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C'è del ghiaccio sepolto all'equatore di Marte? I MEDIA INAF

"Si tratta del più grande deposito di acqua mai rilevato in questa porzione del pianeta: se si sciogliesse, potrebbe coprire la superficie di Marte con uno strato d’acqua profondo da 1,5 a 2,7 metri. Sulla Terra, una simile massa di acqua sarebbe sufficiente a riempire il Mar Rosso."

media.inaf.it/2024/01/18/ce-de…



I provvedimenti cautelari assunti oggi a Napoli dall'autorità giudiziaria di quattro fascisti di CasaPound che avevano aggredito un antifascista dimostrano anc


Threads, il nuovo social network text-based rivale di Twitter si dovrebbe distinguere per la federazione e la privacy

Oltre alle caratteristiche innovative, come la "federazione" e l'utilizzo del protocollo #ActivityPub, #Threads solleva importanti questioni riguardo alla privacy e ai rischi associati all'iscrizione. Esaminiamo a fondo gli aspetti che definiscono Threads e il suo impatto sulle esperienze digitali degli utenti.

@Che succede nel Fediverso?

altalex.com/documents/news/202…

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in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

Privacy... Ma non sanno manco cos'è! Infatti, la loro app ha bisogno di prelevare diversi dati per "funzionare".
in reply to Ryoma123

@Ryoma123 Come vedi ho inserito il condizionale in luogo dell'indicativo dell'articolo originale...😁


Sfrontati


Il tema non è bello, ma fuggirne lo peggiora. Pone inaggirabili problemi politici, che una parte dovrebbe far valere sull’altra, mentre si ha l’impressione che se li risparmino a vicenda. Vivere in pace non è una condizione naturale ma una conquista, un d

Il tema non è bello, ma fuggirne lo peggiora. Pone inaggirabili problemi politici, che una parte dovrebbe far valere sull’altra, mentre si ha l’impressione che se li risparmino a vicenda. Vivere in pace non è una condizione naturale ma una conquista, un delicato prevalere della ragione sulla forza, degli interessi commerciali sulle allucinazioni nazionalistiche, ideologiche o mistiche. La pace si conserva mettendo la deterrenza al posto della guerra, predisponendo la forza militare, regolandone l’uso e contando in questo modo di farla valere senza doverla dispiegare. Ed è su quel che serve a conservare la pace che c’è pericolosa confusione.

Le guerre sono tutte brutte, ma non tutte uguali. Si dice che dopo la Seconda guerra mondiale abbiamo avuto la più lunga stagione di pace, ma vale solo per noi: in realtà non c’è stato un solo giorno senza guerre. Ma anche dove riguardavano nostri interessi, non attentavano alla nostra sicurezza. Lo scenario è cambiato, purtroppo.

La criminale offensiva scatenata da Putin in Ucraina non è una qualsiasi guerra, ma una scelta che ha nel mirino l’ordine seguito all’ultimo conflitto mondiale. Lì si è aperto un inferno le cui disastrose conseguenze si liberano anche a fronte del fallimento dell’attacco russo e della trasformazione dell’invasore in difensore delle poche terre che è riuscito a invadere. È l’inferno ucraino ad avere portato l’Iran nella posizione di fornitore essenziale di armi ai russi (assieme alla Corea del Nord) e, quindi, ad avere suggerito l’opportunità di usare Hamas per il colpo di maglio a Israele, giustamente considerato un bastione occidentale in Medio Oriente. Lo stesso Iran che ha finanziato e armato gli Houthi yemeniti, capaci di mettere a repentaglio la sicurezza dei trasporti nel Mar Rosso, quindi arrecando un danno immediato alla prosperità e produttività delle nostre libere economie. Non si tratta di focolai separati, ma di fronti collegati. E destinati ad allargarsi, come dimostra l’attacco iraniano in Pakistan.

Tutto questo porta a un aumento delle spese militari. Sia per alimentare la resistenza del fronte ucraino – la cui caduta non riguarderebbe solo gli ucraini, ma noi direttamente, con una drammatica perdita di sovranità e sicurezza in casa nostra – sia per evitare quel che il nostro ministro della Difesa va ripetendo, ovvero che appaia vuoto l’arsenale. L’aumento della spesa militare non è soltanto una questione economica – tanto più che siamo anche produttori di sistemi difensivi – ma eminentemente politica. E qui si viene all’incredibile vuoto nella nostra discussione pubblica.

Ci sta eccome che la maggioranza di destra non conceda tregua alla sinistra, sulla spesa militare e sulla fornitura di aiuti all’Ucraina. Ci sta perché la sinistra ha avuto il Ministero della Difesa fino a ieri mattina, perché ha condiviso la scelta di stare al fianco degli ucraini e perché sono stati molti i suoi governi che hanno sottoscritto l’assicurazione – data in sede Nato – di portare al 2% la spesa militare. Chiedere conto dei cambiamenti è mettere in evidenza l’incoerenza e, quindi, l’inaffidabilità.

Ci sta che la sinistra ponga alla destra il tema dell’integrazione europea, perché quello è il solo razionale livello di difesa della sovranità (monetaria e difensiva), quello il solo ambito in cui la spesa può contare su economie di scala (e su un più vasto mercato), quella la sola alternativa a tornare alla divisione dell’Europa in aree di influenza, con minore sovranità. Chiedere conto delle castronerie dette in passato (e di talune ripetute) è mettere in evidenza l’incoerenza, quindi l’inaffidabilità.

È pur interessante discutere delle candidature alle europee, purché solo fino a un certo punto e sebbene riguardi solo ed esclusivamente i partitanti. Mentre fissare la propria posizione sul fronte della sicurezza, segnalando la sfrontatezza di certe giravolte, sarebbe essenziale. Ma, all’evidenza, meno attraente, dovendosi riconoscere che serve più spesa e maggiore integrazione Ue.

La Ragione

L'articolo Sfrontati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Etica bancaria, il carteggio Malagodi-Mattioli


Concluso il cinquantenario della scomparsa di Raffaele Mattioli, non vengono meno gli interessi per ulteriori approfondimenti su uno dei principali banchieri italiani del Novecento. Nell’archivio dellaFondazione Luigi Einaudi di Roma emerge il carteggio f

Concluso il cinquantenario della scomparsa di Raffaele Mattioli, non vengono meno gli interessi per ulteriori approfondimenti su uno dei principali banchieri italiani del Novecento. Nell’archivio dellaFondazione Luigi Einaudi di Roma emerge il carteggio fra Mattioli e Giovanni Malagodi che fu il suo principale collaboratore alla Banca Commerciale Italiana, soprattutto nei difficili anni 30. Molto importante, in particolare per l’etica e il risparmio, è una lettera di Mattioli a Malagodi sullo scandalo Giuffrè, l’ex bancario autore delle truffe che, negli anni 50, colpirono soprattutto sacerdoti e suore. Il 12 gennaio 1959 Mattioli scrisse a Malagodi: «Caro Giovanni, ho letto attentamente la relazione Giuffrè e non posso che confermarti il parere negativo che già ti diedi circa l’opportunità di modificare la legge bancaria (…) La Commissione accerta che il Giuffrè non ha esercitato il credito, non è quindi incappato nelle sanzioni previste dall’art. 96 della legge bancaria», ma, continua (pag. 22), «poiché il caso Giuffrè è «un fenomeno abnorme» che può recar nocumento, «direttamente o di riflesso», alle normali attività delle aziende di credito, ci vorrebbe un’“integrazione” della legge bancaria per tutelare il risparmio «contro forme organizzate di rastrellamento di capitali», ecc. Ora, la legge bancaria regola l’attività delle banche e se anche le banche avessero avuto un nocumento qualsiasi dall’attività del Giuffrè, riconosciuto non-banchiere, ne sarebbero state le vittime, ma in nessun modo le complici, nemmeno involontarie.

Aggravare e complicare le norme che regolano l’attività delle banche, vorrebbe dire prendersela con le vittime (putative), non con il colpevole. E già recherebbe gravissimo, sicuro nocumento al buon nome delle banche qualunque provvedimento ad esse relativo che volesse giustificarsi con il caso Giuffrè. «Ma –si dice – è a protezione
delle banche che s’invocano nuove regolamentazioni (…) Se per “rastrellare” capitali a detrimento del sistema bancario occorre offrire interessi come quelli pagati (o promessi)dal Giuffrè, il pericolo è immaginario. (…) La misura degli interessi offerti dal Giuffrè è la prova incontestabile che egli non faceva il banchiere: non avrebbe mai potuto impiegare i fondi“rastrellati” allo stesso saggio. Che cosa pensavano dunque quelli che gli portavano quattrini? Che avesse il segreto per vincere alla roulette? Che avesse scoperto la pietra filosofale? Certamente no».«Che cosa c’entra con tutto questo la legge bancaria?» – scriveva ancora Mattioli – «(…) Alle banche lo scandalo Giuffrè – nonostante le insistenze quotidiane sulla “anonima banchieri” – non ha fatto male alcuno, anzi è stato un giovamento. Non è serio chiedere che la vigilanza sulle attività bancarie venga estesa e rafforzata per colpire anche chi non svolge attività bancaria. Si arriverebbe così a un intervenzionismo aprioristico ed esasperato, che deformerebbe e smusserebbe proprio quegli organi di vigilanza e controllo che già esistono e funzionano ai fini di ciò che li fa esistere.

