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Da Fleximan al ritorno delle Città-Stato


La natura non ti ha fuso col composto di cui fai parte così intimamente da non permettere di segnare i tuoi confini e di dominare ciò che ti appartiene.

Il 2024 è iniziato solo da 31 giorni, eppure sembra già passato un anno. Mentre alcuni a Est continuano ad ammazzarsi tra un meme e l’altro, altri a Ovest circondano i loro confini di filo spinato.

Anche qui, in Italia, siamo alle prese con problemi peculiari, come il fenomeno Fleximan, che sta mettendo in crisi le casse dei Sindaci del nord Italia.

I giornalisti ci dicono che saranno dispiegate centinaia di pattuglie e che saranno usate tutte le risorse a disposizione della macchina statale: videosorveglianza, analisi dei dati del targa system e task-force di investigatori.

Purtroppo per loro, non basteranno tutte le pattuglie e risorse del mondo. Ormai dovrebbero aver capito che Fleximan non esiste. O meglio: esistono diverse persone che agiscono spinte dall’idea che i giornalisti chiamano Fleximan.

L’autovelox è l'oggetto prescelto su cui sfogare, in modo violento e istintivo, una frustrazione che scaturisce da una necessità esistenziale che inizia a farsi spazio tra le persone, e non solo in Italia.

Le stesse frustrazioni sono condivise dai Blade Runner londinesi; il braccio armato (di flessibile) e anonimo di un vero e proprio movimento che si chiama Action Against ULEZ (Ultra Low Emission Zones)1. Il canovaccio è lo stesso di Fleximan, anche se l’oggetto-simbolo è leggermente diverso: in Italia l’autovelox; a Londra la telecamera ZTL.

Soggiogate da centinaia di telecamere, oggi più di 60.000 persone sono costrette a pagare £12.50 al giorno per il privilegio transitare nella loro stessa città. Sembra però che il movimento Anti-ULEZ conti ormai un seguito di più di 35.000 persone, cioè quasi la metà di tutti coloro che ogni giorno subiscono le angherie di questa nuova forma di tecnocrazia.


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Da Fleximan al Texas


E poi c’è la rivolta del Texas contro il governo federale e le politiche di open-border del governo di Biden.

Per farla breve: il governatore del Texas, e presumo anche ampia parte della cittadinanza, sono stanchi dell’immigrazione incontrollata voluta da Biden. Così, hanno deciso di prendere in mano la situazione, dispiegando filo spinato lungo tutto il confine col Messico. A distanza di qualche migliaio di chilometri, la Corte Suprema ha invece autorizzato il governo federale a smantellare queste barriere. Il Texas, per ora, non intende cedere.

La situazione è molto tesa, e pare che in questi giorni l’esercito abbia inviato nello Stato diverse unità armate per “esercitazioni programmate”. Anche i civili si mobilitano verso il confine del Texas, con più di 5.000 tir e camion di vario tipo per supportare la rivolta, ormai supportata politicamente da decine di stati repubblicani.

Sul fronte democratico, Fox News ci dice invece che George Soros ha immesso nelle casse dei Democratici texani più di 3 milioni di dollari per cercare di fargli guadagnare terreno.

Che siano le prime avvisaglie di una seconda guerra civile americana?

Il bisogno esistenziale


Come per Fleximan e per i Blade Runner, anche il caso del Texas ha alla base la stessa esigenza esistenziale, che è ben descritta da Marco Aurelio:

La natura non ti ha fuso col composto di cui fai parte così intimamente da non permettere di segnare i tuoi confini e di dominare ciò che ti appartiene.

Marco Aurelio, Pensieri, Libro VII, 67.

Anche se ancora acerbo, sempre più persone saranno mosse dal pensiero di segnare i loro confini e dominare ciò gli appartiene: le loro strade, le loro città, e le loro vite.

Fleximan, i Blade Runner e perfino i Texani vogliono la stessa cosa, anche se ancora non lo sanno. Tutti loro vogliono riappropriarsi dei territori e al tempo stesso negare l’autorità di politici e governi nazionali e sovranazionali che rispondono a tiranniche logiche globaliste sempre più distanti dalle vite delle persone.

Questi fenomeni locali si possono ricondurre alle logiche megapolitiche ben espresse da Davidson e Rees-Mogg in The Sovereign Individual. Si tratta solo di trovare il giusto perno; poi faranno inevitabilmente il loro corso. Mi riferisco in particolare alla sempre più evidente inadeguatezza e obsolescenza delle democrazie di massa che hanno creato Leviatani sovranazionali come l’Unione Europea o il governo federale degli Stati Uniti.

La democrazia massiva ha fatto il suo corso. Fu un buon sistema per far digerire alle popolazioni europee e americane i meccanismi parassitari tipici del comunismo, e per consentire agli Stati di ammassare risorse economiche per portare avanti la macchina burocratica-militare (dall’idea Bismarckiana di Stato come strumento di welfare-warfare), ma non durerà ancora molto.

L’idea stessa di essere subordinati a centri di potere, distanti migliaia di chilometri dalla nostra vita e affetti, ma capaci di determinarne il corso, arriverà presto al suo capolinea. Non sarà facile e non sarà indolore — milioni di persone saranno pronte a sguainare le spade pur di difendere i loro privilegi parassitari, ma ci si arriverà.

I Sindaci-vassalli saranno così posti davanti a una scelta: rispettare il volere delle persone che vivono nei loro territori, oppure rimanere fedeli al Sovrano-centrale, continuando con le politiche di saccheggio per suo conto.

Lo stesso saranno presto chiamati a fare i Governatori-vassalli dei 50 Stati controllati da Washington: fare il bene dei propri cittadini, oppure rimanere fedeli al Presidente di un impero alla fine dei suoi tempi.

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L’Era dell’Informazione


D’altronde, è inevitabile che saremmo arrivati a questo punto.

Oggi abbiamo accesso a informazioni digitali, servizi digitali e ricchezza digitale che ci permettono di commerciare, stringere relazioni e vivere esperienze con persone dall’altra parte del mondo. Al tempo stesso però siamo esseri sedentari, che amano la propria stabilità e che spesso vivono e muoiono dove sono nati.

Da un lato abbiamo quindi necessità globali (digitali), mentre dall’altro si fanno sempre più pressanti necessità locali (fisiche). Le democrazie di massa oggi non possono purtroppo tener conto delle seconde.

I governi centrali sono sempre più lontani dai bisogni nazionali, e sempre più affini a logiche globaliste e direttive sovranazionali con cui non esitano a mettere in ginocchio la popolazione a fronte di obiettivi astratti e senza senso, come la “lotta al cambiamento climatico”.

Non si può vivere di solo virtuale. Una volta usciti di casa, la realtà è schiacciante e straziante: telecamere di sorveglianza, autovelox, immigrazione destabilizzante, criminalità dilagante, tasse e inflazione sempre più alte e città intere che perdono giorno dopo giorno la loro identità sotto ai colpi di assurde politiche per placare gli Dei dell’Olimpo sovrastatale che chiamiamo Unione Europea.

Da Fleximan al ritorno delle Città Stato


Nessuno prevede il futuro e Marco Aurelio direbbe che il futuro non esiste. Vi dico però che c’è un possibile futuro ben allineato con ciò che oggi sta accadendo in Italia, in UK e in Texas.

L’avanzamento della tecnologia ci renderà sempre più capaci di fare a meno di servizi centralizzati. Il mercato e la capacità di elaborazione computazionale, cioè il lavoro del 21esimo secolo, sono ormai digitali e distribuiti grazie a e-commerce, comunicazioni elettroniche e Cloud Computing. Presto, anche la produzione sarà digitale e distribuita, grazie al Cloud Manufactoring e alla stampa 3D, che finalmente farà tornare in auge l’antico meme ante-litteram: “you wouldn’t download a car”.

L’intelligenza artificiale renderà l’homeschooling sempre più appetibile ed efficiente; le famiglie finalmente avranno la possibilità di tornare a educare i loro figli secondo i propri princìpi, e non secondo quelli di un professore marxista pagato dallo Stato per fare propaganda.

Allo stesso modo, la libera informazione consentirà sempre più facilmente di frequentare corsi specializzanti che ben presto supereranno di gran lunga l’utilità delle già obsolete lauree (già oggi in alcuni settori tecnici, come quello della cybersecurity, è così).

Anche i patrimoni saranno sempre più digitali e distribuiti. Cryptovalute come Bitcoin rendono possibile già oggi, per la prima volta nella storia, la conservazione del patrimonio al di fuori dei confini e dalle grinfie di qualsiasi stato nazione. Questo, da solo, cambierà totalmente le logiche fondanti delle democrazie di massa. Se i patrimoni sono al di fuori dei confini fisici, lo Stato (qualsiasi Stato) avrà sempre più difficoltà a finanziare i suoi apparati di welfare-warfare.

Cosa resta, allora? Restano i luoghi e le persone, e il bisogno di vivere pacificamente.

La socialità sarà trasformata, e presto capiremo che Aristotele aveva ragione: una comunità organizzata può funzionare solo se i suoi membri condividono tra loro gli stessi valori e caratteristiche omogenee. E come ben possiamo osservare, non può esistere alcuna comunità omogenea a livello nazionale, federale o globale. La vita, i bisogni e le idee degli altoatesini sono lontane anni luce dalla vita, i bisogni e le idee dei palermitani. Figurarsi da quelle di popoli che neanche condividono le radici europee e che i nostri Stati continuano a importare proprio per sopperire alle esigenze di sostentamento del sistema di welfare-warfare.

I tempi sono maturi per concretizzare l’idea che muove gli animi dei texani e dei Fleximen: è impossibile vivere una vita fisica pacifica, senza prima smantellare istituzioni parassitarie centralizzate, sovranazionali e globali.

Fra qualche decade qualcuno inizierà a parlare di comunità locali sovrane, organizzate secondo regole e norme informative che derivano dal substrato etnico, culturale e religioso delle persone che le vivono. Come disse già in tempi meno sospetti Hans Hermann Hoppe: l’auspicio è una nuova Europa composta da mille Liechtenstein sovrani.

Queste comunità non saranno finanziate tramite tassazione predatoria, ma con fondi digitali messi a disposizione volontariamente dai suoi componenti e gestiti attraverso smart-contract e firme elettroniche. E così come sono messi a disposizione, altrettanto facilmente potranno essere rimossi nel momento in cui le persone vorranno esprimere il loro dissenso.

Il voto sarà una barbarie del passato. Magari, riscopriremo il Kleroterion, lo strumento usato nell’antica città-stato di Atene per scegliere casualmente coloro che avrebbero dovuto rappresentare gli interessi cittadini.

E allora forse Fleximan è l’idea di cui abbiamo bisogno per far sì che in uno dei nostri possibili futuri le persone possano segnare i loro confini e dominare ciò che gli appartiene.

