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Intervista a Marino Boscaino, portavoce nazionale dei Comitati per il ritiro di ogni autonomia differenziata, per l'unità della Repubblica e l'uguaglianza dei


L’Unione Europea sposta ingenti fondi dal clima alla guerra


Il cambiamento climatico avanza rapidamente, eppure l'Unione Europea ha deciso di tagliare i fondi destinati alla protezione del clima per destinarli all'industria e alla ricerca belliche L'articolo L’Unione Europea sposta ingenti fondi dal clima alla gu

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di Redazione

Pagine Esteri, 31 gennaio 2024 – Il cambiamento climatico sta rapidamente mutando la geografia europea minacciando di rendere presto inabitabili o quantomeno ostili intere aree del continente e provocando ogni anno miliardi di euro di danni e centinaia di vittime.

Eppure l’Unione europea avrebbe deciso di modificare le sue priorità di spesa, puntando meno sulle questioni ambientali e investendo di più sulla guerra.
Lo scrive il quotidiano economico britannico “Financial Times” che cita fonti diplomatiche secondo cui, tale cambiamento di paradigma sarebbe dovuto alle reazioni negative dei cittadini europei alla gestione della lotta al cambiamento climatico e, ovviamente, ai riflessi del conflitto in Ucraina.

«In un contesto restrittivo per i bilanci nazionali, gli Stati membri del blocco comunitario hanno tagliato, da 10 a 1,5 miliardi di euro, il fondo generale destinato a stimolare l’innovazione e hanno assicurato che potrà essere utilizzato solo per progetti legati alla difesae non per le tecnologie verdi o altre questioni legate al clima», riferisce il giornale di Londra.
La Banca europea per gli investimenti (Bei), che nel 2019 si autodefiniva addirittura “banca per il clima”, negli ultimi mesi ha dovuto affrontare crescenti pressioni per aumentare l’entità dei prestiti concessi al settore della cosiddetta difesa. All’inizio di quest’anno la banca ha annunciato il lancio di un “fondo di capitale di difesa” da 175 milioni di euro destinata a fornire capitale di rischio alle Pmi e alle startup che presentano progetti innovativi nelle tecnologie di difesa e sicurezza.

Lo spostamento delle priorità dell’Ue verso la difesa è un fatto confermato anche dalla creazione nel 2022 del “Fondo europeo di sovranità”, che avrebbe dovuto aumentare la spesa nel comparto ecologico e dello sviluppo di tecnologie avanzate. Secondo il giornale, durante l’ultimo vertice Ue di dicembre, i leader continentali hanno chiarito che avrebbero accettato solo 1,5 miliardi di euro in più per la difesa dopo che la Commissione europea aveva spinto per una “piattaforma tecnologica strategica” (Step) da 10 miliardi di euro che avrebbe anche incluso investimenti in tecnologie a basse emissioni di CO2.

Secondo il giornale britannico, la piattaforma Step è destinata esclusivamente a finanziare i programmi esistenti e non a creare un nuovo meccanismo di finanziamento basato sul debito condiviso.
Bruxelles stima che tagliare le emissioni di gas serra del 90% entro il 2040 richiederebbe investimenti annuali di 1,5 trilioni di euro ma secondo le fonti diplomatiche del Financial Times, «gli investimenti per rendere più verde l’economia probabilmente diminuiranno drasticamente dopo il 2026, quando il fondo di recupero si esaurirà», tenendo conto anche del fatto che alcuni dei Paesi membri, fra cui la Germania, hanno chiarito che l’adozione di questo strumento è stato “un evento unico”.

I paesi dell’UE stanno anche discutendo il finanziamento di ulteriori aiuti militari a Kiev per un importo di 5 miliardi di euro all’anno attraverso un fondo separato, lo European Peace Facility, con una decisione prevista entro marzo. Bruxelles sta discutendo su come l’EPF, che ha già rimborsato i capitali dell’UE per quasi 6 miliardi di euro di armi inviate in Ucraina, possa essere ricalibrato per finanziare anche la produzione di armi. Pagine Esteri

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Nuove armi per Kyiv. In arrivo i missili targati Boeing


L’azienda americana Boeing si accinge a inviare in Ucraina il primo carico di missili a lungo raggio (sviluppati assieme alla svedese Saab) noti come Ground Launched Small Diameter Bombs (Glsdb), che potrebbero vedere un impiego operativo già dai primi gi

L’azienda americana Boeing si accinge a inviare in Ucraina il primo carico di missili a lungo raggio (sviluppati assieme alla svedese Saab) noti come Ground Launched Small Diameter Bombs (Glsdb), che potrebbero vedere un impiego operativo già dai primi giorni di gennaio in base alle tempistiche rese pubbliche. Il testing operativo di queste armi si è svolto il 16 gennaio presso il poligono della Eglin Air Force Base in Florida, con il lancio (coronato dal successo) di sei proiettili sopra il Golfo del Messico.

L’esito positivo di questa sperimentazione ha dato il via libera all’esportazione in Ucraina su base pressoché immediata. I lanciatori, assieme a decine di testate, sarebbero infatti già state trasferite in Ucraina tramite un trasporto aereo; tuttavia, i tempi di consegna e il loro dispiegamento finale sono rimasti segreti per preservare l’elemento sorpresa (come già fatto in precedenza in altre occasioni).

Il contratto sarebbe già stato firmato ed approvato nel febbraio dell’anno scorso, motivo per cui l’invio die misilli non sarebbe stato sottoposto ad un vaglio congressuale che avrebbe potuto tramutarsi in una palude burocratica capace di bloccare l’invio, esattamente come nel caso del pacchetto di aiuti ancora bloccato al Senato.

Con la loro portata di circa centocinquanta chilometri, i sistemi Glsdb permetterebbero alle forze armate Kyiv di colpire bersagli posti a una distanza quasi doppia rispetto a quelli raggiungibili dai sistemi Himars, attualmente il sistema a più lungo raggio di cui dispongono le forze ucraine, fatta eccezione per gli Atacms, le cui poche scorte inviate a Kyiv sono state quasi esaurite e adesso sono disponibili in quantità molto limitate.

Per l’amministrazione statunitense Biden, la decisione di inviare il Glsdb all’Ucraina rappresenta infatti un modo per sopperire all’esaurimento delle scorte di munizioni Atacms. Pur non avendo la stessa potenza degli Atcams, i Glsdb sono molto più economici; inoltre, le loro dimensioni ridotte permettono una maggiore facilità nel dispiegamento e nell’impiego. “È ormai tempo di trovare mezzi creativi per fornire le capacità necessarie a colpire in profondità e spesso dietro le linee russe” è il commento di Tom Karako, esperto di armi e sicurezza presso il Center for Strategic and International Studies. Tramite l’uso dei Glsdb, Kyiv mirerà alla disruption della logistica e della conduzione delle operazioni da parte delle forze di Mosca, nell’obiettivo di creare situazioni favorevoli da sfruttare a livello tattico.


formiche.net/2024/01/atacms-si…



MEDIO ORIENTE. Gli Usa parlavano di “disimpegno” ma la regione è piena di basi americane


Anche se il numero è molto più basso dopo il ritiro dall’Afghanistan nel 2021, ci sono ancora circa 30.000 soldati statunitensi sparsi nel "Grande Medio Oriente". Inoltre, da quando è iniziata l'offensiva di Israele a Gaza, gli Stati Uniti hanno inviato m

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della redazione

(foto US Army, wikimedia commons)

Pagine Esteri, 31 gennaio 2024L’uccisione di tre soldati Usa da parte di un drone che domenica ha colpito un avamposto militare in Giordania, noto come Tower 22, ha portato i riflettori sulle basi che gli Stati Uniti hanno in Medio Oriente. Spesso si è parlato in questi ultimi anni di “disimpegno” di Washington dalla regione. La realtà sul terreno dice cose ben diverse. Gli Stati Uniti da decenni hanno basi consolidate nel Grande Medio Oriente – una vasta area geopolitica che va dal Nordafrica all’Asia centrale – e continueranno ad averle, anche se il numero dei soldati varierà da un periodo all’altro. Al suo apice, c’erano più di 100.000 soldati statunitensi in Afghanistan nel 2011 e oltre 160.000 in Iraq nel 2007. Anche se il numero è molto più basso dopo il ritiro dall’Afghanistan nel 2021, ci sono ancora circa 30.000 soldati statunitensi sparsi nella regione. Inoltre, da quando è iniziata l’offensiva di Israele a Gaza , gli Stati Uniti hanno inviato migliaia di truppe aggiuntive nella regione e navi da guerra.

La più grande base americana in Medio Oriente si trova in Qatar, conosciuta come base aerea di Al Udeid e costruita nel 1996. Altri paesi arabi in cui gli Stati Uniti sono presenti includono Bahrein, Kuwait, Arabia Saudita ed Emirati.

Circa 900 soldati Usa sono in Siria, in piccole basi come al Omar Oil Field e al-Shaddadi, soprattutto nel nord-est del Paese. C’è un piccolo avamposto vicino al confine tra Iraq e Giordania, noto come la guarnigione di Al Tanf. Nello specifico, la Torre 22 si trova vicino alla guarnigione di Al Tanf ritenuta dagli Usa fondamentale nella lotta contro lo Stato islamico. In realtà è parte della strategia statunitense per contenere il rafforzamento militare iraniano nella Siria orientale.

Altri 2.500 militari statunitensi sono in ​​Iraq, ad Union III e nella base aerea di Ain al-Asad.

Ad eccezione della Siria, le truppe Usa sono nella regione con il permesso del governo di ciascun paese. In Iraq e la Siria, i soldati americani sono o sarebbero lì per combattere i militanti dello Stato Islamico e per aiutare le forze armate locali. In Siria però non cooperano con il governo centrale – il presidente Bashar Assad è considerato un nemico da Washington – e appoggiano le milizie curde loro alleate.

Da alcuni anni, i militari Usa in Medio Oriente vengono attaccati da formazioni appoggiate dall’Iran.

La Giordania, un alleato chiave degli Stati Uniti nella regione, accoglie centinaia di istruttori militari statunitensi che tengono esercitazioni durante tutto l’anno. In altri casi, come in Qatar e negli Emirati, le truppe statunitensi sono presenti anche per rassicurare gli alleati arabi e per svolgere attività di addestramento.

Le basi Usa sono altamente sorvegliate e dotate di sistemi di difesa aerea per proteggersi da missili o droni. Nonostante ciò, sono soggette a frequenti raid. Dal 7 ottobre, le truppe statunitensi sono state attaccate più di 160 volte dalle milizie appoggiate dall’Iran, subendo il ferimento di circa 80 soldati. Pagine Esteri

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“Esistono prove sufficienti per indagare il genocidio” ma la Corte di Giustizia non ordina il cessate in fuoco


La sentenza obbliga legalmente Israele a prendere tutte le misure necessarie per prevenire atti di genocidio e a consegnare eventuali prove delle stesse azioni genocidiarie. La sentenza è stata votata da 15 giudici su 17. L'articolo “Esistono prove suffi

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Pagine Esteri, 26 gennaio 2024. La Corte internazionale di giustizia ha emesso la sua sentenza iniziale riguardo alla causa presentata contro Israele dal Sudafrica, dichiarando che “esistono prove sufficienti per valutare l’accusa di genocidio”. La sentenza obbliga legalmente Israele a prendere tutte le misure necessarie per prevenire atti di genocidio e a consegnare eventuali prove delle stesse azioni genocidiarie. La sentenza è stata votata da 15 giudici su 17.