Si intralcerebbe un’attività sana, lecita, di sua natura espansiva, per la fisima di prevenire, meglio, per darsi l’aria di voler prevenire imprevedibili, truffaldine irregolarità (“fenomeni abnormi”). Per i delinquenti ci sono le leggi penali (anche i
ladri rastrellano fondi!), le leggi di polizia, le leggi fiscali». «È tutelato dalla legge» – aggiungeva Mattioli – «chi i propri soldi li porta alle banche. Ma ognuno è libero di fare con i propri soldi quel che vuole; e se li dà a un imbroglione, si accomodi pure. Equando scoppierà l’imbroglio, le leggi esistenti – civili e penali – sono quelle che debbono“rendergli giustizia”. Ma non la legge bancaria, quella non regola l’attività degli imbroglioni – e non può aspirare a regolarla. La legge bancaria non è per usurai, strozzini, giocolieri, benefattori – ma è legge intesa a regolare l’attività delle banche, cioè di chi fa credito e per far credito raccoglie quattrini. La legge stabilisce che chi fa credito raccogliendo quattrini deve essere iscritto nell’apposito albo – e se chi fa credito raccogliendo quattrini non è iscritto all’albo incappa appunto negli artt. 87 e 96 della legge bancaria. Ed è una legge molto restrittiva che ha funzionato e funziona egregiamente. Si vuole renderla inefficiente?» rilevava Mattioli. Nel carteggio fra Mattioli e Malagodi, negli anni in cui Giovanni non era più in Comit, ma nelleIstituzioni della Repubblica, molta parte riguarda, oltre all’economia e alla finanza, la storia e la cultura che accomunavano i loro
interessi e passioni ideali. Di particolare significato è una lettera del 5 febbraio 1968 di Malagodi a Mattioli, allora Presidente della Banca Commerciale, in cui gli segnala che il nipote di Giovanni Giolitti, Architetto Chiaraviglio, stava mettendo in ordine il carteggio fra Giovanni Giolitti e Alfredo Frassati che era stato Direttore de «La Stampa» di Torino nei primi decenni del Novecento e molto vicino a Giolitti.

Mattioli, anche a fine anni 60, continuava ad avvalersi della competenza bancaria di Malagodi chiedendogli anche pareri preventivi sulle attività e sulle innovazioni da inserire nella BancaCommerciale Italiana, in particolare sull’importanza «del capitale di una banca come presidio e garanzia dei depositi».La questione era particolarmente importante e complessa, poiché allora la Banca Commerciale apparteneva al mondo
delle Partecipazioni Statali e, quindi, le decisioni relative al capitale della banca implicavano procedure complesse. Il 24 aprile 1972, proprio nei giorni dell’uscita di Mattioli dal vertice della Banca Commerciale, Malagodi scrisse una lettera molto riservata all’allora Presidente della Repubblica Giovanni Leone in cui proponeva «di nominare alla prima occasione possibile Senatore a vita il nostro comune amico Raffaele Mattioli. Tu ne conosci i grandissimi meriti verso l’Italia, sia sul piano culturale, sia sul piano della politica economica e di conseguenza sociale. Lo conosci e lo apprezzi anche personalmente, per le sue doti veramente insigni di animo e di mente. Sai anche quanto sia valido e vigoroso. Quanto a me sono 46 anni che lo conosco, che lo apprezzo e gli voglio bene, che lavoro con lui da vicino e da lontano, nella professione bancaria o nella concordia discorde delle opinioni – entrambi però sempre sul piano di una intransigente intuizione di libertà. So che è una decisione che rileva nella tua competenza esclusiva.Perciò ti faccio questa proposta in via confidenziale…» Purtroppo, Mattioli scomparve un anno dopo, il 27 luglio 1973, e non ebbe tempo di poter ricevere l’importante riconoscimento.

Il Sole 24 Ore

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Il rapporto del centro studi NIST sulla privacy dei dati genetici

I dati genetici sono fra i più delicati e più pericolosi quindi bisogna proteggerli in maniera adeguata

Il National Cybersecurity Center of Excellence del NIST ha pubblicato un interessante documento su sicurezza informatica e protezione dei dati personali connessi all’utilizzo di dati genetici o genomici. Ecco un’analisi dettagliata per sottolinearne alcuni aspetti rilevanti e proporre utili riflessioni

@Privacy Pride

cybersecurity360.it/legal/priv…

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Resistere all'inevitabile. Iniziano oggi le pubblicazioni della nuova newsletter di Diletta Huyskes

Gli argomenti trattati? Etica, filosofia e sociologia, intelligenze artificiali, femminismo e discriminazioni, costruzione sociale, decisioni automatizzato, impatti sociali (con casi studio) delle tecnologie, politiche digitali

«Da tempo penso se e come fare una cosa del genere, e alla fine a inizio ottobre 2023, durante un volo Fiumicino-L’Havana, ho sentito definitivamente il bisogno di condividere con altre persone alcuni pensieri. Ho iniziato a scrivere. Perché non voglio più che tutte le mie domande rimangano solo sulle note del mio telefono: penso sia più bello se vengono accolte anche da altre persone. E quindi, anche se non ho ancora capito bene come si usa e nonostante l’assenza di un piano chiaro, ho deciso di partire.»

dilettahuyskes.substack.com/

@Etica Digitale (Feddit)

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FPF Files Comments with the Consumer Financial Protection Bureau Regarding Personal Financial Data Rights


On December 21st, 2023, the Future of Privacy Forum filed comments with the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) in response to the notice of proposed rulemaking (NPRM) regarding personal financial data rights. FPF’s comments focus on promoting pri

On December 21st, 2023, the Future of Privacy Forum filed comments with the Consumer Financial Protection Bureau (CFPB) in response to the notice of proposed rulemaking (NPRM) regarding personal financial data rights. FPF’s comments focus on promoting privacy as a core tenet in the U.S. open banking ecosystem in order to protect individuals’ personal information while enhancing user trust.

Read our comments here.

This NPRM is the latest milestone in the Bureau’s multi-year effort to create a regulatory framework for open banking in the U.S. using its Section 1033 authority. Section 1033 was passed as part of the Consumer Financial Protection Act (CFPA) of 2010 and it governs access to a person’s data held by a consumer financial services provider. The CFPB’s proposed rule requires data providers, such as banks, card issuers, and digital wallets, to share certain kinds of consumer financial data (e.g., transactions information and account balance) with authorized third parties at the consumer’s request. As the CFPB sets out, “[t]his proposed rule aims to . . . push for greater efficiency and reliability of data access across the industry to reduce industry costs, facilitate greater competition, and support the development of beneficial products and services.”1

In our submission, FPF provides several recommendations to the CFPB, including:

  1. Encouraging the development of industry standards for third party privacy rules and data provider denials of access requests;
  2. Supporting an opt-in standard and use of de-identified data, while providing an approach for high-risk uses;
  3. Clarifying an approach to address ‘dark patterns’ to discourage consumer manipulation;
  4. Strengthening the phase-out of and directly prohibiting third parties from engaging in screen scraping of data from online consumer accounts; and
  5. Harmonizing various privacy rules that result in numerous and different notices and choices.


FPF’s comments are the culmination of over a year of meetings with key stakeholders in the open banking ecosystem. Both build upon earlier recommendations that FPF made in response to the Bureau’s “Outline of Proposal and Alternatives Under Considerations for the Personal Financial Data Rights Rulemaking,” which was a prerequisite to the NPRM. Last year, FPF also released an infographic, “Open Banking And The Customer Experience,” visualizing the U.S. open banking ecosystem and the challenges affecting it, which are also addressed in FPF’s latest comment.

1Required Rulemaking on Personal Financial Data Rights, 88 Fed. Reg. 74796, 74843 (Oct. 31, 2023).


fpf.org/blog/fpf-files-comment…



Attacco del Pakistan in Iran, 9 morti


di Redazione Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’Iran ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata di Pakistan a Teheran per chiedere spiegazioni sugli attacchi sferrati questa notte dalle forze armate pakistane contro presunti obiettivi terroristici

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di Redazione

Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’Iran ha convocato l’incaricato d’affari dell’ambasciata di Pakistan a Teheran per chiedere spiegazioni sugli attacchi sferrati questa notte dalle forze armate pakistane contro presunti obiettivi terroristici nella provincia di Sistan e Balochistan, nel sud dell’Iran.

Gli attacchi, una evidente risposta a quelli sferrati il 16 gennaio dall’Iran contro alcuni obiettivi nel Belucistan, sono stati confermati dal ministero degli Esteri pakistano, secondo cui gli attacchi sferrati in territorio iraniano hanno portato all’uccisione di alcuni terroristi «nell’ambito di un’operazione di intelligence dal nome in codice Marg Bar Sarmachar (“Morte ai ribelli”)». «Negli ultimi anni il Pakistan ha costantemente espresso grave preoccupazione per i rifugi sicuri utilizzati dai terroristi di origine pakistana che si autodefiniscono ‘Sarmachar’ nei territori non governati all’interno dell’Iran» afferma una nota del governo pakistano.

Secondo le autorità iraniane, però, i missili pakistani contro l’area di Saravan hanno ucciso nove persone, tra cui quattro bambini e tre donne. Testimoni hanno affermato sui social media che almeno sette località vicino a Saravan – compresi i villaggi di Shamsar e Haghabad, e un’area vicino alla base di Saravan delle guardie rivoluzionarie – sono state presi di mira dalle forze di Islamabad.

Ieri il governo del Pakistan aveva annunciato la decisione di richiamare il suo ambasciatore in Iran. La portavoce del ministero degli Esteri pachistano, Mumtaz Zahra Baloch, ha riferito anche che l’ambasciatore iraniano a Islamabad, attualmente in Iran, per il momento potrebbe non tornare. Inoltre, sono state sospese tutte le visite ad alto livello in corso o previste per i prossimi giorni tra i due Paesi. – Pagine Esteri

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L'articolo Attacco del Pakistan in Iran, 9 morti proviene da Pagine Esteri.



Per mantenere l’integrità online in un anno in cui metà della popolazione mondiale sarà chiamata alle urne, i leader del settore tecnologico riuniti a Davos hanno discusso martedì sera (16 gennaio) l’impatto che l’intelligenza artificiale può avere nel diffondere campagne...


European Parliament o extend voluntary chat control with some modifications


Now that the EU plans for mandatory screening of private communications and the removal of secure encryption (chat control 2.0) have been put on ice for the time being due to …

Now that the EU plans for mandatory screening of private communications and the removal of secure encryption (chat control 2.0) have been put on ice for the time being due to a lack of majority in the EU Council, the European Parliament‘s rapporteur Birgit Sippel (S&D) in today‘s draft report proposes to approve the Commission’s proposal to extend the existing voluntary chat control regime with some changes. So far, the EU‘s regulation greenlighting the indiscriminate scanning of direct messages for suspected content on Instagram Messenger, Facebook Messenger, GMail and XBox is set to expire on 3 August 2024. Pirate Party Member of the European Parliament and most prominent opponent of chat control Patrick Breyer, who is also his group’s lead negotiator, comments:


“Instead of taking up the EU Parliament’s new approach for more effective and court-proof child protection without chat control mass surveillance, EU Commissioner ‘Big Sister’ Johansson is incorrigibly insisting in the destruction of digital privacy of correspondence, playing for time and hoping to manipulate critical EU states into agreeing by running infamous campaigns and spreading misinformation. This approach has gotten us into deadlock politically, failing children and abuse victims alike. We should clearly reject this strategy and insist on finding better solutions than mass surveillance, as proposed by the European Parliament last year.”