1

Le ULEZ sono ZTL diffuse ormai in tutta la città. Lo scopo sarebbe quello di limitare l’inquinamento, secondo le stesse logiche dell’Area B di Milano: chi entra con mezzi inquinanti, paga. Inutile dire che questa politica di stampo globalista non ha nulla a che fare con l’inquinamento.


privacychronicles.it/p/da-flex…



ACCORDI BILATERALI: FIRMATO PROTOCOLLO DI INTESA TRA ITALIA E THAILANDIA


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Immagine/foto
(lo stemma della Polizia tailandese)

In videoconferenza, il capo della Polizia Vittorio Pisani a Roma e il suo omologo thailandese, capo della Royal Thai Police (RTP), il generale Torsak Sukvimol, a Bangkok, hanno sottoscritto un memorandum di intesa finalizzato alla cooperazione operativa tra i due Paesi, con lo scopo di prevenire e contrastare reati di criminalità organizzata, pedopornografia, sfruttamento dei minori, tratta di esseri umani, immigrazione illegale, traffico di droga, cyber crime, con particolare riguardo alle frodi e al furto di identità, reati contro la persona e il patrimonio, anche storico e culturale nonché al contrasto al riciclaggio di denaro della criminalità economica.

Con questa prospettiva si vanno ad incrementare le possibilità per le rispettive Forze di polizia di individuare e sequestrare beni e capitali di provenienza illecita, strumenti di estrema importanza per l’affermazione della legalità per entrambi i Paesi, sulla base delle ottime esperienze già maturate, anche in occasione dell’arresto, estradizione nonché sequestro e congelamento dei beni in Thailandia di Vito Roberto Palazzolo, esponente di primo piano di Cosa nostra e già tesoriere e riciclatore di Riina e Provenzano.

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(Immagine dell’evento)

L’evento è il frutto dello sforzo diplomatico che ha visto coinvolti il Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, Il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e le corrispondenti autorità thailandesi.

Immagine/foto
Immagine del Commissario Generale

Diretta da un Commissario Generale, la Royal Thai Police (RTP) è sotto il comando diretto del Primo Ministro. Con una forza di circa 230.000 funzionari, le funzioni principali di RTP sono:
- Fornire sicurezza ai membri della famiglia reale;
- Dirigere e supervisionare l'operato di tutti gli agenti di polizia per garantire un servizio di qualità e il rispetto delle leggi;
- Prevenire e reprimere la criminalità;
- Mantenere l'ordine pubblico e la sicurezza nazionale;
- Svolgere attività di contrasto assegnate dal Primo Ministro a sostegno dello sviluppo nazionale.
Con sede a Bangkok, la RTP è divisa in sei grandi gruppi.

#RoyalThaiPolice #Polizia #Accordibilaterali



EU top court finds indiscriminate storing of convicts’ data illegal


The European Court of Justice (ECJ) has ruled that law enforcement agencies cannot indiscriminately store biometric and genetic data on those who committed criminal offences until their death, it said in a judgement published on Tuesday (30 January).


euractiv.com/section/data-priv…



🐾 “A #scuola per imparare il rispetto per gli animali”: oggi al #MIM il convegno dell’OIPA, con il Sottosegretario Frassinetti, dedicato all’importanza dell’insegnamento del rispetto e della tutela per gli animali nelle scuole italiane.


The Garden State Joins the Comprehensive Privacy Grove


On January 16, 2024, Governor Murphy signed S332 into law, making New Jersey the thirteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. S332 endured a long and circuitous route to enactment

On January 16, 2024, Governor Murphy signed S332 into law, making New Jersey the thirteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. S332 endured a long and circuitous route to enactment, having been introduced in January 2022 and amended six times before being passed by both chambers during the waning hours of New Jersey’s legislative session. The law will take effect on January 15, 2025. S332 bears a strong resemblance to other laws following the Washington Privacy Act (WPA) framework, particularly those passed in Delaware, Oregon, and Colorado. Nevertheless, S332 diverges from existing privacy frameworks in several significant ways. In this blog we highlight eight unique, ambiguous, or otherwise notable provisions that set S332 apart in the U.S. privacy landscape.

1. Private Right of Action Confusion


One ongoing controversy regarding S332 is whether the law could provide the basis for a private right of action. S332 specifies that the New Jersey Attorney General has “sole and exclusive authority” to enforce a violation of S332 and that nothing in the law shall be construed as providing the basis for a private right of action for violations of S332. A late amendment removed language stating that S332 should not be construed as providing the basis for a private right of action “under any other law.” Industry members raised concerns that the removal of this language opens up the possibility of private lawsuits by tying alleged violations of the law to causes of action under other laws. In his signing statement, Governor Murphy attempted to assuage industry fears by noting that “nothing in this bill expressly establishes such a private right of action” and “this bill does not create a private right of action under this law or under any other law.” Some industry members remain unconvinced, however, and continue to advocate for clarifying amendments.

2. Data Protection Assessments Prior to Processing


New Jersey joins the majority of state privacy laws in requiring that controllers conduct a data protection assessment (DPA) for any data processing activity that “presents a heightened risk of harm to a consumer.” New Jersey is notable, however, for explicitly requiring that the DPA occur before initiating any such high risk processing activities. Prior to New Jersey, only the Colorado Privacy Act’s implementing regulations required that DPAs occur prior to initiating processing. Following the NetChoice v. Bonta litigation, which saw California’s Age-Appropriate Design Code Act preliminarily enjoined, this requirement could raise First Amendment concerns if it is interpreted as a prior restraint on speech.

3. Thresholds for Applicability


S332 is notable for not including a revenue threshold in its applicability provisions. The law applies to controllers that control or process the personal data of either (a) at least 100,000 New Jersey residents annually, or (b) at least 25,000 New Jersey residents annually and the controller derives revenue from the sale of personal data. Prong (b) differs from the majority of existing privacy frameworks, which tend to require that the controller derive at least a certain percentage of revenue from personal data sales (e.g., 25%) to be covered. This is another similarity between S332 and the Colorado Privacy Act, which sets the same thresholds.

The carve outs in S332 are similar to those in the Delaware Personal Data Privacy Act. S332 includes data-level exemptions for protected health information subject to the Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA) and “personal data collected, processed, sold, or disclosed by a consumer reporting agency” insofar as those processing activities are compliant with the Fair Credit Reporting Act (FCRA). With respect to the financial industry, S332 joins the majority of states by providing entity-level and data-level exemptions for financial institutions and their affiliates subject to Title V of the Gramm-Leach-Bliley Act (GLBA). Notably, however, S332 does not contain exemptions for nonprofits, higher education institutions, or personal data regulated by the Family Educational Rights and Privacy Act (FERPA).

4. Rulemaking


New Jersey becomes just the third state, after California and Colorado, to provide for rulemaking in its comprehensive privacy law. The Act charges the Director of the Division of Consumer Affairs in the Department of Law and Public Safety with promulgating rules and regulations necessary to effectuate the purposes of S332. This provision includes no details on the timeframe or substance of rulemaking, other than that the New Jersey Administrative Procedure Act applies. As the rulemaking process unfolds, this could be a valuable opportunity for stakeholders to seek clarity on some of S332’s ambiguous provisions.

5. Ambiguity on Authorized Agents and UOOMs


New Jersey joins Colorado, Connecticut, Delaware, Montana, Oregon, and Texas in allowing an individual to designate an authorized agent to exercise the individual’s right to opt out of processing for certain purposes. S332’s authorized agent provision has two ambiguities. First, subsection 8(a) specifies that an individual can designate an authorized agent to “act on the consumer’s behalf to opt out of the processing and sale of the consumer’s personal data.” (Emphasis added.) As written, this provision would create a broad opt-out right with respect to all processing, distinct from the explicitly established opt-out rights in the bill. It is more likely that this provision is intended to be limited to opting-out of processing for the purposes of targeted advertising, the sale of personal data, or profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects. The second ambiguity is the qualifier that an individual can use an authorized agent designated using technology to opt-out of profiling only “when such technology exists.” It is not clear who or what determines the availability of such technology.

S332 also joins California, Colorado, Connecticut, Montana, Oregon, and Delaware in requiring that controllers allow individuals to opt-out of the processing of personal data for targeted advertising or the sale of personal data on a default basis through a universal opt-out mechanism (UOOM). Designed to reduce the burden on individuals’ attempting to exercise opt-out rights, UOOMs encompass a range of tools providing individuals with the ability to configure their devices to automatically exercise opt out rights through a preference signal when interacting with a controller through a desktop or mobile application. S332’s statutory requirements for a UOOM, however, are ambiguous and inconsistent with those in existing privacy frameworks. Specifically, one requirement is that a UOOM cannot “make use of a default setting that opts-in a consumer to the processing or sale of personal data.” (Emphasis added.) This is clearly inconsistent with the purpose of a universal opt-out mechanism, which is to opt individuals out of such processing.

6. Adolescent Privacy


S332 continues and builds upon a trend of increased privacy protections for adolescents (while legislating around the existing, largely preemptive COPPA regime for individuals 12 and under). For individuals whom the controller actually knows are 13-16 years old or willfully disregards their age, the controller must obtain consent from the teens before processing their personal data for the purposes of targeted advertising, sale, or profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects. Several states have iterated on adolescent privacy protection in recent years by requiring consent for these processing purposes. Delaware raised the bar when it required such consent for individuals aged 13 through 17, but it did not extend the opt-in consent requirement to profiling. Oregon was the first state to include profiling in the opt-in consent requirement, but its age range was slightly narrow at 13 through 15. New Jersey is unique and arguably goes the furthest by extending the opt-in consent requirement to cover individuals aged 13 through 16 and extending this requirement to profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects.

7. Expansive Definitions of Sensitive Data and Biometric Data


S332’s definitions of sensitive data and biometric data (which require opt-in consent to process) continue and build upon trends seen in stronger iterations of the WPA framework. S332’s definition of sensitive data includes additional categories seen in a minority of existing privacy frameworks, such as “status as transgender or non-binary” and “sex life.”

S332’s definition of sensitive data also goes beyond the other WPA-style laws in two ways. First, the coverage of health data is slightly expanded to include mental or physical health treatment (in addition to condition or diagnosis). Second, sensitive data also includes “financial information,” which it specifies “shall include a consumer’s account number, account log-in, financial account, or credit or debit card number, in combination with any required security code, access code, or password that would permit access to a consumer’s financial account.” This category is new to the non-California laws.

The definition of biometric data is also broader than in most of the WPA-style laws, which consistently define biometric data as “data generated by automatic measurements of an individual’s biological characteristics.” S332, in contrast, defines biometric data as “data generated by automatic or technological processing, measurements, or analysis of an individual’s biological, physical, or behavioral characteristics,” and it explicitly includes facial mapping, facial geometry, and facial templates in its list of examples. This language is similar to the definitions of biometric data and biometric identifiers in the Colorado Privacy Act Rules.

