è questo il monito imperituro del bel saggio di Augusto Barbera, «vi può essere un metodo e un atteggiamento laico in chi è credente e vi può essere, viceversa, un atteggiamento non laico o da parte di chi, pur professandosi laico, pretende di imporre come assolute le proprie verità». È, appunto, un questione di metodo: «Seguire un metodo laico significa mantenere il pungolo del dubbio e non adagiarsi sulle chiusure dogmatiche che sono proprie non solo delle religioni vissute acriticamente, ma anche di talune ideologie».
Huffington Post
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📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni.
Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.
Ministero dell'Istruzione
📌 Domani il MIM pubblicherà il bando per il reclutamento di 587 dirigenti scolastici. Al #concorso potrà partecipare il personale docente ed educativo di ruolo con un’anzianità di servizio di almeno cinque anni. Qui tutti i dettagli ▶️ https://www.Telegram
È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.
🔶 Scuola, iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025 dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024.
Ministero dell'Istruzione
#NotiziePerLaScuola È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito. 🔶 Scuola, iscrizioni per l'anno scolastico 2024/2025 dal 18 gennaio al 10 febbraio 2024.Telegram
IL FENOMENO DEGLI OMICIDI IN AMBITO GLOBALE (CON UN FOCUS SUI FEMMINICIDI)
Logo dell’UNODC
Interessante studio dell’Ufficio delle Nazioni Unite sulle droghe ed il crimine (#UNODC, con sede a Vienna) sugli omicidi in ambito globale.
Copertina dello studio
La quarta ed ultima edizione – riferita ai dati del 2022 - del Global Homicide Study (reperibile qui: unodc.org/unodc/data-and-analy…) offre un esame completo delle tendenze e dei modelli di omicidio intenzionale nel mondo, nonché un’analisi delle complesse dinamiche dietro questi numeri. Lo studio approfondisce diversi aspetti dell'omicidio, inclusa l'entità dell'omicidio intenzionale in numeri e tassi assoluti. Evidenzia le tendenze regionali e subregionali, i dati demografici, l’età e i profili di genere delle vittime. Esplora anche l’impatto della pandemia di COVID-19 sulle tendenze degli omicidi.
Riguardo alle tipologie di omicidio lo studio copre tre categorie: omicidi legati ad attività criminali, omicidi interpersonali e omicidi di matrice socio-politica.
Inoltre, lo studio considera gli impatti dei megatrend come il cambiamento climatico, l’invecchiamento della popolazione, la disuguaglianza, l’urbanizzazione e i cambiamenti tecnologici, con l’obiettivo di fornire informazioni su come questi sviluppi globali più ampi possano intersecarsi e influenzare i tassi di omicidio
Copertina dello studio sul femminicidio
I FEMMINICIDI
Un'analisi dettagliata dei modelli e delle tendenze negli omicidi di donne e ragazze legati al genere (femminicidio) è fornita in un documento di ricerca separato, pubblicato in tandem. Lo trovi qui: unodc.org/documents/data-and-a… .
A livello globale, quasi 89.000 donne e ragazze sono state uccise intenzionalmente nel 2022, il numero annuale più alto registrati negli ultimi due decenni.
Donne e ragazze in tutte le regioni del mondo sono colpite da questo tipo di violenza di genere.
Con circa 20.000 vittime nel 2022, l’Africa – per la prima volta dal 2013, quando l’UNODC ha iniziato a pubblicare stime regionali - ha superato l'Asia come regione con il maggior numero di vittime in termini assoluti. Tra il 2010 e il 2022, l'Europa ha assistito a una riduzione media del numero di intimi femminili omicidi legati al partner o alla famiglia (del 21%), anche se con differenze tra le sotto regioni e con alcune battute d’arresto nell’Europa occidentale e meridionale, soprattutto dopo l’inizio della pandemia di Covid-19 nel 2020.
I DATI RIFERITI ALL’ITALIA
I dati nazionali sugli omicidi e sulla risposta del sistema di giustizia penale raccolti dall’UNODC sono disponibili sul portale dei dati ( dataunodc.un.org/dp-intentiona… ).
I dati italiani complessivi
Diagramma sull’andamento degli omicidi in Italia negli anni
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Maronno Winchester reshared this.