According to her draft report, Sippel wants to extend voluntary chat monitoring by one instead of two years as proposed by the Commission or three years as requested by the Council. She wants to phase out the automated searching of chat texts for grooming-related keywords – although this is hardly used anyway and accounts for 0.2% of reports only.

Breyer sharply criticises the instrument of voluntary chat control: “The voluntary mass surveillance of our private communication by US services such as Meta, Google or Microsoft does not make any significant contribution to saving abused children or convicting abusers, but conversely criminalises thousands of minors, overburdens law enforcement officers and opens the door to arbitrary private justice by internet companies. If, according to Johansson’s own statements, only one in four flagged converations are relevant to the police at all, this means 75,000 leaked intimate beach photos and nude pictures for Germany every year, which are not safe with unknown moderators abroad and do not belong in their hands.” 



“The regulation on voluntary chat control is both unnecessary and contrary to fundamental rights: social networks as hosting services do not need a regulation to check public posts. The same applies to suspicious activity reports by users. And the error-prone automated reports from the screening of private communications by Zuckerberg’s Meta Group, which account for 80% of chat messages, will be eliminated anyway by the announced introduction of end-to-end encryption. The legal opinion of a former ECJ judge proves that voluntary chat monitoring as a suspicionless and comprehensive surveillance measure is contrary to fundamental rights. A victim of abuse and I are taking legal action against this and the Ministry of Digital Affairs has confirmed that the exemption regulation does not allow for voluntary chat monitoring in Germany at all.” 



The Committee on Home Affairs (LIBE) is expected to approve the extension of voluntary chat controls on 29 January. The Parliament wants to reach an agreement with the Council in the second week of February, and the extension should be approved shortly afterwards.

Meanwhile, the EU interior ministers are to vote again in March on the introduction of mandatory chat control 2.0 for all providers, according to the Belgian Presidency‘s planning.


patrick-breyer.de/en/european-…

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In Cina e in Asia – Blinken: "Maggiore collaborazione tra Cina e Usa nel prossimo anno”  


In Cina e in Asia – Blinken: 11815657
I titoli di oggi: Blinken: “Maggiore collaborazione tra Cina e Stati Uniti nel prossimo anno” Cina, Shein sotto indagine per trattamento dei dati Cina, la produzione hi-tech segna la crescita più bassa mai registrata Iran e Cina hanno firmato un protocollo di intesa sulle forze di polizia Un laboratorio cinese ha mappato il Covid-19 due settimane prima delle comunicazioni ufficiali ...

L'articolo In Cina e in Asia – Blinken: “Maggiore collaborazione tra Cina e Usa nel prossimo anno” proviene da China Files.



Corno d’Africa: l’Etiopia accende una nuova miccia nella polveriera


L'accordo tra Etiopia e Somaliland per la concessione ad Addis Abeba di uno sbocco sul mare suscita la reazione di Somalia, Egitto ed Eritrea. La mossa di Ahmed potrebbe scatenare un nuovo conflitto armato L'articolo Corno d’Africa: l’Etiopia accende una

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di Marco Santopadre*

Pagine Esteri, 18 gennaio 2024 – L’accordo firmato il primo gennaio tra Etiopia e Somaliland – uno stato della Somalia che rivendica la propria indipendenza da Mogadiscio – per dotare Addis Abeba di uno sbocco al mare ha già provocato una seria crisi regionale che rischia di degenerare nell’ennesimo conflitto armato.

Uno sbocco al mare per fare grande l’Etiopia
L’utilizzo del grande porto di Berbera, la città costiera del Somaliland oggetto delle mire di Addis Abeba, concederebbe all’Etiopia un accesso diretto al Golfo di Aden e quindi al Mar Rosso, una delle rotte economicamente più redditizie e importanti anche dal punto di vista strategico. L’intesa potrebbe avere infatti anche un risvolto militare, come testimonia un recente incontro tra i capi di stato maggiore degli eserciti dei paesi contraenti. Nell’area di 20 chilometri di coste che il Somaliland assegnerebbe all’Etiopia per 50 anni, o secondo alcune fonti a Lughaya, nella regione di Adal, Addis Abeba ha intenzione di costruire una base navale.

L’intesa preoccupa molti paesi
Non stupisce che il progetto abbia suscitato, oltre a quella somala, la contrarietà di diversi paesi – dagli Stati Uniti al Regno Unito, dall’Egitto alla Turchia all’Arabia Saudita – che considerano contraria ai propri interessi una crescita del ruolo geopolitico dell’Etiopia e la destabilizzazione della regione.
Il memorandum rischia inoltre di far entrare Addis Abeba in contraddizione con la Cina, con cui negli ultimi anni l’Etiopia ha sviluppato relazioni preferenziali. Non solo il Somaliland è riconosciuto solo da Taiwan, territorio a sua volta rivendicato da Pechino, ma l’accordo consente ad Addis Abeba di bypassare del tutto Gibuti, paese che finora ha assicurato l’85% delle importazioni e delle esportazioni etiopi e nel quale è presente la più grande base militare cinese all’estero, inaugurata nel 2017. É anche vero che senza uno sbocco al mare l’Etiopia rischia di rimanere in gran parte tagliata fuori dalle potenzialità offerte dalla “Belt and Road Initiative”, l’enorme progetto infrastrutturale guidato proprio dalla Cina.

Il Somaliland spera nell’effetto domino
Secondo vari media regionali, tra cui il sito “Garowe Online”, nei prossimi giorni il primo ministro etiope Abiy Ahmed intende visitare Berbera. La stessa visita di Ahmed costituirebbe una forma di legittimazione per la regione de facto indipendente, rappresentando quindi un’inaccettabile provocazione per la Somalia. Il Somaliland sorge sui territori occupati e amministrati dall’Impero Britannico dal 1884 al 1960, quando la regione ottenne l’indipendenza ma decise di unirsi a quelle liberatesi dal dominio italiano per formare la Repubblica di Somalia. Presto però le tensioni sfociarono in una sanguinosa guerra civile finché nel 1991 l’ex Somalia Britannica ha tagliato completamente fuori Mogadiscio dalla gestione della regione. Da molti anni, poi, il Somaliland è impegnato anche in un conflitto a bassa intensità, causato da contrapposte rivendicazioni territoriali, con il confinante Puntland, stato somalo che pure accampa pretese indipendentiste da Mogadiscio.

Il governo del Somaliland punta molto sull’intesa con Addis Abeba. Nei giorni scorsi, in un’intervista concessa al quotidiano “Observer”, il ministro degli Esteri di Hargheisa (la capitale dell’entità indipendentista) Essa Kayd ha sottolineato che in cambio della concessione all’Etiopia dell’utilizzo di Berbera, il governo etiope dovrà riconoscere formalmente la sovranità del Somaliland. Hargheisa spera che il passo possa generare un effetto domino in Africa e nel resto del mondo spianando la strada ad un ampio riconoscimento internazionale.

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Manifestazione in Somalia contro l’intesa tra Etiopia e Somaliland

La “prigione geografica” è una “ingiustizia storica”
Per ora il premier etiope sembra cauto sul riconoscimento formale del Somaliland, ma Ahmed insiste sull’urgenza di risolvere quella definisce «un’ingiustizia storica», ricordando che a partire dal 1993 – quando l’indipendenza dell’Eritrea sottrasse all’Etiopia centinaia di km di coste – il suo paese è diventato il più grande al mondo senza accesso al mare e che «quest’errore minaccia l’esistenza stessa del popolo etiope». «Nel 2030 avremo 150 milioni di abitanti, che non possono vivere in una prigione geografica» ha affermato il leader etiope.

Ad ottobre il governo etiope ha presentato in parlamento un documento intitolato “Interesse nazionale dell’Etiopia: principi e contenuti” nel quale per la prima volta la rivendicazione di un accesso al mare veniva tramutata in azione concreta.

Tra la fine di ottobre e i primi di novembre, il governo etiope ha poi avanzato alla Somalia, all’Eritrea, al Sudan, al Kenya e a Gibuti la richiesta di concedergli l’uso di alcune porzioni delle loro coste, ricevendo però in cambio dei secchi dinieghi. A quel punto le attenzioni di Addis Abeba si sono concentrate sul Somaliland che, pur essendo uno stato indipendente solo de facto, si è dimostrato interessato alla proposta.

La miccia accesa da Ahmed rischia di accendere il Corno d’Africa
La strategia di Ahmed però rischia ora di accendere una nuova miccia in una regione dove sono già attivi numerosi conflitti e dove altri potrebbero esplodere. La stabilità stessa dell’Etiopia è minata dagli scontri etnici e tribali in numerose regioni, a partire dal Tigray e dall’Oromia, e le condizioni economiche del paese sono peggiorate a tal punto che per pagare l’affitto del territorio concesso dal Somaliland Addis Abeba ha offerto una parte delle azioni della propria compagnia aerea e della Ethio-Telecom.

Nei giorni scorsi il governo somalo ha ottenuto dal proprio parlamento un documento che dichiara “nullo” l’accordo siglato da Etiopia e Somaliland. In un intervento televisivo, poi, il premier Hamza Abdi Barre ha dichiarato che in caso di «intervento etiope in territorio somalo» Mogadiscio sarà costretta ad una risposta militare. Nei giorni scorsi il presidente somalo Hassan Sheikh Mohamud aveva già affermato che Mogadiscio «è in grado di combattere contemporaneamente i terroristi di al Shabaab e gli invasori etiopi».

In realtà da alcuni anni un numeroso contingente di truppe etiopi è presente nelle regioni meridionali somale per affiancare, insieme agli eserciti di altri paesi africani, il debole governo di Mogadiscio nel contrasto alle bande di fondamentalisti islamici. Secondo varie segnalazioni le truppe etiopi schierate nel sud della Somalia starebbero già rafforzando la propria presenza e scavando trincee.

La sortita etiope e la dura reazione somala hanno spinto gli organismi regionali a convocare riunioni urgenti dirette a impedire l’allargamento della crisi. Ieri è stata la Lega Araba a riunire la propria direzione, precedendo di un giorno il vertice dell’Autorità Intergovernativa per lo Sviluppo (Igad, che riunisce i paesi del Corno d’Africa), convocato in Uganda dal governo di Gibuti che esprime attualmente la presidenza di turno dell’organismo. Sia l’Igad sia l’Unione Africana hanno esortato i due paesi a non esasperare la crisi dopo il richiamo da parte somala dell’ambasciatore ad Addis Abeba. Ma il ministero degli Esteri etiope ha fatto sapere che non parteciperà al meeting ad Entebbe, adducendo difficoltà logistiche.