8. Expanded Right to Delete


Finally, S332 provides an expanded right to delete with respect to third party data, first observed in Delaware. When a controller has lawfully obtained an individual’s personal data from a third party and the individual submits a deletion request, the controller must either (a) retain a record of the deletion request and the “minimum data necessary” to ensure that the individual’s personal data remains deleted and not use that retained information for any other purpose, or (b) delete such data. This is different from the majority of states, which instead allow a controller that obtains personal data from third party sources to respond to a deletion request by retaining such data but opting the individual out of processing activities that are not subject to a statutory exemption (such as fraud prevention or cybersecurity monitoring).


fpf.org/blog/the-garden-state-…



Alessandro De Nicola – Il Ducetto


L'articolo Alessandro De Nicola – Il Ducetto proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/alessandro-de-nicola-il-ducetto/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Concorso docenti 2024: domande prova scritta “a sorpresa” per tutti, non c’è un “paniere” di quesiti ufficiali


Le risposte dell’esperta di normativa Sonia Cannas:

> I bandi affermano “Ciascun quesito consiste in una domanda seguita da quattro risposte, delle quali solo una è esatta; l’ordine dei 50 quesiti è somministrato a ciascun candidato in modalità casuale, nel rispetto delle quantificazioni di cui al comma 3. Non si dà luogo alla previa pubblicazione dei quesiti”

> Pertanto, il Ministero non pubblicherà il “paniere” dei quesiti dal quale saranno poi estrapolati quelli della prova scritta.

@Scuola - Gruppo Forum

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SPACE YANTRA


Ho raggiunto via email gli Space Yantra nel bel mezzo del loro viaggio in Amazzonia per una chiacchierata, ecco cosa ne e venuto fuori. Di Andrea Parodi.

iyezine.com/space-yantra
@Musica Agorà

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DEAF – DEAF


In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo..

@Musica Agorà

iyezine.com/deaf-deaf

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MARK LANEGAN – SING BACKWARDS AND WEEP


Un libro, ricevuto in dono come regalo natalizio – in lingua originale inglese – che il vostro Reverendo ha avidamente e curiosamente divorato nel giro di poche settimane.
iyezine.com/mark-lanegan-sing-…
@L’angolo del lettore

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📌 Fino al 15 febbraio 2024 sarà possibile presentare sulla piattaforma #Unica la domanda per accedere alle agevolazioni per i viaggi di istruzione e per le visite didattiche, destinate alle famiglie con basso #ISEE.


GAZA. Ong internazionali contro i tagli dei fondi all’Unrwa: minacciano la vita di innocenti


Le Organizzazioni esortano i Paesi donatori a confermare il sostegno al lavoro vitale che l'Unrwa e i suoi partner svolgono non solo a Gaza. L'articolo GAZA. Ong internazionali contro i tagli dei fondi all’Unrwa: minacciano la vita di innocenti proviene

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COMUNICATO

Come organizzazioni umanitarie, siamo profondamente preoccupati per il fatto che alcuni dei maggiori donatori abbiano deciso di sospendere i finanziamenti all’Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione (UNRWA), il principale fornitore di assistenza per milioni di palestinesi a Gaza e nella regione, proprio nel momento in cui si sta verificando un rapido peggioramento della catastrofe umanitaria nella Striscia.

La sospensione dei finanziamenti da parte dei Paesi donatori avrà un impatto sugli aiuti salvavita per oltre due milioni di civili, di cui più della metà sono bambini, che dipendono dal sostegno dell’UNRWA a Gaza. La popolazione rischia di morire di fame, di affrontare una carestia e di essere colpita da epidemie, a causa dei continui bombardamenti indiscriminati di Israele e della privazione degli aiuti a Gaza.

Accogliamo con favore la rapida indagine dell’UNRWA sul presunto coinvolgimento di alcuni membri del personale delle Nazioni Unite negli attacchi del 7 ottobre. Siamo allibiti di fronte alla decisione sconsiderata di tagliare un’ancora di salvezza per un’intera popolazione proprio da parte di alcuni dei Paesi che avevano chiesto di intensificare gli aiuti a Gaza e di proteggere gli operatori umanitari mentre svolgono il loro lavoro. Questa decisione arriva mentre la Corte Internazionale di Giustizia ha ordinato un’azione immediata ed efficace per garantire la fornitura di assistenza umanitaria ai civili di Gaza.

152[1] membri del personale UNRWA sono già stati uccisi e 145 strutture UNRWA sono state danneggiate[2] dai bombardamenti. L’UNRWA è la più grande agenzia umanitaria a Gaza e il suo lavoro non può essere svolto da altre agenzie che operano a Gaza. Se le sospensioni dei finanziamenti non saranno revocate, rischiamo di assistere al completo collasso della già limitata risposta umanitaria a Gaza.

Si stima che siano oltre un milione gli sfollati palestinesi che si rifugiano[3] nei 154 centri di accoglienza dell’UNRWA o nei dintorni, per i quali l’agenzia e le organizzazioni umanitarie hanno continuato a lavorare in circostanze quasi impossibili per fornire cibo, vaccinazioni e acqua potabile. I Paesi che sospendono i fondi rischiano di privare ulteriormente i palestinesi della regione di cibo, acqua, assistenza e forniture mediche, istruzione e protezione.

Sollecitiamo i Paesi donatori a confermare il sostegno al lavoro vitale che l’UNRWA e i suoi partner svolgono per aiutare i palestinesi a sopravvivere a una delle peggiori catastrofi umanitarie dei nostri tempi. Li esortiamo a revocare le sospensioni dei finanziamenti, rispettare i loro doveri nei confronti del popolo palestinese e aumentare l’assistenza umanitaria per i civili in grave difficoltà a Gaza e nella regione.

Firmatari:

Save the Children

War Child Alliance

ActionAid

Norwegian Refugee Council

Diakonia

Oxfam

Première Urgence Internationale

Médecins du Monde France, Spain, Switzerland, Canada, Germany

Danish Refugee Council

Johanniter International Assistance

The Association of International Development Agencies – Aida

Humanity & Inclusion/ Handicap International (HI)

INTERSOS

CCFD-Terre Solidaire

International Council for Voluntary Agencies

Norwegian People’s Aid

Plateforme des ONG françaises pour la Palestine

Norwegian Church Aid

DanChurchAid

American Friends Service Committee

Caritas Internationalis

[1] UNRWA Situation Report #69 on the situation in the Gaza Strip and the West Bank, including East Jerusalem (all information from 23-24 January 2024, is valid as of 24 January 2024 at 22:30) [EN/AR] – occupied Palestinian territory | ReliefWeb

[2] UNRWA Situation Report #70 on the situation in the Gaza Strip and the West Bank, including East Jerusalem | UNRWA

[3] UNRWA Situation Report #69 on the situation in the Gaza Strip and the West Bank, including East Jerusalem (all information from 23-24 January 2024, is valid as of 24 January 2024 at 22:30) [EN/AR] – occupied Palestinian territory | ReliefWeb

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#70 #69


In Cina e Asia – Interrogatori "ingiustificati” per gli studenti cinesi negli Usa


In Cina e Asia – Interrogatori studenti
La Cina denuncia interrogatori “ingiustificati” per gli studenti cinesi negli Usa
Cina, un altra espulsione nel settore missilistico
Accordo Cina-Hong Kong sul riconoscimento reciproco delle cause civili e commerciali
Vietnam e Filippine siglano accordo sulla difesa marittima
L'ASEAN manderà assistenza umanitaria in Myanmar
Filippine, accuse reciproche tra Marcos e Duterte
Filippine, la CNN sospende le trasmissioni

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VIDEO JENIN. Soldati israeliani travestiti uccidono tre palestinesi all’ospedale Ibn Sina


I militari, armati di fucili con silenziatori, senza trovare alcuna resistenza, hanno giustiziato tre combattenti nella struttura sanitaria. L'esercito ha comunicato di aver trovato una pistola. Il Ministero della Sanità palestinese chiede all'ONU di prot

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Pagine Esteri, 30 gennaio 2024. Alle prime luci dell’alba circa 12 militari israeliani infiltrati hanno fatto irruzione all’ospedale Ibn Sina di Jenin. Il video registrato dalle telecamere di sorveglianza mostra il loro ingresso. Travestiti per sembrare arabi, con le tuniche tipiche maschili, con il velo da donna o con la divisa medica, hanno nascosto i fucili forniti di silenziatori tra gli abiti, in una sedia a rotelle e in una culla per neonati. Obiettivo del raid l’uccisione di tre combattenti palestinesi, uno dei quali precedentemente ferito e in degenza al terzo piano della struttura sanitaria.

Nonostante la versione delle forze armate israeliane parli dell’ospedale come di una base operativa di Hamas, i soldati non hanno trovato alcuna resistenza né all’ingresso della struttura né durante l’accesso ai vari piani e alle sale di ricovero. L’esercito ha pubblicato la fotografia di una pistola che uno dei tre combattenti, Mohammed Jalamneh, di 27 anni, avrebbe avuto con sé durante e che gli è stata “confiscata”. I militari, dopo le tre esecuzioni, sono usciti dall’ospedale e dal campo profughi senza difficoltà.

I tre palestinesi uccisi sono stati accusati, in un comunicato delle forze armate, di far parte di una cellula terroristica di Hamas e di essere in procinto di organizzare un attentato terroristico.

Le altre due vittime sono due fratelli, Mohammad e Basil Al Ghazawi. Quest’ultimo era rimasto ferito alcune settimane fa in un bombardamento israeliano.

pagineesteri.it/wp-content/upl…

Il Ministero della Sanità palestinese ha chiesto alle Nazioni Unite e alle organizzazioni per i diritti umani di garantire la sicurezza e la protezione delle strutture ospedaliere, delle ambulanze e del personale sanitario. Non è la prima volta che l’ospedale Ibn Sina è stato oggetto di un attacco da parte dell’esercito israeliano. In precedenti raid i militari avevano bloccato le ambulanze, circondato la struttura con i carri armati e ordinato al personale medico di lasciare l’ospedale uscendo con le mani alzate.

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Israele-Marocco: l’intesa per le relazioni commerciali passa dai territori occupati


Ieri nuovi raid del Fronte Polisario hanno preso di mira le basi marocchine nella regione di Amagli Dachra. L'attacco è una risposta all’aumento di presenza delle forze di occupazione e una prova di forza contro un apparato repressivo che guarda alle forz

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di Alessandra Mincone

Pagine Esteri, 30 gennaio 2024. Lunedì 29 Gennaio nuovi raid del Fronte Polisario hanno preso di mira le basi marocchine nella regione di Amagli Dachra, in risposta all’aumento di presenza delle forze di occupazione, provocando danni materiali e morti tra le fila dell’esercito marocchino. L’attacco è una prova di forza contro un apparato repressivo che guarda alle forze armate israeliane per attingere a nuovi strumenti di guerra, forti degli apparati giuridici e del consenso statunitense e non solo.