Questa prima decisione ha un’importante eco internazionale e potrebbe rappresentare un primo passo verso la condanna di Israele per genocidio. La giudice Joan E. Donoghue ha infatti affermato che la Corte ha giurisdizione per pronunciarsi sulle misure di emergenza del caso e che le operazioni militari di Israele hanno provocato un numero enorme di morti, feriti, una massiva distruzione e lo sfollamento della popolazione. L’ordine è che Israele prevenga l’uccisione o il ferimento dei palestinesi di Gaza, e le condizioni calcolate per distruggere in tutto o in parte la popolazione della Striscia.

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Joan E. Donoghue, giudice della Corte Internazionale di Giustizia

Le dichiarazioni dei rappresentanti politici israeliani sono state riportate, dalla giudice che ha presieduto la seduta, come esempi di linguaggio disumanizzante e come prova dell’intenzione di commettere una punizione collettiva.

Il Ministro degli Esteri del Sudafrica, Naledi Pandorthe, ha commentato la decisione, dichiarando che la Corte ha emesso un ordine importante per salvare delle vite a Gaza ma che avrebbe voluto che la sentenza avesse contenuto il “cessate il fuoco”.

Il Ministro della sicurezza nazionale Itamar Ben Gvir è stato il primo membro del governo israeliano a commentare l’ordine, definendo “antisemita” la Corte internazionale di Giustizia: “La decisione della corte antisemita dell’Aia dimostra ciò che era già noto: questa corte non cerca giustizia, ma piuttosto la persecuzione degli ebrei“. Ha continuato dichiarando che “Le decisioni che mettono in pericolo la continua esistenza dello Stato di Israele non devono essere ascoltate. Dobbiamo continuare a sconfiggere il nemico fino alla vittoria completa”. Ben Gvir ha anche accusato il Tribunale internazionale dell’Aia di essere rimasto “in silenzio durante l’Olocausto”. In realtà, la corte è stata fondata il 26 giugno 1945.

Il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dichiarato che “l’affermazione stessa che Israele stia commettendo un genocidio contro i palestinesi non è solo falsa, è oltraggiosa e la volontà della corte di discuterne è una vergogna che non verrà cancellata per generazioni”.

Anche Hamas ha commentato la sentenza in un comunicato: “è un importante sviluppo che contribuisce a isolare Israele e a smascherare i suoi crimini a Gaza”.

Israele ha provato con tutte le sue forze ad evitare la pronuncia, movimentando i propri diplomatici, facendo pressioni sui governi e rilasciando dichiarazioni infuocate contro i rappresentanti del Sudafrica. Appena ieri, prima che la Corte si riunisse, il governo Netanyahu ha detto, per bocca del suo portavoce Eylon Levi “ci aspettiamo che la Corte respinga le false accuse”. Molti altri Stati hanno però sostenuto la denuncia del Sudafrica, soprattutto quelli arabi.

Ora Israele sa di essere seriamente sotto inchiesta per il crimine di genocidio. I rappresentanti governativi sono stati avvisati, in qualche modo, che le dichiarazioni pubbliche potranno essere utilizzate contro loro stessi, come prova di incitamento al genocidio. Questo vale anche per i vertici militari, ai quali potrebbe essere ordinato di cambiare registro linguistico. Ma è improbabile che ciò avvenga con alcuni rappresentanti del governo, come il ministro israeliano Amichai Eliyanu, che un giorno prima della sentenza dell’Aia ha confermato il suo invito a sganciare una bomba nucleare su Gaza.


Il Sudafrica ha denunciato il 29 dicembre Israele alla Corte Internazionale di Giustizia. L’accusa, mossa all’interno di un documento di 84 pagine, è di compiere deliberatamente un genocidio, tentando ripetutamente di distruggere i palestinesi in quanto gruppo. Tali intenzioni, secondo i rappresentanti sudafricani, sono state più volte chiaramente espresse dal primo ministro Benjamin Netanyahu e dal ministro della difesa Yoav Galant.

Oltre ai bombardamenti e alle uccisioni mirate, la documentazione fa riferimento alla scelta deliberata, da parte del governo israeliano, di infliggere condizioni di vita intese a distruggere una parte sostanziale del gruppo nazionale, razziale ed etnico palestinese.

La Corte internazionale di giustizia è l’organo giurisdizionale principale delle Nazioni Unite. Il suo scopo è quello di definire in base al diritto internazionale controversie giuridiche presentate dagli Stati e di dare pareri su questioni sottoposte da organismi delle Nazioni Unite e da agenzie indipendenti.

Al momento della denuncia Israele ha commentato, attraverso il portavoce del Ministero degli affari esteri Lior Haiat, che la richiesta del Sudafrica “costituisce un uso spregevole della Corte” e che il governo sudafricano starebbe “cooperando con un’organizzazione terroristica che chiede la distruzione dello Stato di Israele”, aggiungendo poi che Hamas è “responsabile della sofferenza dei palestinesi nella Striscia di Gaza, perché li usa come scudi umani e ruba loro aiuti umanitari”.

Lior Haiat ha dichiarato inoltre che “Israele è impegnato nel diritto internazionale e agisce in conformità con esso e dirige i suoi sforzi militari solo contro l’organizzazione terroristica di Hamas e le altre organizzazioni terroristiche che cooperano con Hamas. Israele ha chiarito che i residenti della Striscia di Gaza non sono il nemico e sta facendo ogni sforzo per limitare i danni ai non coinvolti e per consentire agli aiuti umanitari di entrare nella Striscia di Gaza”.

Nel documento presentato alla Corte Internazionale di Giustizia, si legge, tra le altre cose:

“I fatti invocati dal Sudafrica nel presente ricorso e che dovranno essere ulteriormente sviluppati nel presente procedimento dimostrano che, in un contesto di apartheid, espulsione, pulizia etnica, annessione, occupazione, discriminazione e continua negazione del diritto del popolo palestinese alla autodeterminazione – Israele, in particolare dal 7 ottobre 2023, non è riuscito a prevenire il genocidio e non è riuscito a perseguire l’incitamento diretto e pubblico al genocidio. Ancora più grave, Israele si è impegnato, si sta impegnando e rischia di impegnarsi ulteriormente in atti di genocidio contro il popolo palestinese a Gaza. Tali atti includono l’uccisione, il causare gravi danni mentali e fisici e l’infliggere deliberatamente condizioni di vita intese a provocare la distruzione fisica come gruppo.

Le ripetute dichiarazioni dei rappresentanti dello Stato israeliano, anche ai massimi livelli, del presidente, del primo ministro e del ministro della Difesa israeliani esprimono intenzioni genocide. Tale intenzione deve essere correttamente dedotta anche dalla natura e dalla condotta dell’operazione militare israeliana a Gaza, tenuto conto, tra l’altro, dell’incapacità di Israele di fornire o garantire cibo, acqua, medicine, carburante, riparo e altra assistenza umanitaria essenziale per l’assediato popolo palestinese, spinto sull’orlo della carestia.

Ciò emerge chiaramente anche dalla natura e dalla portata degli attacchi militari israeliani contro Gaza, che hanno comportato il bombardamento prolungato per più di 11 settimane di uno dei luoghi più densamente popolati del mondo, costringendo all’evacuazione di 1,9 milioni di persone, l’85% della popolazione di Gaza dalle loro case e spingendoli in aree sempre più piccole, senza un riparo adeguato, in cui continuano ad essere attaccati, uccisi e feriti.

Israele al momento ha ucciso oltre 21.110 palestinesi, tra cui oltre 7.729 bambini – con oltre 7.780 altri dispersi, presumibilmente morti sotto le macerie – e ha ferito oltre 55.243 altri palestinesi, causando loro gravi danni fisici e mentali. Israele ha inoltre devastato vaste aree di Gaza, compresi interi quartieri, e ha danneggiato o distrutto oltre 355.000 case palestinesi, insieme a estesi tratti di terreni agricoli, panifici, scuole, università, aziende, luoghi di culto, cimiteri, centri culturali e di siti archeologici, edifici municipali e tribunali e infrastrutture critiche, comprese strutture idriche e igienico-sanitarie e reti elettriche, perseguendo al contempo un attacco implacabile al sistema medico e sanitario palestinese.

Israele ha ridotto e continua a ridurre Gaza in macerie, uccidendo, ferendo e distruggendo la sua popolazione e creando condizioni di vita calcolate per provocare la loro distruzione fisica come gruppo”.

All’inizio di novembre il Sudafrica aveva ritirato i propri diplomatici in Israele e l’Assemblea Nazionale sudafricana ha votato la sospensione di tutte le relazioni diplomatiche con Tel Aviv.

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Qui tutte le indicazioni su come presentarla correttamente ▶ unica.istruzione.gov.



Il fondo sovrano tedesco ha deciso di finanziare il progetto Activitypub Test Suite

ActivityPub Test Suite è un importante progetto che istituisce una solida suite di test per il protocollo ActivityPub , una componente fondamentale del panorama dei social network decentralizzati noto come Fediverso.

@Che succede nel Fediverso?

Tra gli obiettivi previsti:

- Sviluppare e implementare un sistema completo di test di conformità del server per il protocollo ActivityPub.
- Creare una guida all'implementazione accessibile e un tutorial per il test automatizzato delle implementazioni conformi di ActivityPub.
- Garantire che la suite di test funga da punto di riferimento fondamentale, favorendo la fiducia degli sviluppatori nella creazione di applicazioni interoperabili.

sovereigntechfund.de/tech/acti…


We’re excited to announce that we’re supporting #ActivityPub Test Suite and investing in the establishment of developer tools to ensure compatibility among ActivityPub implementations. This #interoperability also benefits users and will lead to individuals having more control over their data.

sovereigntechfund.de/tech/acti…


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Anche Praga sceglie l’F-35. Una buona notizia per l’Italia


Il progetto più importante nella storia delle Forze Armate ceche. Così il governo di Praga ha definito la firma del memorandum d’intesa tra la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti per l’acquisto di ventiquattro caccia F-35 di quinta generazione. “Questo acco

Il progetto più importante nella storia delle Forze Armate ceche. Così il governo di Praga ha definito la firma del memorandum d’intesa tra la Repubblica Ceca e gli Stati Uniti per l’acquisto di ventiquattro caccia F-35 di quinta generazione. “Questo accordo governo-governo porta il nostro Paese e le sue Forze armate in un’era completamente nuova”, ha dichiarato durante la cerimonia della firma il ministro della Difesa Jana Cernochova, aggiungendo che “di fatto, gli aerei di quinta generazione sono la spina dorsale dei caccia della Nato. Inoltre, il loro acquisto aumenterà significativamente la prontezza di combattimento delle Forze armate ceche”. Con la firma, la Repubblica Ceca diventerà il diciottesimo Paese del programma globale F-35. Ci vorrà però ancora un po’ di tempo prima che un aereo esca dagli hangar cechi, poiché la consegna del primo velivolo non è prevista prima del 2031 e la piena capacità operativa non sarà raggiunta prima del 2035. Fino ad allora, l’esercito ceco continuerà a volare con i caccia Gripen di produzione svedese.