Inoltre ieri le autorità somale preposte al controllo del traffico aereo hanno bloccato un volo dell’Ethiopian Airlines diretto ad Hargeisa, che secondo alcune indiscrezioni ospitava a bordo dei rappresentanti diplomatici etiopi.

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Repressione in Somaliland contro i contrari all’intesa
Invece le autorità del Somaliland hanno arrestato l’ex ministro dell’Agricoltura, Ahmed Mumin, a causa delle sue dichiarazioni negative a proposito dell’accordo firmato da Ahmed e dal leader locale Muse Bihi Abdi. L’arresto dell’esponente politico segue quello di diverse persone, tra cui alcuni giornalisti, che hanno espresso la propria contrarietà all’accordo con Addis Abeba. Il ministro della Difesa, Abdiqani Mohamud Aateeye, si è invece dimesso contro quella che definisce una minaccia alla sovranità del Somaliland.

La contesa sulla Gerd
Per tentare di convincere i paesi vicini a concedere all’Etiopia l’agognato sbocco al mare, Ahmed ha proposto di barattare alcune delle quote della Grande Diga della Rinascita Etiope(Gerd) che Addis Abeba ha realizzato sul Nilo Azzurro, fortemente contestata però da Egitto e Sudan che accusano il vicino di ridurre la portata del fiume e di mettere a rischio il proprio approvvigionamento idrico e la propria agricoltura. Ma poi, approfittando del relativo coinvolgimento dell’Egitto nella gravissima crisi di Gaza e della guerra civile in corso in Sudan, Addis Abeba ha avviato nei giorni scorsi il processo di completamento dei lavori che apre la strada al quinto e definitivo riempimento del bacino della grande infrastruttura. Il ministro degli Esteri etiope Demeke Mekonnen ha accusato l’Egitto per il fallimento dei negoziati intavolati negli ultimi mesi.
All’opposto, il governo egiziano ha denunciato che le azioni “unilaterali” di Addis Abeba riguardo al riempimento e alla gestione della diga costituiscono una “guerra esistenziale” per l’Egitto e minacciano la sua stabilità.

La controffensiva somala
Dopo l’annuncio dell’intesa tra Etiopia e Somaliland, il presidente somalo Mohamud ha lanciato una controffensiva diplomatica diretta ad assicurarsi il sostegno dei paesi dell’area che hanno dei contenziosi con Addis Abeba, in particolare l’Eritrea – che pure ha partecipato con le sue truppe alla guerra lanciata da Ahmed contro il Fronte Popolare di Liberazione del Tigray – e l’Egitto.
Mohamud ha ricevuto a Mogadiscio una delegazione egiziana e poi è volato ad Asmara per consolidare le relazioni con il dittatore Isaias Afewerki, che in Eritrea garantisce da tempo ai soldati somali l’addestramento necessario al contrasto militare dei miliziani integralisti di al Shabaab affiliati ad al Qaeda. In un comunicato, i delegati del presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi hanno ribadito un «incrollabile sostegno alla sovranità, all’unità e all’integrità territoriale della Somalia».
Anche il governo di Gibuti ha ovviamente espresso «preoccupazione» per la mossa etiope.

L’Etiopia, invece, dovrebbe poter contare sul sostegno degli Emirati Arabi Uniti, che hanno ceduto ad Addis Abeba armi e droni durante l’offensiva in Tigray e che vantano già una presenza militare e commerciale a Berbera, grazie ad un patto del 2019 che affidava il 51% della gestione del porto al gigante emiratino della logistica DP World, il 19% all’Etiopia e il 30% al Somaliland. – Pagine Esteri

11814824* Marco Santopadre, giornalista e saggista, già direttore di Radio Città Aperta, è un analista dell’area del Mediterraneo, del Medio oriente e dell’Africa. Scrive, tra le altre cose, di Spagna, America Latina e movimenti di liberazione nazionale. Collabora con il Manifesto, Catarsi e Berria

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📣 Da oggi aprono le #IscrizioniOnline! Le domande potranno essere inviate dalla Piattaforma #Unica fino alle ore 20 del 10 febbraio 2024.

unica.istruzione.gov.it/it/ori…



Olimpiadi di Parigi e video sorveglianza algoritmica


Abbiamo discusso qui il regolamento UE sull'utilizzo della intelligenza artificiale e le possibili conseguenze della "video sorveglianza" => noblogo.org/cooperazione-inter… , mentre qui abbiamo parlato dell’accordo tra Ministero dell’Interno francese con Interpol ed Europol per rafforzare la sicurezza delle ormai prossime Olimpiadi di Parigi => noblogo.org/cooperazione-inter…
I due argomenti ora vanno ad intrecciarsi.

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UN PO’ DI RIEPILOGO È NECESSARIO
Nei giorni scorsi è stato raggiunto un accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio europeo su un regolamento per i sistemi di intelligenza artificiale.
Si tratta di porre fine all'uso massiccio di chatbot non dichiarati che producono testi, immagini e video senza che sia chiaramente possibile identificare chi li ha creato. Per intenderci, dovranno essere riconoscibili fotografie, immagini, video e contenuti di testo creati con l'Intelligenza Artificiale.
Con alcune eccezioni, l'accordo stabilisce che il regolamento si applica due anni dopo la sua entrata in vigore. Il concetto di "video sorveglianza" e l'uso di artificial intelligence nelle operazioni di polizia sono stati approvati dall'Unione Europea (EU). In questo caso, l'uso di artificial intelligence è stato oggetto di discussione a causa delle regole stabilite dall'Unione Europea sull'intelligenza artificiale e delle sue possibili applicazioni in campi sportivi e di polizia. L'obiettivo della legislazione è quello di limitare l'utilizzo di artificial intelligence in aree con elevata densità di persone, (come il centro di Parigi in occasione dei Giochi Olimpici), dove sono previste installazioni di AI e video-camere.

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Inoltre, la regolamentazione impone che gli algoritmi di intelligenza artificiale non raccolgano dati biometrici o utilizzino tecnologie di riconoscimento facciale. Il regolamento è stato approvato dal Parlamento europeo e dal Consiglio d'Europa e resterà in vigore per due anni dopo la sua introduzione.
Per quanto riguarda gli adempimenti, vengono identificati i sistemi di intelligenza artificiale generici che devono soddisfare requisiti di trasparenza e avere documentazione tecnica specifica per garantire il rispetto delle leggi UE sul diritto d'autore.
Tutti i contenuti creati dall'IA devono essere classificati come tali in modo che il consumatore possa distinguerli quando li fruisce o interagisce con loro.
Inoltre, è necessario condurre una valutazione dell'impatto sui diritti fondamentali per quanto riguarda gli obblighi per alcuni settori.
In conclusione, i cittadini avranno la possibilità di presentare reclami sui sistemi di IA e ricevere informazioni sulle decisioni basate sui sistemi di IA che potrebbero in qualche modo influenzare i loro diritti.

LE LEGGI FRANCESI SULLA SICUREZZA IN OCCASIONE DELLE OLIMPIADI
All'inizio del 2023, il disegno di legge olimpico volto a adottare una serie di misure considerate essenziali per il buon svolgimento dei Giochi Olimpici e Paralimpici ha scatenato lunghi e vivaci dibattiti sulla volontà delle autorità pubbliche di implementare la cosiddetta videosorveglianza intelligente.
La Francia ha stanziato un budget di 419 milioni di euro per garantire la sicurezza dei tre Giochi Olimpici, ai quali partecipano 15 milioni di visitatori. Il budget prevede 50 milioni di euro per l'installazione di 900 nuovi televisori nella capitale e nelle aree limitrofe. Inoltre, per un costo di 25 milioni di euro, saranno costruiti una "futura stazione di polizia" con droni a Élancourt e un nuovo centro di videosorveglianza a Saint-Denis. L'obiettivo è ridurre il rischio di violenze o di attentati. Per raggiungere questo obiettivo, 30.000 agenti di polizia saranno mobilitati ogni giorno.
Quest'estate dovrebbe essere implementata in modo limitato questa così detta videosorveglianza algoritmica, che implica l'uso dell'intelligenza artificiale per aiutare a reagire an eventi predeterminati.
Il sistema è già stato testato in alcuni eventi recenti, in particolare un test a Marsiglia durante una partita di calcio. L’efficacia è parsa abbastanza positiva, anche se pare vi siano ancora alcuni aggiustamenti e sviluppi da fare, in particolare considerando il breve tempo a disposizione che hanno produttori dopo l'adozione della legge olimpica nella primavera del 2023.
Le apparecchiature di videosorveglianza intelligente dovrebbero essere installate principalmente nelle zone ad alta densità, come nel centro di Parigi attorno ai siti e prima dei controlli durante l'estate dei Giochi.
L'obiettivo è permettere di identificare i pacchi abbandonati, le auto parcheggiate dove non sono autorizzate ed effettuare i relativi controlli.

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DIBATTITI E POLEMICHE IN FRANCIA
La legge stabilisce che gli algoritmi non tratteranno alcun dato biometrico e non implementeranno alcuna tecnica di riconoscimento facciale.
Due disposizioni della legge che riguardano la sicurezza dei Giochi Olimpici hanno innescato polemiche e dibattiti: la prima, ai sensi dell'articolo 17, prevede una multa di 7.500 euro per chi staziona nell'area di uno stadio sportivo. La seconda, all'articolo 10, autorizza la videosorveglianza di eventi sportivi, creativi o culturali fino al 31 dicembre 2024.
L'idea di utilizzare sistemi di intelligenza artificiale per analizzare le immagini catturate dai droni consente alla polizia di mettere in guardia contro comportamenti anomali, come camminare nella direzione sbagliata o rimanere fermi troppo a lungo. Questa tecnologia è considerata una nuova innovazione nell'Unione Europea, in quanto viola vari diritti fondamentali, tra cui la privacy, il diritto di libera espressione e di riunirsi pacificamente.
Si fa rilevare da parte di quanti dubitano sull’utilizzo di tali sistemi, che tra le altre cose la sola prospettiva del potenziale uso della sorveglianza automatizzata può avere un effetto altamente dissuasivo sull'esercizio dei diritti di cui abbiamo detto, in quanto le persone - condizionate - non agiranno in modo per loro naturale al solo pensiero di essere osservate.