Negli ultimi anni, l’intesa tra Israele e Marocco ha favorito la stabilizzazione di un nuovo asse geo politico in ambito economico e militare nell’area del Medio Oriente e dell’Africa Subsahariana. Tutto è iniziato ufficialmente grazie all’adesione del Marocco agli Accordi di Abramo fortemente sostenuti dall’Amministrazione Trump, nell’ottica della normalizzazione dei rapporti diplomatici tra Israele ed Emirati Arabi Uniti in una funzione anti-iraniana; funzione non troppo nascosta nonostante la promozione di una fiorente cooperazione tra le parti e l’adozione di un’agenda strategica volta all’espansione degli ideali di pace nel Medio Oriente, per quanto si legge agli art.6 e art.7 del Trattato.

Nel dicembre 2020, l’allora presidente degli Stati Uniti aveva ottenuto la firma del Marocco solo dopo aver assecondato il riconoscimento della sovranità marocchina sui territori occupati del Sahara Occidentale, in barba ai tentativi delle Nazioni Unite di risolvere la disputa della “contesa” organizzando un referendum sull’indipendenza della Rasd (Repubblica democratica araba dei Saharawi).

Nell’estate del 2023 anche Israele ha legittimato l’occupazione marocchina nel Sahara, ma dopotutto la Monarchia di Rabat sembrava avere già messo da parte le ostilità culminate nel 2000, quando dopo lo scoppio della seconda intifada palestinese e del sostegno marocchino alla teoria di una soluzione a due Stati, erano state sospese le relazioni diplomatiche. Dopo la sigla degli accordi di Abramo, il Governo guidato dal PJD non aveva maturano alcuna influenza contro il Re Mohammad VI, ma anzi, al rifiuto di riconoscere lo Stato d’Israele, poiché “simbolo di incoraggiamento della violazione dei diritti del popolo palestinese”, il monarca aveva anteposto il divieto a organizzare manifestazioni popolari in solidarietà alla causa palestinese.

Dall’autunno del 2020 ad oggi, Israele e Marocco hanno siglato una trentina di memorandum d’intesa. A poco meno di un anno dalla formalizzazione delle relazioni, il Marocco si impegnava a concedere ad una società israeliana, la Ratio Petroleum, i diritti esclusivi per condurre attività di esplorazione in oltre cento chilometri quadrati al largo delle coste di Dakhla, città saharawi osteggiata dalla giurisdizione marocchina dal periodo di realizzazione della quinta fase del Muro della Vergogna, avutasi nel 1985. Nell’inverno del 2022 una seconda società israeliana, la NewMed Energy, firmava un accordo per l’estrazione e la produzione di gas naturale e petrolio al largo delle coste di Boujdour, altra città storicamente tra le più pescose del Sahara, e già sfruttata da numerose società europee grazie agli accordi sulla pesca tra Marocco-UE.

Nello stesso inverno, un altro settore che ha visto il rafforzamento tra investitori e banchieri marocchini e israeliani è stato quello dell’energia rinnovabile.

Proprio durante la Cop27 in Egitto, l’israeliana H2Pro, azienda produttrice di idrogeno verde, firmava un accordo da centinaia di migliaia di dollari di profitto con la società marocchina Gaia Energy: “una pietra miliare nelle relazioni marocchino-israeliane, dimostrazione del trionfo della cooperazione regionale sul cambiamento climatico e chiaro indicatore del ruolo chiave che l’innovazione può svolgere nella diplomazia” aveva dichiarato il CEO di H2Pro, Talmon Marco. Con il memorandum, iniziava il progetto di importazione della tecnologia israeliana finalizzato a produrre energia rinnovabile su un territorio già provvisto di turbine eoliche e pannelli solari fotovoltaici, stimando che già dal 2030 l’idrogeno potrà valere 1 dollaro al chilogrammo, competendo quindi sul mercato in qualità di elemento chimico più economico al mondo e in grado di disincentivare il ricorso ai combustibili fossili: “combinando la potenza delle risorse di energia rinnovabile di Gaia con la tecnologia di produzione di idrogeno verde efficiente ed economica di H2Pro, porteremo il Marocco e la nostra regione un passo più vicino a questa visione”, aggiungeva invece il CEO di Gaia Energy, Moundir Zniber.

Il Marocco, già da qualche anno vanta un titolo tra le eccellenze internazionali specializzate nell’installazione di impianti eolici e solari. Ma da quanto emerso aldilà del panorama dei processi di transazione ecologica decantati alla Cop27, finora garantisce un’autonomia energetica che non di rado viene riutilizzata in contesti estrattivi, come in quello dei giacimenti di fosfato saharawi. Ne è un esempio l’impianto eolico attivo a Foum el-Oued, città situata nella stessa regione della capitale El Aaiùn nel Sahara. L’impianto riesce da solo a rifornire l’energia necessaria al funzionamento della miniera più vasta del mondo, nella città di Bu Craa cioè sempre in Sahara.

L’operazione apparentemente ecologica, in realtà, sta svilendo le riserve di fosfati, che stando ai dati che riporta l’Osservatorio nazionale delle risorse saharawi, si prevedono in esaurimento entro i prossimi trecento anni. Così come anche l’estrazione intensiva di idrocarburi concessa nelle acque saharawi sta minacciando la vita sui fondali.

Ma uno degli elementi da cui si evince l’importanza a consolidare la partnership tra Israele e Marocco è senza dubbio quello che riguarda l’alleanza militare e la promozione dell’industria di armamenti.

Nel contesto della cooperazione per fronteggiare il fenomeno del terrorismo e arginare lo sviluppo delle relazioni militari nell’area di influenza iraniana, infatti, il Ministro della difesa Benny Gantz firmava nel 2021 un accordo quadro a Rabat, in previsione di un rafforzamento dei legami tra i servizi di intelligence israeliani e marocchini, dell’investimento comune per le spese militari e del coinvolgimento degli eserciti in addestramenti di difesa congiunti.

Secondo un rapporto rilasciato dal Dipartimento britannico per le imprese, datato 2014, la compravendita di armi tra Israele e Marocco ha origini che risalgono ancor prima agli Accordi di Abramo. Israele negli ultimi dieci anni avrebbe venduto sistemi di spionaggio e cyber guerra attraverso paesi terzi e in totale segretezza. A riprova di ciò, il Fronte Polisario rilasciava delle immagini satellitari già nel 2018, che premettevano la presenza di droni di fabbricazione israeliana nell’aereoporto di Dakhla, e denunciava l’utilizzo di velivoli targati israele contro gli obiettivi delle forze di difesa saharawi durante la ripresa delle ostilità tra le forze di occupazione marocchine e le forze di liberazione saharawi. L’alleanza militare non sarebbe una novità per il Polisario, che alla luce dei nuovi accordi bellici tra le due potenze, ricordava come il Regno del Marocco avesse già ottenuto il supporto di Israele nella costruzione del Muro militare e con l’invio di carri armati, come anche ammesso dal ricercatore dell’Istituto israeliano per le politiche estere regionali, Einat Levi.

Quella che gli americani avevano definito una normalizzazione dei rapporti diplomatici, è parsa in realtà una nuova alleanza di guerra tra il regime sionista e i regimi reazionari “in contrasto coi valori dei diritti umani e della democrazia”, aveva scritto l’attivista e giornalista investigativo marocchino Abdellatif El Hamamouchi.

Nel settembre 2022, il sito spagnolo Infodron informava dell’acquisto da parte del Marocco di centocinquanta droni VTOL WanderB e ThunderB dalla Bluebird aero system, società di progettazione e produzione di apparecchi per sistemi aerei tattici senza pilota, posseduta al 50% dall’IAI, l’Industria aeronautica israeliana. Il primo pacchetto di droni WanderB, ottenuto a un costo stimato di cinquanta milioni di dollari, era già stato testato nell’esercitazione militare della FAR ad Ourzazate nel 2019. Grazie alle componenti acquistate, lo sviluppo dei motori e di altre parti dei droni verrebbe ultimato in Marocco nell’ottica della costruzione di un’industria bellica locale. L’accordo tra i Ministri della difesa, prevedeva finanche la collaborazione dei due paesi nella realizzazione di un centro di ricerca coadiuvato. Sempre il sito Infodron, evidenziava anche l’acquisto nel 2021 dall’IAI di droni harops nel modello kamikaze, vale a dire aerei armati senza pilota che localizzano e attaccano i radar di droni nemici, per poi esplodere al momento dell’impatto, a un costo di circa 22 milioni di dollari.

Dalla rapidità con cui si sono sviluppati i rapporti militari dopo gli Accordi di Abramo, è emerso come il Marocco negli ultimi anni abbia espresso non una semplice passiva subordinazione verso le importazioni dall’industria bellica israeliana, piuttosto una vera e propria ambizione mirata a sviluppare progetti per la crescita di una propria industria della guerra. Tra il 2021 e 2022, con l’attuazione del decreto Legge 10.20 sui materiali e sulle attrezzature per la difesa e la sicurezza, le armi e le munizioni, il Regno del Marocco sanciva di fatto le basi giuridiche per inserirsi nella classifica dei futuri produttori e esportatori di armamenti. L’operazione marocchina, venduta nel quadro di una modernizzazione della difesa sostenibile e nel contrasto al traffico di armi illecite, si innalzerebbe in favore del principio di un’autonomia logistico-operativa in correlazione al bisogno dell’autosufficienza delle attrezzature per la difesa e la sicurezza nazionale dei paesi in via di sviluppo. La “politica dell’industria della difesa” (PID), viene definita dalla succitata Legge “la consacrazione di una volontà di emancipazione per la ricerca di una libertà d’azione” oltre che “l’alternativa appropriata alla tirannia dei limiti giuridici e delle restrizioni politiche che caratterizzano il commercio dei materiali di difesa e sicurezza”.

Gli investimenti sulle energie rinnovabili e non, e le affinità belliche tra Israele e Marocco, non rappresentano semplicemente lo sfondo geopolitico sul quale si muovono le resistenze palestinesi e saharawi, ma allo stato attuale esprimono una brutale escalation coloniale già tangibile a partire dalla Striscia di Gaza, da anni considerata un laboratorio di guerra a cielo aperto e dove alla catastrofe umanitaria si somma la catastrofe ambientale. Il recente studio prodotto dai ricercatori del Social science research network inglese, ha quantificato che i bombardamenti aerei unitamente all’invasione di terra a Gaza, abbiano provocato quasi trecentomila tonnellate di anidride carbonica in poco più di sessanta giorni dal 7 Ottobre, a esclusione di emissioni inquinanti difficilmente calcolabili come quelle di gas metano.

L’attacco del 29 gennaio da parte del Fronte Polisario alle basi marocchine nella regione di Amagli Dachra, risponde alla presenza delle forze armate marocchine, sempre più massiccia che echeggia come una sirena d’allarme per i prossimi genocidi sulle rive nord africane del mediterraneo.