L’accordo

Il Dipartimento di Stato americano ha approvato la potenziale vendita di ventiquattro aerei e di una serie di attrezzature associate, valutate circa cinque miliardi e mezzo di dollari. Il memorandum d’intesa e la lettera di accettazione ufficiale sono stati firmati a Praga dopo settimane di discussioni sul protocollo. “Siamo lieti che il governo della Repubblica Ceca sia ora ufficialmente parte del programma F-35 Lightning II”, ha dichiarato in un comunicato di Lockheed Martin il generale dell’aeronautica statunitense Mike Schmidt, program executive officer dell’F-35 Joint program office. “Questa partnership con il ministero della Difesa ceco fornirà e sosterrà l’F-35 per decenni, garantendo all’aeronautica militare ceca un’interoperabilità senza pari e assicurandole la capacità di contrastare le minacce attuali e future”.

Caccia Usa nell’Egeo

La notizia segue l’altro sblocco da parte degli Stati Uniti della vendita degli F-16 ad Ankara e degli F-35 ad Atene. Una approvazione che ha seguito l’approvazione turca all’adesione della Svezia alla Nato. Come annunciato da Atene, entro il 2028 i primi due caccia di quinta generazione verranno consegnati alla Grecia. I caccia seguono i 18 Rafale acquistati dalla Francia e soprattutto il raddoppio della base som di Souda bay a Creta che diventerà il nuovo avamposto Usa tra Mediterraneo e Medio Oriente.

Un caccia europeo

Con l’arrivo in Repubblica Ceca degli F-35, tra l’altro, cresce il numero di Paesi europei dotati del caccia della Lockheed Martin. La Repubblica Ceca, infatti, è l’undicesimo Paese a utilizzare l’F-35 dal proprio territorio. Attualmente oltre a Copenaghen, altre quattro aeronautiche militari del Vecchio continente già annoverano il Lightning II tra gli assetti a disposizione (Italia, Norvegia, Paesi Bassi, Regno Unito), altri sette Paesi sono in procinto di ricevere diverse quantità di caccia, tra ordini e intenzioni di acquisto (Belgio, Finlandia, Germania, Polonia, Svizzera, Grecia e Danimarca) a cui potrebbe in futuro aggiungersi anche la Spagna. Un trend che porterà nel 2035 ad avere oltre seicento F-35 dislocati sul continente europeo nelle basi dei paesi membri della Nato e in Svizzera, con più della metà delle forze aeree europee dotate di F-35.

Il modello F-35

La scelta dei governi del Vecchio continente di affidarsi al caccia di quinta generazione discende sicuramente dalla necessità di dotarsi di equipaggiamenti militari all’avanguardia nel mutato contesto geostrategico globale, a partire dalla minaccia rappresentata dalla Russia a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Ma al di là delle prestazioni dell’aereo, è proprio la sua diffusione tra le aeronautiche europee a renderlo un asset vantaggioso per le Difese nazionali. Sempre di più, infatti, la deterrenza e la dissuasione si baseranno anche sulla velocità e rapidità di schieramento dei mezzi e sulla facilità di manutenzione e gestione. Condividere lo stesso modello di aereo, infatti, significa che piloti e personale di terra sono in grado di operare immediatamente anche su macchine di Paesi diversi. Schierare una squadriglia di F-35 in un Paese che li ha già riduce la necessità di spostare anche specialisti e pezzi di ricambio, perché presenti sul territorio ospitante. Si creerà così una rete di nazioni in grado di esprimere un potere aereo coeso e rapidamente proiettabile, fatto di tecniche, procedure e tattiche in comune.

Il ruolo italiano

Con l’aumentare delle acquisizioni di F-35 in Europa, l’Italia si trova in una posizione privilegiata per inserirsi nella linea di produzione dei caccia destinati alle nazioni del Vecchio continente. A Cameri, infatti, si trova una delle sole due linee di produzione dell’F-35 fuori dagli Stati Uniti (l’altra è in Giappone), e l’unica in Europa. L’Italia ha partecipato al programma F-35 fin dall’inizio e l’Aeronautica militare e la Marina militare utilizzano attualmente gli aerei in versione convenzionale (versione A) e a decollo corto e atterraggio verticale (versione B). Inoltre, Cameri produce anche gli F-35A per le forze aeree olandesi.


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In Cina e Asia – Usa e Cina finalizzano patto di collaborazione sul fentanyl


In Cina e Asia – Usa e Cina finalizzano patto di collaborazione sul fentanyl
I titoli di oggi: Usa e Cina finalizzano patto di collaborazione sul fentanyl Papua Nuova Guinea, al vaglio patto di sicurezza con la Cina Myanmar, giunta manda inviato ASEAN Usa e Cina finalizzano patto di collaborazione sul fentanyl È ufficiale: Washington e Pechino hanno lanciato un gruppo di lavoro per il controllo dei traffici di fentanyl, l’oppioide che in questi ...

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La guerra di Gaza potrebbe radicalizzare il Golfo


In un contesto di crescente attrazione per la militanza religiosa tra le popolazioni locali, gli sforzi degli Stati per sopprimere il dissenso interno e mantenere i legami con Israele potrebbero rivelarsi controproducenti. L'articolo La guerra di Gaza po

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di Mira al Hussein *- Carnegieendowment.org

(nella foto Dubai, di Andrej Bobrovsky- wikimedia.commons)

Negli ultimi dieci anni, i regimi del Golfo Arabo hanno lavorato per emarginare la causa palestinese e aprire la strada alla normalizzazione con Israele. Anche i libri di testo scolastici sono stati ripuliti da qualsiasi riferimento religioso o politico al conflitto in corso, interpretato come una mera disputa territoriale tra palestinesi e israeliani. Ma se non altro, la guerra in corso contro Gaza ha rivelato la perdurante rilevanza della causa palestinese per la popolazione del Golfo.

La normalizzazione è arrivata alla fine di un decennio difficile. Le rivolte arabe, anche per i cittadini del Golfo più apolitici, sono state dirompenti e i governi della regione hanno risposte ad esse con una nuova ondata di repressione. Questo periodo ha visto la contrazione dello spazio pubblico e l’offuscamento delle linee convenzionali del dissenso, creando un ambiente di paura e sfiducia. L’idea che un cittadino del Golfo potesse essere punito retroattivamente in base a leggi sulla criminalità informatica arbitrarie e formulate in modo vago ha ulteriormente esacerbato le ansie, portando il dibattito pubblico nella clandestinità.

La necessità per i regimi del Golfo di controllare l’opinione popolare è diventata una questione di sicurezza nazionale che, a sua volta, ha gonfiato le casse delle aziende informatiche israeliane. I governi hanno utilizzato lo spyware israeliano (Pegasus, ndt) per sorvegliare i cittadini e criminalizzare il loro attivismo, persino la richiesta del diritto di guidare della donna. Anche i regimi del Golfo si sono ispirati al sistema israeliano e hanno ampliato l’uso della detenzione amministrativa, utilizzando il pretesto del terrorismo per incarcerare i prigionieri di coscienza a tempo indeterminato (senza processo, ndt). Queste misure hanno portato la repressione israeliana in casa, facendo sembrare la lotta palestinese meno astratta e distante ai cittadini del Golfo, e alimentando nuove rivendicazioni interne.

Nonostante le strategie di repressione condivise, gli Stati del Golfo hanno descritto il loro riavvicinamento a Israele come un modo per promuovere la pace regionale e la tolleranza religiosa. Nel marzo 2023, quando gli Emirati Arabi Uniti inaugurarono la “Casa della Famiglia Abramitica” come strumento interreligioso per la convivenza, i coloni israeliani si scatenavano contro i palestinesi nella Cisgiordania occupata. La violenza dei coloni contro i palestinesi si è intensificata proprio dopo la firma degli Accordi di Abramo (2020). Queste nette contraddizioni – mentre i regimi del Golfo rimangono in silenzio di fronte alla continua violenza israeliana – non sono sfuggite all’attenzione dei cittadini del Golfo e hanno ucciso il debole appetito per la pace.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu evoca violente storie bibliche per legittimare la sua guerra contro Gaza, ma non suscita alcuna condanna da parte dei leader mondiali. In questo contesto, i cittadini arabi del Golfo potrebbero essere costretti a chiedersi perché dovrebbero seguire l’esempio dei propri governi e secolarizzare il proprio linguaggio.

Ciò a cui i regimi del Golfo dovrebbero prestare attenzione, quindi, è l’appello di massa della resistenza palestinese che viene espresso attraverso un lessico religioso familiare. Il suo pubblico del Golfo comprende una generazione di videogiocatori, che sono stati anche i primi a sottoporsi alla coscrizione militare obbligatoria. Il giovane cittadino del Golfo, esaltato dal discorso statale sulla mascolinità e l’abilità militare, è ipnotizzato dai video di combattenti di Hamas che sferrano duri colpi alle forze israeliane. Il fatto che Hamas sia riuscito a negoziare uno scambio di ostaggi, nonostante l’alto numero di vittime a Gaza, avrà un impatto sui cittadini del Golfo.

Poiché la guerra a Gaza è destinata a continuare nei prossimi mesi, il mantenimento della normalizzazione o l’espansione di nuovi legami con Israele, di fronte alla sua profonda impopolarità interna, rischia di diventare un punto di svolta. Dato il potenziale di una rinascita della militanza di ispirazione religiosa in tutta la regione, spetta ai regimi del Golfo andare oltre la repressione e il paradigma della sicurezza come mezzo per garantire la propria sopravvivenza. Nelle parole dell’accademico kuwaitiano Talal Alkhader, questo è un momento opportuno per una riconciliazione tra Stato e società nel Golfo.

*Mira Al Hussein è una sociologa e commentatrice del Golfo. È ricercatrice presso l’Alwaleed bin Talal Centre, Università di Edimburgo.

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VERSIONE ITALIANA UE, L’EDPB LANCIA UNO STRUMENTO DI AUDIT DEI SITI WEB L’EDPB ha lanciato in questi giorni uno strumento di verifica dei siti web che permette di analizzare la conformità dei siti alla legge europea. Questo strumento è stato creato da un gruppo di esperti di supporto dell’EDPB ed è disponibile per il download …


Da Fleximan al ritorno delle Città-Stato


La natura non ti ha fuso col composto di cui fai parte così intimamente da non permettere di segnare i tuoi confini e di dominare ciò che ti appartiene.