#Olimpiadi #Parigi #videosorveglianzaalgoritmica



#Istruzione 4+2: sono 171 gli istituti tecnici e professionali, per 193 corsi, che sono stati ammessi alla sperimentazione della nuova istruzione tecnica e professionale.


La libertà è una sola


Il 2024 si appresta ad essere un anno di celebrazioni Einaudiane. Ricorre, infatti, il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi, avvenuta il 24 marzo 1874, e ci sarà tempo per esplorare i molteplici contributi di pensiero e politici

Il 2024 si appresta ad essere un anno di celebrazioni Einaudiane. Ricorre, infatti, il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Einaudi, avvenuta il 24 marzo 1874, e ci sarà tempo per esplorare i molteplici contributi di pensiero e politici dello statista di Dogliani che fu presidente della Repubblica dal 1948 al 1955. La riflessione di inizio anno, invece, la concentriamo, per la sua attualità, su quella che è passato alla Storia come il confronto tra Benedetto Croce, il maggior filosofo italiano del XX secolo, liberale ed idealista, con Einaudi stesso sulla compatibilità tra liberalismo e liberismo e che si svolse nell’arco di ben 14 anni, dal 1928 al 1942. La premessa di una simile discussione si annida nel fatto che la lingua italiana ha una distinzione, sconosciuta nel resto del mondo, tra i due termini. Il liberalismo è più ampio ed indica la dottrina politica liberale, mentre il liberismo ne definisce la teoria economica che Don Benedetto riassumeva nel motto ottocentesco “laissez faire, laissez passer”, che implica l’assenza di interferenze dello Stato.

ll filosofo napoletano concepiva il liberalismo come una dottrina dello spirito che ben si conciliava con la sua visione della storia come incessante lotta per la libertà. Proprio questa sua dimensione spiritualistica separava il liberalismo da una semplice tecnica di gestione dell’economia, il liberismo, che poteva essere più o meno efficiente. Se per ipotesi una soluzione comunista si fosse dimostrata più efficace, «il liberalismo non potrebbe se non approvare e invocare per suo conto» l’abolizione della proprietà privata. Infatti, per Croce «il liberalismo non coincide col cosiddetto liberismo economico», con il quale aveva avuto e forse aveva ancora «concomitanze ma sempre in guisa provvisoria e contingente». Per Einaudi, invece, «il liberismo fu la traduzione empirica, applicata ai problemi concreti economici, di una concezione più vasta ed etica, che è quella del liberalismo». E, citando quello che mi sembra la miglior sintesi del suo pensiero: «La concezione storica del liberismo dice che la libertà non è capace di vivere in una società economica nella quale non esista una varia e ricca fioritura di vite umane vive per virtù propria, indipendenti le une dalle altre, non serve di un’unica volontà. Senza la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera, non esiste liberalismo».

Nel corso degli anni si è argomentato che le due posizioni non erano così inconciliabili, ma il nocciolo del pensiero einaudiano è chiaro: il liberismo è essenziale per una società libera, perché, per dirla con il grande economista Ludwig von Mises «a cosa servirebbe la libertà di stampa se tutte le tipografie fossero di proprietà dello Stato?». Tuttavia, dopo la caduta del muro di Berlino, ci si è trovati di fronte ad un’altra domanda: può un’economia di mercato libera e aperta fiorire in un regime autoritario? La questione in passato riguardava piccoli casi di studio come Singapore, Corea del Sud e il Cile di Pinochet. Questi ultimi due paesi si sono evoluti in piene democrazie e Singapore è comunque una città-Stato dove la “rule of law” e i diritti civili sono decentemente rispettati e il sistema politico, pluralistico benché sotto tutela, gode di un ampio consenso. L’evoluzione politica liberale ha portato bene e i tre paesi oggi sono floridi. Diversi i casi di Russia e Cina che a partire dagli anni ’80 hanno cominciato a liberalizzare le economie e ad aprirle al commercio internazionale.

Per il Celeste Impero si è trattato di un successo epocale, mentre la Russia (che ha gravi problemi di corruzione) ha avuto alti e bassi e nel complesso è cresciuta come una monarchia mediorientale solo grazie alle materie prime. La Cina governata da Xi sta accentuando i suoi caratteri repressivi e per certi versi totalitari, di cui la repressione degli Uiguri, a Hong Kong e in Tibet sono solo i fenomeni più visibili. Questa smania di controllo si sta estendendo anche all’economia, ambito nel quale i sussidi politici, le intromissioni e le direttive di partito si fanno sempre più pesanti. Questo atteggiamento sta scoraggiando gli investitori internazionali e locali il che, unito alle guerre commerciali in cui Pechino si trova coinvolta, ne sta frenando fortemente la crescita. In altre parole, come osservava Einaudi, senza la «la coesistenza di molte forze vive di linfa originaria non esiste società libera» e questo vale anche per la libertà economica, perché chi comanda in modo arbitrario cerca di soffocare tutti gli spazi di libertà. D’altronde, pure il nostro fascismo cominciò che voleva privatizzare le poste e finì con l’Autarchia. Insomma, la prima lezione del 2024 di Luigi Einaudi è che la libertà è una sola, non implica l’inesistenza dello Stato, anzi, ma non può essere preservata a compartimenti stagni.

La Stampa

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L’inflazione cumulata tra il 2021 e il 2023 ha ridotto pesantemente il potere d’acquisto dei salari obbligando le famiglie a rinunce e privazioni nell’acq


📣 Da domani partono le #IscrizioniOnline alle classi prime della scuola primaria e secondaria di I e II grado e dei centri di formazione professionale regionali per l’anno scolastico 2024/2025.


Oggi pomeriggio un uomo con atteggiamenti violenti ha letteralmente assaltato la sede della nostra federazione di Roma in piazzale degli Eroi. In quel moment


"La bacheca del nostro circolo di Partinico è stata imbrattata da oscenità e svastiche. Proprio mentre il circolo è impegnato nella battaglia contro la giunt


Dal 18 gennaio partono le #IscrizioniOnline! Dubbi nella scelta della #scuola? Sulla nuova piattaforma #Unica è possibile consultare la pagina dedicata, confrontare gli Istituti e scegliere il percorso di studi più adatto.



La gloria di Dio, una festa che ci accompagna


Non sempre è facile vedere la gloria di Dio nel nostro quotidiano, per iniziare ad avere o occhi e orecchie per comprenderla dobbiamo riflettere che in un mondo così distante da Dio, dove tutto si dice avvenga per caso o per volontà umana, ogni bella cosa sembra il frutto di azioni razionali degli esseri umani o di un fortunato caso. Come esseri umani moderni siamo spesso come il maestro di cerimonie delle nozze di Cana, che non sa e non capisce, e che alza la voce per ringraziare fuori luogo.
Invece, ritrovando la capacità di meravigliarci dei segni che Dio miracolosamente sparge intorno a noi e nella nostra vita, vedremo i segni abbondanti del suo amore e della sua gloria. C’è da ragionare però non secondo il mondo, ma secondo Dio, dunque con fede e anche con speranza.
Così, vedendo i segni della la gloria di Dio nel quotidiano anche il solito nostro vissuto diviene un momento eccezionale. E ciò come per i discepoli a Cana fa in modo che crediamo, cioè ci rafforza nella fiducia nel Signore e ci fa affrontare con coraggio le situazioni in cui tutto sembra compromesso e difficile. pastoredarchino.ch/2024/01/14/…


In Cina e Asia – Davos, Li: "Mercato cinese un’opportunità, non un rischio”


In Cina e Asia – Davos, Li: Davos
I titoli di oggi: Davos, Li assicura: “Mercato cinese non rischio, ma opportunità” Nel 2023 la popolazione cinese è calata di 2 milioni Pechino ricomincia a divulgare i dati sulla disoccupazione giovanile Le sanzioni Usa spingono a una stretta delle banche cinesi sui clienti russi Pcc, il figlio di Hu Jintao promosso viceministro IA, corte cinese riconosce diritto a copyright ...

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Raid in Cisgiordania. Arrestato a Dheisheh il direttore del Centro Ibdaa intervistato da Pagine Esteri


Intervistato pochi giorni fa da Pagine Esteri, Khaled Seifi, direttore del centro culturale nel campo profughi, ci ha detto che i raid dell'esercito israeliano hanno preso di mira l'associazione, distrutto computer e attrezzature e causato danni per 150.0

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della redazione

Pagine Esteri, 17 gennaio 2024. L’esercito israeliano ha compiuto, nella notte, numerosi raid e arresti in vari centri abitati palestinesi della Cisgiordania occupata. Presi di mira soprattutto Nablus, Tulkarem, Qalqiliya. A Balata un drone ha colpito con un missile un’automobile uccidendo i tre palestinesi che si trovavano al suo interno.

Nel campo profughi di Dheisheh, a Betlemme, è stato arrestato il direttore sessantenne del Centro Culturale Ibdaa, Khaled Seifi, che da anni si occupa del sostegno delle famiglie del campo profughi. Lo abbiamo intervistato domenica 14 gennaio, nel campo profughi, dove ci ha raccontato che i raid dell’esercito israeliano prendono di mira l’associazione, nonostante sia conosciuta e riconosciuta e che i militari sono più volte entrati con la forza nei locali di Ibdaa, distruggendo i computer, facendo saltare le porte blindate, causando danni per circa 150.000 euro.

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Ibdaa (creatività) è un’associazione che da 30 anni coinvolge più di 2.000 tra bambini, giovani, donne uomini, fornendo formazione, reddito, occupazione, e attività rivolte allo sviluppo dell’infanzia, della crescita e “della cultura democratica e dell’accettazione degli altri, lontano da tutte le forme di pregiudizio”.

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Khaled Seifi

Seifi ci ha raccontato di essere già stato in prigione, dove, ha aggiunto, è stato violentemente picchiato dai militari. Insegnante per 15 anni, ci ha detto che su una classe di 40 bambini solo 3 o 4 avevano visto il mare: “Il Mediterraneo è a un’ora da qui, c’è il Mar Morto, il Mar Rosso ma qui quasi nessuno li ha visti. Le persone pensano che la guerra qui sia cominciata il 7 ottobre ma da quel momento in Cisgiordania è solo peggiorata una situazione che era terribile anche prima. Il mondo cosa ne sa di quello che succede qui? I membri della nostra associazione vengono presi di mira, molestati e arrestati. Io sono malato, ho bisogno di essere curato ma non posso uscire. Se provo ad andare in Giordania, non mi fanno passare, non posso raggiungere Gerusalemme che è qui a due passi”.