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AFGHANISTAN – L’anno nuovo è iniziato nel sangue. Attentati dell’Isis a raffica


Nel primo mese del 2024, si è intensificata la frequenza degli attentati a Kabul. Molti sono stati rivendicati dallo Stato Islamico. La nuova escalation fa tremare il Paese. L'articolo AFGHANISTAN – L’anno nuovo è iniziato nel sangue. Attentati dell’Isis

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Di Valeria Cagnazzo

(foto di archivio – ABNA)

Pagine Esteri, 30 gennaio 2024 – Il 2024 è iniziato all’insegna della violenza in Afghanistan, dove in sole quattro settimane il numero di esplosioni e attacchi nella città di Kabul ha superato quello registrato nel 2023. Dall’ascesa dell’autoproclamato governo talebano, gli attacchi terroristici e gli scontri nel Paese si erano progressivamente ridotti. L’ emirato islamico dell’Afghanistan ha fatto della rinnovata sicurezza nel Paese uno dei motivi fondamentali della sua propaganda. Il primo mese del 2024, però, con l’intensificarsi delle violenze nella capitale a danno dei civili, lascia presagire un ulteriore deterioramento della situazione.

La prima esplosione si è verificata il 6 gennaio, nel distretto di Dash-e-Barchi, uccidendo due passeggeri, secondo altre fonti cinque, di un minibus e facendo almeno 14 feriti. Il giorno successivo, lo Stato Islamico ha rivendicato l’attentato. Il quartiere è abitato dalla comunità hazara, da sempre nel mirino del gruppo terroristico.

Il 9 gennaio, tre persone sono rimaste uccise e almeno quattro ferite nell’esplosione di un ordigno magnetico installato in un’automobile, nel 16° distretto di Kabul, nell’area di Alokhil. Il portavoce del Comando di Sicurezza della città in quell’occasione ha annunciato l’immediato arresto da parte della polizia del presunto responsabile.

Solo due giorni dopo, l’11 gennaio, nelle strade di Kabul è tornato a scorrere sangue. La mattina presto, una prima esplosione, di un ordigno collocato sotto a un’automobile, si era verificata vicino a una moschea nella città, senza fare apparentemente vittime. Poche ore dopo, una bomba è esplosa fuori da un centro commerciale, di nuovo nel quartiere hazara di Dash-e-Barchi, provocando 2 morti e diversi feriti. Quindici di loro sono stati portati nell’ospedale chirurgico per vittime di guerra della ONG Emergency nella città. In quell’occasione, l’ospedale ha attivato il protocollo delle mass casualties, come spiegato dal Country Director dell’organizzazione, Francesco Sacchi: “Il bersaglio di questi attacchi è la popolazione civile: i minibus che trasportano i lavoratori, i mercati… E mentre lo scorso anno per otto mesi di fila da marzo a ottobre non si erano registrati attentati, ora in meno di una settimana, dal 6 all’11 gennaio, ci sono stati quattro attacchi a Kabul. Fatti che preoccupano, sia per il numero che per la cadenza degli ultimi attacchi”.

Il 20 gennaio, a essere colpita è stata la provincia di Kunar: secondo le fonti governative, sarebbero morte tre persone e ferite sei. Il 25 gennaio un’altra esplosione, questa volta sarebbe stata registrata nei pressi dell’ambasciata russa di Kabul: avrebbe provocato la morte di due membri dello staff del consolato e diversi feriti. Il ministero degli Esteri dell’autoproclamato emirato islamico dell’Afghanistan ha espresso nella stessa giornata la sua forte condanna per l’attacco e l’impegno a rafforzare le misure di sicurezza nei confronti delle ambasciate internazionali.

E’ del 29 gennaio, infine, la notizia di un nuovo attentato, sempre nella città di Kabul, nella zona PD4. Secondo quanto dichiarato dall’ONG Emergency immediatamente dopo l’esplosione, già tre vittime sarebbero state ricevute nel suo ospedale di chirurgia di guerra, una di queste è un uomo severamente ferito al midollo spinale da una scheggia.

L’aumentata frequenza degli attacchi è un triste presagio per i prossimi mesi: nonostante il governo de facto dei talebani annunci nuove strategie per rafforzare la sicurezza nel Paese, l’intensificarsi della violenza rivela le intenzioni delle formazioni terroristiche presenti sul territorio, in particolare quelle dello Stato Islamico, rivale all’emirato talebano nel Paese: con i nuovi attentati rivendica una forza in espansione, soprattutto ai danni delle minoranze come quella hazara. La sua strategia del terrore sta tornando a far tremare il Paese. Pagine Esteri

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VERSIONE ITALIANA UE, LA COMMISSIONE EUROPEA ISTITUISCE UN UFFICIO PER LA AI E’ notizia di oggi che la Commissione Europe ha annunciato un nuovo pacchetto di misure a sostegno delle start-up e delle piccole e medie imprese nell’ambito dell’intelligenza artificiale che ha come obiettivo principale quello di sviluppare una AI affidabile e rispettosa delle norme …


ANCORA SUI PORTI: COME AVVIENE IL PASSAGGIO DELLE MERCI ILLEGALI (DROGA COMPRESA). DAL RIP ON/OFF AL CONTAINER “CLONE”


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L’allarme recentemente lanciato dal Belgio, nella sua veste di presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea, e l’accordo da questi ricercato in ambito europeo per rafforzare la sicurezza dei porti dell’intera #UE ha acceso i fari sulla situazione degli scali portuali europei e della merce illegale (dalla droga alle merci contraffatte) che attraverso essi raggiungono il continente e vengono al suo interno smerciate. Dell’argomento abbiamo dato conto sul blog, ma pare opportuno ritornarci per far comprendere gli aspetti operativi dell’attività di contrabbando e superamento delle barriere doganali da parte delle organizzazioni criminali.

I porti dell’UE sono infrastrutture cruciali per il trasporto di merci in tutta Europa e per garantire il buon funzionamento del mercato europeo. Tuttavia, vengono sfruttati anche per trasferire merci illegali nell’UE e sono vulnerabili all’infiltrazione di reti criminali. L’enorme volume di container movimentati ogni anno (ogni anno giungono nel porto di Genova o in quello di Trieste circa 2,8 milioni di container) e la bassa percentuale che può essere ispezionata fisicamente (nel 2021 per i principali porti Ue sono passate 3,5 miliardi di tonnellate di merci lecite. Nei porti italiani a fronte della movimentazione di circa 11 milioni e mezzo di contenitori “teu” solo tra il 2 e il 10% viene ispezionato fisicamente) rendono estremamente difficile il rilevamento delle merci illecite. Dato che molti attori pubblici e privati hanno accesso alle infrastrutture portuali e alle informazioni portuali, le opportunità di infiltrazione e facilitazione delle spedizioni illecite sono molteplici.

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Le reti criminali organizzano l’infiltrazione nei porti e coordinano le reti locali di addetti ai porti corrotti per organizzare il passaggio di container contenenti merci illecite nell’UE. Si affidano a reti mondiali con membri fidati o utilizzano fornitori di servizi dedicati. Funzionano in modo mirato, analizzando i dati privilegiati per selezionare le spedizioni di container che hanno meno probabilità di essere ispezionate e che sono organizzate da società di logistica dove hanno accesso ad attori corrotti.

I METODI: DAL RIP ON/RIP OFF AL CONTAINER “CLONE”

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Con riguardo alla droga, si pensi che il 90% della cocaina arriva via mare. Nel container Il metodo rip on/rip off è uno dei principali impiegati dai trafficanti. Nel porto di partenza, la droga è posta nel container in un luogo facilmente raggiungibile, per essere poi trasportata insieme alla merce da un destinatario/importatore legittimo, spesso ignaro della situazione. A destinazione è recuperata all'interno o all'esterno del porto dalle “squadre di estrazione”. Il metodo di commutazione più recente implica il trasferimento dello stupefacente da un container extra UE ad un altro container che ha meno o nessun rischio di essere controllato. Spesso gli stupefacenti vengono trasferiti in un contenitore intercomunitario trasportato da un paese dell'UE all'altro, poiché questi container vengono raramente controllati. Un'altra variante del metodo di commutazione è la clonazione di container. Questo metodo implica un contenitore pianificato per una scansione e un controllo tramite dogana. Quando il container è trasportato allo scanner, il container originale lascia il porto e viene sostituito da un container “clonato”, con lo stesso numero di registrazione di quello originale. Tutti questi modus operandi richiedono il sostegno degli addetti ai lavori operanti nel porto.

QUALI MISURE PREVENTIVE?


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Una delle misure più efficaci per colmare le lacune nel processo logistico è il principio dell’accesso ai dati e ai sistemi di database. La limitazione dell’accesso ai codici di riferimento dei container da parte delle società di logistica si è già rivelata una soluzione efficace contro questo Modus Operandi. Altre misure preventive che i porti e gli attori legati ai porti devono adottare includono la registrazione e la tracciabilità dell’accesso ai database ai dati sensibili, sistemi di allarme per rilevare irregolarità e maggiori controlli delle credenziali dei camionisti ai terminal per rafforzare le procedure di rilascio dei container. La circolazione di informazioni tra i vari porti europei può essere determinante per scoprire come agiscono le organizzazioni criminali, che trovano metodi nuovi per nascondere i carichi illegali, in particolare di stupefacente.

IL PROBLEMA DELLA CORRUZIONE
La corruzione è il fattore chiave per l’infiltrazione criminale nei porti, poiché i processi logistici svolti nei porti comportano la partecipazione di vari attori che possono essere presi di mira dalla corruzione. Le spese di corruzione possono raggiungere centinaia di migliaia di euro, con le tariffe più alte pagate agli anelli essenziali della catena estrattiva, spesso operatori di gru, progettisti o dipendenti che forniscono accesso alle informazioni tramite sistemi IT.

L’APPROCCIO COMUNE ALLA SICUREZZA DEI PORTI
Una risposta adeguata contro l’appropriazione indebita dei codici di riferimento dei container e di altri Modus Operandi per l’estrazione di droga richiede un approccio a livello europeo, compreso un approccio comune alla sicurezza dei porti e una più stretta cooperazione con i partner privati. I partenariati pubblico-privato possono offrire l’opportunità di scambiare informazioni tattiche e operative, identificare le vulnerabilità nelle procedure portuali a livello europeo e promuovere e implementare misure di sicurezza per colmare le lacune.

#EuropeanPortsAlliance #Alleanzaeuropeadeiporti



Elena Mazzoni* Il destino del termovalorizzatore di Roma è appeso ad una goccia...d'acqua La questione della scarsità della risorsa idrica preoccupa amm



Luigi De Magistris - Ho seguito con interesse il dibattito sul manifesto in vista delle prossime europee e da ultimo l’intervento di Michele Santoro. Consi


📣 #Maturità2024: Greco al Liceo classico, Matematica al Liceo scientifico, Economia Aziendale per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing”, Topografia per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territo…


FPF Announces International Technology Policy Expert as New Head of Artificial Intelligence


FPF has appointed international technology policy expert Anne J. Flanagan as Vice President for Artificial Intelligence (AI). In this new role, Flanagan will lead the privacy organization’s portfolio of projects exploring the data flows driving algorithmi

FPF has appointed international technology policy expert Anne J. Flanagan as Vice President for Artificial Intelligence (AI). In this new role, Flanagan will lead the privacy organization’s portfolio of projects exploring the data flows driving algorithmic and AI products and services, their opportunities and risks, and the ethical and responsible development of this technology.