Il 2024 è iniziato solo da 31 giorni, eppure sembra già passato un anno. Mentre alcuni a Est continuano ad ammazzarsi tra un meme e l’altro, altri a Ovest circondano i loro confini di filo spinato.

Anche qui, in Italia, siamo alle prese con problemi peculiari, come il fenomeno Fleximan, che sta mettendo in crisi le casse dei Sindaci del nord Italia.

I giornalisti ci dicono che saranno dispiegate centinaia di pattuglie e che saranno usate tutte le risorse a disposizione della macchina statale: videosorveglianza, analisi dei dati del targa system e task-force di investigatori.

Purtroppo per loro, non basteranno tutte le pattuglie e risorse del mondo. Ormai dovrebbero aver capito che Fleximan non esiste. O meglio: esistono diverse persone che agiscono spinte dall’idea che i giornalisti chiamano Fleximan.

L’autovelox è l'oggetto prescelto su cui sfogare, in modo violento e istintivo, una frustrazione che scaturisce da una necessità esistenziale che inizia a farsi spazio tra le persone, e non solo in Italia.

Le stesse frustrazioni sono condivise dai Blade Runner londinesi; il braccio armato (di flessibile) e anonimo di un vero e proprio movimento che si chiama Action Against ULEZ (Ultra Low Emission Zones)1. Il canovaccio è lo stesso di Fleximan, anche se l’oggetto-simbolo è leggermente diverso: in Italia l’autovelox; a Londra la telecamera ZTL.

Soggiogate da centinaia di telecamere, oggi più di 60.000 persone sono costrette a pagare £12.50 al giorno per il privilegio transitare nella loro stessa città. Sembra però che il movimento Anti-ULEZ conti ormai un seguito di più di 35.000 persone, cioè quasi la metà di tutti coloro che ogni giorno subiscono le angherie di questa nuova forma di tecnocrazia.


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Da Fleximan al Texas


E poi c’è la rivolta del Texas contro il governo federale e le politiche di open-border del governo di Biden.

Per farla breve: il governatore del Texas, e presumo anche ampia parte della cittadinanza, sono stanchi dell’immigrazione incontrollata voluta da Biden. Così, hanno deciso di prendere in mano la situazione, dispiegando filo spinato lungo tutto il confine col Messico. A distanza di qualche migliaio di chilometri, la Corte Suprema ha invece autorizzato il governo federale a smantellare queste barriere. Il Texas, per ora, non intende cedere.

La situazione è molto tesa, e pare che in questi giorni l’esercito abbia inviato nello Stato diverse unità armate per “esercitazioni programmate”. Anche i civili si mobilitano verso il confine del Texas, con più di 5.000 tir e camion di vario tipo per supportare la rivolta, ormai supportata politicamente da decine di stati repubblicani.

Sul fronte democratico, Fox News ci dice invece che George Soros ha immesso nelle casse dei Democratici texani più di 3 milioni di dollari per cercare di fargli guadagnare terreno.

Che siano le prime avvisaglie di una seconda guerra civile americana?

Il bisogno esistenziale


Come per Fleximan e per i Blade Runner, anche il caso del Texas ha alla base la stessa esigenza esistenziale, che è ben descritta da Marco Aurelio:

La natura non ti ha fuso col composto di cui fai parte così intimamente da non permettere di segnare i tuoi confini e di dominare ciò che ti appartiene.

Marco Aurelio, Pensieri, Libro VII, 67.

Anche se ancora acerbo, sempre più persone saranno mosse dal pensiero di segnare i loro confini e dominare ciò gli appartiene: le loro strade, le loro città, e le loro vite.

Fleximan, i Blade Runner e perfino i Texani vogliono la stessa cosa, anche se ancora non lo sanno. Tutti loro vogliono riappropriarsi dei territori e al tempo stesso negare l’autorità di politici e governi nazionali e sovranazionali che rispondono a tiranniche logiche globaliste sempre più distanti dalle vite delle persone.

Questi fenomeni locali si possono ricondurre alle logiche megapolitiche ben espresse da Davidson e Rees-Mogg in The Sovereign Individual. Si tratta solo di trovare il giusto perno; poi faranno inevitabilmente il loro corso. Mi riferisco in particolare alla sempre più evidente inadeguatezza e obsolescenza delle democrazie di massa che hanno creato Leviatani sovranazionali come l’Unione Europea o il governo federale degli Stati Uniti.

La democrazia massiva ha fatto il suo corso. Fu un buon sistema per far digerire alle popolazioni europee e americane i meccanismi parassitari tipici del comunismo, e per consentire agli Stati di ammassare risorse economiche per portare avanti la macchina burocratica-militare (dall’idea Bismarckiana di Stato come strumento di welfare-warfare), ma non durerà ancora molto.

L’idea stessa di essere subordinati a centri di potere, distanti migliaia di chilometri dalla nostra vita e affetti, ma capaci di determinarne il corso, arriverà presto al suo capolinea. Non sarà facile e non sarà indolore — milioni di persone saranno pronte a sguainare le spade pur di difendere i loro privilegi parassitari, ma ci si arriverà.

I Sindaci-vassalli saranno così posti davanti a una scelta: rispettare il volere delle persone che vivono nei loro territori, oppure rimanere fedeli al Sovrano-centrale, continuando con le politiche di saccheggio per suo conto.

Lo stesso saranno presto chiamati a fare i Governatori-vassalli dei 50 Stati controllati da Washington: fare il bene dei propri cittadini, oppure rimanere fedeli al Presidente di un impero alla fine dei suoi tempi.

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L’Era dell’Informazione


D’altronde, è inevitabile che saremmo arrivati a questo punto.

Oggi abbiamo accesso a informazioni digitali, servizi digitali e ricchezza digitale che ci permettono di commerciare, stringere relazioni e vivere esperienze con persone dall’altra parte del mondo. Al tempo stesso però siamo esseri sedentari, che amano la propria stabilità e che spesso vivono e muoiono dove sono nati.

Da un lato abbiamo quindi necessità globali (digitali), mentre dall’altro si fanno sempre più pressanti necessità locali (fisiche). Le democrazie di massa oggi non possono purtroppo tener conto delle seconde.

I governi centrali sono sempre più lontani dai bisogni nazionali, e sempre più affini a logiche globaliste e direttive sovranazionali con cui non esitano a mettere in ginocchio la popolazione a fronte di obiettivi astratti e senza senso, come la “lotta al cambiamento climatico”.

Non si può vivere di solo virtuale. Una volta usciti di casa, la realtà è schiacciante e straziante: telecamere di sorveglianza, autovelox, immigrazione destabilizzante, criminalità dilagante, tasse e inflazione sempre più alte e città intere che perdono giorno dopo giorno la loro identità sotto ai colpi di assurde politiche per placare gli Dei dell’Olimpo sovrastatale che chiamiamo Unione Europea.

Da Fleximan al ritorno delle Città Stato


Nessuno prevede il futuro e Marco Aurelio direbbe che il futuro non esiste. Vi dico però che c’è un possibile futuro ben allineato con ciò che oggi sta accadendo in Italia, in UK e in Texas.

L’avanzamento della tecnologia ci renderà sempre più capaci di fare a meno di servizi centralizzati. Il mercato e la capacità di elaborazione computazionale, cioè il lavoro del 21esimo secolo, sono ormai digitali e distribuiti grazie a e-commerce, comunicazioni elettroniche e Cloud Computing. Presto, anche la produzione sarà digitale e distribuita, grazie al Cloud Manufactoring e alla stampa 3D, che finalmente farà tornare in auge l’antico meme ante-litteram: “you wouldn’t download a car”.

L’intelligenza artificiale renderà l’homeschooling sempre più appetibile ed efficiente; le famiglie finalmente avranno la possibilità di tornare a educare i loro figli secondo i propri princìpi, e non secondo quelli di un professore marxista pagato dallo Stato per fare propaganda.

Allo stesso modo, la libera informazione consentirà sempre più facilmente di frequentare corsi specializzanti che ben presto supereranno di gran lunga l’utilità delle già obsolete lauree (già oggi in alcuni settori tecnici, come quello della cybersecurity, è così).

Anche i patrimoni saranno sempre più digitali e distribuiti. Cryptovalute come Bitcoin rendono possibile già oggi, per la prima volta nella storia, la conservazione del patrimonio al di fuori dei confini e dalle grinfie di qualsiasi stato nazione. Questo, da solo, cambierà totalmente le logiche fondanti delle democrazie di massa. Se i patrimoni sono al di fuori dei confini fisici, lo Stato (qualsiasi Stato) avrà sempre più difficoltà a finanziare i suoi apparati di welfare-warfare.

Cosa resta, allora? Restano i luoghi e le persone, e il bisogno di vivere pacificamente.

La socialità sarà trasformata, e presto capiremo che Aristotele aveva ragione: una comunità organizzata può funzionare solo se i suoi membri condividono tra loro gli stessi valori e caratteristiche omogenee. E come ben possiamo osservare, non può esistere alcuna comunità omogenea a livello nazionale, federale o globale. La vita, i bisogni e le idee degli altoatesini sono lontane anni luce dalla vita, i bisogni e le idee dei palermitani. Figurarsi da quelle di popoli che neanche condividono le radici europee e che i nostri Stati continuano a importare proprio per sopperire alle esigenze di sostentamento del sistema di welfare-warfare.

I tempi sono maturi per concretizzare l’idea che muove gli animi dei texani e dei Fleximen: è impossibile vivere una vita fisica pacifica, senza prima smantellare istituzioni parassitarie centralizzate, sovranazionali e globali.

Fra qualche decade qualcuno inizierà a parlare di comunità locali sovrane, organizzate secondo regole e norme informative che derivano dal substrato etnico, culturale e religioso delle persone che le vivono. Come disse già in tempi meno sospetti Hans Hermann Hoppe: l’auspicio è una nuova Europa composta da mille Liechtenstein sovrani.

Queste comunità non saranno finanziate tramite tassazione predatoria, ma con fondi digitali messi a disposizione volontariamente dai suoi componenti e gestiti attraverso smart-contract e firme elettroniche. E così come sono messi a disposizione, altrettanto facilmente potranno essere rimossi nel momento in cui le persone vorranno esprimere il loro dissenso.

Il voto sarà una barbarie del passato. Magari, riscopriremo il Kleroterion, lo strumento usato nell’antica città-stato di Atene per scegliere casualmente coloro che avrebbero dovuto rappresentare gli interessi cittadini.

E allora forse Fleximan è l’idea di cui abbiamo bisogno per far sì che in uno dei nostri possibili futuri le persone possano segnare i loro confini e dominare ciò che gli appartiene.