Secondo l’ultimo rapporto del Club dei Prigionieri Palestinesi, dal 7 ottobre in Cisgiordania sono state arrestate 5.980 persone.

Le campagne di arresti hanno preso di mira anche donne, bambini, studenti, anziani ed ex prigionieri.

Molti degli arrestati vengono trattenuti in detenzione amministrativa, senza accusa né processo. Pagine Esteri

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Traffico di droga dalla Spagna e dall'Olanda. A Napoli 29 arresti


Si rifornivano da Olanda e Spagna per approvvigionarsi di sostanza stupefacente da cedere nella provincia di Napoli: i Carabinieri del Comando Provinciale di Napoli hanno eseguito un provvedimento applicativo di misure cautelari personali (custodia in carcere, arresti domiciliari e divieto di dimora) emesso dal G.I.P. del Tribunale, su richiesta della Procura Distrettuale Antimafia, nei confronti di 29 persone indiziate del reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Dall’attività di indagine è emersa:
- la operatività di due distinte associazioni per delinquere, operanti nel territorio partenopeo che trafficava e vendeva le sostanze stupefacenti, nonché la conseguente gestione degli illeciti profitti, in favore degli affiliati, sia liberi che detenuti;
- la disponibilità, da parte degli indagati, di armi da fuoco e di veicoli dotati di un sofisticato “sistema di occultamento”.

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Nel corso delle investigazioni, nel novembre del 2022 i carabinieri catturarono all’aeroporto Dubai un latitante napoletano ritenuto un broker della droga che si affidava per la raccolta delle ordinazioni della cocaina grazie alle chat criptate Encrochat. Si tratta, come noto, di un hardware e software che consentono comunicazioni criptate ritenute dai trafficanti "a prova di intercettazione". La polizia francese riuscì ad infrangere codici dell'azienda che vendeva i telefoni cellulari e si narra che l'Fbi statunitense divenne la proprietaria di un'altra società del settore, cosa che gli avrebbe consentito di catalogare le conversazioni. Tornando all’operazione condotta dai carabinieri, questi hanno complessivamente sequestrato circa un quintale di sostanza stupefacente di vario tipo, nonché armi da fuoco e autovetture dotate del “sistema di occultamento” di cui abbiano detto sopra, nonché di un ordigno esplosivo regolamentare ed alcune centinaia di munizioni di vario calibro.
Da una conversazione intercettata nel contesto delle indagini anche un cittadino albanese che si confronta con un connazionale sulle modalità di trasporto della droga e dei rischi a cui sono esposti, per esempio, quando la droga viene trasferita in una “semplice” borsa, a causa dei cani antidroga. I due sostengono che i container offrono maggiore sicurezza ma solo “sotto acqua è 100%, ma ci sta solo da Panama”, dicono. Ovvero, ai mezzi tradizionali si sta affiancando la modalità di trasferimento via sommergibile, auspicata dai due intercettati e praticata tra il Sud ed il Centro America e gli Stati Uniti.

#Armadeicarabinieri #Narcotraffico #Encrochat



Weekly Chronicles #61


Tra sogni crypto-anarchici e audaci brevetti tecnocratici.

Questo è il numero #61 di Privacy Chronicles, la newsletter che ti spiega l’Era dell’Informazione e come sopravvivere: sorveglianza di massa, algoritmi, privacy e sicurezza dei dati, crypto-anarchia e molto altro.

Nelle Cronache della settimana:

  • L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono
  • Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?
  • Ford brevetta un sistema per far scappare di casa l’automobile

Nelle Lettere Libertarie:

  • La neo-libertaria Argentina contro il caro affitti

Rubrica OpSec:

  • Whatsapp hardening: metti in sicurezza la tua app

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L’approvazione degli ETF Bitcoin ha schiacciato il sogno crypto-anarchico… o così dicono


In questi giorni la SEC (Securities and Exchange Commission) ha approvato negli Stati Uniti gli ETF Bitcoin. Per chi non lo sapesse gli ETF sono dei fondi d’investimento quotati in borsa e gestiti da persone che scelgono azioni e asset con cui comporre il loro portafoglio. Da oggi, anche Bitcoin potrà rientrare in questi portafogli.

In questi giorni, come potrà confermare anche l’amico Gianluca Grossi di , se ne sono dette di cotte e di crude. Alcuni articoli1 hanno però catturato la mia attenzione, poiché parlavano di temi a noi tutti affini: Bitcoin e crypto-anarchia.

Gli autori ne sono convinti: l’approvazione dell’ETF segna il dominio della finanza tradizionale su Bitcoin, schiacciando così il sogno crypto-anarchico di Satoshi e di tutti i cypherpunk, vecchi e nuovi.

Vittorio Carlini, del Sole24Ore, ci dice:

Il sistema istituzionale ha uno strumento in più, e molto potente, per convogliare flussi di denaro sul bitcoin. In altre parole: quelle realtà tanto osteggiate diventano, se non dominus, almeno molto influenti rispetto al token. Il quale, va sottolineato, non da ora è sempre più definito asset e sempre meno valuta digitale.


E poi, continua:

La distorsione è divenuta strutturale. Il tutto a discapito di quello che era l’utopia anarchica iniziale. Ma nel sistema capitalistico, si sa, l’utopia è destinata a lasciare il passo al profitto.


Non c’è più speranza: Bitcoin non è neanche più moneta, ma un asset per la speculazione della finanza internazionale.

O ancora, Emilio Barucci dell’Huffpost ci dice invece che

Bitcoin è stato ammesso a giocare nella Champions League della finanza e la cripto anarchica si è fatta fagocitare dal sistema”.


Personalmente, credo invece che l’approvazione dell’ETF sia una cosa buona per Bitcoin, per il mondo intero e sì — anche per chi vorrà giocare in borsa grazie agli ETF.

Credo infatti che l’ingresso nella finanza tradizionale sia un cavallo di Troia per diffondere l’idea di Bitcoin e della crypto-anarchia: come un virus all’interno di un sistema che crede di aver fagocitato la bestia.

Per spiegarmi meglio userò una metafora che ha a che fare col Cristianesimo e l’Antica Roma. Erano tipi strani i Cristiani, quasi anarchici: spesso rifiutavano di obbedire alla legge romana o di riconoscere l’autorità dell’Imperatore. Erano infatti perseguitati e generalmente mal visti dall’Impero Romano.

Con Costantino I la situazione cambiò: l’Editto di Milano legalizzo, per così dire, la religione cristiana, che diventò ben presto la religione dell’Impero. Da pazzi, anarchici e ribelli, a sacerdoti dell’Impero. Fu l’Impero Romano a domare i Cristiani, o viceversa? A ben vedere, qualche secolo dopo fu un Papa (Leo III) a incoronare Carlo Magno: i ruoli si erano invertiti e fu infine il Cristianesimo a domare l’Impero.

Penso allora che, per continuare questa metafora, Gary Gensler — presidente della SEC — passerà alla storia come un inconsapevole e riluttante Costantino I: l’uomo che consentì a questa nuova “fede” monetaria, con radici crypto-anarchiche, di infiltrarsi nel sistema ultracentenario della finanza tradizionale.

I primi effetti già li vediamo: quando mai avremmo pensato di leggere articoli mainstream che parlassero seppur superficialmente, di crypto-anarchia? Se gli antichi romani avessero avuto l’Huffpost, forse avrebbero riportato gli stessi titoli:

La religione cristiana si è fatta fagocitare dall’Impero Romano: con il sì dell’Editto di Milano sono stati ammessi a giocare nella Champions League delle religioni imperiali.


Il seme è stato piantato, e qualcosa sta già crescendo.

La crypto-anarchia non potrà mai essere eradicata da alcun sistema, poiché è un’idea che parte e si fonda nell’individualità e sulla natura stessa della tecnologia ICT, al di fuori di qualsiasi sistema. Bitcoin è uno strumento che oggi ha assunto molte forme; nessuna esclude l’altra e soprattutto nessuna sua forma nega le radici crypto-anarchiche, abbracciate invece oggi da sempre più persone.

Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà.

Lettera ai Romani 12:2Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?


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Un assistente IA privacy-friendly, libero e libertario: è possibile?


Gli assistenti IA hanno un grave difetto: sono tutti politically correct (allineati con una visione del mondo progressista) e reticenti nel fornire informazioni che gli sviluppatori hanno giudicato pericolose nella fase di fine tuning.

Non lo dico io, è sufficiente provare a interagire con ChatGPT per rendersene conto, anche se ormai esistono diversi studi che ne dimostrano l’allineamento politico liberal-progressista.

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Link allo studio

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#61


Essere se stessi è uccidere se stessi
(H. Ibsen, Peer Gynt)


  di LAURA TUSSI La relazione interculturale e l'Agenda Onu 2030 contro la guerra. Il genere umano possiede risorse creative inesauribili nella po

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TarTassati


I cocktail fiscali possono essere variamente composti, usando prelievi relativi a reddito, patrimonio o consumi. Non esiste il cocktail perfetto, buono per tutte le occasioni, perché contano i gusti, le condizioni e le finalità. In certe stagioni conviene

I cocktail fiscali possono essere variamente composti, usando prelievi relativi a reddito, patrimonio o consumi. Non esiste il cocktail perfetto, buono per tutte le occasioni, perché contano i gusti, le condizioni e le finalità. In certe stagioni conviene prendere più soldi dai patrimoni e in altre dalla ricchezza prodotta ogni anno; c’è il tempo in cui è saggio favorire l’accumulazione di risparmi e quello in cui usare la spesa pubblica (finanziata con il fisco) in maniera più massiccia. Di sicuro c’è un cocktail velenoso, che tracanniamo da anni, ovvero quello che insegue la spesa con il gettito anziché parametrare la prima al secondo. A forza di berlo ci si è ubriacati, facendo finta di credere che non costi e, invece, impoverisce. Al punto che il ministro dell’Economia è uscito dal bar ed è dovuto ricorrere agli spacciatori, definendolo «droga psichedelica».