Threads starts the federation process. PeerTube releases their plans for new year. Discourse starts federating.
[share author='Laurens Hof' profile='https://fediversereport.com/author/laurenshof/' avatar='https://poliverso.org/photo/206608119366e42c304ffac007248590-5.jpeg?ts=1734620326' link='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/' posted='2023-12-17 18:03:06' guid='08552256-1ddf0fc771694f69-18d1fabf' message_id='https://fediversereport.com/last-week-in-fediverse-ep-48/']Last Week in Fediverse – ep 48
It’s been quite a week for news in the fediverse, with the news that Threads has started their process of incrementally adding federation to Threads taking most of the attention. But lots of other great stuff happened in the fediverse as well:
Threads
Threads has started their implementation process of federation and adding ActivityPub to Threads. The first careful step is that a few Threads profiles are now visible in the fediverse, and that posts made by them can be viewed from fediverse servers. For now only the accounts for the profiles of Threads head Adam Mosseri and 2 Threads engineers are visible. Replies to their post made by a fediverse account does not federate back yet. Mosseri says that the process of adding federation will be done gradually in steps, and that he expects that this process will take most of the year. In another post, Mosseri also notes that federation will likely be opt-in for Threads accounts. This is in contrast with most fediverse software, which federates with all other fediverse servers by default, and federation is opt-out (blocking).
PeerTube
Framasoft announced their plans for PeerTube for the next year, in an extensive blog. I also hosted a livestreamed AMA with Framasoft for the community to ask all their questions about PeerTube, and it turned out amazing, with lots of great information. The entire AMA can be rewatched here. I’ll do a larger writeup on all the PeerTube news next week, but for now already the highlights: PeerTube is doubling their dev team, creating a mobile app, and will work on better moderation tools, and a review and redesign of the user interface. Stay tuned!
In other news
Lemmy has released their latest big update, v0.19. In this blog post they go over all the changes they’ve made. Two major new features are improved post ranking and instance blocking for individual accounts. With the new feed sorting of scaled sort, the community size where the post is made gets taken into account. This allows for smaller communities to have better visibility, and should increase their reach. People can now block entire instances as well, which should provide a significant increase in the ability for people to curate their digital spaces.
Discourse has been working on joining the fediverse for a while, and their latest update shows how far along they are. A Discourse category can now follow any actor in the fediverse. Check out their video to show this in practice, with federation between both different Discourses as well as Mastodon. This is a major step in expanding the fediverse, and worth keeping your eyes on.
The links
- FediForum, the online unconference about the fediverse, has opened registrations for the third edition, on March 19-20, 2024. More information and registration on the website.
- Mozilla.social, the fediverse server by Mozilla, is slowly opening up the server, and have added the first group of people from the waitlist.
- Mastodon is experimenting with a new recommendation algorithm for finding interesting accounts to follow. The experiment is only available on the mastodon.online server.
- Event Federation is a project that aims to federate WordPress events with the rest of the fediverse, and make it interoperable with programs like Mobilizon and Gancio. They just showed a sneak peak on the interoperability between WordPress Events and Mobilizon.
- Bonfire has released documentation on their framework, that further explains how it is both a social network as well as a toolkit for communities to (re)design their digital spaces.
- IFTAS has announced a sandbox server intended for moderators to practice moderation in a safe environment.
- Owncast has started their own monthly newsletter, the first edition is available here.
Other articles
I wrote other articles as well this week, check it out!
Newsmast and news curation in the fediverse
fediversereport.com/newsmast-a…
Bluesky – mid December update
fediversereport.com/bluesky-mi…
Study on the Twitter Migration
fediversereport.com/study-on-t…
Threads and Tumblr on fediverse connections
laurenshof.online/threads-and-…
Thats all for this week, thanks for reading! If you want to receive this update directly in your mailbox, subscribe below:
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Task Force sui Balcani occidentali. Istituzione di un sistema di allerta precoce nella lotta al traffico di esseri umani
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Venti paesi dell'UE hanno firmato a Roma presso la Scuola Superiore di Polizia una dichiarazione sulla lotta al traffico di esseri umani. A sostegno Europol, Eurojust e FRONTEX
Il 12 dicembre 2023, 20 paesi dell’Unione Europea (#UE) hanno firmato la Dichiarazione congiunta di intenti (JDoI) in una riunione della Task Force sui Balcani occidentali (#TFWB) tenutasi a Roma. Le agenzie #Europol, #Eurojust e #FRONTEX opereranno come partner mentre sarà l' #Austria ad assumere il sostegno delle misure operative agli Stati dei Balcani e agli Stati dell'UE nella lotta contro il traffico illegale di esseri umani.