1

Le ULEZ sono ZTL diffuse ormai in tutta la città. Lo scopo sarebbe quello di limitare l’inquinamento, secondo le stesse logiche dell’Area B di Milano: chi entra con mezzi inquinanti, paga. Inutile dire che questa politica di stampo globalista non ha nulla a che fare con l’inquinamento.


privacychronicles.it/p/da-flex…



ACCORDI BILATERALI: FIRMATO PROTOCOLLO DI INTESA TRA ITALIA E THAILANDIA


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Immagine/foto
(lo stemma della Polizia tailandese)

In videoconferenza, il capo della Polizia Vittorio Pisani a Roma e il suo omologo thailandese, capo della Royal Thai Police (RTP), il generale Torsak Sukvimol, a Bangkok, hanno sottoscritto un memorandum di intesa finalizzato alla cooperazione operativa tra i due Paesi, con lo scopo di prevenire e contrastare reati di criminalità organizzata, pedopornografia, sfruttamento dei minori, tratta di esseri umani, immigrazione illegale, traffico di droga, cyber crime, con particolare riguardo alle frodi e al furto di identità, reati contro la persona e il patrimonio, anche storico e culturale nonché al contrasto al riciclaggio di denaro della criminalità economica.

Con questa prospettiva si vanno ad incrementare le possibilità per le rispettive Forze di polizia di individuare e sequestrare beni e capitali di provenienza illecita, strumenti di estrema importanza per l’affermazione della legalità per entrambi i Paesi, sulla base delle ottime esperienze già maturate, anche in occasione dell’arresto, estradizione nonché sequestro e congelamento dei beni in Thailandia di Vito Roberto Palazzolo, esponente di primo piano di Cosa nostra e già tesoriere e riciclatore di Riina e Provenzano.

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(Immagine dell’evento)

L’evento è il frutto dello sforzo diplomatico che ha visto coinvolti il Dipartimento della pubblica sicurezza del ministero dell’Interno, Il ministero degli Affari esteri e della cooperazione internazionale e le corrispondenti autorità thailandesi.

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Immagine del Commissario Generale

Diretta da un Commissario Generale, la Royal Thai Police (RTP) è sotto il comando diretto del Primo Ministro. Con una forza di circa 230.000 funzionari, le funzioni principali di RTP sono:
- Fornire sicurezza ai membri della famiglia reale;
- Dirigere e supervisionare l'operato di tutti gli agenti di polizia per garantire un servizio di qualità e il rispetto delle leggi;
- Prevenire e reprimere la criminalità;
- Mantenere l'ordine pubblico e la sicurezza nazionale;
- Svolgere attività di contrasto assegnate dal Primo Ministro a sostegno dello sviluppo nazionale.
Con sede a Bangkok, la RTP è divisa in sei grandi gruppi.

#RoyalThaiPolice #Polizia #Accordibilaterali



EU top court finds indiscriminate storing of convicts’ data illegal


The European Court of Justice (ECJ) has ruled that law enforcement agencies cannot indiscriminately store biometric and genetic data on those who committed criminal offences until their death, it said in a judgement published on Tuesday (30 January).


euractiv.com/section/data-priv…



🐾 “A #scuola per imparare il rispetto per gli animali”: oggi al #MIM il convegno dell’OIPA, con il Sottosegretario Frassinetti, dedicato all’importanza dell’insegnamento del rispetto e della tutela per gli animali nelle scuole italiane.


The Garden State Joins the Comprehensive Privacy Grove


On January 16, 2024, Governor Murphy signed S332 into law, making New Jersey the thirteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. S332 endured a long and circuitous route to enactment

On January 16, 2024, Governor Murphy signed S332 into law, making New Jersey the thirteenth U.S. State to adopt a comprehensive privacy law to govern the collection, use, and transfer of personal data. S332 endured a long and circuitous route to enactment, having been introduced in January 2022 and amended six times before being passed by both chambers during the waning hours of New Jersey’s legislative session. The law will take effect on January 15, 2025. S332 bears a strong resemblance to other laws following the Washington Privacy Act (WPA) framework, particularly those passed in Delaware, Oregon, and Colorado. Nevertheless, S332 diverges from existing privacy frameworks in several significant ways. In this blog we highlight eight unique, ambiguous, or otherwise notable provisions that set S332 apart in the U.S. privacy landscape.

1. Private Right of Action Confusion


One ongoing controversy regarding S332 is whether the law could provide the basis for a private right of action. S332 specifies that the New Jersey Attorney General has “sole and exclusive authority” to enforce a violation of S332 and that nothing in the law shall be construed as providing the basis for a private right of action for violations of S332. A late amendment removed language stating that S332 should not be construed as providing the basis for a private right of action “under any other law.” Industry members raised concerns that the removal of this language opens up the possibility of private lawsuits by tying alleged violations of the law to causes of action under other laws. In his signing statement, Governor Murphy attempted to assuage industry fears by noting that “nothing in this bill expressly establishes such a private right of action” and “this bill does not create a private right of action under this law or under any other law.” Some industry members remain unconvinced, however, and continue to advocate for clarifying amendments.

2. Data Protection Assessments Prior to Processing


New Jersey joins the majority of state privacy laws in requiring that controllers conduct a data protection assessment (DPA) for any data processing activity that “presents a heightened risk of harm to a consumer.” New Jersey is notable, however, for explicitly requiring that the DPA occur before initiating any such high risk processing activities. Prior to New Jersey, only the Colorado Privacy Act’s implementing regulations required that DPAs occur prior to initiating processing. Following the NetChoice v. Bonta litigation, which saw California’s Age-Appropriate Design Code Act preliminarily enjoined, this requirement could raise First Amendment concerns if it is interpreted as a prior restraint on speech.

3. Thresholds for Applicability


S332 is notable for not including a revenue threshold in its applicability provisions. The law applies to controllers that control or process the personal data of either (a) at least 100,000 New Jersey residents annually, or (b) at least 25,000 New Jersey residents annually and the controller derives revenue from the sale of personal data. Prong (b) differs from the majority of existing privacy frameworks, which tend to require that the controller derive at least a certain percentage of revenue from personal data sales (e.g., 25%) to be covered. This is another similarity between S332 and the Colorado Privacy Act, which sets the same thresholds.

The carve outs in S332 are similar to those in the Delaware Personal Data Privacy Act. S332 includes data-level exemptions for protected health information subject to the Health Insurance Portability and Accountability Act (HIPAA) and “personal data collected, processed, sold, or disclosed by a consumer reporting agency” insofar as those processing activities are compliant with the Fair Credit Reporting Act (FCRA). With respect to the financial industry, S332 joins the majority of states by providing entity-level and data-level exemptions for financial institutions and their affiliates subject to Title V of the Gramm-Leach-Bliley Act (GLBA). Notably, however, S332 does not contain exemptions for nonprofits, higher education institutions, or personal data regulated by the Family Educational Rights and Privacy Act (FERPA).

4. Rulemaking


New Jersey becomes just the third state, after California and Colorado, to provide for rulemaking in its comprehensive privacy law. The Act charges the Director of the Division of Consumer Affairs in the Department of Law and Public Safety with promulgating rules and regulations necessary to effectuate the purposes of S332. This provision includes no details on the timeframe or substance of rulemaking, other than that the New Jersey Administrative Procedure Act applies. As the rulemaking process unfolds, this could be a valuable opportunity for stakeholders to seek clarity on some of S332’s ambiguous provisions.

5. Ambiguity on Authorized Agents and UOOMs


New Jersey joins Colorado, Connecticut, Delaware, Montana, Oregon, and Texas in allowing an individual to designate an authorized agent to exercise the individual’s right to opt out of processing for certain purposes. S332’s authorized agent provision has two ambiguities. First, subsection 8(a) specifies that an individual can designate an authorized agent to “act on the consumer’s behalf to opt out of the processing and sale of the consumer’s personal data.” (Emphasis added.) As written, this provision would create a broad opt-out right with respect to all processing, distinct from the explicitly established opt-out rights in the bill. It is more likely that this provision is intended to be limited to opting-out of processing for the purposes of targeted advertising, the sale of personal data, or profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects. The second ambiguity is the qualifier that an individual can use an authorized agent designated using technology to opt-out of profiling only “when such technology exists.” It is not clear who or what determines the availability of such technology.

S332 also joins California, Colorado, Connecticut, Montana, Oregon, and Delaware in requiring that controllers allow individuals to opt-out of the processing of personal data for targeted advertising or the sale of personal data on a default basis through a universal opt-out mechanism (UOOM). Designed to reduce the burden on individuals’ attempting to exercise opt-out rights, UOOMs encompass a range of tools providing individuals with the ability to configure their devices to automatically exercise opt out rights through a preference signal when interacting with a controller through a desktop or mobile application. S332’s statutory requirements for a UOOM, however, are ambiguous and inconsistent with those in existing privacy frameworks. Specifically, one requirement is that a UOOM cannot “make use of a default setting that opts-in a consumer to the processing or sale of personal data.” (Emphasis added.) This is clearly inconsistent with the purpose of a universal opt-out mechanism, which is to opt individuals out of such processing.

6. Adolescent Privacy


S332 continues and builds upon a trend of increased privacy protections for adolescents (while legislating around the existing, largely preemptive COPPA regime for individuals 12 and under). For individuals whom the controller actually knows are 13-16 years old or willfully disregards their age, the controller must obtain consent from the teens before processing their personal data for the purposes of targeted advertising, sale, or profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects. Several states have iterated on adolescent privacy protection in recent years by requiring consent for these processing purposes. Delaware raised the bar when it required such consent for individuals aged 13 through 17, but it did not extend the opt-in consent requirement to profiling. Oregon was the first state to include profiling in the opt-in consent requirement, but its age range was slightly narrow at 13 through 15. New Jersey is unique and arguably goes the furthest by extending the opt-in consent requirement to cover individuals aged 13 through 16 and extending this requirement to profiling in furtherance of decisions that produce legal or similarly significant effects.

7. Expansive Definitions of Sensitive Data and Biometric Data


S332’s definitions of sensitive data and biometric data (which require opt-in consent to process) continue and build upon trends seen in stronger iterations of the WPA framework. S332’s definition of sensitive data includes additional categories seen in a minority of existing privacy frameworks, such as “status as transgender or non-binary” and “sex life.”

S332’s definition of sensitive data also goes beyond the other WPA-style laws in two ways. First, the coverage of health data is slightly expanded to include mental or physical health treatment (in addition to condition or diagnosis). Second, sensitive data also includes “financial information,” which it specifies “shall include a consumer’s account number, account log-in, financial account, or credit or debit card number, in combination with any required security code, access code, or password that would permit access to a consumer’s financial account.” This category is new to the non-California laws.

The definition of biometric data is also broader than in most of the WPA-style laws, which consistently define biometric data as “data generated by automatic measurements of an individual’s biological characteristics.” S332, in contrast, defines biometric data as “data generated by automatic or technological processing, measurements, or analysis of an individual’s biological, physical, or behavioral characteristics,” and it explicitly includes facial mapping, facial geometry, and facial templates in its list of examples. This language is similar to the definitions of biometric data and biometric identifiers in the Colorado Privacy Act Rules.