Flanagan joins FPF with almost 20 years of experience in international strategic technology governance and development. She has a proven track record of bringing together stakeholders worldwide, including businesses, governments, academics, and civil society organizations, to co-design policy frameworks that address our time’s most intractable technology policy issues.

“Anne is a true leader of efforts to establish policies and standards for emerging technologies,” said Jules Polonetsky, CEO of FPF. “The vast amounts of data that enable AI and the myriad uses are creating some of the most exciting opportunities for progress, but also some of the gravest risks the world has faced. We’re eager for Anne to build on FPF’s extensive current portfolio of AI projects and open up new initiatives.”

As Deputy Head of Division for Telecommunications Policy & Regulation at the Department of Communications, Climate Action, and Environment in Ireland, Flanagan was responsible for developing Ireland’s technical policy positions and diplomatic strategy regarding EU legislation on telecommunications, digital infrastructure, and data. She represented Ireland in the EU Digital Single Market Strategic Group at the European Commission and the Working Party on Telecommunications and Information Society at the Council of the European Union. Flanagan also played a crucial role in the EU’s early approach to AI governance, contributing to the foundational work on the EU’s Digital Single Market.

Since moving to the U.S. in 2019, Flanagan has held several senior positions in technology policy, including at the World Economic Forum’s Centre for the Fourth Industrial Revolution and, most recently, Reality Labs Policy at Meta Platforms Inc. In all of these senior roles, her research and expertise has helped technology business leaders shape responsible and sustainable technology development.

“I have seen global leaders, from governments to CEOs, struggle with developing AI in an ethical and responsible manner,” said Flanagan. “This is complicated by the unprecedented speed in AI innovation and an intersection with other emerging technologies and policy issues. As we think about managing AI, human centricity needs to be at the forefront of any approach, and therefore, the importance of data stewardship becomes vital. I’m excited for this opportunity at such a distinguished organization as the Future of Privacy Forum, where these concerns are already front and center. I look forward to working towards building sustainable and trustworthy policy solutions with diverse stakeholders globally.”

Since 2015, FPF has worked with corporate, civil society, and policy stakeholders to develop best practices for managing risks posed by AI and has worked to assess whether data protection practices such as fairness, accountability, and transparency are sufficient to answer the ethical questions they raise. More recently, FPF explored the challenges and responsible applications regarding AI in the workplace with its 2023 Best Practices for AI and Workplace Assessment Technologies and updated its 2020 report, The Spectrum of Artificial Intelligence and accompanying Spectrum of Artificial Intelligence Infographic. Additional FPF AI projects include Automated Decision-making Under the GDPR, Generative AI for Organizational Use: Internal Policy Checklist, Unfairness By Algorithm: Distilling the Harms of Automated Decision-Making and more.

Flanagan holds a Masters in Economics and Political Science from Trinity College Dublin, a Masters in International Relations from Dublin City University, and a Masters of Business Administration from Trinity College Dublin. A former appointee to the UK Government’s International Data Transfers Expert Council, Flanagan is also a Member of the Board of Advisors of the Innovation Value Institute (IVI) at Maynooth University and a recognized Woman Leader in Data and AI at WLDA.tech.


fpf.org/blog/fpf-announces-int…

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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Se la (dis)informazione è arma di una guerra ibrida. L’opinione del gen. Tricarico


Ho ripreso a leggere il Corriere della Sera, di cui ero fedelissimo, solo quando anni fa sparì o quasi dal quotidiano milanese la firma di Andrea Purgatori, un giornalista che non passava giorno che non inventasse di sana pianta qualcosa sulla tragedia di

Ho ripreso a leggere il Corriere della Sera, di cui ero fedelissimo, solo quando anni fa sparì o quasi dal quotidiano milanese la firma di Andrea Purgatori, un giornalista che non passava giorno che non inventasse di sana pianta qualcosa sulla tragedia di Ustica, giungendo alla fine a firmare ben trentadue versioni diverse sulla dinamica e sulle cause dell’attentato al DC9 Itavia del 27 giugno 1980. Mettendo nel contempo a punto un colossale imbroglio ai danni della verità, oltre che del cittadino, delle istituzioni e non ultimo, dell’erario.

Non sono invece un lettore assiduo de Il Fatto Quotidiano e tuttavia, la stima per il suo fondatore Antonio Padellaro e la indubbia postura di giornalista che non fa sconti, sistematicamente documentato e credibile sui vari dossier di Marco Travaglio non possono insieme annullare l’incredibile sortita di Giampiero Calapà, il quale, in un articolo pubblicato il 27 gennaio dal titolo: “Crosetto segreto: ‘Putin vince e attacca i Baltici. Poi Trump…”, ha messo infila una serie di variopinte falsità a carico del ministro della Difesa, accusato in buona sostanza di sostenere a porte chiuse tesi e visioni in netta contrapposizione a quelle manifestate pubblicamente, anche in campo internazionale.

In altri termini, se all’epoca cancellai il Corriere della Sera dalle mie letture per le motivazioni legate alla mendacia di Purgatori, oggi stessa sorte mi sembra dover indicare per Il Fatto Quotidiano a causa degli scoop del meno noto ma ugualmente caratterizzato Calapà.

Più nel concreto, ho letto l’articolo de Il Foglio (che ha potuto ascoltare l’audio dell’evento), e ho avuto la possibilità di riscontrare da fonti terze, e personalmente dagli organizzatori dell’evento al Grand Hotel, che nulla, ma veramente nulla, di quanto attribuito al ministro della Difesa corrispondeva a verità; la sciatteria dell’estensore balzava addirittura agli occhi, seppure ve ne fosse stato bisogno, da quel “chat house” detto e ripetuto al posto di “Chatham House”, per certificare il carattere di riservatezza dell’evento organizzato da Ernst and Young.

Non vale la pena entrare nel merito della questione (il falso è falso), quanto invece riflettere su come sia possibile che certo giornalismo sia sceso a questi livelli.

Mi sentirei di paragonare lo scivolone de Il Fatto all’incredibile chiamata alle armi contro il governo di Marcello Degni, il magistrato contabile collocato dal PD presso la Corte dei Conti.

In quella circostanza Elly Schlein si guardò bene dal censurare il comportamento riprovevole di un “suo uomo”, innescando forti sospetti se non la certezza, che distaccare propri uomini presso le istituzioni dello Stato equivalesse a continuare a contare sulla loro militanza attiva, in costanza di fedeltà al partito e, se necessario, di infedeltà al mandato istituzionale.

Esprimere riprovazione dal Nazareno per il comportamento di Degni sarebbe equivalso a sconfessare pubblicamente se stessi, ossia l’obbligo della militanza, la linea della sola fedeltà al partito, ad ogni costo.

Tornando a Il Fatto, se Marco Travaglio non dovesse sanzionare in qualche maniera Calapà o addirittura continuasse a tacere sull’argomento, commetterebbe lo stesso errore di Schlein, dando purtroppo la sgradevole ma incontrovertibile sensazione che il giornalismo – certamente il suo – venga ormai praticato nell’inosservanza e forse nel disprezzo, dei principi cardine ed irrinunciabili della deontologia professionale.

Non comprendendo – e questo è lo strano che unisce ancora una volta la politica politicante a certo giornalismo – che, non essendo gli italiani degli sprovveduti, l’effetto boomerang non tarderà a palesare i suoi risultati.

Se oggi dovessi spiegare a qualcuno il significato della dizione “eterogenesi dei fini” non avrei dubbi nel farmi assistere dall’esempio decisamente calzante dell’articolo su Crosetto; spiegando che il quotidiano, ricorrendo come nel caso di Calapà ad ogni mezzo, leggasi mistificazione, falsità e fantasiose invenzioni, pur di affermare la linea editoriale, provocherà esattamente l’effetto contrario, una semplice alzata di spalle da parte di chi doveva essere inchiodato alle proprie responsabilità.

Con buona pace per il ruolo della stampa a guardia della democrazia ed a tutela dalla degenerazione del potere.

Non sarei stupito se proprio un’alzata di spalle fosse, quantomeno in prospettiva, la reazione di Crosetto e degli altri esponenti di governo più impegnati nella compagine che gli italiani hanno votato. E se non lo fosse, da cittadino, da elettore e soprattutto da servitore pluridecennale dello Stato, la reclamerei a gran voce rispetto al comportamento di certa stampa che sembra aver smarrito ogni giorno di più la propria funzione.


formiche.net/2024/01/se-la-dis…




VERSIONE ITALIANA UK, TELECAMERE PER IL RICONOSCIMENTO FACCIALE INSTALLATE NEI DISTRETTI SVANTAGGIATIIn Inghilterra la Southern Co-op, utilizza le telecamere con riconoscimento facciale nelle sue 34 filiali che sono distribuite in diversi quartieri tra i quali 14 ritenuti “a basso reddito”. Il professor Pete Fussey, direttore del Centro per la ricerca sull’informazione, la sorveglianza e la …


Reti criminali ad alto rischio. Offensiva di Europol e delle forze di polizia di 17 paesi contro le organizzazioni nigeriane


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Tra il 7 e il 9 dicembre 2023 #Europol ha coordinato una massiccia operazione internazionale contro le reti criminali nigeriane attive nell' #UE ed in ambito internazionale, anche grazie a 16 partner provenienti da quattro continenti, che hanno unito le forze per combattere le #reticriminalinigeriane responsabili di una moltitudine di gravi crimini.
Si è trattato di una operazione internazionale senza precedenti, che ha visto impegnate forze dell'ordine di tutta Europa, Africa, Sud America e Nord America per un totale di 468 funzionari ed agenti che hanno preso parte alla giornata di azione.
La repressione ha preso di mira i criminali nigeriani responsabili di reati come il contrabbando e la distribuzione di droga, la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, la frode, il contrabbando illegale di rifiuti e il riciclaggio di denaro.
I risultati dell'operazione includono tra l’altro 15 persone arrestate e la individuazione di 18 vittime o potenziali vittime della tratta di esseri umani, mentre sono stati monitorati 398 voli e 13 porti e altri valichi di frontiera
Le reti criminali nigeriane sono note per la tratta di esseri umani e una serie di frodi, ma negli ultimi anni hanno anche guadagnato un forte punto d'appoggio nel traffico di droga in diversi mercati dell'UE, essendo i trafficanti di droga nigeriani particolarmente attivi nel trasporto e nella distribuzione sia di cocaina che di eroina.
Uno dei modus operandi più comunemente osservati per il trasporto di stupefacenti all'interno e all'esterno dell'UE è quello aereo. I corrieri della droga provenienti sia dalla Nigeria che dall'UE fanno viaggi frequenti e contrabbandano droghe sulla loro persona, in genere ingerite, nascoste nelle cavità del corpo o nascoste nei bagagli.

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Inoltre, il quadro di intelligence messo insieme dalle forze dell'ordine internazionali mostra che le reti criminali nigeriane coordinano gran parte del traffico di anfetamine. Questi farmaci vengono solitamente spediti dai paesi africani attraverso l'UE verso destinazioni asiatiche o australiane. Per garantire che i corrieri della droga o le vittime della tratta di esseri umani rimangano sotto il loro controllo, i boss applicano misure come gravi minacce, l'uso di violenza estrema o l'intimidazione con oscure pratiche religiose.