A tale proposito il ministro dell'Interno Gerhard Karner ha affermato “L’Austria svolge da tempo un ruolo pionieristico nella lotta contro la brutale e disumana mafia del contrabbando. Grazie all'ufficio di coordinamento per la lotta alla tratta di esseri umani, Vienna è diventata un importante centro informativo. Vorrei ringraziare tutti gli investigatori coinvolti per la maggiore cooperazione internazionale nella lotta contro la mafia del contrabbando”.
La Task Force sui Balcani occidentali
La Task Force sui Balcani occidentali fu lanciata il 7 giugno 2018 dai ministri degli Interni dei paesi europei Austria, Croazia, Slovenia, Albania, Bosnia Erzegovina, Macedonia del Nord, Serbia, Ungheria, Grecia e Kosovo.
Da allora, la cooperazione internazionale nella lotta contro la tratta di esseri umani gode di grande riconoscimento da parte dei soggetti coinvolti. La TFWB ha il mandato dei decisori politici e solide risorse finanziarie. La task force è incardinata nell'ambito dell'Ufficio federale di polizia criminale austriaco.
Attività della Task Force Balcani occidentali
La TFWB si caratterizza in particolare per le reazioni rapide e il lavoro strategico e operativo, volto a prevenire i crimini nel campo della tratta di esseri umani. La tecnologia all’avanguardia abbinata all’elevato livello di conoscenza specialistica da parte di esperti è stato il fattore decisivo perché l’Austria ha registrato una significativa diminuzione degli arresti di trafficanti nel 2023.
Le riunioni periodiche degli Stati membri della TFWB consentono lo scambio bilaterale e lo sviluppo di altre misure importanti nella lotta al traffico di esseri umani.
Dichiarazione congiunta di intenti
Uno dei risultati di una riunione della TFWB tenutasi all’inizio del 2023 in Albania e Montenegro fu la necessità di un impegno dei vertici/leadership delle rispettive unità di polizia e dei decisori politici nei confronti della task force sui Balcani occidentali. Per implementare i contenuti è stata ora redatta una Dichiarazione congiunta di intenti.
Il JDoI è un “progetto faro”, parte del più ampio progetto da 36 milioni di euro dell'Unione Europea titolato “Sostegno al rafforzamento della lotta contro il traffico di migranti e la tratta di esseri umani nei Balcani occidentali” (#EU4FAST).
Il 12 dicembre 2023, 20 stati europei, supportati da Europol, Eurojust e dai membri FRONTEX del TFWB, hanno firmato a Roma la dichiarazione congiunta di intenti.
Obiettivi della Dichiarazione congiunta di intenti
Oltre alla creazione di un sistema di allarme rapido che dovrebbe reagire a determinati indicatori, nonché alla creazione di rapporti sulla situazione strategica e operativa, due obiettivi sono particolarmente importanti nell’attuazione del JDoI:
- L'istituzione di un “meccanismo di risposta rapida” è intesa a garantire in futuro che le forze di reazione forniscano il più rapidamente possibile un sostegno attivo nella gestione dei casi di traffico sul posto.
- L'istituzione di un punto di contatto unico (SPOC) che sarà costantemente accessibile per le questioni relative alla TFWB e quindi alla tratta di esseri umani.
Attualmente fanno parte del TFWB 22 paesi europei nonché le agenzie Europol, Eurojust e FRONTEX. I Paesi Bassi si uniranno dal 2024.
L' AI ACT spiegato bene
Ne abbiamo parlato qui 👉 noblogo.org/cooperazione-inter…
L' #AIACT spiegato bene: la legge-quadro dell' #UE sull' #intelligenzaartificiale , comprese alcune eccezioni per le forze di polizia. La racconta Enrico #Pagliarini nella sua trasmissione #2024 del 15 dicembre su #Radio24.
Ascolta qui dal minuto 48 👉 radio24.ilsole24ore.com/progra…
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Basso Daniele
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