8. Expanded Right to Delete


Finally, S332 provides an expanded right to delete with respect to third party data, first observed in Delaware. When a controller has lawfully obtained an individual’s personal data from a third party and the individual submits a deletion request, the controller must either (a) retain a record of the deletion request and the “minimum data necessary” to ensure that the individual’s personal data remains deleted and not use that retained information for any other purpose, or (b) delete such data. This is different from the majority of states, which instead allow a controller that obtains personal data from third party sources to respond to a deletion request by retaining such data but opting the individual out of processing activities that are not subject to a statutory exemption (such as fraud prevention or cybersecurity monitoring).


fpf.org/blog/the-garden-state-…



Alessandro De Nicola – Il Ducetto


L'articolo Alessandro De Nicola – Il Ducetto proviene da Fondazione Luigi Einaudi. https://www.fondazioneluigieinaudi.it/alessandro-de-nicola-il-ducetto/ https://www.fondazioneluigieinaudi.it/feed


Concorso docenti 2024: domande prova scritta “a sorpresa” per tutti, non c’è un “paniere” di quesiti ufficiali


Le risposte dell’esperta di normativa Sonia Cannas:

> I bandi affermano “Ciascun quesito consiste in una domanda seguita da quattro risposte, delle quali solo una è esatta; l’ordine dei 50 quesiti è somministrato a ciascun candidato in modalità casuale, nel rispetto delle quantificazioni di cui al comma 3. Non si dà luogo alla previa pubblicazione dei quesiti”

> Pertanto, il Ministero non pubblicherà il “paniere” dei quesiti dal quale saranno poi estrapolati quelli della prova scritta.

@Scuola - Gruppo Forum

Scuola - Gruppo Forum reshared this.



SPACE YANTRA


Ho raggiunto via email gli Space Yantra nel bel mezzo del loro viaggio in Amazzonia per una chiacchierata, ecco cosa ne e venuto fuori. Di Andrea Parodi.

iyezine.com/space-yantra
@Musica Agorà

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DEAF – DEAF


In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo..

@Musica Agorà

iyezine.com/deaf-deaf

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MARK LANEGAN – SING BACKWARDS AND WEEP


Un libro, ricevuto in dono come regalo natalizio – in lingua originale inglese – che il vostro Reverendo ha avidamente e curiosamente divorato nel giro di poche settimane.
iyezine.com/mark-lanegan-sing-…
@L’angolo del lettore

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📌 Fino al 15 febbraio 2024 sarà possibile presentare sulla piattaforma #Unica la domanda per accedere alle agevolazioni per i viaggi di istruzione e per le visite didattiche, destinate alle famiglie con basso #ISEE.


VERSIONE ITALIANA UE, LA COMMISSIONE EUROPEA ISTITUISCE UN UFFICIO PER LA AI E’ notizia di oggi che la Commissione Europe ha annunciato un nuovo pacchetto di misure a sostegno delle start-up e delle piccole e medie imprese nell’ambito dell’intelligenza artificiale che ha come obiettivo principale quello di sviluppare una AI affidabile e rispettosa delle norme …


ANCORA SUI PORTI: COME AVVIENE IL PASSAGGIO DELLE MERCI ILLEGALI (DROGA COMPRESA). DAL RIP ON/OFF AL CONTAINER “CLONE”


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L’allarme recentemente lanciato dal Belgio, nella sua veste di presidente di turno del Consiglio dell'Unione europea, e l’accordo da questi ricercato in ambito europeo per rafforzare la sicurezza dei porti dell’intera #UE ha acceso i fari sulla situazione degli scali portuali europei e della merce illegale (dalla droga alle merci contraffatte) che attraverso essi raggiungono il continente e vengono al suo interno smerciate. Dell’argomento abbiamo dato conto sul blog, ma pare opportuno ritornarci per far comprendere gli aspetti operativi dell’attività di contrabbando e superamento delle barriere doganali da parte delle organizzazioni criminali.

I porti dell’UE sono infrastrutture cruciali per il trasporto di merci in tutta Europa e per garantire il buon funzionamento del mercato europeo. Tuttavia, vengono sfruttati anche per trasferire merci illegali nell’UE e sono vulnerabili all’infiltrazione di reti criminali. L’enorme volume di container movimentati ogni anno (ogni anno giungono nel porto di Genova o in quello di Trieste circa 2,8 milioni di container) e la bassa percentuale che può essere ispezionata fisicamente (nel 2021 per i principali porti Ue sono passate 3,5 miliardi di tonnellate di merci lecite. Nei porti italiani a fronte della movimentazione di circa 11 milioni e mezzo di contenitori “teu” solo tra il 2 e il 10% viene ispezionato fisicamente) rendono estremamente difficile il rilevamento delle merci illecite. Dato che molti attori pubblici e privati hanno accesso alle infrastrutture portuali e alle informazioni portuali, le opportunità di infiltrazione e facilitazione delle spedizioni illecite sono molteplici.

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Le reti criminali organizzano l’infiltrazione nei porti e coordinano le reti locali di addetti ai porti corrotti per organizzare il passaggio di container contenenti merci illecite nell’UE. Si affidano a reti mondiali con membri fidati o utilizzano fornitori di servizi dedicati. Funzionano in modo mirato, analizzando i dati privilegiati per selezionare le spedizioni di container che hanno meno probabilità di essere ispezionate e che sono organizzate da società di logistica dove hanno accesso ad attori corrotti.

I METODI: DAL RIP ON/RIP OFF AL CONTAINER “CLONE”

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Con riguardo alla droga, si pensi che il 90% della cocaina arriva via mare. Nel container Il metodo rip on/rip off è uno dei principali impiegati dai trafficanti. Nel porto di partenza, la droga è posta nel container in un luogo facilmente raggiungibile, per essere poi trasportata insieme alla merce da un destinatario/importatore legittimo, spesso ignaro della situazione. A destinazione è recuperata all'interno o all'esterno del porto dalle “squadre di estrazione”. Il metodo di commutazione più recente implica il trasferimento dello stupefacente da un container extra UE ad un altro container che ha meno o nessun rischio di essere controllato. Spesso gli stupefacenti vengono trasferiti in un contenitore intercomunitario trasportato da un paese dell'UE all'altro, poiché questi container vengono raramente controllati. Un'altra variante del metodo di commutazione è la clonazione di container. Questo metodo implica un contenitore pianificato per una scansione e un controllo tramite dogana. Quando il container è trasportato allo scanner, il container originale lascia il porto e viene sostituito da un container “clonato”, con lo stesso numero di registrazione di quello originale. Tutti questi modus operandi richiedono il sostegno degli addetti ai lavori operanti nel porto.

QUALI MISURE PREVENTIVE?


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Una delle misure più efficaci per colmare le lacune nel processo logistico è il principio dell’accesso ai dati e ai sistemi di database. La limitazione dell’accesso ai codici di riferimento dei container da parte delle società di logistica si è già rivelata una soluzione efficace contro questo Modus Operandi. Altre misure preventive che i porti e gli attori legati ai porti devono adottare includono la registrazione e la tracciabilità dell’accesso ai database ai dati sensibili, sistemi di allarme per rilevare irregolarità e maggiori controlli delle credenziali dei camionisti ai terminal per rafforzare le procedure di rilascio dei container. La circolazione di informazioni tra i vari porti europei può essere determinante per scoprire come agiscono le organizzazioni criminali, che trovano metodi nuovi per nascondere i carichi illegali, in particolare di stupefacente.

IL PROBLEMA DELLA CORRUZIONE
La corruzione è il fattore chiave per l’infiltrazione criminale nei porti, poiché i processi logistici svolti nei porti comportano la partecipazione di vari attori che possono essere presi di mira dalla corruzione. Le spese di corruzione possono raggiungere centinaia di migliaia di euro, con le tariffe più alte pagate agli anelli essenziali della catena estrattiva, spesso operatori di gru, progettisti o dipendenti che forniscono accesso alle informazioni tramite sistemi IT.

L’APPROCCIO COMUNE ALLA SICUREZZA DEI PORTI
Una risposta adeguata contro l’appropriazione indebita dei codici di riferimento dei container e di altri Modus Operandi per l’estrazione di droga richiede un approccio a livello europeo, compreso un approccio comune alla sicurezza dei porti e una più stretta cooperazione con i partner privati. I partenariati pubblico-privato possono offrire l’opportunità di scambiare informazioni tattiche e operative, identificare le vulnerabilità nelle procedure portuali a livello europeo e promuovere e implementare misure di sicurezza per colmare le lacune.

#EuropeanPortsAlliance #Alleanzaeuropeadeiporti



Elena Mazzoni* Il destino del termovalorizzatore di Roma è appeso ad una goccia...d'acqua La questione della scarsità della risorsa idrica preoccupa amm



Luigi De Magistris - Ho seguito con interesse il dibattito sul manifesto in vista delle prossime europee e da ultimo l’intervento di Michele Santoro. Consi


📣 #Maturità2024: Greco al Liceo classico, Matematica al Liceo scientifico, Economia Aziendale per gli Istituti tecnici del Settore economico indirizzo “Amministrazione, Finanza e Marketing”, Topografia per l’indirizzo “Costruzioni, Ambiente e Territo…


FPF Announces International Technology Policy Expert as New Head of Artificial Intelligence


FPF has appointed international technology policy expert Anne J. Flanagan as Vice President for Artificial Intelligence (AI). In this new role, Flanagan will lead the privacy organization’s portfolio of projects exploring the data flows driving algorithmi

FPF has appointed international technology policy expert Anne J. Flanagan as Vice President for Artificial Intelligence (AI). In this new role, Flanagan will lead the privacy organization’s portfolio of projects exploring the data flows driving algorithmic and AI products and services, their opportunities and risks, and the ethical and responsible development of this technology.

Flanagan joins FPF with almost 20 years of experience in international strategic technology governance and development. She has a proven track record of bringing together stakeholders worldwide, including businesses, governments, academics, and civil society organizations, to co-design policy frameworks that address our time’s most intractable technology policy issues.

“Anne is a true leader of efforts to establish policies and standards for emerging technologies,” said Jules Polonetsky, CEO of FPF. “The vast amounts of data that enable AI and the myriad uses are creating some of the most exciting opportunities for progress, but also some of the gravest risks the world has faced. We’re eager for Anne to build on FPF’s extensive current portfolio of AI projects and open up new initiatives.”

As Deputy Head of Division for Telecommunications Policy & Regulation at the Department of Communications, Climate Action, and Environment in Ireland, Flanagan was responsible for developing Ireland’s technical policy positions and diplomatic strategy regarding EU legislation on telecommunications, digital infrastructure, and data. She represented Ireland in the EU Digital Single Market Strategic Group at the European Commission and the Working Party on Telecommunications and Information Society at the Council of the European Union. Flanagan also played a crucial role in the EU’s early approach to AI governance, contributing to the foundational work on the EU’s Digital Single Market.