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In genere, le reti criminali nigeriane sono ben organizzate con una gerarchia quasi miliziana. Con la promessa di protezione e potere, le società segrete (note come confraternite o cults) reclutano nuovi membri. Queste società segrete sono talvolta chiamate confraternite. Queste organizzazioni criminali sono state istituite in tutto il mondo e fungono da spina dorsale del crimine organizzato nigeriano.
Durante la fase d'azione, nel dicembre 2023, Europol ha ospitato un centro operativo per coordinare le attività internazionali e effettuare controlli incrociati con la sua banca dati. L'INTERPOL ha supportato l'azione con un analista presso il centro di coordinamento e un team che ha effettuato controlli incrociati a distanza delle banche dati di tutte le organizzazioni e ha fornito competenze sul campo.

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L'attività di contrasto su larga scala è stata sostenuta da @ON, una rete operativa finanziata dal Fondo Sicurezza interna (ISF) dell’Unione Europea, creata per contrastare i gruppi criminali e le forme gravi di criminalità organizzata di stampo mafioso. La rete #@ON si concentra sulle priorità dell'UE in materia di criminalità organizzata delineate nel ciclo programmatico dell'UE. Ricordiamo che la rete operativa @ON ha l’Italia tra i suoi protagonisti; la nostra nazione è rappresentata dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia) in qualità di Project Leader. L’ azione operativa della quale abbiamo raccontato, della durata di due anni, faceva parte del piano d'azione operativo prioritario dell'#EMPACT "Reti criminali ad alto rischio" ed era guidata da Svezia e Belgio.



Dal 1948, dalla Nakba, le Nazioni Unite hanno creato un'agenzia, l UNRWA, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) che ha



di Marco Bersani, Attac Italia e Cadtm Italia - articolo pubblicato su il manifesto del 17 gennaio 2023 per la Rubrica Nuova Finanza Pubblica - “Se mi si c


#NoiSiamoLeScuole questa settimana è dedicato all’ISI Sandro Pertini di Lucca che ha attivato nuovi corsi per contrastare la dispersione scolastica e all’IIC Niccolò Pisano di Marina di Pisa, che sarà demolito e ricostruito secondo criteri di una did…


#laFLEalMassimo – Episodio 112: Regole Stringenti e Formalità Burocratiche


Come sempre in apertura ricordo il sostegno di questa rubrica al popolo ucraino ingiustamente e ingiustificatamente aggredito dalla follia espansionista russa che minaccia la libertà di tutte le società aperte del mondo libero. Venendo alle faccende di ca

Come sempre in apertura ricordo il sostegno di questa rubrica al popolo ucraino ingiustamente e ingiustificatamente aggredito dalla follia espansionista russa che minaccia la libertà di tutte le società aperte del mondo libero.

Venendo alle faccende di casa si parlato molto dell’abbassamento dei limiti di velocità nel comune di Bologna, dividendosi come sempre in fazioni ideologiche con scarsa attenzione ai fatti e alle valutazioni quantitative.
Sul tema un articolo de lavoce.info titola in modo abbastanza esplicito “Zone 30, un dibattito senza dati” per sostenere che le analisi svolte e le valutazioni convenienza sono basate su un set informativo inadeguato e insufficiente.

Ma non si può condannare troppo un’amministrazione locale, magari mossa da lodevoli intenti secondo si sostenitori della misura o più interessata o interessata a fare cassa con le multe secondo i detrattori.

Come sempre avviene in questo paese il problema è culturale e risiede nell’ingenua illusione che la soluzione dei problemi possa venire dall’introduzione di regole più restrittive ignorando colpevolmente che l’elefante nella stanza risiede nel modo in cui queste vengono fatte rispettare e di quanto sia semplice o conveniente infrangerle.

Non funzionano le restrizioni all’uso dei contanti o le infinite nuove regole fiscali, spesso in contraddizione le une con le altre, perché spesso si tratta appunto di norme di facciata, di messe in piedi per apparire formalmente adempienti a questa o quella istanza dei propri sostenitori o qualche normativa sovranazionale. Troppe regole troppo stringenti sono il sogno bagnato di burocrati e oppressori e l’incubo dei cittadini liberi.

Una società civile e moderna dovrebbe avere poche regole semplici e meccanismi adeguati che ne salvaguardino il rispetto. L’alternativa è semplice demagogia, captatio benevolentiae e maldestro tentativo gattopardiano cambiamento tutto affinché nulla cambi.

youtube.com/embed/9GnY9raGZ6s?…

L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 112: Regole Stringenti e Formalità Burocratiche proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Giornata della protezione dei dati: il 74% degli esperti afferma che le autorità di protezione dei dati continuerebbero a rilevare "violazioni rilevanti" nella maggior parte delle aziende noyb ha condotto un'indagine tra oltre 1000 professionisti della protezione dei dati che lavorano in aziende europee DPO Survey Header


noyb.eu/it/data-protection-day…

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INCONTRO TRA IL COMANDANTE GENERALE DEI CARABINIERI ED IL CAPO DELL’UFFICIO DI COORDINAMENTO STATUNITENSE TRA ISRAELE ED AUTORITÀ PALESTINESE


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Avevamo parlato della richiesta degli Stati Uniti di avere distaccati due ufficiali dell’Arma dei carabinieri presso l'Ufficio del coordinatore della sicurezza degli Stati Uniti per Israele e l'Autorità palestinese qui => noblogo.org/cooperazione-inter… .
In questi giorni il coordinatore della sicurezza degli Stati Uniti per Israele e l'Autorità palestinese, il tenente generale Michael R. Fenzel dello US Army (Esercito americano) è stato a Roma per incontrarsi con il Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi, Comandante Generale dei carabinieri.
L’Ufficio del Coordinatore è stato istituito nel marzo 2005. L'USSC (così in sigla) è una agenzia governativa statunitense si coordina con il governo di Israele e l'Autorità palestinese per rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza, guida gli sforzi della coalizione nel consigliare l'Autorità Palestinese sulla riforma del settore della sicurezza e raccomanda opportunità alle nazioni e alle organizzazioni internazionali per la contribuizione allo sviluppo di un settore della sicurezza palestinese che si renda autosufficiente. Nonostante il nome, in realtà si tratta di un team internazionale e interagenzia, con sede a Gerusalemme.
La nostra nazione, attraverso l’ #Armadeicarabinieri, collaborando con l’Ufficio del Coordinatore statunitense fornirà il proprio ausilio nella risoluzione del conflitto in atto tra israeliani e le milizie di Hamas.
Nella tabella sottostante una sintesi dell’attività svolta all’estero dall’Arma




LISA: parte la missione che studierà le onde gravitazionali dallo spazio l reccom.org

"LISA rileverà, in tutto l’Universo, le increspature nello spaziotempo causate dalla collisione di enormi buchi neri al centro delle galassie. Ciò consentirà agli scienziati di risalire alla loro origine, di tracciare il modo in cui crescono fino a diventare milioni di volte più massicci del Sole e di stabilire il ruolo che svolgono nell’evoluzione delle galassie."

reccom.org/lisa-missione-studi…



VERSIONE ITALIANA GERMANIA, I TEDESCHI VALUTANO LA POSSIBILITA’ DI ASTENERSI DAI NEGOZIATI FINALI SULL’AI ACTIn Germania relativamente alla legge europea sull’intelligenza artificiale si è aperto un dibattito. Il Ministero del Digitale, guidato da Volker Wissing, sta spingendo per astenersi dal voto, mentre il Ministero della Giustizia, guidato da Marco Buschmann, e il Ministero dell’Economia, guidato …


CATTURA DI LATITANTE A SANTO DOMINGO. LA SUA BANDA DI TRAFFICANTI DI COCAINA IN ITALIA PROTAGONISTA DI UNA STORIA “NERA”


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Una storia che tratta di traffico di cocaina dal Centro America alla Liguria mediante ingestione di ovuli, della morte del corriere a causa della apertura di uno degli ovuli ingeriti all’interno del suo corpo e della cinica sezione del suo cadavere per recuperare lo stupefacente da parte della banda che aveva organizzato il viaggio, con l’abbandono del corpo in una zona boschiva. Non è la trama di un romanzo “nero”, ma la cruda realtà di un episodio maturato alla Spezia e che ha avuto l’epilogo con la cattura dei trafficanti, l’ultimo dei quali arrestato nella Repubblica Domenicana un paio di giorni fa, grazie alla collaborazione tra i carabinieri spezzini (che hanno condotto le indagini), il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno, nonché la Policìa Nacional di Santo Domingo, che ha eseguito il mandato di cattura internazionale, anche in virtù del trattato di estradizione tra l’Italia e la Repubblica Dominicana sottoscritto ad inizio 2023.

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I fatti come è stato possibile per gli inquirenti ricostruirli a conclusione della vicenda: siamo ad inizio 2022 ed un cittadino venezuelano del 1952 viene convinto da tre cittadini di nazionalità dominicana ed ecuadoregna dimoranti alla Spezia ad effettuare un “viaggio della speranza” trasportando interna corporis più di un kilogrammo di cocaina in ovuli. Fondamentale è però calcolare la quantità di droga e la durata del viaggio aereo, per consentire la evacuazione degli ovuli: in questo caso (così come purtroppo è avvenuto in altre circostanze) il quantitativo eccessivo di cocaina ingerita dal corriere provoca complicazioni che conducono alla sua morte dopo essere giunto in Liguria. I mandanti non si danno per vinti: sezionano il cadavere, recuperano gli ovuli e abbandonano il corpo in una località remota boscosa. Il casuale ritrovamento del cadavere fa scattare le indagini, che conducono ad individuare la banda ed alla emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque soggetti di origine sudamericana gravitanti sulla Spezia.

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Quattro degli indagati venivano catturati, mentre un quinto si dava alla latitanza, prima a Barcellona, poi riparando nella nazione di origine, finché – finalmente localizzato – un paio di giorni fa è stato arrestato nella Repubblica Domenicana.



Giorno della Memoria, a Bologna le prove generali della sopraffazione


Piccolo fatto locale emblematico di un grande problema nazionale. Ieri, a Bologna, ho partecipato ad un convegno sull’antisemitismo organizzato dai presidenti del Museo ebraico e della Comunità ebraica locali. Doveva esserci il sindaco del Pd, ma non c’er

Piccolo fatto locale emblematico di un grande problema nazionale. Ieri, a Bologna, ho partecipato ad un convegno sull’antisemitismo organizzato dai presidenti del Museo ebraico e della Comunità ebraica locali. Doveva esserci il sindaco del Pd, ma non c’era. Doveva esserci il rettore dell’Alma Mater, ma non c’era. C’era, invece, un consistente presidio di forze dell’ordine a difesa dei relatori e del pubblico e c’era un manipolo dei collettivi universitari con megafono e striscione. Sullo striscione, la scritta “Il nuovo genocidio è in Palestina…resistenza fino alla vittoria”. Dove la vittoria coincide con la cacciata degli ebrei dal Medio Oriente.