Dobbiamo a Steno un film del 1959, con Totò e Fabrizi: “I tartassati”. Un commerciante che considera impossibile guadagnare, con quella enorme pressione fiscale, e un esattore, che conosce i trucchi degli evasori. Diventeranno parenti. In quel 1959, con il fisco tartassante, la pressione fiscale (il peso delle imposte sulla ricchezza prodotta) era pari al 24%. Oggi è oltre il 41%. L’evasione fiscale c’era anche nel 1959 (chiedetelo a Totò, il negoziante), ma nell’Italia di oggi per un cittadino che versa almeno un euro di imposte sul reddito ce ne sono due che non versano niente. Tradotto in termini reali significa che la pressione fiscale, per chi paga, è superiore al doppio rispetto al 1959.

Accanto a quello orrido, c’è un aspetto curioso. Qualche giorno fa uno studio della Banca d’Italia ha attirato i titoli dei giornali, ma soltanto per una sua parte: il 5% degli italiani possiede il 46% del patrimonio. Si è trascurato di leggerne il seguito: la concentrazione della ricchezza patrimoniale è da noi inferiore a quella che c’è in Francia o Germania. Ciò lo si deve al fatto che più del 70% delle famiglie italiane possiede la casa e poco meno del 30% ne possiede più di una. Si tenga presente che, con questa leva demografica, i figli sopravvissuti saranno delle piccole potenze immobiliari, mentre l’abbondante patrimonializzazione già presente è testimoniata dal fiorire delle case messe sul mercato degli affitti brevi.

Riassumendo: gli italiani che pagano le tasse sul reddito sono una minoranza che paga troppo, mentre il patrimonio è più diffuso. Quasi che si possa essere poveri e possidenti. La buona notizia è che l’evasione fiscale va scendendo (da qualche anno), la cattiva notizia è che nel 2021, fra reddito e previdenza, gli evasori portavano via alla collettività la bellezza di 83,6 miliardi. Come si è ottenuta la diminuzione, se tutti quelli che passano dal governo vogliono riformare il fisco, affermando che non funziona? Grazie ai pagamenti digitali, grazie alla fatturazione elettronica. Tutta roba cui taluni si opposero, in nome di non si sa quale libertà, ma tutta roba gradita dalle persone oneste.

Allora, mettiamo la patrimoniale? Le patrimoniali ci sono già, talune pure mascherate. Una patrimoniale secca e seria andrebbe messa sugli immobili pubblici, affinché siano venduti e i proventi usati per abbattere il debito. In quanto al resto, per gli onesti che pagano il nostro è un Paese in cui la pressione sui redditi è troppo alta e quella sul patrimonio bassa. Siamo anche passati dalla follia del bonus 110%, che è stata una elargizione patrimoniale a beneficio dei ricchi. Non ci sarebbe nulla di male nel pensare di cambiare un po’ il cocktail, specie a fronte di un debito accumulato nel mentre si accumulava patrimonio. Ma mai e poi mai si potrà fare nulla di sensato ed equo fin quando si faranno le campagne elettorali promettendo più spesa pubblica, fin quando si farà opposizione strillazzando a ogni taglio, fin quando si penserà che indebitarsi ulteriormente sia un diritto senza costo. Finché dura questa tragi-farsa l’iniquità sarà consustanziale al sistema.

La Ragione

L'articolo TarTassati proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



📣 Mancano pochi giorni all’apertura delle #IscrizioniOnline alle classi prime della scuola primaria e secondaria di I e II grado e dei Centri di formazione professionale regionali!

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L’antisemitismo alla base dell’antisionismo


Ricondurre la levata di scudi delle società occidentali contro Israele alla sproporzione della reazione militare decisa da Benjamin Netanyahu è un errore: il sentimento preesiste, le bombe israeliane sono solo l’occasione per dargli voce. Il sentimento ha

Ricondurre la levata di scudi delle società occidentali contro Israele alla sproporzione della reazione militare decisa da Benjamin Netanyahu è un errore: il sentimento preesiste, le bombe israeliane sono solo l’occasione per dargli voce. Il sentimento ha un nome: antisemitismo.

L’antisemitismo è un sentimento antico la cui eco risuona nell’animo di ciascuno di noi. I più forti lo respingono con la ragione, i più deboli vi cedono con la pancia. Ma prima o poi tutti, anche chi non ne ha contezza, devono farci i conti. In Europa nasce nel Medioevo per motivi religiosi in seno alla Chiesa cattolica, in epoca contemporanea veste abiti politici occasionali: le teorie della razza (nate non in Gemania, come molti credono, ma in Francia col marchese de Gobineau), i diritti umani, il terzomondismo, l’antiamericanismo, l’anticapitaliamo…

L’antisemitismo emerge prevalentemente nei momenti di crisi, crisi economica e/o politica: quando il malessere sociale è forte, il sistema istituzionale debole e la paura diffusa. Gli ebrei come capro espiatorio, la loro discriminazione come lavacro identitario, il loro sacrificio come rituale di purificazione. Capita agli ebrei e non ad altri perché quella ebraica è l’unica comunità tendenzialmente chiusa e professa l’unica religione sostanzialmente contraria al proselitismo. Gli ebrei sono i diversi per eccellenza. Una diversità che offende, insospettisce, preoccupa.

Nella civilissima Harvard, università d’eccellenza statunitense, 34 associazioni studentesche hanno preso posizione contro lo Stato ebraico, giudicato “l’unico responsabile” della barbarie di Hamas, sin dalla sera del 7 ottobre, quando ancora Israele era sotto choc e non aveva reagito.

Nei campus e nelle città americane, le aggressioni fisiche nei confronti degli ebrei sono aumentate del 337%. Le bombe molotov contro le sinagoghe a Berlino, i quasi mille attacchi antiebraici in Francia, le 460 aggressioni verbali e fisiche registrate in Italia, la manomissione delle pietre d’inciampo a Roma e in tutte le capitali europee… Atti, evidentemente, antisemiti. Perché è questo l’unico caso nella Storia in cui la più che legittima critica politica ad uno Stato si accompagna di regola, nei paesi occidentali, all’aggressione fisica e verbale di singoli connazionali che di quello Stato condividono la cultura e la religione. Con i russi, per dire, oggi non capota. E non capitava neanche con i cittadini del bocco sovietico aI tempi della Guerra Fredda. Capita solo, ma guarda un po’, con gli ebrei. Gli ebrei in quanto tali, non in quanto israeliani.

Interessa nulla, alle élite occidentali, delle decine di popoli a cui stati forti, alcuni dei quali con imperitura vocazione imperiale (la Cina, la Russia, la Turchia) negano con la violenza il diritto a farsi Stato. Interessa solo la causa palestinese. E interessa perché, nella retorica, a coartare i diritti dei palestinesi non è uno Stato qualsiasi, ma lo Stato “ebraico”.

Su pressione dell’Unione Sovietica, noto paladino dei valori liberaldemocratici e del principio dell’autodeterminazione dei popoli, nel 1975 l’Assemblea generale dell’Onu approvò a larga maggioranza la risoluzione 3379 che equiparava il sionismo al razzismo. Tesi ripresa oggi dalla piattaforma politica di Black Lives Matter negli Stati Uniti, così come, nella sostanza, dal Tribunale penale internazionale dell’Aja, quello che nei giorni scorsi ha attribuito ad Israele intenti genocidari. Il Consiglio dei diritti umani dell’ONU ha condannato 95 volte la democrazia israeliana; poche, pochissime volte i regimi cinese, iraniano, turco, venezuelano o saudita. Al vertice di Durban del 2001 i palestinesi sono stati definiti vittime del “razzismo israeliano”. Tesi, oggi, largamente diffusa.

Diceva Martin Luther King che “se c’è l’hai con Israele sei antisemita”. Affermazione eccessiva, ma spesso, molto spesso fondata.

Huffington Post

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in reply to Marco Castellani

In effetti non volevo (per ora) pubblicizzare troppo la cosa perché mi sento ancora in fase di sperimentazione con il plugin wordpress #ActivityPub, ma grazie per l'attenzione! @notizie @fediverso
in reply to ulaulaman

@ulaulaman anche noi di @informapirata :privacypride: e i nostri amici di @Le Alternative abbiamo attivato il plugin e noi siamo finiti off line per due giorni, mentre loro hanno avuto da fare un po' di prove prima di mettere le cose a punto... 😁 😄 🤣

Tra le altre cose abbiamo scoperto che menzionando nel testo del post una e una sola comunità Lemmy (nel caso vostro quella di astronomia su feddit.it sarebbe perfetta) l'estratto di quel post viene ripubblicato su Lemmy!

@Marco Castellani

informapirata ⁂ reshared this.

in reply to ulaulaman

@ulaulaman anch'io ho fatto diversi tentativi, ma solo con le ultime due release sono riuscito a pubblicare su feddit.it
E l'ho fatto senza volerlo! 😁 😄 🤣
In pratica, avevo menzionato la comunità "scienza" e mi sono ritrovato il post su feddit.it
Ecco il post "incriminato": feddit.it/post/4504446

@notizie @lealternative @mcastel

in reply to informapirata ⁂

@informapirata Sarà divertente scoprire le nuove funzionalità! Per esempio ho provato a rispondere giusto poco fa al commento di @notizie con il sistema di commento di WP e il commento è uscito a nome EduINAF sul fediverso! @lealternative @mcastel

informapirata ⁂ reshared this.



GLI ATTACCHI INFORMATICI SONO LA MASSIMA PRIORITÀ DI FORMAZIONE DELL’UE. COME SI PREPARANO LE FORZE DI POLIZIA. LA CYBERSECURITY SKILLS ACADEMY


La valutazione delle esigenze di formazione strategica dell’UE (EU-STNA 2022-2025) ha collocato gli attacchi informatici come la massima priorità di formazione dell’UE. Ha inoltre riconosciuto le competenze digitali e l’uso delle nuove tecnologie come una delle otto principali lacune in termini di capacità in cui i funzionari delle forze dell’ordine necessitano di potenziamento delle capacità attraverso la formazione.
Prendere di mira i criminali che orchestrano attacchi informatici, in particolare quelli che offrono servizi penali specializzati online, è anche una delle priorità dell’UE per la lotta contro la criminalità grave e organizzata, nell’ambito del ciclo 2022-2025 della Piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce criminali (EMPACT).
Riconoscendo l’importanza di migliorare la capacità di cybersicurezza, nel contesto dell’agenda europea per le competenze, nell'aprile 2023, la Commissione europea ha lanciato la Cybersecurity Skills Academy, con l'obiettivo di colmare il divario riconosciuto in termini di competenze in materia di cybersicurezza e sviluppare la resilienza informatica dell'UE.