Since moving to the U.S. in 2019, Flanagan has held several senior positions in technology policy, including at the World Economic Forum’s Centre for the Fourth Industrial Revolution and, most recently, Reality Labs Policy at Meta Platforms Inc. In all of these senior roles, her research and expertise has helped technology business leaders shape responsible and sustainable technology development.

“I have seen global leaders, from governments to CEOs, struggle with developing AI in an ethical and responsible manner,” said Flanagan. “This is complicated by the unprecedented speed in AI innovation and an intersection with other emerging technologies and policy issues. As we think about managing AI, human centricity needs to be at the forefront of any approach, and therefore, the importance of data stewardship becomes vital. I’m excited for this opportunity at such a distinguished organization as the Future of Privacy Forum, where these concerns are already front and center. I look forward to working towards building sustainable and trustworthy policy solutions with diverse stakeholders globally.”

Since 2015, FPF has worked with corporate, civil society, and policy stakeholders to develop best practices for managing risks posed by AI and has worked to assess whether data protection practices such as fairness, accountability, and transparency are sufficient to answer the ethical questions they raise. More recently, FPF explored the challenges and responsible applications regarding AI in the workplace with its 2023 Best Practices for AI and Workplace Assessment Technologies and updated its 2020 report, The Spectrum of Artificial Intelligence and accompanying Spectrum of Artificial Intelligence Infographic. Additional FPF AI projects include Automated Decision-making Under the GDPR, Generative AI for Organizational Use: Internal Policy Checklist, Unfairness By Algorithm: Distilling the Harms of Automated Decision-Making and more.

Flanagan holds a Masters in Economics and Political Science from Trinity College Dublin, a Masters in International Relations from Dublin City University, and a Masters of Business Administration from Trinity College Dublin. A former appointee to the UK Government’s International Data Transfers Expert Council, Flanagan is also a Member of the Board of Advisors of the Innovation Value Institute (IVI) at Maynooth University and a recognized Woman Leader in Data and AI at WLDA.tech.


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#NotiziePerLaScuola

È disponibile il nuovo numero della newsletter del Ministero dell’Istruzione e del Merito.



Se la (dis)informazione è arma di una guerra ibrida. L’opinione del gen. Tricarico


Ho ripreso a leggere il Corriere della Sera, di cui ero fedelissimo, solo quando anni fa sparì o quasi dal quotidiano milanese la firma di Andrea Purgatori, un giornalista che non passava giorno che non inventasse di sana pianta qualcosa sulla tragedia di

Ho ripreso a leggere il Corriere della Sera, di cui ero fedelissimo, solo quando anni fa sparì o quasi dal quotidiano milanese la firma di Andrea Purgatori, un giornalista che non passava giorno che non inventasse di sana pianta qualcosa sulla tragedia di Ustica, giungendo alla fine a firmare ben trentadue versioni diverse sulla dinamica e sulle cause dell’attentato al DC9 Itavia del 27 giugno 1980. Mettendo nel contempo a punto un colossale imbroglio ai danni della verità, oltre che del cittadino, delle istituzioni e non ultimo, dell’erario.

Non sono invece un lettore assiduo de Il Fatto Quotidiano e tuttavia, la stima per il suo fondatore Antonio Padellaro e la indubbia postura di giornalista che non fa sconti, sistematicamente documentato e credibile sui vari dossier di Marco Travaglio non possono insieme annullare l’incredibile sortita di Giampiero Calapà, il quale, in un articolo pubblicato il 27 gennaio dal titolo: “Crosetto segreto: ‘Putin vince e attacca i Baltici. Poi Trump…”, ha messo infila una serie di variopinte falsità a carico del ministro della Difesa, accusato in buona sostanza di sostenere a porte chiuse tesi e visioni in netta contrapposizione a quelle manifestate pubblicamente, anche in campo internazionale.

In altri termini, se all’epoca cancellai il Corriere della Sera dalle mie letture per le motivazioni legate alla mendacia di Purgatori, oggi stessa sorte mi sembra dover indicare per Il Fatto Quotidiano a causa degli scoop del meno noto ma ugualmente caratterizzato Calapà.

Più nel concreto, ho letto l’articolo de Il Foglio (che ha potuto ascoltare l’audio dell’evento), e ho avuto la possibilità di riscontrare da fonti terze, e personalmente dagli organizzatori dell’evento al Grand Hotel, che nulla, ma veramente nulla, di quanto attribuito al ministro della Difesa corrispondeva a verità; la sciatteria dell’estensore balzava addirittura agli occhi, seppure ve ne fosse stato bisogno, da quel “chat house” detto e ripetuto al posto di “Chatham House”, per certificare il carattere di riservatezza dell’evento organizzato da Ernst and Young.

Non vale la pena entrare nel merito della questione (il falso è falso), quanto invece riflettere su come sia possibile che certo giornalismo sia sceso a questi livelli.

Mi sentirei di paragonare lo scivolone de Il Fatto all’incredibile chiamata alle armi contro il governo di Marcello Degni, il magistrato contabile collocato dal PD presso la Corte dei Conti.

In quella circostanza Elly Schlein si guardò bene dal censurare il comportamento riprovevole di un “suo uomo”, innescando forti sospetti se non la certezza, che distaccare propri uomini presso le istituzioni dello Stato equivalesse a continuare a contare sulla loro militanza attiva, in costanza di fedeltà al partito e, se necessario, di infedeltà al mandato istituzionale.

Esprimere riprovazione dal Nazareno per il comportamento di Degni sarebbe equivalso a sconfessare pubblicamente se stessi, ossia l’obbligo della militanza, la linea della sola fedeltà al partito, ad ogni costo.

Tornando a Il Fatto, se Marco Travaglio non dovesse sanzionare in qualche maniera Calapà o addirittura continuasse a tacere sull’argomento, commetterebbe lo stesso errore di Schlein, dando purtroppo la sgradevole ma incontrovertibile sensazione che il giornalismo – certamente il suo – venga ormai praticato nell’inosservanza e forse nel disprezzo, dei principi cardine ed irrinunciabili della deontologia professionale.

Non comprendendo – e questo è lo strano che unisce ancora una volta la politica politicante a certo giornalismo – che, non essendo gli italiani degli sprovveduti, l’effetto boomerang non tarderà a palesare i suoi risultati.

Se oggi dovessi spiegare a qualcuno il significato della dizione “eterogenesi dei fini” non avrei dubbi nel farmi assistere dall’esempio decisamente calzante dell’articolo su Crosetto; spiegando che il quotidiano, ricorrendo come nel caso di Calapà ad ogni mezzo, leggasi mistificazione, falsità e fantasiose invenzioni, pur di affermare la linea editoriale, provocherà esattamente l’effetto contrario, una semplice alzata di spalle da parte di chi doveva essere inchiodato alle proprie responsabilità.

Con buona pace per il ruolo della stampa a guardia della democrazia ed a tutela dalla degenerazione del potere.

Non sarei stupito se proprio un’alzata di spalle fosse, quantomeno in prospettiva, la reazione di Crosetto e degli altri esponenti di governo più impegnati nella compagine che gli italiani hanno votato. E se non lo fosse, da cittadino, da elettore e soprattutto da servitore pluridecennale dello Stato, la reclamerei a gran voce rispetto al comportamento di certa stampa che sembra aver smarrito ogni giorno di più la propria funzione.


formiche.net/2024/01/se-la-dis…




VERSIONE ITALIANA UK, TELECAMERE PER IL RICONOSCIMENTO FACCIALE INSTALLATE NEI DISTRETTI SVANTAGGIATIIn Inghilterra la Southern Co-op, utilizza le telecamere con riconoscimento facciale nelle sue 34 filiali che sono distribuite in diversi quartieri tra i quali 14 ritenuti “a basso reddito”. Il professor Pete Fussey, direttore del Centro per la ricerca sull’informazione, la sorveglianza e la …


Reti criminali ad alto rischio. Offensiva di Europol e delle forze di polizia di 17 paesi contro le organizzazioni nigeriane


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Tra il 7 e il 9 dicembre 2023 #Europol ha coordinato una massiccia operazione internazionale contro le reti criminali nigeriane attive nell' #UE ed in ambito internazionale, anche grazie a 16 partner provenienti da quattro continenti, che hanno unito le forze per combattere le #reticriminalinigeriane responsabili di una moltitudine di gravi crimini.
Si è trattato di una operazione internazionale senza precedenti, che ha visto impegnate forze dell'ordine di tutta Europa, Africa, Sud America e Nord America per un totale di 468 funzionari ed agenti che hanno preso parte alla giornata di azione.
La repressione ha preso di mira i criminali nigeriani responsabili di reati come il contrabbando e la distribuzione di droga, la tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento sessuale, la frode, il contrabbando illegale di rifiuti e il riciclaggio di denaro.
I risultati dell'operazione includono tra l’altro 15 persone arrestate e la individuazione di 18 vittime o potenziali vittime della tratta di esseri umani, mentre sono stati monitorati 398 voli e 13 porti e altri valichi di frontiera
Le reti criminali nigeriane sono note per la tratta di esseri umani e una serie di frodi, ma negli ultimi anni hanno anche guadagnato un forte punto d'appoggio nel traffico di droga in diversi mercati dell'UE, essendo i trafficanti di droga nigeriani particolarmente attivi nel trasporto e nella distribuzione sia di cocaina che di eroina.
Uno dei modus operandi più comunemente osservati per il trasporto di stupefacenti all'interno e all'esterno dell'UE è quello aereo. I corrieri della droga provenienti sia dalla Nigeria che dall'UE fanno viaggi frequenti e contrabbandano droghe sulla loro persona, in genere ingerite, nascoste nelle cavità del corpo o nascoste nei bagagli.

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Inoltre, il quadro di intelligence messo insieme dalle forze dell'ordine internazionali mostra che le reti criminali nigeriane coordinano gran parte del traffico di anfetamine. Questi farmaci vengono solitamente spediti dai paesi africani attraverso l'UE verso destinazioni asiatiche o australiane. Per garantire che i corrieri della droga o le vittime della tratta di esseri umani rimangano sotto il loro controllo, i boss applicano misure come gravi minacce, l'uso di violenza estrema o l'intimidazione con oscure pratiche religiose.

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In genere, le reti criminali nigeriane sono ben organizzate con una gerarchia quasi miliziana. Con la promessa di protezione e potere, le società segrete (note come confraternite o cults) reclutano nuovi membri. Queste società segrete sono talvolta chiamate confraternite. Queste organizzazioni criminali sono state istituite in tutto il mondo e fungono da spina dorsale del crimine organizzato nigeriano.
Durante la fase d'azione, nel dicembre 2023, Europol ha ospitato un centro operativo per coordinare le attività internazionali e effettuare controlli incrociati con la sua banca dati. L'INTERPOL ha supportato l'azione con un analista presso il centro di coordinamento e un team che ha effettuato controlli incrociati a distanza delle banche dati di tutte le organizzazioni e ha fornito competenze sul campo.