Due considerazioni. La prima. A nessun filo istraeliano verrebbe in mente di andare a contestare un convegno organizzato da organizzazioni filo palestinesi, per i filo palestinesi è invece naturale contestare i filo israeliani e tentare di ridurli al silenzio. Accade un po’ ovunque a livello nazionale ed internazionale, ma a Bologna, dove la sinistra gruppettara e massimalista è sempre stata coccolata dalle autorità accademiche e cittadine, accade un po’ più che altrove. Forse sbagliando, immagino, e questa è la seconda considerazione, che sia stato per questo motivo che il sindaco Matteo Lepore e il Magnifico Rettore Giovanni Molari ieri abbiano preferito non metter piede né faccia in un contesto che secondo lo spirito di fazione imperante è un contesto “ebraico”.

È stato un peccato, perché la sala dello Stabat Mater dell’Archiginnasio era gremita. È stato un peccato, perché le relazioni del professor Asher Colombo dell’Istituto Cattaneo e di Emanuele Ottolenghi della Fondation for Defence of Democracy di Washington sono state molto interessanti. Interessanti e rivelatrici. Dal sondaggio tra gli studenti universitari di tre grandi atenei del Nord Italia illustrato dal primo e dai dati raccolti nei campus e nella società americana dal secondo emergono verità incontrovertibili: l’antisionismo è molto spesso il frutto dell’antisemitismo, è un sentimento che oggi caratterizza la sinistra estrema persino più dell’estrema destra, non ha nulla a che vedere con la sproporzione della reazione israeliana al pogrom del 7 ottobre: preesisteva tale e quale; i bombardamenti su Gaza gli hanno solo dato voce e, nella logica di chi ne è avvinto, lo hanno legittimato.

In rappresentanza del sindaco di Bologna, un assessore ex grillino oggi Pd, Massimo Bugani, ieri ha fatto un discorso fumoso all’insegna del vogliamoci bene. Appariva piuttosto chiaro che i suoi interlocutori ideali non si trovavano in sala, ma erano quelli assembrati fuori dal palazzo.

È stato solo un piccolo fatto locale, certo. Ma forse non è sbagliato leggerlo come la prova generale di quel che accadrà domani, Giorno della Memoria, a livello nazionale.

Formiche.net

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Operazioni multidominio nello Spazio. Ecco l’accordo Covi-Asi


L’ampiezza geografica disegnata dagli impegni fuori area delle Forze armate, nonché la dinamicità e la mutevolezza degli attuali scenari geostrategici, richiedono servizi spaziali sempre più moderni e diversificati. Questa la ragione dietro la firma di og

L’ampiezza geografica disegnata dagli impegni fuori area delle Forze armate, nonché la dinamicità e la mutevolezza degli attuali scenari geostrategici, richiedono servizi spaziali sempre più moderni e diversificati. Questa la ragione dietro la firma di oggi di un Accordo operativo tra il generale Francesco Paolo Figliuolo, comandante del Comando operativo di vertice interforze (Covi) e Teodoro Valente, presidente dell’Agenzia spaziale italiana che fa seguito all’accordo quadro siglato il 10 novembre 2022 tra il ministero della Difesa e l’Asi per la collaborazione nell’ambito delle attività spaziali mediante la realizzazione di studi di comune interesse. Come sottolineato dal generale Figliuolo, “le ormai ineludibili telecomunicazioni satellitari e i prodotti di osservazione della terra consentono ai comandanti di esercitare le proprie funzioni con maggiore tempestività ed efficacia, ma anche al Covi di assicurare unicità di comando e processi decisionali rapidi, corti e flessibili”. Secondo il presidente Valente “questo accordo costituisce un rafforzamento della collaborazione strategica tra l’amministrazione Difesa e l’Agenzia introducendo nuove modalità di cooperazione su temi spaziali nell’ottica della dimensione sempre più operativa e interconnessa del dominio Spazio”.

L’Accordo prevede la collaborazione tra le due parti sulle tematiche delle infrastrutture spaziali operative, l’addestramento e lo svolgimento di operazioni satellitari coordinate, lo studio di sistemi operativi di terra interoperabili civili, duali e militari, con l’obiettivo di condividere dati, prodotti e decisioni sulle operazioni spaziali. “Il settore spaziale è, oggi, sempre più centrale e interconnesso ai territori legati alla Difesa, alla sicurezza dei cittadini e degli interessi del nostro Paese”, ha spiegato Valente, a cui ha fatto eco anche il generale Figliuolo: “. La firma di questo accordo contribuisce a rafforzare il valore della connotazione interagenzia del Covi che, con il supporto dell’Asi, si estende anche nella dimensione spaziale”. Il documento prevede, inoltre, lo studio della collaborazione nell’ambito delle capacità di interoperabilità orbitali nonché la cooperazione su operazioni spaziali di comune interesse anche o solo per motivi addestrativi e di standardizzazione delle operazioni.

Per lo svolgimento di tutte le attività siglate nell’intesa, sarà costituito un Gruppo direzione operazioni (Gdo), composto da due rappresentanti per ciascuna parte, nominati rispettivamente dal comandante del Covi e dal presidente di Asi, con i compiti di organizzare e sovraintendere lo svolgimento e l’applicazione dell’accordo. Il gruppo nominerà al suo interno un presidente, nel rispetto del principio dell’alternanza, su base annuale. I membri avranno mandato di durata biennale, svolgeranno i loro compiti a titolo gratuito e senza corresponsione di alcun gettone di presenza, compenso, rimborso o altro emolumento. Fondamentale in questo quadro sarà anche la collaborazione del Comando delle operazioni spaziali, dipendente dal Covi, guidato dal generale Luca Monaco, che contribuisce efficacemente alla creazione della Joint operational picture, che permette di abilitare il ruolo del comandante del Covi a comandante delle operazioni multi-dominio (terra, mare, aria, cyber e spazio).


formiche.net/2024/01/operazion…



DEAF - DEAF


Il disco è una bomba di 11 tracce, in generale della durata di poco più di un minuto, ma con qualche pezzo di due o tre minuti. In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo, con evidenti incursioni talvolta nel metal classico e talvolta nel punk. Il tutto con una scelta di suoni esemplare, che non dà spazio a trigger o chitarre boiler come purtroppo va di moda nel genere oggi, ma con un bel tripudio di valvole e dinamica! Il disco è tutto registrato in analogico, e ci trovo alcune affinità col sound di Prank degli Antares ( disco eccezionale di quello che per me è il miglior gruppo italiano in attività) nonostante il genere diverso. @Musica Agorà

iyezine.com/deaf-deaf

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I “civili” Stati Uniti assassinano il “tarlo” Kenneth Smith l Fronte Ampio

«Nei "civili" Stati Uniti, però, la domanda che si pone "l’opinione pubblica" non è se sia civile e umano per uno stato ordinare l’assassinio di un uomo ma semplicemente se, usando l’azoto come strumento di morte, lo stato "ti ucciderà in un modo conforme al requisito costituzionale che non sia crudele e non sia tortura".»

fronteampio.it/i-civili-stati-…



VERSIONE ITALIANA USA, BIDEN UN ORDINE ESECUTIVO PER FERMARE L’ACCESSO STRANIERO AI DATI SENSIBILI DEGLI AMERICANI L’amministrazione del Presidente USA Biden sta prendendo provvedimenti per limitare l’accesso dei governi stranieri ai dati personali degli americani nel caso in cui questo accesso potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale. Un funzionario e un ex funzionario statunitensi …


New chat control gate leak: Intelligence-industrial network suggests undermining encryption for other purposes than CSAM


„Follow the money“ has published lobby documents produced by surveillance-tech provider Thorn, some of which the EU Commission had tried to hide from the public. EU Internal Affairs Commissioner Johansson … https://www.ftm.eu/articles/ashton-kutcher-s-an

„Follow the money“ has published lobby documents produced by surveillance-tech provider Thorn, some of which the EU Commission had tried to hide from the public. EU Internal Affairs Commissioner Johansson teamed up with a network of foreign organisations to propose mandatory scanning of any private message and chat for suspicious content, including by undermining the secure end-to-end encryption of popular messaging apps. The leaked documents cast doubt over the assertions made to defend the EU‘s chat control CSAR bill. Patrick Breyer, Member of the European Parliament for the Pirate Party and most prominent opponent of chat control, comments:

„In the course of the chat control gate we discovered that a foreign intelligence-industrial complex is behind the EU Commission’s attempt to destroy the privacy of correspondence and secure encryption. Even today the Commission is obstructing the reconstruction of the truth about this scandal by withholding evidence. The LIBE Committee is still trying to get hold of documents. We can tell from the latest disclosures that Thorn’s lobby documents don’t contan any intellectual property at all, but are withheld because their content is politically inopportune to the Commission’s chat control surveillance scheme.

Configuring the scanning AI to an accuracy of 99.9% is totally unrealistic, as Big Sister Johansson knows very well. Only in December she publicly acknowledged that no more of 25% of the personal communications disclosed by chat control scanners are found to be criminally relevant by the police. We thus observe 75% of false positives in practise, not 0.1%. Nothing in the Commission’s own chat control proposal requires a 99.9% reliability of scanning algorithms. Industry would be free to use the current algorithms that flood our police with mostly legal intimate photos.

We now know Thorn lobbies against requirements for their flawed technology, discrediting regulation as „overly prescriptive“. In the European Parliament we are pushing to require independent and publicly accessible audits of any technology used. Anyway, no technology can reliably distinguish consensual sexting from sharing CSAM, resulting in the mass criminalisation of teenagers.

Where Thorn and the Commission advocate for undermining secure encryption by turning our smartphones into bugs, they disregard the findings of the Commission’s own experts as quoted in the impact assessment: The experts rate the privacy of the recommended method of „on-device hashing with server side matching“ as „medium-low“ warning the method „may introduce vulnerabilities that could decrease the privacy of the communication“. Likewise they rate the security of the approach as „medium-low“, warning that tech-savvy offenders like the organised criminals that produce material might just switch so different messengers.

The public will be appalled to find that Thorn pushes for legislation on encryption to apply beyond child sexual abuse, arguing that the purpose of scanning encrypted messages could be „much broader than one single crime“. This is what Europol advocates for, too – and two former Europol officials have joined Thorn for a reason. If the international intelligence-industrial complex manages to destroy secure encryption, they will next want to scan our personal messages for terrorism, for file sharing and for political purposes. These insights should fuel our fight for the privacy of our correspondence and secure encryption.”

Currently, the surveillance-industrial network including the umbrella organization WeProtect, of which Thorn is a member, is calling for the extension of indiscriminate chat control scanning of private messages on a voluntary basis by US big tech companies. The European Parliament‘s LIBE committee is to vote next Monday.

Breyer‘s website on chat control


patrick-breyer.de/en/new-chat-…