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Dando seguito alle priorità di formazione strategica, nel dicembre 2022 CEPOL ha lanciato la propria analisi delle esigenze di formazione operativa (OTNA) sugli attacchi informatici. Questa analisi ha definito le competenze chiave e stabilito il livello atteso di competenze e conoscenze per i ruoli chiave coinvolti nella lotta alla criminalità informatica a livello dell'UE.
In questa analisi delle esigenze di formazione, l'indagine si è concentrata sulla mappatura delle esigenze di sviluppo delle competenze per ciascun profilo di criminalità informatica, piuttosto che sul numero di funzionari delle forze dell'ordine che necessitano di formazione. I risultati di questa ricerca verranno utilizzati per definire il portafoglio di formazione di CEPOL nel campo degli attacchi informatici, al fine di rispondere alle esigenze di formazione delle forze dell'ordine richieste a livello dell'UE.
Sulla base dei risultati, i funzionari delle forze dell’ordine che si occupano di attacchi informatici avrebbero bisogno di formazione per migliorare competenze, come programmazione, scripting, SQL, reporting e presentazione dei dati investigativi sulla criminalità informatica; gestione e tracciamento della rete; conoscenze specifiche sulla criminalità informatica, nonché sulla gestione della scena del crimine e sulla gestione delle prove elettroniche.

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Cosa c’è dietro l’approccio OTNA?
Il regolamento CEPOL impone all’Agenzia di includere valutazioni e analisi delle esigenze di formazione nella sua pianificazione. CEPOL ha completato la seconda valutazione delle esigenze di formazione strategica dell'UE (EU-STNA) nel 2021, identificando le priorità di formazione a livello strategico per i funzionari delle forze dell'ordine di tutta Europa per il prossimo ciclo quadriennale 2022-2025 della piattaforma multidisciplinare europea contro le minacce penali (EMPACT). Per analizzare più dettagliatamente le particolari esigenze di formazione, la CEPOL sta conducendo gli OTNA.
La metodologia OTNA è una procedura strutturata di analisi dei bisogni formativi, che prende in considerazione i risultati finali del processo EU-STNA. CEPOL progetta il suo portafoglio di formazione pluriennale basandosi sui risultati degli OTNA.

# CYBERSECURITY #CEPOL #UE #EMPACT #OTNA


in reply to Poliverso - notizie dal Fediverso ⁂

le comunità "morte" secondo me potrebbero essere rivitalizzate.
In diversi casi sono comunità molto piccole, quasi neonate, e diventate subito inattive perché il mod spesso era ancora l'unico a postare contenuti.....finché non è sparito.
in reply to damtux

@damtux sì, è vero. Infatti volevamo lanciare un appello alla comunità per prendere in mano alcune comunità, ma per correttezza dovremmo prima parlarne con l'attuale moderatore
in reply to damtux

Non sono sparito e non credo sparirò ma la mia community cucina e ricette è abbastanza mortarella
in reply to AnagrammadiCodeina

ce ne sono altre che sono molto morte 😀 Intendevo molte delle community che sono verso il fondo della classifica su feddit.it (es Protezione Civile, Emergenza24 e altre simili)

Cucina e Ricette se la cavicchia ancora secondo me...anch'io quando posso posto lì.
Per questo tempo fa avevo proposto di allargare un po' la tematica all'alimentazione in generale, quindi compreso news su allerte alimentari, storia di alimenti, ricerche sull'alimentazione, ecc....



La polizia nazionale ucraina, con il supporto di Europol, dopo un anno di investigazioni ha arrestato un individuo ritenuto essere la mente dietro un sofisticato schema di cryptojacking


È stato reso noto che il 9 gennaio scorso un soggetto di 29 anni è stato arrestato a Mykolaiv, in Ucraina. Sono state perquisite tre proprietà per raccogliere prove contro il sospettato. L'arresto arriva dopo mesi di intensa collaborazione tra le autorità ucraine, Europol e un fornitore di servizi cloud, che hanno lavorato per identificare e localizzare l'individuo che ha svolto una operazione di cryptojacking.

Il cryptojacking in un ambiente cloud è un'attività dannosa; gli attori malintenzionati ottengono l'accesso non autorizzato all'infrastruttura del cloud computing e utilizzano la sua potenza computazionale per estrarre criptovalute.
Rubando risorse cloud per estrarre criptovalute, i criminali possono evitare di pagare i server e l’energia necessari, il cui costo in genere supera i profitti.
Si ritiene che il sospettato abbia estratto oltre 2 milioni di dollari (1,8 milioni di euro) in criptovalute.
Denaro gratis per gli aggressori, enormi fatture cloud per gli utenti dell'account.
I titolari degli account compromessi si ritrovano con fatture cloud enormi.

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Un fornitore di servizi cloud si è rivolto a Europol nel gennaio 2023 con informazioni relative ai loro account utente cloud compromessi. Europol ha condiviso queste informazioni con le autorità ucraine, che hanno successivamente avviato un'indagine. Da allora, tutti e tre i partner hanno lavorato a stretto contatto per sviluppare piste operative e prepararsi per la fase finale dell’indagine.
Il Centro europeo per la criminalità informatica (EC3) di Europol ha istituito un posto di comando virtuale il giorno dell'azione, supportando la polizia nazionale ucraina dal quartier generale di Europol, con analisi e supporto forense sui dati raccolti durante le perquisizioni.

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Per difendersi dal cryptojacking del cloud, Europol incoraggia gli utenti e i fornitori del cloud a implementare solide pratiche di sicurezza:

- Controlli di accesso avanzati: utilizzare metodi di autenticazione e controlli di accesso avanzati per impedire l'accesso non autorizzato alle risorse cloud.
- Monitoraggio regolare: monitora continuamente gli ambienti cloud per attività sospette, accessi non autorizzati e utilizzo imprevisto delle risorse.
- Aggiornamenti di sicurezza: mantieni tutte le risorse cloud, incluse macchine virtuali e contenitori, aggiornate con le ultime patch di sicurezza per mitigare le vulnerabilità.
- Utilizzare servizi di sicurezza: prendere in considerazione l'utilizzo di servizi e strumenti di sicurezza cloud forniti dai fornitori di servizi cloud per migliorare la sicurezza.



News da Marte #24 l Coelum Astronomia

"Questo primo aggiornamento dell’anno è dedicato a Ingenuity che dopo la congiunzione ha eseguito cinque voli, purtroppo non tutti eseguiti esattamentecome da programmi."

coelum.com/news/news-da-marte-…

#24


È uscita una nuova versione di Framalibre, l'annuario del software libero di Framasoft


Alla fine dello scorso anno è uscita una nuova versione di #Framalibre, l'annuario del #SoftwareLibero che è stato il primo mattone di #Framasoft:
framalibre.org/

Questa nuova versione presenta diverse novità sia nell'organizzazione dei contenuti che nell'interfaccia grafica. Qui la presentazione su #Framablog:
framablog.org/2023/12/26/offre…

Una funzione particolarmente interessante è la possibilità di creare una propria lista di software consigliati utilizzando il software libero Scribouilli per creare e condividere uno o più "mini-siti", il programma richiede il collegamento a un repository GIT.

Ho provato a giocare con questa funzione creando una mia piccola lista e traducendo alcune parti dell'interfaccia in italiano, naturalmente le schede dell'annuario sono in francese, ma rimangono sempre un utile punto di riferimento per la ricerca di software liberi.

Ecco la mia lista di prova, per semplicità e provvisoriamente, ho utilizzato il mio account su GitHub:
nilocram.github.io/edusoft/

@macfranc @Framasoft @epanto @Marco Ciampa



Giovani online e la minaccia del traffico di droga sulle piattaforme di gioco


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In un forum di due giorni a Città del Messico tenutosi nello scorso mese di dicembre, co-organizzato dalla piattaforma per la politica sulla droga del Consiglio d'Europa, il Gruppo Pompidou ha riunito rappresentanti di tutto il mondo per coordinare la politica contro le minacce del traffico di droga che prendono di mira i giovani online.


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[Giovani online]


Il Consiglio d’Europa (#Coe) non va confuso con le istituzioni dell’Unione Europea. Si tratta infatti di una Istituzione autonoma, composta da 46 Stati membri, la cui missione è promuovere la democrazia, i diritti umani e lo Stato di diritto in Europa, e non solo. Il Gruppo Pompidou (composto da 41 stati membri compreso il Messico) è invece parte integrante del Consiglio d'Europa, focalizzato su soluzioni per politiche sulla droga efficaci.

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[Giovani on line]

Una minaccia emergente discussa nel forum – dedicato al rafforzamento delle capacità contro le dipendenze e i crimini associati all'uso di Internet - è stata il crescente utilizzo di piattaforme di gioco online da parte dei trafficanti di droga per reclutare giovani nel traffico illecito di stupefacenti. Proprio il Messico è stato il primo paese a scoprire questa recente tendenza. Mentre la darknet sta perdendo popolarità tra i cartelli della droga – perché le autorità sono diventate più efficaci nel monitorarla – i videogiochi online e i social network vengono ora utilizzati per attirare i giovani nel traffico illecito di droga, perché tali piattaforme di gioco non sono ben monitorate. Chiunque può costruire una relazione virtuale con qualsiasi altro giocatore, consentendo ai trafficanti di incontrare giovani giocatori attraverso le emoticon. Sebbene tutti i giovani siano a rischio, in particolare i giovani adolescenti, soprattutto quelli provenienti da contesti più poveri, possono essere attratti e in seguito addestrati a concludere traffici illegali di droga.

È stato segnalato come circa il 72% dei ragazzi e delle ragazze tra i 6 e gli 11 anni naviga in rete, il 92% tra i 12 e i 17 anni e il 95% tra 19-24 anni. L'organizzazione Reinserta, che aiuta i bambini e i giovani messicani vittime di violenza, afferma che sono già stati reclutati online 30.000 bambini e adolescenti in vari modi.
I partecipanti hanno accolto con favore la cooperazione internazionale promossa dal forum per affrontare tali minacce contro i giovani.

#TRAFFICO DI DROGA #GIOVANI #CRIMINEORGANIZZATO