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L'attività di contrasto su larga scala è stata sostenuta da @ON, una rete operativa finanziata dal Fondo Sicurezza interna (ISF) dell’Unione Europea, creata per contrastare i gruppi criminali e le forme gravi di criminalità organizzata di stampo mafioso. La rete #@ON si concentra sulle priorità dell'UE in materia di criminalità organizzata delineate nel ciclo programmatico dell'UE. Ricordiamo che la rete operativa @ON ha l’Italia tra i suoi protagonisti; la nostra nazione è rappresentata dalla DIA (Direzione Investigativa Antimafia) in qualità di Project Leader. L’ azione operativa della quale abbiamo raccontato, della durata di due anni, faceva parte del piano d'azione operativo prioritario dell'#EMPACT "Reti criminali ad alto rischio" ed era guidata da Svezia e Belgio.



Dal 1948, dalla Nakba, le Nazioni Unite hanno creato un'agenzia, l UNRWA, United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East) che ha



#laFLEalMassimo – Episodio 112: Regole Stringenti e Formalità Burocratiche


Come sempre in apertura ricordo il sostegno di questa rubrica al popolo ucraino ingiustamente e ingiustificatamente aggredito dalla follia espansionista russa che minaccia la libertà di tutte le società aperte del mondo libero. Venendo alle faccende di ca

Come sempre in apertura ricordo il sostegno di questa rubrica al popolo ucraino ingiustamente e ingiustificatamente aggredito dalla follia espansionista russa che minaccia la libertà di tutte le società aperte del mondo libero.

Venendo alle faccende di casa si parlato molto dell’abbassamento dei limiti di velocità nel comune di Bologna, dividendosi come sempre in fazioni ideologiche con scarsa attenzione ai fatti e alle valutazioni quantitative.
Sul tema un articolo de lavoce.info titola in modo abbastanza esplicito “Zone 30, un dibattito senza dati” per sostenere che le analisi svolte e le valutazioni convenienza sono basate su un set informativo inadeguato e insufficiente.

Ma non si può condannare troppo un’amministrazione locale, magari mossa da lodevoli intenti secondo si sostenitori della misura o più interessata o interessata a fare cassa con le multe secondo i detrattori.

Come sempre avviene in questo paese il problema è culturale e risiede nell’ingenua illusione che la soluzione dei problemi possa venire dall’introduzione di regole più restrittive ignorando colpevolmente che l’elefante nella stanza risiede nel modo in cui queste vengono fatte rispettare e di quanto sia semplice o conveniente infrangerle.

Non funzionano le restrizioni all’uso dei contanti o le infinite nuove regole fiscali, spesso in contraddizione le une con le altre, perché spesso si tratta appunto di norme di facciata, di messe in piedi per apparire formalmente adempienti a questa o quella istanza dei propri sostenitori o qualche normativa sovranazionale. Troppe regole troppo stringenti sono il sogno bagnato di burocrati e oppressori e l’incubo dei cittadini liberi.

Una società civile e moderna dovrebbe avere poche regole semplici e meccanismi adeguati che ne salvaguardino il rispetto. L’alternativa è semplice demagogia, captatio benevolentiae e maldestro tentativo gattopardiano cambiamento tutto affinché nulla cambi.

youtube.com/embed/9GnY9raGZ6s?…

L'articolo #laFLEalMassimo – Episodio 112: Regole Stringenti e Formalità Burocratiche proviene da Fondazione Luigi Einaudi.



Giornata della protezione dei dati: il 74% degli esperti afferma che le autorità di protezione dei dati continuerebbero a rilevare "violazioni rilevanti" nella maggior parte delle aziende noyb ha condotto un'indagine tra oltre 1000 professionisti della protezione dei dati che lavorano in aziende europee DPO Survey Header


noyb.eu/it/data-protection-day…

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INCONTRO TRA IL COMANDANTE GENERALE DEI CARABINIERI ED IL CAPO DELL’UFFICIO DI COORDINAMENTO STATUNITENSE TRA ISRAELE ED AUTORITÀ PALESTINESE


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Avevamo parlato della richiesta degli Stati Uniti di avere distaccati due ufficiali dell’Arma dei carabinieri presso l'Ufficio del coordinatore della sicurezza degli Stati Uniti per Israele e l'Autorità palestinese qui => noblogo.org/cooperazione-inter… .
In questi giorni il coordinatore della sicurezza degli Stati Uniti per Israele e l'Autorità palestinese, il tenente generale Michael R. Fenzel dello US Army (Esercito americano) è stato a Roma per incontrarsi con il Generale di Corpo d’Armata Teo Luzi, Comandante Generale dei carabinieri.
L’Ufficio del Coordinatore è stato istituito nel marzo 2005. L'USSC (così in sigla) è una agenzia governativa statunitense si coordina con il governo di Israele e l'Autorità palestinese per rafforzare la cooperazione in materia di sicurezza, guida gli sforzi della coalizione nel consigliare l'Autorità Palestinese sulla riforma del settore della sicurezza e raccomanda opportunità alle nazioni e alle organizzazioni internazionali per la contribuizione allo sviluppo di un settore della sicurezza palestinese che si renda autosufficiente. Nonostante il nome, in realtà si tratta di un team internazionale e interagenzia, con sede a Gerusalemme.
La nostra nazione, attraverso l’ #Armadeicarabinieri, collaborando con l’Ufficio del Coordinatore statunitense fornirà il proprio ausilio nella risoluzione del conflitto in atto tra israeliani e le milizie di Hamas.
Nella tabella sottostante una sintesi dell’attività svolta all’estero dall’Arma




LISA: parte la missione che studierà le onde gravitazionali dallo spazio l reccom.org

"LISA rileverà, in tutto l’Universo, le increspature nello spaziotempo causate dalla collisione di enormi buchi neri al centro delle galassie. Ciò consentirà agli scienziati di risalire alla loro origine, di tracciare il modo in cui crescono fino a diventare milioni di volte più massicci del Sole e di stabilire il ruolo che svolgono nell’evoluzione delle galassie."

reccom.org/lisa-missione-studi…



VERSIONE ITALIANA GERMANIA, I TEDESCHI VALUTANO LA POSSIBILITA’ DI ASTENERSI DAI NEGOZIATI FINALI SULL’AI ACTIn Germania relativamente alla legge europea sull’intelligenza artificiale si è aperto un dibattito. Il Ministero del Digitale, guidato da Volker Wissing, sta spingendo per astenersi dal voto, mentre il Ministero della Giustizia, guidato da Marco Buschmann, e il Ministero dell’Economia, guidato …


CATTURA DI LATITANTE A SANTO DOMINGO. LA SUA BANDA DI TRAFFICANTI DI COCAINA IN ITALIA PROTAGONISTA DI UNA STORIA “NERA”


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Una storia che tratta di traffico di cocaina dal Centro America alla Liguria mediante ingestione di ovuli, della morte del corriere a causa della apertura di uno degli ovuli ingeriti all’interno del suo corpo e della cinica sezione del suo cadavere per recuperare lo stupefacente da parte della banda che aveva organizzato il viaggio, con l’abbandono del corpo in una zona boschiva. Non è la trama di un romanzo “nero”, ma la cruda realtà di un episodio maturato alla Spezia e che ha avuto l’epilogo con la cattura dei trafficanti, l’ultimo dei quali arrestato nella Repubblica Domenicana un paio di giorni fa, grazie alla collaborazione tra i carabinieri spezzini (che hanno condotto le indagini), il Servizio per la cooperazione internazionale di polizia e la Direzione Centrale dei Servizi Antidroga del Ministero dell’Interno, nonché la Policìa Nacional di Santo Domingo, che ha eseguito il mandato di cattura internazionale, anche in virtù del trattato di estradizione tra l’Italia e la Repubblica Dominicana sottoscritto ad inizio 2023.

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I fatti come è stato possibile per gli inquirenti ricostruirli a conclusione della vicenda: siamo ad inizio 2022 ed un cittadino venezuelano del 1952 viene convinto da tre cittadini di nazionalità dominicana ed ecuadoregna dimoranti alla Spezia ad effettuare un “viaggio della speranza” trasportando interna corporis più di un kilogrammo di cocaina in ovuli. Fondamentale è però calcolare la quantità di droga e la durata del viaggio aereo, per consentire la evacuazione degli ovuli: in questo caso (così come purtroppo è avvenuto in altre circostanze) il quantitativo eccessivo di cocaina ingerita dal corriere provoca complicazioni che conducono alla sua morte dopo essere giunto in Liguria. I mandanti non si danno per vinti: sezionano il cadavere, recuperano gli ovuli e abbandonano il corpo in una località remota boscosa. Il casuale ritrovamento del cadavere fa scattare le indagini, che conducono ad individuare la banda ed alla emissione di una ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di cinque soggetti di origine sudamericana gravitanti sulla Spezia.

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Quattro degli indagati venivano catturati, mentre un quinto si dava alla latitanza, prima a Barcellona, poi riparando nella nazione di origine, finché – finalmente localizzato – un paio di giorni fa è stato arrestato nella Repubblica Domenicana.



DEAF - DEAF


Il disco è una bomba di 11 tracce, in generale della durata di poco più di un minuto, ma con qualche pezzo di due o tre minuti. In questo poco tempo i DEAF concentrano il meglio della storia del thrash e non solo, con evidenti incursioni talvolta nel metal classico e talvolta nel punk. Il tutto con una scelta di suoni esemplare, che non dà spazio a trigger o chitarre boiler come purtroppo va di moda nel genere oggi, ma con un bel tripudio di valvole e dinamica! Il disco è tutto registrato in analogico, e ci trovo alcune affinità col sound di Prank degli Antares ( disco eccezionale di quello che per me è il miglior gruppo italiano in attività) nonostante il genere diverso. @Musica Agorà

iyezine.com/deaf-deaf

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I “civili” Stati Uniti assassinano il “tarlo” Kenneth Smith l Fronte Ampio

«Nei "civili" Stati Uniti, però, la domanda che si pone "l’opinione pubblica" non è se sia civile e umano per uno stato ordinare l’assassinio di un uomo ma semplicemente se, usando l’azoto come strumento di morte, lo stato "ti ucciderà in un modo conforme al requisito costituzionale che non sia crudele e non sia tortura".»

fronteampio.it/i-civili-stati-…



VERSIONE ITALIANA USA, BIDEN UN ORDINE ESECUTIVO PER FERMARE L’ACCESSO STRANIERO AI DATI SENSIBILI DEGLI AMERICANI L’amministrazione del Presidente USA Biden sta prendendo provvedimenti per limitare l’accesso dei governi stranieri ai dati personali degli americani nel caso in cui questo accesso potrebbe mettere a rischio la sicurezza nazionale. Un funzionario e un ex funzionario statunitensi …